Il seduttore delle highlands

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Le più belle saghe storiche d’autore, da collezionare.

Inghilterra, 1665 Tre sorelle segnate dal loro destino: prendere le redini dell’attività di famiglia alla morte del padre e del fratello, scomparsi in un tragico naufragio. Ora sono ufficialmente corsari alle dipendenze di Re Carlo II. “Una storia d’amore imprevedibile popolata da pirati, sorelle coraggiose e un capitano sensuale. Buona lettura!” Goodreads Review

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Oltre un milione di copie vendute nel mondo, Due nuovi appuntamenti con la serie firmata

Marie Force

L’assassinio di una donna nelle stanze della Casa Bianca, nuove minacce di morte per il tenente di polizia Sam Holland e il senatore Nick Cappuano… A Washington gli scandali sono all’ordine del giorno.

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VONDA SINCLAIR

Il seduttore delle Highlands


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: My Wild Highlander Smashwords Edition © 2011 Vonda Sinclair Traduzione di Laura Guerra Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction aprile 2016 Questo volume è stato stampato nel marzo 2016 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 51 dello 06/04/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Londra, Inghilterra, 1618 «Lady Angelique! Tornate indietro, mia cara!» disse il vecchio Lord Chatsworth. Sacrebleu! Angelique Drummagan si affrettò lungo il corridoio, aprì una porta e si infilò nel salotto buio, uno dei tanti all'interno del labirintico palazzo di Whitehall. Pregò che Chatsworth passasse oltre. Non faceva altro che sbavarle sulla mano ogni volta che le si avvicinava. Dall'altra parte della stanza riecheggiarono gemiti e sospiri. La giovane si girò e rimase di sasso. Chi c'era? Solo la mutevole luce della luna che si rifletteva sul Tamigi offriva un po' di chiarore, svelando schienali di poltrone e divani. Un risolino acuto si librò da un'area di lettura vicina al camino spento. «Ssh.» Seguì quindi un lungo silenzio, interrotto solo dal rumore di baci scoccati. «Re Giacomo vuole che sia portata al suo cospetto» dichiarò una voce maschile nel corridoio. «È entrata in quella stanza» rispose Chatsworth. Al diavolo quel vecchio sporcaccione! E anche il re. Angelique si nascose dietro le tende di broccato. 5


«Oh, siete davvero abile con la spada, mio caro laird.» La voce di Lady Eleanor, eccitata e affannosa, infranse il silenzio della stanza. Era lei che gemeva? Sgualdrina. «Non sono laird, ma grazie per il complimento.» Un highlander? Angelique avrebbe riconosciuto quella cadenza ovunque. Non immaginava che Eleanor, Contessa di Wexbury, potesse spassarsela con qualcuno che non fosse almeno visconte. Che cosa ci faceva con un selvaggio? Perché era quello il modo in cui la madre – pace all'anima sua – avrebbe apostrofato lui e qualsiasi altro scozzese. E maman lo sapeva bene: ne aveva sposato uno. Eleanor gridò al culmine dell'estasi. La giovane nascosta si sentì arroventare il volto. Non capiva come una donna potesse provare piacere in quell'atto. Lei non avrebbe più concesso il proprio corpo e il proprio cuore a un uomo. I maschi erano porci schifosi, perciò sapeva che l'attendeva solo il dovere, non la felicità. E nemmeno l'amore. Era stato solo il sogno di una ragazzina sciocca. L'uomo si lasciò scappare un ruggito. Il culmine del piacere, lo definiva qualcuno. Di sicuro l'espressione francese la petite mort – la piccola morte – era più accurata. Angelique si sentì nauseata, ma allo stesso tempo un pizzico di eccitazione le fece battere il cuore. Una parte nascosta di lei si chiedeva se... No, mai più. Non mi sposerò per essere sottomessa alle voglie di un uomo. La porta si aprì e la luce di una lampada si riflesse sulle pareti bianche. «Lady Angelique?» La voce nasale di Dryden riecheggiò per la stanza. Era uno dei più fastidiosi cortigiani del re. I due amanti non fiatarono. 6


