Il bacio del nemico di Helen Dickson

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HELEN DICKSON

Il bacio del nemico


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Enthralled by Her Enemy's Kiss Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2021 Helen Dickson Traduzione di Laura Guerra Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici gennaio 2022 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2021 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1289 del 12/01/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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1715 Di ritorno dal mercato di Corbridge, accompagnata da Sam Cooper, un vecchio dipendente della famiglia, Jane si sentì sollevata nell'arrivare a Beckwith Manor, annidata tra le colline del Northumberland. Era una vecchia dimora d'epoca Tudor, che aveva visto giorni migliori. Era lì che lei e la sorella avevano condiviso il felice trambusto della vita familiare prima della morte della madre. L'edificio appariva freddo e imponente, non intimo e ospitale. Le finestre piombate con tasselli a forma di rombo, che si aprivano nelle spesse pareti di pietra, culminavano in timpani e illuminavano il salotto e la grande sala al primo piano. Sebbene non potesse essere considerato maestoso, possedeva grande fascino. Jane lo osservò, apprezzandone ogni pietra, soffermando lo sguardo sulle piante rampicanti, che rigogliose salivano sulle mura. Andavano potate, ma la casa le parve comunque bella 5


nella sua trascuratezza. Poco distante si innalzava una quercia magnifica, i cui rami proiettavano ombre sul cortile acciottolato. Sperò che Bessie avesse preparato un pasto caldo, dopodiché si sarebbe concessa un bel bagno davanti al camino in camera sua. Lasciato Sam a scaricare la spesa dal carro, stava attraversando il cortile quando il portone si spalancò e ne uscì una Bessie sconvolta. «Oh, mia cara! Finalmente sei tornata.» Preoccupata, Jane la raggiunse, scrutando la sua espressione ansiosa. Bessie lavorava da sempre per la loro famiglia. Gestiva la casa come meglio poteva, con l'aiuto di un numero risicato di domestici assunti nei dintorni. «Bessie, cosa sta succedendo? C'è qualcosa che non va? È forse Lady? Ha partorito?» Lady, una delle cavalle da tiro, doveva partorire da un giorno all'altro. «No, anche se ormai ci siamo. È successa una cosa orribile» la informò la donna, stringendosi il grembiule che le copriva l'ampio petto, mentre Jane la conduceva nuovamente verso casa. «Riguarda tua sorella. Non so neppure come dirtelo.» «Be', cominciamo chiudendo la porta e calmandoci. Andiamo» disse Jane, prendendola a braccetto. Solo una volta arrivate nell'enorme cucina, si girò verso Bessie, che era governante, cuoca e qualsiasi altra cosa fosse necessario. Quando costei si fu seduta, le domandò: «Cos'è successo di tanto terribile? Mi hai detto che riguarda Miriam». Sospirò, 6


andando a mettere a bollire l'acqua per il tè. «Prima o poi mi manderà al camposanto. Che cosa ha combinato adesso?» «Un disastro» rispose Bessie, portandosi la mano alla gola. «Se ne è andata! È scappata con quel giovanotto di Redmires... il fratello di Lord Randolph.» Jane si immobilizzò, fissandola incredula mentre assimilava la portata di ciò che Bessie le aveva appena riferito. Doveva esserci un errore. Miriam, la sua bellissima sorella, non sarebbe mai partita senza dirglielo. Santo cielo, non poteva perderla. Non poteva affrontare un mondo privo della speciale combinazione di gentilezza e buonsenso della sorella, l'unica che riusciva a calmare la sua natura più impulsiva. Si lasciò cadere su una sedia al tavolo, pallida, gli occhi sgranati. «È scappata? Non è possibile, Bessie... e con Andrew Randolph, per di più! Sarà da zia Emily.» «Lo era. Ora non più.» Jane non riusciva a formulare un pensiero coerente. Solo dopo aver riportato lo sguardo sul volto inquieto di Bessie, che spuntava da sotto la sua cuffietta di pizzo, fu in grado di raccogliere i propri pensieri. «Ha lasciato un biglietto in cui dice che è scappata per sposarsi.» Bessie sollevò dal tavolo un foglio scribacchiato e glielo passò. «Ecco, leggi.» Jane lo prese. Avendo dovuto contare tanto su Bessie nel corso degli anni, le aveva insegnato a leggere e a scrivere, il che era stato di grande aiuto 7


