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JUDY CAMPBELL
Il dottore è tornato
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Return of Dr Maguire Harlequin Mills & Boon Medical Romance © 2014 Judy Campbell Traduzione di Giovanna Seniga Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Bianca ottobre 2015 Questo volume è stato stampato nel settembre 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY SERIE BIANCA ISSN 1122 - 5420 Periodico settimanale n. 1664 del 13/10/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 377 dello 09/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 «Non posso crederci» borbottò Christine Lennox. «Cosa diavolo sta facendo quell'uomo?» Titan, il Border terrier che se ne stava disteso ai suoi piedi si rizzò e la guardò con aria interrogativa e il muso piegato di lato. «Non abbaiare, Titan!» gli ordinò lei. Aprì la finestra e si affacciò per vedere meglio cercando di sbirciare fra le ombre degli alberi. Non riusciva a distogliere gli occhi da un uomo che si sporgeva in equilibrio precario da una scala appoggiata al muro. Solo un altro cialtrone che cercava di rubare quello che poteva e alla luce del sole, per giunta! Accidenti, era ben decisa a impedirgli di andarsene con quello che aveva preso. Due furti in quindici giorni erano due furti di troppo! E questo dopo che solo tre settimane prima c'era stata la tragedia della morte della cara Isobel... Christine si ritrasse dalla finestra e si precipitò fuori seguita da Titan. Attraversò di corsa il prato mentre la sua chioma rossa sfuggiva dalle forcine e formava una zazzera scomposta. Inutile chiamare la polizia di domenica. Ci avrebbero messo ore ad arrivare. Tanta era la fretta che per poco lei e Titan non andarono a sbattere contro la scala. «Se cerchi di strappare le lastre di piombo dal tetto 5
sei in ritardo. Le hanno già prese tutte!» urlò all'uomo. «E adesso togliti dalle scatole o chiamo la polizia!» Titan sottolineò le sue parole abbaiando furiosamente e aggiungendo anche un paio di latrati. L'uomo si girò e guardò in basso con aria interdetta. Il largo fazzoletto che gli copriva la faccia permetteva di vedergli solo gli occhi. Christine pensò con disprezzo che fosse per il tentativo di non farsi riconoscere. «Stai buono, Titan!» ordinò al cane. Il cane si sedette con la lingua penzoloni e la fissò adorante. L'uomo lanciò un'occhiata al viso infuriato di Christine poi spostò lentamente il suo sguardo lungo tutto il suo corpo. Quindi tornò a fissarla in viso. «Allora, cosa c'è?» le chiese in tono irritato. Christine gli lanciò un'occhiata furibonda. «Mi sa dire cosa diavolo ci fa sul tetto?» «Prego?» ribatté lui accigliandosi. L'uomo si sporse dalla scala mentre un lampo di noia attraversava i suoi occhi azzurri. Poi si liberò del fazzoletto rivelando un bel viso abbronzato e una espressione irritata. «Niente altro che controllare la grondaia perché mi sembra arrivata alla fine.» Christine non voleva essere presa in giro. «Controllare la grondaia? Balle!» esclamò furibonda. «E adesso scenda subito di lì» gli intimò. «Non è possibile fare una conversazione finché se ne sta lì appeso.» Lui la guardò divertito. «Che Dio ci scampi da tutte le donne autoritarie...» Scese dalla scala e quando mise i piedi a terra il piccolo cane si raddrizzò pronto ad azzannargli una gamba. «Calmo, Titan! Posso benissimo affrontare questa situazione da sola.» 6