«So che siete qui.» Da dietro le tende, la giovane osservò la luce che si muoveva sul pavimento. Si udì quindi un rumore sordo, seguito da un fruscio. «Sir Lachlan? Cosa diamine ci fate qui?» «Stavo... riposando» rispose lo scozzese. «Avete visto Lady Angelique?» «No.» «Dryden, la lampada, per favore» disse Chatsworth. Nel silenzio, la luce si mosse ancora, facendosi sempre più brillante a mano a mano che le si avvicinava. Mon Dieu, fate che non mi scoprano, s'il vous plaît. Già detestava Chatsworth e farsi trovare nascosta in una stanza buia in cui uno scozzese si era accoppiato con una sgualdrina sarebbe stato davvero mortificante. L'uomo scostò la tenda. «Parbleu!» esclamò Angelique coprendosi la bocca con la mano. Chatsworth la guardò torvo, poi lanciò uno sguardo assassino all'uomo che avevano chiamato Sir Lachlan e che si trovava in piedi in un angolo buio della stanza. Dove si era nascosta Eleanor? «Voi e Sir Lachlan?» la derise Dryden. «Sua Maestà troverà la cosa davvero interessante.» «Non! Non ero io... ma Lady Eleanor. Dov'è finita?» Pensavano davvero che fosse stata con quello scozzese? Mai. «Non c'è bisogno che mentiate, mademoiselle. Venite. Il re vuole vedervi.» Dryden la guidò verso la porta. «Anche voi, Sir Lachlan.» «Io?» «Sì.» L'highlander si avvicinò alla luce. Era più alto di lei di al7


meno un piede, con spalle ampie, e indossava un plaide che metteva in mostra le sue gambe nude e muscolose. Angelique non vedeva un tale abbigliamento da che aveva nove anni e la madre l'aveva portata via dalla Scozia. Il giovane aveva un volto virile, squadrato, che stuzzicava gli istinti più volgari di una donna, ma non era raffinato. Era lo stesso uomo che la notte prima aveva visto uscire dalla camera di Lady Catherine. Se la spassava con due donne a corte? Scostumato. Gli occhi gli brillarono divertiti prima che le offrisse un inchino. «Mia signora.» «Signore.» Le lanciò uno sguardo fin troppo d'intesa così, per nascondere il proprio imbarazzo, la giovane uscì. Sentendosi come una prigioniera diretta alla forca, Angelique attraversò diverse stanze e corridoi a fianco dell'highlander, facendo due passi per ogni falcata dell'uomo. Dryden e Chatsworth li seguivano. Passarono altre quattro stanze, affollate di cortigiani e servitori reali, quindi raggiunsero l'anticamera con mobili d'ebano imbottiti dei migliori velluti rossi. La stanza era illuminata da tante candele che si riflettevano sulle lamine d'oro. Che cosa voleva il re? L'aveva fatta arrivare due giorni prima dal palazzo di Hampton Court. Le era scocciato lasciare la casa della regina, ma Re Giacomo era il suo tutore e doveva obbedirgli. Chatsworth e Dryden l'avevano cercata da prima che la trovassero nella stanza con l'highlander, quindi l'invito alla presenza del re non doveva avere nulla a che vedere con lui. Perché allora gli avevano chiesto di andare con loro? Si avvicinarono alle stanze private del sovrano e un usciere aprì la porta. «Lady Angelique Drummagan e Sir Lachlan MacGrath» li annunciò. 8


I quattro entrarono. Gli uomini si inchinarono e lei fece una riverenza. Il sovrano macilento con indosso abiti sfarzosi di seta colorata era seduto su una sedia ornata su una pedana. Buckingham, il cortigiano preferito, un bel ventenne dai capelli scuri, era in piedi al suo fianco, con diversi altri membri dell'aristocrazia. «L'avete trovata.» Re Giacomo spostò gli occhi lacrimosi verso l'highlander. «E... Sir Lachlan, sono lieto che ci abbiate raggiunto.» «Vostra Maestà, è un grande onore.» Dryden bisbigliò qualcosa all'orecchio di uno dei cortigiani, che fece altrettanto con Buckingham, che infine riferì all'orecchio del re. Il monarca sgranò gli occhi. «Voi due vi siete già... incontrati?» Angelique arrossì. «Non. Non proprio.» «Non importa. Questa è la mia pupilla, Lady Angelique Drummagan, la nuova Contessa di Draughon. Mia cara, questi è Sir Lachlan MacGrath, un eroe al quale siamo debitori.» MacGrath le prese la mano e gliela baciò. «È un vero piacere fare la vostra conoscenza, mia signora.» La sua voce da baritono e l'accento scozzese l'attrassero più di quanto non avrebbero dovuto. Angelique si irrigidì. Alla luce brillante delle candele, si accorse che era davvero interessante. I capelli fulvi erano lunghi e non alla moda. Gli occhi brillavano come le gemme chiamate occhi di tigre. Tuttavia non fu tanto il colore ad attirare la sua attenzione, quanto la loro espressione curiosa e sensuale. Aveva incontrato molte canaglie simili in Francia e per poco non ne aveva sposata una. 9


