Il segreto della lady scozzese

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ADRIENNE BASSO

Il segreto della lady scozzese


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Bride Of A Scottish Warrior ZEBRA BOOKS This edition is published by arrangement with Kensington Publishing Corp. and Silvia Donzelli Agency © 2014 Adrienne Basso Traduzione di Graziella Reggio Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction giugno 2017 Questo volume è stato stampato nel maggio 2017 da CPI, Barcelona I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 65_PRE dello 07/06/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Highlands scozzesi, castello di Dunnad, novembre 1314 «Sta morendo» sussurrò Edna in tono rispettoso. «Lo so.» Lady Grace Ferguson distolse lo sguardo dagli occhi compassionevoli dell'ancella e lo abbassò sul marito. Sir Alastair, capo del clan Ferguson, giaceva immobile e silenzioso sotto un mucchio di pesanti pellicce, col volto cereo distorto dal dolore, il tormento non abbandonava il suo corpo straziato nemmeno nel sonno. Grace lo osservò per qualche istante, notando le linee decise della mascella, il naso storto e la barba scura, folta e ispida. Benché fosse sua moglie da quasi sette anni, non aveva familiarità con i suoi lineamenti. Infatti Sir Alastair, da quando erano sposati, aveva trascorso la maggior parte del tempo lontano, impegnato a combattere al fianco di Robert Bruce, il valoroso sovrano che difendeva l'indipendenza dagli Inglesi e il proprio diritto alla corona scozzese. Grace accarezzò con delicatezza la fronte febbricitante del consorte, dalla pelle secca e ardente. Lui aprì di colpo gli occhi. «Caldo» gracchiò mentre tentava invano di spingere da parte le pellicce. 5


Lei sentì il cuore stringersi quando si rese conto che gli mancava la forza per spostarle. «Shh...» sussurrò sedendosi sull'orlo del materasso. «Provvedo io.» Lo scoprì fino alla vita, poi si girò verso la bacinella d'acqua, posata sul tavolo. Inumidì un panno pulito e dolcemente, con lentezza, glielo passò sul viso. Nel farlo avvertiva le ondate di calore irradiate dal corpo. «Si raffredderà a morte se continuate così» l'ammonì Edna. Grace sorrise quasi. Alastair era prossimo alla fine e lo sapevano tutte e due. Eppure la fedele ancella temeva una banale infreddatura. Era una prova di quanto l'incertezza e la follia si andassero diffondendo nel castello. «Non smetterò finché ne riceverà un minimo di conforto» dichiarò lei e seguitò a tamponare con la pezza umida il petto e le braccia del marito. «Dio sa che, nelle ultime settimane, non ha quasi avuto pace.» Pareva una crudele ironia che, dopo essere sopravvissuto a quasi sette anni di guerra, Alastair fosse destinato a perire a causa di un incidente di caccia. Poche settimane addietro era stato sbalzato di sella e attaccato da un cinghiale inferocito. Una gamba si era frantumata in parecchi punti e l'osso spuntava in modo orribile dalla carne. Frate John, un monaco del convento di Turriff, noto per l'abilità nelle arti mediche, era stato condotto alla fortezza. Quasi per miracolo era riuscito a suturare le lesioni più gravi e a fasciare l'arto, ma non a placare la febbre e l'infezione, che ancora infuriavano. «Per ora è più che sufficiente, milady. Perché non posate il panno, così porto via tutto prima che qualcuno vi sorprenda?» le suggerì Edna. Grace la ignorò e insistette con le sue cure, anche se, come sapeva, aiutavano più lei che il consorte. Con quel piccolo 6


