Il patto dello scandalo

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DIANE GASTON

Il patto dello scandalo


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Bound by a Scandalous Secret Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2016 Diane Perkins Traduzione di Gabriella Parisi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici novembre 2017 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2017 da CPI, Barcelona I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1090 del 16/11/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Lincolnshire, dicembre 1815 Genna Summerfield lo notò dapprima con la coda dell'occhio: un cavaliere in lontananza che galoppava per la campagna, in modo vigoroso e fiero in un abbandono noncurante. Una vista emozionante. Un bellissimo destriero grigio, il suo fantino con un soprabito di un grigio abbinato che fluttuava dietro. Sembrava che cavallo e cavaliere fossero stati creati dalla sostanza delle nuvole che ricoprivano il cielo. Sarebbe riuscita a catturarli sul foglio? Afferrò il blocco degli schizzi e il carboncino e disegnò in fretta. Non servì a nulla. Scomparvero dietro una pendenza della collina. Genna posò il blocco e il carboncino e tornò a dipingere la scena nella valle sottostante, il motivo per cui era seduta su quella collina nella fredda aria di dicembre. Quanto avrebbe desiderato poter raffigurare anche il cavallo e il suo fantino. Che sfida sarebbe stata dipingere tutte quelle sfumature di grigio, comunicando allo stesso tempo potenza e movimento. Il rombo di un animale al galoppo la fece trasalire. Si volse. 5


L'uomo e il cavallo arrivavano scalpitando verso di lei. Accidenti! Stava venendo a scacciarla dalla proprietà? A mandarla via da quel punto d'osservazione perfetto? Non adesso! Aveva quasi finito. Le servivano soltanto pochi minuti ancora. E poi, doveva rientrare presto, prima che qualcuno ponesse domande sulla sua assenza... L'immagine del cavallo e cavaliere interruppe i suoi pensieri. Il pennello si sollevò in aria mentre cercava di memorizzarne la vista, il movimento, le luci e le ombre... Santo cielo! Galoppava dritto verso di lei. Genna arretrò, rovesciando lo sgabello. Il cavaliere fermò il cavallo proprio davanti a lei. «Non intendevo mettervi in allarme» disse il cavaliere. «Credevo che mi avreste travolta!» Gettò il pennello nella brocca d'acqua e si asciugò le mani nel grembiule che indossava sull'abito. Era un gentiluomo a giudicare dalla perfetta aderenza del soprabito e del cappello a cilindro, e dal modo in cui era seduto in sella, come se stare al di sopra degli altri fosse il suo ruolo. Genna pregò che non fosse il suo lontano cugino, l'uomo che aveva ereditato quella terra che un tempo – e ancora ora – chiamava casa. «Le mie scuse.» Il cavaliere smontò. «Sono venuto a vedere se avevate bisogno d'aiuto, ma adesso mi accorgo che era vostra intenzione sedere su questa collina.» «Sì.» Genna si schermò gli occhi con la mano. «Come potete vedere, sto dipingendo il paesaggio qui sotto.» «Si gela quasi» disse lui. «Questo freddo non può farvi bene.» 6


Lei gli mostrò le mani. «Indosso dei guanti.» Naturalmente, erano senza dita. «E il mio mantello è abbastanza caldo.» Lo guardò in viso. Aveva un volto forte; allungato, ma non magro, con un naso dritto che gli si confaceva molto e folte sopracciglia scure. I capelli, appena visibili sotto il cappello, erano altrettanto scuri. Gli occhi erano un affascinante color caramello, con pagliuzze castano più intenso. A Genna sarebbe piaciuto dipingere un viso così indimenticabile. L'uomo tese la mano. «Permettete che mi presenti. Sono Rossdale.» Non era suo cugino, dunque. Esalò un sospiro di sollievo. Un altro aristocratico. Lei gli diede la mano. «Miss Summerfield.» «Summerfield?» Lui sollevò un sopracciglio. «Il mio ospite, Lord Penford, è Dell Summerfield. Forse è un parente?» Genna sapeva che Lord Penford era suo cugino. Ma era in pratica tutto ciò che sapeva di lui. Che fortuna. Quell'uomo era suo ospite. «Una lontana parente.» Sollevò il mento. «Io sono una degli scandalosi Summerfield. Senza dubbio avrete sentito parlare di noi.» Il sorriso sul volto di Rossdale si congelò, e Genna ebbe la sua risposta. Era evidente che avesse sentito parlare della famiglia. Del defunto padre, Sir Hollis Summerfield di Yardney, che aveva perso la propria fortuna in una serie di stupidi investimenti. E di sua madre, leggendaria per aver avuto molti amanti, compreso l'uomo con cui era fuggita via quando Genna era tanto piccola da ricordarla a malapena. Chi in società non aveva sentito parlare degli scandalosi Summerfield? «Allora abitavate a Summerfield House.» Fece un gesto verso la casa sottostante. «È per questo motivo che la sto dipingendo» rispo7


