Jenni Fletcher IL MATRIMONIO DELL'HIGHLANDER
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Highlander's Tactical Marriage Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2022 Jenni Fletcher Traduzione di Laura Guerra
Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC.
Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.
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© 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici ottobre 2022
Questo volume è stato stampato nel settembre 2022 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100%
I GRANDI ROMANZI STORICI
ISSN 1122 5410
Periodico settimanale n. 1326 del 18/10/2022
Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 20132 Milano
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Argyll, Scozia. Tarda estate 1360
«No, zio, non direte sul serio. Non lui! Chiunque altro, ma non lui!»
Coira Barron vacillò all'indietro, come se qualcuno le avesse sferrato un calcio al ventre. Aveva i nervi tesi da quando, il giorno precedente, era arrivata la chiamata dello zio acquisito, ma il motivo per cui si trovava lì era addirittura peggiore di tutte le ipotesi inquietanti che aveva formulato durante le otto ore passate a cavallo per raggiungere la fortezza. Al tal punto peggiore da spingerla all'impensabile: opporsi. Tale disobbedienza non avrebbe portato nulla di buono, ma non era riuscita a trattenersi. Le parole le erano sfuggite di bocca quasi la sua lingua fosse dotata di una volontà propria. Fergus MacMillan era l'ultimo uomo in tutta la Scozia che avrebbe voluto rivedere, figurarsi sposare!
«Vi prego, zio. Vi supplico.» Scosse il capo con tanta veemenza che una delle trecce scure le sfuggì dal copricapo e la colpì in faccia. Con la coda del
l'occhio notò diversi membri del clan di Brody borbottare tra loro con disapprovazione. Non che fosse una novità, eppure c'era qualcosa di diverso questa volta, si percepiva una vena di gioia maligna, che le provocò un brivido gelido lungo la schiena. Sapeva che l'unico motivo per cui il clan ancora l'accettava era il figlio, Gregor, ma l'antipatia nei suoi confronti non era mai stata tanto ovvia, né soverchiante, come in quel frangente.
«Obbedirai.» Brody MacWhinnie, il temuto capo del clan, parlò con voce fredda come l'affioramento di granito sul quale era stata costruita la fortezza.
«Ma mi odierà dopo ciò che gli ho fatto!»
«Mah.» Brody scrollò le spalle, dimostrando quanto ciò che il suo futuro sposo avrebbe pensato di lei fosse di poca importanza per lui. «È passato tanto tempo.»
«Dubito che abbia dimenticato» ribatté Coira pri ma di chinare il capo, rendendosi conto di essersi spinta troppo in là quando vide gli occhi chiari di Brody balenare. Per un istante pensò di prostrarsi a terra e implorarlo di cambiare idea. Onestamente, se lui le avesse chiesto di fare il giro della grande sala a carponi, avrebbe obbedito, ma per esperienza sapeva che Brody MacWhinnie vedeva il mondo da un unico punto di vista: il suo. E una volta che aveva preso una decisione, niente e nessuno l'avrebbe convinto a cambiarla, men che meno una semplice donna. «Perdonatemi, zio.» Cercò di parlare in maniera mite e remissiva, due delle qualità che l'uomo apprezzava di più in una donna. «È che mi avete colta di sorpresa e il mio intelletto è limitato, non come quello di un uomo.» Strinse i denti dopo avere
pronunciato tali parole, sollevando appena lo sguardo per controllare se avevano sortito un qualche effetto. «Potreste spiegarmi per quale motivo devo risposarmi?»
«Per via della minaccia rappresentata dai Camp bell! I MacMillan e i MacWhinnie devono opporre resistenza insieme.»
«Ma possiamo comunque farlo. Di certo non serve un matrimonio. Lasciate che sia io a difendere Castle Barron!»
«E tu che ne sai di strategia militare?» Le labbra di Brody assunsero una piega sdegnata. «Un conto era lasciarti gestire il castello a nome di tuo figlio in tempo di pace, ma ora la faccenda è diversa. Quel bastardo di Alexander Campbell intende riprendersi i territori che ha perso vent'anni fa, perciò dobbiamo prepararci a difenderci. Siamo in guerra e Fergus MacMillan è uno dei guerrieri più valorosi di tutte le Highlands. Se qualcuno può difendere Castle Barron, è lui. Non voglio che l'esercito di Campbell si avvicini alle mie terre.»
