Barbados, 1837 - Una piantagione , un luogo paradisiaco e Lei, l’affascinante ed enigmatica Emma Ward. Sarà possibile per Ren Dryden, Conte di Dartmoor, non mescolare affari e piacere?
Inghilterra, 1837 - Per far colpo sulle amiche del club Caccia al marito, Eugenie Belmont annuncia che intende sposare Sinclair St. John, Duca di Somerton, un uomo molto diverso dai membri della sua eccentrica famiglia. L’impresa però si rivela ambiziosa...
Caraibi - Londra, 1812 - Kit North ha giurato a se stesso che laverà la macchia che offusca il suo buon nome e per farlo darà la caccia a uno dei più pericolosi bucanieri del Mar dei Caraibi: il famigerato La Voile.
Inghilterra, 1145 - Per Richard di Dunstan Isabella è solo uno strumento, l’esca con cui intende attirare il malvagio Glenforde. Ma l’amore può sbocciare anche tra le tenebre dell’anima...
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STEPHANIE LAURENS
Il cavaliere di Eliza Cynster
Immagine di copertina: Jon Paul Ferrara Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: In Pursuit of Eliza Cynster Avon Books An imprint of HarperCollins Publishers © 2011 Savdek Management Proprietary Ltd. Traduzione di Graziella Reggio Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con HarperCollins Publishers, LCC. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special novembre 2015 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 215 del 18/11/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo Green Man Tavern, città vecchia, Edimburgo, aprile 1829 «Come abbiamo già discusso, Mr. Scrope, la mia richiesta è semplice e chiara. Vi chiedo di rapire Miss Eliza Cynster a Londra e di condurla qui a Edimburgo.» McKinsey − si faceva ancora chiamare così, poiché in fondo era un ottimo pseudonimo − sedeva in un séparé in fondo alla taverna in penombra e guardava dritto in faccia l'uomo che aveva di fronte. «Avete avuto a disposizione due settimane per informarvi e riflettere. L'unica questione ancora in sospeso è se sarete in grado di consegnarmela illesa e in buona salute.» Scrope, bruno con occhi scuri, viso allungato ed espressione altezzosa, sostenne il suo sguardo. «Dopo un'attenta valutazione, ritengo che possiamo entrare in affari, milord.» «Davvero?» McKinsey abbassò gli occhi sulle dita, che accarezzavano il boccale di birra. Cosa stava combinando? Non si fidava di quel tizio, eppure stava trattando con lui. La sua incertezza era sincera, anche se Scrope, senza dubbio, la interpretava come un'astuzia per tenere basso il prezzo. In realtà era convinto che sarebbe riuscito nell'impresa; per questo era là, impegnato ad assoldare un gentiluomo − Scrope lo era davvero − noto tra i ricchi, soprattutto aristocratici , per la sua capacità di far scomparire i parenti scomodi. Per dirla schietta, era uno specialista nel campo dei sequestri di persona e dell'eliminazione. Nei club girava voce che non fallisse mai un colpo, il che spiegava in parte i suoi costi assai elevati. Costi che McKinsey, malgrado le esitazioni, era pronto 5
a pagare, anche due volte, pur di avere in mano Eliza Cynster. Alzò il boccale, bevve un sorso, poi lo guardò di nuovo. «Come intendete procedere?» Scrope protese il busto in avanti, con gli avambracci appoggiati al tavolo; unì le mani e abbassò la voce, benché non ci fosse nessuno tanto vicino da udirlo. «Come avevate previsto, in seguito al recente rapimento di Miss Heather Cynster, la sorella Eliza è sotto sorveglianza stretta e costante. Purtroppo a proteggerla sono anche i cugini e i fratelli: nel giro di un'intera settimana non si è mai vista in giro, nemmeno per recarsi a un ricevimento privato o per tornare a casa, senza la compagnia di uno o più dei suddetti gentiluomini. La famiglia Cynster non si affida soltanto ai lacchè per tenere al sicuro la signorina.» Fece una pausa e tentò di scrutare con gli occhi scuri quelli chiari di McKinsey. «In tutta sincerità, l'unico modo per catturare Eliza Cynster è tendere un'imboscata di qualche tipo. Il che, come ovvio, non espone a un rischio soltanto i suoi guardiani. Se la forza rappresenta la nostra