972 - Gli eredi perduti di Pembrook: Sebastian L. Heath 973 - Il passato della cortigiana - B. Stuart 974 - L'abito scarlatto - S. Mallory 975 - Una rosa nella tempesta - B. Joyce 976 - Sedotta da un principe - K. Hawkins 977 - I misteri di Belryth Abbey - A. Everett 978 - Gli eredi perduti di Pembrook: Tristan L. Heath 979 - Nel castello del Lupo - M. Moore 980 - Gli eredi perduti di Pembrook: Rafe L. Heath 981 - Una seconda opportunitĂ - J. Justiss 982 - La rosa e la spada - B. Joyce 983 - Intrighi d'autunno - A. Gracie 984 - Un campione per Lady Matilda - M. Fuller 985 - Innocente seduzione - S. Bennett 986 - Il segreto del soldato - M. Kaye 987 - Il Diavolo di Jedburgh - C. Robyns 988 - Il ritorno del libertino - J. Justiss 989 - Il ricatto del marchese - C. Merrill 990 - Il profumo della passione - S. Bennett 991 - La Signora di Dunborough - M. Moore
CHRISTINE MERRILL
Il ricatto del marchese
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Ring from a Marquess Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2015 Christine Merrill Traduzione di Erica Farsetti Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici ottobre 2015 Questo volume è stato stampato nel settembre 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 989 dello 08/10/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Margot de Bryun passò in rassegna con occhio professionale il salottino che un tempo era stato il retrobottega della gioielleria Montague e de Bryun, quindi si fermò a sprimacciare i cuscini di velluto sulla chaise-longue. Il vecchio negozio era sempre stato scialbo. Adesso che la gestione era passata a lei e che il nome del defunto, e non rimpianto, Mr. Montague era stato grattato via dalla doratura sulle vetrine, l'arredamento sembrava elegante e allegro. Le pareti erano bianche e le colonne ai due lati della porta ricoperte di specchi. Nella sala principale, l'oro e le pietre erano adagiati su distese di velluto bianco e di seta blu increspata con cura, all'interno di teche di vetro pulitissime e splendenti. Una volta assicuratasi che la merce fosse in ordine, controllò ogni commesso per essere certa che l'uniforme fosse immacolata. Le donne indossavano abiti turchesi e gli uomini un bel blu notte non troppo cupo. Li ispezionava tutte le 5
mattine, per appurare che i nastri non fossero storti, i bottoni poco lustri o le spille sul grembiule fuori posto. Esigeva la perfezione. Curava anche il proprio aspetto, facendo tuttavia in modo che non distraesse i clienti dai prodotti esposti. Trarne piacere era da vanitose, ma era bella, come la sorella. Fino al recente matrimonio, l'avvenenza aveva portato solo disgrazie a Justine, e Margot ne faceva volentieri a meno. Meglio vestirsi in modo semplice che attirare le attenzioni di sedicenti gentiluomini convinti che la lussuria fosse preferibile a un'onesta vita da commerciante. Allo stesso tempo, non voleva però apparire sciatta. Evitava i colori sgargianti e l'eccesso di gioielli a favore della stessa semplicità ricercata per gli arredi. L'abito di quel giorno era di mussolina bianca come le pareti, con un nastro dorato in vita che richiamava il crocifisso d'ambra che pendeva da una sottile catenina d'oro al collo. L'eleganza distaccata ispirava rispetto nei clienti e non il disagio che gli uomini talvolta sentivano in ambienti considerati troppo femminili. Lasciavano la gioielleria con la convinzione di essersi fermati nell'anticamera del regno muliebre per ricevere il consiglio di un oracolo su quelle strane creature. Confidavano nella splendente Miss de Bryun, la quale piÚ di qualsiasi altra gioielliera di Bath avrebbe saputo cosa le mogli, le figlie e persino le amanti desiderassero in dono. Il fatto di essere trattata come una sacerdo6
