Inghilterra, 1884 - Adele Wilson vuole solo una cosa: evitare gli scandali. Ecco perché ha accettato di sposare un gentile e onesto nobile inglese. Ma l’incontro con il Barone di Alcester potrebbe cambiare tutto… SERIE DOLLAR PRINCESSES – LA NOBILTÀ È TUTTO.
Londra, 1811 - Pierson Stratton, Visconte Wakefield, un tempo aveva tutto, ma la guerra ha rovinato ogni cosa. Ora vorrebbe solo un po’ di solitudine, ma Louisa, giovane vivace e molesta, non è per nulla disposta a lasciarlo in pace. - LE ADORABILI ZITELLE DI KEMPTON.
Inghilterra, 1815 - Convinto con l’inganno
a prendere in moglie Lillian e a partire per la guerra in cerca di onore, dopo sette anni Gerry torna in Inghilterra coperto di gloria. La sua casa, però è stata trasformata in un covo di corruzione e malaffare. Lillian è davvero truffatrice senza scrupoli?
Inghilterra, XIII secolo - Rimasta vedova subito dopo le nozze, Lady Eleanor Peyton dovrà lavorare fianco a fianco con William Rudhale, amministratore del maniero del padre. Bello, brillante, rispettoso… ma il suo comportamento fosse solo frutto di una scommessa?
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IL MIO OBIETTIVO SEI TU ERIN MCCARTHY
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Double Exposure Harlequin Blaze © 2014 Erin McCarthy Traduzione di Elisabetta Frattini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Temptation agosto 2016 Questo volume è stato stampato nel luglio 2016 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY TEMPTATION ISSN 1591 - 6707 Periodico mensile n. 349 dello 04/08/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 128 dello 07/03/2001 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
1 «Allora, quando ci spogliamo?» Emma Gideon lanciò un'occhiata al suo collega Kyle Hadley trattenendosi a stento dal fargli del male. Non fu facile rinunciare alla violenza vedendolo lì, in piedi, che sfoggiava un atteggiamento rilassato, pronto a togliersi la camicia a un cenno del fotografo, per niente intimidito quando, al contrario, lei, all'idea di denudarsi davanti ad altre persone, si sarebbe voluta nascondere in un buco e far perdere ogni traccia di sé. Ci teneva alla carriera, ma ora che era lì, nel parcheggio di un magazzino abbandonato insieme ad altre duecento persone pronte a spogliarsi, non era più tanto sicura che valesse la pena di sopportare un tale disagio per assicurarsi un'intervista con Ian Bainbridge, il fotografo del momento. «Se ti spogli prima del tempo, gli organizzatori ti manderanno via a calci nel sedere, quindi vedi di trattenerti.» Emma lanciò un'occhiata ai jeans di Kyle. Era muscoloso. Lo aveva notato subito, appena lo aveva conosciuto, e poi per ogni giorno da quando era entrato a far parte del giornale ventitré mesi e una settimana prima; tre mesi e quindici 5
giorni dopo che lei era stata assunta. Non che stesse tenendo il conto. «Indossi dei boxer sotto? Lo sai che se sotto non indossi niente ti manderanno via.» Consapevole di comportarsi in modo eccessivamente ansioso, Emma si zittì. «Sei molto preoccupata al pensiero che mi escludano» ironizzò Kyle aggiustandosi in testa il cappellino da baseball. «Apprezzo il fatto che tu voglia che resti.» Emma sollevò gli occhi al cielo. In realtà avrebbe preferito condividere quell'esperienza con un cane rabbioso piuttosto che con lui. Anche se, in fondo, non era sicura che ci fosse molta differenza tra i due. Forse, pensandoci bene, Kyle sorrideva di più, ma il termine cane gli calzava a pennello. Come a confermare la sua tesi, Kyle atteggiò le labbra a un sorriso beffardo e abbassò i jeans quel tanto che bastava a rivelare muscoli addominali tonici e l'elastico dei boxer neri. «Certo che ho le mutande e non mi importa che vengano rovinate dalla vernice per il corpo. So stare alle regole.» Chissà perché, Emma ne dubitava. Lavorava al giornale con lui dal funesto giorno in cui la sua editor l'aveva assunto e fin da subito Kyle aveva deciso che il suo fascino gli avrebbe permesso di non rispettare le regole. Quando gli capitava di consegnare un articolo con tre ore di ritardo, gli bastava sorridere per non essere rimproverato. Quello che indispettiva di più Emma era che la sua tattica funzionava. Se lei si fosse permessa di comportarsi nello stesso modo, sarebbe stata licenziata in tronco. Del resto era un uomo sexy in un ufficio di sole 6