Il cane si ritrasse di malavoglia e lei si rivolse di nuovo all'uomo. «E allora, che spiegazione mi può dare?» Lui si appoggiò al muro, si mise le mani in tasca e le lanciò uno sguardo gelido. «Ma lei ha sempre questo tono da maestrina? Cosa c'è che la turba tanto?» Christine ebbe un attimo di esitazione. Ma quello era davvero un ladro? Sembrava così sicuro di sé, così sfrontato. Un ladro si sarebbe davvero comportato così? La fissava con aria di sfida e alla fine lei decise che stava bluffando cercando di convincerla che non stesse facendo nulla di male. Si eresse in tutto il suo metro e sessanta di statura. «Voglio sapere che scusa è in grado di inventarsi per giustificare questo furto in pieno giorno fidandosi del fatto che oggi è domenica e il posto è deserto.» Alla risata dell'uomo Christine sbatté gli occhi. Non sembrava per niente turbato all'idea che lei potesse chiamare la polizia, anzi era perfettamente a suo agio e la fissava come se volesse prendersi gioco di lei. Che bastardo impertinente! E guardarlo negli occhi era stato un errore gravissimo. Erano di una splendida sfumatura d'azzurro, circondati da lunghe ciglia nere... strani e sexy. L'uomo era alto e snello e indossava un paio di pantaloncini sbiaditi e una maglietta che metteva in risalto il torso muscoloso. Avrebbe potuto essere il protagonista in un film di James Bond o il modello in qualche spot su profumi esotici e d'improvviso Christine provò un brivido di eccitazione lungo il corpo. Doveva essere perché dopo l'esperienza disastrosa con Colin Maitland era da molto tempo che evitava accuratamente gli uomini. Represse il senso di desolazione che la prendeva ogni volta che le veniva in mente quel gran topo di fogna e si disse che doveva smettere di rea7
gire come un'adolescente che incontra un attore famoso solo perché aveva davanti un tizio di aspetto ragionevolmente piacevole. Si schiarì la voce. «Ammesso che non stesse cercando di portar via il piombo, chi le ha dato il permesso di controllare la grondaia, se è vero che era quello che stava facendo?» «Non devo chiedere il permesso a nessuno. La casa è mia.» Lei lo guardò a bocca aperta. «Lei ha comperato la casa? Non sia ridicolo. Come è possibile? La dottoressa Maguire è morta solo tre settimane fa e il suo testamento non è ancora noto.» Lui parlò a bassa voce e apparentemente senza nessuna emozione. «Isobel Maguire era mia madre. Mi ha lasciato in eredità Ardenleigh.» «Oh, mio Dio...» esclamò Christine non sapendo come nascondere l'imbarazzo. «Mi spiace veramente. Io non avevo idea...» Le mancò la voce e continuò a fissarlo con l'aria stupefatta. «Forse farebbe meglio a essere sicura di quello che dice prima di mettersi ad accusare gli altri» suggerì lui con freddo sarcasmo. «Non avevo idea di chi lei fosse. Se ci avesse avvisato del suo arrivo non sarei saltata subito alla conclusione che lei fosse un ladro quando l'ho vista in cima a una scala con un fazzoletto sul viso. Abbiamo avuto una tale quantità di furti che ho pensato che lei fosse solo un altro ladro.» Lui annuì. Aveva un'aria meno accigliata. «Il fazzoletto serviva a proteggere i polmoni dalla polvere, ma credo che lei abbia ragione. Avrei dovuto avvisare di quello che avevo intenzione di fare, ma è successo tutto così in fretta.» 8
«Sapevamo che Isobel aveva un figlio, ma non avevamo idea di dove vivesse...» disse lei in tono più gentile. «Ho preso un volo dall'Australia venerdì e sono arrivato questa mattina da Heathrow. La notte scorsa ho dormito in un pub, ma vorrei dormire qui questa notte se c'è una stanza.» «Non è riuscito a venire al funerale, vero?» «No» tagliò corto lui. «Era troppo tardi quando sono stato contattato dal suo avvocato. Fino a pochi giorni fa non sapevo nemmeno che fosse morta.» Christine si morse il labbro. Come aveva potuto essere così priva di tatto? Doveva essergli sembrato orribile che nessuno fosse in grado di contattarlo per avvisarlo che sua madre era morta. «Mi spiace...» ripeté lei, ma intanto l'uomo aveva rivolto di nuovo la sua attenzione all'edificio e lei ne approfittò per studiarlo meglio. Adesso che sapeva chi era poteva cogliere le somiglianze con la madre, anche lei alta e con gli stessi occhi azzurri. Non c'era dubbio che avesse ereditato il piacevole aspetto fisico della famiglia Maguire. L'uomo guardò tristemente il grande prato non rasato e la vegetazione incolta che cresceva fra le piante fino ai margini del giardino. «Sembra tutto così trascurato... Quando ero un ragazzo il prato era immacolato e il sottobosco ben tenuto. Evidentemente a mia madre questo posto interessava poco.» «Era troppo occupata con i pazienti» disse Christine sulla difensiva. «Per Isobel il lavoro era l'essenziale ed essendo sola non poteva occuparsi di ogni cosa.» «Capisco che non fosse facile, ma qui sembra tutto abbandonato. Non avrei mai creduto che potesse lasciare andare le cose fino a questo punto...» 9
