SHARON KENDRICK
Il sussurro del deserto
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Sheikh's Christmas Conquest Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2015 Sharon Kendrick Traduzione di Carla Barbara Maria Ferrario Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony novembre 2017 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2017 da CPI, Barcelona COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3222 dello 03/11/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
1 Quando il campanello trillò, Livvy stava appendendo il vischio, legato con un nastro rosso. L'improvviso squillo la fece sussultare, perché la neve caduta abbondantemente aveva reso il mondo esterno silenzioso e poi non aspettava nessuno. Vattene via, chiunque tu sia, pensò mentre alcune bacche bianche cadevano a terra, rimbalzando come palline da ping pong. Invece il campanello suonò un'altra volta, e con insistenza. Chiunque fosse là fuori, teneva il dito premuto sul pulsante. Livvy avrebbe voluto far scomparire quel visitatore indesiderato, perché aveva ancora molto da fare prima dell'arrivo degli ospiti e la nevicata aveva impedito a Stella, la sua collaboratrice part-time, di raggiungerla. Impossibile gestire un'impresa di successo e comportarsi rigidamente, il cliente ha sempre ragione, anche se mancano solo quattro giorni a Natale e non ho posti liberi. Scese dalla scala e andò ad aprire, ma la sua irritazione svanì non appena spalancò la porta. Non si aspettava di trovarsi davanti quell'uomo, uno sconosciuto che però riconosceva, anche se ci volle qualche istante per metterlo a fuoco. Era famoso nel mondo delle corse dei cavalli che lei aveva frequentato per anni. Un tipo assolutamente indimenticabile: occhi 5
scuri e brillanti come ambra nera, carnagione olivastra e lineamenti da falco. Il corpo poi rivelava il suo impegno in palestra... insomma, era un uomo che attirava una seconda occhiata e anche una terza. Non era però l'aspetto né l'innegabile carisma a suscitare l'incredulità di Livvy, ma l'elevato stato sociale del suo ospite. L'uomo che le stava davanti e la studiava senza l'ombra di un sorriso era lo sceicco Saladin Al Mektala, re dello Jazratan. Uno sceicco in carne e ossa sulla soglia di casa... Si domandò se per ricevere uno degli uomini più ricchi della terra fosse necessario seguire un protocollo, considerata anche la sua condizione reale. Un tempo si sarebbe lasciata intimidire dalla sua reputazione e dalla sua presenza, ma quel tempo era finito. Negli ultimi anni era stata costretta a crescere in fretta e l'esperienza l'aveva resa forte. Ormai viveva una vita indipendente di cui andava fiera, anche se in quel periodo le pareva di doversi tenere stretta quell'indipendenza con le unghie e con i denti. «Non le ha mai detto nessuno» cominciò, la testa inclinata da un lato, «che dopo aver suonato il campanello la prima volta è buona educazione attendere e non assordare le persone continuando a insistere?» Saladin inarcò le sopracciglia, sorpreso da quell'atteggiamento risoluto. Era un'accoglienza davvero insolita, persino in Inghilterra, dove il protocollo era meno rigido di quanto fosse nel suo regno. In ogni caso la sua sola presenza determinava atteggiamenti deferenti e, per quanto si lamentasse del fatto che le persone con lui non si comportavano mai in modo normale, quando quella deferenza era assente gli mancava. Lui socchiuse gli occhi e si soffermò a studiarla. «Sa chi sono?» Livvy scoppiò a ridere e i capelli, raccolti a coda di 6