contributo, infatti, aveva l'impressione di fare qualcosa, anziché sedere calma e paziente accanto al letto ad assistere alla lenta agonia. I movimenti ripetitivi assunsero presto un ritmo regolare, che suscitò parole rassicuranti. In un dolce mormorio, Grace ripeteva al marito che sarebbe guarito presto dalla febbre e avrebbe recuperato le forze. Più e più volte immerse la pezza nell'acqua, la strizzò e gliela passò sulla testa, sulle spalle, sul petto e sulle braccia, incoraggiandolo intanto a credere all'impossibile. «Grace?» «Sono qui, Alastair.» Lui la guardò confuso e teso. «Da bere.» Lei rivolse un cenno a Edna. L'ancella corrugò la fronte, ma evitò di rammentarle che Frate John aveva proibito al paziente qualunque liquido fino al tramonto. Versò quindi una piccola quantità di birra in un calice e glielo porse. Grace si chinò per sostenere le spalle di Alastair, poi gli avvicinò la coppa alle labbra. Lo lasciò sorseggiare lentamente e, quando ebbe terminato, lo distese con cautela sul materasso e lo coprì di nuovo con le pellicce. Lui abbassò le palpebre. «Portatemi una sedia, Edna» indicò lei, raddrizzandosi piano piano. L'ancella fece schioccare la lingua. «Sin da quando è stato portato a casa in barella, avete trascorso quasi ogni minuto di veglia e gran parte della notte al suo capezzale. Perché non vi ritirate in camera vostra a riposare? Vi prometto che vi farò chiamare subito, se ci saranno cambiamenti nelle condizioni di Sir Alastair.» «Sono troppo irrequieta per dormire.» «Allora uscite a passeggiare al sole per sgranchirvi le gam7


be. Fa freddo, ma la brezza è lieve e l'aria fresca vi farà un gran bene.» Per qualche istante Grace fu tentata di acconsentire. Le giornate diventavano sempre più brevi e gelide. Presto il vento ghiacciato e la neve avrebbero reso penoso stare all'aperto. Lei lanciò un'occhiata ad Alastair, gli carezzò le gote arrossate e sospirò. Una breve pausa dall'atmosfera tetra e soffocante di quella stanza le pareva celestiale, tuttavia non poteva sottrarsi ai doveri di moglie. «Nay, Edna. Rimarrò al fianco di mio marito.» Rassegnata, Edna scrollò le spalle e le avvicinò una sedia. Grace si era appena seduta quando si aprì la porta. «Buongiorno, Lady Grace.» Frate John si guardò attorno e si accigliò nel notare la bacinella d'acqua, il panno umido e il calice. «Avete ancora disatteso i miei ordini?» le domandò indignato. «Vi ho ripetuto tante volte che dovete seguire alla lettera le mie indicazioni se desiderate che Sir Alastair si riprenda.» Lei si aggrappò all'orlo di una coperta di pelliccia. «Tento soltanto di alleviare le sue pene.» Borbottando tra sé, il monaco si avvicinò al paziente. Di malavoglia, Grace si alzò per consentirgli di esaminare la gamba fratturata, bloccata da due assicelle di legno e fasciata con lunghe strisce di lino. Appena Frate John iniziò a svolgere le bende, il locale venne invaso da un puzzo di carne putrefatta. Lei sentì lo stomaco ribaltarsi. Coprendosi il naso con una mano, lanciò un'occhiata al letto. L'intera gamba era grigiastra, con striature rosso vivo intorno a parecchie ferite sanguinanti. Arretrò di un passo, rovesciando quasi la sedia. «Non spaventatevi per l'odore, Lady Grace» la rassicurò il religioso. «Un occhio inesperto non lo nota, ma io colgo segni 8


di miglioramento.» Le rivolse un sorriso stentato, mettendo in mostra i denti lunghi e gialli, con un'espressione condiscendente che rivelava quanto la giudicasse credulona. Senza scomporsi, Grace gli rispose preoccupata: «La febbre infuria e la sofferenza è grande». «È la volontà di Dio» replicò Frate John. Sbatté un impiastro maleodorante su una lesione aperta, poi iniziò a rimettere le bende sporche. Alastair emise un lungo gemito. Grace balzò avanti e si frappose tra il marito e il monaco. «Per l'amor del cielo, perché siete così brusco? Non provate alcuna pietà?» Gli strappò di mano il tessuto sudicio e si rivolse a Edna. «Passatemi il lino che avete lavato ieri. Provvederò io a fasciare Sir Alastair.» «Lady Grace...» la richiamò il religioso con evidente fastidio. Lei si voltò a guardarlo, ferma e decisa. «Lo medico io» insistette. Lo vide arrossire di collera e lo sentì digrignare i denti, tuttavia si rifiutò di cedere. Basta! Per quanto tempo ancora avrebbe dovuto restare docile e silenziosa di fronte alle sofferenze imposte al consorte? Forse non conosceva i segreti della medicina, però era capace di fasciare un arto senza provocare dolori inutili. Il monaco rimase in attesa per qualche lungo momento, ma quando comprese quant'era determinata, girò sui tacchi e uscì sbuffando dalla camera. Grace ascoltò il suono dei suoi passi sul pavimento di legno finché non svanì in lontananza. «Tornerà» notò Edna con una smorfia. «Senza dubbio. E con i rinforzi. Dobbiamo agire in fretta.» Muovendosi alla maggior velocità possibile, Grace e l'ancella avvolsero con le bende pulite la gamba frantumata, sforzandosi di non acuire il dolore. Alastair rimase in silenzio 9