nel trattare con i negozianti. Lesse il messaggio scritto con la calligrafia irregolare della sorella, trovando conferma di ciò che la domestica le aveva raccontato. «Dio santissimo, Bessie, come diavolo le è venuto in mente? Che pasticcio! Avrei dovuto capirlo che c'era qualcosa nell'aria. Ogni volta che incontravamo Andrew Randolph – a Corbridge o a qualche serata – avevo notato come si guardavano, ma avevo pensato che sarebbe finita lì. Miriam sa bene quali sono i rapporti tra le nostre famiglie, l'ostilità che continua a dividerci anche dopo tanti anni. Non avevo idea... Non ho mai sospettato che potesse compiere un atto del genere.» «Non lo sospettava nessuno.» «Per tutto questo tempo devono essersi visti in segreto e in effetti, di recente, Miriam è andata a trovare più spesso zia Emily. Devono aver trovato la maniera di incontrarsi a Newcastle. Qui Miriam scrive che la zia non ne sa niente, che è convinta che stia tornando a casa.» «Già, ma a casa non è tornata» borbottò Bessie. Jane sospirò. Doveva recarsi dalla zia per verificare che Miriam fosse in effetti partita. Zia Emily, sorella vedova della madre, era andata a vivere a Beckwith Manor per prendersi cura di loro quando erano rimaste orfane di madre. Era una donna dolcissima e dalle maniere impeccabili, che si comportava sempre con malinconica modestia. Per via del dolore provocatole dall'artrite, aveva dovuto lasciare la vecchia dimora piena di spifferi per trasferirsi 8


in una casa modesta ma comoda più vicina a Newcastle e ai suoi amici, una volta assicuratasi che le ragazze non avevano più bisogno di lei. Dal momento che Miriam le era stata affidata, di sicuro si sarebbe sentita responsabile della sua fuga d'amore. Jane aveva sempre saputo che sotto la gentilezza della sorella si celava una volontà ferrea. Era una ragazza che necessitava di una mano forte che la guidasse. «Come può aver fatto una cosa simile, Bessie? Sono sgomenta e delusa. Non riesco a capire che cosa l'abbia spinta a comportarsi in maniera tanto irresponsabile» affermò, cercando di tenere a freno le proprie emozioni. Al di là della rabbia iniziale, si sentiva profondamente ferita che Miriam avesse agito senza rivelarle nulla, senza preoccuparsi di che cosa avrebbe provato una volta scoperta la sua fuga con Andrew Randolph, il figlio dell'uomo della cui morte era stato accusato il loro padre. «Come può essere scappata senza dirmi nulla?» «Sapeva come avresti reagito, vista la brutta faccenda che divide i Randolph e i Deighton, e che avresti impedito un qualsiasi legame tra loro.» «Già, Bessie, una brutta faccenda che ci sarà per sempre.» Ripensò a quando aveva salutato la sorella due giorni prima. Aveva notato quanto Miriam fosse felice, spensierata. Aveva uno sguardo distante, come se la sua mente fosse altrove. Purtroppo lei era stata così impaziente di tornare alle sue faccende che non vi aveva dato troppo peso. «Deve avere organizzato tutto quel giovanotto. E in parte 9