Tirò via la mano, ma ricordò le buone maniere appena in tempo e gli fece una riverenza. Non troppo marcata, perché non la meritava. «Un onore, Sir Lachlan.» Lui sollevò un angolo della bocca carnosa. Sebbene già lo detestasse perché era un highlander e un depravato, qualcosa in lui la sfidava a distogliere lo sguardo. «Grazie alla sua astuzia, Sir Lachlan ha salvato la vita del nostro caro Marchese di Buckingham e ha smantellato il covo di cospiratori» le spiegò Re Giacomo. «Lo abbiamo nominato cavaliere due settimane fa, ma crediamo che meriti una ricompensa maggiore. Non è vero, Steenie?» Buckingham annuì. «Riceverà anche un titolo.» Il re le sorrise. «Quello di Conte di Draughon.» Cosa? Il titolo che era stato di suo padre? Lo sgomento rischiò di farla stramazzare a terra. «Sì, mia cara. Vi ho trovato il marito ideale. È scozzese come voi. È di bell'aspetto e...» «Perdonatemi... Maestà.» Temendo che sarebbe svenuta, Angelique si inchinò in fretta e fuggì dalla sala come se Lucifero la stesse rincorrendo. Sarebbe morta pur di non sposare un highlander il cui passatempo preferito era alzare sottane. Lachlan osservò la bella ragazza dai capelli rossi che fuggiva dalla stanza. Cosa diavolo era appena successo? Il re aveva detto marito? E conte di qualcosa? Stentava a credere di trovarsi di nuovo nelle opulente stanze private di Sua Maestà, lui, un highlander e per di più un secondogenito senza titolo o altro, se non una mente astuta e una spada. Nelle ultime settimane trascorse a corte fra bevute, mangiate, battute di caccia e altre attività più sensuali, non si era mai trovato in una situazione compromettente come 10


quella. Sua Maestà voleva incatenarlo a una ragazzina permalosa? Non aveva alcun senso. Era ovvio che fosse rimasto troppo a corte e che si sarebbe già dovuto incamminare verso il proprio clan al castello di Kintalon nelle Highlands. «Be'» riprese Re Giacomo. «È forse mai esistita una futura sposa che non fosse spaventata all'idea del matrimonio?» Rise. «Un brindisi!» Fece un cenno ai cortigiani e i servitori si adoperarono per servire da bere. Futura sposa? Lachlan scosse il capo. No, lui non si poteva sposare. Gli piacevano troppo le donne per accontentarsi di una sola. «Vostra Maestà, perdonatemi... che cosa volete dire? Desiderate che sposi Lady Angelique?» «Sì, sì. Da quel che so vi conoscete già, in un certo senso.» Re Giacomo gli fece l'occhiolino. «Lo giuro sul mio onore, non l'ho toccata. È entrata nella stanza in cui stavo riposando.» «Molto bene.» Il sovrano guardò Dryden con occhio torvo. «Non l'ha toccata.» Lachlan accettò un bicchiere del prezioso vino greco del re. Matrimonio? Per la miseria! Che disastro. «Allora, che cosa ne dite, giovanotto?» Maledizione, non avrebbe dovuto dire niente. Avrebbe dovuto tenere la lingua stretta fra i denti, ma visti gli sguardi nobili che lo trafiggevano, incluso quello del re, non poteva rimanere muto. Matrimonio? Non riusciva ad afferrarne appieno il concetto, se non che doveva essere una tortura. Tuttavia non poteva offendere il sovrano rifiutandosi. E poi aveva parlato di un titolo, no? «Io... non so davvero cosa dire, Vostra Maestà, se non grazie. Sono commosso dalla vostra generosità.» Lachlan si in11


chinò. Per tutti i santi, che cosa ho detto? Aveva appena accettato di sposarsi. «Mi fa piacere che ne siate contento.» Re Giacomo alzò il bicchiere e gli altri lo seguirono. «Al prossimo Conte di Draughon e capo del clan Drummagan.» Lachlan bevve un sorso di vino. «Lady Angelique ha bisogno di un marito» riprese il re. «Suo padre, un mio caro amico, è morto senza un figlio, perciò Angelique è l'erede. Desiderava che sposasse un bravo scozzese che l'aiutasse a gestire la tenuta. Lei accetterà, ovviamente, e una volta sposati vi darà il castello di Draughon, la contea e le terre che possiede. Confermerò il tutto con un decreto. Gli uomini del clan sono testardi e hanno bisogno di un uomo forte che li guidi. E voi, giovanotto, siete forte sia nel corpo sia nella mente.» «Vi ringrazio, Maestà.» A Lachlan si attorcigliarono le budella. Sebbene non ricordasse faide o scontri recenti fra il suo clan e quello dei Drummagan, cosa sarebbe successo se non lo avessero accettato? «Un lontano cugino di quinto grado potrebbe essere il prossimo nella successione, ma il padre di Angelique, John Drummagan, non voleva che diventasse capo, così come non lo vuole il clan. Inoltre ci sono dubbi sulla sua discendenza. L'unica maniera per cui potrei approvarlo è se Angelique desiderasse sposarlo. Impossibile, direi.» Il re bevve e un filo di vino gli gocciolò dalla bocca. Un cortigiano lo asciugò subito. «È una ragazza vivace, ma sono sicuro che la domerete in un baleno» continuò il re. «La tenuta si trova vicino a Perth. Vi piacerà.» «Non riesco a trovare le parole, Maestà. Sono certo di non meritare una ricompensa tanto grande.» 12