unica opzione, non posso garantire per l'incolumità di Miss Cynster, almeno finché non sarà sotto la mia custodia.» «No.» Il tono fermo di McKinsey rendeva assoluto il divieto. «Nessuna violenza. Né verso la giovane signora né verso chi la protegge.» Scrope allargò le mani con una smorfia. «Se vietate l'uso della forza, non vedo come raggiungere l'obiettivo.» McKinsey inarcò un sopracciglio. Picchiettando con un'unghia sul tavolo di legno, studiò il volto piuttosto raffinato del suo interlocutore. Non rivelava la benché minima reazione; come faccia da poker, era perfetta quanto la sua. Gli occhi, però... Scrope era gelido; non esisteva un termine migliore. Privo di emozioni, distaccato, senza dubbio capace di commettere un omicidio con la stessa facilità con cui si levava il cappello. Purtroppo il destino aveva lasciato a McKinsey poche scelte; gli occorreva qualcuno in grado di svolgere il compito. Non era ammissibile rinunciare, non al momento. Ma se avesse dato mano libera a quel criminale, incaricandolo di sequestrare Eliza Cynster... 6
Si raddrizzò con lentezza, poi puntò i gomiti sul tavolo per fissare Scrope dritto negli occhi. «Mi pare evidente che questa missione − sottrarre Miss Cynster da sotto il naso dei suoi potenti familiari, per giunta già in allerta − eleverà, se condotta a termine con successo, la reputazione di cui godete nel vostro ramo a un livello quasi divino. Se i Cynster non sono capaci di proteggere da voi una persona cara, chi mai lo sarebbe?» Aveva svolto accurate ricerche sul conto di quell'uomo mentre era impegnato a Londra a valutare le possibilità di rapire la ragazza. Scrope era giudicato il migliore nella sua categoria, tuttavia più di un committente indicato tra le referenze aveva accennato, in risposta alle domande rivolte da McKinsey con la sua vera identità, al desiderio compulsivo di eccellere. A riuscire in imprese difficili, rifiutate da furfanti più prudenti. Animato dalla sete di gloria, Scrope voleva a tutti i costi realizzare l'impossibile. I precedenti datori di lavoro la giudicavano una qualità positiva; e lo stesso McKinsey capiva di poterla usare a proprio vantaggio. Scrope non aveva reagito alla sua affermazione, ma lo strenuo tentativo di rimanere impassibile era eloquente. Lui incurvò le labbra in un sorrisino comprensivo. «Inoltre, dopo aver portato a termine l'impresa, avrete la possibilità di chiedere un compenso ancora più alto, addirittura astronomico.» «Il mio onorario...» McKinsey alzò una mano. «Non intendo mercanteggiare sulla cifra già concordata. Tuttavia...» Sostenendo il suo sguardo, indurì il volto e il tono di voce. «Vi spiegherò l'unico sistema per rapire Eliza Cynster, strappandola ai parenti troppo protettivi senza ricorrere alla violenza, ma in cambio vi chiederò una cosa.» Il furfante rimase perplesso e lasciò passare un intero minuto prima di chiedere: «Ossia?». McKinsey fu abbastanza assennato da non sorridere in segno di trionfo. «Che pianifichiamo insieme il sequestro, dal momento in cui entrerete in azione fino a quando mi consegnerete Miss Cynster.» Scrope rifletté ancora e infine, in modo piuttosto prevedibi7
le, notò: «Tanto per essere chiari, mi volete imporre come svolgere il compito». «No. Desidero soltanto assicurarmi che il vostro modo di lavorare risponda in pieno ai miei desideri. Suggerisco che, dopo aver seguito le mie indicazioni per effettuare il rapimento, mi illustriate in ogni fase come intendete procedere. Se sono d'accordo, andrete avanti. Altrimenti prenderemo in esame le possibili alternative e sceglieremo quella più soddisfacente per entrambi.» Puntava sull'incapacità di Scrope di rinunciare alla sfida di rapire la giovane Cynster. Scrope distolse lo sguardo, cambiò posizione sulla sedia e infine fissò il suo interlocutore di nuovo negli occhi. «D'accordo, accetto.» Dopo un istante − se fosse stata un'altra persona, McKinsey gli avrebbe stretto la mano per suggellare il patto, invece rimase immobile, in attesa − domandò: «Allora, dove e come posso catturare Eliza Cynster?». Lui glielo spiegò. Prese di tasca una copia piegata della