Il gioiello del greco

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SHARON KENDRICK

Il gioiello del greco


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Ruthless Greek's Return Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2015 Sharon Kendrick Traduzione di Maria Paola Rauzi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony febbraio 2016 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2016 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3060 del 23/02/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 C'era qualcosa di diverso. Jessica lo percepì nel momento stesso in cui entrò nell'edificio, un'inconfondibile atmosfera di eccitazione e aspettativa. Un'elettrizzante sensazione di cambiamento. Sentì un nodo formarsi in gola a causa di qualcosa di molto simile alla paura. Perché alla gente non piacevano i cambiamenti. E lei era una di quelle persone che li detestava. Apparentemente, il quartier generale della catena di raffinati e lussuosi negozi di gioielli pareva lo stesso. I divani erano sempre quelli, così come i lampadari e le candele profumate. Anche i poster, con le immagini di donne che fissavano sognanti anelli di fidanzamento insieme a futuri mariti incredibilmente belli, erano ancora lì. Ce n'era pure uno suo, con lei appoggiata a un muro intenta a osservare il mare e un orologio in platino bene in vista al polso. Chiunque avesse guardato quell'immagine avrebbe pensato che la donna con la camicetta bianca e la coda di cavallo conducesse una vita tranquilla e ordinata. Sorrise mesta. Chi aveva detto che la macchina fotografica non mentiva mai si era sbagliato. Fissò i suoi stivali di cuoio chiari che erano soprav5


vissuti al viaggio dalla Cornovaglia senza macchiarsi e si avvicinò al banco della reception. La receptionist indossava una nuova divisa che metteva ampiamente in mostra il suo décolleté. Persino l'enorme vaso di rose rappresentava una novità. «Ciao, Suzy» disse chinandosi ad annusare il profumo dei fiori, che in realtà non ne avevano alcuno. «Ho un appuntamento alle tre.» Suzy controllò sullo schermo del computer e sorrise. «Sono contenta di vederti, Jessica.» «Anch'io» rispose lei, benché non fosse del tutto vero. In realtà amava la sua vita in campagna e veniva a Londra solo quando doveva. Come quel giorno. Aveva ricevuto una mail enigmatica che l'aveva lasciata confusa e con parecchie domande in sospeso. Così aveva abbandonato i soliti jeans e maglioni e aveva indossato abiti da città... oltre al freddo sorriso che ci si aspettava da lei. Dentro di sé stava male perché Hannah era partita, tuttavia avrebbe superato anche quel dolore. Del resto aveva affrontato prove ben peggiori. Abbassando la voce chiese: «Sai per caso cosa sta succedendo? Ho ricevuto all'improvviso una convocazione misteriosa quando dovrei iniziare a posare per il nuovo catalogo soltanto all'inizio dell'estate». Suzy si guardò in giro con circospezione. «In effetti sì. Abbiamo un nuovo capo.» «Davvero?» «Il nuovo proprietario è un greco. A quanto pare un playboy» continuò Suzy. All'improvviso gli occhi le si scurirono. «E molto pericoloso.» Jessica sentì sollevarsi i capelli dietro la nuca, come se qualcuno le avesse passato un dito gelato sulla pelle. Sentire pronunciare la parola greco non avrebbe 6