Ecco la verità, pensò Coira, abbassando lo sguardo così che lo zio non potesse leggervi il suo disgusto. Il capo del clan MacWhinnie non voleva prendersi la briga di combattere contro Alexander Campbell e suo figlio Calum da solo. Molto meglio lasciare che se ne occupasse un MacMillan. Se questo significava sacrificarla e costringerla al matrimonio con un uomo che la disprezzava, poco importava. E disprezzare era probabilmente un eufemismo...
«Ma perché mai MacMillan ha accettato questo matrimonio? Non diventerà mai laird. Il titolo è stato già ereditato da mio figlio.» Coira si drizzò di
colpo, quando le sovvenne un pensiero. «A meno che non intenda allontanare Gregor e prendere il suo posto una volta che la lotta contro i Campbell sarà finita. Le terre dei MacMillan sono vicine a Castle Barron. Come possiamo essere certi che non abbia questa intenzione?»
«Perché mi ha dato la sua parola.» Lo zio si alzò, chiaro segno che stava iniziando a perdere la pazienza. «Sarà pure uno spietato bastardo sul campo di battaglia, ma rimane un uomo d'onore. Di certo più onorevole di quanto non fosse mio nipote. Con le vostre azioni, avete coperto di vergogna le nostre famiglie e da allora corre cattivo sangue tra noi e i MacMillan. Questa alleanza matrimoniale è la maniera di porvi finalmente rimedio.»
«Perciò avete già deciso?» Coira udì la vena disperata nella propria voce. La sconfitta iniziava ormai a sembrarle inevitabile.
«Sì. Da quel che so, nemmeno lui è contento al l'idea di sposarti, ma l'accordo è ormai concluso. Riceverà ciò che è rimasto della tua dote, nonché Castle Barron per una decina d'anni finché tuo figlio non sarà abbastanza grande da poterne assumere il controllo. Per quanto riguarda le sue motivazioni, sta compiendo il proprio dovere nei confronti del suo clan. E mi aspetto lo stesso da te.»
«Ma se...?»
«Basta!» esclamò Brody con voce tonante. «Mi rifiuto di discutere delle mie decisioni con te, o con qualsiasi altra donna.»
«Sì, zio.» Coira si mostrò nuovamente sottomessa. Se l'accordo era davvero concluso, stava sprecando fiato a protestare. Era sciocco da parte sua
pensare di poter avere voce in capitolo nel suo futuro. E persino più sciocco immaginare che lo zio l'ascoltasse.
Un nuovo brivido d'orrore le percorse il corpo intero, facendole tremare le gambe per la tensione e lo sgomento. Di soppiatto, osservò la sala attorno a sé, notando le espressioni gongolanti sui volti di chi la circondava. Senza dubbio stavano tutti pensando la stessa cosa: che quella era la tanto attesa punizione che una donna con il suo passato meritava.
«So che sei rimasta vedova da poco.» I tratti duri di Brody si ammorbidirono in maniera quasi impercettibile. «Ma è ciò che mio nipote avrebbe voluto: che Castle Barron fosse protetto per suo figlio... a ogni costo.»
«Sì, zio.» Coira deglutì, affranta. Era vero. Nevin avrebbe dato un braccio e una gamba per il figlio. Forse una mano per la figlia. Ma per lei, nemmeno la punta di un dito.
«Allora è deciso. Sposerai Fergus MacMillan non appena arriverà a Castle Barron, probabilmente entro la settimana.»
«Sì, zio.»
«E questa volta non scapperai. È chiaro?» l'ammonì.
«Sì, zio.»
«Bene.» Brody si avvicinò fino a torreggiare su di lei, tanto che poté sentire la puzza della birra rancida nel suo fiato. «Sii una moglie obbediente, impara a tenere a bada quella tua lingua tagliente e chissà?» Gli occhi gli brillarono divertiti. «Magari non ti odierà poi così tanto.»
«Sì, zio.» Coira si chinò in una riverenza e si gi-
rò, lasciando la sala nella quale risuonarono risate di scherno.
«Cos'è successo?» Non appena Coira uscì alla luce del giorno, Grizel, la sua cameriera personale, attraversò di corsa il cortile, i ricci color rosso rubino che le ondeggiavano sulle spalle attirando l'attenzione degli uomini presenti. «Sei pallida come un fantasma.»
