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Londra, 1811 - Pierson Stratton, Visconte Wakefield, un tempo aveva tutto, ma la guerra ha rovinato ogni cosa. Ora vorrebbe solo un po’ di solitudine, ma Louisa, giovane vivace e molesta, non è per nulla disposta a lasciarlo in pace. - LE ADORABILI ZITELLE DI KEMPTON.
Inghilterra, 1815 - Convinto con l’inganno
a prendere in moglie Lillian e a partire per la guerra in cerca di onore, dopo sette anni Gerry torna in Inghilterra coperto di gloria. La sua casa, però è stata trasformata in un covo di corruzione e malaffare. Lillian è davvero truffatrice senza scrupoli?
Inghilterra, XIII secolo - Rimasta vedova subito dopo le nozze, Lady Eleanor Peyton dovrà lavorare fianco a fianco con William Rudhale, amministratore del maniero del padre. Bello, brillante, rispettoso… ma il suo comportamento fosse solo frutto di una scommessa?
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J.R. Ward writing as Jessica Bird
Il giocatore
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: His Comfort and Joy Silhouette Special Edition © 2006 Jessica Bird Traduzione di Maria Paola Rauzi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance agosto 2016 Questo volume è stato stampato nel luglio 2016 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 171 del 19/08/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
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Il motore della barca vibrava mentre Grayson Bennett procedeva a bassa velocità lungo la costa. Il vecchio natante di dieci metri era il suo orgoglio e la sua gioia; un cimelio della vita sul lago dell'epoca del Grande Gatsby. Completamente costruita in mogano, la Bellitas era davvero un capolavoro, oltre che incredibilmente veloce. Lunga e stretta, era dotata di tre panche per sedersi rivestite in pelle verde scuro e poteva raggiungere i cento chilometri orari. Gli sarebbe mancata quando l'avesse tirata fuori dall'acqua per l'inverno e quel momento si stava avvicinando rapidamente. Lo percepiva nell'aria. Anche se era pieno giorno, settembre era fresco lÏ fra i monti Adirondack, a nord dello Stato di New York. Per ripararsi dal freddo indossava una giacca a vento e il suo unico passeggero, a parte il grande e scodinzolante Golden Retriever, portava un pesante maglione. Gray guardò la donna che fissava le pareti rocciose a picco. I capelli di Cassandra Cutler erano trattenuti dietro la nuca e i suoi occhi verdi erano nascosti da un paio di enormi occhiali da sole che le coprivano le occhiaie profonde causate dallo sfinimento. Non c'era dubbio che notasse a malapena le rocce e 5
gli abeti, pensò. La vita doveva essere un insignificante turbinio per chi aveva perso il marito soltanto sei settimane prima. «Come andiamo?» le chiese. Lei sorrise tesa. «Sono contenta che tu mi abbia convinta a lasciare la città.» «Bene.» «Anche se non sono affatto una compagnia piacevole» disse Cassandra. «Non sei qui per intrattenermi.» Gray si concentrò sul lago di fronte a sé ascoltando il silenzio che veniva colmato dal rumore del motore e dell'acqua che colpiva le fiancate in legno della barca. Il sole faceva risplendere la coperta in mogano e la cresta spumosa delle onde, rendendo ancora più vividi il blu del cielo e il verde intenso delle montagne. L'aria era talmente limpida e pulita che quando inspirava a fondo i polmoni quasi gli facevano male. Era un giorno perfetto e lui stava per distruggere la sua tranquillità. Quando avevano lasciato la rimessa della sua proprietà, avrebbe potuto prendere qualsiasi direzione. Si sarebbe potuto dirigere a sud e navigare in mezzo a un gruppo di piccoli isolotti; oppure a ovest, dove si trovavano altre grandi dimore. Invece, aveva puntato la prua a nord, consapevole che prima o poi sarebbe comparsa la vecchia villa dei Moorehouse. White Caps era un enorme edificio che ricordava una bianca torta di compleanno e che si trovava in cima a un promontorio. La sfarzosa casa di famiglia era stata trasformata in un bed and breakfast allorché la fortuna era sfumata. Gray, però, non aveva intenzione di soffermarsi sulla proprietà. Appena il promontorio apparve in lontananza 6