dovuto produrre in lei alcuna reazione e invece succedeva ogni volta e il suo cuore iniziava a battere forte. Fissò la receptionist per un istante poi, iniettando una certa leggerezza nella voce, le domandò: «Per pericoloso intendi spericolato?». «Intendo che emana sex appeal da tutti i pori e ne è consapevole. Ma avrai modo di constatarlo di persona quanto prima» ribatté Suzy premendo il bottone dell'interfono con la sua mano curata. Jessica pensò alle parole della ragazza mentre si avviava all'ascensore che portava agli uffici della direzione. Per quanto meraviglioso potesse essere il nuovo boss con lei avrebbe perso solamente il suo tempo. Aveva già incontrato uomini che sprizzavano testosterone ovunque e si era anche scottata. Be', in realtà si era trattato di uno soltanto e si era ustionata tutto il corpo, per non parlare del cuore e dell'anima. Di conseguenza lei aveva deciso di stare alla larga dagli uomini pericolosi e da ciò che si portavano al seguito. L'ascensore arrivò al piano e subito Jessica notò che anche lì le cose erano cambiate. C'erano più fiori e l'atmosfera era stranamente tranquilla. Si guardò attorno e constatò che le porte dell'ufficio dell'amministratore delegato erano aperte. Controllò l'ora: erano le tre in punto. Doveva entrare e annunciarsi? Oppure doveva aspettare che qualcuno la venisse a chiamare? Rimase ferma, incerta sul da farsi, finché una voce dall'accento marcato non la raggiunse. «Non startene lì, Jess. Vieni. Ti stavo aspettando.» Il cuore di lei si contrasse in una morsa e all'inizio pensò che la mente le stesse giocando un brutto scherzo. Si disse che tutte le voci mediterranee si assomigliavano e che non poteva assolutamente essere lui. 7


Perché non era possibile riconoscere una voce che non si sentiva da tantissimi anni. Purtroppo si sbagliava. Entrò in ufficio e si bloccò in mezzo alla vasta stanza. E benché il suo cervello le stesse inviando messaggi frenetici e confusi, non c'erano dubbi sull'identità dell'uomo seduto dietro la scrivania. Era lui: Loukas Sarantos e aveva tutta l'aria di essere il sovrano di ciò che dominava con un controllo pressoché assoluto. Osservò scioccata il suo abito grigio di sartoria che modellava alla perfezione un fisico imponente e la sua confusione aumentò. Perché Loukas era una guardia del corpo. Cosa ci faceva lì vestito in quel modo? Loukas Sarantos poteva intimidire chiunque con i suoi roventi occhi neri. Non aveva mai conosciuto nessuno come lui perché le faceva desiderare cose che non aveva mai pensato di desiderare, per poi volerne ancora di più. Era un problema. E lo sapeva. La stanza iniziò a ondeggiare davanti a lei. Avrebbe voluto restare indifferente alla sua vista; che fosse soltanto il ricordo di un'altra vita e un altro tempo. Lui era appoggiato allo schienale della poltrona di cuoio nero che luccicava come i suoi capelli folti arricciati sul collo. Il suo mezzo sorriso non conteneva tracce di umorismo. La fissò intensamente e per un istante Jessica ebbe la sensazione di svenire. Si chiese se non sarebbe stata una buona cosa perché, se lei fosse collassata a terra, lui sarebbe stato obbligato a chiamare l'assistenza medica così la sua presenza imponente sarebbe stata diluita da quella di altre persone. Ma alla fine si riprese e anni trascorsi a na8


scondere le proprie emozioni le permisero di guardarsi attorno con un'espressione curiosa in viso. «Dov'è la segretaria?» gli domandò Jessica a quel punto con disinvoltura. Loukas si chinò in avanti, leggermente irritato. «Otto anni» disse piano. «Sono passati otto anni dall'ultima volta che ci siamo visti e tutto quello che sai fare è pormi una domanda banale su un membro del personale?» La sua sicurezza innervosì Jessica quasi quanto la sua inattesa apparizione. Malgrado l'abito su misura trasudasse ancora una sessualità carnale che niente avrebbe potuto mascherare. Era forse per quel motivo che si ritrovò all'improvviso a ricordare quelle labbra sulle sue e l'impazienza delle sue dita mentre le sollevava la gonnellina da tennis e...? «Cosa ci fai qui?» «Perché non ti togli il cappotto e non ti siedi, Jess?» le suggerì lui. «Mi sembri molto pallida.» Jessica avrebbe voluto ribattere che preferiva restare in piedi, ma lo shock provato alla sua vista aveva minato il suo equilibrio. Forse svenire sarebbe stata una pessima idea perché si sarebbe trovata in posizione orizzontale con Loukas chino sopra di lei... come se volesse baciarla. Si avvicinò alla sedia che le aveva indicato e si sedette, lasciando cadere a terra la borsa. «Questa è davvero una... sorpresa.» «Lo immagino. Ma dimmi, cos'hai provato a entrare qui e scoprire che ero io?» Jessica si strinse nelle spalle, non sapendo bene cosa rispondere a quella particolare domanda. «Immagino che ci sia una spiegazione.» 9


