Il diario di Cinzia

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TERZO TEMPO

Collana ideata e diretta da Lidia Ravera


CINZIA BLOOM

Il diario di Cinzia


Immagine di copertina: Manuela/Image Source/Getty Images © 2021 Cinzia Bloom Harmony Terzo Tempo Collana a cura di Lidia Ravera in accordo con The Italian Literary Agency Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Terzo Tempo aprile 2022 HARMONY TERZO TEMPO ISSN 2785 - 3616 Periodico bimestrale n. 3 dello 06/04/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 183 del 21/09/2021 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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2019, 3 SETTEMBRE, MARTEDÌ. MEZZOGIORNO. MANCANO 365 GIORNI AL CAPOLINEA. 3 settembre 1960 Livio Berruti ha appena coperto una distanza di 200 metri in 20 secondi e 5 decimi di secondo. Record olimpico. Siamo alla diciassettesima edizione dei Giochi olimpici. La prima trasmessa per televisione. Quella che si svolse a Roma. Sergio aveva già sei anni. Vide Berruti tagliare il traguardo. E grazie a Berruti riesce a ricordarsi il mio compleanno. Non tutti gli anni, ma abbastanza spesso. Sono nata il giorno del record di un velocista molto presente nel suo cuore. A Livio Berruti ha voluto intitolare il maschio 5


della coppia di gemelli che abbiamo prodotto insieme. Voleva chiamare la femmina Livia. Io mi sono opposta. L'ho convinto a ripiegare su Martina, come la Navratilova, tennista. Vincitrice del doppio femminile a Wimbledon nel 1976. E qualcosina d'altro dopo... Livio e Martina sono la mia consolazione. E sa Dio se ne ho bisogno. Nutro per i miei compleanni una avversione sincera. Non l'ho mai confessata a nessuno, perché me ne vergogno. Fingo che mi piaccia moltissimo essere festeggiata. In realtà vorrei cancellarlo dai calendari, il 3 settembre. È l'unico giorno dell'anno che vorrei cancellare. Eppure mi scoccia moltissimo quando Sergio non mi fa gli auguri. Voglio che tutti si ricordino del mio compleanno e che tutti se ne dimentichino. Contradditorio? E allora? Alla mia età hai il diritto di contraddirti, di dimenticare quello che vuoi dimenticare, di inventare quello che non ti ricordi. Stamattina Sergio non mi ha fatto gli auguri. 6


Allora gli ho detto: «Amore, è il giorno di Livio Berruti». Era sulla porta. È riuscito a sistemarsi in faccia una specie di sorriso e mi ha grugnito un "buon compleanno" che avrebbe scoraggiato Miss Buonumore Mondiale. Sergio: da un po' di tempo a questa parte lo osservo mentre non mi guarda. E mi sento sparire. Esagero? Forse. Il compleanno mi fa scendere l'umore verso il basso. In genere. Ma oggi è peggio: compio quest'età stupida, una cifra che sembra il cartellino del prezzo su una merce scadente: cinquantanove euro e novanta centesimi. Diciamo sessanta euro, no? Tanto domani, o dopodomani, piomberanno su di te, i maledetti sessanta. I terzi "anta" della tua lunga vita, il terzo tempo, la terza età. I cinquantanove sono soltanto un preavviso, poi arriverà il decreto di sfratto. Sfratto dalla parte vivace della vita. Oddio. Pensiamo a qualcosa di positivo. 7


Mi obbligo a scrivere un elenco degli aspetti positivi e negativi della mia vita. Ho deciso di farlo tutte le volte che mi scende l'umore sotto il livello di guardia. POSITIVI La telefonata di Livio. Durata: un minuto e due secondi. Ha detto tre volte: mamma. Non ha chiuso la comunicazione per primo. Invece di dire ciao ha detto ti abbraccio. La telefonata di Martina. Durata: trentacinque minuti. Si è consumata l'acqua nella pentola. Le cime di rapa si sono attaccate sul fondo, c'era un odore tremendo, tipo bosco in fiamme, ho dovuto aprire le finestre. Abbiamo riso. Se ridi con una figlia scorpione e ti abbraccia il suo gemello, maschio e scorpione, vuol dire che non hai vissuto invano. La foto di Fiamma, che Martina mi ha inviato su WhatsApp. Fiamma col tutù al saggio di danza. Dodici anni di pura grazia. Tanti auguri, nonna Cinzia. Nonna Cinzia sono io, ma c'è anche l'altra 8


