Il ritorno del cavaliere perduto

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MELISSA OLIVER

Il ritorno del cavaliere perduto


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Return of Her Lost Knight Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2021 Maryam Oliver Traduzione di Giuliano Acunzoli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2021 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici novembre 2021 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2021 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1282 del 17/11/2021 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Dedica

Alla mia stupenda mamma, che sarà sempre nel mio cuore.


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1221, all'esterno di Castle Pulverbatch Vicino a Shrewsbury, Inghilterra E fu allora che la vide. La donna che gli aveva spezzato il cuore tanti anni prima. Ralph batté le palpebre sotto l'elmo, mentre il cuore accelerava il battito. Si sentì impallidire, ma non per l'apprensione causata dall'ardua esibizione che stava per iniziare nel piazzale. No, era la sorpresa, lo sgomento di vedere quel volto così familiare seduto tra gli spettatori, i capelli biondo chiaro coperti da un velo sottile come garza. Un groppo gli strinse la gola, quasi soffocandolo. Lady Gwenllian ferch Hywel di Clwyd. L'avrebbe riconosciuta ovunque, ma adesso era lì, a quel torneo vicino a Shrewsbury, dopo tutto quel tempo. Non la rivedeva da sei lunghi anni, era la donna di cui era stato fidanzato. La donna che considerava la sua migliore amica e alla quale aveva pensato di legarsi per sempre. Non era andata così. Ah, quanto aveva sperato di dimenticare tutto! E 7


per un periodo ci era anche riuscito. Dopo l'imboscata in cui era caduto due anni prima, vicino al piccolo villaggio di St. Jean de Cole in Aquitania, era stato considerato morto, anche se in realtà aveva solo perso temporaneamente la memoria. Tutto, però, gli era tornato in mente... e con uno squillo di tromba. La perdita di suo padre. Quella del castello e del feudo avito. E anche della donna che amava. Tutto sparito in un baleno, lasciando dietro di sé solo pena e devastazione. «Ti senti bene?» Il suo amico, Sir Thomas Lovent, che gli faceva da scudiero, lo guardò da sotto l'ampio cappuccio con un'aria preoccupata nascosta a fatica, mentre gli passava lo scudo e la spada smussata che Ralph usava per far pratica, in un torneo come quello. Tom sollevò il cappuccio ancora di più per nascondere meglio il volto, ma riuscì a lanciargli un'occhiata inquisitiva e aggrottò la fronte, mentre attendeva la risposta. «Sì, va tutto bene.» Ralph osservò il gruppo di cavalieri che facevano parte del seguito di William Geraint, Lord de Clancey – per il quale combatteva anche lui – accalcati vicino a cavalieri con l'insegna di un altro signore. Tutti facevano gli ultimi preparativi, flettendo il braccio che reggeva la spada, prima che il cerimoniale del torneo cominciasse con un'esibizione in combattimento in cui i contendenti saggiavano le capacità e il coraggio degli avversari. All'improvviso sentì tutto il peso dell'elmo di ferro stretto intorno al viso e alla testa. Masticava amaro per la tensione, tirando la pelle straziata dalle cicatrici che gli segnavano il volto, e facendole dolere. Era il 8


risultato dell'imboscata in Aquitania, che gli aveva lasciato metà del viso, il braccio e la mano destra coperti di sangue e feriti orribilmente nella frenesia della battaglia. «Puoi sciogliere i lacci di cuoio sul collo dell'usbergo, Tom?» Il suo amico obbedì, rendendogli un po' più facile respirare. «Va meglio?» «Sì.» No. Non andava affatto meglio. Non ora che era tornato vicino ai luoghi in cui era cresciuto... così vicino a Kinnerton Castle. Così vicino a casa. E senza dubbio rivedere Gwenllian, dopo tutti quegli anni, non serviva a farlo sentire meglio. Si augurava di non posare mai più lo sguardo su di lei, dopo tutto ciò che era successo in quella fatidica notte, l'ultima in cui i suoi occhi l'avevano contemplata fuori dal castello. «Attento al colpo verso l'alto di De Fevre, Ralph. Deve chinarsi per sferrarlo, quindi ricordati di anticiparlo come Will Geraint ci ha insegnato. E credo che abbia scelto la sua arma preferita, la mazza, quindi non abbassare la guardia.» «Dovrebbe essere solo una dimostrazione, Tom.» «Lo so, ma non è detto che tanti dei cavalieri presenti la vedano così. Sarà la prima volta in cui potrai valutare il calibro di molti dei tuoi avversari.» Ralph studiò la radura, poi si accigliò, sotto l'elmo. «E adesso, in nome del cielo, cosa stanno facendo, tutti?» «Ah.» Tom curvò le labbra in un sorrisetto. «Naturalmente provano a guadagnarsi i favori di una bella fanciulla, vista la presenza della Corte Reale.» Entrambi guardarono alcuni dei cavalieri, tra cui 9