«Spiegazione a cosa? Forse potresti essere un po' più precisa.» «Al fatto che ti trovi dietro quella scrivania come se...» «Come se fossi il padrone?» Lei deglutì pensando a quanto fosse arrogante. «Be', sì.» «E infatti lo sono. Ho acquistato la società, Jess. Adesso possiedo tutti i punti vendita della Lulu nelle città, negli aeroporti e su ogni nave da crociera del mondo.» Jessica si impose di stare concentrata. «Non sapevo che...» «Fossi ricco abbastanza?» «Certo, sì, anche questo, naturalmente. O che fossi interessato al settore dei gioielli e degli orologi.» Loukas la fissò negli occhi che avevano lo stesso colore dell'acquamarina. Come al solito, non una ciocca dei suoi capelli biondi era fuori posto. Anche dopo il sesso più sfrenato restavano in ordine. Osservò le labbra rosa di Jessica Cartwright, l'unica donna che non era riuscito a dimenticare. La sua pallida e inattesa nemesi. Emise un profondo respiro e la studiò attentamente. Il suo stile era sempre classico e sobrio. Il suo fisico snello non lasciava dubbi sul suo passato atletico. Non aveva mai amato il trucco, preferendo dunque un aspetto naturale. Si era sentito attratto da lei in un modo sorprendente che non era mai stato in grado di spiegarsi. La camicetta bianca fasciava i suoi seni piccoli e sodi. Alle orecchie portava delle perle mentre i capelli erano raccolti in una coda di cavallo che valorizzava i suoi zigomi alti. 10


Inevitabilmente pensò a quanto fosse distante. Intoccabile. Però non era del tutto vero perché dietro quella falsa immagine di ragazza algida si nascondeva una donna superficiale e avida come tutte le altre. «Ci sono molte cose che non sai sul mio conto» ribatté Loukas serrando le labbra. E molte che scoprirai presto. «Non capisco... L'ultima volta che ti ho visto facevi la guardia del corpo. Lavoravi per un oligarca russo» disse lei aggrottando la fronte. «Dimitri Makarov, mi pare.» Loukas annuì. «Sì, si chiamava così. E io ero il tizio con la pistola nella giacca che non aveva paura di nulla. Il muro di muscoli che poteva spaccare un'asse di legno con un solo pugno» replicò ricordando allo stesso tempo il modo in cui Jessica gli accarezzava i bicipiti con le sue dita lunghe e affusolate. «Ma un bel giorno ho deciso di iniziare a usare il cervello, rendendomi conto che una vita trascorsa a proteggere gli altri non poteva durare a lungo e che dovevo pensare al futuro. Naturalmente alcune donne considerano simili uomini poco più che dei selvaggi, non è così, Jess?» Jessica trasalì e quella reazione procurò a Loukas un grande piacere perché la voleva vedere reagire e perdere la sua freddezza. «Sai benissimo che non l'ho mai detto...» mormorò lei con la voce che le tremava. «Tuo padre lo ha fatto mentre tu, con il tuo silenzio, approvavi ogni sua maledetta parola. La piccola principessa complice del caro paparino. Devo per caso rammentarti altre cose che ha detto?» «No!» esclamò Jessica portandosi la mano al collo per calmare le pulsazioni impazzite. 11