è colpa mia.» Jane sospirò, scuotendo il capo. «Trascorro così tanto tempo a cercare di tenere un tetto sopra le nostre teste, da non essermi accorta di quello che stava combinando mia sorella.» «Nessuno di noi aveva idea di che cosa avesse in testa quand'è partita per andare da tua zia. Come potevamo saperlo?» Con lo sgomento iniziale che stava svanendo, la caparbietà tipica di Jane riemerse, insieme a tanta rabbia. «Devo trovare Miriam e riportarla a casa.» «Ma come?» «La seguirò, Bessie, non c'è altra maniera. Domattina presto andrò a trovare zia Emily. Ormai è troppo tardi e non riuscirei a tornare prima del calare della sera.» Bessie scosse il capo. «Non servirebbe a niente. Hanno visto Miriam salire sulla diligenza postale a Newcastle insieme a quel giovanotto.» «La diligenza? Ma allora devono essere diretti a Londra. Oh, Bessie... come ha potuto? E con Andrew Randolph! Sapevo che le piaceva, che era lusingata dalle attenzioni che le dimostrava ogni volta che si incontravano... per caso, ho sempre pensato. Adesso capisco che era voluto. Ha un'aria fanciullesca irresistibile. Quale diciassettenne non sarebbe attratta da un giovane del genere? È bello e interessante, fratello minore di Lord Francis Randolph, il cui lignaggio è impeccabile. Sì, è l'uomo ideale da conoscere, ma non per lei. Suo fratello non lo permetterà mai.» «Già» concordò Bessie, scuotendo il capo. «I 10


Randolph e i Deighton sono ai ferri corti da troppo tempo per permettere un'unione del genere.» «Esatto. E siccome sono stati visti salire insieme nella diligenza, non mi serve altra conferma. Chi li ha notati?» «Michael, il figlio di Sam. È arrivato quando voi eravate già partiti per Corbridge. Sam gli aveva chiesto di venire nel caso la cavalla partorisse in vostra assenza. Michael era curioso di sapere perché Miriam fosse a Newcastle a prendere la diligenza.» «Capisco. Allora non andrò da zia Emily. Si agiterebbe per nulla. Tuttavia, la reputazione di Miriam è in pericolo. Non mi rimane altra scelta che recarmi immediatamente da Lord Randolph. Se scoprirò dove intendono andare una volta raggiunta Londra, magari li fermerò prima che compiano una sciocchezza.» Alzandosi, prese il biglietto e se lo infilò in tasca. «Ma non puoi andare a Redmires da sola... dopo quello che è successo.» «Quel che è stato è stato, Bessie. E poi, per come la vedo, non ho scelta.» «Ma tuo padre...» «Ciò che è successo ha ferito tante persone» affermò Jane con un tono di voce più tagliente di quanto volesse. «So che i Randolph sono burberi e orgogliosi, e che mio padre è responsabile della morte del padre di Francis Randolph. Non c'è modo di riparare a tale danno, e Francis Randolph non è un tipo clemente.» 11


«Già... sono tutti orgogliosi come pavoni. Arroganti e prepotenti. Proprio non so che cosa avesse in testa Miriam, mettendosi con il giovane Randolph. Ma non puoi andare fino a Redmires da sola. Non stasera.» «Devo. Per favore, non preoccuparti, Bessie. Porterò Spike con me» disse Jane, lanciando un'occhiata verso il grosso segugio steso sulla soglia, che la guardava con occhi adoranti. «Con un po' di fortuna, la cavalla non partorirà finché non sarò tornata.» Bessie si alzò e appoggiò le mani sulle spalle esili di Jane. «Quando incontrerai Lord Randolph, promettimi che terrai a freno il tuo temperamento. So come reagisci quando vieni provocata.» Con Spike al seguito, Jane uscì di casa per sellare il cavallo e poco dopo si ritrovò diretta a Redmires, due miglia a nord. Le dolci colline brillavano di rosso e d'oro: gli alberi ben presto avrebbero perso il loro fogliame autunnale. Adorava cavalcare per i boschi e per le distese erbose percorse dai daini. Le acque fredde del ruscello, dal quale la casa prendeva il nome, fluivano come un nastro argentato sopra rocce ricoperte di muschio verde. Quando pioveva, si trasformava in un torrente. Tuttavia, concentrata com'era a raggiungere Redmires, non si curò del paesaggio. Quanto avrebbe voluto avere qualcuno con cui condividere le tante difficoltà della vita! La madre era morta quando lei aveva solo otto anni, lasciando le figlie alle cure del padre. Edward 12


