ELLA MATTHEWS
Il segreto di Avva
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Knight's Maiden In Disguise Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2021 Ella Matthews Traduzione di Gabriella Parisi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici febbraio 2022 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2022 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1293 del 10/02/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Dedica
A Jan e Cyril
1
Caerden, Galles meridionale, 1331 William si spostò indietro sulla sella, tirando le redini e fermando Eirwen. Il suo scudiero si arrestò accanto a lui, approfittando della sosta per estrarre l'otre di pelle con l'acqua e bere un lungo sorso. «C'è qualcosa che non va in questo luogo» mormorò William. «Già» concordò James. «Quasi non ci sono donne in giro, tanto per cominciare.» Lo sguardo di William passò in rassegna il centro della piccola città. C'erano pochissime persone per strada, e quelle che c'erano sembravano avere fretta di allontanarsi da loro come formiche disturbate nel loro formicaio. «Sì, ho notato la mancanza di donne, ma è più di questo.» Si guardò di nuovo attorno. L'area adesso era in pratica deserta. «In questo posto manca qualcos'altro.» Era un'impressione che era cresciuta in lui fin da quando erano penetrati nelle ampie distese della regione di Caerden all'inizio di quella mattina. «Non vi è alcuna gioia tra la gente.» Non aveva visto ridere o 7
sorridere una singola persona, neanche una. «Sì, be', se non ci sono donne...» James sorrise e bevve un'altra sorsata d'acqua. William rise. «Suppongo che possa essere una spiegazione, ma...» Si girò sulla sella, i capelli sulla nuca si drizzarono quando si rese conto che le strade erano vuote anche dietro di loro. «È molto...» La sua voce si affievolì. Non aveva un nome per definire la sensazione inquietante che stava montando dentro di lui. «Non credete di immaginare oltre quello che vedete?» «Può essere.» Il cielo sapeva quanto fosse già teso per quella missione, senza bisogno di aggiungere un mistero all'insieme. «State rischiando parecchio con questa missione, vero, Sir William? Perderete l'opportunità di vivere nel lusso se va male qualcosa.» Di solito, William apprezzava le battute spensierate del suo scudiero, ma le prese in giro del giovane sul suo futuro stavano cominciando a spazientirlo. William non aveva tenuto segreto ai suoi compagni, i cosiddetti Cavalieri del re, e ai loro scudieri di aver fatto richiesta al re di un matrimonio combinato con una ricca ereditiera. Aveva messo ben in chiaro di non farlo per proprio guadagno personale ma per salvare dalla rovina la baronia della sua famiglia – e tutti coloro che dipendevano da essa. Lungi dal vivere nel lusso, la ricchezza gli avrebbe offerto l'attimo di respiro di cui aveva tanto bisogno, soprattutto quando si trattava di fornire una dote alle sorelle minori. Così Edoardo III aveva dichiarato che, se William avesse avuto successo con la sua missione, gli avrebbe 8
accordato ciò che richiedeva. Doveva essere un compito semplice. Tutto ciò che William e James dovevano fare era informare il Barone di Caerden che il re gli avrebbe fatto visita dieci giorni dopo e accertarsi che la sicurezza e la sistemazione fossero all'altezza di una visita reale. Non era nulla di particolare, eppure William aveva l'impressione che ci fosse qualcosa che non andava in quel posto. Era difficile comprendere se era il caso di affidarsi al suo istinto, che di solito era molto attendibile. Come James aveva ripetuto molte, troppe volte, dal successo di quella missione dipendeva parecchio. William cominciava a desiderare di non aver menzionato la sua richiesta a nessun altro oltre al re. Le battute e le insinuazioni erano ormai incessanti da settimane, e non si erano interrotte neanche quando aveva spiegato perché doveva sposarsi per denaro. Sapeva che i suoi amici erano benintenzionati, ma l'esito della richiesta interessava a William più di qualsiasi altra cosa avesse mai