«Ho l'impressione di averne appena visto uno. O lo vedrò presto. Forza, andiamocene da qui.»
Coira prese la cameriera per il braccio e puntò dritta ai cavalli. Prima avesse lasciato la fortezza e prima avrebbe potuto sfogarsi. Non potendo colpire in testa MacWhinnie con un bastone, l'idea di un grido liberatorio, una volta raggiunta la vallata, le parve particolarmente allettante in quel momento. Per come si sentiva, probabilmente avrebbe scatenato una frana.
«Mi sto preoccupando.» Grizel la guardò in preda all'ansia. «Non può essere andata poi tanto male.»
«Ah!» Coira infilò il piede nella staffa, montando in sella al palafreno con tanto slancio che l'animale si adombrò. «Mi ha ordinato di risposarmi.»
«Sposarti?» Grizel emise un gridolino di indignazione. «Ma non sono passati nemmeno sei mesi dall'incidente di Nevin!»
«Lo so, ma secondo lui è ciò che Nevin avrebbe voluto.» Le scappò una smorfia, poiché in effetti Brody aveva ragione. Il marito aveva sempre avuto un umorismo perverso. La sua situazione attuale lo avrebbe divertito, così come tutto ciò che accadeva a sue spese.
«Ha già qualcuno in mente?»
«È proprio questa la parte peggiore.» Coira spostò lo sguardo sui cinque cavalieri che aveva portato con sé per protezione. «Ha scelto Fergus MacMillan.»
«No!» esclamò Grizel, atterrita. «Non può essere vero.»
«E invece sì. È stato concordato tutto due giorni fa. Mi ha chiamata solo per informarmi della decisione.» Coira si guardò alle spalle, verso la sala da cui era uscita. «Probabilmente è convinto che dovrei essergli grata poiché si è preso la briga di dirmelo in faccia, quel codardo, egoista, meschino...»
«Ssh.» Grizel si avvicinò col suo cavallo. «Aspetta almeno di essere uscita dai cancelli.»
«Vero.» Coira fece un bel respiro per poi espirare lentamente, ingoiando una sfilza di invettive. «È solo che...»
«Lo so. Fergus MacMillan, tra tutti.» «Esatto!»
«Dopo che sei scappata via da lui.»
«Non è proprio così.»
«Alla vigilia delle nozze, per di più.»
«Già...» Coira, a disagio, cambiò posizione sulla sella. «Ma solo perché non c'era altro modo. Onestamente avrei tanto voluto discutere della situazione con lui, ma non era il tipo d'uomo con cui si poteva semplicemente andare a parlare.»
«In che senso?»
«Non parlava! Se non per il minimo necessario e quasi mai con me. Ci scambiammo a malapena due parole e a parlare fui quasi sempre io. L'unica cosa che avevamo in comune era l'età.»
«Lo conosco solo per reputazione. È davvero tanto temibile?»
«Sì! Altrimenti sarebbe anche bello. Capelli neri, occhi scuri, tratti decisi...» Coira si interruppe, ricordando quanto fosse rimasta senza fiato la prima volta che lo aveva visto tre giorni prima delle loro nozze, e al nervosismo tipico della futura sposa si era mescolata una strana eccitazione. «Ma era sempre accigliato! Non faceva altro che guardarmi in cagnesco. Così.» Corrugò le sopracciglia finché non si congiunsero nel mezzo. «Nonostante quello che dice la gente, nemmeno lui lo voleva quel matrimonio. Era chiaro. Forse il suo orgoglio rimase ferito quando me ne andai, ma nient'altro.» Piegò il capo di lato. «Anche se ammetto che avrei potuto scegliere un momento migliore per la fuga.»
«Eri convinta che fosse la cosa più giusta da fare.»
«Mmh» mormorò Coira. A essere onesti, non lo aveva mai pensato. Per quanto fosse rimasta intimidita da Fergus MacMillan, fuggire da Castle Sween nel cuore della notte per sposare Nevin Barron le era sempre sembrata la maniera sbagliata di ripagare l'ospitalità della famiglia di Fergus. Ma al tempo aveva seguito gli ordini che le aveva imposto il fratello, dettaglio di cui nessuno era a conoscenza. Per ciò che si sapeva nelle Highlands, lei e Nevin si erano innamorati a prima vista e avevano rischiato una guerra tra clan pur di stare insieme. Nemmeno Grizel, la sua unica amica fedele negli ultimi quattro anni, conosceva tutta la verità.