se lei. «E vi sarei lieta se non menzionaste a Lord Penford che ho oltrepassato il confine della sua proprietà. Non ho spostato nulla e desideravo soltanto venire quest'unica volta per dipingere questo paesaggio.» Rossdale agitò una mano con aria di sufficienza. «Sono certo che non gli darebbe fastidio.» Genna non ne era così certa. Dopo la morte del padre, Lord Penford era stato ansioso che lei e le sue due sorelle lasciassero la casa. La giovane si alzò e cominciò a mettere via il materiale da disegno. «Comunque sia, adesso vado via.» Lui le posò una mano sul cavalletto. «Non ce n'è bisogno. Vi prego di continuare.» Genna scosse il capo. La magia era scomparsa; l'incantesimo si era infranto. Le era stato ricordato che la casa non era più sua. «Devo rientrare. È una bella camminata.» «Dove siete diretta?» chiese lui. Doveva conoscere di sicuro tutti gli scandali. «A Tinmore Hall.» Gli rivolse uno sguardo di sfida. «O avete dimenticato che mia sorella Lorene ha sposato Lord Tinmore?» Rossdale spostò lo sguardo in lontananza e chinò il capo. «Sì, l'avevo dimenticato.» La sorella maggiore di Genna aveva sposato il decrepito Lord Tinmore per il suo denaro, in modo che Genna, sua sorella Tess e il fratellastro Edmund non cadessero in miseria. E così loro, al contrario di Lorene, avrebbero potuto avere dei matrimoni rispettabili e sposarsi per amore. Genna non aveva perdonato Lorene per aver sacrificato in quel modo la propria felicità, incatenandosi a un uomo tanto vecchio e tanto sgradevole. E per che cosa? Lei non credeva nelle idee sentimentali della sorella e nel lieto fine. A conti fatti, l'amore non finiva col ferire se stessi e gli altri? 8


Il vento cominciò ad alzarsi, facendo increspare il suo dipinto. Rossdale poggiò un dito sul bordo per evitare che volasse via. Poi aggrottò la fronte. «Avete di sicuro rappresentato la casa, ma il resto non sembra affatto com'è oggi.» Genna slegò la carta dal cavalletto e vi posò con cura un telo sopra. Poi lo fece scivolare in una busta di cuoio. «Ho dipinto un ricordo, si potrebbe dire.» O l'emozione di un ricordo. Vi fu un'altra raffica di vento. Genna si girò dall'altra parte e raccolse in fretta le proprie cose, chiudendo la scatola dei colori, piegando il cavalletto, versando via l'acqua della brocca e avvolgendo i pennelli in uno straccio. Mise tutto in un'enorme cartella di tela. «Quanto siete distante da casa?» chiese Rossdale. Avrebbe voluto dire che casa sua era proprio sotto di loro. «Non più di cinque miglia.» «Cinque miglia!» Sembrava sorpreso. «Siete qui da sola?» Genna strinse le labbra. «Non ho bisogno di chaperon sulla terra in cui sono nata.» L'uomo annuì con fare conciliante. «Pensavo che poteste avere un accompagnatore; forse qualcuno con una carrozza in visita alla casa. Posso riportarvi a Tinmore Hall, allora?» Scoccò un'occhiata alle nuvole. «Il cielo sembra minaccioso e avete una lunga camminata davanti a voi.» La ragazza quasi rise. Sapeva cosa poteva accadere se una delle sorelle Summerfield veniva sorpresa dal temporale con un uomo? Anche se Genna non avrebbe mai permesso che le cose si spingessero fino a quel punto, al contrario di sua sorella Tess, che aveva finito per sposare un uomo dopo essere stata sorpresa da una tempesta. Perché non rischiare una cavalcata con Rossdale? Allargò il sorriso. 9


«Come siete gentile. Un passaggio a cavallo sarebbe molto gradito.» Ross assicurò la cartella dietro la sella e montò Spirit, il suo castrone preferito, cresciuto nelle stalle di suo padre sin da quando era un pony. Allungò una mano verso Miss Summerfield e la tirò su, perché si sedesse all'amazzone davanti a lui. Lei si girò e lo guardò in pieno viso. «Grazie.» Era piuttosto gradevole. Pallida, pelle senza difetti, occhi azzurri come l'acqua del mare, labbra rosee e piene, una lieve fuoriuscita di capelli biondi da sotto la cuffietta. La sua unica imperfezione era un naso leggermente troppo largo per il suo volto. Lo rendeva più interessante, però, un gradino più su della semplice bellezza. Non era sfacciata, ma neanche timida o civettuola. Intrepida era l'aggettivo che le si addiceva di più. Aveva detto senza mezzi termini di essere una degli scandalosi Summerfield. E di certo non era apparsa pentita per lo sconfinamento. Gli piaceva che fosse a proprio agio e che lo avesse considerato per quel che era. Probabilmente perché non sapeva chi fosse. Le persone si comportavano in modo diverso quando lo scoprivano. Era molto piacevole incontrare una giovane donna che non avesse imparato a memoria il Debrett's. «Da che parte?» le chiese. Lei gliela indicò e partirono. «Da quanto tempo siete ospite di Lord Penford?» gli chiese lei. «Da due giorni. Resterò fino all'Epifania.» E quello non avrebbe fatto troppo piacere a suo padre. «Lord Penford ha ospiti per Natale?» Aveva un tono di disapprovazione. Lui rise. «Uno solo.» «Voi?» 10