«So che cercava sempre di far fronte a tutto, ma non c'era mai abbastanza tempo.» «Un vero peccato» osservò l'uomo con una punta di asprezza nella voce. A Christine sembrò che non avesse molta comprensione per sua madre. Isobel aveva sempre lavorato come una pazza e forse questo aveva contribuito ad accelerare la sua morte. Decise che quel tizio era piuttosto insensibile. «Negli ultimi tempi non stava molto bene e aveva evidentemente poco tempo ed energia per dedicarsi anche ai lavori domestici» osservò Christine in tono freddo. L'uomo annuì. «Forse ha ragione» convenne. «Ma guardi lo stato degli infissi e delle persiane... Quando ero un bambino scappavo spesso da una di quelle quando volevo evitare di prenderle per qualche marachella che avevo combinato. Adesso penso che se provassi ad aprirne una andrebbe a pezzi.» Allargò le braccia. «Comunque è ora che mi presenti. Sono Lachlan Maguire... e lei è?» «Christine Lennox e sono... o meglio ero la collega di sua madre, la sua assistente nella professione.» Lachlan spalancò gli occhi con un'espressione improvvisamente stupita. «Christine Lennox?» ripeté. «E lavorava con mia madre?» «Sì, perché? C'è qualcosa che non va?» «No, no...» Fece una pausa, poi prese un tono casuale. «È che conoscevo un Angus Lennox. Per caso è suo parente?» Christine lo guardò con aria divertita. «Ah, la pecora nera della famiglia... il cattivo zio Angus. Come lo ha conosciuto?» Lachlan diede un calcio a una pietra accanto al suo 10
piede. «Oh... veniva a casa nostra qualche volta.» Guardò Christine con uno sguardo improvvisamente incuriosito. «E lei sa cosa fece per meritarsi quella reputazione?» Christine scrollò le spalle. «Non conosco tutti i dettagli, ma so che lasciò la moglie e un figlio piccolo e mio padre fu talmente offeso dal suo comportamento che lo cancellò dalla sua vita. Poi sentii dire che Angus era rimasto ucciso in un incidente d'auto, ma ormai è passato un mucchio di tempo.» Lachlan annuì con aria triste. «Mi ricordo quando successe. Molto tempo fa, come dice lei.» Sorrise. «Comunque basta parlare del suo cattivo zio. Piuttosto mi dica come è finita a lavorare con mia madre.» «Qualche anno fa mia madre si ammalò e io avevo un bisogno disperato di trovare un lavoro qui perché lei era rimasta sola dopo la morte di mio padre. Isobel me l'offrì. Volevo molto bene a sua madre. Era dolce e con me fu sempre gentilissima...» Sospirò. «Sono rimasta distrutta quando Isobel ebbe l'attacco di cuore e morì di colpo. Mi sembrava impossibile. Sarà molto difficile trovare qualcuno che la sostituisca. Ci mancherà tantissimo.» Lachlan prese un fazzoletto dalla tasca e si pulì le mani sporche. «Non deve cercare molto lontano se io mi faccio carico di questo posto.» «Cosa vuole dire?» Per la prima volta dall'inizio della conversazione Lachlan mostrò un'ombra di tristezza. «Mia madre mi ha lasciato una lettera. Sapeva di avere il cuore molto provato e credo che sentisse di essere sempre a rischio di morire. Fra le altre cose voleva che fossi io a rilevare il centro medico ed è una richiesta sulla quale devo pensare a fondo. Non è una decisione da poco. Questa casa ha 11