Un cortigiano tossì e un altro si schiarì la voce, nobili titolati con così tanto potere e denaro da non sapere che farsene. Tutto in Lachlan si ribellò allo sdegno che lesse nei loro occhi. «E invece la meritate» dichiarò Re Giacomo. «Non è vero, Steenie?» L'uomo dagli abiti stravaganti che era vicino al re annuì. «Sì, questo coraggioso scozzese mi ha salvato la vita.» Lo sguardo di Buckingham era sincero. Il re riprese a parlare. «So che avete un pizzico di sangue Stuart nelle vene, che risale a circa cento anni fa. Chiunque discenda da re di certo è abbastanza per essere Conte di Draughon.» Buckingham annuì ancora. Santo cielo! Poteva davvero diventare più di quanto non avesse mai immaginato? Più di quanto nessuno si fosse mai aspettato da lui? Non otterrai mai niente, gli aveva urlato il padre più di una volta. Non puoi farti una vita portandoti a letto tutte le ragazze da qui a Parigi e ritorno. Per non parlare del bere e delle sommesse. Perché non assomigli un po' ad Alasdair? No, non sarebbe mai stato bravo come il fratello. «Ah, so cosa vi preoccupa» riprese il re. «La proprietà non ha debiti e anzi vanta buone entrate. Le terre sono fertili e il bestiame è fin troppo da contare.» «E il clan Drummagan? Mi accetterà come capo?» «Deve farlo. Angelique è l'erede legittima e il marito, grazie al contratto di matrimonio, guida il clan al suo fianco. È un mio ordine che vi accettino. Chi non lo farà sarà considerato un traditore della Corona.» Avrebbe comunque dovuto sposare la giovane dai capelli rossi che lo aveva guardato male ed era scappata. C'era mai 13


stata una ragazza, sguattera o signora che fosse, che non era riuscito a ingraziarsi? Forse una o due, ma ben poche. «Sarà un vero onore, Maestà. Vi ringrazio.» Lachlan si inchinò cerimonioso. «Quindi accettate?» «Sì» rispose lui prima di cambiare idea, «ma vorrei parlare con la signora.» Il re annuì. «Sappiate che vi resisterà. Desidera sposare Philippe Descartes, ma è inaccettabile. È il figlio bastardo di un nobile francese e un debole, per giunta. Non lo permetterò mai.» Angelique corse in camera e sprangò la porta. Camille saltò in piedi dalla sedia con in mano ancora il lavoro d'ago. «Cos'è successo?» le domandò in francese. Angelique si girò verso la dama di compagnia. «Re Giacomo mi ha trovato un marito ignobile.» «Davvero? Chi?» «Un highlander che non fa altro che sedurre donne. Un debosciato peggiore di Girard.» «Nessuno è peggiore di Girard.» «Lo so, ma non posso sposare questo MacGrath. Devi portare un messaggio a Philippe.» Angelique andò alla scrivania e prese un foglio con mani tremanti. Per poco non ribaltò il calamaio quando vi intinse la penna. «Fa' un bel respiro o sprecherai solo la carta nella fretta.» «Hai ragione.» «Si tratta forse dell'highlander che indossa il plaide, con i capelli lunghi, alto e aitante?» «Oui. Lo conosci?» «Le signore e le domestiche parlano. Sei sicura di non volerlo sposare?» 14


«No! Non dirmi che si è portato a letto anche te!» «No, no. Magari...» Camille le sorrise. «Se proprio non lo vuoi...» «Puoi prendertelo, credimi. Traditrice.» «Scherzavo.» Angelique si mise a scrivere. Stava per vergare il nome di Philippe. No, e se qualcuno avesse intercettato il messaggio e l'avesse portato al re? Amore mio, scrisse. Dobbiamo scappare. Organizza tutto in nottata, quindi vieni in camera mia e mi farò trovare pronta. Camille lesse da sopra la sua spalla. «Devi per forza mentire e aspettarti l'impossibile?» «Cosa?» «Tu non lo ami e lui non è abbastanza astuto da farti sgattaiolare fuori da Whitehall. Se scapperai, metterai a repentaglio la tua eredità. Se farai arrabbiare il re, è possibile che conceda titolo e tenuta a Kormad.» «Hai ragione.» Angelique accartocciò la lettera e prese un foglio pulito. «Philippe deve supplicare il re affinché gli conceda la mia mano. È l'unica maniera.» «Ma perché vuoi sposare quel rammollito?» «Perché...» «La verità.» La dama di compagnia si permise quell'impertinenza perché era sua cugina illegittima nonché sua migliore amica. «Proprio perché Philippe è un rammollito» ammise la giovane. «Non mi comanderà. Non mi costringerà ad accoppiarmi con lui se non vorrò. Sarà conte, ma sarò io a gestire la tenuta da sola senza un porco prepotente che controlli ogni aspetto della mia vita. Non potrei sopportarlo, Camille. Mori15