«Mi ha chiamato delinquente. Mi ha urlato che ti avrei trascinata nella fogna da cui provenivo se tu fossi rimasta con me. Te lo ricordi, Jess?» Lei scosse la testa. «Perché siamo seduti qui a parlare del passato? Sono uscita con te che ero una ragazzina e sì, mio padre ha reagito in maniera orribile quando ha scoperto che eravamo...» «Amanti» concluse Loukas al suo posto. «Amanti» ripeté Jessica, come se facesse male pronunciare quella parola. «Però è successo molto tempo fa e non ha più importanza. Io sono andata avanti con la mia vita e suppongo che lo abbia fatto anche tu.» Loukas sarebbe scoppiato a ridere se non avesse avuto tanta rabbia in corpo. Jessica era riuscita a umiliarlo come nessun'altra. Aveva calpestato i suoi stupidi sogni e credeva che non avesse importanza? Be', era arrivato il momento di dimostrarle che invece l'aveva eccome. Prese la penna d'oro posata sulla scrivania e cominciò a giocherellarci senza smettere di fissarla. «Forse hai ragione, non è sul passato che dobbiamo concentrarci, bensì sul presente. E, naturalmente, il futuro. O, meglio ancora... il tuo futuro.» Lei si irrigidì. «Cosa vorresti insinuare?» gli domandò sospettosa, mettendosi sulla difensiva. «Da quanto tempo lavori per questa società?» «Sono sicura che lo sai benissimo.» «Hai ragione. Infatti ho il tuo contratto qui davanti a me. Hai iniziato non appena hai interrotto la tua carriera tennistica, giusto?» Jessica non rispose subito perché non voleva fargli capire quanto si sentisse vulnerabile. Abbandonare la sua carriera sportiva? Loukas lo faceva sembrare come se avesse smesso di mettere lo zucchero nel caffè. 12


E invece lo sport a cui si era dedicata con tutta se stessa fin da piccolissima, e che era stata costretta a interrompere subito dopo la sua rottura con lui, aveva lasciato un baratro dentro di lei. Era stato un doppio colpo da cui non si era mai ripresa del tutto. Però ce l'aveva fatta perché si era trattato di nuotare, o affogare. E poi si era trovata a doversi occupare di Hannah, per cui annegare non era più stata una scelta possibile. «Giusto.» «Perché non mi spieghi come hai ottenuto questo lavoro, dato che non hai nessuna esperienza come modella? Hai dormito con il capo?» «Non essere stupido» sbottò lei. «Era un uomo di sessant'anni.» «Altrimenti saresti stata tentata?» la provocò lui chinandosi in avanti. «So per esperienza personale che le donne sportive hanno particolari appetiti sessuali. E tu eri spettacolare a letto, Jess. E anche fuori. Non ne avevi mai abbastanza di me.» Jessica avrebbe preferito non rispondere a quella provocazione, anche se era tutto vero. Aveva la sensazione che stesse giocando con lei. Ma del resto che scelta aveva, dato che i piatti della bilancia erano così sbilanciati a suo favore? E poi non si trattava solamente di sopravvivenza, bensì di orgoglio. Poteva avere ottenuto quel lavoro per caso, tuttavia aveva intrapreso una inaspettata carriera che il destino le aveva concesso come compensazione per i suoi sogni infranti. Era molto orgogliosa di quello che aveva ottenuto e non aveva la benché minima intenzione di gettare tutto al vento in un momento di ribellione solo perché l'uomo che le stava ponendo quelle domande era lo 13


stesso che non era stata in grado di dimenticare. «Vuoi che ti risponda, oppure preferisci restartene lì seduto a insultarmi?» Loukas abbozzò un sorriso. «Prego, continua.» Lei fece un profondo respiro, uguale a quelli che usava prima di battere la prima palla di servizio. «Sai che è stata la rottura di un legamento a mettere fine alla mia carriera?» Lui si limitò ad annuire senza mostrare alcun tipo di comprensione. «Ho sentito che ti eri ritirata alla vigilia di un importante torneo.» «Sì. Ovviamente ci fu una enorme pubblicità attorno al mio ritiro.» «Tutti si aspettavano che vincessi almeno una prova dello Slam malgrado la tua giovane età.» «Vero» mormorò Jessica senza riuscire, questa volta, a mascherare l'emozione nella sua voce. Poco importava continuare a ripetersi che alla gente capitava ben di peggio che rinunciare a una carriera sportiva, tuttavia le faceva ancora male. Pensò agli amici e alle relazioni che aveva perso, o ai silenzi di disapprovazione a casa; al modo in cui il padre l'aveva spinta finché non aveva capito di avere raggiunto il limite. Per non parlare degli infiniti sacrifici e della sensazione di non essere mai brava abbastanza. E tutto era finito con la rottura di un legamento mentre correva per colpire una palla che non aveva mai raggiunto. «I giornali pubblicarono la mia foto scattata in seguito alla conferenza stampa rilasciata dopo essere stata dimessa dall'ospedale.» Quella immagine aveva fatto il giro del mondo. Il 14