socchiuse gli occhi. Il prato, che dal portico di White Caps digradava fino alla riva del lago, era di un verde abbagliante. Querce e aceri circondavano la casa e già i colori stavano mutando con l'avvicinarsi della sera. Non riuscì a vedere nessuno. Studiò il luogo con più attenzione, iniziando però a girare la barca. Cassandra non aveva bisogno di avvicinarsi troppo lì. Il compagno di vela di suo marito, che era sopravvissuto alla tragedia in mare, si stava riprendendo a White Caps con la sua famiglia. Lui non sapeva se lei ne fosse al corrente o se desiderava vedere Alex, tuttavia non aveva intenzione di correre il rischio e procurarle un altro shock. Ultimamente aveva già ricevuto parecchie brutte sorprese. «A mio marito piacevi, Gray» gli disse Cassandra. «Anche a me piaceva Reese» rispose lui guardando alle sue spalle la casa. «Però era convinto che fossi un uomo pericoloso.» «Davvero?» «Sosteneva che sapevi dove fosse nascosta la maggior parte dei cadaveri a Washington D.C... perché molti di loro li avevi messi tu stesso sottoterra.» Gray emise un gemito mentre osservava White Caps farsi sempre più piccola. «L'ho sentito dire anche da altre persone.» «Ah.» «Dicono che persino il Presidente è diffidente nei tuoi confronti.» Lui guardò di nuovo la casa. «Sono solo pettegolezzi.» «Considerando il modo in cui stai fissando quella villa non ne sono tanto sicura.» Cassandra inclinò la testa di lato studiandolo con curiosità. «Chi ci abita? O, me7
glio ancora, cos'è che vuoi che si trova in quella casa?» E quando Gray rimase in silenzio, la risata di lei si mescolò alla brezza del lago. «Be', non so di cosa si tratti, ma hai l'aria di chi è a caccia di qualcosa.» «Stai ferma, altrimenti ti pungo» disse Joy Moorehouse a sua sorella. «Sono ferma.» «E allora perché questo orlo è un bersaglio mobile?» Joy si appoggiò ai talloni e osservò il suo lavoro. L'abito da sposa ricadeva dalle spalle di Frankie in una graziosa cascata di seta bianca. Era stata molto attenta al modello, evitando fronzoli eccessivi, considerato che Frankie era convinta che i jeans fossero un indumento formale purché indossati con i capelli raccolti. «Non do l'impressione di essere nel vestito di qualcun altro?» chiese la sorella. «Sei bellissima.» Frankie rise. «Questo è il tuo campo, non il mio. Io sono la sorella pratica e schietta, ricordi?» «Ah, però sei tu quella che si sposa.» «E non è forse un miracolo?» Joy sorrise. «Sono così felice per te.» Tutti lo erano. L'intera cittadina di Saranac Lake era elettrizzata e avrebbe partecipato ai festeggiamenti previsti tra sei settimane. Frankie sollevò la balza con circospezione, come se temesse di rovinarla. «Devo ammettere che mi piace.» «E sarà ancora meglio quando avrò terminato le modifiche. Adesso lo puoi levare.» «Abbiamo finito?» Joy annuì e si alzò in piedi. «Ho imbastito l'orlo. Que8