Gazette di Londra e gli indicò un annuncio. Scrope non era al corrente dell'evento e probabilmente non ne avrebbe colto da solo le potenzialità. Dopo di che, non fu difficile mettere a punto i particolari del sequestro e del viaggio di ritorno a Edimburgo. Tutti e due convenivano che era opportuno ripartire da Londra a tutta velocità. «Poiché non la dovrò eliminare, preferirei metterla in mano vostra al più presto.» «Sono d'accordo.» McKinsey fissò i suoi occhi scuri. «Non ha senso corteggiare il pericolo più a lungo del necessario.» Scrope contrasse le labbra, ma non parlò. «Rimarrò in città» proseguì McKinsey, «così sarò subito reperibile al vostro ritorno e vi libererò di Miss Cynster.» Il futuro rapitore annuì. «Invierò un messaggio all'indirizzo tramite il quale abbiamo concordato questo incontro.» McKinsey intrappolò il suo sguardo. «Un punto che occorre ribadire: mentre Eliza Cynster è sotto la vostra sorveglianza, non deve subire alcun danno, di nessun genere. Ammetto che potrebbe essere opportuno sedarla per portarla via dalla dimora in silenzio, ma in seguito sono certo che voi e i vostri colleghi sarete capaci di tenerla calma e tranquilla durante il viaggio, 8
senza ricorrere ad altre droghe o a costrizioni non necessarie. Raccontare che veniva riportata a casa secondo gli ordini del tutore si è rivelato efficace per tenere sotto controllo Heather Cynster. Funzionerà altrettanto bene per la sorella.» «Perfetto, useremo lo stesso pretesto.» Scrope parve ripensare al piano, poi fissò McKinsey dritto negli occhi. «Dunque siamo d'accordo. Secondo i miei calcoli, torneremo a Edimburgo con Miss Cynster e saremo pronti a consegnarvela entro la quinta mattina dopo il sequestro.» «Ottimo. Lungo il percorso che abbiamo stabilito dovreste evitare ogni ostacolo.» Il malfattore sorrise per la prima volta. «Proprio come dite voi.» McKinsey si alzò in piedi. Scrope lo imitò. Non era basso, ma veniva sovrastato dall'altro. Comunque s'illuminò in volto mentre affermava con sicurezza: «State tranquillo. Vi potete fidare di me e dei miei colleghi. Sono ansioso quanto voi di condurre a termine con successo la missione». Incurvò le labbra mentre si dirigevano insieme verso l'uscita della taverna. «Come avete giustamente notato, mi renderà celebre.» Come avete giustamente notato, mi renderà celebre. Con le mani nelle tasche dei calzoni, il pastrano aperto e il vento che gli soffiava in viso, il nobile mascherato da McKinsey era in piedi su un affioramento roccioso, a poca distanza dalle mura dell'Holyrood Palace. Con lo sguardo puntato verso casa sua, a settentrione, si ripeteva le parole di saluto di Scrope. Non era tanto la frase a preoccuparlo − in fondo gliel'aveva suggerita lui − quanto l'entusiasmo quasi fanatico del tono, il piacere profondo e inquietante che esprimeva. Quell'uomo vanaglorioso teneva troppo ad alimentare la propria fama, molto più di quanto lui apprezzasse. Il laird avrebbe preferito non trattare con gente del suo stampo, ma a mali estremi estremi rimedi. Se non avesse rapito una della sorelle Cynster per condurla a nord e mostrarla alla madre, dichiarandola rovinata, questa non gli avrebbe restituito il calice cerimoniale che aveva rubato e nascosto con cu9
ra. E se lui non avesse dimostrato di possedere il suddetto calice il primo di luglio, avrebbe perso il castello e i terreni, sarebbe stato costretto a restare a guardare mentre la sua gente, il suo clan, veniva espropriata e scacciata dai poderi coltivati per secoli. Avrebbe perduto per sempre il suo retaggio, insieme a tutti loro. Non gli sarebbe rimasto nulla, tranne i due bambini che aveva promesso di allevare come figli suoi. Ma anche questi sarebbero stati privati del loro posto al mondo, l'unico in cui fossero davvero a casa. Il fato non gli aveva lasciato altra scelta che soddisfare le richieste della madre, per quanto folli. Purtroppo il primo tentativo era fallito. PoichĂŠ il laird aveva preferito tenersi lontano dall'azione e, allo stesso tempo, evitare il piĂš possibile di fare ricorso alla forza, aveva assoldato un paio di furfanti piuttosto abili, noti