Nora Roberts
I sogni di una donna
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Dual Image A Will and a Way Silhouette Intimate Moments Silhouette Special Edition © 1985 Nora Roberts © 1986 Nora Roberts Traduzioni di Laura Polli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 1992 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Collezione Harmony agosto 1992 - dicembre 1992 Questa edizione myLit settembre 2017 Questo volume è stato stampato nell'agosto 2017 da CPI, Moravia MYLIT ISSN 2282 - 3549 Periodico mensile n. 49 dello 07/09/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 162 del 31/05/2013 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Doppia immagine
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Amanda entrò in casa reggendo una borsa piena di frutta e verdura. Aveva un'espressione radiosa. Dalla finestra socchiusa entravano i raggi di un tiepido sole primaverile e si udivano gli uccellini cantare sui rami degli alberi in giardino. La fede nuziale, un semplice cerchio d'oro, le scintillava all'anulare. Era sposata con Cameron da appena tre mesi e come tutte le spose novelle era felice di avere l'occasione di preparare una cena speciale. Il suo lavoro di psichiatra in un ospedale le rendeva molto spesso impossibile quel genere di piaceri. Ma quel pomeriggio, grazie a due suoi pazienti che avevano disdetto l'appuntamento, aveva intenzione di cucinare qualcosa di fantasioso, di complicato e di memorabile. Qualcosa che si intonasse al lume delle candele e al vino francese. Entrò in cucina canticchiando, cosa insolita per lei. Infatti era una donna molto riservata, che raramente mostrava le proprie emozioni. Con un sorriso soddisfatto estrasse dalla borsa una bottiglia del Bordeaux preferito da Cameron. Mentre studiava l'etichetta, ricordò la prima volta che avevano bevuto insieme del vino. Lui era sempre cosÏ romantico, 7
pieno di attenzioni... Proprio l'uomo che aveva sempre sognato. Guardò l'orologio e mentalmente calcolò che aveva quattro ore a disposizione prima che suo marito tornasse a casa. Un lasso di tempo sufficiente ad allestire una cena con i fiocchi e ad apparecchiare la tavola con candele, sottopiatti d'argento e bicchieri di cristallo. Per prima cosa, decise Amanda, sarebbe salita di sopra per sostituire l'elegante tailleur con qualcosa di più comodo. Magari con quel caftano di seta azzurra e blu che le aveva regalato Cameron e che valorizzava i suoi lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri. Quella sera non sarebbe stata un medico, ma solo una donna innamorata. La casa era pulita e arredata con molto buon gusto, due cose alle quali lei teneva particolarmente. Mentre saliva le scale, guardò il vaso di cristallo posto in una nicchia e le dispiacque di essersi dimenticata di comprare dei fiori freschi. Forse più tardi avrebbe telefonato alla fiorista per farsi mandare qualcosa. Dei garofani rossi, per esempio. Aveva una vera passione per quei fiori. Chissà che significato avevano nel linguaggio floreale? I suoi occhi, che di solito scrutavano i pazienti con serietà e attenzione, in quel momento avevano un'espressione sognante. Seguendo il corso piacevole delle sue riflessioni, aprì la porta della camera da letto. Il sorriso le si gelò sulle labbra. Divenne pallida e rigida per lo shock. «Cameron...» riuscì soltanto a pronunciare. La coppia sdraiata sul grande letto matrimoniale 8
interruppe bruscamente l'appassionato amplesso. L'uomo, con i capelli arruffati, la fissò incredulo. La donna, una rossa dal fascino felino, sorrise lentamente, molto lentamente. «Vikky...» Amanda guardò sua sorella con un'espressione di dolore mista a incredulità. «Sei arrivata a casa prima del solito» si limitò a replicare Vikky in tono divertito. Cameron si scostò ulteriormente da sua cognata. «Amanda, io...» Il viso di Amanda si contrasse in una smorfia tragica. Con lo sguardo fisso sulla coppia che giaceva fra le lenzuola, estrasse dalla borsetta un piccolo revolver. Gli amanti la guardarono stupiti, in silenzio, mentre