tessa degli umani ornamenti divertiva Margot. E faceva bene agli affari, anche. Quando aveva preso in mano il negozio non era stata in grado di raccapezzarsi nei libri contabili lasciati da Montague. Sospettava che i profitti fossero stati magri. Per la maggior parte, dovevano essere finiti nelle tasche dell'uomo, poichÊ lei e Justine allora non avevano ricevuto altro che modesti contributi. Adesso che il negozio era interamente nelle mani delle sorelle de Bryun, il libro mastro mostrava colonne ordinate di vendite da cui risultavano profitti sostanziosi. La sorella, alla quale quel luogo non suscitava altro se non brutti ricordi, non aveva potuto fare a meno di sorridere davanti al successo di Margot nel gestire l'impresa paterna. Anche se non aveva bisogno del ricco assegno che Margot le inviava ogni trimestre, esso era la prova concreta che la sorellina era ben capace di mandare avanti il negozio da sola. Una volta assicuratasi che tutto fosse in ordine, Margot rivolse un cenno di approvazione al capo dei commessi, Jasper, il quale aprÏ la porta e girò il cartello con su scritto Aperto. Passarono solo pochi minuti prima che il campanello sull'uscio tintinnasse e uno dei clienti migliori varcasse la soglia. E, come succedeva ogni volta che il Marchese di Fanworth entrava in negozio, a Margot si mozzò il fiato. Probabilmente doveva comprare l'ennesimo regalo per le sue tante amanti. Doveva a7
vere attorno molte cortigiane che lo adulavano. Era mai possibile che una donna sola riuscisse a indossare tutti i gioielli che acquistava? Da quando era giunto a Bath, si era recato in negozio almeno una volta a settimana. A volte anche due o più. Quando un signore del genere si affezionava al suo umile negozio, portava con sé altri clienti dalle tasche altrettanto gonfie. Ecco il motivo principale per cui stava attenta a trattarlo con i guanti e a rimanere nelle sue grazie. Giovava agli affari. O, almeno, così si ripeteva. Chi poteva darle torto se il cuore le fremeva, almeno un po', al suo arrivo? Lord Fanworth era un giovane bellissimo. Secondo lei, era l'uomo più attraente di Bath, forse dell'intera Inghilterra. I capelli castani brillavano al sole del mattino, anche quando le spalle larghe schermavano i raggi che entravano dalla porta aperta. Tuttavia c'era dell'altro, oltre all'aspetto e all'assiduità, a renderlo il suo cliente preferito. Non comprava un bijou per poi scappare di fretta. Se la prendeva comoda, sorseggiando vino e chiacchierando con lei nel salottino privato riservato ai clienti più importanti. Quando parlavano, era come se non appartenessero a classi sociali diverse. Conversare con lui la faceva sentire importante come le grandi dame che a volte frequentavano il negozio, titubanti nell'osservare gli oggetti dentro le teche di 8
vetro lungo le pareti della sala principale. A dire la verità, si sentiva ancora più importante di loro. Quelle donne potevano scambiare due parole con Lord Fanworth nella Grand Pump Room gremita o al circolo, ma ogni volta che l'uomo visitava de Bryun le concedeva tutta la sua attenzione per un'ora, a volte di più. La trattava come un'amica. Lei, che di amici ne aveva davvero pochi. Quel giorno, gli occhi verde smeraldo si illuminarono quando si posarono su di lei, in piedi dietro il bancone. «Margot» la salutò, con un inchino e un grande sorriso. «Siete adorabile stamattina, come sempre.» «Grazie, Mr. Standish.» Così si era presentato, il primo giorno in cui era andato da lei. Non con un titolo, ma con il cognome, come se fosse un uomo qualunque. Pensava davvero che le nobili origini fossero tanto facili da mascherare? Tutti in città lo conoscevano e bisbigliavano indicandolo da dietro i ventagli ogni volta che passava per strada. Tuttavia, se preferiva rimanere anonimo, chi era lei per indagarne i motivi? Non pretendeva da lui formalità. Il suo cuore batteva all'impazzata quando la chiamava con il nome di battesimo. Lo pronunciava con una G morbidissima, che terminava in un sospiro. Sembrava un francese. O un amante. Quel pensiero le rendeva difficile guardarlo negli occhi. Mentre si inchinava, Margot abbassò lo sguardo per ricomporsi prima di ricambiare il 9