cavallo, ondeggiarono. «Credevo che questa fosse la tipica domanda che le celebrità di serie B fanno quando cercano di entrare in qualche locale di basso livello.» Saladin provò un moto di irritazione e qualcos'altro, difficile da definire. Gli era stato anticipato che Livvy avrebbe potuto creare problemi, che sapeva essere testarda e pungente, ma di solito quelle caratteristiche si ammorbidivano nello scontro con la sua personalità e la considerazione della sua posizione sociale. E, ovviamente, per l'effetto che la sua presenza aveva sul genere femminile. L'istinto lo avrebbe spinto a replicare in modo secco per rimetterla al suo posto, se non che Livvy Miller possedeva qualcosa che lui desiderava ardentemente, perciò fu costretto ad assumere un tono ragionevole, cosa che non gli veniva per niente facile. «Era una semplice domanda. Sono Saladin Al Mektala.» «Lo so.» «E i miei uffici hanno tentato più volte di mettersi in contatto con lei. Più volte» sottolineò. Lei sorrise, ma non gli sfuggì che il sorriso non raggiungeva gli occhi. «So anche questo» replicò. «Infatti nell'ultima settimana sono stata bombardata da e-mail e telefonate. Praticamente non potevo accendere il computer senza che nella mia casella di posta comparisse la scritta: nuovo messaggio da palace@jazratan.com.» «E invece li ha ignorati.» «Ne avevo il diritto, no?» Si appoggiò allo stipite. Aveva occhi molto particolari, velati da ciglia folte. «Ho dato sempre la stessa risposta: non sono interessata all'offerta. E non ho cambiato idea.» Saladin faticava a non lasciar trapelare la crescente irritazione. «Non sa neppure che cosa avessero intenzione di chiederle.» 7
«So che aveva a che fare con i cavalli e mi è bastato.» Si raddrizzò in tutta la sua altezza, ma Saladin la sovrastava ancora di molto, al punto che lui pensò che avrebbe potuto sollevarla con una mano sola. Quando aveva saputo della capacità di Livvy di trattare cavalli anche grossi e volubili non poteva immaginare che fosse tanto minuta. «Non ho più niente a che fare con i cavalli» continuò lei in tono definitivo. Distogliendo lo sguardo dalla sua figura armoniosa, Saladin la fissò negli occhi dello stesso colore ambrato del miele. «E perché no?» Lei sospirò, impaziente, ma nel suo sguardo era passata un'ombra che non sfuggì a Saladin, che si ripromise di approfondire l'argomento. «Non la riguarda» gli rispose, sollevando il mento con aria di sfida. «Non sono tenuta a dare spiegazioni per la mia decisione, specialmente a qualcuno arrivato a casa mia senza preavviso in uno dei periodi più indaffarati dell'anno.» Saladin provò un brivido di calore, e di sfida. Non era abituato a incontrare resistenza né a essere sfidato. Nel suo mondo otteneva sempre ciò che voleva, gli bastava schioccare le dita o lanciare un'occhiata severa per garantire che ogni suo desiderio fosse esaudito. Incontrare resistenza era un'esperienza quasi sconosciuta, soprattutto per quanto riguardava le donne, che di solito lo assecondavano volentieri. Reagì con rinnovata determinazione, mista a un fremito di eccitazione sessuale. Ne fu sorpreso, perché se Olivia Miller possedeva a detta di tutti un tocco magico con i cavalli, non si poteva dire che fosse sexy o provocante. Saladin incurvò le labbra. Olivia era una di quelle donne-maschiaccio, genere che lui non apprezzava. 8
Aveva capelli castani con una sfumatura rosso tiziano, che portava raccolti in una coda di cavallo e sul suo viso colorato di lentiggini non c'era la minima traccia di trucco. E i jeans non aderivano al suo fondoschiena come una seconda pelle. Il che rendeva ancora più difficile capire che cosa suscitasse l'attrazione che provava per lei. Perché dovrei sentirmi attratto da una donna che fa di tutto per nascondere la propria femminilità? «Sa che il suo atteggiamento potrebbe essere definito insolente?» le domandò a voce bassa. «E che non è prudente rispondere in questo modo al re dello Jazratan?» Di nuovo lei sollevò il mento con aria di sfida. Non si rende conto che con il viso inclinato in quel modo pare mi stia invitando a baciarla? «Non intendevo essere insolente» dichiarò lei, benché l'espressione dei suoi occhi raccontasse un'altra storia. «Stavo solo chiarendo come stanno le cose. Quello che faccio della mia vita non è affar suo e non le devo delle spiegazioni. Non sono una dei suoi sudditi.» «No, ha ragione, ma almeno potrebbe farmi la cortesia di ascoltare quello che devo dirle» la attaccò con veemenza. «La parola ospitalità non significa niente per lei? Sa che ho fatto un viaggio lunghissimo con un tempo inclemente solo per incontrarla?» Livvy adocchiò i mazzi di vischio che doveva ancora appendere e pensò a tutto quello che le restava da fare prima dell'arrivo degli ospiti. Voleva preparare delle torte per riempire la casa di profumi e doveva anche accendere il fuoco in tutte le camere. La lista delle cose da fare era infinita e quello straniero, che un po' la intimidiva, le stava facendo perdere tempo. «Avrebbe dovuto scegliere un periodo dell'anno migliore.» «E quale sarebbe un periodo migliore?» ribatté lui con forza. «Si è sempre negata a qualunque contatto!» 9