come Fletcher e Cobbins. I due compari avevano rapito Heather Cynster e l'avevano portata in Scozia, ma la ragazza era riuscita a scappare grazie all'intervento di un nobile inglese, un certo Timothy Danvers, Visconte Breckenridge. E si era fidanzata con lui. A quel punto McKinsey era stato obbligato a incaricare Scrope di sequestrare Eliza Cynster. La cosa non gli garbava affatto, per quanto tentasse di giustificarla con la logica; si sentiva irrequieto, sottosopra, a disagio per l'accordo appena stabilito. Gli istinti lo punzecchiavano e irritavano, come se avesse indossato una camicia ruvida. Non aveva avuto gli stessi dubbi riguardo a Fletcher e Cobbins; benchĂŠ capaci di violenza, non erano tipi da prendere in considerazione l'omicidio, almeno non alla leggera. Invece Scrope, di norma, veniva assunto proprio per uccidere. In quel caso non era previsto, ma la sua nota propensione per l'omicidio era tutt'altro che rassicurante. Tuttavia era urgente avere in mano Eliza Cynster. McKinsey aveva chiesto a Fletcher e Cobbins di rapire una qualunque delle sorelle: Heather, Eliza o Angelica. Ma quando loro avevano catturato la prima, si era reso conto, sollevato, 10
che era proprio lei quella giusta. A venticinque anni suonati, ormai considerata zitella, pareva perfetta per la proposta che intendeva farle. Invece era andata storta. Per l'intervento del destino, Heather era scappata con Breckenridge. McKinsey non si era allarmato più di tanto, sapendo di avere una buona alternativa in Eliza; a ventiquattro anni, era adatta ai suoi fini quasi quanto la sorella maggiore. Se però non fosse riuscito a trattenerla... Angelica era la terza, la più giovane nel ramo principale della famiglia Cynster. In teoria sarebbe andata bene, ma aveva soltanto ventun anni. Lui preferiva non avere a che fare con una ragazza della sua età. Riusciva a dar prova di pazienza se necessario, tuttavia non era una sua qualità innata. Persuadere una sventata principessina ventunenne ad assecondarlo esigeva un tatto molto maggiore di quanto lui ne possedesse. E l'alternativa di costringerla con la forza richiedeva un cuore gelido che gli mancava. Se lo avesse fatto, sarebbe stato perseguitato dai rimorsi. Quindi... Eliza Cynster era quella giusta, e per averla occorreva un uomo del talento di Scrope, animato dall'ambizione. Lui si era impegnato a garantire che fosse comoda e rimanesse al sicuro, per evitare che qualcosa andasse male. Tuttavia... Mentre contemplava la foschia purpurea sull'orizzonte, le montagne oltre le quali, a parecchie miglia di distanza, c'era casa sua − la valle, il loch e il castello − tentava di convincersi che aveva fatto il possibile, che a quel punto poteva tornare tra la sua gente, dai bambini, e tornare in seguito a Edimburgo, in tempo per aspettare Scrope ed Eliza Cynster. L'onore innanzi tutto. Il motto di famiglia, le parole incise nella pietra sopra il portone d'ingresso del castello e sui camini delle sale principali. L'onore non gli consentiva di allontanarsi. E lo tormentava come un formicolio sottopelle. Dopo aver sguinzagliato Scrope contro i Cynster, avergli spiegato come far scomparire Eliza da sotto gli attenti nasi dei 11
familiari e aver dato il via al piano, l'onore gli imponeva di stare in guardia. Di seguire Scrope e sorvegliarlo di nascosto per assicurarsi che andasse tutto bene. Per accertarsi che non volesse strafare. Continuò a scrutare l'orizzonte, oltre le pianure delle lowlands, verso le lontane highlands. Mentre il sole calava a ovest e il buio si avvicinava, il laird rimase immobile, colto dalla nostalgia della pace, del silenzio profondo, del profumo dei pini e degli abeti. Le ombre s'infittirono. Infine lui si raddrizzò e, con le mani ancora in tasca, si girò, tornò sulla strada e si diresse alla sua dimora in città. A capo chino, con lo sguardo puntato sui ciottoli, compose una lettera per il castaldo per informarlo che, a causa di alcuni contrattempi, sarebbe rincasato dopo qualche settimana. E a quel punto... si augurava di cuore di poter tornare nelle highlands a cavallo, con Eliza Cynster al fianco.