mentre lavoravano e aprì gli occhi soltanto alla fine. Sapendo che i minuti in privato con lui erano contati, Grace gli chiese subito: «Sapreste indicarmi cosa vi fa più male?». Un'ombra di sorriso gli rischiarò il volto. «Tutto, milady, persino i capelli.» «Tra poco guarirete» sussurrò Grace, sperando di non smentirsi con lo sguardo. «Avete il cuore buono, lass. Mi dispiace di non avervi conosciuta meglio, di non avere avuto più tempo...» La voce si spense in un triste sospiro. Una dolorosa impressione di solitudine la sopraffece, seguita da una fitta di rimpianto. Rimpianto per tutto quello che non aveva mai avuto nella vita: un marito amorevole, uno stuolo di bimbi sani aggrappati alla gonna, un senso di pace e soddisfazione. Quello tra lei e Sir Alastair era stato un matrimonio combinato, ma accolto con favore da entrambi. Senza la guerra e le lunghe separazioni, forse avrebbero trovato la felicità insieme. O almeno un tranquillo appagamento. «Avremo tanto tempo a nostra disposizione dopo che vi sarete ripreso, Alastair.» Lui storse le labbra in una smorfia. Dietro la maschera di dolore, c'era una vulnerabilità che ferì ancora di più Grace. «È inutile. Sto morendo e nessuno può farci nulla, a parte prolungare l'agonia. Un compito che Frate John sembra ben determinato a svolgere.» «La sua abilità è assai elogiata» replicò lei. Non sapeva che altro dire, poiché ciò che il marito affermava era vero. Alastair allungò un braccio e, con un'energia sorprendente, le prese la mano. «La notte scorsa l'ho sentito parlare con il suo assistente.» «Chi?» 10


«Frate John, colui che mi cura.» Alastair le carezzò le nocche delle dita con il pollice, un gesto tenero che le fece spuntare le lacrime. «Il monaco affermava che, come ultima risorsa, mi taglierà la gamba.» Lei sussultò. «Di tagli ne avete già abbastanza. Perché aggiungerne?» «Nay, Grace, non avete capito. La vuole amputare.» Grace scosse con veemenza il capo. «Nay, oh, nay. Di sicuro avete inteso male. È barbarico persino concepire un pensiero simile. Inoltre nessun guerriero può comandare il clan con una gamba sola.» «Aye.» Con un profondo sospiro, Alastair chiuse gli occhi. «Lo dovete impedire. Permettetemi di morire in pace, con tutte le membra attaccate al corpo.» Come? Grace gli strinse le mani e se le portò al petto. «Se preferite rifiutare le cure, avvisate Frate John. Ad alta voce e con fermezza. Non avrà altra scelta che obbedire.» «Och, lass, la maggior parte del tempo mi manca l'energia sufficiente per sollevare le palpebre e vedere chi si occupa di me.» La pena e l'angoscia gli colmarono la voce. «Dovrete parlare a nome mio.» Tra le lacrime, Grace si sforzò di rivolgergli un sorriso incoraggiante. «In quanto donna, non mi ascolteranno nemmeno se griderò forte. Non potreste chiedere aiuto a uno dei vostri fratelli?» «Non mi darebbero retta, temo. Per giunta sarebbe da codardi, poco virile. Non voglio lasciare questo ricordo.» Lei sentì la gola serrarsi. Orgoglio. Per gli uomini c'era sempre di mezzo l'orgoglio. Comunque, benché dissentisse, comprendeva i suoi sentimenti. «Farò il possibile» sussurrò infine. «Pregate per me» disse Alastair con un lamento. 11