donne. La loro editor era una donna divorziata e Kyle era single e sempre pronto a divertirsi. Per quanto Emma faticasse ad accettarla, la realtà era quella. Quell'uomo era fonte di un'infinita frustrazione. Era solita vantarsi del proprio autocontrollo e della costanza con cui perseguiva i suoi obiettivi. Era una donna in carriera, motivata e dotata di buonsenso. Eppure, quando Kyle entrava in ufficio, si sentiva come tutte le altre: languida ed eccitata, reazione che la rendeva furiosa e pronta a simpatizzare con gli adolescenti in piena tempesta ormonale che si rendevano ridicoli davanti all'oggetto del loro desiderio. E ora stava per spogliarsi quasi completamente accanto a lui per una fotografia di gruppo. Fantastico. «Non mi importa se resti o meno» replicò, «ma Claire non sarebbe contenta se ti facessi sbattere fuori a calci nel sedere.» Il suo bel sedere, al quale Emma non avrebbe resistito a lanciare un'occhiata una volta che si fosse tolto i jeans. «Preferirei che il risultato di questo evento fosse una mia intervista stellare e non le tue buffonate.» Era solo un'articolista per la rubrica Life&Style del Daily Journal, ma prendeva il suo incarico molto sul serio. Lavorare la domenica mattina era normale per lei, anche se non in quelle circostanze. Aveva deciso di posare per quello scatto solo perché in veste di giornalista si sarebbe dovuta fermare nel parcheggio. A nessuno era permesso di avvicinarsi a Ian Bainbridge mentre lavorava ed Emma era più che mai decisa a scambiare con lui almeno qualche parola. 7
Conosciuto come il massimo esponente della fotografia di nudi di gruppo, Ian si spostava di città in città ritraendo gruppi di volontari che collocava in modo artistico nell'ambiente prescelto, rendendoli parte integrante dello scenario, il tutto per asserire un suo pensiero di fondo. Per quel servizio in particolare era approdato nel nord est dell'Ohio e aveva scelto un magazzino fatiscente. Ci stava. Non avrebbe avuto senso scegliere un bel paesaggio come il lago o i giardini botanici, luoghi altamente inadatti a fare da cassa di risonanza a fotografi tormentati come lui. Fino a quel momento non si era ancora vista nemmeno l'ombra di Ian, solo qualche guardia che pattugliava il perimetro per impedire che si scattassero fotografie con i cellulari. Una tenda fungeva da ulteriore barriera e al suo interno i partecipanti venivano dipinti con vernice spray prima di essere spediti direttamente nel magazzino cadente. L'organizzazione era efficiente e di lì a qualche minuto a Emma sarebbe stato chiesto di togliersi i jeans e la maglietta, motivo per cui era nervosa. Trovarsi nuda, da sola, sotto la doccia andava bene. Nuda con un uomo era necessario quando si volevano fare certe cose, ma nuda insieme a duecento estranei? No, non faceva per lei. Non che fosse puritana. Era semplicemente riservata. Non c'era niente di male nella sua ritrosia e Kyle non sarebbe riuscito a farla sentire a disagio per questo. «Le mie buffonate? Eh, dai, mammina, farò il bravo, te lo prometto. Ci divertiremo, vedrai.» Kyle le rivolse un sorriso amichevole. 8