Deighton, cattolico fervente, da sempre aderiva fedelmente alla causa giacobita. Desiderava anima e corpo che la situazione politica cambiasse dacché il re cattolico Giacomo II era stato cacciato dal trono e costretto alla fuga in Francia nel 1688. Dopo la morte della moglie, Edward aveva avuto una storia d'amore clandestina con Lady Randolph di Redmires. Lord Randolph, saputo della liaison, aveva seguito la moglie in uno degli incontri segreti con l'amante, per riprendersela. Tragicamente, la carrozza con cui stava tornando a casa, accompagnato da Lady Randolph e Edward Deighton, era uscita di strada, uccidendolo sul colpo. Jane non aveva mai saputo con precisione che cosa fosse successo quella notte, che rimaneva ancora avvolta nel mistero. Sapeva solo che suo padre, il quale si diceva fosse alla guida del mezzo, si era assunto la piena responsabilità della morte dell'uomo. La tragedia aveva avuto conseguenze su entrambe le famiglie nei nove anni seguenti fino all'oggi. Il dolore per la morte della moglie, seguito dalla perdita dell'amante e dal senso di colpa per il ruolo avuto nella morte di Lord Randolph, era diventato insostenibile per Edward. Assalito dal desiderio di lasciare il Northumberland, troppo pieno di ricordi amari, si era concentrato su ciò che più gli stava a cuore: promuovere la causa giacobita e riportare gli Stuart sul trono. Era partito per la Francia, tornando di tanto in tanto per far visita alle figlie, di cui si prendeva cura la sorella della moglie, Emily, e per portare del 13


denaro per mantenerle. Quell'abbandono aveva instillato in Jane un dolore, una rabbia e un risentimento profondi, tanto più che le sue suppliche affinché rimanesse a casa erano rimaste inascoltate. Per quanto riguardava Beckwith Manor, il fanatismo del padre per la causa giacobita e la vendita di terre per sostenerla avevano eroso la proprietà, al punto da renderla quasi inesistente. Il padre ramingo preferiva alla famiglia gli intrighi della corte del pretendente al trono, esiliato a Saint Germain, in Francia, dove ordiva trame per riconquistare i troni d'Inghilterra, Irlanda e Scozia per gli Stuart. Come risultato dell'assenza paterna, Jane aveva sviluppato un senso di responsabilità nei confronti dell'antica dimora e un istinto protettivo verso la sorella che erano ormai una parte intrinseca di lei, e non aveva una vita sociale al di fuori di Beckwith Manor. Sopportava le tribolazioni del loro umile stato nella gerarchia della contea, affrontando gli oltraggi, gli sgarbi e le crudeltà inflitte a loro e ad altre famiglie cattoliche del Northumberland. Di tanto in tanto si doleva per la situazione, ma sebbene in cuor suo rimpiangesse che le cose non fossero diverse, non si era mai lamentata. Riportando i propri pensieri sulla missione e su Lord Francis Randolph, ricordò come fosse un uomo dall'aspetto affascinante e di grande prestanza... un uomo che aveva incontrato diciotto mesi prima. Jane e Miriam erano andate a stare dalla zia Emily per qualche giorno e, durante un'incantevole 14