nonna, nonna Sofia. Nonna Sofia non posso metterla fra i positivi, neanche per far contenta Fiamma che ci ama tutte e due, ama tutte e due le sue nonne. Viva il cuore spazioso dei bambini. A me urta i nervi. Come sempre accade per consolarti di aver compiuto un altro anno ti fanno dei regali. Li elenco fra i POSITIVI. Il regalo di Sandra: un abbonamento alla rivista dove lavora. Tu Donna. Un mensile che ti fa sentire brutta a ogni pagina, perfino i pannoloni li fanno indossare a una attempata Miss Mondo che dimostra massimo quarant'anni. Ma tant'è, un po' di patinato fa bene, dice sempre Sandra. Sandra dice anche: le donne che non lavorano prima o poi diventano sciattone. Io la correggo: intendi le donne che non lavorano fuori casa, cara? Lei si scusa. Certo, intendevo fuori casa. (Sì, io sono una casalinga! Lo so che adesso non sono più di moda, le casalinghe, che è quasi un marchio d'infamia saper stirare, cucinare con gioia, fare la spesa con cautela, rifare i letti 9


con precisione. Ma pazienza. Io non sarei più felice timbrando il cartellino da qualche parte pur di uscire di casa. Esco di casa quando voglio, da quando i gemelli sono volati via, e parliamo di vent'anni fa; se mi organizzo bene, ho il tempo per uscire tutti i giorni. E vedo un sacco di piccoli musei. Entro nelle chiese dove qualcuno suona l'organo. Ascolto un violinista di strada che si esibisce sempre sotto lo stesso ponte. Eccetera. Meglio che portare il caffè a un qualsiasi imbecille in carriera e rispondergli al telefono e ricordargli l'appuntamento col dentista. Fine della perorazione. Ho fatto la casalinga tutta la vita e mi sta bene, punto.) Il regalo di Brunella: una bottiglia di vino dolce. Piace solo a me. Così Sergio non me la beve. Carino. Ma il più sorprendente è il regalo di Stefania: tredici rose rosse. Con un biglietto firmato Mister X. Alla fascinosa Cinzia, con amore. Mi ha fatta sorridere, Stefania. Ho riconosciuto la sua calligrafia, ovviamente. Ho sorriso perché conosco il motivo per cui l'ha fatto. Stefania detesta Sergio. 10


E sperava che quelle rose lo destabilizzassero. È una vita che mi augura un litigio, uno di quelli belli, a schiaffoni. Poi lei arriva e mi salva e lo fa sbattere in galera. Quella romanziera di Brunella (fa l'insegnante di yoga ma legge un sacco di romanzi) si è ficcata in testa che Stefania è sempre stata un po' innamorata di Sergio, ma lui non l'ha mai guardata perché detesta le donne cicciottelle. Non è vero niente. Nessun amore contrastato dalla prevalenza dell'adipe. Si sono antipatici, tutto qua. Capita. E non è una tragedia. Io e Sergio siamo sposati da quasi quarant'anni, con Stefania eravamo al liceo insieme. È da quando le ho annunciato il nostro fidanzamento, nel lontano 1979, che Stefania mi disapprova. Mi sono abituata e non mi dà più fastidio. Neanche a Sergio dà fastidio, perché non se ne è mai accorto. Non fa caso alle mie amiche. Dice che non le distingue una dall'altra. Dovrebbero aver vinto come minimo un campionato di rugby femminile per attirare la sua attenzione. 11


Ma le mie amiche sono tutte gatte da cesto come me. Nessuna inseguirebbe mai una palla, nemmeno se gliela tirano fra i piedi. Siamo più tipi che si iscrivono in palestra pensando che al loro metabolismo basti il gesto, la decisione, al massimo il pagamento della prima rata. Lui pure in palestra non ci va più, da quando si è macinato le cartilagini perché correva troppo, nuotava troppo, sciava troppo e giocava a calcetto tutte le domeniche. Adesso sta sempre sul divano, ma guardando gli sport degli altri: la Formula 1, il tennis, il calcio, il rugby, le corse dei cavalli e la boxe. La pallanuoto no, perché dice che lo rende nostalgico. Stefania non è fra i suoi programmi preferiti. E secondo Stefania neanche io. Dice che Sergio mi sottovaluta e che allora finisce che anche io mi sottovaluto. E pare che sottovalutarsi sia un crimine autolesionista come suicidarsi con un'overdose di psicofarmaci, come non fare carriera. In realtà, io non inghiotto neanche mezza aspirina e dormo come un bebè, lei non va a letto senza dieci gocce di Lexotan. Chi è quella messa peggio? 12