«Solo io» rispose lui. La ragazza rimase ferma e immobile a lungo. «Come... come trovate la casa?» gli chiese infine. Ross non capiva cosa intendesse. «È comoda» provò a replicare. Lei si girò a guardarlo. «Intendevo chiedervi se Lord Penford ha fatto molti cambiamenti.» Ah, era stata casa sua. Era naturale che fosse curiosa. «Non saprei dire» rispose. «So che ha intenzione di fare delle riparazioni.» Lei si girò di nuovo. «Il cielo sa se non aveva bisogno di moltissime riparazioni.» «Non avete più visto la casa da quando siete andata via?» le chiese lui. La ragazza gli scagliò un'occhiata e scosse la testa. I nuvoloni grigi si avvicinavano in fretta. Ross fece accelerare l'andatura al cavallo. «Credo che nevicherà.» E, come se le sue parole li avessero richiamati, i fiocchi cominciarono a cadere, qua e là, poi più rapidi e fitti fino a quando non riuscirono più a vedere a un palmo dal naso. «Girate qui» pronunciò lei. «Possiamo trovare un riparo.» Attraverso un sentiero invaso dagli arbusti, giunsero a un tempietto costruito in stile classico, coperto per una buona metà da rampicanti. Il pavimento era cosparso di rametti e foglie. «Vedo che Lord Penford non ha curato tutti i giardini» disse Miss Summerfield. «Forse non sapeva cosa ci fosse qui.» Ross smontò. «È ben nascosto.» «Lo è adesso. Non è sempre stato così» disse lei. Lui l'aiutò a scendere e condusse Spirit su per le scale al riparo. C'era tantissimo spazio. Miss Summerfield si accomodò su una panchina al 11


centro del tempietto e si avvolse stretta nel mantello. Ross le sedette accanto. «Avete freddo?» La ragazza aveva le guance colorite di una deliziosa tonalità di rosa e le ciglia splendevano a causa dei fiocchi di neve sciolti. «Non molto.» Gli piacque che lei non si lamentasse. Si guardò attorno. «Questo posto ha visto giorni migliori?» Lei annuì, l'espressione nostalgica. «Un tempo era uno dei miei luoghi prediletti in cui giocare.» «Avete due sorelle. Dico bene?» Miss Summerfield fece dondolare i piedi sotto la panchina, come doveva aver fatto da ragazzina. «E un fratellastro.» Lo sbirciò con la coda dell'occhio. «Mio fratello bastardo, sapete.» Le piaceva tanto dire ad alta voce quello che gli altri preferivano nascondere? «È stato cresciuto con voi, credo?» Era risaputo che Sir Hollis avesse messo in mostra il figlio dell'amore davanti alla moglie. «Sì. Andiamo molto d'accordo.» Sembrava aver anticipato la domanda che non le aveva rivolto, rispondendogli con tono di sfida. «Dov'è vostro fratello adesso?» le chiese. «Ci credereste che è diventato un allevatore di pecore nel Distretto dei Laghi?» chiese lei ironica. «Perché non dovrei credervi?» Quasi tutte le persone che conosceva potevano essere considerate allevatori, a pensarci bene. «Be', se lo conosceste, sareste allibito al pensiero che sia finito in una fattoria. Era un ufficiale del Ventottesimo Reggimento. È stato ferito a Waterloo.» Lei fece un gesto con la mano. «Oh, lo sto facendo sembrare troppo importante. Era un semplice tenente, ma è stato ferito.» «Deve essersi ripreso. O non alleverebbe ovini.» «Oh, sì.» «E l'altra vostra sorella?» Tanto valeva farsi raccon12


tare la storia dell'intera famiglia, dal momento che lei sembrava propensa a dirgliela. «Tess?» Genna ridacchiò, ma cercò di trattenersi. «Cos'è che vi diverte?» «Tess è sposata.» La ragazza si trattenne per non ridere. «Ma aspettate che vi dica com'è arrivata a sposarsi! Lei e Marc Glenville sono stati sorpresi insieme in una tempesta. Un temporale. E Lord Tinmore li ha costretti a sposarsi.» Era spaventoso. Non c'era nulla di divertente in un matrimonio forzato. «Non riesco a capire cosa vi faccia ridere.» La ragazza roteò gli occhi. «Noi siamo stati sorpresi da una bufera. Anche voi potreste essere intrappolato in un matrimonio.» Gli scosse un dito davanti, come a volerlo rimproverare. «Così è meglio che speriate che non veniamo scoperti.» Poi il suo viso cambiò espressione quando si rese conto di qualcosa. «A meno che non siate già sposato. In tal caso, sarò solo io a dover soffrire per lo scandalo.» Faceva sembrare quasi che lo scandalo facesse parte dello scherzo. «Non sono sposato.» Lei gli sorrise. «Allora dobbiamo sperare solo che Lord Tinmore o uno dei suoi tirapiedi non si trovi a cavalcare da queste parti.» Nessuno avrebbe trovato quel posto, a meno che non ne avessero conosciuto la dislocazione, ammesso che fossero tanto folli da avventurarsi fuori nel bel mezzo di una tormenta di neve. Se li avessero trovati, però, Ross non era affatto preoccupato da Lord Tinmore. Il suo potere sarebbe stato una bazzecola in confronto a quello che Ross poteva mettere in atto. La ragazza inspirò, poi sospirò e sembrò aver superato l'attacco di riso. «Conosco Glenville» commentò Ross. «Ed è un brav'uomo.» «È davvero un brav'uomo.» 13