bisogno di un mucchio di lavori e il centro è messo ancora peggio. Ci vorrà un mucchio di soldi.» Christine seguì solo la prima parte del discorso tanto forte fu lo shock sentendo della lettera. E le ci volle un po' prima di riuscire ad aprire bocca. «Scusi, sta dicendo che potrebbe prendere lei il centro?» «Ovviamente era quello che voleva mia madre e, comunque, che senso avrebbe tenere questa casa se non ho un lavoro?» «E per caso sua madre ha espresso altri desideri di cui dovrei essere al corrente?» chiese bruscamente Christine. «Ha detto che nella lettera c'era dell'altro.» Lui esitò un attimo. «Niente che avesse a che fare con questo.» Christine respirò a fondo cercando di ricomporsi. «Credo di non avere mai nemmeno lontanamente pensato che non sarei diventata la titolare del centro medico quando Isobel fosse andata in pensione. In realtà non ne abbiamo mai parlato. Forse dopo avere lavorato qui sei anni l'ho dato per scontato...» Lachlan la guardò pensieroso. «Deve essere una brutta sorpresa per lei, ma è stata Isobel ad aprire il centro medico e a mandarlo avanti. Credo fosse suo diritto indicare chi voleva che le succedesse.» «Isobel non ha fatto tutto da sola. Ci sono altre persone che le hanno dato una mano» osservò irosamente Christine. «E non sto considerando gente che si intromette di colpo e...» Lachlan sollevò la mano. «Ferma! Si calmi! Non ho ancora deciso nulla. Non si tratta di una decisione facile da prendere. E poi dovrei lasciare il mio lavoro in Australia.» Lanciò un'occhiata al suo volto arrossato dalla rabbia. «Forse non è il caso di continuare a discutere qui fuori. Non sarebbe meglio farlo davanti a un aperitivo?» 12
Lei annuì freddamente. «Buona idea. Dove pensa che potremmo vederci?» «Questa sera dopo le sei? Venga a casa. Vedrò cosa è rimasto nell'armadietto dei liquori.» «D'accordo. Andiamo, Titan.» Lachlan la guardò allontanarsi e fece una smorfia. Di tutte le persone che sua madre avrebbe potuto prendersi per collega gli sembrava impossibile che avesse potuto scegliere la nipote di Angus Lennox! E poi c'era quella lettera commovente con la richiesta che faceva sua madre morente... In preda a un misto di sentimenti contrastanti Lachlan si girò di scatto ed entrò in casa sbattendo la porta dietro di sé. «Come ha potuto farmi questo, senza neanche avvisarmi?» borbottò Christine spalancando la porta della cucina per farsi una tazza di tè di cui sentiva disperatamente il bisogno. Provava una grande amarezza pensando che Isobel, che aveva sempre considerato un'amica, potesse desiderare che un figlio che non vedeva da anni prendesse il suo posto a capo del centro medico. Le aveva sempre ripetuto che desiderava che lei rimanesse dopo il suo pensionamento e Christine aveva sempre inteso che questo significasse prendere il suo posto. E invece pensò tristemente che si era completamente sbagliata. Christine guardò fuori dalla finestra, verso l'immagine serena di un gruppo di persone che stavano attraversando il prato che conduceva alla chiesa e cominciò a calmarsi. Non voleva che quello che era appena successo influisse sull'immagine che lei aveva di Isobel, che era stata così gentile con lei quando sua madre si era ammalata e quando il suo rapporto sentimentale con Co13
lin si era sfasciato. Isobel le aveva mostrato che era possibile ricominciare dopo una terribile delusione d'amore, l'aveva incoraggiata a cercare nuovi interessi, le aveva via via dato più responsabilità nella professione. Christine le sarebbe sempre stata grata per questo. Dopotutto era naturale che Isobel lasciasse il suo lavoro al figlio nonostante i loro rapporti non molto stretti. Doveva avergli voluto molto bene. Però Christine non era molto intenzionata a mollare il centro a questo Lachlan. Non lo conosceva, non aveva idea di come lavorasse e di come avrebbero potuto collaborare. E poi c'era una domanda che continuava a venirle in mente. Com'era possibile che per quello che ne sapeva Christine lui non avesse avuto nessun contatto con sua madre per tutti quegli anni? Era qualcosa di molto difficile da capire. Di colpo ebbe una visione del viso deciso di Lachlan e dei suoi occhi fuori dal comune. Aveva l'aspetto di uno che non sopportava di essere preso in giro, che otteneva quello che voleva. E immaginava che come tutti gli uomini di bell'aspetto fosse un manipolatore e che avrebbe