rei.» Le si chiuse la gola e le lacrime le bruciarono gli occhi. «Ssh, va tutto bene, Ange. Calmati. Accidenti a Girard che ti ha rovinato la vita.» Angelique ricacciò ogni emozione e scrisse il secondo messaggio, in cui diceva a Philippe di incontrare il re per chiederla in sposa. Piegò il foglio, vi fece gocciolare della cera rossa fusa e vi stampò un sigillo che conosceva solo lui. «Portaglielo.» Diede il messaggio a Camille. «Fa' presto, per favore.» «Oui.» Nel corridoio una ragazza procace dai capelli biondi chiari passò accanto a Lachlan in tutta fretta, eppure non la inseguiva nessuno. «Mah...» Il giovane continuò a cercare gli alloggi di Lady Angelique. Sebbene farle visita in camera fosse inappropriato, doveva almeno parlarle. E poi quando mai gli era importato se una situazione era confacente? Era difficile orientarsi nel dedalo di Whitehall. Arrivato alla porta che sperava fosse giusta bussò. «Qui est-ce? Chi è?» domandò una donna. Il sensuale accento francese e la voce roca risvegliarono ogni suo istinto. Aveva una predilezione per le francesi. Bussò ancora. Lei imprecò nella propria lingua e lui sorrise. Angelique spalancò la porta, quindi lo trafisse con lo sguardo. «Perché siete qui?» «Vorrei parlarvi, mia signora.» «Non ho niente da dirvi, highlander. Ho già accettato di sposare qualcun altro.» «Parlate forse di Philippe Descartes?» «Come lo sapete?» 16


«Sua Maestà mi ha detto che lo ritiene inaccettabile come marito.» Gli occhi verdi della giovane si sgranarono. Mentre era distratta, Lachlan entrò e si chiuse la porta alle spalle. «Que vous êtes bête!» Lei indietreggiò. «Andatevene subito, monsieur. Non abbiamo nulla da dirci.» Era la prima volta che qualcuno lo chiamava bestia e per poco non si mise a ridere, ma non voleva farle sapere che parlava un ottimo francese, oltre all'italiano, allo spagnolo e al tedesco. In passato, fingere di essere ignorante gli era tornato utile. «Vi pregherei di parlare inglese o gaelico.» «Non mi abbasserò mai a pronunciare il vostro dialetto barbaro.» Sebbene il disprezzo mostrato nei confronti della sua lingua madre lo infastidisse, l'accento con cui era stato pronunciato lo eccitò. «Perché non lo conoscete? Posso insegnarvelo, se volete.» Lei serrò le labbra. Era ovvio che non avesse mai conosciuto il piacere di un bacio appassionato, cosa a cui Lachlan avrebbe posto volentieri rimedio. Aveva gli occhi saggi di una donna, ma i tratti erano quelli di una ragazzina. Il corpo esile poteva far pensare che non avesse abbastanza da mangiare, ma gli abiti di ottima seta dimostravano che non poteva certo morire di fame. «Quanti anni avete?» le domandò. «Venti.» Lui annuì, felice di sapere che non era giovane quanto sembrava. «Et vous?» domandò lei. «Come dite?» «E voi? Dovete essere vecchio.» 17


Lui ridacchiò. «Non ho capelli bianchi, vedete? Ho ventisei anni.» Angelique sollevò le sopracciglia, rendendo più evidente il suo atteggiamento altezzoso, ma ciò la rese solo più incantevole. A Lachlan piacevano le sfide. «Abbiamo molto di cui parlare prima delle nozze.» «Io non vi sposerò. Re Giacomo non può costringermi.» «È pericoloso opporsi al sovrano.» L'espressione combattiva della ragazza gli fece capire che Angelique era forse una delle poche donne al mondo che non avrebbe sedotto adulandola. Gli si chiuse la bocca dello stomaco. «Per la miseria, non vedo come possiate essere considerata una ricompensa» borbottò. «Forse Sua Maestà mi vuole punire per aver salvato la vita a Buckingham.» Angelique mormorò in francese depravato insolente... o qualcosa del genere. «Vi ringrazio per il complimento, mia signora.» Le fece l'occhiolino. Il rossore delle guance le scese lungo il collo fino ad arrivarle al seno che spuntava dal corpetto. Oh, come gli piacevano le dolci curve femminili arrossate in preda alla passione. Se Angelique avesse potuto lanciargli pugnali di ghiaccio dagli occhi, lo avrebbe infilzato in quell'istante. «Andatevene subito.» Lachlan non si lasciò ingannare da quella permalosità. Era tutta una facciata. Il suo rossore gli dimostrava infatti che lo trovava attraente. Forse era vergine e non conosceva i piaceri che le sarebbero toccati in sorte a letto con lui. Avrebbe azzardato un bacio, ma rischiava che gli staccasse la lingua con un morso. 18