Non poteva dire come mai conoscesse Glenville, però. Lo aveva trasportato avanti e indietro per la Manica diverse volte durante la guerra, quando Glenville svolgeva attività clandestine per la Corona. Sfidare le acque della Manica era su per giù l'unico pericolo che Ross avesse potuto permettersi durante la guerra, anche se si era reso disponibile ogni volta che era stato necessario. Quel servizio era stato misero ai suoi occhi, di sicuro una bazzecola in confronto a quel che aveva compiuto il suo amico Dell. E di ciò che altri avevano sofferto. Aveva visto cosa era costata la guerra ad alcuni dei soldati. Arti. Occhi. Senno. Perché quegli uomini meritevoli avevano dovuto pagare un prezzo e lui no? Costrinse la sua mente ad allontanarsi dai pensieri dolorosi. «Non avevo sentito che il matrimonio di Glenville fosse stato forzato.» «No?» Gli scoccò un'occhiata sorpresa. «Santo cielo. Credevo che lo sapessero tutti. Devo dire che ne sembrano molto felici adesso, quindi ha funzionato. Per il momento, almeno.» «Per il momento?» La ragazza scrollò le spalle. «Non si sa mai, no?» «Sembrate un po' cinica.» In effetti pareva che le espressioni si alternassero sul suo viso con grande rapidità. Lei si fece seria. «Certo che sono cinica. Il matrimonio può portare una terribile infelicità. Il matrimonio dei miei genitori di sicuro lo ha fatto.» «Uno fra tanti» ribatté lui, sebbene conoscesse molti amici che erano scontenti e rendevano le loro mogli ancor più infelici di loro. L'unione dei suoi genitori era stata felice, fino alla morte della madre. Nell'attuale matrimonio del padre la felicità non c'entrava. Si trattava di un'associazione politica. «Il legame tra mia sorella Lorene e Lord Tinmore 14


ne è un altro esempio.» Diresse lo sguardo da un'altra parte e abbassò la voce, come se stesse parlando a se stessa e non a lui. «Si sta sprecando con lui.» «È stato così terribile? Dicono che lo abbia tirato fuori dal suo isolamento. Era un eremita, pare.» «Sono sicuro che lui la consideri una grande unione» sbuffò lei. «Adesso ha delle persone da comandare.» «Voi?» Era evidente che non sopportasse Tinmore. «Vi dà ordini?» «Ci prova. Crede di potermi costringere...» Lei si fermò. «Non importa. A volte parlo troppo.» Rimase in silenzio, immobilizzò le gambe e si perse nei suoi pensieri, escludendolo. Aveva trovato piacevole la loro conversazione. Avevano parlato da uguali, senza cercare di fare impressione o di evitare l'altro. Voleva prolungare la conversazione. «Parlatemi del vostro dipinto.» La ragazza lo scrutò con sospetto. «Cosa volete sapere?» «Non l'ho compreso.» Lei si mise a sedere con la schiena dritta. «Perché il cielo era viola e rosa, l'erba sulla collina azzurra e non sembrava di trovarsi in Lincolnshire a dicembre?» «Ovviamente non stavate dipingendo il paesaggio com'era oggi. Avete detto che era un ricordo, ma di sicuro non avete mai visto una scena così.» Il dipinto era un tumulto di colori, un'esagerazione della realtà. Lei distolse lo sguardo. «Era un ricordo dei giorni sereni della gioventù, quando le cose potevano essere come le avevate immaginate, quando si poteva inventare un mondo tutto proprio, un mondo che poteva essere tutto ciò che si desiderava.» «E anche il cielo e l'erba potevano essere tutto ciò che volevate voi. Lo comprendo bene.» Lui le sorrise. «Una volta ho trascorso un'intera estate da prode cavaliere. Avreste dovuto vedere quanti draghi ammazzai e 15


le damigelle in pericolo che salvai!» esclamò. Gli occhi azzurri della giovane scintillarono. «Io ero sempre Boadicea e combattevo contro i romani.» Si alzò e sollevò un braccio. «Quando la guerriera inglese regina, sanguinante per le romane verghe...» Si mise di nuovo a sedere. «Ero molto influenzata da Cowper.» «Mio padre aveva una vecchia copia di La regina delle fate di Spenser.» Era un libro antico di duecento anni. «Lo leggevo in continuazione. Cercavo di ricrearlo con l'immaginazione.» Lei sospirò. «La vita sembrava così semplice allora.» Si fecero di nuovo silenziosi. «Vi manca questo posto?» chiese lui. «Non parlo di questo tempietto. Vi manca Summerfield House, la casa in cui siete cresciuta?» L'espressione della ragazza divenne malinconica. «Sì, mi manca. Tutte le stanze familiari. I quadri e i mobili. Non abbiamo potuto portare via molto.» Sollevò il mento e indurì lo sguardo. «Non voglio che pensiate che biasimiamo Lord Penford. Non aveva alcun obbligo nei nostri confronti. Sappiamo che ha ereditato molti problemi creati da mio padre.» Si alzò di nuovo e camminò fino al limitare del tempietto. Posando le mani su una colonna, si sporse fuori. «La neve sembra essersi placata.» Ross non fu lieto di vedere i fiocchi che si fermavano. «Proviamo a uscire di nuovo?» «Credo che dovremmo» rammentò Miss Summerfield. «Non voglio tornare tardi e suscitare domande su dove sono stata.» «È quello che succede di solito?» le chiese lui. «Sì.» Gli occhi passarono dal risentimento al divertimento. «Sebbene non sempre risponda a quelle domande dicendo la verità.» «Ci scommetterei.» 16