fatto, e non poteva permettersi che quella missione riuscisse in modo meno che perfetto. Purtroppo le allegre canzonature facevano aumentare la sua tensione. «Gli abitanti sono molto scarsi» disse a James, decidendo di ignorare la presa in giro nei suoi confronti. «E i loro vestiti...» Aveva visto mendicanti vestiti meglio di alcuni degli abitanti di quel luogo. «Può essere stato un inverno duro. Tutti sanno che il clima del Galles è diverso dal resto del mondo civilizzato. È molto umido, se ricordo bene. Forse non è il clima migliore in cui far crescere gli alimenti.» «Ho visitato altre città gallesi. La gente non ha questo aspetto.» William scosse il capo. Non serviva a 9
nulla supporre cosa c'era che non andava. Avrebbe dovuto svolgere delle indagini. Era una fortuna che indagare fosse ciò che gli piaceva. «Tieni gli occhi aperti nel caso tu veda altre cose insolite.» «Certo, Sir William, potete fidarvi di me.» Malgrado la spacconeria di James, William avrebbe affidato la propria vita allo scudiero. «Bene.» William spronò Eirwen. Era tempo di dirigersi verso il castello e di incontrare il barone che governava quello strano luogo. William entrò nel cortile del castello al piccolo galoppo, gli zoccoli di Eirwen che risuonavano nitidi sull'acciottolato, mentre James lo seguiva a breve distanza. Tirò le redini dello stallone, facendolo fermare in modo brusco proprio oltre il portale principale. Sorpreso che fossero arrivati fin lì senza essere fermati da una sentinella, si guardò intorno nello spazio ingombro, alla ricerca di una figura autorevole che potesse aiutarli a trovare la strada. Ma mentre si osservava attorno, gli abitanti del castello svanirono, scomparendo tra le ombre proiettate dalle alte mura. Un ragazzino rovesciò un secchio d'acqua, che sferragliò rumoroso sul terreno. Un'anziana birraia accorse ad aiutarlo, mantenendo l'ampia schiena rivolta verso William per tutto il tempo. «A quanto pare, ci sono donne, dopotutto» mormorò William a James. «Credo che possiate avere ragione.» Per una volta, James era serio, e questo mise in allarme William, che non era abituato a quel tono da parte del suo gioviale scudiero. «C'è qualcosa di inquietante in questo posto. Perché non ci guardano? Sembra che lo facciano di 10
proposito. È proprio come in città. È stranissimo.» Il giovane rabbrividì. «E dove sono tutte le guardie?» William aggrottò la fronte e si spostò sulla sella. Il cuoio scricchiolò sotto di lui. Aveva galoppato a lungo quel giorno e non aspirava ad altro che a rinfrescarsi e a lasciare che Eirwen riposasse un po' prima di progettare la prossima mossa. Si girò verso il compagno di viaggio. «Voglio che tu faccia qualcosa per me.» James gemette. «Dall'espressione che avete, suppongo che non sarà gradevole.» William sorrise. «Non proprio sgradevole, ma neanche rilassante come avresti forse sperato.» Le spalle di James si afflosciarono. «Intendete dire che non ci saranno un letto morbido e una donna disponibile per me questa notte.» William rise. «Non questa notte, temo. Vorrei che trovassi un luogo in cui accamparti fuori dalla città. Voglio che tu osservi ciò che accade. Vedi se riesci a individuare dove si trovano i soldati che mancano. È possibile che siano nei dintorni in una missione di addestramento, ma ritengo che non possiamo permetterci di trascurare nessun dettaglio. Non quando stiamo facendo piani per la visita del re. Il castello deve essere sicuro a tutti i costi. Ci incontreremo domattina all'alba per discutere di ciò che abbiamo scoperto.» «Proprio come temevo, un incarico sgradevole.» James scoccò un'occhiata alla facciata del castello. «Anche se, sotto sotto, potrebbe essere una benedizione. Questo non pare il più ospitale dei luoghi e le persone sembrano piuttosto ostili.» William dovette concordare. Il castello sprigionava un'evidente aria di trascuratezza come se non fosse 11