sta sera lo cucirò e domani lo proveremo di nuovo.» «Ma credevo che mi avresti aiutato. C'è la festa di compleanno del signor Bennett, ricordi?» Joy quasi scoppiò a ridere. Con ogni probabilità avrebbe perso più facilmente traccia della sua testa piuttosto che dimenticare dove avrebbe dovuto essere nel giro di un paio d'ore. E chi avrebbe visto. «Avremo bisogno di te.» Lei finse di occuparsi della scatola del cucito. Aveva la sensazione che l'eccitazione che provava fosse visibile sul suo volto e non voleva che la sorella se ne accorgesse. «Lo so.» «La festa potrebbe andare avanti un bel po'.» «Non importa» rispose Joy. Tanto non sarebbe stata comunque in grado di dormire una volta che tutto fosse finito. «Non voglio che ti consumi su quel vestito.» «E tu ti sposerai tra un mese e mezzo, per cui devo darmi da fare, a meno che tu non abbia intenzione di percorrere la navata con addosso la biancheria intima. Sono sicura che Nate preferirebbe essere l'unico a vederti così. E poi sai che amo farlo, specialmente per te.» Joy si voltò e vide che la sorella stava fissando fuori dalla finestra con aria assente. «Frankie? Cosa c'è che non va?» «Ieri sera ho chiesto ad Alex di accompagnarmi all'altare.» «E lui cosa ha risposto?» le domandò lei in un sussurro, anche se sapeva che sarebbe stata dura convincere il fratello a partecipare alla cerimonia. «Che non lo farà. Credo non voglia che l'attenzione 9
sia concentrata su di lui.» Frankie scosse la testa. «Non posso obbligarlo. Vorrei davvero che ci fosse papà. E la mamma.» Joy le strinse una mano. «Lo vorrei tanto anch'io.» Frankie si guardò. I capelli castani le ricaddero davanti. Rise imbarazzata e cambiò argomento. «Non riesco a crederci.» «A cosa?» «Non voglio togliermi questo vestito. È talmente bello!» Joy sorrise mesta pensando che ogni singolo punto dedicato a quell'abito era il suo tentativo di ricompensare sua sorella per tutto ciò che aveva fatto per lei. Per tutti i sacrifici che Frankie aveva sopportato per farle da padre e da madre così presto. Quel lavoro le pareva una ben misera compensazione. «Lascia che ti slacci i bottoni sulla schiena.» Non appena Frankie si levò il vestito, Joy si affrettò a sistemarlo sul suo tavolo da lavoro. La sua stanza era piccola per cui tra la macchina da cucire, il manichino e i rotoli di stoffa appoggiati al muro, non restava molto spazio. Nel corso degli anni aveva sistemato e aggiustato innumerevoli abiti da sera di sua nonna. Emma Moorehouse, meglio conosciuta come Grand-Em, soffriva di demenza senile per cui era incline a ossessioni irrazionali. E dal momento che un tempo era stata una giovane e ricca signora di fine lignaggio e reputazione, si sentiva a disagio se non appariva al meglio per i ricevimenti che era sicura potevano iniziare in ogni momento della giornata. Peccato, però, che non ce ne fossero e che fosse così ormai da decenni. Con il declino della fortuna della famiglia Moorehouse non era più stato possibile mantenere lo stile di vita 10
lussuoso che aveva conosciuto la nonna. A ogni modo Joy era in grado di mantenere viva l'illusione di quell'era dorata adattando e sistemando i vecchi abiti da sera. Così facendo riusciva a tranquillizzare Grand-Em e allo stesso tempo si dedicava alla sua passione preferita, ossia quella di realizzare nuovi modelli. «Abbiamo tre stanze prenotate questo fine settimana» la informò Frankie mentre indossava i pantaloni. White Caps era stata costruita da un loro antenato agli inizi del diciannovesimo secolo e all'epoca era una delle tante proprietà dei Moorehouse. Adesso, la villa con dieci camere da letto era tutto ciò che rimaneva di un'incredibile fortuna. I loro genitori l'avevano trasformata in un bed and breakfast e alla loro morte, avvenuta un decennio prima, Frankie aveva lottato duramente per continuare. Finalmente pareva che avessero svoltato l'angolo e il B&B era in ripresa, grazie soprattutto al fidanzato di Frankie, Nate Walker. La sua raffinata cucina francese aveva reso White Caps una meta obbligata e il suo tempestivo investimento li aveva fatti uscire da una perversa spirale di debiti. «Quindi... riguardo a stasera.» Frankie si infilò un paio di malconce scarpe da ginnastica. «Spike controllerà le scorte con l'aiuto di George. Nate, Tom e io andremo a supervisionare la cucina dei Bennett tra circa un'ora. Puoi raggiungerci là verso le cinque?» «Nessun problema.» «Per fortuna Alex baderà a Grand-Em. Gli hai detto cosa aspettarsi?» Joy annuì. «Credo che se la caverà. E poi c'è anche Spike nel caso si agitasse troppo. Per fortuna, adesso alla sera è più tranquilla.» 11