Rossdale issò di nuovo Genna facendola sedere davanti a sé, sul suo bel cavallo. Che ironia. Era la posizione più intima in cui fosse stata con un uomo. Le piaceva. Non riusciva a pensare a un altro gentiluomo di sua conoscenza che le piacesse altrettanto e con cui volesse trascorrere più tempo. Di solito era ansiosa di abbandonare la compagnia degli uomini, in particolar modo quando cominciavano a adularla. Soprattutto quando sospettava che fossero più affascinati dalla somma promessa da Lord Tinmore per la sua dote che da lei. Nessun luccichio rapace raggiungeva gli occhi di Rossdale. Genna aveva l'impressione che l'argomento della sua dote non fosse passato neanche un attimo per la mente dell'uomo. Cavalcarono senza parlare, a eccezione delle indicazioni di Genna. Lo condusse tra i campi, la via più breve per Tinmore Hall e anche quella in cui era meno probabile incontrare altre persone. La neve aveva trasformato il paesaggio tingendolo di bianco, come se fosse stato ripulito. Non c'era altro suono che lo scricchiolio degli zoccoli del cavallo sulla neve e gli sbuffi del respiro dell'animale. Arrivarono al ruscello. L'unico modo per attraversare era il ponte, quello stesso ponte che era stato inondato la notte in cui Tess era stata sorpresa dalla tempesta. «Lasciatemi pure qui» gli disse. Non c'era nessuno in vista, ma se qualcuno si fosse trovato da quelle parti sarebbe stato sulla strada che conduceva al ponte. «Camminerò per la strada rimanente.» «In modo che non ci vedano insieme?» suppose lui correttamente. Lei non poté fare a meno di ridacchiare. «A meno che non vogliate un matrimonio coatto.» Rossdale sollevò le mani con finto orrore. «Tutto fuorché quello.» «Qui va bene.» Genna scivolò giù dalla sella. 17


Lui sciolse la cartella e gliela tese. «È stato un piacere, Miss Summerfield.» «Sono in debito con voi, signore» gli rispose lei. «Ma se oserete dirlo a qualcuno, vi scatenerò contro la mia ira.» Lui le sorrise, e Genna provò di nuovo quella sensazione di simpatia per lui. «Sarà il nostro segreto» mormorò Rossdale. Lei fece un cenno di saluto col capo e corse via verso il ponte. Quando raggiunse l'altra sponda, si girò. Lui era ancora lì a guardarla. Genna agitò la mano e si girò di nuovo, camminando in fretta. Era più in ritardo di quanto avesse programmato. Si avvicinò alla casa attraverso il giardino formale dietro l'atrio, ed entrò dalla porta sul retro, togliendosi gli stivaletti, che erano bagnati e pieni di neve. Uno dei servitori se ne sarebbe occupato. Non osava pulirli da sola, com'era abituata a fare a Summerfield. Se lo avesse saputo Lord Tinmore, avrebbe dovuto sopportare un'altra lezione sul comportamento consono a una signora, che non includeva la pulizia degli stivaletti. Che miserabile ingrata era! Molte giovani donne avrebbero apprezzato di poter usufruire di un servitore che puliva loro gli stivali. Genna era semplicemente abituata a farlo da sola, dal momento che il padre aveva ridotto il numero dei domestici a Summerfield House. Appese il mantello umido a un gancio e portò la cartella su, in camera sua. La cameriera che le era stata assegnata l'aiutò a cambiarsi gli abiti, ma Genna attese che la ragazza andasse via prima di aprire la borsa. Lasciò il dipinto su un tavolo, incerta se continuare a lavorarci su o meno. Lo coprì di nuovo col telo e lo infilò in un cassetto. Non avrebbe dipinto adesso. Di quello era certa. Invece corse giù in biblioteca, aprendo con cautela la porta 18


e sbirciando all'interno. Non c'era nessuno, grazie al cielo, anche se sarebbe stato piuttosto facile trovare una scusa plausibile per la sua presenza in biblioteca. Cercò tra gli scaffali fino a quando non trovò il volume che cercava: L'almanacco nobiliare di Debrett. Lo tirò fuori e girò prima all'elenco dei titoli, sfogliando in fretta le pagine fino alle R. «Rossdale. Rossdale. Rossdale» mormorò, mentre leggeva con attenzione le pagine. Il nome non era fra i titoli. Ritornò di nuovo alle prime pagine del libro e trovò il punto in cui erano elencati i secondi titoli, quelli di solito attribuiti ai figli maggiori dei Pari. Fece scorrere il dito sulla lista. Rossdale. Eccolo lì! E accanto al nome c'era scritto: Kessington D. Dove D stava per duca. Era stata in compagnia del figlio primogenito del Duca di Kessington! L'erede del duca. E aveva chiacchierato con lui come se fosse un semplice amico del fratello. Peggio ancora, aveva steso i panni sporchi di famiglia davanti a lui, anticipando la condanna o la compassione con una sprezzante difesa. Lui aveva visto il suo folle dipinto ed era stato testimone delle sue baggianate su Boadicea. Tornò indietro all'elenco del Duca di Kessington. C'erano due pagine di encomi e onorificenze conferiti ai Duchi di Kessington fin dal Seicento. Lesse che la madre di Rossdale era morta. Il nome di battesimo di Rossdale era John e non aveva fratelli né sorelle. Portava il secondo titolo del padre come titolo di cortesia: Marchese di Rossdale. Lei gemette. L'erede del Duca di Kessington.