un paio con i loro colori, avvicinarsi con indolenza agli spettatori e ricevere in dono un pezzo di stoffa o una misura di nastro dalle damigelle presenti nella folla, salutati da grida festose. Prima ancora di rendersene conto, Ralph prese ad avanzare. «Cosa stai facendo? Vuoi seguire il loro esempio?» Sentì la risata di Tom dietro di sé mentre si avvicinava al palco coperto riservato al loro reale patrono, il giovane Re Enrico, che era presente grazie alla visita che stava compiendo nei territori di confine. Il baccano della folla si mescolava al ruggito che sentiva in testa e al battito incessante del proprio cuore. Un nastro... Era la prima cosa che aveva visto, una volta ripresi i sensi, dopo l'attacco in Aquitania di due anni prima. Ricordava di dovergli attribuire un grande valore, ma non sapeva più perché quel nastro blu e viola fosse così importante, per lui. E poi, a poco a poco, ci era riuscito. Ricordava... tutto. In quel momento, però, lo sbiadito nastro viola che portava sempre intorno al polso sembrava bruciargli la pelle. Voleva levarselo, e cancellare così ogni ricordo di Gwenllian. Gettò a terra la spada e lo scudo e si tolse i guanti di maglia metallica, quindi slacciò il nastro con dita tremanti. A differenza degli altri cavalieri, continuò a indossare l'elmo. Poteva esser visto come una mancanza di rispetto, per quanto trascurabile, ma Gwenllian ferch Hywel non doveva sapere che c'era lui in quell'armatura. Né aveva bisogno di scoprire che non era morto, anche se ci era andato molto vicino, due anni prima, 10


oppure che partecipava al torneo fingendosi un altro cavaliere, ovvero il suo amico Thomas Lovent. Tutto per provare a raccogliere le esorbitanti tasse della successione feudale, il relevio, che gravavano su Kinnerton, il suo castello ancestrale, tornato alla Corona dopo la morte del padre. Sempre che fosse riuscito a guadagnare abbastanza argento, in quel torneo. No, lei non doveva sapere nulla di tutto ciò. E, in ogni caso, perché le sarebbe dovuto importare, dopo tutti quegli anni? Gwen aveva chiarito perfettamente le proprie ragioni, l'ultima volta che l'aveva vista. Adesso contava soltanto il bisogno di vendicarsi e ottenere giustizia contro gli uomini che l'avevano tradito – uomini come suo cugino, Stephen le Gros – e riprendersi ciò che era suo di diritto. Inoltre, erano passati sei lunghi anni dal loro ultimo incontro, e probabilmente Gwen si era sposata, nel frattempo. E, anche se non era così, non aveva più alcuna importanza, per lui. Trasse un profondo respiro e avanzò verso il palco al quale lei sedeva, per poi tendere la mano con cui stringeva il nastro. Riuscì a studiarla bene quando Gwen alzò lo sguardo, e una morsa gli strinse il torace. Era identica a come la ricordava, forse un po' più adulta, ma restava penosamente adorabile come sempre. Poi però la guardò negli occhi azzurri, e trasalì. Sembravano vuoti, desolati, stranamente senza vita. Come se la sua mente non si trovasse davvero lì. La guardò pietrificato mentre un vago rossore le coloriva le gote, la fronte un po' aggrottata mentre riconosceva il nastro che le stava porgendo. Un calore improvviso gli risalì lungo il braccio quando lei tese incerta la mano per prenderlo, sfiorandogli le dita, la 11


confusione dipinta in volto. Anche da dove si trovava, Ralph riuscì a vedere la piccola, lieve cicatrice appena sopra il sopracciglio. Se l'era procurata quella volta, tanto tempo prima, in cui erano andati insieme a fare il bagno. Gli ricordava un'altra epoca e un altro luogo, quando la promessa di quei pochi momenti trascorsi insieme era ancora preziosa. L'ultima volta che aveva visto Gwen era stata nei boschi intorno a Kinnerton, dopo che suo cugino l'aveva tradito, prendendo il controllo del castello. Lui era stato costretto a fuggire il più in fretta possibile, temendo per la propria vita, ma Gwen si era rifiutata di seguirlo, affermando che per loro non era più possibile sposarsi, dato che non sarebbe diventato il Signore di Kinnerton. Doveva pensare anzitutto all'onore e al dovere verso la famiglia, aveva dichiarato. Ralph si mosse, sentendosi a disagio. Non poteva restare lì, ubriaco per la vista di Gwen. Doveva fare una buona impressione, poiché quel torneo avrebbe deciso il suo destino. Ora che le aveva restituito il prezioso nastro che gli aveva donato, era deciso a dimenticarla. A lasciarsi alle spalle Gwen e ciò che avevano condiviso in passato. Non voleva alcun ricordo della promessa di un futuro che era finito in mille pezzi. Adesso toccava a lui mettere l'onore e il dovere davanti a tutto il resto. Aveva amaramente imparato sulla propria pelle quali fossero le sue priorità. Si inchinò e se ne andò. Inutile, ormai, pensare a Gwenllian ferch Hywel. Il loro legame era stato rescisso tanto tempo prima, e niente poteva più ristabilirlo. Gwen contemplò il nastro viola che aveva in mano 12