sorriso. «In che cosa posso esservi utile oggi?» «Niente di importante. Sono venuto a cercare un ciondolo.» Congiunse le dita per indicare la pochezza del dono. «Per mia cugina.» Per esperienza, Margot sapeva che più presentava l'acquisto come una cosa da nulla, più era disposto a spendere. «Un'altra cugina, Mr. Standish?» commentò lei con un sorriso astuto. «E, come sempre, una parente femmina!» Lui sospirò con fare teatrale. «Gli i... inconvenienti di una famiglia numerosa, Margot.» Dopo un simile episodio, una volta si era presa la briga di controllare il catalogo nobiliare di Debrett e aveva scoperto che la famiglia Fanworth era incredibilmente piccola e, fatta eccezione per la madre e una sorella, interamente composta da uomini. «Una famiglia così numerosa e così tante donne senza ornamenti!» esclamò in tono giocoso. «Non avete neppure un gioiello di famiglia da offrire loro?» «Neppure una pietra» rispose lui, scuotendo la testa con fare solenne. Margot indicò l'ingresso del salottino. «Bene, allora dobbiamo aiutarvi immediatamente. Venite, sedetevi. Bevete un bicchiere di vino con me. Sono sicura che troveremo qualcosa che fa al caso vostro.» Toccò il braccio della commessa più vicina e sottovoce le indicò quali collezioni prendere dalla cassaforte e dalle teche. Doveva consegnargli anche il lavoro appena terminato. Era tutta la settimana che attendeva di vedere la sua 10
reazione. Scostò la diafana tenda bianca che separava il salottino dal resto del negozio e lo fece entrare. Su un tavolino basso accanto al divano di velluto bianco c'era già una caraffa piena di chiaretto. Quando oltrepassò la soglia del laboratorio, con la coda dell'occhio vide Mr. Pratchet che si agitava nervoso sulla sedia. Non gli piacevano le attenzioni particolari che rivolgeva al marchese. Margot si accigliò. Non le importava cosa gradisse o meno Mr. Pratchet. L'aveva assunto come orefice, ma a volte l'uomo esagerava e si credeva un socio, invece che un semplice impiegato. Prendere ordini da una donna, per giunta giovane, doveva essere difficile per lui. Be', avrebbe dovuto imparare a conviverci, pensò, sorridendo in modo cupo fra sé e sé. Se si illudeva che il suo talento nel lavorare i metalli lo rendesse indispensabile, si sbagliava di grosso. E non intendeva sposarlo e fargli prendere il controllo del negozio. Mr. Pratchet era il terzo uomo a sedersi al tavolo da lavoro da quando lei aveva rilevato l'attività. I precedenti due si erano ritrovati senza impiego al primo suggerimento che il proprio ruolo da de Bryun andasse oltre quello dell'artigiano. Prima che Margot passasse sotto la tenda per seguire il marchese, Mr. Pratchet si accostò alla porta e le sussurrò: «Non è affatto saggio rimanere da sola con un gentiluomo in un salottino privato. La gente mormorerà». 11
«Se non parlavano di quanto succedeva qui quando Mr. Montague era vivo, dubito che avranno qualcosa da ridire su di me» rispose lei, decisa. La città intera aveva chiuso gli occhi davanti alle angherie di Montague nei confronti di Justine, ignorando il fatto che fosse più una prigioniera che una socia in affari. Nessuno si era offerto di aiutarla. Né il comportamento disgustoso dell'uomo aveva tenuto lontani i facoltosi clienti. Perché il suo innocente rapporto con un membro della nobiltà avrebbe dovuto scatenare i pettegolezzi? «Lord Fanworth è un perfetto gentiluomo» aggiunse, lanciando uno sguardo malinconico verso il salottino. Quasi troppo perfetto, se doveva essere onesta. «È un libertino» la corresse Mr. Pratchet. «Un gentiluomo non mentirebbe sulla propria identità.» «Chi siamo noi per mettere in discussione i modi dei nobili?» controbatté lei con un sorriso. «Se desidera rimanere anonimo quando fa visita al mio umile negozio, sono l'ultima persona al mondo in diritto di negarglielo. E dato che la tenda che ci separa dalla sala principale è praticamente trasparente, non si può dire che mi sia appartata con lui.» Passò una mano dietro al cotone per dimostrarlo. Era stata un'idea particolarmente intelligente, poiché assicurava intimità ai clienti più altolocati, e ai meno importanti la possibilità di sbirciare ciò che facevano gli aristocratici. Se per caso avessero spettegolato sul fatto che quel 12