«Certo. Quasi ogni ora imploro il Signore affinché vi riporti in salute.» Una smorfia di dolore gli storse i lineamenti. «Nay. Pregate perché muoia, proprio come faccio io. Non ho paura, anzi, lo desidero.» Grace udì un rumore di passi, questa volta di più di una persona. Come previsto, Frate John era tornato portando con sé Douglas e Roderick, i fratelli di Alastair. I tre uomini fecero ingresso e la fissarono con espressioni diverse sul volto. Douglas si mostrava preoccupato, Roderick guardingo e il monaco compiaciuto. I due fratelli provavano affetto per Alastair, però avevano opinioni divergenti riguardo alla sua guarigione. E motivi personali per sperare che rimanesse in vita ancora un poco, oppure tornasse in fretta al Creatore. Poiché Alastair non aveva figli, Roderick e Douglas si sarebbero di sicuro battuti con ferocia per assumere il comando dopo la sua dipartita. Se le voci che circolavano al castello erano fondate, al momento Douglas godeva del sostegno maggiore, anche se Roderick faceva notevoli progressi nel convincere i membri del clan a cambiare idea. Quindi il primo avrebbe tratto vantaggio da un decesso rapido, mentre il secondo aveva bisogno di tempo per spianarsi la strada al potere. Non era strano, dunque, che fosse stato Roderick a insistere per convocare Frate John. Non lesinava sulle spese né sui tentativi. Un atteggiamento lodevole, se non lo si esaminava a fondo. «Frate John sostiene che Alastair è molto migliorato» esclamò Roderick. «Questo non vi rallegra, Grace?» «Mi riempirebbe di gioia, se fosse vero.» Il monaco sbuffò. «Vi mancano le conoscenze per giudicare in maniera adeguata» insistette. Tuttavia, Grace notò il tremore delle sue mani e sentì sbattere il cucchiaio di metallo 12


contro la boccetta di vetro mentre dosava il farmaco. Malgrado la superbia e la spavalderia, Frate John appariva chiaramente nervoso. Rimasero tutti in silenzio quando somministrò la medicina ad Alastair, massaggiandogli la gola per aiutarlo a deglutire. Quasi la metà del liquido gocciolò fuori dalla bocca. Grace si affrettò ad asciugarlo. «Gli gioverà anche se non riesce a berlo come dovuto?» s'informò Roderick. «Aye» confermò il religioso. «Anzi, una quantità ridotta è preferibile. Troppo gli arrecherebbe un grave danno.» Sigillò con il tappo di sughero la boccetta e la fece scomparire tra le pieghe della tonaca bruna. «Aspetteremo ancora qualche giorno, ma se la carne continua a putrefarsi, praticherò l'intervento di cui abbiamo discusso.» Grace si girò di scatto «Nay! Non gli amputerete la gamba. Lo proibisco.» I tre uomini si volsero a guardarla, con vari gradi di sorpresa e sgomento dipinti sul volto. «Avete il cuore troppo tenero, Lady Grace» la rimproverò Frate John. «Senza dubbio una qualità ammirevole in una femmina, tuttavia è fuori luogo nella stanza di un malato.» «Non gliela taglierete» ribadì lei. «Sono io a occuparmi della salute di Sir Alastair, dunque la decisione spetta a me.» Il frate strizzò gli occhi, infuriato. Grace, però, non si arrese, anche se esitò un istante prima di parlare ancora. Agli uomini non piaceva che la loro autorità venisse messa in discussione. Si avvicinò a Douglas, in cerca di un alleato. «Non possiamo consentire a Dio di decretare la sorte di Alastair?» Il cognato la fissò negli occhi con sincera partecipazione. «Dobbiamo impegnarci il più possibile per salvarlo.» 13


«Macellarlo non significa salvarlo» si azzardò a sussurrare lei. L'espressione compassionevole scomparve dal volto di Douglas. «Aye.» «Siete d'accordo, Roderick?» Grace sentiva le gambe tremare, il cuore battere forte e il volto avvampare. Tuttavia si sforzava di mantenere un tono calmo e fermo, sollevando il mento in segno di sfida. Non avrebbe ceduto senza battersi. Non quando c'era tanto in palio. Ombre fuggevoli addolcirono il viso di Roderick, e per un istante lei s'illuse che comprendesse l'importanza della questione. Invece, con il suo animo da guerriero, lui s'irrigidì di fronte al minimo accenno di debolezza. «Dobbiamo obbedire agli ordini di Frate John.» Quelle parole la raggelarono. Era chiaro a tutti che non c'erano speranze, tuttavia veniva negata ad Alastair una morte pacifica. Grace si lasciò cadere sulla dura seggiola di legno e ripiegò le mani in grembo. Era impossibile vincere quella battaglia con le parole o i ragionamenti. Occorreva escogitare un sistema migliore. Rimase in silenzio mentre gli uomini confabulavano tra loro a bassa voce e, a poco a poco, tornò a mostrarsi come volevano che fosse: placida, mite e remissiva, pronta ad accettare quanto le veniva indicato e a sottomettersi all'autorità maschile. La sua mente, invece, era in fermento. Grace rammentò a se stessa che avrebbe dovuto pagare un caro prezzo, se fosse intervenuta. Sulla terra e, con ogni probabilità, anche all'altro mondo, quando si sarebbe ritrovata di fronte a Dio a confessare i suoi peccati. Ma era davvero da considerarsi un peccato soddisfare l'ultima volontà del marito, ponendo fine a sofferenze atroci? Tre giorni. Aveva a disposizione solo tre giorni per conce14