ed esalò un lento, tremulo respiro. Passò le dita sul tessuto, ricordando con quanta attenzione avesse tinto la lana. Miscelando con cura i colori per ottenere l'esatta sfumatura del crepuscolo, l'ora in cui avrebbe incontrato Ralph di Kinnerton per trascorrere con lui pochi momenti rubati. Quando glielo aveva regalato? Sei o sette anni prima, magari di più. Sembrava una vita intera... Oh, Ralph! Si era rifiutata di lasciare Kinnerton quando lui l'aveva implorata di seguirlo, insistendo perché partissero subito. L'aveva fatto solo per proteggerlo, però, non avrebbe mai immaginato che sarebbe morto così lontano da casa. Sapeva bene che, se fosse partita con lui, il suo subdolo cugino Stephen le Gros li avrebbe inseguiti come aveva giurato di fare, per poi uccidere Ralph. Non poteva rischiare che accadesse, così era rimasta a Kinnerton, aspettando il momento buono per poi fuggire dal castello, qualche giorno dopo, quando la sorveglianza si era allentata. Ricordava quel giorno a corte, qualche anno dopo, quando aveva appreso della morte di Ralph. Aveva dovuto fingere che non contasse niente, per lei, mentre invece aveva sentito sulla coscienza tutto il peso della sua scomparsa. Purtroppo, lasciare l'Inghilterra era la sua unica possibilità di sopravvivenza: lei non aveva altra scelta se non convincerlo in ogni modo a fuggire alla svelta da Kinnerton, visto ciò che era accaduto intorno a loro così rapidamente. Ricordava anche la prima volta in cui aveva incontrato quel sensibile, allampanato ragazzino che sarebbe diventato il suo miglior amico, e più tardi l'unica 13


persona di cui si fidasse. Il giovanotto con il quale si era fidanzata e che era convinta di sposare, un giorno. Fin dal primo momento si era resa conto di quanto Ralph fosse premuroso. La vita dei popolani gli interessava molto di più dei complicati equilibri politici che avrebbe un giorno ereditato come signore dei territori di confine, con grande sconforto di suo padre. Era quello che l'infido Stephen aveva sfruttato per raggiungere i propri scopi. Pronunciava con aria casuale le parole più insidiose, minando con sottile costanza l'autorità di Ralph. Pian piano, aveva spietatamente creato un cuneo non solo tra lui e il padre, ma anche con la guarnigione di Kinnerton e i molti uomini potenti che risiedevano nelle vicinanze. Ancora peggio era l'ossessione, peraltro mai incoraggiata, che Stephen nutriva per lei. Aveva giurato che un giorno sarebbe diventata sua e, con il senno di poi, era facile intuire cosa sarebbe successo. Se avesse avvertito Ralph, forse le cose sarebbero andate in un modo molto diverso. Almeno era riuscita a sfuggire alle grinfie di Stephen, nei giorni successivi, lasciandosi il castello alle spalle. Lui non poteva immaginarlo, così come non poteva immaginare che, nel bel mezzo del conflitto tra i baroni e Re Giovanni, la Corona avrebbe accusato il padre di Ralph, Lord di Kinnerton, di tradimento, per poi impossessarsi del castello, delle terre e persino della tutela che legava lei a Kinnerton, per finanziare le armate necessarie a schiacciare la rivolta. Né Stephen si aspettava che le accuse venissero ritirate, in seguito, anche se Lord di Kinnerton era morto sulla strada mentre si recava a corte a perorare il suo caso. Dopo la sua scomparsa, la Corona aveva stabilito un 14