Il suo sarcasmo non fu apprezzato. Va bene, forse, dopotutto, era davvero un tantino puritana. O forse trovava semplicemente irritante che Kyle amoreggiasse con tutte le donne tra i ventiquattro e i cinquant'anni che lavoravano per il giornale e che non avesse mai preso in considerazione lei. Non era forse degna di essere corteggiata? In nessun caso e per nessun motivo avrebbe preso in esame l'idea di uscire con lui, non da lì a un triliardo di anni, ma sarebbe stato comunque bello se lui ci avesse provato. Scuotendo impercettibilmente la testa si chiese per quale motivo quel genere di pensieri le invadesse la mente. Doveva concentrarsi su Ian, non su Kyle. «E poi, a Claire non importa. Non voleva nemmeno che venissimo qui.» Questa era nuova. «E allora perché ci sei venuto?» Kyle le diede una leggera gomitata indicando la coda fuori dalla tenda dove stavano tutti in fila in attesa di essere dipinti. «Credo che sia giusto essere qui. Conosco le opere di Ian Bainbridge e credo che sia fantastico farne parte. Mi piace il modo in cui si esprime.» Kyle le strizzò l'occhio. «E mi piace anche poter approfittare dell'opportunità di denudarmi in pubblico senza correre il rischio di essere arrestato. Quando mai mi capiterà ancora un'occasione del genere?» Emma gettò i capelli biondi dietro le spalle. Erano troppo lunghi e voleva farli spuntare, ma quella mattina li aveva lasciati sciolti invece che raccolti nella solita coda di cavallo, nell'illusione che l'a9
vrebbero fatta sentire meno nuda. Logica che faceva acqua da tutte le parti. Il suo seno sarebbe stato comunque nudo. Emma era disperata e le tremavano le ginocchia per la paura. Paura di che cosa non lo sapeva di preciso, ma era sicura che avrebbe avuto meno timore se si fosse dovuta far devitalizzare un dente. Forse aveva bisogno di sottoporsi ad anestesia anche per affrontare quella prova. Un lungo sospiro lasciò le sue labbra. «Sei strano» lo accusò. «Non è previsto che la gente si ritrovi insieme nuda.» Kyle inarcò un sopracciglio. «Davvero? E quelli che vogliono fare sesso come dovrebbero fare?» Perfetto. Si era spiegata male. Arrossendo si accorse che la fila della quale facevano parte si stava muovendo portandoli sempre più vicino alla tenda. Dove si sarebbe dovuta togliere i vestiti. Tenda nota anche come stanza del panico. Davanti a lei ora c'erano solo un'ottantina di persone. «Hai capito quello che volevo dire. Non è normale mettere duecento persone nude tutte insieme in un magazzino.» «Non si tratta di un'orgia di massa, ma di arte. È questo che fa Bainbridge. Gli americani sono affascinati e allo stesso tempo disgustati dalla nudità. Questo è il taglio che intendo dare al mio pezzo. Claire mi ha detto che potevo scrivere una colonna sull'eccessivo uso del sesso nel cinema e nella pubblicità, che è in netto contrasto con le restrizioni morali che ancora esistono rispetto all'arte.» Fantastico. In qualche modo Kyle era riuscito a trovare un tema più profondo di quello che lei aveva deciso di 10
evidenziare, facendola sembrare nel contempo una guastafeste. Emma sperava di riuscire a intervistare il fotografo per chiedergli dei problemi che aveva avuto di recente a causa di un'ammiratrice un po' troppo ossessiva. La stalker che aveva distrutto gli scenari scelti per i precedenti servizi fotografici causando parecchi danni e perdite di tempo, sembrava avercela con Ian per il suo modo di fare arte ed Emma sperava di poter fare un collegamento tra i problemi subiti dal fotografo e le nuove leggi antistalking. Sempre che fosse riuscita a parlare con lui. Era molto più probabile che alla fine si sarebbe dovuta accontentare di scrivere un articolo semplicemente per descrivere l'evento. Mentre Kyle avrebbe scritto un articolo da opinionista. Emma era sicura che non sarebbe riuscita a detestarlo di più di quanto lo detestava in quel momento. «Un po' troppo ovvio» commentò arricciando il naso. Che cos'altro avrebbe potuto dire? Ammettere che lui era più brillante di lei? Le parole l'avrebbero soffocata ancora prima di uscire dalle labbra. Si spaccava la schiena al giornale e sacrificava gran parte della vita sociale per farsi strada mentre Kyle faceva il minimo indispensabile. Eppure chi firmava più articoli ogni settimana? Non era giusto. Emma era più che mai decisa a rubare un paio di minuti a Ian Bainbridge. Ma prima si sarebbe dovuta spogliare. «Liberatoria» grugnì una donna di mezza età quando furono vicini all'entrata della tenda. Tirando fuori il modulo dalla tasca, Emma glielo consegnò con mani sudate, mordicchiandosi il lab11