giornata estiva, avevano raggiunto la vicina Newcastle per delle compere e una passeggiata lungo il fiume. Passando davanti a una bottega di liquori, Jane aveva sentito il profumo dei rum giamaicani, dei brandy francesi e inglesi, nonché del distillato alla cannella. Avevano curiosato in libreria e in un negozio di stoffe pieno di sete eleganti e di sontuosi broccati. Avevano quindi comprato alcuni ninnoli prima di tornare verso la carrozza. Avendo notato un negozio che vendeva dolciumi dall'aspetto delizioso, Jane si era fermata, mandando avanti Miriam e zia Emily, per comprare dei confetti profumati e dei macaron francesi da mangiare di ritorno a casa. Stava passando davanti a un cancello che si apriva sul cortile di una taverna quando un uomo a cavallo era uscito con un gran frastuono di zoccoli sui ciottoli e senza curarsi dei passanti. Per evitare di finire travolta, Jane era saltata all'indietro, con un grido, e così era caduta malamente a terra, sparpagliando i pacchetti attorno a sé. Miriam, che si era girata e aveva visto cos'era successo, era corsa da lei, allarmata. Avendo notato con la coda dell'occhio il movimento improvviso, il cavaliere aveva fermato il destriero e, giratosi sulla sella, si era guardato alle spalle. Vista Jane a terra, era sceso immediatamente per soccorrerla. Jane, dolorante, aveva sollevato lo sguardo sull'uomo che torreggiava su di lei, riconoscendolo subito come Lord Francis Randolph di Redmires. Allungando una mano forte e scura, lui le aveva 15


afferrato il braccio e l'aveva aiutata a rialzarsi. Appoggiato il peso sul piede sinistro, Jane era trasalita per il dolore. «Siete ferita? Vi ho vista inciampare.» Lei lo aveva fissato incredula, gli occhi carichi di rabbia. «Inciampare? Non sono inciampata. Se non mi fossi tolta di mezzo, sarei morta schiacciata dal vostro cavallo. Siete uscito dal cortile della taverna come se aveste avuto il diavolo alle calcagna.» «Nel caso, mi scuso. Non vi avevo vista.» «È ovvio» era sbottata, liberando il braccio dalla presa, sorreggendosi con una mano sul muro e ripulendosi la gonna dalla polvere con l'altra. Guardinga, aveva appoggiato parte del proprio peso sul piede danneggiato e per poco non aveva gridato quando una fitta le era risalita lungo la gamba. «La vostra caviglia è ferita» aveva affermato lui con voce severa. «Lasciate che vi aiuti.» «No, vi ringrazio, Lord Randolph» gli aveva detto lei quando lui aveva allungato la mano, osservando Miriam che stava raccogliendo i pacchetti caduti a terra. Nel sentirsi nominato, lui era rimasto di sasso e l'aveva guardata con più attenzione, la mascella contratta. «Mio Dio!» aveva esclamato, sollevando un sopracciglio. «Ma voi siete Miss Deighton.» A quel punto, essendo ciascuno consapevole dell'identità altrui e di ciò che c'era tra loro, l'aria si era caricata di tensione. Jane si era accorta che era all'erta, i sensi affilati come una lama. Le pupille 16


ridotte a due punte di spillo lanciavano fiamme. Con grande sforzo, gli aveva risposto in tono freddo e accondiscendente. «Esatto. Ora, se non vi dispiace, vi sarei grata se vi allontanaste e mi lasciaste ripartire. Non avrò problemi con l'aiuto di Miriam. Si tratta solo di una distorsione, non mi serve il vostro aiuto.» L'occhiata che gli aveva lanciato lo aveva avvertito che avrebbe preferito morire piuttosto che accettare la sua assistenza, anche se aveva gli occhi umidi per le lacrime provocate dal dolore alla caviglia. Era chiaro che non sarebbe arrivata alla carrozza senza aiuto. Lui aveva socchiuso gli occhi. «Ne dubito. Forza... non fate tanto la difficile» le aveva risposto con impazienza. «Vado di fretta e ho già perso abbastanza tempo.» Prima che lei potesse fermarlo o protestare, lui le aveva cinto la vita con un braccio e passato l'altro sotto le ginocchia, sollevandola senza sforzo. Normalmente lei si sarebbe ribellata a essere trattata senza tanti riguardi, ma era rimasta troppo basita nel ritrovarsi stretta al suo petto. Il calore e la forza del suo corpo asciutto e sodo l'avevano messa a disagio... provocandole inoltre un'altra emozione che non aveva saputo identificare. Raggiunta la carrozza, Lord Randolph l'aveva appoggiata sul sedile e, senza tanti indugi e con grande orrore della zia Emily, le aveva sollevato l'orlo della gonna e sfilato la scarpetta, tastandole la caviglia con l'aria professionale di un dottore. Jane aveva percepito la sicurezza delle sue dita da sopra 17