stato gestito in modo opportuno da un po' di tempo. Non solo, non c'era stata una sola persona che avesse dato un piccolo segno di accoglienza. «A domani, allora» disse James, facendo fare dietrofront al cavallo e scomparendo al di là del cancello prima che William avesse l'opportunità di salutarlo. Dalla sinistra di William giunse un debole nitrito. Eirwen scosse la testa e sbuffò in risposta. William lo accarezzò facendogli scorrere la mano sul collo. «Sembra che abbiamo trovato almeno il posto per te.» Con un agile movimento delle lunghe gambe smontò di sella e raccolse le redini di Eirwen, aspettandosi ancora che una guardia lo fermasse. Non lo fece nessuno. A giudicare dallo stato disordinato del cortile, William non nutriva grandi speranze nelle stalle, ma aveva bisogno di un luogo in cui lasciare il cavallo mentre andava in giro a svolgere il proprio compito ed Eirwen aveva visto cose peggiori del foraggio ammuffito. Sarebbe sopravvissuto per qualche giorno in condizioni non ottimali. Le stalle sembravano essere a sinistra rispetto al cancello. Le assicelle di legno del rivestimento penzolavano e avevano bisogno di essere sostituite piuttosto che fissate al loro posto. William si chiese per un attimo se lui e James avrebbero potuto migliorare l'aspetto del cortile nei dieci giorni che avevano a disposizione, ma decise che era improbabile. A giudicare dall'esterno del castello, senza dubbio avrebbero avuto tantissimo da fare all'interno. Il re non si sarebbe aspettato una sistemazione meno che lussuosa. William deglutì. Se non fosse riuscito a soddisfare le esigenze 12
del sovrano, questi l'avrebbe considerata una sua responsabilità? A ogni modo, aumentare il numero di guardie presenti avrebbe dovuto essere una priorità rispetto alla comodità. Se il re fosse stato sorpreso nel castello senza un'adeguata protezione, i risultati avrebbero potuto essere fatali. Tutto ciò che William progettava da anni dipendeva dalla sua capacità di assicurarsi che quella missione andasse a buon fine. Non poteva permettersi di fallire. Sospirò. A quanto pareva, non avrebbe riposato molto nei giorni a venire. Fece una pausa all'ingresso delle stalle, sbattendo le palpebre alcune volte mentre gli occhi si abituavano alla penombra. L'odore dolce di paglia fresca lo colpì mentre entrava. Mentre gli occhi si abituavano al cambiamento di luce, notò il pavimento ben spazzato e gli utensili allineati in modo ordinato contro il muro. Laddove il cortile era disseminato di cataste di fieno marcio, l'interno delle stalle appariva ordinato come un presidio militare. Non c'erano neanche tanti cavalli quanti si sarebbe aspettato. Forse le guardie – ovunque fossero – erano andate a cavalcare. Nell'angolo più distante, William riuscì a distinguere un'ombra, che ripuliva uno degli stalli dal letame. «Salve» lo salutò. Il ragazzo si immobilizzò, le braccia tese, la ramazza ben stretta tra le mani. William fece una piccola pausa e poi si schiarì la gola quando fu evidente che il ragazzo non si sarebbe mosso. «Mi dispiace, non avevo intenzione di spaventarvi. Sono Sir William Devereux e sto facendo visita al Barone di Caerden. Eirwen ha bisogno di una strigliata e di un po' di cibo.» 13
Il garzone posò piano la scopa contro il muro e si girò. Era impossibile distinguere i lineamenti nell'oscurità, ma dalla corporatura snella William suppose che avesse al massimo diciannove o vent'anni. Sentì un debole sospiro e poi: «Certo, signore. La vostra cavalcatura sarà al sicuro con me, signore». La voce del giovane era delicata e gentile, una buona cadenza per i cavalli difficili. William attese che si facesse avanti per prendere le redini di Eirwen, ma il ragazzo rimase fermo, mantenendosi tra le ombre. William scrollò le spalle. Aveva altre cose di cui preoccuparsi che non dello strano comportamento dello stalliere. Era conforme a quello degli altri abitanti di quello strano posto. Purché il giovane facesse il suo lavoro, lui sarebbe stato contento. «Resterò per alcuni giorni.» Non vi fu alcuna risposta. Il ragazzo sembrava inchiodato sul posto, incapace di muoversi verso William e il suo cavallo. Il giovane poteva essere un po' strano, ma le