Il ladro dei ricordi sfoglialibro

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TIFFANY REISZ

IL LADRO DI RICORDI traduzione di Fabio Pacini


ISBN 978-88-6905-111-1 Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Bourbon Thief Mira Books © 2016 Tiffany Reisz Traduzione di Fabio Pacini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione HC luglio 2016


Il ladro di ricordi


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Paris Non c'erano molte cose al mondo che destassero l'interesse di Cooper McQueen più di un buon bourbon. Nei suoi quarantacinque anni di vita, non una singola donna, per quanto bella, era riuscita a persuaderlo a mettere giù il bicchiere e rinunciare a bere. Ma quando lei entrò nel suo bar – un dono degli dei meravigliosamente incartato in un vestito rosso – McQueen decise che poteva aver visto l'unica donna del pianeta capace di farlo diventare astemio. Il suo vestito era stretto come il pugno del più avaro tra gli avari, rosso come un tramonto ai Caraibi, e guardandola McQueen fu in grado di pensare solo che quell'anno Natale era arrivato con molto anticipo. Miss Natale a Luglio lanciò un'occhiata nella sua direzione e sorrise come se sapesse cosa gli passava per la testa e stesse pensando anche lei qualcosa di simile. In quell'istante, McQueen capì che quella sera avrebbe lasciato il bar prima del solito e che era meglio che nessuno cercasse di fermarlo. Non volendo mostrarsi troppo ansioso, continuò a sorseggiare il suo bourbon... liscio... e a sorvegliarla con la coda dell'occhio. Natale a Luglio si avvicinò al bancone del bar, si issò su uno sgabello e cominciò a studiare la carta dei drink. Lui sorrise dietro il bicchiere. Fra un 7


minuto sarebbe andato lì e le avrebbe offerto da bere, lasciandosi scappare che era il proprietario del locale... facendo penzolare l'esca nella speranza che lei avesse voglia di abboccare. Aveva visto sfilare una moltitudine di belle donne nel suo bar, di solito troppo giovani – aveva anche lui una coscienza, dopotutto – invece Miss Natale dimostrava trentacinque rispettabilissimi anni. Una vera donna. Adulta e vaccinata. Il genere che uno si poteva portare a letto senza sentire il bisogno di scusarsi. Aveva la pelle scura e lunghi capelli neri che le scendevano a ciocche sulla schiena, raccolti dietro la nuca da un nastrino rosso che lui aveva ogni intenzione di slacciare con i denti, se gli fosse stata data l'opportunità. Allo scadere del minuto, andò a reclamare quell'opportunità. McQueen non si dispiacque troppo di sganciarsi dalla sua attuale conversazione con un tizio che doveva essere un investitore finanziario, oppure un imprenditore d'assalto. Nel momento in cui Miss Natale era entrata, aveva smesso di ascoltare. Avanzò verso di lei e scivolò sullo sgabello alla sua sinistra senza aspettare un invito. Il posto era suo. Inutile fingere che non fosse così. All'inizio non disse niente. Lasciò che il silenzio stagnasse e si gonfiasse, come le acque melmose del fiume Ohio in una torrida notte d'estate, di quelle capaci di far sudare perfino i marciapiedi. Forse avrebbe potuto convincere la signora a fare quattro passi sulla riva del fiume. O magari qualcosa di più. «Cosa posso darle?» chiese alla donna Maddie, la graziosa barista bionda. «Un goccio di Red Thread, se possibile» disse Miss Natale. «Mi diverto a combinare i miei drink con i nastri che porto nei capelli.» «Red Thread?» Maddie si girò verso McQueen, una muta richiesta d'aiuto negli occhi. 8