cercato di ingannarla con frasi suadenti e il suo aspetto da divo del cinema. Bene, lei era pronta e gli avrebbe mostrato subito che non era disposta a farsi tiranneggiare da un altro uomo! «Sarò irremovibile, Titan» informò il suo cane. Lachlan Maguire si asciugò vigorosamente dopo la doccia tiepida che era tutto quello che era riuscito a ottenere dal vecchio boiler del bagno. Occorreva una ristrutturazione capillare e ci sarebbe voluta una fortuna per pagarla. La casa aveva una bella struttura, ma da dove bisognava cominciare per riportarla all'aspetto originale? Anni prima, quando ancora ci viveva, il salotto era e14
legante e luminoso e la stanza da pranzo, arredata con raffinati mobili in stile, aveva una grande finestra che dava sul curatissimo giardino. Adesso tutto aveva un aspetto triste e trascurato. Lachlan si mise l'asciugamano attorno al collo e cominciò a radersi guardandosi nello specchio appannato e si ritrovò a guardare il riflesso del suo viso. Si sentì prendere da un misto di rimpianto e di tristezza mentre ripensava all'impulso adolescenziale che lo aveva spinto a biasimare i suoi genitori fino a rompere totalmente con loro e andarsene il più lontano possibile. Eppure un tempo li aveva amati con tutto il cuore, un amore che era diventato odio. Dopo tanti anni poteva percepire ancora il risentimento e la disperazione che aveva provato quando tutto il suo mondo gli era crollato intorno. E che ironia era che sua madre gli avesse voluto lasciare la casa e che avesse scritto quella lettera commovente in cui gli diceva che lo amava, credeva in lui e sperava che avrebbe continuato a occuparsi del lavoro cui lei era tanto legata. Si passò una mano fra i folti capelli pensando con tristezza che non avrebbe più potuto spiegarsi con sua madre e chiedendosi se sarebbe riuscito a rispettare il suo ultimo desiderio. Capiva bene quello che doveva provare Christine. Anche lui si sarebbe molto risentito se dal nulla fosse spuntato improvvisamente qualcuno a impadronirsi del centro medico. Lei non gli era sembrata il tipo di ragazza che accetta le cose facilmente. Gli tornò in mente la sua figura rigida dalla rabbia quando quel pomeriggio gli aveva ordinato di scendere dalla scala. Per qualche misteriosa ragione sorrise al ricordo dei suoi occhi ambrati che scin15
tillavano esprimendo tutta la sua riprovazione. Christine non aveva idea del rapporto fra le loro due famiglie e forse era meglio così, anche se la verità ha la caratteristica di venire a galla quando meno uno se lo aspetta. Improvvisamente provò un'invincibile stanchezza. Gli ultimi giorni erano trascorsi come un sogno confuso. Appena appreso della morte della madre aveva preso un aereo da Sydney per Londra e da qui a Inverness il viaggio gli era sembrato infinito. Quando era finalmente arrivato a Errin Bridge e aveva visto l'avvocato il jet lag aveva cominciato a farsi sentire. Lachlan cercò una delle camere da letto, arredata con pesanti mobili scuri e un letto dalla testiera imponente. Nel suo stato di stanchezza il letto gli sembrò estremamente invitante. Pochi minuti dopo era caduto in un sonno profondo e senza sogni. Il suono del campanello arrivò a Lachlan attraverso la nebbia del sonno. Si girò di lato cercando di ignorarlo poi sentì un cane abbaiare. Imprecando a bassa voce ruotò su se stesso e mise i piedi a terra a lato del letto. Scese le scale e andò ad aprire la porta rendendosi conto troppo tardi che era vestito solo di un asciugamano avvolto attorno ai fianchi. Si trovò davanti Christine con Titan al fianco che sembrava volerla proteggere. Si fissarono per un attimo. La ragazza aveva un aspetto elegantemente sportivo, in jeans, stivali alti neri e maglia da ciclista rossa. Lui si batté una mano sulla fronte. «Mio Dio! Scusi! Dopo la doccia sono crollato. Mi ero scordato che dovevamo vederci.» Fece un sorriso imbarazzato. «Avrei indossato qualcosa di più adatto se avessi pensato che stava per venire.» 16