stalle erano in ottime condizioni e i cavalli rimasti sembravano essere in salute. Perlomeno Eirwen sarebbe stato in mani competenti. Alcune persone erano più brave con gli animali che con gli umani e, se il comportamento degli altri abitanti del castello era qualcosa su cui basarsi, quel giovane non era affatto diverso. «Lascerò Eirwen qui.» «Sì, signore» rispose senza muoversi. William annuì e fece scorrere la mano sul collo di Eirwen, dandogli lievi pacche prima di girarsi per andare via. Tutta la forza della luce del sole lo colpì sul viso appena ritornò fuori nel cortile. Sarebbe stata una 14
giornata calda. Strattonò la fibbia del mantello. Lo aveva indossato per proteggersi dal fresco della mattinata primaverile, ma stava diventando soffocante. Se lo tolse e guardò verso il basso. Il suo corpo era protetto dall'armatura e il metallo scintillò al sole. Rifletté se rimuoverne una parte, ma decise che non avrebbe nuociuto se avesse tenuto con sé le armi. Se il suo istinto su quel luogo era corretto, era possibile che ne avrebbe avuto bisogno a un certo punto; inoltre, non sembrava un male che la gente vedesse la complessità delle armi che indossava. Lo avrebbero preso sul serio. Si girò, intenzionato a mettere via il mantello nella borsa da sella attaccata a Eirwen. Ma dopo che ebbe fatto un passo oltre la soglia, si fermò di colpo. Lo stalliere si era allontanato dalla sua posizione accanto al muro ed era nella chiazza di sole proiettata dalla porta aperta. Stava fissando in alto verso Eirwen. I capelli scuri si arricciavano alla base del collo snello. Per un attimo il mondo si capovolse, mentre William contemplava l'illusione della donna più bella che avesse mai visto. Il suo cuore cominciò a battere a un ritmo doloroso. Doveva aver fatto qualche genere di suono, perché il giovane si volse verso di lui. Due occhi azzurri, della tonalità di un cielo estivo, incontrarono quelli di William. Il respiro gli abbandonò i polmoni così in fretta che dovette allungare una mano e afferrarsi a un palo, il cui legno grezzo gli si conficcò nel palmo. Gli occhi del ragazzo lampeggiarono di un'emozione che William non riuscì a decifrare, le labbra si dischiusero leggermente. E William fu sopraffatto dall'impulso di colmare lo spazio tra loro e catturare quella bocca morbida. 15
La stretta di William sul mantello si serrò mentre il suo corpo si irrigidiva. «Chi siete?» William deglutì. La sua voce aveva uno strano suono strozzato. «Io...» Il giovane si schiarì la gola e raddrizzò le spalle. «Sono Aven Carpenter, signore. La maggior parte della gente qui mi chiama Ave.» Aven, un nome da uomo. Era evidente che davanti a lui non ci fosse una donna. Le donne non lavoravano nelle stalle, soprattutto quelle belle. Venivano costrette a sposarsi non appena emergeva un accenno della loro bellezza. Fece un passo indietro, deglutendo a vuoto. Aveva sentito parlare di uomini attratti da altri uomini, ma a lui non era mai accaduto. Non aveva mai provato una simile attrazione istantanea neanche per una donna. Le sue relazioni erano piene di risate, tuttalpiù un piacere pomeridiano. Non era mai stato divorato da un fuoco impetuoso come quello che ora ardeva dentro di lui. Gli ci vollero tutti gli anni di addestramento alla disciplina per non rientrare nelle stalle e attrarre a sé il corpo di Aven, affondare le dita nei suoi morbidi capelli e assaporare quelle labbra morbide. Scosse il capo. Era un uomo logico, quasi all'eccesso, come avrebbero detto alcuni dei suoi amici. Non si faceva mai distrarre e senza dubbio non poteva permettersi di farlo in quel preciso momento. Doveva solo ricordarsi quanto dipendeva dalle sue azioni dei giorni successivi. Inspirò a fondo, riguadagnando il controllo del proprio corpo. Fece un cenno col capo ad Aven, quasi inciampando nei propri piedi mentre si costringeva ad allontanarsi dalla soglia delle stalle. Non aveva mai sperimentato un desiderio simile, così travolgente da 16