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1 St. Ives House, Grosvenor Square, Londra «Non è giusto» borbottò tra sé Elizabeth Marguerite Cynster, per tutti Eliza, da sola all'ombra di un'enorme palma in vaso, addossata a una parete della sala da ballo del cugino più vecchio. Quella sera il magnifico salone ducale, sfavillante di luci, ospitava la crème de la crème della buona società, agghindata nei rasi e nelle sete migliori, ingioiellata e inanellata, fremente di gioia e allegria. Poiché ben pochi membri del ton erano disposti a declinare un invito a ballare il valzer a un ricevimento tenuto da Honoria, Duchessa di St. Ives, e dal potente marito Devil Cynster, l'enorme locale era affollatissimo. La luce dei lampadari scintillanti splendeva su elaborate acconciature e brillava dal cuore di innumerevoli diamanti. Gli abiti variopinti delle signore turbinavano nella danza, creando un mare mutevole di toni vivaci, in contrasto con il classico bianco e nero dei cavalieri. Risate e conversazioni animate aleggiavano per la sala e una mescolanza di profumi saturava l'aria. Sullo sfondo, un'orchestrina si sforzava di eseguire uno dei valzer più noti. Eliza guardava Heather, la sorella maggiore, mentre volteggiava per la sala tra le braccia del fascinoso futuro marito, ex libertino preferito del bel mondo, Timothy Danvers, Visconte Breckenridge. Anche se il ballo non era stato organizzato al preciso scopo di festeggiare il loro fidanzamento, di 13
annunciarlo in via ufficiale in società, l'espressione ammaliata di Breckenridge ogni qualvolta posava gli occhi sull'amata era assai eloquente. L'ex beniamino delle dame si era consacrato a Heather. Lo stesso valeva per lei. Gli occhi scintillanti di gioia lo dichiaravano al mondo intero. Nonostante il malumore, dovuto in buona parte agli avvenimenti che avevano portato al fidanzamento, Eliza era davvero felice per la sorella. Tutt'e due avevano passato anni − in senso letterale − a cercare i rispettivi eroi tra i membri del bel mondo, nei salotti e nei saloni da ballo in cui le giovani signore come loro avrebbero dovuto limitarsi a dare la caccia ai migliori partiti. Tuttavia né lei né Heather né Angelica, la sorella minore, avevano avuto la fortuna di identificare l'uomo ideale. Avevano quindi concluso che era impossibile trovarlo nelle cerchie abituali e deciso, come logico, di estendere la ricerca negli ambienti frequentati dai gentiluomini più sfuggenti, seppur raccomandabili. La strategia aveva funzionato per Amanda, la loro cugina più grande e, in maniera un po' diversa, anche per la gemella Amelia. Si poteva dire lo stesso per Heather, benché si trattasse di uno sviluppo imprevisto. Era evidente che per rintracciare il vero eroe, le ragazze Cynster si dovevano spingere al di fuori dei confini stabiliti. Questa era proprio l'intenzione di Eliza, ma, a causa della disavventura capitata a Heather pochi minuti dopo aver messo piede in un mondo più osé − ossia il rapimento, il salvataggio da parte di Breckenridge e la fuga insieme a lui − era emerso un complotto contro le sorelle Cynster. Nessuno sapeva se il bersaglio fossero soltanto Heather, Eliza e Angelica, o anche le cuginette Henrietta e Mary. Se ne ignoravano i moventi e non si sapeva nemmeno che pericoli corresse l'eventuale vittima, a parte il sequestro e, forse, l'essere portata in Scozia. Non c'erano neppure indizi concreti su chi fosse il mandante, ma il risultato era che Eliza e le altre tre Cynster ancora prive di fidanzato erano sottoposte a 14
continua vigilanza. Lei non era più riuscita a uscire dalla casa dei genitori senza che uno dei fratelli o dei cugini, tutti terribili, le comparisse al fianco. E le facesse la guardia. Ormai le era impossibile fare mezzo passo fuori dalla cerchia limitata dei gradini più alti dell'aristocrazia. Se Eliza avesse tentato, la grossa mano di un fratello o di un cugino l'avrebbe afferrata per il gomito e trascinata indietro senza tante cerimonie. Un simile comportamento da parte loro era, doveva ammetterlo, comprensibile, ma... «Per quanto tempo ancora?» Il cordone protettivo era in funzione da tre settimane e non accennava ad allentarsi. «Ho già ventiquattro