la calza. Quando le aveva piegato il piede su un lato, lei aveva stretto il bordo del sedile, gridando quasi dal dolore, mordendosi tuttavia il labbro pur di non fargli capire quanto le dolesse. A quel punto lui le aveva lasciato il piede. «Avete ragione. Non c'è niente di rotto, solo una slogatura. Quando arriverete a casa, chiedete alla vostra governante di bendarvi la caviglia con fasce strette e lasciate il piede a riposo. Tornerete a camminare tra pochi giorni.» «Grazie, dottore» aveva risposto lei con enfasi. Ignorando il tono sarcastico, Lord Randolph le aveva rivolto un sorriso beffardo. «Non sono un dottore, come sapete bene, ma mi sono slogato spesso le caviglie nel corso degli anni e sono abituato a prendermi cura di certi problemi con i miei cavalli... anche se devo dire che nessuno dei miei destrieri ha caviglie tanto incantevoli. Vi assicuro che starete presto bene e mi scuso se, a causa della mia distrazione, vi ho rovinato la visita a Newcastle.» «Sì» aveva ribattuto lei, scontrosa, «me l'avete rovinata e, a quanto pare, non potrò camminare per giorni.» «È giusto che mi rimproveriate, Miss Deighton. Se potessi riparare al danno, credetemi, lo farei.» Jane lo aveva fissato senza battere ciglio, ma, dopo aver compreso che era genuinamente dispiaciuto, l'atteggiamento nei suoi confronti si era ammorbidito un poco e quando aveva ripreso a parlargli lo aveva fatto con un tono di voce più cortese. 18


«Ne sono certa. Si è trattato di un incidente e non volevo rimproverarvi in maniera tanto aspra. Avete detto che andate di fretta, quindi non vi trattengo oltre.» E così, dopo aver salutato con un cenno del capo Miriam e zia Emily, Lord Randolph se ne era andato. Da quel giorno, l'incontro con Francis Randolph le era rimasto dentro. In passato lo aveva visto da lontano e aveva sempre evitato di entrare in contatto con lui. Incontrarlo di persona l'aveva turbata come mai avrebbe immaginato. Aveva quindi cercato di evitarlo, non volendo ritrovarsi nuovamente davanti l'uomo che covava tanto risentimento nei suoi confronti poiché era la figlia di Edward Deighton. Dopo quell'episodio, lo aveva visto una sola volta. Era successo a Corbridge. Lei era seduta in carrozza, in attesa che Miriam uscisse da un negozio, mentre lui stava conversando con un gruppo di gentiluomini di fronte a quello che sembrava un edificio governativo. Si era ritrovata del tutto impreparata ad affrontare il tremore che l'aveva percorsa e non era riuscita a distogliere lo sguardo da lui. Sembrava emanare un magnetismo irresistibile. Tutto in lui trasudava sensualità. Avendo forse percepito che lo stava fissando, lui aveva girato lentamente il capo. Quando i loro occhi si erano incrociati, lui aveva sollevato le sopracciglia, vagamente incuriosito. Jane era rimasta senza fiato e, ricordando la sensazione che 19


