Il sogno proibito di elise

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979 - Nel castello del Lupo - M. Moore 980 - Gli eredi perduti di Pembrook: Rafe L. Heath 981 - Una seconda opportunitĂ - J. Justiss 982 - La rosa e la spada - B. Joyce 983 - Intrighi d'autunno - A. Gracie 984 - Un campione per Lady Matilda - M. Fuller 985 - Innocente seduzione - S. Bennett 986 - Il segreto del soldato - M. Kaye 987 - Il Diavolo di Jedburgh - C. Robyns 988 - Il ritorno del libertino - J. Justiss 989 - Il ricatto del marchese - C. Merrill 990 - Il profumo della passione - S. Bennett 991 - La Signora di Dunborough - M. Moore 992 - I segreti di Sugarland - B. Scott 993 - Le tentazioni del duca - S. Bennett 994 - Il riscatto di un gentiluomo - M. McPhee 995 - Giustizia per il guerriero - D. Lynn 996 - Nozze d'inverno - A. Gracie 997 - Due sconosciuti all'altare - M. Kaye 998 - Segreti scandalosi - H. Dickson 999 - Il sogno proibito di Elise Chantier C. Townend


CAROL TOWNEND

Il sogno proibito di Elise Chantier


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Lord Gawain's Forbidden Mistress Harlequin Historical © 2015 Carol Townend Traduzione di Anna Polo Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici dicembre 2015 Questo volume è stato stampato nel novembre 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 999 del 22/12/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Un accampamento alle porte di Troyes nella contea di Champagne, agosto 1174 Troyes sembrava sul punto di scoppiare. La Fiera d'Estate era al culmine e locande e pensioni erano piene di mercanti e massaie. Acrobati e cantanti si disputavano i posti migliori nelle piazze, mercenari e tagliaborse giravano per le strade strette in cerca di facili guadagni. Era arrivata cosĂŹ tanta gente che in un prato al di fuori delle mura cittadine era stato allestito un accampamento temporaneo. Era conosciuto come CittĂ dei Forestieri; file su file di tende polverose riempivano ogni angolo del campo. Una tenda si distingueva dal resto dell'accampamento; era piĂš grande delle altre, assomigliava piĂš a un padiglione, e la tela color porpora era decorata da stelle d'argento. All'interno del padiglione, Elise era seduta su uno sgabello accanto alla culla di Pearl e agitava piano un panno davanti al visetto della figlia. Era mezzo5


giorno e faceva un caldo insolito perfino per agosto. Scosse le spalle. Il vestito le aderiva al corpo e le pareva di essere rimasta seduta per ore. Per fortuna gli occhi di Pearl stavano finalmente chiudendosi. Un suono di voci all'esterno la spinse a volgere lo sguardo verso l'entrata. André era tornato; lo sentiva parlare con Vivienne, che stava allattando il piccolo Bruno all'ombra della tenda. Elise attese, continuando ad agitare il panno per rinfrescare la figlia. Se c'erano novità le avrebbe apprese presto. E in effetti, un attimo dopo André entrò nel padiglione. «Elise, ce l'ho fatta!» annunciò con gli occhi che brillavano, posando il liuto sul suo giaciglio. «Blanchefleur le Fay canterà al palazzo del Conte Enrico la sera del Banchetto del Raccolto!» «Al palazzo? Così in fretta!» Elise si morse il labbro. «Spero di essere pronta.» «Ma certo che sei pronta. Non ti ho mai sentita cantare meglio. Il castaldo del Conte Enrico era eccitatissimo alla notizia della presenza di Blanchefleur. La corte di Champagne ti adorerà.» «Non mi esibisco da tempo. Temevo che mi avessero già dimenticata.» «Dimenticata? Blanchefleur le Fay? Impossibile. Elise, questa è un'occasione unica. La migliore per il tuo ritorno in scena.» Elise lanciò un'occhiata a Pearl. Dormiva. Ripiegò il panno che aveva usato come ventaglio e sorrise per nascondere l'inquietudine. «Sei stato bravissimo, André. Grazie.» 6