suo volto pallido e teso e i capelli biondi che ricadevano su una spalla. «E...?» disse lui riportandola al presente. Jessica fissò il suo bellissimo viso. Non era forse un segno di debolezza desiderare di toccarlo di nuovo? Accarezzare i tratti decisi del suo volto? Non poteva cancellare il disagio che provava con uno dei suoi baci incredibili e fare sembrare tutto quanto a posto? Gli occhi di lui brillarono, quasi avesse indovinato i suoi pensieri ed era un errore. Fin da bambina Jessica aveva imparato una lezione fondamentale: non mostrare mai a nessuno la propria debolezza, specialmente a Loukas perché era stato addestrato ad approfittare di qualsiasi punto debole dell'avversario. «I dirigenti della Lulu notarono che indossavo un orologio di plastica» continuò. «E il caso voleva che stessero lanciando una nuova linea sportiva per le ragazzine, così ritennero che io fossi perfetta per la campagna pubblicitaria.» «Eppure la tua non è una bellezza convenzionale» osservò lui. Jessica lo fissò senza mostrargli quanto l'avesse ferita il suo commento. Del resto non poteva biasimarlo per aver detto la verità. «Lo so, però sono molto fotogenica. Ho quella curiosa combinazione di zigomi alti e occhi leggermente distanziati che piace alla macchina fotografica. Perlomeno, è quello che sostiene il fotografo. Ho capito molto tempo fa che ero meglio in foto che nella realtà. Credo che la società alla fine abbia voluto approfittare della pubblicità nata attorno al mio ritiro. La campagna ebbe un inaspettato successo. Poi mio padre e la mia matrigna rimasero uccisi sotto una valanga che 15


portò altra pubblicità positiva per il marchio.» «Mi spiace per tuo padre e sua moglie» mormorò Loukas, «ma purtroppo queste cose succedono.» «Sì, lo so» sospirò lei. Lo guardò negli occhi e si rese conto che era difficile non mettersi sulla difensiva. «Comunque non mi avrebbero tenuta per tutti questi anni se la mia immagine non avesse fatto vendere orologi. Ecco perché hanno continuato a rinnovarmi il contratto.» «Però non sei più una teenager e le vendite sono calate» le fece notare lui. «Non rappresenti più quella fascia di età.» Lei si sentì a disagio. Si ripeté di dimenticare che erano stati amanti e che tra loro era finita male. Doveva trattarlo come faceva con tutti gli altri responsabili della società, quindi con gentilezza. Era il suo sponsor, pertanto doveva affascinarlo. «Ho ventisei anni. Non direi che sono sulla via del tramonto» ribatté, riuscendo ad abbozzare un sorriso. «Persino di questi tempi, in cui tutti sono ossessionati dal mito della giovinezza» aggiunse notando che gli pulsava la vena sulla tempia, come se Loukas fosse consapevole del suo fascino e non lo approvasse completamente. Si chiese se non stesse dando l'impressione di essere una manipolatrice, ma la cosa non le importava perché stava lottando per il suo sostentamento e per quello di Hannah. «Non so se hai compreso quello che ti sto dicendo.» Jessica si rese conto tutt'a un tratto del motivo per cui si trovava lì e perché aveva ricevuto quella mail in cui veniva richiesta la sua presenza. Ovvio che Loukas avesse il suo contratto sulla scrivania; era il nuovo proprietario della Lulu e poteva fare ciò che voleva. 16