relevio – una somma impossibile da mettere insieme – che Ralph, come figlio, avrebbe trovato incredibilmente difficile da versare. Niente di quanto era accaduto contava più, ormai. Anche Ralph era morto. Il dolore per la sua perdita era sempre stata una compagnia costante, per Gwen. E adesso era tornata. Così vicina al luogo che aveva dovuto lasciare sei anni prima, con tutti i terribili ricordi che portava. In un'area a cui non veniva mai data licenza per un torneo come quello, ma il Conte di Chester e il Conte di Hereford avevano rivolto un appello al giovane Re Enrico, ricordandogli che suo zio Riccardo, re d'Inghilterra prima che lo diventasse suo padre Giovanni, aveva stabilito le regole dei tornei solo come una guida generica. Non era proprio così, ma Re Enrico stava visitando la regione, e alla fine aveva acconsentito. E a lei, insieme ad altre dame di corte, era stato chiesto di partecipare. Il fatto di esser stata trascinata lì non era solo una coincidenza. I suoi parenti in Galles facevano pressioni affinché la sua situazione venisse risolta. E con il grande peso del relevio feudale che ancora gravava su Kinnerton, la possibilità di ritrovarsi di nuovo ad affrontare Stephen le Gros era assai elevata. Dopotutto la tassa andava pagata, e quel torneo era il modo più rapido per cercare di guadagnarsi l'argento necessario e reclamare finalmente Kinnerton Castle... insieme a lei. Quell'uomo aveva dovuto aspettare per tutti quegli anni mentre la Corona traeva vantaggio da Kinnerton e dalla sua tutela. Niente era riuscito a far cambiare idea al sovrano, ma adesso Stephen sarebbe stato più 15


ambizioso che mai, e l'amaro sapore della bile le riempì la bocca al solo pensiero. Gwen non era una sciocca. Conscia delle ragioni per cui era stata condotta in quel luogo, sapeva di dover stare molto attenta, se voleva uscire da quel guaio. Aveva già messo in moto alcuni dei suoi meticolosi piani, risparmiando per anni il poco argento che la Corona le passava come rendita, poiché sapeva che un giorno le sarebbe tornato utile. Ora più che mai era il momento di mostrarsi prudente, e soprattutto paziente. Anche prima di arrivare in Shropshire, teneva una corrispondenza con un convento nel quale nessuno, incluso Stephen le Gros, sarebbe riuscito a trovarla. E se le sue terre e le sue ricchezze fossero state assegnate a lui dalla Corona, vi avrebbe volentieri rinunciato pur di non ritrovarsi legata a un uomo simile. Guardò di nuovo il nastro, tenendo a bada le lacrime. Lo passò sulle labbra e chiuse forte gli occhi, ripensando a quell'ultima, penosa volta in cui aveva visto Ralph. Non gli aveva davvero spiegato i motivi per cui non era fuggita con lui, e adesso non avrebbe più avuto la possibilità di farlo. L'aveva perso per sempre, e tutto ciò che le restava in mano era... un pezzo di stoffa. Riaprì gli occhi e con uno sforzo provò a concentrarsi sull'esibizione che era cominciata nella radura. «Va tutto bene?» volle sapere Brida O'Conaill, la sua dama di compagnia e fedele amica da tre anni, sorridendole serena. Si comportava come se capitasse ogni giorno che un cavaliere sconosciuto presentasse un omaggio a una dama. «Sembri un po' abbattuta.» «Sto bene. Ho solo avuto una piccola sorpresa.» 16


«Non dovresti mostrarti triste, però. La gente ti sta guardando.» Brida le porse un fazzoletto, mentre lei lisciava con le mani la gonna di lana grigia. «Ecco, Gwen, asciugati le lacrime.» «Grazie.» «Chi è quel cavaliere, in ogni caso?» domandò Brida. Gwen lasciò correre lo sguardo sul piazzale, fino a quando non lo vide. Le aveva riportato un dono prezioso e faceva parte del seguito di Lord de Clancey, a giudicare dal vessillo sotto il quale combatteva. Chi era e come faceva a sapere della scomparsa di Ralph? E perché, in nome del cielo, si era sentito in dovere di riportarle quel nastro? Come faceva a sapere che era suo? L'avrebbe cercato per poi farsi raccontare tutto ciò che sapeva su quanto era accaduto a Ralph. Pregava Dio che, in qualche modo, quell'uomo riuscisse a placare la sua tormentosa pena. In effetti, Gwen era completamente all'oscuro delle circostanze in cui Ralph aveva trovato la morte. «Non lo so» rispose quindi, «ma ho tutte le intenzioni di scoprirlo.»

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Il ritorno del cavaliere perduto MELISSA OLIVER INGHILTERRA, 1221 - Lady Gwenllian ha tradito Ralph de Kinnerton per salvargli la vita, ma lui è comunque morto poco dopo la loro separazione. O almeno così credeva.

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