«Non sembri tanto felice» osservò l'altro. «Sei nervosa all'idea di cantare in Champagne?» «Sciocchezze» replicò Elise, sebbene André avesse in parte ragione. «Non devo deluderli, però.» «Hai paura di rivederlo.» Lei sollevò il mento. «Di chi parli?» «Del padre di Pearl, naturalmente. Non preoccuparti, Elise: Lord Gawain non è a Troyes. È partito per prendere possesso della sua eredità.» «Hai ascoltato i pettegolezzi che girano in città.» «Tu no?» Elise fece una smorfia, ma sarebbe stato inutile negarlo. Forse non avrebbe dovuto farlo, ma era impossibile per lei non ascoltare qualsiasi voce riguardasse Gawain. La sua immagine l'accompagnava sempre. Perfino in quel momento era più nitida che mai: un possente cavaliere dai capelli biondi e gli occhi scuri. «È strano pensare che sia diventato il Conte di Meaux» mormorò. «Non si aspettava di ereditare il titolo.» «Davvero?» «Tra lui e lo zio non correva buon sangue. Non so altro.» André scrollò le spalle. «Be', ora il conte è lui, dunque qualcosa deve essere cambiato.» «Pare di sì.» Elise era contenta per Gawain. Ma a essere sincera, lo era anche per se stessa. L'eredità ricevuta dal cavaliere era un colpo di fortuna anche per lei. Blanchefleur le Fay desiderava da anni cantare alla corte di Champagne e nemmeno le difficoltà della 7


sua ultima visita a Troyes avevano spento quell'aspirazione. Dopo la nascita di Pearl, Elise si era resa conto che se non voleva cadere nell'oblio Blanchefleur doveva inscenare un ritorno spettacolare; quale posto migliore del palazzo di Troyes? Avrebbe cantato davanti alla Contessa Maria, la figlia del Re di Francia! Ma prima di trovare la forza per tornare in Champagne aveva dovuto combattere con diversi fantasmi. Non avrebbe mai dimenticato che sua sorella Morwenna era morta nelle vicinanze di Troyes. Niente però poteva riportarla indietro e se lei fosse stata viva avrebbe senz'altro convenuto che la corte di Troyes era il luogo ideale per il trionfale ritorno in scena di Blanchefleur le Fay. E poi, sopra a tutto, c'erano Gawain e la paura di imbattersi in lui. Cosa gli avrebbe detto? Era il padre di sua figlia e non lo sapeva. Quando Elise aveva sentito dire che era diventato Conte di Meaux, si era detta che almeno quell'ostacolo era sparito. Gawain era lontanissimo, nell'Îlede-France, a prendere possesso della sua eredità, dunque non aveva nulla da temere. «Com'è?» chiese André. «Chi?» «Lord Gawain.» Lord Gawain. «Quando l'ho conosciuto era un semplice cavaliere e il castaldo di Raveneaux. Un guerriero impressionante, ma anche un uomo gentile e protettivo.» 8


L'anno prima Elise era rimasta sorpresa e lusingata del suo interesse per lei. La cosa era ancora più incredibile se si considerava che non aveva usato il fascino di Blanchefleur le Fay con lui, mostrandosi come una serva timida e riservata. «Eppure hai paura di lui. L'idea di rivederlo ti mette in ansia» osservò André. Elise lanciò un'occhiata a Pearl e si morse il labbro inferiore. «Non ho paura di lui. Voglio solo evitare... complicazioni.» «Complicazioni?» «André, il padre di Pearl è un conte. Non so come reagirà alla notizia di avere una figlia.» «Preferiresti che non lo scoprisse.» «Be', sì» ammise lei. «Il fatto che ora sia un conte non cambierà il suo carattere. Gawain è un uomo d'onore. Farmelo amico mi ha aiutato ad avere accesso a Raveneaux.» André aggrottò la fronte. «E Lady Isobel? Pensavo che fossi entrata a Raveneaux come sua serva.» «È vero, ma non ero sicura che l'amicizia con lei fosse sufficiente per raggiungere il mio obiettivo.» «E così ti sei tenuta Lord Gawain come riserva.» André guardò Pearl turbato. «Conoscendoti, pensavo che fosse qualcosa di più per te.» «Mi piaceva, naturalmente» precisò Elise in fretta. E in verità, Gawain le era molto più che piaciuto. Si era mostrata amichevole con lui per disperazione, ma non aveva dovuto fingere l'attrazione nei suoi confronti. La passione era divampata tra di loro senza che lei dovesse fare alcuno sforzo. «Non sono si9