Probabilmente le avrebbe detto che non glielo avrebbe più rinnovato. A quel punto cosa avrebbe fatto? Una ex giocatrice di tennis senza nessuna vera qualifica! Pensò ad Hannah, alla retta dell'università e alla piccola casa che aveva acquistato dopo avere pagato i debiti del padre, il cottage che era diventato la loro unica sicurezza. Pensò anche a tutte le difficoltà, il dolore e le barriere che aveva superato per arrivare al tenero rapporto con la sua sorellastra. Un brivido le corse lungo la schiena e si augurò che lui non lo notasse, anche se era abituato a cogliere ogni minimo dettaglio delle persone, specialmente le debolezze. «Come posso capire cosa stai dicendo se sei così enigmatico? Quando te ne stai seduto lì con quell'espressione critica nei miei confronti?» «Forse dovrei essere un po' più esplicito» dichiarò lui tamburellando con le dita sulla scrivania. «Se vuoi il rinnovo del contratto credo che dovresti cambiare atteggiamento ed essere più carina con il tuo capo, tanto per iniziare.» «Essere carina con te? Questa è bella. Guarda che sei tu che ti sei dimostrato ostile nei miei confronti dal primo momento in cui sono entrata in questo ufficio. E non mi hai detto ancora niente! Cos'hai intenzione di fare?» Lui ruotò la sedia, distogliendo l'attenzione dal suo viso e concentrandosi sullo skyline londinese, cosa che lasciava intendere quanta strada avesse fatto. Il Tamigi si snodava in mezzo a palazzi e monumenti centenari e i grattacieli puntavano al cielo. Chi avrebbe immaginato che il ragazzino, che doveva frugare nel retro dei ristoranti in cerca di cibo, 17


potesse un giorno maneggiare una simile ricchezza? Era sempre stata una sua ambizione quella di uscire dalla povertà e dalla disperazione che avevano caratterizzato la sua infanzia; raddrizzare un'esistenza immersa nell'amarezza e nel tradimento. Ed era esattamente ciò che aveva ottenuto. Aveva fatto del suo meglio per la madre, anche se... Chiuse gli occhi di fronte alla fitta di dolore che provò. Alla fine aveva costruito la fortuna che aveva disperatamente desiderato quando lavorava come guardia del corpo per gli oligarchi russi. Tante volte si era chiesto come fosse possibile perdere un milione di dollari al casinò senza quasi notarlo. E aveva pure scoperto che aveva tratto più piacere dal cibo che era obbligato a rubare dai bidoni dei ristoranti quando il suo stomaco era vuoto. Perché questo era il problema riguardo ai soldi: il piacere che si supponeva dovessero dare era un mito spacciato da chi li aveva. La verità era che portavano solo guai e aspettative e spingevano la gente a comportarsi in modi che lo disgustavano. Persino quando era povero non aveva mai fatto fatica a trovare delle amanti e spesso si era domandato se sarebbe stato diverso se fosse stato ricco. Ovviamente sì, pensò con una smorfia. Sentiva ancora l'amaro in bocca al ricordo della varietà di extra delle donne che gli si erano concesse dopo essere diventato milionario. Gli piaceva guardare? Voleva un terzetto? Era interessato a qualche ruolo in particolare? Gli sarebbe bastato chiedere per ottenere quello che voleva. E ci aveva provato. Avrebbe tentato qualunque cosa pur di riempire il baratro dentro di lui, ma niente ave18