indurlo quasi a dimenticare ogni altra cosa per il contatto di pelle contro pelle. «Eirwen ama l'avena» aggiunse con voce roca. Aven lo stava fissando, uno sguardo interrogativo negli occhi. Il calore imporporò il viso di William, quando si rese conto che stava comportandosi come uno sciocco. Quella missione stava già minando la sua salute mentale, ed era cominciata solo da pochi giorni. Senza un'altra parola, girò sui tacchi, tenendo ancora stretto in mano il mantello, e ritornò alla luce del sole. Avva si afflosciò contro la massa solida di Eirwen. Cosa diamine le era appena accaduto? Quell'uomo... doveva essere un nobile, a giudicare dal taglio dei suoi vestiti, forse persino un cavaliere, in base al numero di armi che aveva addosso, ma non era affatto come i normali visitatori di Caerden, che erano rozzi e bruschi e trattavano lei, e il resto degli abitanti del castello, come spazzatura. Era l'uomo più bello che avesse mai visto. Le larghe spalle avevano quasi riempito il vano dell'ingresso delle stalle e quegli occhi... erano di un castano ricco, profondo, e nell'attimo in cui si erano fissati su di lei, il suo intero corpo aveva acquisito una nuova consapevolezza. Era come se ci fosse stata qualche forza invisibile che l'attirava verso di lui, e aveva dovuto trattenersi dall'attraversare la stalla per andargli incontro. Una cosa del genere non le era di certo mai accaduta. Era stato come se il suo sguardo penetrante avesse visto la vera lei e non l'uomo che fingeva di essere. Quasi come se... la desiderasse, ma non nel modo 17
grezzo e volgare con cui gli altri nobili esprimevano alle donne il loro interesse, prendendosi ciò che volevano e al diavolo le conseguenze. Sembrava che lui si fosse sentito impacciato dalla sua presenza, ma così non poteva essere, senza dubbio. Si stava spacciando per un uomo e nessuno lo aveva messo in dubbio fin dal primo istante in cui aveva iniziato a farlo, da più di un anno ormai. Non poteva considerarla seducente, altrimenti avrebbe ricevuto attenzioni sgradite già prima. Eppure in quel breve attimo fuggevole, il suo sguardo incandescente l'aveva fatta sentire così. Quando l'aveva guardata con quegli occhi castano scuro, Avva era stata incapace di muovere un muscolo, il cuore che le martellava in gola come se avesse corso attorno alle mura del castello. Scosse il capo. Non era una buona cosa pensare a qualcuno come lui. I suoi abiti lo contraddistinguevano come nobile, e nulla di buono era mai venuto da uno di loro. Lei ne era la prova vivente. Avva era il risultato di quanto era accaduto quando un nobile si era infatuato di sua madre, per poi abbandonarla quando gli era venuta a noia. Le bastava chiudere gli occhi solo un attimo e centinaia di altre immagini le venivano alla mente; scene di bevute sfrenate e crudeltà immotivate da parte di uomini della sua stregua. Non dirette verso di lei – Avva aveva avuto i fratelli che la nascondevano – però aveva visto le conseguenze dopo che i nobili avevano visitato Caerden su invito del barone. Aveva visto donne che non si erano nascoste abbastanza in fretta e aveva saputo che qualunque cosa fosse accaduta loro durante la visita le aveva segnate in modo indelebile. Adesso gli abitanti sapevano di doversi na18
scondere, assicurandosi che le loro donne non fossero in giro, camuffandole in modo che risultassero orribili o mandandole via non appena arrivavano all'età giusta. Era un gioco pericoloso, con conseguenze che avrebbero sconvolto la loro vita se lo avessero perso. La sua decisione di vivere come un uomo le aveva dato una certa sicurezza, fino a quel momento. Come la maggior parte delle donne in città, era pronta a fuggire via se le cose fossero diventate difficili. Avrebbe dovuto stare in guardia e vedere che cosa avrebbe fatto quel nuovo arrivato, perché l'ultima cosa che desiderava erano guai. L'intera città viveva sul filo del rasoio, aspettando che altri colpi venissero inferti da un momento all'altro da Caerden e dalla sua cerchia crudele. Avrebbero voluto sapere del forestiero e dei motivi per cui si trovava lì. Le avrebbero fatto