«La Red Thread non è più sul mercato da trentacinque anni» disse lui in risposta, tranquillizzando la sua dipendente. «Oh, bene. Per un attimo mi sono trovata in difficoltà. Mi vanto di conoscere tutte le marche di bourbon in commercio.» Maddie si concesse un breve sorriso. «Ne è rimasta qualche bottiglia?» «Nemmeno una» disse McQueen. In fondo era una piccola bugia. Rossa. «Peccato.» Miss Natale sospirò, ma non sembrava particolarmente sorpresa e neppure delusa. Natale era il soprannome giusto per lei. C'era una punta di gelo nella sua voce. Era cool. A lui piacevano le cose cool. «Sì, un vero peccato. Pare che fosse il miglior bourbon mai imbottigliato.» McQueen attese che la donna in rosso parlasse di nuovo, ma lei rimase in silenzio, vigile, lo sguardo fisso solo ed esclusivamente su Maddie. «Cosa è successo?» gli chiese Maddie. «Un incendio nei magazzini.» McQueen scrollò le spalle. «Quando uno distilla alcol e lo conserva in botti di legno, il fuoco è il suo peggior nemico. La Red Thread è stata rasa al suolo da un incendio nel 1980 e non ha più riaperto. Non si capisce nemmeno chi sia l'attuale proprietario.» Lui aveva cercato di comprarla, ma non aveva avuto fortuna. Era risalito fino a una compagnia di facciata, la Moonshine Ltd, ma non era riuscito a scoprire chi c'era dietro. «Lo so perché ho svolto delle ricerche.» «Che coincidenza. Interessante...» Le labbra rosse di Miss Natale si incresparono in accenno di sorriso, ma non era facile stabilire se diceva sul serio, oppure faceva la sarcastica. Parlava con l'accento del Kentucky, lieve ma perfettamente riconoscibile per uno che trascorreva metà del suo tempo a New York e metà a Louisville. L'accento del Kentucky aveva il suono di casa per lui e, quando lo sentiva, gli si rizzavano le orecchie. 9


«Posso darle qualcos'altro?» chiese Maddie alla donna. «Four Roses, liscio. Doppio.» «Una donna che conosce il suo bourbon e non ha paura di berlo liscio.» McQueen ruotò di dieci gradi nella sua direzione. «Proprio il mio tipo.» «Sono una ragazza del Kentucky» ribatté lei, scrollando aggraziatamente le spalle. «Dalle mie parti si dice che il bourbon è come la verità.» «In che senso?» «La prima volta che l'assaggi brucia, ma quando ti abitui non vuoi avere niente altro in bocca.» Miss Natale si portò alle labbra il bicchierino e bevve, buttando giù il liquore senza battere ciglio. Il bourbon non l'aveva bruciata. «Allora mi dica qualcosa di vero» propose McQueen. «Come si chiama?» «Paris.» «Bellissimo nome.» «Grazie, signor McQueen.» «Lei sa chi sono?» «Qui la conoscono tutti. Questo posto è suo.» La donna inclinò la testa verso le parole Rickhouse, Louisville, Kentucky, impresse sullo specchio dietro il bar, sopra il disegno di una distilleria dei primi del Novecento. «Ho sentito che sta aprendo un altro bourbon bar a Brooklyn.» «Non approva?» «Solo dei bianchi potevano avere l'idea di trasformare un drink semplice e diretto come il bourbon in un feticcio. Trovi un modo di infondere nel bourbon il sapore della zucca speziata e diventerà milionario.» Lei bevve un altro sorso di Four Roses, continuando a scrutarlo di sottecchi. «Le confiderò un segreto.» «Sono tutt'orecchi.» 10