«Molta gente avrebbe raccolto il suggerimento e lasciato perdere.» «Sono un re, non raccolgo suggerimenti» fu la sua risposta lapidaria. Livvy esitò. Il comportamento dello sceicco confermava tutto quello che aveva sentito dire di lui circa la sua arroganza sui circuiti di gara, che si fondava sulla sua abilità a cavallo, e lo avrebbe volentieri mandato al diavolo. Ma gestiva un'impresa, per quanto in condizioni precarie, e se lo avesse fatto infuriare più di quanto non fosse già, avrebbe potuto far circolare voci spiacevoli sul suo conto. Non sarebbe stato difficile per uno come lui rovinarle la reputazione già traballante. E si sa che una cattiva pubblicità può essere la fine per chi lavora nel mio campo. Alle sue spalle la neve scendeva copiosa, come già dal mattino. I prati all'inizio solo spruzzati di bianco erano ormai coperti da un manto candido, come se qualcuno, approfittando della sua distrazione, avesse steso uno strato di cotone idrofilo. Se va avanti così, presto le strade saranno impraticabili e io non mi libererò più di lui. E invece voleva che se ne andasse. Non le piaceva sentire la sua presenza incombente e così carica di testosterone da farle pensare a cose che da tempo non le passavano per la testa... No, non le piaceva per niente come la faceva sentire. All'inizio del vialetto d'ingresso era parcheggiata una quattro ruote motrici e non poté fare a meno di chiedersi se qualcuno lo stesse aspettando all'interno. «Le sue guardie del corpo sono rimaste in macchina? O si sono appostate tra i cespugli?» «Non sono venuto con le guardie del corpo.» Dunque siamo completamente soli. L'ansia di Livvy salì ai massimi livelli. Qualcosa del corpo potente e dei lineamenti decisi dello sceicco le 10
faceva venire la pelle d'oca, suscitando una specie di presentimento, un'attesa ancora più inquietante. Se avesse avuto un cane almeno avrebbe abbaiato, e non se ne sarebbe stato sdraiato davanti al fuoco come Peppa, una gatta che non faceva altro che ronfare o fare le fusa. Ma non gli avrebbe permesso di metterla in soggezione. E doveva parlargli, fargli capire che non stava bleffando, che davvero non aveva intenzione di accettare la sua proposta. Avrebbe continuato a ripetergli che non era interessata a quello che le proponeva e alla fine lui si sarebbe arreso e l'avrebbe lasciata in pace. «Entri» lo invitò mentre un soffio di vento gelido spingeva nella stanza una spruzzata di neve. «Posso concederle trenta minuti, non un secondo di più. Aspetto degli ospiti per Natale e ho un sacco di cose da preparare prima del loro arrivo.» Notò il sorrisetto trionfante dello sceicco: aveva raggiunto il suo scopo. Non appena ebbe chiusa la porta l'atrio spazioso sembrò restringersi intorno a lei. In quell'uomo c'era qualcosa di intensamente mascolino, qualcosa di eccitante ma pericoloso, per cui si sforzò di fare un respiro profondo, nel vano tentativo di rallentare i battiti del cuore. Trattalo come se fosse un ospite, si disse. Fagli il migliore dei tuoi sorrisi e passa ai tuoi modi di ospitalità professionale. «Perché non andiamo in soggiorno?» lo invitò con cortesia. «Ho acceso il fuoco del camino.» Lui annuì e la seguì guardandosi attorno, notando i soffitti alti e la scala di legno intarsiata. «Che splendido edificio, è molto antico» osservò con approvazione. «La ringrazio» replicò Olivia automaticamente, entrando nel ruolo di guida. «Alcune parti risalgono al XII secolo. Nessuno costruisce più gli edifici in questo modo, ed è una fortuna, considerando la costante manu11