pire un modo per liberare Alastair dal dolore e affrettare il passaggio dalla vita attuale alla successiva. Grace sentì bruciare gli occhi e, per un breve istante, temette di scoppiare a piangere. Chiuse quindi le mani a pugno, serrandole fino a conficcare le unghie nei palmi morbidi, e batté più volte le palpebre finché il bruciore non scomparve. Frate John ruotò su se stesso, facendo tintinnare la boccetta di vetro, nascosta in una tasca della tonaca. Aveva avvisato Douglas che una dose eccessiva di farmaco avrebbe provocato gravi danni. Magari persino la morte? Il petto di Grace si contrasse, rendendole difficile respirare. Adesso, sapeva come agire. Il sole brillava alto nel cielo, tuttavia il calore dei raggi dorati non raggiungeva la lunga fila di viaggiatori esausti che procedeva a fatica nel paesaggio spoglio. Il freddo invernale filtrava fino alle ossa e il vento gelido sferzava le porzioni di pelle esposta. Sir Ewan Gilroy lanciò un'occhiata alla mappa approssimativa, cercando invano punti di riferimento che indicassero l'avvicinarsi della fine del viaggio. «Avremmo dovuto svoltare a sinistra al mucchio di rocce puntute» dichiarò con un certo divertimento una voce maschile. «Zitto, Alec.» Ewan sbirciò di nuovo il disegno e, con fastidio, si rese conto che il caro amico e capitano delle guardie aveva ragione. Ci sarebbe voluta quasi un'ora per tornare indietro, il che avrebbe reso impossibile arrivare prima di sera. «La vallata laggiù è protetta dal vento» notò Alec. «Un buon posto per accamparci per la notte. Non ti pare?» «Immagino di sì» borbottò Ewan. «Fammi vedere.» L'amico tese una mano guantata e lui, con riluttanza, gli passò il foglio. Era triste non saper condurre 15


la propria gente per la strada giusta, ma Ewan era troppo stanco per protestare. Alec aveva cavalcato al suo fianco durante i sette anni di guerra e per due anni prima del conflitto, era quasi come un fratello e godeva della sua piena fiducia. Inoltre, con sua notevole irritazione, era molto più bravo di tanti altri, lui compreso, a interpretare le mappe. «Se giriamo qui, possiamo raggiungere con facilità le tue terre da questo lato» spiegò Alec. «Anzi, forse il percorso è ancora più breve.» «Smettila di gongolare» rispose Ewan con un sorriso cordiale e intanto alzò un braccio per segnalare agli altri di cambiare direzione. La colonna stremata si avvolse su se stessa come un gigantesco serpente, portandosi controvento. A capo chino, il gruppo proseguì arrancando, Ewan in testa e Alec al suo fianco. I due amici restarono in silenzio per qualche ora, soli con i propri pensieri, impegnati a lottare con gli elementi. Infine Ewan scorse le cinque montagne che indicavano la vicinanza della meta. La notizia si diffuse in fretta e risvegliò in tutti nuove energie. Malgrado la determinazione a restare calmo e mantenere aspettative realistiche, Ewan sentì il cuore accelerare il battito mentre spronava il destriero. Infine, raggiunse la cima dell'altura e vide per la prima volta la vallata. Il panorama lo lasciò senza fiato. Immobile, lo osservò in silenzio, senza quasi badare alla presenza di Alec. «Madre di Dio!» esclamò questo d'un soffio. «Davvero» rincarò l'amico. Non aveva previsto che Re Robert Bruce gli assegnasse una tenuta immensa. Simili beni, infatti, erano riservati a personaggi di grande prestigio e di nascita legittima. A dire il vero, Ewan considerava già un onore ricevere un terreno dal sovrano, poiché, come lui, migliaia di altri cavalieri avevano com16