«Sono già milionario. Ma sono sempre in cerca di nuovi modi per buttare via un po' di soldi. Perché no?» «Come mai? È già stanco della squadra di baseball che ha comprato due anni fa?» «Possiedo solo una parte della squadra.» «Quale, di preciso?» chiese lei. «A me ne interessa soprattutto una...» McQueen rise. «Mi dica una cosa, signorina Paris... lei cosa possiede?» «Entro stanotte potrei possedere lei.» McQueen si ritrovò momentaneamente a corto di parole. Non riusciva a ricordare quando era stata l'ultima volta che una donna era stata capace di stupirlo così. Bourbon sulle sue labbra e curve generose in tutti i posti giusti. Era già mezzo innamorato. «Mi piacerebbe, se ci provasse» disse in tono neutrale. «Non è una sfida. Darei un braccio per assistere alla scena con i miei occhi.» «Vogliamo avviarci?» chiese lei, inarcando millimetricamente un sopracciglio. Lui doveva assolutamente conoscerla. «Oh, sì» disse. «Avviamoci.» Lasciarono il bar assieme, ma guidarono separatamente fino alla sua casa, lui davanti, lei dietro. A un certo punto, mentre arrancava nel traffico del centro, non vide più i fari della sua macchina nello specchietto retrovisore. Le aveva dato l'indirizzo e lei non aveva certo bisogno di seguirlo per arrivarci, ma ciò nonostante, mentre aspettava il verde a un semaforo, conobbe un momento di paura, l'irrazionale paura che lei avesse cambiato idea, attirata da un'offerta migliore con qualcun altro. No, impossibile. Lo voleva. Glielo aveva letto negli occhi al bar e che fosse per il suo aspetto, i suoi soldi, o la sua reputazione di uomo più ricco dello stato, non faceva differenza. Erano tutti e tre veri, tutte parti 11


di Cooper McQueen tra le quali lei era libera di scegliere a suo piacimento, a patto che venisse a letto con lui. Perché era lì che sarebbero finiti, giusto? Pensieri inutili, timori senza senso, eppure non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che doveva passare la notte con lei. Qualcosa di meno sarebbe stato un disastro. Un uomo aveva bisogno di essere desiderato. A che serviva avere ricchezza, potere e un corpo che dimostrava la metà dei suoi anni se nessuno lo voleva? Quando McQueen si infilò nel viale di casa, la Lexus nera era già lì, in attesa. La dignità personale gli impedì di lasciarsi sfuggire un sospiro di sollievo, ma perfino un uomo dignitoso aveva diritto di sorridere. Lei aveva preso semplicemente un'altra strada. Niente di sorprendente. Se era vissuta lì, era inevitabile che conoscesse la casa. Tutti in città conoscevano Lockwood... chiamata così non per il bosco che circondava la proprietà, bensì per l'uomo che l'aveva edificata nel 1821. Per gli standard americani era vecchia, ma suo nonno era venuto dall'Irlanda e, secondo lui, dopo duecento anni una casa cominciava appena a diventare comoda. E McQueen tendeva a giudicare tutto con il metro di suo nonno. Lockwood era uno splendido esempio di architettura georgiana, costruita su tre piani e circondata da un'ampia veranda bianca. Lui e Paris parcheggiarono sul piazzale lastricato davanti alla struttura dell'ingresso, che ricordava un tempio greco. Lei emerse dalla macchina, tutta gambe lunghe, caviglie sottili e scarpe rosse, senza degnare la casa di un singolo sguardo. Apparentemente, la sua opulenza non le faceva alcuna impressione. La signorina Paris doveva essere ricca di suo. Le scarpe, il vestito, la borsetta Birkin quasi identica a quella che la sua ex moglie aveva preteso come regalo di compleanno erano dei chiari segnali. Nessuno era più indifferente ai soldi di chi ne aveva in abbondanza. 12


Prima di entrare in casa, lei sostò per qualche istante sulla veranda, voltandosi a guardare il cancello. «Che c'è?» chiese lui. «Bello quel cancello» disse lei. «Anche il muro di cinta in tradizionale pietra del Kentucky.» «Sono contento che ti piaccia» disse lui, decidendo che era giunto il momento di passare al tu. «L'ho fatto costruire apposta per te.» «Per tenermi dentro, oppure fuori?» «Per tenerti sempre circondata di cose belle, come è giusto che sia.» Lei inarcò di nuovo un sopracciglio e, senza proferir parola, girò i tacchi, entrando in casa. Se non avesse avuto paura di essere visto, McQueen si sarebbe dato una pacca sulla spalla. Niente male, come battuta. «Benvenuta a Lockwood» disse, lieto che, data l'ora, il personale se ne fosse già andato. In quel momento, in casa c'era solo la guardia addetta alla sorveglianza. «Spero che sia di tuo gradimento.» «È molto bella» replicò lei, degnando a malapena di un'occhiata gli interni lussuosi. McQueen non ci badò. Preferiva che guardasse lui, piuttosto che i mobili dell'atrio, e lo stava decisamente guardando. Le donne lo consideravano attraente e le poche che non lo trovavano tale sapevano che era ricco, il che di solito bastava. «Sono la quarta generazione dei McQueen che vive qui. Mio nonno acquistò la proprietà al suo arrivo dall'Irlanda» spiegò in tono discorsivo. Era estate, faceva caldo, lei non indossava un capotto che potesse offrirsi di prendere e lui non sapeva cosa fare con le mani. Alla sua età, avrebbe dovuto conoscere a memoria tutte le tecniche di seduzione, ma, per qualche motivo, Paris lo rendeva nervoso. «Inizialmente, aveva pensato di stabilirsi più a occidente, ma queste colline gli ricordavano i paesaggi della sua terra, così rimase.» 13