tenzione di cui ha bisogno.» La storia della casa costituiva una delle ragioni per cui le persone si spingevano in quel luogo sperduto per affittare una camera, attirate dall'idea di vivere in un passato di ricchezza ed eleganza. O almeno era stato così, finché la nascita di molti hotel nei dintorni aveva fatto aumentare le offerte competitive, che stavano danneggiando la sua attività. Livvy lo seguì con lo sguardo mentre entrava in salotto, compiaciuta dal suo interesse. Era fiera della casa di famiglia, nonostante cominciasse a perdere un po' i colpi... Nel camino bruciavano dei grossi ceppi di melo, spandendo nell'aria un dolce profumo, e anche se l'albero di Natale era ancora spoglio, pochi avrebbero potuto sistemare in casa un albero di quelle dimensioni. Più tardi sarebbe dovuta salire nell'attico a prendere gli addobbi. Quegli addobbi appartenevano da sempre alla sua famiglia e ogni anno rendevano l'albero splendido e vivo. In cima, come sempre, l'angioletto che lei stessa aveva realizzato con l'aiuto di sua madre. E per un po' il Natale avrebbe regalato la sua breve magia, fondendo presente e passato. Alzò lo sguardo e si accorse che Saladin Al Mektala la stava studiando con attenzione. Di nuovo fu scossa da un brivido che fece dissolvere la nostalgia, ma ricambiò il suo sguardo quasi con sfrontatezza. Non era abbigliato come uno sceicco: niente tuniche fluttuanti né turbanti che testimoniassero il suo stato di re del deserto. Indossava un cappotto scuro di cachemire, che si tolse senza che lei lo avesse invitato a farlo, pantaloni scuri e un maglione color carbone che aderiva al suo torace perfetto. Aveva un'aria moderna, nonostante gli occhi scuri brillassero di un'inquietante luce primitiva. Lo guardò posare il cappotto sullo schienale di una sedia e avvicinarsi al camino. Sui suoi capelli 12
brillò il riflesso di un fiocco di neve che iniziava a sciogliersi. «Dunque» cominciò Livvy, «deve desiderare davvero molto qualcosa da me, se è venuto fino nel Derbyshire solo per ottenerla.» «Infatti è proprio così. Voglio lei.» Qualcosa nel suo tono fece scattare in Livvy sentimenti repressi da molto tempo. Per un istante si ritrovò a fantasticare come sarebbe stato essere l'oggetto del desiderio di un uomo simile. Il suo sguardo crudele si sarebbe addolcito prima di baciarla? Si sarebbe sentita indifesa stretta tra braccia forti come le sue? Deglutì, sorpresa dalla direzione inattesa presa dai propri pensieri, perché non le era mai capitato prima di fare pensieri lascivi su perfetti sconosciuti. In realtà non mi capita mai di fare pensieri lascivi... Giustificò quelle fantasie pensando che lui era stato volutamente provocante, come se volesse scioccarla. «Dovrà essere un pochino più preciso» tagliò corto in tono secco. «Che cosa dovrei fare?» Il volto dello sceicco si fece improvvisamente serio e un'ombra gli passò sul viso. «Ho uno stallone malato» rispose. «Il mio stallone preferito.» La sua angoscia la colpì, ma Livvy indurì il cuore. Non ho già abbastanza problemi miei? «Mi dispiace. Ma essendo un re non avrà difficoltà ad assumere i migliori veterinari per trovare una soluzione.» «Dicono che non c'è niente da fare.» «Davvero?» Intrecciò le dita e alzò gli occhi verso di lui. «Qual è esattamente il problema?» «Un legamento, strappato dall'osso.» Livvy sussultò. «È una cosa grave.» «Lo so.» Lui digrignò i denti. «Perché crede che sia venuto fin qui?» La giovane preferì ignorare la sua maleducazione. 13
«Oggi esistono dei trattamenti rivoluzionari» spiegò in tono conciliante. «Si possono iniettare cellule staminali o provare un trattamento con onde d'urto. So che funziona.» «Crede che non abbia già provato di tutto? Che non mi sia rivolto ai maggiori esperti nel campo?» la assalì lui in malo modo. «Ma non è servito a niente. I più grandi specialisti a livello mondiale si sono dichiarati impotenti.» Fece una pausa, deglutì e la sua voce si fece più cupa. «Tutti dicono che non c'è speranza.» Per un attimo, Livvy provò un'immensa pena, perché conosceva bene la profondità del legame che può instaurarsi tra un uomo e il suo