Gestire le farneticazioni di Grand-Em di solito era compito di Joy, ma avevano bisogno di più mani possibili per la festa. «Sono felice che Gray ci abbia dato questa possibilità» commentò Frankie raccogliendosi i capelli. «È una brava persona per essere un politico.» Non era un politico, avrebbe voluto ribattere lei. Casomai un consulente politico specializzato nelle campagne elettorali. Tuttavia, tenne per sé quella osservazione perché non voleva attirare l'attenzione della sorella. Inoltre, stava sempre molto attenta a non mostrare la sua ossessione per Gray. Condividere sogni impossibili era futile tanto quanto nutrirli. «Sei stranamente tranquilla, Joy. Sei sicura di voler venire stasera?» «Sono soltanto distratta» rispose lei. All'idea che avrebbe potuto guardare Gray per tre o quattro ore. E magari avrebbe avuto la possibilità di parlare con lui, anche se forse non era una buona idea. Dopo tanti anni passati a desiderare quell'uomo, ultimamente aveva cercato di lasciare perdere quella infatuazione non corrisposta. Presto avrebbe compiuto ventisette anni e non poteva invecchiare continuando a vivere nelle sue fantasie. «Non sei obbligata a venire. Posso trovare una cameriera che ti sostituisca.» «No, mi fa piacere» ribatté decisa Joy. Perché Gray quella sera sarebbe stato bellissimo. Del resto Grayson Bennett lo era sempre. «Hai lavorato tanto» dichiarò Frankie. «Anche tu.» La sorella scosse la testa, dopodiché si guardò attorno nella stanza. Fino a poco tempo prima aveva portato gli 12
occhiali, ma ora, con le lenti a contatto, i suoi occhi sembravano ancora più blu. «Ieri stavo parlando con Tom» raccontò di punto in bianco. «Mi ha fatto un sacco di domande su di te. È davvero una brava persona.» Tom Reynolds era il nuovo aiuto cuoco, che era stato assunto per aiutare Nate e il suo socio, Spike, in cucina. Ed era davvero un bel tipo con un sorriso dolce e gli occhi gentili, oltre che modi educati. Peccato che a Joy piacesse quello che aveva Gray. Il potere. Il carisma. La promessa di un sesso passionale e mozzafiato. Tutte cose che probabilmente avrebbero scioccato Frankie poiché si supponeva che lei fosse la sorellina più giovane e pudica, che andava protetta. Sinceramente era stufa di essere considerata brava e buona, soprattutto quando pensava a Gray Bennett, il che succedeva più spesso di quanto la pendola di suo nonno battesse i minuti: ossia ogni quarto d'ora. «Forse tu e Tom dovreste uscire» le suggerì Frankie. Lei si strinse nelle spalle. «Forse.» La sorella se ne andò e Joy si sedette sul letto. Sapeva che la sua fissazione per Gray era malsana. Farsi intrappolare da fantasie su di un uomo che vedeva cinque, sei volte all'anno era ridicolo. Senza contare che Gray non la incoraggiava affatto. Quando lui veniva al lago in estate e lo incontrava in città, era sempre amichevole, ma niente più. Be', eccetto nei suoi sogni. Lì era tutta un'altra storia. Purtroppo, nella vita reale, l'attrazione era da una parte sola. Non aveva dubbi sul modo in cui Gray la vedeva perché era come lei vedeva Tom, l'aiuto cuoco: carino, giovane... e assolutamente mediocre. E la cosa patetica era che, benché lo sapesse e volesse 13