«E oggi noi siamo qui. Cosa avrebbe detto tuo nonno della mia presenza nella sua bella casa?» «Mi piace pensare che, dopo averti dato un'occhiata da vicino, avrebbe detto: "Buon lavoro, ragazzo".» «Sarò io a giudicare la bontà del lavoro.» «Allora diamoci da fare.» Superò la distanza che li divideva e la baciò sotto il lampadario di cristallo che prima di quella sera gli era sembrato fine e raffinato, ma adesso, comparato all'eleganza di questa donna vestita di rosso, appariva improvvisamente pesante. Lei sapeva di mele e di bourbon e aveva ragione... il primo assaggio bruciava, ma, ora che l'aveva gustata, lui non avrebbe voluto avere nient'altro sulla bocca. McQueen la schiacciò contro la balaustra della scalinata ricurva che saliva al primo piano. Le alzò una gamba, carezzando la coscia nuda in tutta la sua levigata lunghezza. Le mutandine che indossava non potevano costituire una barriera alle invasive esplorazioni delle sue dita. Dopo aver giocato un po' con lei, gliele sfilò, lasciandole cadere sul pavimento, dove si augurava sarebbero rimaste fino al mattino seguente. «Sei venuta al bar per sedurmi?» chiese contro le sue labbra. «Sì.» «Sei a caccia dei miei soldi?» Lui intuì che una donna come lei non poteva sentirsi offesa da quella domanda. «Solo del tuo bourbon, signor McQueen.» «Vuoi vedere la mia collezione?» ribatté lui. «Purtroppo sono solo bottiglie. Non ho neanche una singola incisione.» Di recente McQueen e la sua collezione di bourbon e whisky di alto livello erano stati ritratti in un numero della rivista Cigar Aficionado, cosa che gli aveva valso telefonate di altri collezionisti, ansiosi di comprare alcune delle sue rarità, ma da quel che gli risultava Paris 14


era la prima iscritta ufficiale al suo fan club. «Magari più tardi» disse lei, allargando leggermente le gambe per lui, invitando più in profondità le sue dita. «Quando mi avrai mostrato che altro hai.» McQueen glielo mostrò. La prima volta proprio lì, contro il muro. Poi di nuovo nella camera da letto padronale del primo piano, una stanza barocca, carica di decorazioni e ornamenti. Perfino il letto era dorato. Se poteva, lui evitava di dormirci, ma gli aveva trovato degli usi alternativi. E l'abitino rosso di Paris stava davvero bene sul prezioso tappeto persiano verde e blu sul quale si era afflosciato. Quando fu tutto finito, Paris recuperò il vestito e lui si rese conto che, se se ne fosse andata adesso, probabilmente non l'avrebbe rivista mai più. Qualcosa gli diceva che non doveva lasciare che sparisse. Qualcosa gli diceva che se si fosse limitato a fare sesso con lei, avrebbe perso qualcosa di importante, forse una vittoria, o un premio. «Non andare via» disse mentre le alzava diligentemente la cerniera lampo. Aveva una schiena stupenda e la luce della lampada Tiffany sul comodino danzava sulla sua pelle scura come una lingua di fuoco. «Devo ancora mostrarti la mia collezione.» «Oh, sì, me n'ero dimenticata» disse lei, senza aggiungere altro. Lui non era abituato a donne così silenziose, per nulla turbate dall'idea di essere nella camera da letto di un milionario. Fin troppo cool, la sua Miss Natale. «Non so cosa fare di te» disse, stringendo gli occhi mentre lei si legava i capelli con il nastrino rosso e spingeva le pesanti ciocche oltre la spalla, una Venere nera intenta alla sua toilette. «Fare di me? Stai pensando di mettermi dentro a una torta?» McQueen rise. «Preferirei tenerti in camera da letto, piuttosto che in cucina. Dai, raccontami di te.» 15