cura che mi perdonerà. In fondo l'ho ingannato.» Elise si morse di nuovo il labbro. Ingannare Gawain era stata la cosa più difficile e allo stesso tempo più facile che avesse mai fatto. Si era mostrata disponibile, un atteggiamento che in genere non le veniva naturale, ma con lui era stato sorprendentemente semplice. E anche divertente. All'inizio sperava solo di scoprire com'era morta sua sorella. Prima di conoscere Gawain si era detta che quella era l'unica cosa importante, ma poi si era resa conto che non stava mentendo solo a lui, ma anche a se stessa. L'attrazione tra loro era stata forte fin da subito, sfociando poi in un rapporto passionale. Elise però non si era fidata dei propri sentimenti: era davvero possibile provare un'emozione così intensa per un uomo e in così poco tempo? «Sapere che non dovrò vederlo è un sollievo» confessò. «Soprattutto ora che è un conte. Ormai vive in un mondo diverso dal nostro, André.» «Il mondo della corte.» «Esatto. Noi possiamo anche esibirci là, ma non è il nostro ambiente. Comunque sono felice che tu abbia ottenuto un ingaggio così in fretta.» Fece una smorfia. «C'è un problema, però.» «Ossia?» «I vestiti di Blanchefleur.» Elise indicò il proprio ventre e cercò di scacciare il ricordo del padre di Pearl. «L'ultima volta che li ho provati mi stavano ancora stretti.» «Sciocchezze! Sei tornata sottile come prima.» «Sei un adulatore, ma Blanchefleur non potrebbe 10


mai esibirsi con un abito che non si allaccia del tutto. Tutti amano pensare a lei come a un'innocente e credono che abbia passato gli ultimi mesi in ritiro in convento, ricordatelo.» «Provali ancora, Elise. Sono sicuro che ti staranno benissimo. Che ne dici di comprare qualche nuovo nastro?» propose André. Elise era tesa ed eccitata. Sognava da anni di cantare alla corte di Champagne; sarebbe stata una follia rovinare la possibilità di esibirsi nel palazzo dei conti solo per un attacco di nervi. Allungò una mano e diede una stretta gentile alle dita di André. «Va bene, cercherò dei nuovi nastri. Daresti un'occhiata a Pearl mentre vado al mercato?» «Mi dispiace, ma dovrai chiederlo a Vivienne. Devo incontrare degli amici alla tenda dove servono la birra e poi andrò in città con loro.» «Non preoccuparti, va bene così.» Vivienne era la balia di Pearl. Chiederle di allattare la figlia era stata una delle decisioni più difficili che avesse mai preso, ma se voleva continuare a cantare non c'era altra scelta. L'alter ego di Elise, Blanchefleur le Fay, non poteva essere una madre con un neonato al seno. Blanchefleur teneva gli uomini a distanza e non li degnava mai di un'occhiata. Era pura, innocente e inavvicinabile. Non aveva un cuore, ma spezzava quelli altrui. Quel nome d'arte non era stato una sua scelta, ma era comparso quasi da solo, forse grazie al pendente di smalto bianco a forma di margherita che lei portava sempre. Blanchefleur era misteriosa ed esotica, 11


e la sua fama era tale che veniva accolta come una principessa nelle grandi casate del sud. Non avrebbe mai messo al mondo una figlia illegittima; piuttosto sarebbe morta. Elise aveva pensato alla possibilità di assumere un'altra identità, che le permettesse di mostrare senza problemi la sua maternità, ma Blanchefleur era così nota e richiesta che lei era riluttante ad abbandonarla. Le dame affidavano i loro figli a una balia, dunque perché non poteva farlo anche lei? Rinunciare ad allattare Pearl era stato comunque difficile; le era parso un tradimento e anche adesso, parecchie settimane dopo il parto, tutto il suo essere provava una sofferenza inaspettata. Vivienne era stata la scelta più ovvia. Si era unita alla loro compagnia quando il padre di Elise, Ronan, era ancora vivo. Non cantava e odiava esibirsi in pubblico, ma cucinava, puliva e li aiutava a fare i bagagli ogni volta che si spostavano da una città all'altra. Inoltre, fungeva da domestica di Blanchefleur. Elise, Vivienne e André avevano vissuto insieme per anni. L'inverno precedente, quando Elise si trovava in Champagne, Vivienne e André erano diventati amanti e Bruno, il loro bambino, aveva solo pochi giorni più di Pearl. Poter contare su Vivienne per allattare la figlia era una vera fortuna per Elise; senza di lei, sarebbe stato difficile mantenere se stessa e Pearl. Elise arrotolò il nastro rosso ciliegia intorno alle 12