giorno Lord Fanworth fosse stato visto da de Bryun, l'indomani i clienti sarebbero raddoppiati, sperando di intravederlo. Al contrario, se i suoi impiegati avessero continuato a rimproverarla, invece di lavorare, non sarebbe andato proprio nessuno. «Per favore, occupatevi del vostro lavoro, Mr. Pratchet. C'è una collana a cui va aggiustata la chiusura e voglio vedere la montatura del mio ultimo disegno entro questo pomeriggio al massimo. Sarà meglio che vi sbrighiate, perché non avete ancora preparato lo stampo di cera.» Sembrò che Pratchet volesse contraddirla, ma l'uomo ci ripensò e ritornò al tavolo senza dire un'altra parola. Solo allora Margot oltrepassò la tenda, lasciando che si richiudesse alle sue spalle. Prima di avvicinarsi al marchese, represse l'impulso di controllare come stesse in uno dei molti specchi alle pareti. Ma un'occhiatina poteva scappare. Era solo per assicurarsi di mostrare il sorriso professionale che un cliente del genere meritava. Si trattava di una relazione esclusivamente lavorativa. E in parte, Mr. Pratchet aveva ragione. Lord Fanworth era un libertino, e molto bello per giunta. Per preservare la propria reputazione, non si sarebbe mai azzardata a rivolgergli la parola al di fuori della gioielleria. Tuttavia, quell'uomo la faceva sorridere. E non si trattava della solita reazione educata delle signore. Assomigliava pericolosamente a una bella 13
risata. Da quando aveva capito di riuscire a farla ridere, lui si impegnava a fondo. La sua visita era il momento culminante della giornata di Margot. Ma c'era dell'altro, ne era sicura. Si comportava come se stare seduto nel salottino con lei, bevendo vino e spendendo denaro, fosse la parte migliore anche della sua giornata. Quel giorno, quando lei spuntò, il volto gli si illuminò di un sorriso accecante. Il giovane si chinò in avanti, impaziente di godere della sua compagnia. Senza consultarlo, Margot versò del vino in un bicchiere di cristallo e glielo porse, avvicinando uno sgabello imbottito per sedere accanto a lui mentre beveva. «Cosa posso mostrarvi oggi, signore?» Lui le rivolse un'occhiata eloquente e sensuale. «C'è un'infinità di cose che vorrei vedere. Ma limitiamoci ai gioielli. Siamo in un luogo p... pubblico, dopotutto.» Margot finse di rimanere scandalizzata. E, per un momento, lui parve sinceramente preoccupato di averla offesa. Poi lei rise, perché niente di ciò che Mr. Standish faceva risultava sgradevole. Dal sorriso con cui il marchese rispose fu chiaro che era certo che non stesse ridendo della balbuzie che a volte faceva capolino quando diceva certe cose. Entrambi sorrisero in silenzio per qualche istante, divertiti da tale familiarità. Allora lei disse: «E i gioielli sono tutto ciò che vedrete. Sono tutto ciò che avrete da me, in ogni caso». 14
Si era comportata da sciocca. Se voleva convincere il mondo che i loro incontri fossero innocenti, doveva imparare a non incoraggiarlo. Ma quel gioco era una tentazione troppo grande perché potesse tirarsi indietro. Lui ricambiò il sorriso. «Allora devo sperare che, quando troverò una moglie adorabile come voi, sia più bendisposta.» «Oh, ne dubito seriamente, Mr. Standish. Sembrate il genere d'uomo che il giorno dopo il matrimonio tornerebbe nel mio negozio a comprare regali per le sue molte cugine. A qualsiasi donna darei il consiglio di sbarrare la porta, finché non prometterete un minimo di serietà.» «Se voi foste la mia sposa, sarei io a sbarrare a porta, chiudendovi dentro con me.» Era sicura che scherzasse. L'idea che la prendesse in moglie era assolutamente ridicola. Era solo la sua fervida immaginazione a trasformare quelle parole in qualcosa di più. Ma questo non le impediva di fantasticare. Il pensiero di loro due, imprigionati insieme in una stanza chiusa a chiave, la fece sentire strana e nervosa, in bilico fra la trepidazione e la paura. Ignorò la sensazione e gli rivolse uno sguardo innocente, come se non capisse neppure dove volesse arrivare. «Se mi chiudeste dentro, come farei a recarmi in negozio?» «Non avreste bisogno di venire qui per mostrarmi i tesori che desidero vedere» precisò lui, e non aveva tutti i torti. 15