lei con freddezza premeva il grilletto. Un fiotto di coriandoli colorati sommerse Vikky e Cameron. «Stop!» urlò il regista. «Ariel, ma che cosa ti è saltato in mente? Non era questo che prevedeva il copione!» Ariel Kirkwood, in arte la dottoressa Amanda Lane Jamison, si voltò per affrontare il regista, mentre la coppia nel letto e il resto della troupe televisiva scoppiavano a ridere. «Scusami, Neal, ma non sono riuscita a trattenermi dal farvi uno scherzo. Amanda è sempre la vittima» disse con lo sguardo che sprizzava allegria. «Senti, Ariel, noi non...» «È una brava ragazza, anche se un po' noiosa, e non merita di avere un marito così stupido e quella strega come sorella.» il regista sospirò, alzando gli occhi al cielo. «Sei 9
un'incorreggibile buffona. Hai mai pensato di lavorare nel circo come pagliaccio?» «No, ma ammetto che è una prospettiva interessante. Ci penserò» ribatté Ariel ridendo. «Ripeteremo la scena un'altra volta» annunciò il regista implacabile. Senza protestare, Ariel scese al piano inferiore del set. Si sedette su una sedia mentre la parrucchiera le rimetteva a posto qualche ricciolo ribelle e la truccatrice le dava qualche leggero ritocco alle labbra. Amanda, infatti, doveva risultare sempre composta e impeccabile. Era calma, controllata, organizzata... l'esatto contrario di lei, pensò Ariel. Erano cinque anni che interpretava quel personaggio in un serial televisivo di grande successo che si intitolava Le nostre vite, i nostri amori. E in quel lasso di tempo Amanda si era laureata in medicina psichiatrica con il massimo dei voti in una delle più prestigiose università degli Stati Uniti e si era guadagnata una buona fama come psicoterapista. Il suo recente matrimonio con Cameron Jamison sembrava essere nato sotto i migliori auspici, ma, in realtà, lui era solo un opportunista che l'aveva sposata per il denaro e per la posizione sociale. Corteggiava sua sorella Vikky e metà della popolazione femminile di Trader Bend, la cittadina immaginaria dove si svolgeva l'azione. Amanda, finalmente, aveva scoperto la verità su Cameron. Da dieci puntate lo svolgersi degli avvenimenti non era stato altro che una graduale preparazione a quel colpo di scena. Alla sede degli studi televisivi erano arrivate migliaia di lettere indirizza10
te ad Amanda, per avvertirla che suo marito era solo un parassita sleale e senza cuore. Ad Ariel piaceva Amanda. Rispettava la sua integrità professionale, l'onestà e l'impegno che metteva nell'ambito della sua vita sia lavorativa sia sentimentale. Con la telecamera puntata su di lei, Ariel diventava Amanda. Anche se nella vita privata avrebbe preferito trascorrere una serata a un concerto rock piuttosto che a una mostra di pittura, era in grado di dare vita a tutte le sfumature del carattere del personaggio femminile che interpretava. Quando quella puntata del serial sarebbe stata trasmessa, i telespettatori l'avrebbero vista con i capelli biondo dorato raccolti in un elegante nodo alla base della nuca e il trucco che le rendeva la pelle liscia come porcellana. Una donna di classe... Questa era Amanda. Una bellezza di ghiaccio che solo raramente permetteva al lato più passionale della sua personalità di emergere. Ariel aspettò l'ordine di rientrare sul set chiedendosi se quella mattina, prima di uscire di casa, si fosse ricordata di togliere la caffettiera dal fuoco. Ripeterono la scena una seconda volta, poi una terza quando, abbracciando Cameron, Vikky scoprì il costume da bagno senza spalline che indossava sotto le lenzuola. Nell'inquadratura finale campeggiava il viso pallido di Amanda e la sua espressione disperata. «Basta così per oggi» annunciò il regista. «Tutti a pranzo, ragazzi.» Ci fu un mormorio generale di sollievo. La coppia 11