dita, lo ripose nella piccola borsa e sorrise al venditore. «Grazie. Il colore mi piace molto.» «È di seta, mademoiselle.» «Lo vedo.» Il nastro era perfetto: abbastanza resistente per allacciare un vestito e più lungo di quello precedente. André aveva ragione riguardo alla sua figura, in effetti era tornata snella come un tempo. Il nastro rosso si sarebbe accordato benissimo con il vestito di seta argentea, il suo preferito. Elise sistemò il velo sulla spalla e si fece largo tra la folla. Nella piazza del mercato faceva molto più caldo che nella Città dei Forestieri e le file di strette case di legno intrappolavano l'aria torrida. Era come ritrovarsi in un forno e lei non vedeva l'ora di tornare all'accampamento e togliersi il velo. Avanzò tra la folla che circondava le bancarelle; aveva quasi raggiunto l'ombra sotto la Porta della Madeleine quando sentì un rumore di zoccoli. «State indietro» ammonì un uomo. «Cavalli in arrivo.» Erano due uomini. Benché non portasse la cotta di maglia, ma una tunica color crema con ricami rossi e dorati, non c'era da sbagliarsi sulla identità del primo: solo un cavaliere poteva montare con tanta sicurezza un cavallo così enorme. Era voltato e rideva a un commento dell'altro, molto probabilmente il suo scudiero. Elise si sentì mancare il fiato. Aveva i capelli biondi come Gawain e il massiccio cavallo baio aveva qualcosa di familiare. E lo scudiero... Cono13


sceva quella tunica rossa con al centro un grifone d'oro, anche se ora c'era qualcosa di diverso. Il cavaliere si girò e lei lo riconobbe con un tuffo al cuore: Gawain! Impossibile, eppure... Elise si tirò indietro e lo guardò protetta dalla gente che le stava davanti. Gawain. La sua mente lavorava frenetica. Lui non avrebbe dovuto essere a Troyes! Non si sarebbe mai sognata di tornare, se avesse saputo che si trovava in città. Cosa ci faceva là? Tutti sapevano che suo zio, il Conte di Meaux, era morto e che Gawain aveva ereditato titolo e terre. Avrebbe dovuto trovarsi nell'Île-de-France, nella sua nuova contea. La situazione poteva diventare molto imbarazzante. Quell'uomo mi ha dato una figlia e io non gliel'ho mai detto. Dio mio, cosa devo fare? Elise lo guardò varcare l'arco con lo stomaco contratto. I suoi capelli erano più chiari rispetto all'inverno precedente. Il sole li aveva schiariti. Il viso abbronzato era ancora più bello di quanto ricordasse. Il crampo allo stomaco aumentò d'intensità. Non avrebbe voluto vederlo. Doveva essere a Meaux. Come poteva Blanchefleur le Fay cantare quando Gawain era in città? Se fosse venuto al palazzo del conte l'avrebbe riconosciuta e allora sarebbero cominciate le domande. E le recriminazioni. Lui avrebbe saputo di Pearl e... Elise chiuse gli occhi per un momento. Non voleva affrontarlo e non solo perché l'anno prima ave14


va risposto in modo vago alle domande sulla sua vita di cantante, rivelandogli il meno possibile, ma perché non sapeva come avrebbe reagito, una volta appreso che Pearl era sua figlia. Avrebbe tentato di portargliela via? No, impossibile. Il nuovo Conte di Meaux e il suo scudiero si allontanarono e la folla si aprì per farli passare. Elise fissò la schiena e le ampie spalle di Gawain e si chiese se fosse il tipo d'uomo che avrebbe voluto crescere sua figlia. Se solo lo avesse conosciuto meglio... La maggior parte dei cavalieri si sarebbe volentieri lavata le mani delle responsabilità verso un figlio illegittimo. Seguì la sua testa bionda tra la calca, con il cuore che batteva come un tamburo. Un conte poteva fare quello che voleva. Gawain era a Troyes! Questo cambiava tutto. In quel momento, lui si girò e la vide. Elise si tirò indietro con il cuore in gola e pestò il piede a qualcuno. Una donna l'apostrofò irritata e lei si scusò in fretta, per poi voltarsi e imboccare incespicando Rue du Bois. La sua mente era in tumulto, ma un pensiero dominava tutti gli altri: Gawain, Conte di Meaux, era a Troyes e l'aveva vista. Con il cuore che batteva forte e la testa bassa, Elise si fece largo tra un gruppo di mercanti che chiacchieravano davanti all'ingresso di una bottega che vendeva stoffe. «Scusate. Scusate.» «Elise? Elise!» Gawain era a una ventina di iarde dietro di lei, eppure riuscì a sentire il tintinnio dei finimenti e il 15