«Una ragione in più per non sposarvi, allora» affermò Margot in tono trionfante. «La gioielleria apparteneva a mio padre e adesso appartiene a me. Sposarvi sarebbe come negare il primo amore.» Il marchese stava ancora sorridendo. Tuttavia, dalla sua espressione risultava chiaro che non capiva perché non potesse preferire lui al lavoro. E lei non si aspettava che lo facesse. In fondo, non aveva importanza. Anche se stava scherzando, sicuramente lui dava per scontato che il matrimonio fosse il fine ultimo di ogni donna, al di là della posizione sociale. L'amore che Margot nutriva per il negozio era profondissimo. Sarebbe stato bello se lui avesse detto sul serio, anche solo un pochino. Tuttavia, se il matrimonio avesse significato sacrificare tutto ciò per cui aveva lavorato tanto duramente, sarebbe stato meglio rimanere amici. Come succedeva a volte in momenti del genere, le venne in mente l'altra possibilità. Un bel giorno le avrebbe fatto una proposta che non aveva niente a che vedere con il matrimonio. A notte fonda, quando giaceva da sola nel letto del piccolo appartamento sopra il negozio, si chiedeva come avrebbe risposto. E pensare al Marchese di Fanworth sotto le coperte suscitava emozioni complesse che la confondevano e non si addicevano all'eleganza semplice di de Bryun. Soprattutto se il gentiluomo in questione era seduto davanti a lei e voleva solo comprare dei gioielli. 16
L'uomo sospirò con fare teatrale per assicurarle che il siparietto stava giungendo alla fine. «Mi tormentate, Margot, con la vostra bellezza irraggiungibile. Non g... giudicate male un uomo perché fa un tentativo, spero.» «Certo che no, Mr. Standish. Credo che il vino e le proposte non siano le uniche cose che avete in mente stamani. Volete vedere dei braccialetti? Orecchini? Oppure siete venuto per la collana che avete ordinato la settimana scorsa?» «Non sarà già pronta!» esclamò lui, sorpreso. «Il gioiello che avete disegnato era incredibilmente complicato da realizzare.» Aveva ragione. Ciononostante, aveva ritoccato il disegno non appena era uscito dal negozio e aveva esortato Mr. Pratchet a realizzarlo in tutta fretta. Aveva incastonato lei stessa le gemme, per assicurarsi che non vi fosse neppure la più lieve differenza rispetto al disegno. Era stata un'operazione difficoltosa. La pietra più grande mostrava una piccola occlusione che le impediva di raggiungere la perfezione. Aveva preso in considerazione l'idea di tagliarla di nuovo o di cercare un rimpiazzo. Ma il colore e la forma erano talmente perfetti che non aveva saputo resistere. Dunque aveva deciso di coprire il difetto con un piccolo grappolo di perle, che adesso era come lo splendido neo sul volto di una bella donna. La minuscola macchia accentuava la perfezione del resto. Secondo lei, il risultato finale era un capolavoro. Ed era impaziente di mostrarglielo. 17