va funzionato. Aveva fatto sesso con donne dai corpi di plastica e bellissimi visi vuoti. Modelle e aristocratiche disposte a tutto pur di allettarlo, ma alla fine si era sentito completamente annoiato. Era stato allora che aveva deciso che non poteva andare avanti finché non avesse sistemato tutte le questioni in sospeso che avevano minacciato di farlo inciampare nel corso degli anni. La sua povera madre era morta. Suo fratello era stato rintracciato... Adesso restava soltanto Jessica Cartwright. Serrò le labbra realizzando che avrebbe provato un grande piacere a riallacciare quel nodo. Girò di nuovo la sedia. Lei era ancora seduta, intenta a mascherare la sua ansia, gesto che gli procurò un momento di puro e sadico piacere. Perché non sarebbe stato umano se non avesse apprezzato l'ironia di come la situazione si fosse ribaltata. L'astro nascente del tennis che lo aveva tenuto nascosto, alla stregua di un segreto peccaminoso mentre lui soddisfaceva i suoi bisogni fisici, adesso era in attesa di una sua risposta dalla quale sarebbe dipeso il suo futuro. Fin dove si sarebbe spinta per conservare il lavoro? Se le avesse ordinato di chinarsi sotto la scrivania e abbassargli la cerniera dei pantaloni, lo avrebbe fatto? Lo colse un'intensa fitta all'inguine immaginandosi la scena. No! Non voleva che Jessica si comportasse come una prostituta. Ciò che desiderava da lei era che fosse arrendevole, spontanea e generosa. La voleva sotto di sé, preferibilmente nuda. Voleva vedere i suoi occhi scurirsi e sentirla sussultare di piacere, incredula, mentre la penetrava. Voleva che dipendesse da lui e che non potesse più 19


respirare senza pensarlo. E poi se ne sarebbe andato, esattamente come aveva fatto lei. A quel punto sarebbero stati pari. La guardò a lungo nei suoi occhi color acquamarina poi annunciò: «Dovrai cambiare».

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3054 - La moglie di un Fonseca di A. Green Darcy sa quanto possa essere esigente il suo capo, il ricchissimo Maximiliano Fonseca... Seconda parte della miniserie I FONSECA.

3055 - In fuga tra le sue braccia di A. Oliver Il suo fidanzato l'ha scaricata e il suo volo è stato cancellato, ma per fortuna in suo soccorso è arrivato l'affascinante Dominic. Torna FATTA PER LUI.

3056 - Sfida allo sceicco di M. Yates La principessa Samarah ha sempre saputo che prima o poi sarebbe giunto per lei il momento della vendetta... Ecco a voi I PRINCIPI DEL DESERTO!

3057 - San Valentino col conte di A. Brock Il conte Raffaele Revaldi ha vissuto ogni istante della sua vita come fosse l'ultimo, ma ora... Non mancare l'appuntamento con UN NUOVO INIZIO.

3058 - Un milionario in prima pagina

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3059 - La promessa sposa del principe

di M. Blake Nell'ipotetica lista delle possibili spose del principe Reyes, Jasmine Nichols è di certo all'ultimo posto. Però... Non perdere il tuo CONTRATTO D'AMORE.

3060 - Il gioiello del greco di S. Kendrick Come volto della società di preziosi di proprietà di Loukas, Jessica non può far altro che seguire i suoi voleri. Continua ad ardere il FUOCO GRECO.

3061 - Guidami al tuo cuore di K. Hardy Enrico è un uomo di successo, da sempre riluttante a lasciarsi coinvolgere dalle donne, ma quando Ella lo scambia per un altro...


Dall'8 marzo

3062 - Inattesa proposta di C. Crews La vita non ha regalato nulla a Theo, tutto ciò che ha ottenuto se l'è guadagnato col sudore. Ora però... Non perdete il nuovo SELF-MADE MAN!

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3064 - Dolce inganno di T. Pammi Riya ha sempre vissuto all'ombra dello sfuggente Nathaniel, il ricchissimo figlio del suo padre adottivo. Pensi di essere FATTA PER LUI?

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3066 - Sedotta dal milionario

di J. Wood Bo, magnate dell'industria vinicola, non pensava di rivedere Remy. Quella notte con lei era stata unica... Tornano gli INTERNATIONAL TYCOON.

3067 - La maschera del playboy

di M. Blake Narciso Valente ha finalmente la possibilità di distruggere per sempre il suo peggior nemico. Prima puntata della nuova miniserie Q VIRTUS.

3068 - La sposa del re di J. Porter Hannah ha accettato di aiutare una principessa, e in poche ore si è ritrovata fidanzata con un re... Prima parte di SCANDALO R EALE.

3069 - Confessioni sul red carpet di M. Conder L'ultima cosa che Tristan vorrebbe fare è correre in soccorso di Lily... Chi non vorrebbe potersi concedere UN NUOVO INIZIO?


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