Christine lanciò un'occhiata allo snello corpo atletico che aveva davanti. Accidenti, era un uomo davvero in perfetta forma! Si chiese come mai quel torso nudo l'avesse tanto colpita quando si trattava di qualcosa che le capitava tutti i giorni. Ma si rispose che non tutti i pazienti avevano il fisico di Lachlan Maguire! Distolse lo sguardo. «Non si preoccupi. Vedo pazienti tutti i giorni. Se disturbo posso tornare un'altra volta.» «Adesso va benissimo» disse lui tenendo la porta e facendole cenno di entrare. «Se mi aspetta in cucina, vado a mettermi qualcosa addosso.» Le passò davanti e Christine lo seguì con lo sguardo mentre saliva le scale e si rimproverò per averlo trattato come l'ultimo delle canaglie. Sembrava esattamente il contrario e non vedeva un uomo così sexy da chissà quanto tempo. Scosse la testa ricordando a se stessa che non era interessata ai maschi attraenti perché erano troppo sicuri di se stessi, poco corretti e bugiardi. Rimase seduta nella cucina male in arnese mentre Titan si era acciambellato sul tappeto accanto alla finestra. A giudicare dall'arredamento era evidente che Isobel, che viveva da sola nella grande casa, non aveva nessun interesse a cucinare. Ed era veramente sconvolgente vedere come aveva lasciato che si riducesse la casa e anche strano perché come medico era organizzata ed efficiente. Presa dai suoi pensieri Christine non si accorse che Lachlan era tornato. «Ho guardato in giro. C'è solo del whisky... Le va bene?» Christine sobbalzò e lo guardò. Era fermo sulla porta e indossava un paio di jeans e una T shirt. «Sì, grazie. Con uno spruzzo d'acqua.» Lui preparò da bere con gesti precisi e decisi e le porse il bicchiere. Lei osservò il liquido ambrato poi solle17
vò di nuovo lo sguardo verso di lui. «Allora, ha deciso se seguire i desideri di sua madre?» «Quasi, anche se ho ancora qualcosa da discutere con l'avvocato. Se questi problemi si possono risolvere facilmente e trovo il denaro per ristrutturare sono molto tentato di tornare.» «È una grossa decisione spostarsi qui dall'Australia» commentò Christine. «Le piace stare qui?» «Una volta mi piaceva...» Cambiò espressione. «Ma sono stato là per un bel po' e forse è ora che torni sui miei passi.» Si girò verso la finestra per guardare i campi ondulati oltre i quali si vedeva il mare increspato e sorrise. «Chi non vivrebbe in un posto bello come Errin Bridge?» «E lei è sposato? Sua moglie è disposta a lasciare l'Australia?» Lachlan rise. «No, nessun legame. Sono libero come l'aria... E lei? Sposata? Figli?» Christine bevve una sorsata di whisky che le bruciò la gola. «No, no» disse in tono leggero. «Anch'io non ho impegni. Sono fin troppo impegnata a vivere la mia vita.» «Molto saggio» mormorò lui. Christine si affrettò a cambiare argomento. Non aveva nessuna intenzione di pensare al passato, specialmente alla sua relazione con Colin Maitland. Invece era meglio pensare al lavoro. «Adesso passiamo agli affari. Devo confessarle sinceramente che non sono per niente felice all'idea che lei piombi qui e diventi titolare del centro medico. Non riesco a credere che Isobel non si rendesse conto di cosa avrei pensato di tutta la faccenda.» Lachlan alzò le mani. «Calma, calma! Lei ha l'abitudine di saltare subito alle conclusioni, vero? Non ho 18
nessuna intenzione di piombare su niente, ma se sono il proprietario della struttura devo avere almeno pari responsabilità.» «Giusto, ma francamente vorrei sapere quanta esperienza ha. Io non so nulla di lei.» «Certo» rispose lui sorridendo. «In Australia ho lavorato per alcuni anni con l'organizzazione Flying Doctor ed ero piuttosto bravo per i piccoli interventi d'emergenza. Ho affrontato tutte le situazioni immaginabili: morsi di serpenti, parti, estrazione di denti, casi di grave disidratazione...» Christine non riuscì a non restituirgli il sorriso. Lui aveva tutta la capacità di persuasione dei Maguire e mostrava anche di possedere un certo senso dell'umorismo. Ma