aveva provato quando l'aveva presa in braccio e stretta al proprio petto, aveva sentito un'ondata di calore arroventarle il corpo. Aveva distolto di scatto lo sguardo, provando vergogna per il proprio cuore impazzito. Da allora non lo aveva più rivisto e ne era lieta, giacché la turbava come nessun altro al mondo. Eppure, tutte le volte che andava a Corbridge, continuava a cercarlo tra la folla. Costretta a concentrarsi sul terreno poiché i sentieri erano diventati più pericolosi a causa della scarsità di luce, sospirò sollevata quando davanti a sé scorse la casa. Redmires, la dimora dei Randolph ormai da generazioni, era un bel palazzo racchiuso in un'area boscosa. Sul retro dell'edificio si trovava una vecchia torre di pietra costruita durante il regno della Regina Elisabetta, quando i nobili, anche in quelle zone remote del Northumberland, avevano bisogno di mettere in sicurezza se stessi e gli animali dalle razzie dei banditi che agivano lungo il confine con la Scozia. I Randolph erano una famiglia ricca. L'estrazione del carbone era radicata nella zona già dall'antichità ed era in mano a una cerchia di mercanti, tra cui proprio i Randolph. Jane ripensò a come il padre dell'attuale Lord Randolph fosse un uomo scontroso e prepotente – sebbene lei lo avesse solo visto da lontano – e non fosse molto amato dalla gente. Il figlio seguiva le orme paterne, ma si diceva che fosse più abile negli affari e che avesse maniere più garbate. La casa era stata rinnovata dal defunto Lord 20


Randolph. Da quel che si diceva, le stanze erano ampie e i bei giardini erano stati adornati con fontane e statue, alcune addirittura importate dall'Italia. Anche i fittavoli traevano beneficio dall'illustre famiglia, grazie alle regolari riparazioni alle fattorie della tenuta. Quella sera, carrozze fastose erano parcheggiate lungo la curva aggraziata del viale d'accesso. Le alte finestre a bovindo erano illuminate da una luce dorata. Troppo tardi Jane si rese conto che Lord Randolph aveva visite. Non che facesse alcuna differenza. La sua missione era troppo importante e non poteva essere rimandata per nulla al mondo. Smontata dalla sella, passò le redini del cavallo a un garzone, ordinando a Spike di mettersi a cuccia. Lo aveva addestrato così bene da essere certa che non si sarebbe mosso finché non fosse tornata. L'enorme doppio portone della dimora era aperto, il che le permise di sbirciare all'interno. Udì della musica... un clavicembalo e una chitarra. Gli ospiti gironzolavano, le donne con abiti magnifici e gioielli brillanti, gli uomini con le marsine e le parrucche incipriate. D'improvviso provò riluttanza all'idea di entrare in quel luogo di allegria, ma poi, infastidita dalla propria timidezza, salì la breve rampa ed entrò in un mondo al quale non era abituata. Le parve di essere finita dentro un portagioie. Fu impossibile assimilare tanto splendore: la scalinata ricurva, il soffitto con gli stucchi... Era peggio di quanto avesse immaginato, ma non c'era tempo di lamentarsene. Sapeva di avere l'aria 21


scarmigliata, con i capelli spettinati e il semplice abito blu scuro inzaccherato e spiegazzato dopo una giornata trascorsa al mercato. Un valletto dall'aria impassibile con indosso una livrea verde scuro si avvicinò, puntando lo sguardo sui suoi indumenti. «Posso esservi d'aiuto?» «Sì, devo vedere Lord Randolph.» «Mi accerto che sia libero.» Jane lo guardò dritto negli occhi. «Lo spero vivamente. È fondamentale che gli parli all'istante.» «Molto bene.» Il valletto le indicò una stanza su un lato dell'atrio, invitandola ad accomodarsi. «Aspettate qui. Vado a cercarlo.» Jane entrò, ma rimase visibile agli invitati che si trovavano nell'ingresso. Attese in piedi in quella sala dal pavimento lucido, osservando gli ospiti ingioiellati che si aggiravano per la casa. L'aria era satura dell'odore dei profumi e delle pomate per capelli. Con invidia e amarezza, osservò le donne eleganti muoversi tra il fruscio di stoffe favolose, quindi raddrizzò le spalle e sollevò il mento. Non doveva dimenticare che sua madre era stata come loro, una nobile, protestante, sebbene fosse stata diseredata dalla famiglia quando aveva sposato un cattolico... abbandonata da tutti, eccetto che dall'amata sorella Emily, che era rimasta distrutta dalla sua morte e non aveva mostrato altro che amorevole gentilezza nei confronti di Jane e di Miriam. Il ricordo della madre le diede il coraggio di prepararsi all'incontro con Lord Randolph. Lanciando occhiate verso l'anticamera mentre 22