bro inferiore. Se solo fosse riuscita a perdere di vista Kyle mentre si facevano dipingere il corpo, non avrebbe dovuto subire l'umiliazione di farsi vedere nuda dal suo collega sexy e sicuro di sé. «Sembra a posto» dichiarò la donna in tono asciutto applicandole al polso un braccialetto di plastica. «Mettiti in coda a destra. Sarai verde.» «Verde?» Emma lanciò un'occhiata sospettosa nella direzione indicata dalla donna. C'erano cinque persone in fila, due si stavano togliendo i pantaloni, due indossavano solo la biancheria intima. Il seno enorme dell'unica donna era in bella vista. La prima persona in fila, un uomo di una certa età, si stava facendo dipingere l'addome di verde smeraldo. Porca miseria. «Verde. Ti dipingeranno di verde. Datti una mossa, stai bloccando la coda» replicò la donna lanciandole un'occhiata di rimprovero. «E io?» chiese Kyle alle sue spalle. «Sarò verde anch'io? Sarebbe come vedere realizzata una delle fantasie che avevo da bambino. Quella di diventare Hulk.» La donna, che si era comportata in modo brusco e asciutto con Emma, sorrise felice. «Dovremmo dividere le persone, ma suppongo che nel tuo caso si possa fare un'eccezione.» Emma sollevò gli occhi al cielo. Kyle strizzò l'occhio alla dragonessa mascherata da volontaria. «Grazie, bambola, sono in debito con te.» Bambola? Ma come gli era venuto in mente? L'irritazione di Emma per i superpoteri di persuasione di Kyle evaporò quando il tizio davanti a 12
lei le porse un sacchetto. «Metti i tuoi vestiti qui dentro. Questo è il numero con il quale poi potrai ritirarli alla fine della sessione. Quando sei pronta consegna il sacchetto a Jane e mettiti in fila per farti dipingere.» Emma prese la borsa di plastica e il numero che le vennero consegnati, ma poi si bloccò. Non sarebbe riuscita a farlo. Non poteva spogliarsi con tutta quella gente intorno. C'era da dire che nessuno la guardava. A nessuno importava. Si comportavano tutti come se quello fosse un evento di tutti i giorni, come se fossero abituati ad andare in giro mezzi nudi. Il che la fece sentire ancora più imbarazzata e a disagio. Restò immobile, le mani sudate, il cuore in gola e il respiro corto. Poi Kyle le toccò il gomito. «Ehi, non devi farlo se non vuoi. Puoi scrivere un articolo sull'evento anche senza avervi partecipato.» Emma si limitò ad annuire, grata. Non riusciva a parlare a causa della bile che si stava arrampicando su per la sua gola. L'espressione di Kyle era comprensiva e ogni traccia di canzonatura era sparita dal suo tono di voce. Aveva ragione. Non era obbligata a farlo. Solo perché non si sentiva a suo agio nel farsi dipingere il seno con la vernice spray da un perfetto estraneo, non significava che fosse una puritana, ma che era semplicemente pudica e che aveva scelto la professione giusta. Non avrebbe mai avuto successo come spogliarellista o cameriera in topless. Meglio così. In ultima analisi si rese conto che forse, restando vestita, avrebbe avuto migliori opportunità di individuare il fotografo. Era evidente che non sarebbe riuscita a intervistarlo in 13
mezzo a un mare di corpi nudi. Poco male, in fondo aveva già visto abbastanza per scrivere un bell'articolo. Presa la decisione, Emma emise un sospiro di sollievo. Kyle le indirizzò un sorriso rassicurante, poi si fece avanti e si tolse la camicia. Emma intravide i muscoli tonici e le fossette sexy nella parte bassa della schiena dopodiché decise di voltarsi. Le sembrava di essere troppo impudente ed esageratamente eccitata. Era ora di distogliere lo sguardo. E distogliendolo si ritrovò a guardare la donna dietro di lei che si era già spogliata e che era rimasta in mutandine bianche. Prima di riuscire a distogliere lo sguardo anche da lei, non