scese immediatamente dal letto. Nei suoi pantaloncini da bagno, J.T. Brown, marito di Ariel nella finzione televisiva, sembrava pronto a tuffarsi in piscina. Le circondò la vita con un braccio e le diede un bacio sulla guancia. «Non ti preoccupare, tesoro, ti spiegherò più tardi che cosa ci facevo a letto con tua sorella» disse restando in tema con il teleromanzo. «Cercati un avvocato, Cameron» ribatté Ariel ridendo. «Ti spillerò fino all'ultimo dollaro.» Poi prese affettuosamente sottobraccio la sua perfida sorella Vikky. In realtà Stella Powell era una delle sue migliori amiche. «Andiamo a pranzo insieme?» le domandò. «Okay. Dammi solo il tempo di mettermi qualcosa addosso» replicò la ragazza. Adesso che non stava recitando la parte della sorella malvagia, il suo viso assumeva un'espressione del tutto diversa, molto allegra e simpatica. «Paghi tu?» «Sei sempre al verde?» disse Ariel ridendo. «Sto imparando da Vikky a spremere a dovere le sorelle» ribatté Stella maliziosamente. «D'accordo. Muoviti, però. Ho così fame che sto cominciando a chiedermi se quei cavi non siano per caso strisce di liquirizia.» Per raggiungere il loro camerino, le due ragazze attraversarono altri due set: il quinto piano dell'ospedale dove lavorava Amanda in qualità di psichiatra e il salotto dei Lane, i suoi genitori nel teleromanzo. Ariel si tolse le forcine che le trattenevano i capelli, anche se ciò avrebbe significato doversi sottopor12
re dopo pranzo a un'altra seduta dal parrucchiere. Prese la sua borsa, uno zaino di cuoio nero, di stile sportivo, che strideva orribilmente con l'elegante tailleur che aveva dovuto indossare per impersonare Amanda Lane. Ariel, pur apprezzando i capi di alta moda italiana forniti dalla casa cinematografica, nella vita privata non si vestiva mai in quel modo. Preferiva un abbigliamento più eccentrico e stravagante, una cosa a metà fra il tipo pupa del motociclista e quello che indossava Madonna nel film Cercasi Su san disperatamente. Mentre Amanda abitava in una lussuosa villetta a Trader Bend, Ariel aveva scelto di vivere al Greenwich Village, il quartiere degli artisti di New York. Non avrebbe cambiato il suo appartamento di bohémienne per nessuna villa al mondo. «Muoviti, Stella, o il mio stomaco andrà in corto circuito» spronò l'amica aprendo la porta del suo camerino. «Quando mai non ti dà dei problemi?» replicò Stella cercando di chiudere la cerniera dei jeans. «Dove andiamo?» «Che ne dici del ristorante greco, a due isolati da qui? Voglio una doppia porzione di baklavas inzuppato di miele.» Stella fece una smorfia. «Ma io sono a dieta e...» «Vorrà dire che sceglierai un'insalata mista» tagliò corto Ariel. «Se vuoi continuare a indossare quei jeans prima o poi dovrai deciderti a fare uno sciopero della fame.» Si abbassò ridendo per evitare una lattina vuota di aranciata che l'amica le tirò. 13
«Tutta invidia perché porto la quinta misura di reggiseno.» «È vero. Per interpretare Amanda io non devo mai avere un capello fuori posto e assumere sempre un'espressione angelica. Tu invece, grazie al tuo prorompente davanzale, hai ottenuto la parte più divertente.» «In effetti mi diverto abbastanza a interpretare il ruolo della maliarda perfida e senza cuore» ammise Stella mentre uscivano dagli studi televisivi. Quando furono all'aperto, Ariel inspirò l'aria frizzante di primavera. Amava New York in maniera viscerale. Lei era nata e cresciuta lì, a Manhattan, e la città era come una specie di estensione del suo io. Ne apprezzava i colori, i suoni, gli odori. Sapeva che, camminando per le sue strade, qualsiasi avventura diventava possibile. Era come trovarsi in una vera e propria giungla d'asfalto. Nonostante la stagione mite, il cielo grigio prometteva pioggia. L'aria era umida e satura di quel miscuglio indefinibile di aromi che si espandeva per le strade durante l'ora del pranzo. Ariel scorse un venditore ambulante di fiori, fermo a un angolo con il suo camioncino. Comprò due mazzi di giunchiglie gialle e ne regalò uno a Stella. «Non riesci mai a resistere quando vedi dei fiori, vero?» osservò la sua amica affondando il viso in quella massa morbida e umida di rugiada. «È primavera» rispose Ariel in tono allegro. Stella rabbrividì e si chiuse meglio il giubbotto di pelle. «Sarà...» «Hai proprio bisogno di mettere qualcosa sotto i 14