«Mi chiamo Paris. Sono nata e cresciuta in Kentucky, ma mi sono trasferita in South Carolina per studiare. Un paio di anni fa mi sono sposata, alla morte di mio marito ho ereditato e adesso sono tornata. Non ho figli. Sono una persona del tutto ordinaria. Tu mi vedi misteriosa perché ti sei accorto che non sono particolarmente interessata all'idea di trascorrere il resto della mia vita con te, cosa che, per uno del tuo stampo, rappresenta un enigma.» «Adesso mi ferisci.» «Non è vero.» McQueen inarcò le sopracciglia. «Una ricca vedova. Questo spiega parecchio.» «Cosa spiega?» «Perché non sei rimasta impressionata da me. Sei già ricca di tuo.» «Se ti piace pensare che il motivo sia questo» disse lei con un sorriso dolce come la torta nella quale avrebbe dovuto metterla e, dannazione, McQueen la voleva già di nuovo. Paris gli faceva dimenticare che aveva quarantacinque anni. «Non ti contraddirò.» «Prima che te ne vada riuscirò a impressionarti» affermò lui. «Guardami.» «Sto guardando.» Lui si rivestì lasciando da parte solo giacca e cravatta e uscì nel corridoio, conducendola all'interno di quello che sembrava uno studio. Una parete era interamente coperta di libri, tutti classici in eleganti rilegature di cuoio. «Che bello» disse Paris. «I volumi li ha scelti il tuo arredatore, basandosi sui colori delle coste?» «Sono solo la facciata» replicò lui. «Adesso vedrai il mio vero tesoro.» Spinse la sezione centrale della scaffalatura, che ruotò all'interno su invisibili cardini assieme ai libri che conteneva. McQueen accese una luce e le fece 16


cenno di seguirlo. Quando lei entrò nella stanza segreta, osservò il suo viso. Non lasciava trapelare niente... né sorpresa né meraviglia, neppure un briciolo di confusione. «Carino» disse Paris, ma dal tono sembrava più un: Manca l'aria. Si prese qualche secondo per esaminare il caminetto in pietra e il divano antico con i cuscini di velluto verde sbiadito e i braccioli di ebano intagliato, poi si avvicinò alla parete e scostò la tenda per rivelare... il nulla. «Hai chiuso la finestra con un pannello di legno?» chiese, battendoci le nocche contro. «È uno specchio» disse lui. «Serve per tenere a bada i curiosi. Cosa c'è di più terrificante che sbirciare nella finestra di una casa e vedere la propria immagine riflessa?» McQueen recuperò una chiave da un piccolo vaso d'argento situato sulla mensola del caminetto e la usò per aprire un armadietto di bronzo satinato sul quale erano impresse a sbalzo le figure dei dodici Apostoli. «Ma quello non è un tabernacolo?» chiese Paris. «Sì.» «Tieni i tuoi alcolici in un armadietto disegnato per contenere le ostie della Comunione?» «Mio nonno aveva un rapporto decisamente particolare con la Chiesa cattolica.» «Alla quale apparteneva, presumo?» «Fino al giorno in cui non si innamorò di una ragazza che pochi mesi dopo lo lasciò per le Carmelitane Scalze. Mai più messo piede dentro una chiesa da allora. Diceva che un uomo con un minimo di orgoglio non poteva entrare nella casa del tizio che gli aveva rubato la donna.» «All'anima dell'orgoglio! Mi pare che la sua ragazza abbia fatto la scelta migliore. Però tu esisti, quindi presumo che a un certo punto abbia superato la delusione.» «Si è sposato, sì, ma non ha mai dimenticato il suo 17