battuto per assicurargli il trono. Eppure, Robert Bruce lo aveva preso in simpatia e aveva capito che, per un figlio bastardo, la ricompensa migliore non era un forziere pieno d'oro, ma l'assegnazione di una terra e la possibilità di lasciare un'eredità durevole alla progenie. Benché le Highlands occidentali avessero, nel complesso, sostenuto il monarca, alcune aree avevano opposto resistenza e per questo erano state punite. A quanto pareva, alcune di quelle ora facevano parte delle nuove terre di Ewan. La valle sotto di lui era arida e desolata, con il suolo secco e polveroso che formava turbini simili a nuvole. In fondo, in cima a un'altura, sorgevano i resti di un piccolo castello, con i muri di pietra sgretolati e le travi bruciacchiate visibili anche da lontano. «I monti dai due lati forniscono una difesa naturale» concesse Alec. «Così sembra» mormorò Ewan. «Tuttavia non sono bastati per fermare le truppe di Robert.» Macchie scure dove prima si trovavano i cottage punteggiavano il paesaggio. Le poche strutture rimaste quasi intatte sembravano destinate a venire spazzate via del vento. Dalle casupole non si levava il fumo dei fuochi per cucinare, non si udivano voci umane né versi di animali, non si coglievano segni di vita. «Credi che la valle sia disabitata?» domandò Alec. «Meglio supporre che qualcuno risieda ancora in questo luogo abbandonato da Dio» rispose Ewan. «Tanto per stare sicuri.» Sguainò la spada e alcuni guerrieri scelti lo imitarono. Portandosi al suo fianco, lo seguirono giù per il pendio, mentre gli altri rimasero in attesa di essere chiamati. Mentre si avvicinavano alla fortezza, scoprirono un grappo17


lo di cottage in condizioni migliori, che vantavano almeno quattro muri e un tetto. All'improvviso, un paio di occhi spaventati apparvero a una finestra e sparirono all'istante. «Hai visto?» chiese Alec. «Aye» confermò Ewan. «Ci sono parecchi sguardi puntati su di noi. Tuttavia non temo un'imboscata. A quanto vedo, a spiarci sono soltanto ragazzi e donne.» Il relativo sollievo svanì quando raggiunsero il ponte levatoio del castello. Il massiccio portone di quercia era ridotto in frantumi, probabilmente sfondato da un ariete dalla testa di ferro. I gradini di pietra che un tempo portavano ai cammini di ronda erano sparpagliati per il cortile e i tetti delle quattro torri, situate agli angoli, erano bruciacchiati e distrutti. Qualche spada arrugginita era conficcata nel terreno, a testimonianza del feroce combattimento corpo a corpo e della spietata carneficina finale. Lo squarcio nel muro d'ingresso della grande sala consentì a Ewan di vedere con chiarezza l'ambiente interno e comprendere che era inabitabile. Grossi buchi nel tetto lo avevano lasciato esposto alle intemperie per anni; una squadra di uomini avrebbe impiegato settimane a effettuare le riparazioni necessarie perché ci si potesse vivere. Una volta radunati nel cortile, i soldati smontarono di sella. Ewan ruotò su se stesso per esaminare con lo sguardo ogni particolare del suo dominio. Malgrado la delusione per lo stato pietoso, sentì il cuore battere forte. È mio. Il mio castello, le mie terre, il mio retaggio. Era esaltante pensare a quanto si fosse elevato nel mondo. Da figlio bastardo di un conte, affamato, respinto e dimenticato, a laird con proprietà terriere. Per quasi tutti era un sogno impossibile, eppure lui lo aveva realizzato. Con un fiero grido di guerra, Ewan conficcò la spada a ter18