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Ross sorseggiò il chiaretto mentre aspettava Dell in salotto. L'ora di cena era passata da quaranta minuti, non che avesse sviluppato un particolare appetito o che avesse persino un grande bisogno di compagnia. Era piuttosto soddisfatto di poter meditare sul suo incontro con Miss Summerfield. Era rimasto affascinato da lei. Quanto tempo era trascorso da quando una giovane donna si era limitata a conversare con lui, su se stessa e addirittura sugli scheletri della propria famiglia? Ogni volta che aveva partecipato a un ricevimento in società di recente, aveva notato solo calcolo negli occhi delle giovani donne in età da marito e in quelli delle loro madri. Tutto quello che aveva visto negli occhi di Miss Summerfield, invece, era soltanto cordialità. Sarebbe cambiata? Di certo non aveva riconosciuto il nome Rossdale o il suo significato, ma supponeva che presto lo avrebbe scoperto. Si sarebbe aggiunta all'elenco delle femmine calcolatrici quando lo avesse fatto? Era curioso di saperlo. La porta si aprì. «Mi spiace, Ross.» Dell entrò in tutta fretta. «Non 20


avevo idea che gli affari della proprietà mi avrebbero impegnato così a lungo. Ho avvertito la cucina. La cena sarà pronta tra pochi minuti.» Ross sollevò la bottiglia di chiaretto. «Ne vuoi un po'?» Dell annuì. «Ho una gran sete.» Ross gliene versò un bicchiere e glielo porse. «In primo luogo c'è il problema della carie del legno. Poi la stalla delle mucche, che sembra stia per crollare, tuttavia la cosa peggiore è la situazione dei cottage dei fittavoli. Uno dopo l'altro hanno tetti che perdono, muri danneggiati, finestre rotte. E potrei andare avanti.» Bevve un sorso di vino. «Sembra costoso» commentò Ross con autentica comprensione. Quante tenute possedeva la famiglia di Ross? Cinque, come minimo, per non contare i rifugi di caccia e la casa di città a Bath. Solo doverle mantenere era un problema. Chissà come sarebbe stato se avessero permesso a una qualunque di andare in rovina. E quella era anche una novità per Dell. Era appena arrivato a Bruxelles con il suo reggimento quando era stato richiamato per reclamare il titolo. I suoi genitori, il fratello maggiore e la sorella minore erano stati uccisi da un terrificante incendio. Ross gli aveva recapitato la notizia e lo aveva riportato a casa. Poche settimane dopo il reggimento di Dell aveva combattuto a Waterloo. «Un salasso per le finanze, senza dubbio» disse Dell. «Accidenti a Sir Hollis per aver trascurato la proprietà.» «Hai fondi a sufficienza?» chiese Ross. Gli amici non ne chiedevano mai, ma quando Ross sapeva che si trovavano in difficoltà era lieto di offrir loro un prestito o un dono. Dell sollevò una mano. «Posso cavarmela, grazie. Solo che è irritante vedere quanto poco è stata cura21


ta.» Scosse il capo. «Poveri fittavoli. Hanno dovuto sopportare parecchio, e ancor di più con questo brutto tempo.» Il maggiordomo apparve sulla porta. «La cena è servita, signore.» Dell si alzò. «Per lo meno il cibo è abbondante. Non ho dubbi che la cuoca ci abbia preparato un banchetto.» Entrarono nella sala da pranzo, il lungo tavolo apparecchiato per due, un posto accanto all'altro per rendere loro più facile chiacchierare e passarsi i piatti da portata. La cuoca non aveva davvero deluso le aspettative. C'erano pernici, zucchine e pastinache. L'appetito di Ross ebbe una ripresa. «Spero che la tua giornata non sia stata noiosa» disse Dell. «Hai trovato un modo per svagarti?» «È andata piuttosto bene» rispose Ross, infilzando un pezzo di pastinaca al burro con la forchetta. «Ho cavalcato fino al villaggio e ho esplorato la tua proprietà.» «E questo ti ha divertito?» Dell sembrava scettico. «Gli abitanti del villaggio sono piuttosto loquaci.» Puntò la forchetta verso Dell. «Sei considerato un ottimo partito, sai?» Dell sorrise. «Suppongo che tu non abbia detto chi eri.» No, nel villaggio non lo aveva fatto. «Mi sono presentato come il semplice John Gordon.» «Questo spiega perché non ci sono madri con propositi matrimoniali in fila sulle scale d'ingresso.» Ross sorrise. «Credo proprio che abbiano discusso tattiche per escogitare un modo per essere presentate a te.» Dell scrollò le spalle. «Sprecano il loro tempo. Come potrei sposarmi? Queste proprietà mi tengono occupato per tutto il tempo.» Quante ne aveva? Tre? 22