primo amore. Oggi i McQueen sono tutti atei, ma io considero questa stanza il mio piccolo santuario. Ogni uomo ha bisogno di qualcosa di sacro da custodire.» Lui tolse una bottiglia dall'armadietto e gliela porse. «È questo?» chiese lei, reggendola cautamente con entrambe le mani. «Sì. Stasera al bar hai ordinato un Red Thread. Questa, mia cara, è la prima bottiglia di Red Thread che sia mai stata distillata e imbottigliata.» «Come ne sei entrato in possesso?» «Una vendita privata. Per un milione di dollari. La provenienza è perfetta. È stata Virginia Maddox in persona a venderla, poco prima di morire, par pagarsi le cure mediche. È un esemplare unico.» «Ecco perché non vuoi venderlo» commentò lei. «Nemmeno per tutto l'oro del mondo. Questo è il Santo Graal del bourbon. Il Santo Graal non si vende.» «Empio Graal» mormorò lei a fior di labbra, ma non tanto piano da non farsi sentire. Allungando le dita, sfiorò il nastrino rosso legato al collo della bottiglia e i suoi occhi si addolcirono. Era liso e sbiadito, in alcuni punti quasi trasparente. «È un miracolo che sia ancora al suo posto» disse McQueen. «Voglio dire, è lì dal 1860.» «Stoffa da schiavi» disse Paris. «Come?» «Il nastro è stato ritagliato da un pezzo di stoffa da schiavi. Lana spessa, destinata a durare negli anni. Gli schiavi non avevano occasione di cambiare spesso vestiti. Quelli che avevano erano fatti per superare le ingiurie degli anni e del duro lavoro. La ragazza che portava questo nastro? Probabilmente era l'unica cosa bella che aveva, l'unico oggetto non indispensabile che poteva considerare suo.» «Mi dispiace. Non sapevo che i nastri... non sapevo 18


questa parte della storia, che in origine il nastro era appartenuto a una schiava dei Maddox.» «Ora lo sai.» «Al Rickhouse hai ordinato un Red Thread. Ma quando la distilleria è bruciata tu dovevi essere una bambina. Perché ti interessa?» «Per vari motivi. A ogni modo, è meglio che la riprenda. Non vorrei che mi cadesse di mano e si rompesse. Sarebbe un vero disastro, no?» Lei passò la bottiglia a McQueen, il quale la ripose con cura nell'armadietto. Quando si voltò, Paris si era già avviata verso la porta. «Te ne vai?» chiese senza curarsi di nascondere la delusione. «Solo per tornare in camera da letto.» Lui sorrise. «Allora ho fatto colpo.» «Hai una bella collezione» riconobbe lei. «Magari fosse mia.» McQueen la raggiunse davanti alla porta segreta, ma si fermò con la mano sulla maniglia, squadrandola dall'alto in basso e poi dritto negli occhi. «Chi sei veramente?» chiese a voce bassa. «Non vuoi saperlo.» «Perché no?» «Te l'ho spiegato. La verità è come il bourbon... brucia in gola.» «Io voglio bruciare.» Lei lo baciò con tanta passione che cancellò dalla sua mente ogni cosa, tranne l'immagine di ciò che avrebbe dovuto fare per farla venire di nuovo. Dopo aver raggiunto il suo scopo, McQueen scivolò rapidamente nel sonno, un braccio allungato sulla pancia nuda di lei, il suo modo preferito per addormentarsi. Quando si risvegliò, era solo e di Paris non era rima19


sto altro che la fragranza della sua pelle sulle lenzuola e il nastro da capelli rosso in bella mostra sul cuscino. Nastro rosso? Dio, che imbecille era stato! McQueen si infilò in fretta e furia camicia e pantaloni e corse nella stanza segreta dietro gli scaffali dei libri. Troppo tardi. Paris era sparita. E assieme a lei la bottiglia di Red Thread da un milione di dollari.

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