ra, poi si abbassò su un ginocchio e chinò il capo. Pregò per il futuro, in silenzio e con il cuore. Concedici pace e prosperità, e anche un pizzico di divertimento. Quando ebbe terminato, si alzò e guardò i suoi uomini. «Voi quattro tornate ai cottage a chiamare la gente del villaggio. È ora di riunirci tutti quanti.» Uno dei soldati accennò un sorriso lascivo. Lui gli scoccò un'occhiataccia e aggiunse: «Non sfoderate la spada né la daga se non venite attaccati. Intendiamo vivere con queste persone, non spaventarle a morte». Attese con pazienza che eseguissero l'ordine. Non impiegarono molto a radunare un misero drappello di vecchi, bambini e donne terrorizzati. Abbigliati più o meno di stracci, si strinsero insieme nel cortile in rovina, lanciando occhiate diffidenti in ogni direzione. «Ci siete tutti?» domandò Ewan a un anziano. «Aye» confermò questo, raddrizzando la schiena curva. «Però saremo in meno quando l'inverno inizierà sul serio.» Un impeto di pietà gli serrò le viscere. Benché fosse pronto a impegnarsi al massimo, Ewan sapeva di non poter alleviare del tutto le sofferenze generate dalla lotta per la sopravvivenza in un luogo così inospitale. «Sono Sir Ewan Gilroy, appena nominato laird di queste terre e della fortezza di Tiree.» La sua voce profonda echeggiò tra le rovine. «Su incarico del nostro grande Re Robert, io e i miei uomini siamo venuti a ricostruire il castello e il villaggio e a ripristinare la ricchezza dei terreni. Accetterò il giuramento di fedeltà di tutti coloro che intendono rimanere. In cambio, m'impegno a garantirvi la pace e la prosperità sotto il mio comando e la mia protezione.» Seguì qualche istante di silenzio, poi corse un mormorio di paura e di sospetto. Ewan rimase dritto e fiero, in attesa che il 19


primo animo coraggioso rompesse le fila e dichiarasse le sue intenzioni. Fissò a turno gli uomini anziani, però, a sorpresa, fu una delle donne a farsi avanti. «Cosa succede se scegliamo di andarcene?» Alla domanda ardita, un fremito di tensione percorse il cortile. «Avete tempo fino all'alba per radunare ciò che potete portare con voi e lasciare le mie terre.» «Non ci costringete a rimanere?» domandò lei in tono dubbioso. «Nay.» Sembrava una risposta sciocca, ma Ewan aveva già calcolato che se avessero avuto un posto migliore dove recarsi, sarebbero fuggiti tempo prima. Inoltre, un giuramento pronunciato in piena libertà valeva molto più di uno estorto con la spada. I paesani si scambiarono sussurri nervosi, poi con lentezza, uno alla volta, cominciarono a inginocchiarsi e a chinare il capo, finché tutti non si furono prosternati. Un senso di trionfo pervase Ewan per quella prima vittoria, ottenuta senza minacce o spargimenti di sangue. «Magnifico» ironizzò Alec, al suo fianco. «Altre bocche da sfamare.» «Sarai contento di averle in primavera, quando bisognerà seminare i campi» bisbigliò Ewan in risposta. «Ammesso che, a quel punto, saremo ancora vivi» borbottò l'amico con un sorriso amaro. Lui gli scoccò un'occhiata severa, poi si rivolse agli abitanti del villaggio. «Stasera banchetteremo insieme con la selvaggina fresca che io e i miei uomini abbiamo preso stamattina a caccia» annunciò con calma autorevolezza. «E domani daremo inizio alla ricostruzione.» L'umore della folla mutò all'istante. La tensione si allentò e comparve qualche cauto sorriso. Non fu un brutto esordio, tut20


tavia Ewan sapeva che le promesse non sarebbero bastate e che occorrevano fatti concreti. Presto il cortile prese vita al suono dei preparativi. I carri vennero svuotati, le tende montate, le sistemazioni per la notte discusse. Ewan restava in piedi al centro di tutto questo, godendosi il trambusto e l'attività, finché non scorse la madre che, con passo lento, attraversava il cortile, scortata dall'ancella col volto tirato. «Non capisco perché hai dato ordine di scaricare» dichiarò secca Lady Moira Gilroy. «Non puoi certo pensare di pernottare qui.» «Dormiremo nelle tende, come tutte le notti in cui non abbiamo trovato alloggio durante il viaggio.» Lei lo fissò per qualche istante, poi scoppiò a ridere forte. «Di sicuro stai scherzando, Ewan.» «Vi sembra che mi diverta, madre?» «Nay. Hai piuttosto l'aria di un idiota che si vanta come un pavone. Ebbene, Re Robert non ti ha fatto un gran favore, figlio mio, affibbiandoti un mucchio di macerie bruciacchiate e definendole una ricompensa. È una vergogna.» Ewan sospirò. «Non mancherò di riferire la vostra opinione al sovrano la prossima volta che mi troverò in sua presenza.» «Questo posto è una catapecchia» rincarò lei, puntando il naso in aria. «Se insisti per rimanere, ci sistemeremo nei cottage. Ne ho notati alcuni ancora in piedi.» «Non manderò via gli abitanti dalle loro case.» «Adesso sei il laird.» Ansiosa, la madre gli ghermì un braccio. «Devi imporre la tua autorità, altrimenti non verrai mai obbedito né rispettato.» Ewan le diede un colpetto affettuoso sul polso. La vita era stata spietata con Moira Gilroy. Allevata per diventare una nobildonna, non aveva mai goduto dei privilegi previsti. Li 21