denti. Diventi sempre scorbutica quando hai fame.» Il ristorante greco era zeppo di gente e di aromi deliziosi. Ariel adorava i locali come quello, pieni di colore, di suoni e di profumi. «Ricotta con pepe e olio, una fetta di ananas e caffè... nero e senza zucchero» ordinò Stella in tono piatto. Ariel la guardò con compassione. «Insalata greca, una costata di agnello, pane casereccio, una porzione doppia di baklavas. Caffè con panna e zucchero.» «Lo sai che sei disgustosa? Fai orge di calorie e non ingrassi nemmeno di un misero grammo!» «Lo so. Ho un metabolismo da formula uno.» «Il mio invece deve essere come un carretto tirato da un cavallo vecchio e zoppo.» «Forse dovresti fare più movimento.» «Lavoro otto ore al giorno» dichiarò Stella. «Il lavoro non conta. Io intendevo camminare, nuotare, correre nel parco.» «Una volta ho fatto jogging a Central Park e sempre a causa del mio prosperoso davanzale per un soffio non mi hanno violentata dietro a un cespuglio. Mi ha salvata un tipo che assomigliava a Schwarzenegger.» «Be', allora ne è valsa comunque la pena» commentò Ariel ridendo. «Già. Forse avrei dovuto assumerlo come guardia del corpo.» «Potresti sempre iscriverti a una palestra» le suggerì ancora mentre si sedevano a un tavolo che miracolosamente era libero. 15
«Preferisco mangiar ricotta e gambi di sedano. Si fa meno fatica... Cosa ti è saltato in mente oggi di puntare quel revolver caricato a coriandoli contro me e J.T.? Neal mi è sembrato sul punto di avere una crisi isterica» osservò Stella assaggiando la ricotta. Forse aveva ragione Ariel. Era meglio frequentare una palestra che privarsi dei piaceri della buona tavola. «Gli ho già spiegato che deve rilassarsi. Così si rovina le coronarie. Ha rotto con Annie, lo sapevi?» «Annie? Intendi dire quella ballerina che lavorava a Broadway?» Ariel annuì. «E tu? Sei sempre con Cliff?» «Sì.» Stella alzò le spalle. «Ma è un miracolo il fatto di essere ancora insieme. La nostra è una relazione senza futuro.» «Perché? Se hai in mente una meta, non devi far altro che lottare per raggiungerla.» La sua amica scosse il capo ridendo. «Non tutti affrontano la vita baldanzosamente come te, Ariel. La cosa che mi sorprende di più è che tu non abbia ancora avuto una storia importante con un uomo.» «Il motivo è molto semplice. Non ne ho mai incontrato uno che mi abbia fatto tremare le ginocchia. Sei innamorata di Cliff?» Stella si accigliò. Non a causa della domanda. Era abituata ai modi franchi e diretti di Ariel. «Non lo so, forse...» ammise. «Allora non lo sei» assentì Ariel con sicurezza. «L'amore è un'emozione molto precisa e particolare. Sei sicura di non volere una costata di agnello?» Con uno sforzo notevole Stella ignorò la doman16
da. «Come fai a sapere che cosa sia l'amore se non sei mai stata innamorata?» ribatté. «Be', non sono neanche stata in Turchia, però so che esiste e dov'è.» «Accidenti, Ariel, hai sempre la risposta pronta» replicò l'amica ridendo. «Ho sentito dire che Marshell, il nostro produttore, ti ha proposta per fare un provino per il nuovo film che ha scritto Booth DeWitt» proseguì cambiando argomento. «È il miglior copione che abbia mai letto. Voglio la parte di Rae, fredda egoista e senza cuore. Una specie di Vikky Lane al cubo.» «Pare che DeWitt per creare il personaggio non abbia fatto altro che descrivere la sua ex moglie.» «L'ho sentito dire anch'io. Marshell mi ha invitata a un cocktail che si terrà domani sera a casa sua. Suppongo che DeWitt sarà là. Non sarà il regista del film, ma avrà l'ultima parola per quanto riguarda la scelta del cast di attori. Marsha Wayne, la mia agente, mi ha detto che non è il tipo che si lascia incantare da due occhioni blu o da un paio di belle gambe. Se voglio quella parte, dovrò conquistarmela.» Ariel sorrise tra sé. Ottenere qualcosa contando solo sul suo talento non era certo una novità per lei. Al contrario di Amanda, la bella psichiatra che interpretava nel teleromanzo, la sua vita non era mai stata un letto di rose. Sua madre era morta quando lei aveva appena sedici anni e suo padre, per il dispiacere, era caduto in uno stato di prostrazione fisica e mentale che era durato parecchi mesi. Così era toccato a lei darsi da fare per sbarcare il lunario e provvedere ad allevare una sorella e un fratello minori di lei di 17