Non importa, a Stefania voglio bene lo stesso. E lo so che sperava di far incazzare Sergio con quelle rose e quel biglietto. Ma Sergio non ci farà caso, alle rose rosse. Per pranzo non viene mai a casa. Vedremo stasera. NEGATIVI Il fatto in sé. Cioè: compiere gli anni. Pensavi che non sarebbe mai successo. Che non avresti mai avuto quarant'anni. Con fatica li hai accettati, ma mentre eri lì che lottavi per accettarli erano diventati quarantasette. A quarantotto ti sentivi quasi bene e in un attimo sono arrivati i cinquanta. Una cinquantenne io? Ti sei ribellata fino a cinquantasei, poi hai provato a piacerti lo stesso. Ti sei recitata il tuo aspetto con uno sguardo positivo: cinquantasei anni, un metro e sessantacinque, cinquantacinque chili più uno di troppo che varia in base all'assunzione di gelati al cioccolato; folti capelli biondo cenere dove la cenere è tua e il biondo è del parrucchiere, rughe lievi e utili per non sembrare rifatta, caduta delle palpebre sotto controllo, zigomi prestanti. Hai deciso di adorare i tuoi zigomi e ti sei finalmente abituata all'idea di essere una cinquantenne. Bene: 13


quest'anno lo sarai per l'ultima volta, poi la voragine dei sessanta, quel territorio arido e inospitale a cui nessuno dichiara volentieri di appartenere ti inghiottirà per sempre. Non so da che parte incominciare a consolarti, cara me stessa. Forse se fosse qui Livio... ma Livio vive a Milano. Stasera verrà a cena Martina con Fiamma e senza Guido. Guido è in viaggio di lavoro anche se al momento non lavora (ma nonna Sofia ha un negozietto a Cala Galera dove paghi cinquanta euro un fazzoletto di cotone perciò... anche andare da mamma può diventare un viaggio di lavoro. Se il lavoro si misura dal guadagno). Comunque Martina e Livio sono l'unico vero antidoto al negativo da compleanno: la loro età dà senso alla mia. Come avrei potuto produrre due gemelli di trentanove anni se non ne avessi almeno cinquantanove? POSITIVI Ora preparo la mia cena di compleanno: cocktail di scampi, che piace a Fiamma. Linguine ai frutti di mare che piacciono a Sergio. Spigola al sale che piace a Martina. Patate al forno che piacciono a tutti. E per finire torta Caprese che 14


piace a Livio, anche se Livio non c'è. POSITIVI Mi piace cucinare. Per fortuna. LA SERA, PRIMA DI ANDARE A NON DORMIRE È mezzanotte e sono chiusa in bagno, seduta sul pavimento fra la tazza e il bidet. Devo scrivere subito quello che è successo. Prima che tutto diventi un ricordo e incominci a emanare un cattivo odore, come gli avanzi nel frigo. Avevo messo il mazzo di rose rosse in bella vista. Sergio le ha annusate e ha detto: «Che lusso». Nessuna curiosità per il bigliettino che avevo sistemato a favore di sguardo. Mi avrebbe fatto piacere un po' di pathos, una domanda stizzita, una curiosità scocciata. Così, tanto per dimostrare a Stefania che si sbaglia. Invece niente. Anzi: peggio che niente. Martina vede le rose: «Che belle, mamma, chi te le ha mandate?». 15