aveva perduti per sempre quand'era rimasta incinta di un figlio illegittimo. Scacciata dalla famiglia, disonorata e abbandonata dall'amante, aveva combattuto per mantenere se stessa ed Ewan. «Fidatevi di me, madre. So quello che faccio.» In risposta, lei sbuffò incredula. Ewan evitò di farci caso. Con un sorriso rassicurante, si girò verso gli uomini per impartire ordini, anche se dentro di sé si augurava di possedere almeno la metà della sicurezza che esibiva agli altri.

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Il segreto della lady scozzese ADRIENNE BASSO SCOZIA, 1314 - Lady Grace, un'avvenente giovane vedova, custodisce un segreto che la consuma. Il senso di colpa la spinge a oscurare la sua bellezza e rinunciare alla sua fortuna per tornare a vivere nel convento dove è cresciuta e ha studiato. Sir Ewan Gilroy, invece, è appena diventato cavaliere e ha bisogno, nell'ordine, di una dote e di una moglie per far prosperare le terre da poco ricevute. Ben presto Lady Grace si accorge che è un uomo ineguagliabile, dovrà solo trovare il coraggio di cogliere questa nuova opportunità di felicità e liberarsi del peso che la condiziona...

Vendetta e passione nel ton JOANNA SHUPE LONDRA - PARIGI, 1819 - Lady Maggie Hawkins non può dimenticare il suo debutto in società e il suo disastroso matrimonio, durante il quale è stata vittima di infedeltà e infamanti pettegolezzi. Ma ancora meno può scordare il tradimento di Simon Barrett, suo antico amore e confidente, oggi astro nascente del Parlamento, che ha creduto alle maldicenze che hanno colpito e accompagnato Maggie negli anni. Lei non si è lasciata scappare l'occasione di vendicarsi di Simon, ma quando i due si ritrovano nuovamente l'uno di fronte all'altra, i malintesi lasciano spazio all'attrazione...


Un destino d'amore per Lady Davina ADRIENNE BASSO SCOZIA, 1329 - Sir James McKenna, secondogenito del potente Brian McKenna, capisce di aver incontrato la donna del suo destino quando si innamora, ricambiato, della dolce Lady Davina. Ma i loro piani di un futuro felice vengono brutalmente interrotti da qualcuno che vuole ostacolare la felicità della fanciulla. Cinque anni dopo, i due giovani si incontrano nuovamente, James è indurito dalla guerra e dall'abbandono da parte dell'amata, ma la passione non tarda a riesplodere. È troppo tardi per ricominciare o il passato avanzerà ancora una volta delle pretese sul loro amore?

La perfetta "English rose" LENORA BELL INGHILTERRA, 1817 - Quattro giovani fanciulle scelte tra la migliore aristocrazia inglese e solo tre giorni perché una di loro diventi duchessa. James Warren, Duca di Harland, è un uomo fuori dagli schemi e ora sta cercando una sposa dalla reputazione immacolata. Passione e amore non sono contemplate. Ma come fare se il desiderio si presenta sotto mentite spoglie? Charlene fingendosi una delle nobildonne prescelte infiamma l'interesse del duca. Ma quando la passione avrà il sopravvento e i segreti verranno rivelati, entrambi dovranno fare i conti con ciò che sono e che realmente desiderano. Dal 17 agosto


I PERDUTI AMORI DEI DI SIONE Una ricerca di verità, la promessa di una travolgente passione. NON PERDERE IL QUARTO APPUNTAMENTO DELLA SERIE!

Soddisfazione, ecco cosa dovrebbe provare Dante Di Sione, visto che ha appena recuperato un prezioso paio di orecchini. Eppure c’è una strana sensazione che lo tormenta…

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Un nuovo appuntamento con la serie

~ I segreti del Cattleman’s Club ~

«Appassionante e coinvolgente.» Goodreads Reviews

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