qualche anno. Si era cercata un lavoro e per un paio d'anni aveva venduto ciprie e profumi ai grandi magazzini e frequentato i corsi serali all'università. Erano stati anni difficili, ma l'avevano aiutata a maturare in fretta. Durante una recita scolastica era stata notata da un regista che le aveva proposto una parte in Streetcar, una commedia che da anni faceva furore a Broadway. Così era cominciata la sua carriera di attrice professionista. «Amanda!» Ariel, abituata a sentirsi chiamare in quel modo, si voltò subito. Vide una signora di mezza età, con i capelli grigi e gli occhiali, che la fissava con aria di ammirazione e un sorriso soddisfatto. «Mi chiamo Dorra Winberger e voglio dirti che di persona sei bella tanto quanto appari in televisione.» «Grazie, Dorra. Le piace il teleromanzo?» «In cinque anni non me ne sono persa neanche una puntata. Sei splendida, tesoro. Sempre così gentile e paziente! Ma c'è una cosa che voglio dirti di Cameron... Non fidarti di lui. Non mi piace quell'uomo. Sono convinta che ti abbia sposato solo per mettere le mani sui soldi della famiglia Lane. E per quanto riguarda quella lì...» Dorra lanciò a Stella un'occhiata severa. «Se non fosse stato per Vikky, tu e Griff vi sareste sposati. E adesso ha messo gli occhi anche su Cameron. Di' la verità, Vikky» ordinò in tono d'accusa. Stella trattenne un sorriso e, stando al gioco, assunse l'espressione che Vikky Lane aveva solitamente nel teleromanzo. «Che colpa ne ho io? Gli uomini non resistono al mio fascino.» 18
Dorra scosse il capo e si volse di nuovo ad Ariel. «Torna da Griff» le consigliò. «Lui ti ama, non ha mai smesso un attimo di farlo. Con Vikky quel giorno non è successo proprio nulla. Stavano solo parlando.» «Terrò conto del suo consiglio, signora Winberger» rispose Ariel stringendo la mano che la sua ammiratrice le porgeva. Un attimo dopo Ariel e Stella uscirono dal locale. «Tutti amano Amanda Lane» disse Stella con un sorriso. «E tutti amano odiare Vikky Lane» osservò Ariel con ironia. «Questo è vero. Comunque, non mi fa per niente piacere quando la gente per strada mi identifica con quella strega mangiauomini di Vikky Lane.» «Dovresti essere contenta, invece. Significa che stai svolgendo il tuo lavoro in modo magistrale. La tua immagine entra tutti i giorni nelle case di mezza America e se tu non riuscissi a provocare nessun tipo di emozione nel pubblico, sarebbe molto meglio che ti cercassi un altro mestiere.» «Tu vedi sempre il lato positivo delle cose, non è vero?» «Certo. È questo il segreto del mio successo.» Erano circa le nove della sera seguente quando Ariel pagò la corsa al taxista che l'aveva portata fino all'entrata di un elegante edificio di Madison Avenue. L'atrio del palazzo era impregnato di profumo. Troppi fiori e troppa cera sul pavimento, pensò Ariel facendo una smorfia. 19
Dopo avere dato il suo nome al custode, salì in ascensore e premette il tasto dell'ultimo piano. Non era affatto nervosa all'idea di entrare nell'abitazione di P.B. Marshell. In fondo si trattava di un party, non di un'audizione, e sperava che venisse servito champagne in abbondanza. Aveva un debole per quel vino francese... La porta dell'attico venne aperta da un anziano maggiordomo dall'aria solenne, che le chiese il suo nome con uno spiccato accento britannico. «Prego, signorina Kirkwood, si accomodi» disse l'uomo aiutandola a sfilarsi il suo giubbotto di pelle come se si fosse trattato di una pelliccia di cincillà. «Grazie. E lei come si chiama?» «Wicham, madame.» «Intendevo dire di nome.» «Charles» rispose il maggiordomo fissandola stupefatto. «Ci avrei giurato. Lei è proprio come tutti immaginano dovrebbe essere un maggiordomo. Servite champagne, Charles?» si informò Ariel. «Naturalmente, madame. Sarò lieto di offrirgliene io stesso un calice. Sono un suo ammiratore. Non perdo mai una puntata di Le nostre vite, i nostri amori» azzardò il maggiordomo infrangendo per la prima volta dopo tanti anni di onorato servizio la rigida etichetta che aveva imparato in casa di lord Palmerton, in Inghilterra. Ariel gli rivolse un sorriso smagliante che lo lasciò di stucco. Era abituato a essere trattato dagli ospiti di casa Marshell alla stregua di un soprammobile. I modi semplici e spontanei di Ariel Kirkwood 20