«Tuo padre» dico io. Ma lui non sente. Sta guardando la finale di non so cosa. Tennis. C'è un tipo di Bolzano che lo entusiasma perché vince sempre e ha soltanto diciannove anni. Gli ricorda la Navratilova. «Bravo, papà» dice Martina, ad alta voce. Lui non fa una piega. Ceniamo. La cena è ottima: l'unica a rimarcarlo è Fiamma, imitata da sua madre con un leggero ritardo. Poi viene il momento dei regali. Sergio mi allunga un pacchettino ben confezionato. Scarto: è un guanto da forno, giallo. «Grazie, che pensiero carino» dico, deglutendo delusione. Lui sorride soddisfatto: «Ne avevi bisogno, no?». Martina è sarcastica: «Certo, ti starà proprio bene con l'abito da sera». «Quale abito da sera?» chiede lui, preoccupato che mi sia data a qualche spesa folle. «Quello che dovrà indossare la mamma per godersi il nostro regalo» dice Martina. «Il regalo mio e di Livio. Abbiamo dovuto metterci in16


sieme per pagarlo» ride. Poi fa la faccia severa e spara: «Certo, se le prendevo due presine giallo senape ce la facevo anche da sola. A pagare...». Sergio incassa la critica senza reagire perché Sergio ha questo di bello: si astrae facilmente, l'ho capito che continua a seguire il tennis, tenendo l'iPhone sotto il tavolo. Se no perché si guarderebbe un ginocchio? Martina mi porge una busta: «Tanti auguri, mamma!». È un abbonamento per due persone, per tutta la stagione. Un abbonamento all'Opera di Roma, Teatro Costanzi. Un sogno. No, di più, qualcosa che non avrei mai nemmeno osato sognare. «Grazie, tesoro» dico, e mi si forma una lacrima che ricaccio precipitosamente. POSITIVI Io amo la lirica. Mentre stiro ascolto i vecchi vinili di mio padre. Li ascoltavo anche da bambina. Entravo in salotto di pomeriggio, nel nostro salotto non entrava mai nessuno, era per gli ospiti e gli ospiti non c'erano mai. Entravo nella penombra, le persiane accostate per non sciupare i divani, e mettevo un disco sul giradischi e ascoltavo Maria Callas, Mirella Freni, Jo17


an Sutherland e mi commuovevo, mi veniva proprio da piangere. Le ascoltavo a volume basso, perché nessuno si accorgesse di quella mia gioia segreta. A forza di ascoltarle imparai a memoria le mie arie preferite, cantate dalle soprano che mi facevano sognare. Chiudevo la porta del salotto, non accendevo la luce, non aprivo le persiane. Cantavo sopra la melodia con la mia vocetta di bambina e una volta mio padre arrivò a casa dal lavoro prima del tempo ed entrò in salotto e mi sentì cantare. Rimase fermo ad ascoltarmi. Non respirava neppure, per la sorpresa. Per l'emozione, mi raccontò dopo. E continuò a raccontarlo fino alla fine. Fino alla fine della sua vita. Morto lui nessuno ha più parlato di quel pomeriggio di cinquant'anni fa. Ecco. Adesso, come quando ero bambina, mi assale una commozione idiota. Uno di quei sentimenti scivolosi che non so sistemare né fra i positivi né fra i negativi. POSITIVI Quando i figli ti vedono, quando ti pensano e 18


cercano di renderti felice è sempre un bel momento. Mi hanno fatto un gran regalo, Livio e Martina. Non me l'avrebbero fatto se non mi amassero. L'amore dei figli per i genitori è scontato? No, niente è scontato nelle famiglie. NEGATIVI Tutte le volte che ascolto La traviata o Carmen o Luisa Miller o La bohème piango. Da quando non canto più piango con soddisfazione. Stiro, ascolto e piango. In casa non c'è nessuno fino a sera, quando torna Sergio. Posso alzare il volume quanto voglio, adesso. Posso alzare il volume alla voce di Maria Callas. Posso rivedere la bambina che sono stata, quella che cantava di nascosto. Posso rivedere la ragazza che sono stata, quella che studiava canto lirico. Poi quella che cantava. Poi quella che ha smesso di cantare. Posso rivederle tutte, le ragazze che sono stata. E posso farci pace. Oppure posso piangere. 19


Posso piangere quanto voglio nella mia casa troppo grande. Ma, seduta nella lussuosa poltrona rossa del Teatro Costanzi, all'Opera di Roma, che figura ci faccio se piango? POSITIVI Andrò all'opera. La prossima è Carmen di George Bizet. Sergio mi accompagnerà. Gliel'ha chiesto Martina. Anzi no, non gliel'ha chiesto. Ha detto: «Tu accompagnerai la mamma, ovviamente». Una constatazione.

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