domande, sapendo che si occupava del suo cavallo. In effetti, non c'era molto che avrebbe potuto dire loro. Lui le era sembrato cortese, ma solo perché uno di loro aveva buone maniere ciò non significava che non si sarebbe rivelato proprio come tutti gli altri nobiluomini che aveva avuto la sfortuna di incontrare in quella città. E senza dubbio non avrebbe menzionato a nessuno la reazione viscerale che aveva provato di fronte al suo sguardo intenso. Si girò verso Eirwen. Quello stallone era un esemplare molto bello, di un castano scuro che si abbinava agli occhi del padrone. No, non doveva pensare così. Lei non pensava mai così. Non poteva permetterselo. Fin da quando suo fratello gemello, Aven, conosciuto dai suoi amici come Ave, era morto per un'infezione quindici mesi prima, Avva aveva vissuto come 19
un uomo. In una città come quella era più sicuro assumere un'identità maschile che vivere come una donna priva di protezione. Lei e suo fratello erano stati piuttosto somiglianti, perciò era stato facile nasconderlo, e poi gli abitanti del castello non le riservavano certo una seconda occhiata. Tutti mantenevano il capo basso e tiravano dritto per la loro strada. Era più facile proteggersi a quel modo. «Sembra proprio che il tuo padrone si prenda buona cura di te» disse a Eirwen mentre gli accarezzava il lungo muso. «Ma non ho mai conosciuto un nobile o un cavaliere che abbia attraversato questa porta che fosse degno di fiducia. Potrà avere un bel viso, ma temo che non sia abbastanza per indurmi a fare qualcosa di avventato.» Eirwen sbuffò e Avva lo considerò un segno di approvazione. Il cavallo premette con il muso contro il suo palmo. «Scusa, ragazzo. Scommetto che sarai affamato. Leviamo questa sella.» Avva slacciò le borse da sella e fece per portarle verso la porta. Nel farlo, colse un odore virile, un intenso sentore di bosco, e il cuore cominciò a batterle forte. Lasciò cadere le sacche per terra, sconvolta dalla propria strana reazione. Cosa diamine le stava accadendo? Con la punta del piede le spinse al limite della stalla e si occupò delle necessità del cavallo. Quando il padrone di Eirwen fosse andato a prenderlo, Avva si sarebbe assicurata di non essere nei dintorni. Non aveva bisogno di ulteriori complicazioni nella sua vita.
20
Il ritorno della duchessa JENNI FLETCHER INGHILTERRA, 1807 - In fuga dal giorno delle nozze, Beatrix si nasconde a Bath, lavorando in un negozio di biscotti. Quando chiede il divorzio al marito, il famigerato Duca di Howden...
Il segreto di Avva ELLA MATTHEWS GALLES, 1331 - Per non cadere vittima del Barone di Caerden e dei suoi nobili ospiti, Avva cela la propria femminilità sotto abiti maschili. La messinscena, però, si complica con...
La rivale di Lord Tresham BRONWYN SCOTT LONDRA, 1853 - Scambiare un bacio bollente con Anne Peverett a un ballo non rientra nei comportamenti abituali del dottor Ferris Tresham. Ma l'attrazione per lei riesce a...
Due sorelle per un visconte CAROL ARENS INGHILTERRA, 1891 - Anna Liese non può permettere che la matrigna dia in sposa l'odiosa sorellastra a Peter Penneyjons, il suo amico d'infanzia, il suo primo e unico amore!
Il banchiere americano LAURI ROBINSON NEW YORK, 1912 - Bridget sopravvive al naufragio del Titanic e salva la piccola Elsie. Giunta a New York, l'affascinante zio della bambina le propone di restare con loro per...
Oltre lo sguardo del conte MARGUERITE KAYE GRECIA-INGHILTERRA, 1862 - Dominic scopre di avere ereditato l'odiato titolo di Conte di Bannatyne. Prudence, che si occupa della residenza di famiglia, saprà insegnargli a...
La baronessa esploratrice JULIA JUSTISS LONDRA, 1834 - Gregory Lattimar, futuro barone, si innamora di Charis Dunnfield, che gestisce un'attività d'antiquariato e quindi è tutto ciò che lui dovrebbe evitare per il ton!
La sposa in premio JENNI FLETCHER BRITANNIA, 197 d.C. - Vinta al gioco dal centurione Marius Varro, Livia Valeria è costretta a scegliere se difendere il suo popolo o sostenere il marito di cui si sta innamorando. Dal 3 marzo