le guadagnarono tutta la sua simpatia. Una vera signora non è mai altezzosa, pensò. Di persona, l'attrice che interpretava Amanda Lane era proprio come se l'era immaginata. Conoscerla non era stata una delusione. Booth scorse Ariel entrare nel vasto salone. L'anziano maggiordomo le porse un calice di champagne su un vassoio d'argento e la vide sorridergli come se fosse stato il produttore della Columbia Pictures invece che un semplice domestico. A quanto pareva, Ariel Kirkwood non era una snob, annotò mentalmente. Per un attimo, le ricordò la sua ex moglie. Lo stesso colore di capelli e di occhi, la delicata struttura del viso, la figura snella e slanciata. Ma quell'impressione si dileguò non appena Ariel si avvicinò permettendogli di studiarne l'espressione. Ariel Kirkwood non era una dea di ghiaccio. I suoi occhi rivelavano una vivacità e un senso dell'umorismo che erano ignoti a Liz Hunter. La scrutò con attenzione dalla testa ai piedi e immaginò che dovesse essere piuttosto magra sotto i pantaloni neri e quella strana camicetta in stile zingaresco. Se fosse stata formosa avrebbe messo in risalto la sua figura, invece che nasconderla. Conosceva abbastanza le donne per sapere che accentuavano ogni caratteristica fisica a loro favore e minimizzavano in tutti i modi possibili quelle a sfavore. Era arrivato ad accettare quel comportamento come parte integrante della loro innata disonestà. Diede ad Ariel un'ultima occhiata mentre stringeva la mano a un famoso impresario di Broadway. Dio, quanto odiava quelle interminabili riunioni che 21
qualcuno aveva il coraggio di chiamare feste. «... sempre che tu decida chi dovrà essere la protagonista.» Booth si girò verso P.B. Marshell. «Cosa hai detto?» Pat Marshell era ormai troppo avvezzo ai modi del suo amico per aversene a male. «Che non vedo l'ora di produrre questo benedetto film. Devi deciderti a scegliere un'attrice per interpretare il ruolo di Rae.» «Non ho fretta» ribatté Booth. «Ma la rete televisiva sì.» «Ne parli come se fosse una divinità crudele e misteriosa. Pat, la rete televisiva è tua e il film andrà in onda quando vorrai tu.» «Sei di gran lunga il migliore soggettista che conosco, Booth. E i tuoi film hanno sempre un altissimo indice di ascolto.» «Questo discorso mi sembra più sincero.» «Hai già scartato tre attrici di prim'ordine» gli ricordò il produttore in tono accusatorio. «Sono brave, ma non adatte al ruolo» puntualizzò Booth. «Riconoscerò la donna che può interpretare Rae alla prima occhiata.» «Che ne dici di Ariel Kirkwood?» suggerì Marshell accennando alla splendida ragazza bionda a poca distanza da loro. «Presentamela» decise inaspettatamente Booth. In quel momento Ariel stava conversando con Tony Lazarus, un collega che aveva lavorato per qualche tempo in Le nostre vite, i nostri amori nella parte di un compagno di università di Amanda Lane e Griff Martin. 22
Questo mese L'insuperabile Nora Roberts ci regala un altro ritratto indimenticabile di due donne fatali: Ariel e Pandora. Lynne Graham ci racconta in due romanzi la travolgente storia d'amore tra Billie e il magnifico milionario greco Alexis Drakos.
La prossima uscita il 16 novembre Chi, almeno una volta, non ha desiderato di essere una principessa e di sposare il proprio principe azzurro? Nei libri di Leanne Banks si realizza quel sogno. Nei due romanzi natalizi di Rebecca Winters a comandare è il cuore e le protagoniste sono pronte a seguirlo ovunque le porti.
IL MEGLIO DI 3 R O M A N Z I D ’A U T O R E
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