cavallo, specie per un uomo che, data la sua posizione, probabilmente sentiva di potersi fidare più di un animale che degli esseri umani. D'altro canto aveva imparato anche che a volte bisogna saper accettare che le cose non vanno sempre come vorremmo, che è impossibile sconfiggere la natura, per quanti tentativi si possano fare. E che tutto il denaro del mondo non basta a cambiare la situazione. Guardandolo, il bagliore d'acciaio nei suoi occhi la convinse che non aveva nessuna intenzione di arrendersi. Essere re fa questo effetto? Fa credere di poter piegare il mondo intero ai propri desideri? Sospirò. «Come ho già detto, mi dispiace davvero molto. Ma se le hanno detto che non ci sono speranze, non so come possa pensare che io sia in grado di aiutarla.» «Ce la può fare» affermò lo sceicco con forza. «Lo sa anche lei.» Quelle parole uscite dal cuore la misero a dura prova. «No.» Livvy scosse la testa. «Non lavoro più con i cavalli ormai da anni. Quella fase della mia vita è terminata e se qualcuno le ha detto il contrario si sbaglia. Mi dispiace.» Lui fece una pausa. «Posso sedermi?» 14
Quell'improvviso cambiamento di tattica la colse di sorpresa. Non solo perché, se voleva essere onesta, era gratificante che lo sceicco volesse prolungare la sua visita e sedersi. Un pensiero le balenò nella mente: le avrebbe permesso di usare il suo nome sul sito del B&B, come sponsorizzazione? Una foto e una didascalia: Lo sceicco dello Jazratan si rilassa di fronte al fuoco. Incontrò il suo sguardo gelido e pensò che no, forse non glielo avrebbe permesso. «Se vuole.» Accese una delle lampade per fare luce, perché fuori cominciava a calare l'oscurità. Lui si sedette e il cuore cominciò a batterle all'impazzata. Il suo atteggiamento rilassato, le gambe stese di fronte a sé, le pareva troppo intimo e la faceva pensare a una pantera, venuta dal mondo selvaggio in un ambiente domestico per rilassarsi un attimo, ma era impossibile dimenticare che le sue zampe nascondevano artigli mortali. Era per questo che la gatta aveva aperto gli occhi di scatto e gli aveva soffiato? E ora stava lasciando la stanza, la coda dritta. Troppo tardi si rese conto che avrebbe dovuto rispondergli di no, fargli capire che la sua risposta era definitiva e farlo uscire prima che diventasse completamente buio. «Dunque» riprese lanciando un'occhiata all'orologio. «Come ho già detto, ho molto da fare, perciò potremmo chiudere qui?» Lui non l'ascoltò neppure e proseguì: «In ogni caso è molto difficile che il mio stallone possa gareggiare ancora, dopo che ha vinto molti premi importanti. In realtà i veterinari mi hanno detto che soffre così tanto che è crudele lasciarlo andare avanti in questo modo e...». Non riuscì a concludere la frase. Posò la testa contro lo schienale e fissò il fuoco, gli occhi scintillanti, schegge scure che riflettevano le fiamme. «E lei ha un dono con 15
i cavalli, Livvy» sussurrò. «Un dono raro, sa guarire i cavalli.» «Chi glielo ha detto?» «Il mio trainer. Mi ha parlato della migliore cavallerizza che abbia mai incontrato, leggera come una piuma ma forte come un toro, che aveva il dono di interagire con i cavalli. Diceva che le bastava avvicinarsi a qualunque cavallo imbizzarrito per calmarlo, di averle visto fare cose che sfidavano la logica e sorprendevano i veterinari più esperti.» La sua voce si fece più profonda mentre i suoi occhi assumevano un'espressione guardinga. «Mi ha detto anche che la chiamavano la sussurratrice dei cavalli.» Era da molto che Livvy non sentiva quella definizione, che un tempo la seguiva ovunque andasse e che faceva pensare alla gente che lei fosse una specie di maga. Ma non è così. Sono solo una persona normale che vuole essere lasciata in pace a vivere la propria vita. Lei si chinò per raccogliere un ciocco di legno e intanto nascose il viso. Quando si raddrizzò aveva ripreso il controllo e riuscì a ricambiare lo sguardo dello sceicco, rispondendogli con voce ferma. «Sono solo chiacchiere» sentenziò. «E la gente crede a quello che vuole credere. Sono stata fortunata, tutto qui. Per il calcolo delle probabilità, i cavalli che io avrei guarito si sarebbero rimessi in ogni caso.» «A volte però la natura contraddice le leggi delle probabilità» obiettò lui a bassa voce. «Non lo ha detto anche uno dei vostri poeti più famosi?» «Non so nulla di poesia» tagliò corto Livvy. «Forse dovrebbe leggere qualcosa.» Gli sorrise a denti stretti. «E non accetto consigli dagli estranei.» Gli occhi di Saladin lampeggiarono. «Venga a lavorare per me e non saremo più estranei.» 16