poté fare a meno di notare le cicatrici di una doppia mastectomia. «Oh! Mi dispiace» disse mortificata. La donna le sorrise. «Non preoccuparti. Ci hanno pressati qui come sardine e temo che la situazione andrà peggiorando. Meno male che stamattina mi sono ricordata di mettere il deodorante.» Emma ricambiò il sorriso. «Già... Io però non credo che... Forse avrei bisogno di...» Non sapeva come esprimere il disagio che provava e non era nemmeno sicura del perché si sentisse tanto a disagio. «Non fa per te, vero?» le chiese la donna raccogliendo i capelli scuri in una crocchia. «Penso che nemmeno io l'avrei fatto a vent'anni. Ma adesso chi se ne frega? Mi piace il messaggio che questo fotografo vuole far passare: siamo persone, non macchine o società per azioni» dichiarò, poi indicò il proprio petto. «Né società farmaceutiche o assicurazioni. Esseri umani, in involucri imperfetti.» 14
Emma si mordicchiò il labbro. «Hai ragione. Sono stata cresciuta da una madre che dava un'eccessiva importanza alla modestia, forse perché mio nonno viveva con noi. Quindi per me è innaturale.» Spesso si era ritrovata a pensare che sua madre avesse sempre insistito a inculcarle l'importanza della modestia perché non voleva che Emma commettesse i suoi stessi errori e si ritrovasse ragazza madre a vent'anni com'era successo a lei. Quali che fossero state le sue motivazioni, il risultato era che Emma non si trovava a suo agio nello spogliarsi insieme ad altre persone. Sicuramente non era l'unica a pensarla così, ma, evidentemente, chi la pensava come lei non aveva preso parte all'evento. «Ti capisco perfettamente» la rassicurò la donna. «Ero pudica anch'io. Ma penso che questo illustri quanto siamo governati dalla biologia, non credi? Dalla fame al sesso alla malattia. Siamo già controllati dal nostro corpo, quindi non permettiamo anche alle società per azioni di controllarci. Rendiamoci libere.» Emma non aveva mai pensato molto al suo corpo e a come la controllasse. Voltando la testa lanciò un'occhiata a Kyle. Tranne quando lui era nei paraggi. In quel caso il suo corpo aveva il controllo completo. Il desiderio aveva l'esclusiva sui suoi capezzoli mentre la lussuria faceva pressione tra le sue gambe per garantirsi un mercato libero. «Hai ragione» commentò, sentendosi all'improvviso energizzata e determinata. «Grazie, voglio sentirmi emancipata.» Non voleva più essere la noiosa stacanovista che non attirava nemmeno un 15
secondo sguardo da parte di Kyle, il lumacone seriale. Non voleva essere a tempo pieno Emma la dipendente perfetta, con il cellulare sempre in mano e le scarpe decolleté. Perciò prese un respiro profondo. E si tolse la maglietta. Kyle si voltò e con un sorriso sornione stampato in viso si calò il berretto da baseball sulla testa. «Ehi, Em, guardami...» Emma slacciò il reggiseno e lasciò libere le ragazze prima di concedersi il tempo di cambiare idea. Il sorrisetto scomparve dalle labbra di Kyle che emise un verso strozzato. Le dita di Emma cercarono il bottone dei jeans. Ormai non poteva più tornare indietro. E vista l'espressione che si era dipinta sul viso di Kyle, non aveva nessuna intenzione di tornare indietro. Voleva andare fino in fondo. Per lui. Il problema era capire che cosa provava lui nei suoi confronti.
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349 Il mio obiettivo sei tu di Erin McCarthy Emma prende il proprio mestiere di giornalista molto seriamente ed è per questo che, quando in città arriva un celebre fotografo di nudo, lei non ha alcun problema a farsi ritrarre vestita soltanto di pittura. Unica nota stonata in una giornata perfetta: la presenza di Kyle, suo collega e inguaribile seduttore.
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Ora che è riuscito ad evitare un matrimonio di convenienza con la principessa, Will Rowling sposerà la cameriera? I Montoro, una lettura… da cinque stelle!
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