rumore degli zoccoli in mezzo al frastuono della via, il raglio di un mulo e il verso acuto di un'anatra. Si fermò di colpo, fissando una bambina aggrappata alle gonne della madre e capì che non sarebbe riuscita a sfuggirgli. Certo, la strada era affollata e lei poteva sempre infilarsi in un vicolo, ma c'erano molti bambini e l'enorme cavallo era addestrato a farsi largo con brutalità. Qualcuno avrebbe potuto rimanere ferito. Elise trasse un respiro profondo e si girò. Aveva la mente vuota e non sapeva come salutarlo. Mio signore, che piacevole sorpresa! Mi auguro che siate in buona salute. A proposito, ho avuto una bambina. Spero tanto che abbia i vostri occhi. Cielo, non poteva dirgli una cosa simile! Non voleva parlargli di Pearl. Aveva bisogno di tempo per pensare, ma Gawain non sembrava intenzionato a concederglielo. «Elise? Elise Chantier?» Elise rimase immobile mentre lui si avvicinava, decisa a non arretrare davanti all'imponente baio. Sapeva che Gawain era in grado di controllarlo. Sollevò la testa per guardarlo. «Lord Gawain, che piacevole sorpresa!» esclamò, accennando una riverenza. Lui smontò, fece segno allo scudiero di prendere le redini e le offrì il braccio. «Facciamo due passi.» Elise piegò la testa di lato e abbozzò un sorriso. «È un ordine, mio signore?» Era più alto e robusto di quanto ricordasse. Il frastuono e i colori della strada svanirono mentre lo 16


osservava. Come aveva potuto dimenticare quei grandi occhi castani punteggiati di pagliuzze grigie, le lunghe ciglia e il naso aquilino? Un tempo adorava quel naso; le piaceva carezzarlo con un dito come preludio a un bacio. E la sua bocca... Vi posò lo sguardo e sentì il proprio sorriso spegnersi. La bocca era contratta. Gawain aveva l'aria... non proprio arrabbiata, ma stanca. Che strano. Non sembrava un uomo che aveva appena ereditato un titolo e una grande tenuta. «Camminate con me, Elise.» «Sì, mio signore.» Gawain si girò verso lo scudiero. «Ci vediamo tra mezz'ora davanti al castello, Aubin.» «Sì, mio signore.» Quando Elise gli posò la mano sul braccio, Gawain, Conte di Meaux, sospirò sollevato. La stava cercando ed era contento, fin troppo forse, di averla trovata. Si avviò in direzione della Porta di Preize. «Quando ci saremo allontanati dalle strade intorno al mercato sarà tutto più tranquillo» commentò. Elise sorrise e annuì, le guance arrossate. Faceva troppo caldo per indossare un mantello e Gawain poteva vedere il seno alzarsi e abbassarsi sotto il vestito. Aggrottò la fronte: c'era qualcosa di diverso in lei. Gli occhi e il viso erano gli stessi, eppure qualcosa era cambiato. «Non mi aspettavo di vedervi qui, mio signore. Pensavo che foste nell'Île-de-France.» «Avete saputo di mio zio.» 17


Lei annuì di nuovo e distolse lo sguardo. «Immagino che ripartirete presto.» Qualcosa nel suo tono lo irritò. «Vi farebbe piacere?» chiese Gawain accigliato. Elise divenne paonazza e lui ebbe l'impressione che si sentisse in colpa. Ma perché? L'inverno precedente si erano goduti il tempo passato insieme, su questo non c'erano dubbi. Non poteva averla fraintesa fino a quel punto. Mi sta nascondendo qualcosa. «Oh, no, mio signore» mormorò. «È bello rivedervi.» Gawain decise di non insistere. Se Elise voleva tenere per sé qualcosa era un suo diritto. In fondo non c'era un vero legame tra di loro. Si sarebbe assicurato che stesse bene e poi l'avrebbe dimenticata. Doveva pensare alla sua vita: tra poco avrebbe conosciuto la sua fidanzata, Lady Rowena de SainteColombe. «Avete trovato il nastro che cercavate?» Lei lo guardò stupita. «Siete stato al padiglione.» Elise camminava al suo fianco e Gawain non apprezzava quella distanza. Per un momento fu tentato di cingerle la vita con un braccio e attirarla a sé, ma poi si limitò a un brusco cenno d'assenso. «Un amico mi ha detto di avervi notata nella Città dei Forestieri.» Lei rimase in silenzio per un po'. «Uno dei Cavalieri della Guardia, immagino. Ho visto girare le loro pattuglie.» «Sì. Quando ho trovato la vostra tenda, la donna che vive là mi ha detto che eravate andata al merca18