«Non sono certo che la tua effettiva presenza fosse considerata fondamentale.» Per molte giovani donne, sposare un titolo era più importante che essere concretamente la moglie di un Pari. «In ogni caso, non sarebbe male socializzare con alcuni dei tuoi vicini più notabili, sai.» «Chi?» chiese Dell senza entusiasmo. Ross prese un boccone, lo masticò e lo inghiottì prima di rispondere: «Al villaggio dicono che Lord Tinmore è in campagna». «Quel vecchio noioso?» gemette Dell. «Ha influenza in Parlamento» gli ricordò Ross. «Non sarebbe male intrattenerlo un po'. Potrebbe aiutarti quando prenderai il tuo seggio.» «Mi aiuterà tuo padre.» «Mio padre ti aiuterà di sicuro, ma non guasterebbe conoscere anche Tinmore.» Ross strappò la carne della pernice. «Ho saputo che sei imparentato con la moglie di Tinmore e le sue sorelle.» «Sono mie lontane cugine, credo» disse Dell. «Quelle che sono cresciute in questa casa.» «Forse sarebbero contente di visitarla di nuovo.» Per lo meno, Ross sapeva che Genna l'avrebbe desiderato. Dell aggrottò la fronte. «È più probabile che si offendano per il mio invito. Ho saputo oggi che non solo la proprietà è stata lasciata quasi nel caos, ma sono rimaste praticamente senza nulla. Mio padre le sbatté fuori di casa pochi mesi dopo la morte di Sir Hollis. È per questo motivo che la maggiore sposò Tinmore. Per denaro.» «Sembra che tu abbia saputo un bel po' di cose.» Non c'era da meravigliarsi che Genna Summerfield fosse amareggiata. Dell scoppiò in una risatina ironica. «Anche l'amministratore della tenuta è stato loquace.» «Forse potrebbe essere una buona idea fare am23


menda.» E non avrebbe guastato se Dell fosse stato un po' in compagnia. Dell espirò a lungo. «Suppongo di dover fare un tentativo.» Ross fece roteare il vino nel bicchiere. «Ti raccomanderei di non rischiare di offendere Lord Tinmore.» Dell lo scrutò. «Per qualcuno tanto avverso alla politica, sembri davvero al corrente del suo operato.» «Come potrei non esserlo? Mio padre non parla d'altro.» Ross riempì ancora il bicchiere dell'amico. «Non direi di essere proprio avverso, però. So soltanto che alla fine mi logorerà la vita, e non sono ansioso che succeda.» Dell ingollò il vino e parlò sottovoce. «Non ho mai desiderato questo titolo.» Ross si sporse e posò la mano sulla spalla di Dell. «Lo so.» Finirono la portata in silenzio e furono serviti dei pasticcini come dessert. Quando anche i pasticcini furono portati via e la bottiglia di brandy fu lasciata sul tavolo, Dell riempì entrambi i bicchieri. «Oh, benissimo. Li inviterò a cena.» Ross sollevò il bicchiere e acconsentì con approvazione. Dell lo fissò negli occhi. «Ma sta' attento. La più giovane non è ancora sposata.» Ross sorrise. «Sono avvisato.» Due giorni più tardi, Genna si unì alla sorella e a Lord Tinmore a colazione. A volte, se si faceva vedere abbastanza presto la mattina e si comportava in modo spensierato, poteva contare di essere lasciata ai propri affari quasi fino all'ora di cena. Inoltre, voleva sapere se Lorene aveva bisogno della sua compagnia. C'erano spesso ospiti o visitatori che andavano a tro24


vare Lord Tinmore per dovere. La maggior parte erano gentili con Lorene, ma Genna sapeva che tutti la consideravano una cacciatrice di fortuna. Spesso Genna si fermava con la sorella durante quegli incontri tediosi in modo che Lorene non restasse sola, sebbene si trovasse in quella situazione soltanto per colpa sua. Un valletto entrò nella sala della colazione con un foglio di carta ripiegato su un vassoio d'argento. «È arrivato un messaggio per voi, signore.» Tinmore fece un cenno col capo al servitore. Il valletto si inchinò e lasciò di nuovo la stanza. Il conte aprì il foglio e lesse. «Un invito» disse, sebbene né Lorene né Genna gliel'avessero chiesto. Lanciò il biglietto verso Lorene. «Da vostro cugino.» «Mio cugino?» Lorene raccolse il foglio. «È di Lord Penford, che ci invita a cena domani sera a Summerfield House.» Il cuore di Genna prese a battere più forte. Era inclusa? «Dobbiamo accettare, naturalmente» disse Tinmore in modo zelante. Guardò Genna da sopra gli occhialini. «Anche voi, signorina.» Non la chiamava mai per nome. «Mi piacerebbe avere l'opportunità di vedere di nuovo Summerfield House!» esclamò. Lorene non sembrava altrettanto entusiasta. «Suppongo che dovremo accettare l'invito.» Il giorno seguente Genna fu determinata a non tormentarsi su cosa indossare per cena. Dopotutto, si sarebbe trattato più di un'occasione di famiglia che una cena formale. A quanto pareva, non ci sarebbero stati altri ospiti, tranne quelli che erano già in casa. Una piccola cena, diceva l'invito, per estendere la sua ospitalità al suo vicino e alle cugine. Genna scelse l'abito celeste perché aveva meno or25