«Come desiderate, mia signora.» Si inchinò. «Ci vedremo domani mattina.» «Bonne nuit, monsieur» rispose la giovane con fare sussiegoso prima che lui si richiudesse la porta alle spalle. Lachlan camminò per il corridoio con il cuore impazzito. Era da tanto che qualcuno non lo eccitava come Angelique. Non che gli piacessero la sua lingua mordace e gli sguardi glaciali, ma non disdegnava una buona caccia. La maggior parte delle donne era una preda troppo facile. Un occhiolino, un sorriso ed erano sue. Continuò deciso verso gli alloggi privati del sovrano. Fece recapitare un messaggio tramite uno degli uscieri e cinque minuti dopo uscì Buckingham. «Vorrei informare il re che sarò onorato di sposare Lady Angelique» gli disse. Il cortigiano sorrise. «Lo dirò subito a Sua Maestà. Ne sarà molto lieto.» «Vi ringrazio.» Lachlan si inchinò, poi si diresse verso la propria camera, cercando di non pensare al futuro e all'impegno che aveva preso. Entrò nella stanza buia con una candela presa dal corridoio. Una voce di donna lo chiamò con fare melodioso, quindi un risolino si librò da dietro le cortine del letto. Un brivido d'eccitazione si svegliò in lui al pensiero che fosse Lady Angelique, lì per fargli una sorpresa, ma non poteva essere lei. A meno che non fosse andata per ucciderlo. Scostò la tendina. Eleanor era sdraiata nuda sul copriletto in velluto e lo guardava con occhi ombrati. «Sono pronta.» Lachlan osservò la pelle bianca come l'avorio, i capezzoli rosei e turgidi sul seno procace, i riccioli scuri fra le cosce armoniose, ma non provò nulla. 19


Cosa diavolo stava succedendo? Non desiderava una donna nuda e consenziente? «Dovete andarvene. Non sono dell'umore giusto.» Lasciò ricadere la cortina e appoggiò la candela sulla mensola del camino. «Cosa?» Si versò dello sherry e ne bevve un bel sorso. Per tutti i santi, stava forse cambiando vita? No, era solo... impensierito dall'inaspettato colpo di scena e preoccupato all'idea di essersi impantanato per bene. Alle sue spalle, la donna scese dal letto. «Ho sentito della ricompensa.» «Di già?» Lui si girò e la vide che si infilava una camiciola di seta. «Lo sapevo prima di voi. Non è vergine, sapete?» Davvero? «Nemmeno io.» «È una sgualdrina francese e non sarete mai felice con lei. Non vi accontenterà a letto.» «Da quello che so le sgualdrine francesi sono bravissime a letto.» «Ve ne pentirete!» «Sì, è molto probabile» borbottò lui, ma che altro poteva fare? Continuare ad andare a caccia di donne e avventure? Aveva capito quanto fosse futile. Che cosa avrebbe detto il suo amico Rebbie? «Un titolo e una tenuta non richiedono che voi le siate fedele, sapete?» sbottò lei. «E chi ha parlato di fedeltà?» «Allora perché mi cacciate?» Non volendo insultarla, Lachlan fece spallucce. Era rimasto sorpreso lui stesso da quanto presto si fosse stancato di Eleanor. «Come ho detto, non sono dell'umore giusto.» 20