to a comprare dei nastri.» Posò una mano sul suo braccio. «Come state, Elise? Va tutto bene?» «Sì, mio signore.» «Mi fa piacere sentirlo. Avete trovato il successo che cercavate nel canto?» Il colore sparì dalle sue guance. «Non... non ho cantato quanto avrei voluto.» Gawain la guardò in attesa che continuasse. Si rese conto che si parlavano come se si fossero appena conosciuti. Un vasaio li superò tirando un asino carico di recipienti; non avrebbe mai indovinato che erano stati amanti. Elise non gli aveva risposto in modo esauriente. Gawain si chinò su di lei e il suo profumo – un misto di muschio, ambra grigia e un caldo aroma di donna – lo colpì come un pugno nello stomaco. Trattenne a fatica un gemito. Elise. Lei era stata una compagna di letto perfetta. «Ve ne siete andata senza una parola» proruppe prima di riuscire a fermarsi. Lei lo fissò con i grandi occhi scuri. Era sempre stata indecifrabile, tranne a letto. Era una perla rara e non solo come amante; conosceva anche le erbe da prendere per evitare il concepimento. Sì, un vero gioiello. La donna che lo fissava in quel momento però era impenetrabile. «Dovevo andarmene.» Sollevò le spalle esili. «Il mio tempo in Champagne era finito.» «Perché avevate saputo tutto quello che volevate su vostra sorella?» «Sì, mio signore. Una volta capito che la morte di Morwenna era stata un incidente, non c'era più mo19


tivo di rimanere.» Sorrise. «Dovevo tornare a cantare. E i miei amici mi aspettavano; la mia vita è con loro.» «Dunque non avevate motivo di rimanere.» Lei non batté ciglio. «Mio signore... cosa volete dire?» Gawain le afferrò il polso sottile e la trascinò sotto le grondaie di una casa. Sentiva una strana stretta al petto; non sapeva spiegarsela, ma sospettava che avesse a che fare con Elise. «Non c'era niente di duraturo tra di noi» borbottò. «Gawain, perché mi guardate così?» «Che Dio mi perdoni.» Le cinse la vita, attirandola a sé e la sua tensione si allentò. Ecco, così andava meglio. Le prese il mento e le sollevò il viso; ora la sua bocca era vicinissima. Aspirò la sua sottile fragranza di muschio e ambra grigia. Ancora meglio. Aveva lo stesso sapore dolce come il miele dell'inverno precedente? Puntò lo sguardo sulle sue labbra. «Gawain?» Le sfiorò la bocca con un bacio delicato. Non c'era niente tra loro, eppure l'inverno precedente non aveva voluto che se ne andasse. Fino a quel momento non si era reso conto di quanto gli fosse mancata, né di quanto avesse apprezzato il tempo passato insieme. «Elise» mugolò, tirandosi indietro per riprendere fiato. Aveva lo stesso sapore dolce e incantevole che ricordava. Poi tornò a baciarla, questa volta con avido ardore. Lei era più morbida, più femminile 20