dimenticare Grayson Bennett, non vedeva l'ora di incontrarlo quella sera. Gray annodò la cravatta a suo padre. Walter Bennett non muoveva ancora bene la parte sinistra del corpo. Grazie alla riabilitazione era migliorato e con il passare del tempo anche il cervello aveva recuperato, però alcune funzioni motorie erano compromesse. «Sei pronto per stasera, papà?» «Sì. Lo... sono» rispose il padre scandendo le parole lentamente e in maniera piuttosto incomprensibile. «Be', sei elegantissimo» commentò lui osservando i suoi sforzi. Walter si batté il petto con una mano contratta scostando la cravatta. «Felice... molto... felice.» «Anch'io.» Gray gli rimise a posto la cravatta. Poi si avvicinò al cassettone e prese i gemelli d'oro del genitore con inciso lo stemma della famiglia Bennett. «Davvero?» «Certo.» «Non... mentire.» Walter si era curvato con l'età, tuttavia era ancora un omone e anche se non era aggressivo per natura, a differenza del suo unico figlio, quando voleva poteva essere molto diretto. Questo aspetto del suo carattere era uno dei motivi per cui era stato un giudice federale dello Stato di Washington di grande successo. Gray sorrise per rassicurare il padre. «Non vedo l'ora di tornare a Washington.» Bugia numero due. Walter ansimò mentre il figlio gli infilava i gemelli e lui ebbe la sensazione che volesse fargli una bella ramanzina. «Tu... dovresti... parlare... di... più...» 14
«Di cosa?» «Di te.» «Ci sono argomenti migliori. Inoltre, sai che tutto quel chiacchierare alla Dottor Phil non fa per me.» Gray indietreggiò. «Okay, papà, sei pronto. Adesso devo andare a farmi una doccia e a cambiarmi.» «Cambiare» rimarcò il padre. «Cambiare... è... bello.» Lui annuì, tuttavia interruppe la conversazione e si diresse verso la sua stanza. Lungo il corridoio si fermò davanti alla camera di Cassandra, pensando che non sempre i cambiamenti erano un bene. Dopo avere appreso della morte di suo marito, era volato a New York poiché voleva vederla di persona. Lo preoccupava il fatto che, senza Reese, sarebbe stata sola in mezzo alla caotica vita di Manhattan. Fortunatamente la loro amica in comune, Allison Adams, e suo marito, il senatore, non la lasciavano un istante. Tuttavia, era comunque un momento molto brutto. Se lui e Allison non avessero insistito così tanto, Cass non avrebbe mai accettato di accompagnarlo lì per il fine settimana e se ne sarebbe rimasta nel suo attico di Park Avenue in compagnia del suo cuore distrutto. Cassandra e Allison erano due donne inusuali all'interno della cerchia di persone che frequentava. Entrambe amavano i loro mariti ed erano sempre state fedeli. Ecco perché la morte di Reese era così dannatamente ingiusta. La maggior parte delle donne che conosceva considerava la fedeltà alla stregua di un abito o di un paio di scarpe alla moda. Il fatto che qualche fesso avesse infilato al loro dito un diamante e che avessero indossato un abito bianco poco importava di fronte alla loro libido. 15
Forse, però, la sua era soltanto disillusione. Gray chiuse la porta della sua stanza e si tolse la polo. Era stato avvicinato da un sacco di donne nel corso degli anni e molte di loro erano sposate. A ogni modo non poteva imputare la sua sfiducia nei confronti del genere femminile solamente alla sua generazione. No, aveva imparato quella lezione dentro casa sua, dalla sua cara mammina. Belinda Bennett era una bella donna, ricca e aristocratica, eppure, malgrado le sue radici altolocate, restava comunque una meretrice. Una persona insofferente alle regole e viziata, determinata a lasciarsi un segno alle spalle... come se farsi sfruttare da uomini a cui non importava nulla di lei fosse un segno di indipendenza. Se solo pensava a quello che aveva fatto patire a suo padre! L'umiliazione. La degradazione. E tutto ciò a causa del suo inqualificabile comportamento con i suoi amici al club. Con il suo commercialista. Il suo stesso cugino. Il giardiniere, il maestro di tennis e il direttore del coro. Persino l'istruttore del campo estivo di suo figlio e il professore di inglese. Era anche riuscita a