anni. Se non trovo presto il mio eroe, l'anno prossimo sarò fuori gioco.» Non era abituata a lamentarsi, ma a quel punto la serata volgeva al termine e, come sempre in quelle occasioni, non le era capitato nulla. Per questo stava appoggiata al muro all'ombra della palma; era stanca morta di sorridere e fingere di provare interesse per i giovanotti bene educati che, da ore, gareggiavano per attirare la sua attenzione. Poiché era di ottima famiglia e munita di una cospicua dote, non le erano mai mancati gli aspiranti Romeo. Purtroppo, però, Eliza non aveva mai avuto voglia di recitare con loro il ruolo di Giulietta. Come Angelica, era convinta di poter riconoscere il suo eroe se non a prima vista, secondo la teoria della sorellina, almeno dopo aver trascorso qualche ora in sua compagnia. Heather, invece, non ne era mai stata tanto sicura; del resto conosceva Breckenridge da parecchi anni, anche se non bene, e fino alla recente avventura non si era accorta che era l'uomo giusto per lei. Aveva riferito che Catriona − una cugina acquisita − in quanto rappresentante terrena di una divinità nota in una parte della Scozia come la Signora, aveva un'arcana capacità di sapere, e le aveva accennato alla necessità di vedere con chiarezza il suo eroe, consiglio che si era rivelato prezioso. Le aveva quindi dato una collana con un ciondolo che aiutava le ragazze a identificare il vero amore, con l'indicazione 15
di passarla a Eliza e poi ad Angelica, e in seguito a Henrietta e Mary, prima di riportarla in Scozia per consegnarla a Lucilla, sua figlia. Portandosi una mano al collo, Eliza tastò la catenella inframmezzata da perline di ametista; il pendente di quarzo rosa era nascosto tra i seni. La collana era coperta dal pizzo delicato del fisciù alla moda e del colletto che riempiva la profonda scollatura dell'abito di seta dorata. Al momento la collana era sua, quindi dov'era l'eroe che avrebbe dovuto riconoscere? Come ovvio, non in quel palazzo. Nessun gentiluomo all'altezza del ruolo era comparso per miracolo. Non che lei se lo fosse aspettata, non certo nel cuore dell'aristocrazia. Eppure si sentiva delusa e abbattuta. Nel trovare l'anima gemella, Heather − in modo del tutto involontario − le aveva messo il bastone tra le ruote. L'eroe dei suoi sogni non frequentava il bel mondo, ma Eliza era impossibilitata a uscirne per cercarlo. «Cosa diavolo posso fare?» Un cameriere che si aggirava ai margini del salone con in mano un vassoio d'argento la sentì e si girò a scrutare nell'ombra. Quando la riconobbe, rilassò il volto e avanzò. «Miss Eliza.» Sollevato, le rivolse un inchino e le avvicinò il vassoio. «Un gentiluomo mi ha chiesto di consegnarvelo, almeno mezz'ora fa. Non riuscivamo a rintracciarvi tra la folla.» Chiedendosi quale noioso giovanotto le inviasse un messaggio, prese il biglietto piegato. «Grazie, Cameron.» Il domestico lavorava presso i suoi genitori ed era stato mandato a St. Ives House per aiutare durante il grandioso ballo. «Chi era? Lo sapete?» «No, Miss Eliza. Non è stato consegnato a me, ma a un altro. È stato passato di mano in mano.» «Grazie ancora.» Eliza lo congedò con un cenno. Dopo un breve inchino, Cameron si ritirò. Lei aprì il biglietto senza grandi aspettative. La scrittura era spavalda e decisa. Uno stile assai maschile. 16
Inclinando il foglio per esporlo alla luce, Eliza lesse: Incontratemi nel salottino sul retro, se ne avete il coraggio. No, non ci conosciamo. Non ho firmato il messaggio perché il mio nome non vi direbbe niente. Non siamo stati presentati e nessuna tra le matrone presenti si presterebbe a farlo. Tuttavia il semplice fatto che mi trovi qui al ballo garantisce per le mie origini e la mia classe sociale. Inoltre so dove si trova il salotto. Credo sia giunto il momento di incontrarci a tu per tu, almeno per capire se intendiamo stabilire tra noi qualche tipo di rapporto. Termino la nota come l'ho iniziata: incontratemi nel salottino sul retro, se ne avete il coraggio. Vi aspetto. Eliza non poté impedirsi di sorridere. Che... impertinenza! Che ardire! Inviarle un messaggio simile a casa del cugino, sotto il naso delle gran dame della sua famiglia. Comunque, chiunque fosse, era in