c'erano altri punti che lei voleva chiarire. Anzitutto perché era così disponibile a lasciare l'Australia. «Un lavoro molto interessante. Perché lasciare tutto di colpo, anche se sua madre le ha lasciato Ardenleigh?» Lui fece ruotare il whisky nel suo bicchiere. «Suppongo che sia perché credo che sia tempo di tornare. Ho avuto una vita piena di esperienze, ma in fondo ho sempre saputo che sarei tornato a Errin Bridge un giorno o l'altro.» Ma non finché sua madre era viva, pensò Christine. Con aria pensierosa si mise a battere le dita sul tavolo. «Dovremo andare d'accordo fra noi...» «Sarà costretta ad andare d'accordo con un tipo di buon carattere come me!» Lei lo guardò sarcastica. «Crede? Supponiamo che non succeda e che io non riesca a lavorare insieme a lei. Non sarei certamente io a dover lasciare il centro.» «Mi conceda sei mesi. Se succede l'impossibile e cioè che lei non riesce a lavorare con me, allora me ne andrò.» Bevve una sorsata dal suo bicchiere. «Le darò l'in19
dirizzo mail del mio capo a Sydney. Sono sicuro che le fornirà delle ottime referenze su di me.» Christine annuì freddamente. Non era ancora disposta ad accoglierlo a braccia aperte. «Immagino che qui sia molto diverso dall'Outback australiano. Bisogna che impari qualcosa su come si esercita qui...» «Penso che la gente abbia le stesse malattie ovunque. Cosa mi dice degli ospedali locali?» «Il più vicino è il St Luke's a una decina di chilometri da qui, ma in paese c'è una clinica usata soprattutto per le degenze post operatorie di chi vive nelle zone più lontane e non ha nessuno che lo assista. E abbiamo una piccola sala operatoria per gli interventi più semplici.» «Molto bene. C'è altro da sapere?» «Deve saper camminare in montagna. Non ha idea di quante chiamate d'urgenza abbiamo qui d'estate con i turisti.» Lui fece una smorfia. «Allora anche lei è capace di affrontare tutte le situazioni! Io mi ricordo di quante volte mi è capitato di soccorrere i turisti fra queste montagne prima di andare alla facoltà di medicina.» «Sembra che si sia chiarito le idee.» «Penso di sì» ammise cautamente lui. «Mentre stavo dormendo di sopra mi è balenata in mente un'idea su come trovare i soldi per ristrutturare Ardenleigh House.» «Allora ha deciso di restare?» Lui annuì e sorrise. «Probabile. Come le ho detto, ci sono ancora alcuni punti da chiarire con l'avvocato, ma credo che non sarà difficile.» «Allora dobbiamo buttare giù una bozza di accordo per la nostra collaborazione. A proposito, quando pensa che potrà cominciare? Quanto tempo le occorre per dare le dimissioni?» 20
«Devo avere due settimane di ferie. Le userò come preavviso di dimissioni.» «E per il trasloco?» «Non è che ci sia molto da portare. Viaggio leggero e ho tutto quello che mi serve. Per il resto ho un amico che me lo può spedire con calma.» Christine si morse un labbro. Era impazzita a imbarcarsi a lavorare con uno che non conosceva nemmeno? Però lui era lì e lei aveva un bisogno disperato d'aiuto per mandare avanti il centro medico. «Allora nel giro di una settimana preparo una bozza di contratto per una collaborazione alla pari della durata di sei mesi.» Guardò l'orologio. «Adesso devo scappare. La domenica sera vado sempre a trovare mia madre.» «Vive da queste parti?» «Sì, in un appartamentino vicino a me. È riuscita a rifarsi una vita decente dopo la morte di papà.» Christine si alzò e Lachlan l'accompagnò alla porta. Fuori stava facendo buio e aveva cominciato a piovigginare. L'aria profumava di erba bagnata. Stava venendo l'autunno e presto nei valloni l'erica purpurea sarebbe stata coperta dalla neve e dalla brina. Il susseguirsi netto delle stagioni era una delle cose che gli era mancata in Australia. Pensò tristemente che avrebbe dovuto tornare prima se non avesse seguito la sua ostinazione. Titan, che era al fianco di Christine, cominciò ad abbaiare. «C'è qualcuno lì fuori» disse Lachlan a bassa voce mettendo una mano sul braccio della donna.