passavano oltre, gli ospiti la fissavano apertamente, scambiandosi occhiate incuriosite, scrollando le spalle e sollevando le sopracciglia, ma nessuno le si avvicinò. Jane notò le espressioni basite su gran parte dei loro volti. Ai loro occhi doveva apparire come una sciocca ingenua, priva di buone maniere, essendosi precipitata in quel modo a Redmires quando Lord Randolph intratteneva gli amici. Nato all'interno di quella cerchia privilegiata, Lord Francis Randolph aveva una reputazione che suscitava rispetto, nonché un'aria autoritaria data dal lignaggio e un atteggiamento inconsapevole di arroganza che rifletteva generazioni di potere e superiorità. Jane era sicuramente scontenta quanto lui del fatto che si rivedessero, ma la preoccupazione che provava per Miriam l'aveva messa di malumore, perciò non era in vena di essere caritatevole. I Randolph avevano sempre ignorato i Deighton, mossi dal desiderio di rimuovere ogni possibile legame con una famiglia di cattolici. Alto, virile, innegabilmente magnetico, Francis Randolph comparve all'improvviso. Era proprio come se lo ricordava. Aveva un'aria che molte donne avrebbero trovato irresistibile. I suoi capelli neri brillavano alla luce dei lampadari e i suoi occhi, nonostante le tante ombre, apparvero intensi e di un azzurro così scuro da risultare praticamente neri. Aveva il naso leggermente storto e la bocca troppo grande, piccoli difetti che non facevano altro che accentuare la sua bellezza, dandogli un tocco dissoluto. Aveva un fisico asciutto e muscoloso, messo 23


in risalto da un completo di velluto blu scuro, la cui marsina aderiva alle spalle ampie e si stringeva intorno alla vita stretta. Il suo panciotto era di un grigio perlato, il fazzoletto da collo di seta bianca immacolata. Un uomo come Francis Randolph aveva indubbiamente ai suoi piedi una scia di donne, donne ricche e bellissime. Aveva un brutto carattere, a quanto si diceva, e non sembrava contento che la sua serata di frivolo intrattenimento fosse stata interrotta. La guardò per un istante, come se stesse decidendo se concederle o no udienza. Valutarono entrambi i reciproci punti di forza e debolezza. Gli occhi duri del padrone di casa la vagliarono con lenta precisione da capo a piedi. Jane non seppe dirsi che tipo di reazione si fosse aspettata da lui. Di certo non un benvenuto. In pochi avrebbero potuto reggere la determinazione racchiusa negli sguardi di Lord Randolph, eppure lei non batté ciglio. «Vi chiedo di perdonarmi per avervi imposto la mia presenza in questo modo e vi ringrazio per avermi ricevuta, Lord Randolph. Sono Jane Deighton...» Con gli occhi ridotti a due fessure, il padrone di casa la guardò, quasi non fosse degna della sua considerazione. «So bene chi siete, Miss Deighton. Ci siamo già conosciuti. Ricordate il nostro ultimo incontro?» «Lo ricordo eccome.» «Confido che siate guarita presto e che non ci siano state conseguenze.» 24


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