quella casa, e se sapeva come arrivare al salottino sul retro... Rilesse il biglietto, rifletté e infine decise che non c'erano motivi per evitare di recarsi di soppiatto in quel locale e scoprire chi avesse osato scrivere il messaggio. Sbucò quindi dal nascondiglio e, a passi rapidi, cercando il più possibile di passare inosservata, girò attorno al salone, ancora pieno di gente. Era sicura che l'autore di quelle righe avesse ragione: non erano mai stati presentati. Nessun gentiluomo di sua conoscenza, infatti, si sarebbe mai permesso di spedirle uno scandaloso invito a incontrarsi in privato dentro St. Ives House. La curiosità si destò, unita a un fremito di eccitazione. Forse era proprio quello il momento in cui si sarebbe presentato l'eroe dei suoi sogni. Uscì da una porta secondaria, percorse in fretta un corridoio, poi svoltò in un altro e un altro ancora, sempre più in penombra, diretta a un angolo dell'immensa magione. Situato nell'area privata, lontano dalle sale di ricevimento e dal loro 17
chiasso, il salottino era affacciato sui giardini dietro il palazzo; spesso Honoria vi trascorreva i pomeriggi, intenta a sorvegliare i bambini che giocavano sul prato. Infine Eliza giunse in fondo all'ultimo corridoio, davanti al salotto. Senza esitare, girò la maniglia ed entrò. Le lampade erano spente, ma la luce della luna si riversava dalle finestre e dalla porta vetrata del terrazzo. Si guardò attorno, ma non vide nessuno. Quindi richiuse e s'inoltrò nel locale. Forse lo sconosciuto aspettava seduto in una delle poltrone rivolte verso l'esterno. Si avvicinò, ma si accorse che erano vuote. Accigliata, si fermò sui suoi passi. Forse aveva rinunciato ad attendere e se n'era andato? «Ehilà?» Fece per voltarsi. «C'è qualcuno...» Sentì un fruscio alle sue spalle. Ruotò su se stessa... Troppo tardi. Un braccio robusto le cinse la vita e la trasse con violenza contro un solido corpo maschile. Lei dischiuse le labbra... Una mano enorme le sbatté un panno bianco sul naso e sulla bocca. E ve lo trattenne. Eliza si dibatté, prese fiato... L'odore era dolciastro, disgustoso... I muscoli si sciolsero. Mentre si accasciava, tentò di girare la testa, ma il grosso palmo seguì il suo movimento, trattenendo l'orribile pezza. Finché la realtà si dissolse e le tenebre l'avvolsero. Eliza riprese coscienza ondeggiando in maniera nauseante. Dondolava e oscillava, incapace di smettere. Poi i sensi si destarono e lei riconobbe il fracasso delle ruote sui ciottoli. Una carrozza. Si trovava a bordo di una carrozza e veniva condotta... Mio Dio, sono stata rapita! Lo spavento, seguito dal puro panico, la trapassò da parte a parte. E l'aiutò a tornare in sé. Non aveva ancora tentato di aprire gli occhi; le palpebre parevano appesantite, così come le membra. Persino sollevare un dito richiedeva uno sforzo. Non le sembrava di avere le mani o i piedi legati ma, poiché riu18
sciva appena a radunare le forze per pensare, non aveva un'importanza immediata. C'era una persona... anzi due, nell'abitacolo insieme a lei. Restando accasciata in un angolo, con la testa penzolante in avanti, acuì i sensi. Ebbe solo conferma che c'era qualcuno al suo fianco e qualcun altro sul sedile di fronte, quindi lasciò oscillare il capo approfittando del dondolio del veicolo, poi si costrinse a dischiudere le palpebre quanto bastava per spiare tra le ciglia. Davanti c'era un uomo, un gentiluomo, a giudicare dall'abbigliamento. Il viso era austero, piuttosto lungo, e la mascella squadrata. I capelli erano castano scuro, ondulati, con un buon taglio. Era alto e robusto, ma snello. Probabilmente era suo il corpo contro cui era stata sbattuta nel salotto, così come la mano che le aveva tenuto sul volto la pezza maleodorante. La testa le doleva da impazzire; lo stomaco sobbalzava al ricordo dei vapori emanati dal panno. Inspirando profondamente con il naso, Eliza evitò di pensarci e spostò l'attenzione sulla persona al suo fianco. Una donna. Senza girare la testa non la poteva vedere in faccia, ma la gonna suggeriva che si trattava di una cameriera per signore. E di alta classe, forse un'addetta al guardaroba. Il tessuto nero era di una qualità superiore a quella portata