Tirò un sospiro di sollievo quando oltrepassarono i cancelli della fortezza e si immisero sul sentiero
che portava a sud, eppure il suo umore non migliorò come invece accadeva sempre alla vista delle colline ricoperte di erica e pini e delle vette più alte innevate. Era ancora agosto, ma alcuni alberi nella vallata mostravano già punte di rosso e di arancio, a segnalare l'arrivo imminente dell'autunno.
Quel pensiero portò con sé un brutto presagio. La sua breve stagione di libertà stava davvero volgendo al termine. Dopo Nevin, aveva sperato di non doversi mai più risposare, ma se era davvero necessario, perché Brody non aveva trovato qualcun altro? Qualcuno di gentile, magari capace di sorridere di tanto in tanto? Un uomo che potesse diventare suo amico e compagno di vita. Non si aspettava e nemmeno voleva trovare l'amore, poiché non aveva alcuna intenzione di ricambiarlo. Ci aveva provato una volta e l'esperienza l'aveva segnata per sempre. Desiderava solo una vita tranquilla, senza amarezze, né rancori o insulti. Di certo non era chiedere troppo. E invece sembrava che a un pessimo matrimonio dovesse seguire un altro molto simile.
E se fosse stato addirittura peggiore?
Al pensiero sentì una costrizione al petto, come se una morsa d'acciaio le stesse comprimendo il costato. Un anno prima, non sarebbe riuscita a immaginare un marito peggiore di Nevin, eppure eccola lì in procinto di sposare un uomo che aveva rifiutato e umiliato pubblicamente. Un uomo che probabilmente la disprezzava e che senza dubbio era più arrabbiato per quella situazione di quanto non lo fosse lei. Che scherzo crudele! Avrebbe quasi sospettato che Brody lo avesse fatto di proposito, se le sue motivazioni non fossero state tanto valide. La posizio-
ne di Castle Barron al limitare del territorio dei Mac Whinnie rendeva il castello davvero vulnerabile a un attacco, ancora di più poiché suo figlio Gregor, il laird, aveva solo cinque anni.
Si chinò in avanti sulla sella, spronando il cavallo al galoppo. Quantomeno Fergus era un uomo onorevole, come aveva dichiarato Brody. La sua reputazione sotto quel punto di vista lo precedeva. Per quanto fosse un guerriero, non erano mai circolate voci di atti di crudeltà da parte sua. Non l'avrebbe ferita fisicamente, ne era quasi certa, anche se c'erano altre maniere di farla soffrire. Quale avrebbe scelto? Quanto tempo sarebbe passato prima che si vendicasse? E a chi al di fuori dei confini di Castle Barron sarebbe importato? A nessuno, ecco a chi!
«Non c'è modo di uscirne?» Grizel la affiancò, la voce che sembrava arrivare da un miglio di distanza.
«A meno che non voglia unirmi all'esercito di Campbell e dichiarare guerra a tutti i miei vicini...» Coira prese seriamente in considerazione l'idea per alcuni secondi. «No. Non posso ribellarmi a Brody e mio fratello non mi aiuterà in alcun modo. Dubito che mi risponderebbe, se anche gli mandassi un messaggio. No, sono sola.»
«Be'... magari Fergus MacMillan non sarà poi tanto male.»
«Quanti guerrieri sono più affabili a ventitré anni di quanto non lo fossero stati a diciassette?» ribatté stizzita Coira, prima di scuotere il capo per scusarsi. «Mi spiace. Non dovrei sfogare il mio malumore su di te.»
«Non preoccuparti, capisco. Dico solo che la si-
tuazione potrebbe non essere difficile quanto pensi. La gente cambia e sei anni sono tanti. Né tu né lui siete le stesse persone che eravate allora.» «Vero.» Coira sorrise, poco convinta. In effetti era passato tanto tempo lei stessa era cambiata più di quanto avesse mai creduto possibile e probabilmente non in meglio ma aveva la sensazione che un guerriero come Fergus MacMillan non dimenticasse facilmente i torti subiti.
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