dell'inverno precedente, una differenza che gli piaceva. Quando le loro lingue si toccarono, un fremito eccitato lo scosse. Succedeva sempre così con Elise: era come se fosse fatta per lui. Seguì con la mano la curva delle natiche e sollevò la testa con una certa riluttanza. «Mon Dieu, Elise, non ci eravamo fatti promesse, lo so, ma siete partita senza neanche salutarmi. Ero preoccupato per voi.» Elise era senza fiato e Gawain notò compiaciuto il suo rossore. Dunque non era indifferente. Non voleva pensare che per lei fosse stato facile andarsene in quel modo. «Io... io... mi dispiace, mio signore.» Si tirò indietro e passò le dita sulla bocca ancora arrossata per i baci. «Era... un bacio d'addio?» Gawain la lasciò andare controvoglia. Quella donna lo metteva davvero a dura prova. Era stato così fin dall'inizio. Timida e silenziosa, lo confondeva senza il minimo sforzo. Avrebbe voluto continuare a baciarla, pur sapendo che non era giusto. Ora la desiderava ancora di più, il che era impossibile. Doveva pensare al suo futuro, all'imminente matrimonio con Lady Rowena de Sainte-Colombe. Era difficile pensare a una fidanzata sconosciuta, però, quando Elise lo fissava con quegli occhi scuri, indecifrabili e affascinanti. Gawain appoggiò il fianco all'angolo della casa. «Potete chiamarlo così, se volete. Io sono venuto a cercarvi perché avevo bisogno di sapere che stavate bene. La donna con cui vivete...» 21


«Vivienne. È una buona amica.» «La conoscete da molto? Canta anche lei?» «La conosco da un po' di tempo e no, non canta.» «E suo marito? È un brav'uomo?» «Vivienne non è sposata.» Gawain avvertì una morsa allo stomaco. «Mi state dicendo che voi e Vivienne vivete senza alcuna protezione in una tenda della Città dei Forestieri?» «Certo che no. André vive con noi.» «E chi diavolo è André?» «L'amante di Vivienne.» «Il padre dei gemelli?» «Gemelli?» Per un attimo Elise rimase allibita, poi gli rivolse un sorriso luminoso. «Ah, sì, certo. I gemelli.» «André è un brav'uomo?» chiese ancora Gawain. Era la sua immaginazione, o il sorriso di Elise era un po' troppo radioso? E perché evitava il suo sguardo? «Parlatemi di lui.» Il suo viso si addolcì. «Gli sono molto affezionata.» «È un cantante?» «No, André suona il liuto. Ci esibiamo insieme.» Gawain trattenne a fatica un sospiro. Le risposte di Elise erano succinte ed evasive e il modo in cui viveva non gli pareva affatto rassicurante. Le sue ambizioni riguardo al canto l'avevano coinvolta in cattive compagnie? Vivienne gli era sembrata una donna a posto, ma voleva conoscere André prima di sentirsi tranquillo all'idea che Elise vivesse con quell'uomo, la sua amante e i loro bam22


bini. E se anche André fosse stato onesto, era in grado di difendere Elise in caso di difficoltà? Tra i suoi amici non c'erano suonatori di liuto. Se qualcuno avesse tentato di derubarli, o peggio, André sarebbe stato abbastanza forte da proteggerla? E anche in questo caso, probabilmente prima avrebbe pensato alla sua donna e ai figli. Poteva occuparsi anche di Elise? Doveva conoscere quell'uomo per esserne sicuro. Elise voleva realizzare le sue ambizioni di cantante, ma aveva bisogno di un uomo forte al suo fianco. «Dunque siete contenta della vostra vita?» «Sì. Cantare mi riempie di soddisfazioni.» «Mi fa piacere.» Gawain si staccò dall'angolo della casa. «State tornando all'accampamento?» «Sì.» «Lasciate che vi accompagni.» Con un po' di fortuna al loro arrivo al padiglione avrebbero trovato anche André e lui avrebbe potuto farsi un'idea di persona. Si capivano molte cose guardando un uomo negli occhi. Elise si tirò indietro di scatto. «Mio signore, posso cavarmela anche senza la vostra scorta.» Lo guardava inorridita. Com'era possibile, quando si erano appena baciati con tanto ardore? «Elise, cosa c'è che non va?» «Niente, mio signore. Non ho bisogno della vostra assistenza per tornare al padiglione.» Gawain sentì una stretta al cuore. Stava cercando di sbarazzarsi di lui. Perché? Cosa gli nascondeva? Durante un incontro recente alla Taverna del 23


Cinghiale Nero, Raphael, Capitano dei Cavalieri della Guardia e amico di Gawain, aveva accennato alla preoccupante presenza di una banda di falsari a Troyes. Raphael era convinto che i malfattori si nascondessero nella CittĂ dei Forestieri. Gawain non poteva credere che Elise li conoscesse, ma in fondo tutto era possibile. Si stava comportando in modo strano e lui voleva scoprirne il motivo. ÂŤElise, vengo con voi.Âť

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Il sogno proibito di Elise Chantier CAROL TOWNEND

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