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1663 - Appuntamento inaspettato di F. McArthur Quattro infermiere carine, giovani e libere. Questo è il diario della loro ultima estate da single. Dal diario di Tilly... Io e il mio nuovo capo non siamo d'accordo su niente, tranne che sull'irresistibile attrazione che proviamo uno per l'altra. L'importante è riuscire a tenerla sotto controllo. O no? 1664 - Il dottore è tornato di J. Campbell Quando Lachlan torna in Scozia per reclamare la sua eredità, si accorge che il fatiscente ambulatorio lasciatogli dalla madre gli offrirà tutte le distrazioni di cui ha bisogno, non ultimo il corpo provocante della dottoressa Lennox. Ma il loro rapporto si rivela difficile fin da subito, anche se estremamente eccitante. 1665 - Un chirurgo tra le dune di J. Taylor All'ombra del deserto e delle sue dune, la magia e la passione si uniscono in una pozione in grado di curare tutti i mali. La dottoressa Warren ha amato il principe Khalid con tutta se stessa ma lui non l'ha ricambiata con la stessa passione. Come farà a lavorare fianco a fianco all'uomo che le ha spezzato il cuore? 1666 - Tentazioni dal passato di M. Lennox Kate: Non pensavo che un giorno avrei rivisto Jack, ma quella che lui crede di conoscere è la vecchia Kate e lui dovrà farsene una ragione. Jack: La donna che ora si fa chiamare Kate è in realtà Cathy, una mia vecchia conoscenza. Voglio vederci chiaro, anche perché ora Kate dovrà curare mio nipote.
Dal 17 novembre
1667 - Le regole dell'infermiera di E. Forbes Quattro infermiere carine, giovani e libere. Questo è il diario della loro ultima estate da single. Dal diario di Ellie... Devo assolutamente ricordarmi della promessa che ho fatto a me stessa: mai andare a letto con un collega. Ma, quando l'ho formulata, non conoscevo ancora il dottor Leonardi. 1668 - Eccitante finzione di C. Marinelli I dottori più desiderati di Londra possono diventare dei mariti amorevoli? Il dottor Linton, l'uomo che Emily non ha mai dimenticato dopo aver sperimentato sulle proprie labbra i suoi baci, ha bisogno di un favore: dovrà fingere di essere la sua fidanzata. Ma presto la finzione si trasforma in un'eccitante realtà. 1669 - Un dottore da calendario di S. Hampton Dopo aver lasciato casa sua per diventare una fotografa, Laine era stata attenta a seguire due semplici regole: non mischiare lavoro e affari e imparare a contare solo su se stessa. Adesso, costretta a fotografare il misterioso dottor Beaumont per beneficenza, Laine rischia di infrangerle entrambe! 1670 - Passione ad alta quota di A. Ruttan Samantha: Sono una mamma single e ho sempre vissuto per mio figlio. Ora ho la possibilità di realizzare il mio sogno e non me la lascerò sfuggire. George: Ammetto che Samantha sa essere molto persuasiva, ma non mi convincerà a volare di nuovo. Anche se questo significherà distruggere tutti i suoi sogni.
Una scarpetta, un principe azzurro… il tutto nel XXI secolo! Per tutte le inguaribili romantiche, Cenerentola è tornata: siete pronte a vivere la Favola? Ho bisogno di una fidanzata! Subito. Raff Rafferty erty, rampollo di una famiglia molto facoltosa di Londra, è appena stato messo alle strette da suo nonno. Raff pensa che ci sia solo una persona in grado di aiutarlo senza volere in cambio niente: Clara Castleton. Ora si tratta solo di convincerla, ma in fondo a quale donna non piacerebbe indossare abiti da mille e una notte e gioielli d’altri tempi? Ma Clara non sembra proprio il tipo adatto…
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Frenetica, travolgente, adrenalinica. Questa sembra essere la vita all’Eastern Beaches Hospital… basta poco per far scoppiare una scintilla in corsia! Ruby, Tilly, Ellie e Jess sono quattro infermiere giovani, carine e libere, almeno per il momento! Questo è il diario della loro ultima estate da single.
NURSES DIARY La nuova serie medical che vi terrà compagnia fino a Dicembre con quattro irresistibili appuntamenti!
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