dalle comuni domestiche. Proprio come con Heather. Anche alla sorella i rapitori avevano fornito una cameriera. La famiglia l'aveva intesa come una prova che il mandante era un aristocratico; a chi altro, infatti, sarebbe venuta in mente un'idea simile? Era lui l'uomo sul sedile di fronte? Un'altra rapida occhiata smentì la supposizione. Heather era stata rapita da furfanti prezzolati, e benché l'uomo e la cameriera sembrassero un gradino più in alto rispetto a quelli descritti dalla sorella avevano comunque l'aria di svolgere un lavoro per conto di altri. Intanto la mente si schiariva e ragionare diventava più facile. Se si trattava di una ripetizione del sequestro precedente, erano diretti a nord, in Scozia. Eliza puntò lo sguardo fuori dal 19
Progetti di nozze VICKY DREILING Inghilterra, 1821 - Di fronte all'ultimatum del padre, Colin, Conte di Ravenshire, non può fare altro che sacrificare la propria libertà di scapolo e rassegnarsi a prendere moglie per mantenere la proprietà della tenuta di Sommerall. Tanto più che ha la soluzione proprio sotto gli occhi! Lady Angeline non è certo la candidata perfetta per un aristocratico, visto il recente scandalo che l'ha coinvolta, e tuttavia Colin, che non ha mai badato alle apparenze, è convinto che il matrimonio tra loro possa funzionare. Quando glielo propone, però, ottiene dalla giovane un deciso e inaspettato rifiuto. Ma lui non ha intenzione di darsi per vinto, e questa volta non perché ha assolutamente bisogno di sposarsi...
Il cavaliere di Eliza Cynster STEPHANIE LAURENS Inghilterra - Scozia, 1829 - Quando Eliza Cynster decide di gettare al vento ogni cautela e recarsi a un misterioso appuntamento, è convinta che un simile gesto possa al massimo scalfire la sua irreprensibile reputazione, e invece si ritrova su una carrozza che corre veloce verso nord. Intontita dal laudano e tramortita dalla paura, riesce ugualmente a trovare la forza di reagire quando scorge un gentiluomo a cavallo: la parola aiuto, sillabata dai vetri del finestrino, è la sua unica speranza di salvezza. Mentre le giornate di prigionia si allungano davanti a lei, Eliza non fa che pensare al bellissimo cavaliere, sognando che giunga a salvarla. È il suo viso che le riscalda il cuore in quel difficile momento, seppure solo nell'immaginazione, e così, quando lui la libera davvero, Eliza non riesce a capire quali sono i suoi veri sentimenti...
I desideri di un duca ANNA CAMPBELL Inghilterra - Europa, 1828 - Cresciuto all’ombra dei numerosi scandali in cui sono stati coinvolti i suoi genitori, Camden Rothermere, Duca di Sedgemoor, è convinto che nel matrimonio l’amicizia e il rispetto contino più della passione e dell'amore. Per questo è deciso a sposare una pacata fanciulla senza grilli per la testa, che lo aiuti a restituire rispettabilità al nome della famiglia. Proprio quando crede di aver individuato la donna adatta, però, un amico in punto di morte gli chiede di rintracciare la sorella sul Continente e riportarla in Inghilterra. È un favore che Cam non può rifiutarsi di esaudire, anche se lei, Penelope Thorne, nove anni prima ha respinto la sua proposta di matrimonio. Quel rifiuto gli brucia ancora, e la cosa peggiore è che non appena la rivede si riaccendono in lui le stesse, conturbanti sensazioni di un tempo...
Un'innocente avventura JULIA LONDON Inghilterra, 1816 - L'eco dei pettegolezzi suscitati dal comportamento poco ortodosso di Honor e Grace si è ormai spento, eppure Prudence Cabot è convinta che le ripercussioni sulla sua vita siano evidenti anche a quattro anni di distanza. Altrimenti perché, alla sua età, nessuno l'ha ancora chiesta in moglie? Poco importa che la sua condotta sia stata irreprensibile; le conseguenze dei temerari piani delle sorelle per trovare marito hanno condannato lei a rimanere zitella e questo la rende triste e intrattabile. Così accetta l'invito di una cara amica, nella speranza che allontanarsi da casa possa risollevarle il morale... e finisce per cacciarsi in un mare di guai. Durante il viaggio, infatti, si lascia coinvolgere nelle peripezie di un affascinante straniero appena giunto dall'America e...
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