«Voi, signore, non dovete aspettare.» Fece un cenno e la commessa avanzò con il cofanetto rivestito di velluto, porgendolo a Margot in modo che potesse presentarlo con la dovuta solennità. La gioielliera aprì i gancetti e porse la scatola aperta all'amico chinando leggermente il capo. All'interno, le pietre rosse rilucevano con il calore di un cuore pulsante. Quando la ebbe fra le mani, all'uomo si mozzò il fiato. «È più bella di quanto immaginassi.» Sollevò la collana con cura verso la luce e quella brillò come fuoco ghiacciato. «Che abilità. Una foggia così moderna. E tuttavia rispettosa del rango e della bellezza di chi la indosserà.» «Le perle hanno un aspetto più fresco dei diamanti che avevate proposto» osservò lei. «Nessun'altra dama avrà una collana così.» «Non ne ho mai vista una simile» confermò lui. «E sono certo che la signora rimarrà colpita quanto me. Agognava dei rubini. Appena la vedrà dimenticherà la propria infelicità.» Che ragione potesse mai avere una donna di essere scontenta quando riceveva le attenzioni di un uomo del genere, per Margot rimaneva un mistero, ma annuì ugualmente. Ci fu una breve pausa imbarazzata, durante la quale l'uomo le sorrise da sopra la collana. Poi continuò a parlare. «Avete un talento sorprendente, Margot d... de B... Bryun.» Le parole mostrarono la lieve esitazione che compariva quando le si rivolgeva in modo parti18
colarmente spontaneo. Margot la ignorò, certa che un uomo della sua grandezza sarebbe inorridito nel mostrare la propria vulnerabilità. Quella sera, al momento di ricordare la loro conversazione, avrebbe ripensato al piccolo difetto con tenerezza, o forse con un sentimento ancora più affettuoso. Lui infatti assomigliava al rubino al centro della collana che teneva in mano, reso persino più interessante dalla lieve imperfezione. Si fermò un attimo a ragionare. Aveva già dato per scontato che prima di dormire avrebbe pensato al Marchese di Fanworth. Non era saggio dare adito a certe fantasie, neppure nell'intimità della propria stanza. Forse Mr. Pratchet aveva ragione. Stava incoraggiando un libertino, giocando con il fuoco. Quando rispose, dunque, si assicurò che il suo tono non tradisse niente, oltre alla soddisfazione dell'artigiana nel vedere il proprio lavoro apprezzato. «Grazie, signore. È un grande complimento, detto da un uomo come voi che ha bisogno di tanti gioielli.» «No, dico sul serio» aggiunse lui dolcemente. «Non sono tanti i gioiellieri che sarebbero in grado di migliorare l'originale... l'idea originale, intendo. Sembra che sappiate istintivamente come agire.» Lei chinò il capo. «Mi fa piacere che pensiate abbia ereditato un pizzico del talento di mio padre.» «Non è solo questo, ne sono certo. Avete detto 19
che vostro padre è morto prima della vostra nascita.» «Sfortunatamente sì, signore. Durante una rapina.» «Allora avete sviluppato da sola l'abilità necessaria a onorarne la memoria.» Il marchese annuì. «Servono una mente perspicace e un'eccellente comprensione degli stili attuali.» A quel punto si incupì. «Una rapina, avete detto?» Si guardò intorno, come se volesse assicurarsi che la porta della cassaforte fosse al sicuro dalle minacce. Lei sorrise e scrollò la testa. «Non in negozio. Era in viaggio, in campagna, per consegnare alcune pietre a un cliente.» «Voi non vi esporreste mai a rischi del genere, voglio sperare.» Poiché l'origine della sventura era stato il defunto proprietario il cui nome aveva fatto rimuovere con cura dalla vetrina, era certa che non sarebbe successo una seconda volta. Da quel momento in poi, l'unico nome sull'insegna sarebbe stato il suo e non avrebbe corso il rischio di incappare in soci pericolosi. «Sto molto attenta a non ritrovarmi nella stessa situazione del mio povero padre.» Lui sorrise di nuovo. «Buono a sapersi. Tuttavia, se avete bisogno di p... protezione...» Si interruppe quando comprese che la frase si prestava facilmente a equivoci. «Volevo dire, se aveste bisogno di un uomo forte che vi difenda, dovete chiamarmi subito, e io correrò in vostro aiuto.» 20