pelli. Lasciò che la cameriera le aggiungesse un nastro azzurro nei capelli, che erano tirati su in un semplice chignon. Indossava minuscoli orecchini di perla e una semplice collana di perle al collo. Drappeggiò lo scialle a motivi cachemire sul braccio, quello con le sfumature azzurre. Trovò Lorene fuori dalla sua camera da letto. La sorella si fermò e la fissò. «Sei splendida, Genna. Quel vestito fa meraviglie ai tuoi occhi.» Genna batté le palpebre. Davvero? Aveva puntato ad apparire poco appariscente. «E io sto bene?» chiese Lorene. «Ero indecisa su come vestirmi.» Anche Lorene aveva scelto un abito semplice, ma verde scuro. Gli orecchini erano smeraldi, però, e la collana aveva un pendente di smeraldo. La sfumatura scura faceva splendere il colorito di Lorene. Sembrava una creatura della foresta. Se Lorene era la foresta; Genna doveva essere... che cosa? Il cielo? Genna era più alta. Lorene era minuta. Genna aveva capelli biondi e occhi azzurri, Lorene capelli castano mogano e occhi dello stesso colore. Non c'era da meravigliarsi che la gente mormorasse che dovevano essere figlie di padri diversi. Erano opposte. Una concreta. L'altra... volubile. Genna circondò la sorella con un braccio e la strinse. «Sei bella come sempre. Insieme rappresenteremo un ritratto così gradevole per nostro cugino, che desidererà essere più carino con noi.» Lorene sorrise debolmente. «Stai dicendo delle assurdità.» Genna sorrise. «Forse. Ma non quando dico che sei bellissima stasera.» Attraversarono il corridoio e cominciarono a scendere per la scalinata. «Cos'è, comunque? Un cugino di quarto grado?» Lorene sospirò. «Non sono mai riuscita a capirlo. 26


Ha un bis-bisnonno o un bis-bis-bisnonno con nostro padre. Non ho mai compreso l'esatta parentela.» Genna rise. «Lui è dalla parte fortunata della famiglia, ovviamente.» Camminarono a braccetto fino al salotto accanto all'atrio in cui Lord Tinmore sarebbe stato senza dubbio ad attenderle. Prima che varcassero la soglia, si separarono e Lorene entrò nella stanza per prima, con Genna pochi passi indietro. Tinmore insisteva sulle formalità. Lord Tinmore era seduto a una sedia, il fazzoletto da collo allentato. Il suo valletto, vecchio quasi quanto lo stesso conte, gli asciugò la fronte con un panno. Tinmore fece cenno alle donne di entrare, sebbene si stessero già avvicinando a lui. Lorene aggrottò la fronte. «Cosa c'è che non va, signore? Non state bene?» Lui si indicò il collo. «Questa maledetta gola mi fa male e ho un po' di febbre. Mi è venuta un'ora fa.» Lorene posò il mantello e la borsetta sul divano e si tirò via un guanto. Si piegò e sentì la fronte rugosa e piena di macchie del marito. «Avete la febbre. Il dottore è stato chiamato?» «Sì, signora» disse il valletto. Lorene si rimise dritta. «Dobbiamo mandare un messaggio a Lord Penford. Non possiamo partecipare alla sua cena.» Non partecipare alla cena? L'umore di Genna precipitò. Desiderava con tutta se stessa vedere di nuovo quella casa. «Io non posso» asserì Tinmore. «Ma voi e vostra sorella dovete andare.» Genna si rallegrò. «No» protestò Lorene. «Resterò con voi. Vedrò che siate curato nel migliore dei modi.» Lui la scacciò con la mano. «Wicky si occuperà di me. Oserei dire che sappia farlo meglio di voi.» 27


Il ritorno di William VANESSA KELLY LONDRA, 1815 - Il capitano William Endicott deve indagare su Evie Whitney, la giovane di cui è da sempre innamorato e che ha lasciato anni addietro dopo il loro primo bacio.

Il premio più ambito JULIANNE MACLEAN INGHILTERRA, 1881 - Lord Martin giunge sull'Isola di Wight per la regata di Cowes e viene a sapere di una bella vedova restia alle avventure. Considerandola il vero premio, lui...

Il patto dello scandalo DIANE GASTON INGHILTERRA, 1815 - Ross rimanda da anni la ricerca di una compagna destinata a essere la sua duchessa. E Genna Summerfield è di certo la meno adatta a ricoprire quel ruolo!

Per amore della Scozia SHARON CULLEN SCOZIA, 1746 - L'ultimo uomo a cui Cait vorrebbe offrire i propri servigi di guaritrice è il capoclan Iain Campbell, considerato da tutti un traditore. Quando però lei scopre che...


La scelta di Alasdair VANESSA KELLY INGHILTERRA-SCOZIA, 1815 - Alastair deve condurre con sé nelle Highlands la bellissima Eden Whitney, costretta ad allontanarsi da Londra per scongiurare un terribile scandalo.

Per ordine della regina AMANDA MCCABE GREENWICH-LISBONA, 1588 - Chi è Sir John Huntley? Dopo averlo conosciuto con tre identità diverse, Alys teme che sia una spia, eppure è unita a lui da un pericoloso legame...

La sorella sbagliata CHRISTINE MERRILL INGHILTERRA, 1817 - Belle è la moglie ideale per l'ambizioso Benjamin Lovell. Peccato che anche solo per avvicinarla debba prima fare i conti con l'acida sorella della giovane!

Ostaggio per vendetta JULIET LANDON INGHILTERRA-DANIMARCA, 993 - Lady Fearn viene rapita dal vichingo Aric lo Spietato. Durante il viaggio verso la Danimarca, però, l'uomo risveglia in lei il desiderio e la passione... Dall'1 dicembre




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