«In tanti vogliono sposarla, ma lei non vuole nessuno se non Philippe. Che cosa vi fa pensare che sceglierà voi?» «Immagino che obbedirà al re.» «Non ci scommetterei. E comunque non durerete a lungo. Kormad vi schiaccerà come niente.» «Chi?» «Il Barone di Kormad. Sorley MacGrotie.» «Ah.» Un lowlander che aveva conosciuto un paio di settimane prima. Quell'uomo di mezza statura con un ventre sporgente non gli aveva fatto una grande impressione. «Il lontano cugino di Angelique, in successione per il titolo?» «Esatto. Si dice che non permetterà a niente e nessuno di ostacolarlo.» Una volta che Eleanor se ne fu andata, Lachlan sgattaiolò fuori dalla camera. Aveva tolto il plaide e indossato dei calzoni neri e un mantello con cappuccio. Lo spadone gli batteva sulla coscia. Sorley MacGrotie. Più pensava a quel bastardo e più gli formicolava la mano dalla voglia di afferrare l'elsa. Quanto smaniava per diventare conte? E che cosa avrebbe fatto pur di raggiungere lo scopo? Non permetterà a niente e nessuno di ostacolarlo. Dubitava che quell'uomo avesse mai incontrato un highlander come ostacolo, ma voleva avere lui il coltello dalla parte del manico e intendeva scoprire il piano di Kormad. L'istinto gli diceva di aspettarsi battaglia. Quella era la sua occasione di farsi valere e non avrebbe permesso a nessuno di strappargliela dalle mani. Abbassò il cappuccio per farsi riconoscere dalle guardie al cancello. Una volta uscito sulla buia strada fangosa, ascoltò i suoni della notte – il fetido Tamigi che scorreva vicino, un 21


cane che abbaiava – quindi percorse King Street fino alla locanda più vicina, la Golden Cross, un possibile ritrovo per Kormad, ma dell'uomo non c'era traccia. Entrò quindi in un secondo locale lungo lo Strand. All'interno del Black Spur c'era un gran baccano, gente che rideva e parlava. La stanza dal soffitto basso sapeva di birra, cinghiale arrosto e fumo del camino. Passò in rassegna le decine di uomini seduti finché non riconobbe l'amico Dirk MacLerie. Sgusciò fino al tavolo e si sedette. Con la mano sull'elsa, Dirk girò i pericolosi occhi azzurri chiari verso Lachlan, coperto dal cappuccio. «Che cosa vuoi, amico?» «Sono io.» «Lachlan?» «Ssh. Sorley MacGrotie, Barone di Kormad, si è presentato qui stasera?» «Non so chi sia.» «Un lowlander, capelli scuri, barba folta. Brutto come la fame.» «Ne ho visti tanti così.» La porta si aprì e un gruppo chiassoso entrò nel locale. Tra i sei uomini c'era proprio il figlio di buona donna che cercava. «Eccolo lì.» «Perché lo cerchi?» «Te lo dico dopo.» La formosa locandiera appoggiò senza grazia un boccale di birra sul tavolo graffiato, facendolo traboccare. Lachlan le lanciò una moneta d'argento. Lei lo ringraziò strizzandogli l'occhio e si avvicinò ai nuovi arrivati. Kormad e i suoi uomini presero un tavolo dal lato opposto della sala. 22


«Dobbiamo spostarci» bisbigliò Lachlan. «Il tavolo vuoto dietro di loro. Vai prima tu. Potrebbe riconoscermi.» «Sarà meglio che ci sia un buon motivo» brontolò Dirk alzandosi. Sgusciando fra le sedie degli avventori, Lachlan seguì l'amico al tavolo e si sedette con la schiena al gruppo. «Guardami le spalle, per favore.» «Quando mai non l'ho fatto?» Per un po', Kormad e i suoi parlarono di banalità. Dirk guardò Lachlan in tralice, ma lui scosse il capo e sorseggiò la birra tiepida. «Ci sono stati progressi con il re?» domandò d'un tratto uno degli uomini. Il giovane alzò un dito indicando a Dirk di prestare attenzione. «No» rispose Kormad con voce aspra. «Se prendiamo la ragazza e la costringiamo a sposarvi, il problema è risolto.» «Non voglio farmi mozzare la testa per colpa di quell'insopportabile mocciosa.» «Dovete corteggiarla.» «Sì, farla svenire con la vostra poesia.» Si misero tutti a ridacchiare. «Non c'è niente da ridere. Per diventare conte, devo sposarla davvero» si lamentò Kormad. «O potreste ucciderla» suggerì un altro. Lachlan strinse la presa sul boccale quando invece avrebbe voluto sguainare la spada e mozzare la testa di Kormad lui stesso. Per tutti i santi, la proteggerò. Non si spiegava il desiderio di proteggere quell'odiosa regina glaciale, che però in sé celava vulnerabilità e solitudine. Gli ricordava la gattina selvatica che aveva trovato da ragazzino. Quando aveva cer23