All'improvviso, il libertino disinvolto che amava corteggiarla sembrò totalmente perduto. Margot capiva quella sensazione. Davanti all'offerta, per l'ennesima volta aveva sentito un fremito al cuore e per poco non aveva sospirato. Per un attimo parve che fossero entrambi smarriti in quell'oblio confuso e senza speranza. Fra loro c'era una forte attrazione, ma Margot non si sarebbe mai azzardata a chiamarla amore. Quando un uomo ricco e potente si infatuava di una donna così al di sotto della propria posizione, il futuro era già scritto e si confaceva molto di più alla disinvolta offerta di protezione che alle precedenti proposte di matrimonio. Lei si ricompose e sorrise per metterlo nuovamente a proprio agio. «Se mi trovassi in difficoltà, mi rivolgerei sicuramente a voi, Mr. Standish.» Dall'altra sala arrivò il trillo lontano di un campanello e un suono di voci femminili. Sua sorella e l'amica Lady Daphne Collingsworth stavano chiedendo di lei. Se avessero scoperto che trascorreva troppo tempo in compagnia del marchese, le avrebbero fatto la paternale come Mr. Pratchet. E se avessero sospettato come si sentiva sarebbe stato ancora peggio. Doveva porre fine all'incontro di quel giorno, per quanto ciò le sembrasse spiacevole e prematuro, prima di tradirsi come una sciocca. Si alzò per fargli intendere che aveva altri clienti di cui occuparsi. «Grazie mille della vostra gentilezza. Ma, come vi dicevo, non ci sa21
ranno altre rapine. Sono perfettamente al sicuro.» Gli porse il cofanetto e lui mise la collana a posto. «Volete che la incarti? O magari possiamo consegnarvela a casa.» Anche lui si alzò. «Non ce n'è bisogno. La prendo adesso, così com'è. Più tardi riceverete la somma pattuita dalla mia banca. Domani mattina, quando tornerò, sarete qui ad accogliermi e mi venderete un paio di orecchini da abbinare.» «Potete starne certo, Mr. Standish.» Scostò la tenda di mussolina e il marchese uscì dal salottino. Quando passò davanti a Justine e a Daphne, cambiò atteggiamento, come faceva talvolta in presenza di altre persone. Rivolse loro un sorriso freddo e distaccato, e un lieve cenno di saluto con il capo. Mentre Margot lo accompagnava alla porta, facendo segno a un commesso di tenerla aperta, la guardò a malapena. Era come se la loro conversazione non fosse mai avvenuta. E poi scomparve. Una volta che la porta si fu richiusa, Daphne le afferrò il braccio. «Ancora Fanworth?» «Mr. Standish» rispose Margot, decisa. «Rispetto il suo desiderio di anonimato.» Justine rivolse uno sguardo preoccupato alla vetrina, oltre la quale l'uomo si stava allontanando. «Queste visite così frequenti iniziano a impensierirmi, Margot.» «Ma non gli acquisti altrettanto frequenti» affermò la giovane in risposta. «È uno dei miei cli22
enti migliori. Se rivelerà dove ha acquistato il pezzo appena commissionato, prevedo un incremento decisivo degli affari.» «Non esiste somma di denaro che possa rimediare a una reputazione rovinata» annunciò la sorella in tono catastrofico. Nel caso di Justine aveva funzionato. Margot si morse la lingua per evitare di dirlo. Sarebbe stato cattivo e ingiusto nei confronti della sorella, la quale aveva sofferto tanto prima di trovare un uomo che l'adorava nonostante il passato disgraziato. Inspirò a fondo e disse: «La mia reputazione non corre alcun rischio. Siamo in un luogo pubblico, sotto gli occhi di una mezza dozzina di persone. Viene per comprare gioielli. Tutto qui». Non c'era ragione di menzionare le battute, le allusioni e, soprattutto, le proposte che faceva quasi tutti i giorni. «Nessuno ha bisogno di tutti quei gioielli» affermò Justine, come era ovvio. «È un marchese. E tu non sei solo la figlia di un gioielliere, sei una commerciante.» Sebbene anche lei lo fosse stata fino a qualche mese prima, ne parlò come se fosse un'occupazione vergognosa. «Fra voi due non può esserci niente che vada oltre gli acquisti. Niente di rispettabile, perlomeno.» «Ne sono pienamente consapevole» replicò Margot in tono stanco. Era la dolorosa verità, ma non voleva pensarci più. Justine la stava fissando con sguardo fermo e 23