infilarsi nei pantaloni di due suoi compagni di università. Gray aprì l'acqua della doccia, si tolse gli shorts e si infilò sotto il getto caldo. Suo padre era una brava persona e questa combinazione, sfortunatamente, aveva fatto sì che, benché consapevole di cosa stesse succedendo, non avesse voluto mettere fine al matrimonio... con gravi conseguenze per il suo cuore. Ed era questo che succedeva quando i propri principi morali prevalevano sul buonsenso. Grazie a quegli episodi, aveva deciso di non permettere mai a una donna di entrargli nella testa, tanto meno 16
nel cuore. Molte di loro lo avevano definito un misogino e, anche se non era orgoglioso di quell'epiteto, non aveva mai fatto nulla per negare una simile accusa. Gray non poteva immaginare di sperimentare ciò che aveva subito suo padre. Per lui era impensabile l'idea di trovare una compagna di cui potersi fidare al punto di sposarla. Forse era soltanto un codardo. Sbuffò e uscì dalla doccia afferrando un asciugamano. Be', se era davvero una femminuccia allora perché tanti membri del Senato e della Camera dei Rappresentanti avevano paura di lui? E sebbene il Presidente degli Stati Uniti non lo temesse, di certo rispondeva alle sue telefonate indipendentemente da dove si trovava e con chi. No, non si trattava di vigliaccheria, casomai di mancanza di miopia perché, a differenza degli altri, aveva compreso benissimo una profonda verità: se si concedeva a una persona il potere di ferirne un'altra, prima o poi lo avrebbe usato. Dalla cabina armadio prese un abito blu scuro e una camicia e li gettò sul letto. Si stava allacciando i pantaloni quando scorse un movimento fuori dalla finestra. Si avvicinò per guardare meglio. Avrebbe riconosciuto quei capelli biondo ramato ovunque. Joy Moorehouse stava percorrendo il viale in bicicletta. Aggirò l'angolo della casa e quando si accorse di avere superato l'ingresso di servizio tornò indietro sparendo dalla sua vista. Il corpo di Gray si surriscaldò, il sangue gli pulsò nelle vene e i muscoli gli si contrassero, come se fosse sul punto di rincorrerla. Imprecò e si mise le mani sui fianchi. No, non poteva succedere. Lui non stava provando nulla del genere. 17
Poi, come se avesse perso il controllo sulla propria libido, ricordò il giorno in cui l'aveva sorpresa con addosso soltanto un bikini. Era successo un paio di settimane prima, eppure l'immagine era così nitida che sembrava fosse accaduto soltanto quella mattina. E pensare che un tempo aveva considerato la sua accurata memoria un dono. Dopo avere visto per anni Joy girare per la città in estate, trovandola sì carina ma nulla di che, quell'ultima stagione qualcosa era cambiato. Ed era successo prima di recarsi a White Caps e di sorprenderla sul punto di tuffarsi in acqua. All'improvviso si era trovato di fronte una donna meravigliosa, dotata di curve provocanti, pelle morbida e occhi grandi che si erano illuminati nell'istante in cui si erano posati su di lui. Francamente era rimasto scioccato da se stesso. Era talmente giovane... Be', veramente non troppo giovane, tuttavia c'era qualcosa di puro in lei. Candido. Onesto. Joy era fresca in un modo che lo faceva sentire come se dovesse lavarsi le mani prima di osare toccarla. Con tutta quella sua innocenza lo faceva sentire sporco. Sporco per le cose che faceva. E vecchio perché non aveva altro che cinismo e ambizione da offrire. Gray imprecò di nuovo e strattonò la camicia. I bottoni si rifiutavano di ubbidire al comando delle sue dita e impiegò il doppio del solito ad allacciarla. Per non parlare dei polsini. Inoltre, non gli sfuggì il fatto che si stava annodando in fretta e furia la cravatta per correre di sotto, cosa che non migliorò di certo il suo umore.
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