cato di aiutarla, l'aveva graffiato, ma si stava solo proteggendo nell'unica maniera che conosceva. Dirk si accigliò e studiò il volto dell'amico. «Ssh» sibilò Kormad. Gli uomini abbassarono la voce. «Potremmo rapirla e tornare di corsa in Scozia. Lì potreste sposarla in maniera legale.» «E farmi appendere dal re come un cinghiale scannato? No, grazie.» «La ragazza dirà al re che è ciò che desidera. Posso assicurarmi che lo faccia.» «Sei troppo stupido per assicurarti di qualcosa» ribatté scocciato Kormad. «I Drummagan sono amici degli Stuart da anni e non voglio mettere a repentaglio il legame.» «La Regina Giacomina non mi pare vi sia proprio amica» borbottò una voce viscida. «A chi la darà in sposa, allora?» domandò un altro. «A quel bastardo francese?» «No. Il clan non lo accetterebbe mai come capo» rispose Kormad. «Chatsworth?» «È troppo vecchio. E troppo inglese. Il clan accoglierà solo uno scozzese purosangue» affermò Kormad deciso. «Voi siete la scelta migliore. Io dico che dovreste tornare dal re.» «Potrebbe scegliere quel MacGrath che ha salvato la vita di Steenie» suggerì un altro uomo. Lo sguardo di Dirk si fece micidiale. Lachlan fu lieto che l'amico avesse capito. «Sarà anche uno scozzese, ma è un maledetto highlander» commentò uno del gruppo. «Il re detesta gli highlander» ruggì Kormad. 24


«Lo ha nominato cavaliere e lo ha portato a caccia con sé al Theobalds, quindi deve piacergli.» «Sarà per quel bel faccino.» «Forse Steenie potrebbe guardargli le spalle» disse la voce viscida. Scoppiarono tutti a ridere. Bastardi. Lachlan avrebbe voluto sconvolgerli un po' facendosi vedere, ma non gli sarebbe servito a nulla. Fingendo di essere solo un corteggiatore in cerca di donne li avrebbe convinti di non essere una minaccia. Poco dopo il gruppo tornò silenzioso. «La ragazza è il vostro unico ostacolo.» «Già.» «Allora rimuoviamolo. Un incidente, ovviamente.» «Non ancora. Prima vediamo chi sceglierà il re per lei.»

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Il seduttore delle Highlands VONDA SINCLAIR INGHILTERRA - SCOZIA, 1618 - Quando Re Giacomo le ordina di sposare Sir Lachlan MacGrath, detto il Seduttore delle Highlands, Angelique accetta anche se la sola idea le fa orrore. L'affascinante scozzese, però, si rivela più dolce e rispettoso del previsto, e a poco a poco il fuoco che gli arde negli occhi ogni volta che la guarda scioglie le sue riserve. Ma proprio quando Angelique inizia a pensare che la vita coniugale possa rivelarsi piacevole, nuove e antiche minacce si affacciano all'orizzonte, mettendo in pericolo la fragile fiducia che Lachlan è riuscito a far germogliare nel suo cuore ferito.

Il piacere rubato BRONWYN SCOTT TOSCANA, 1835 - Quando Elisabetta di Nofri vede per la prima volta Archer Crowford, un desiderio irresistibile la spinge a concedersi un fugace istante di passione tra le sue braccia. Promessa a Ridolfo, uomo che detesta, è consapevole dei propri doveri nei confronti della famiglia eppure non vuole rinunciare al piacere appena assaporato con il giovane visconte inglese... Ma Ridolfo è disposto alle più ignobili ritorsioni pur di ostacolare i due amanti e Archer, arrivato a Siena per correre nel famoso palio, dovrà rischiare il tutto per tutto se vuole vincere ciò che desidera davvero.


Audace tentazione VONDA SINCLAIR SCOZIA, 1618 - Dirk MacKay sta tornando a Durness per riprendere il posto che gli spetta di diritto nel clan, quando si imbatte in Isobel MacKenzie. La giovane vedova non è più la bellezza acerba che lui ricordava: si è trasformata in una donna sensuale che gli risveglia i sensi. Per giunta, sembra intenzionata a conoscere la passione e ha scelto lui per scoprire i piaceri che fino a quel momento il destino le ha negato. Isobel, però, è già promessa a un altro, e se Dik accettasse di cedere alla tentazione finirebbe per innescare una sanguinosa faida. Sarà disposto a correre il rischio, pur di avere Isobel?

Notturno veneziano BRONWYN SCOTT VENEZIA, 1836 - Abile giocatore d'azzardo, Nolan Grey è partito per il Grand Tour in Europa deciso a godersi tutte le vincite e le donne su cui riesce a mettere le mani. Finché non si ritrova a Venezia, impegnato in una partita a carte a dir poco insolita. Sul piatto c'è la verginità della donna più ammaliante che lui abbia mai visto, eppure Nolan, per la prima volta in vita sua, scopre di non voler riscuotere la vincita. Ma quando lascia la bellissima giovane libera di andarsene, incredibilmente lei rifiuta di accontentarlo e, anzi, cerca di sedurlo. Perché? E soprattutto, lui come farà a resisterle? Dal 16 giugno


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