indagatore, come quando Margot era una bambina e veniva scoperta a rubare i dolci in cucina. «Vedi di non dimenticarlo. Perché non vorrei vederti cedere quando ti proporrà ciò che probabilmente ha in testa.» «Non farebbe mai...» protestò Margot, cercando di apparire più decisa di quanto non fosse. «Certi uomini sono tutti uguali, quando si tratta di donne di classe inferiore» l'interruppe Justine con altrettanta fermezza. «Sebbene tu affermi che il marchese sia adorabile e gentile, la sua reputazione fra i nobili è alquanto diversa. È il membro più altezzoso di una famiglia fin troppo altezzosa. Il suo sangue è freddo quanto blu e detesta tutti gli esseri umani. Parla a malapena con i propri pari, figuriamoci con le classi inferiori.» «Non è così che si comporta quando è con me» disse lei, domandandosi cosa significasse. «Se in tua compagnia si comporta in modo diverso, si tratta di uno stratagemma per indebolire le tue difese. Quando avrà finito di giocare con te, tenterà di collezionarti, proprio come fa con le chincaglierie che viene ad acquistare qui.» C'era dell'altro, Margot ne era sicura. Forse voleva qualcosa di più dei gioielli. Ma alla base c'era affetto sincero. Era sicura che non l'avrebbe mai considerata solo una conquista. Justine, tuttavia, non gli avrebbe mai creduto, anche se qualche minuto prima fosse stata testimone del suo comportamento. Le ronzava intorno senza ritegno. E lei l'aveva permesso. 24
Gli aveva permesso di essere troppo ardito. Forse pensava male di lei. Forse il marchese dava per scontato che con gli altri fosse disinvolta quanto lo era con lui. Se questo era il caso, sarebbe finita esattamente nel modo che la sorella aveva previsto. L'avrebbe usata e gettata via. Sarebbe stata fortunata a cavarsela con l'unico danno di un cuore spezzato. Per il momento, avrebbe fornito la risposta che la sorella voleva sentire. «Starò in guardia» le assicurò, evitando il suo sguardo. Poiché, se Justine l'avesse fissata e fosse stata in grado di leggerle l'anima, avrebbe visto la verità che Margot non sapeva nascondere. Si era innamorata di un uomo più irraggiungibile della luna.
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Giustizia per il guerriero DENISE LYNN INGHILTERRA, 1145 - Richard di Dunstan rapisce Isabella per vendetta e le impone il matrimonio. Durante il lungo inverno che trascorre con l'uomo, lei imparerà a conoscerlo e... Dal 2 novembre
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Irlanda - Inghilterra, 1175-1180 Coraggio, spirito di sacrificio, lealtà scorrono da sempre nel sangue dei MacEgan, i valorosi guerrieri di Laochre. Malgrado l’indiscusso valore, tuttavia, ciascuno di loro cela un animo sensibile segnato spesso da dolorosi segreti. Connor, che nel passato ha dovuto subire un’ingiusta punizione, ha trovato sollievo dalla sua profonda disperazione grazie alla amorevoli cure di Aileen, una bellissima guaritrice. Ewan, da parte sua, ha obblighi dinastici cui far fronte ed è alla ricerca di una moglie che gli porti una cospicua dote. Trahern, infine, colpito da una terribile tragedia, si è trasformato in un uomo amareggiato e pieno di rancore. Solo l’incontro con Morren, come lui sofferente e desiderosa di giustizia, apre una breccia nel suo cuore lasciandogli intravedere la speranza di un futuro meno cupo.
“Attraverso il realismo con cui sono trattati i personaggi e le dettagliate ambientazioni tocca le corde del cuore.” Publishers Weekly
Dal 7 ottobre in edicola
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Hanno sembianze umane, sono sempre più vicini…
I draghi sono tra noi.
Una serie epica senza precedenti firmata Julie Kagawa. Una guerra millenaria pagata col sangue, l’Ordine di San Giorgio li ha sterminati tutti, uno dopo l’altro. Ma alcuni di loro sono sopravvissuti… ora sono tornati, più forti, sono tra noi sotto il vessillo di Talon, i draghi combatteranno per riprendersi ciò che è sempre stato loro. A qualunque costo. “Un Fantasy moderno intriso di romanticismo, adrenalinico e coinvolgente. Una corsa sulle montagne russe delle emozioni.” School Library Journal
Julie Kagawa vi aspetta a Bookcity il
24 ottobre
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