Lei gettò nelle fiamme un altro ciocco, che prese fuoco in un sibilo di fiamme. Saladin aveva deciso deliberatamente di fare leva sul suo fascino, sapendo quanto fosse efficace con una donna impacciata in presenza di un uomo. Livvy conosceva la sua reputazione, ma anche se l'avesse ignorata bastava guardarlo per capire che era in grado di affascinare una donna con la stessa facilità con cui si può convincere un cavallo a prendere una zolletta di zucchero. «Ascolti» continuò, cercando di essere meno tagliente. «Mi dispiace di non poterla aiutare, ma non ho la bacchetta magica per guarire il suo stallone. E anche se sono lusingata che abbia pensato a me, non sono interessata alla sua offerta.» Saladin si sentiva frustrato. Olivia non pareva affatto lusingata dalla sua proposta. Non si rende conto che accettando questo lavoro guadagnerebbe una cifra considerevole, per non parlare del prestigio collegato al fatto di lavorare per la casa reale di Al Mektala. Prima di partire aveva fatto le sue ricerche e sapeva che l'antico edificio che lei aveva ereditato era inserito nelle guide turistiche come uno dei luoghi da visitare, dove lei gestiva un B&B. La costruzione però stava andando in rovina. Abitazioni come questa assorbono il denaro come il deserto assorbe l'acqua, ed è evidente che lei non possiede grandi liquidità. Dalla sedia ricoperta di broccato sulla quale sedeva spuntava una molla che gli premeva contro il fondoschiena e i muri della parete attorno al camino avevano bisogno di una bella rinfrescata. Non capisce che le sto offrendo la possibilità di guadagnare il denaro che le permetterebbe di rimettere tutto a nuovo? E che dire di lei? Aveva voltato le spalle al mondo dell'ippica, che un tempo era stato il suo. Si era rifugiata nel bel mezzo del nulla, aprendo un bed and break17
fast a clienti occasionali che passavano da quelle parti. Che vita è per una donna di quasi trent'anni? Da noi a venticinque anni una ragazza è già sposata con almeno un paio di figli. Il suo pensiero corse ad Alya, provocandogli una stretta al cuore. Ricordò i loro sogni andati in frantumi e il suo senso di colpa e imprecò tra sé contro quei pensieri, fissando l'attenzione su Olivia. «Non avrà la bacchetta magica, ma vorrei che almeno ci provasse. Come dite voi, chi non risica non rosica? E la somma che le offro supera certamente ogni sua aspettativa.» Accennò un breve sorriso. «Non dite anche che a caval donato non si guarda in bocca?» Lei non accolse quei tentativi di alleggerire la tensione e ricambiò il suo sguardo con un'ombra di fastidio negli occhi color dell'ambra. Saladin provò di nuovo un brivido di attrazione sessuale. Era raro che una donna lo guardasse con quell'aria ostile, che lui trovava inspiegabilmente eccitante. Fino a quel momento, nessuna donna aveva rifiutato una sua proposta... «In quanti modi devo rispondere no prima che mi dia retta?» «E quanto ci vorrà prima che lei si renda conto che sono un uomo molto ostinato, abituato a ottenere quello che voglio?» «Faccia come vuole, non cambierò idea.» E a quel punto, all'improvviso, Saladin fece quello a cui si era detto che sarebbe ricorso solo come ultima spiaggia. Si allontanò e, senza staccare gli occhi da lei, domandò a bassa voce: «Allora è questo il modo in cui intende trascorrere il resto della sua vita, Livvy? Nascondendosi in questo posto dimenticato da tutti e trascurare il suo dono, così raro, solo perché una volta un uomo l'ha abbandonata all'altare?». 18
3222 - Il sussurro del deserto di S. Kendrick Lo sceicco Saladin è abituato a ottenere sempre ciò che vuole. Sempre. Lasciati ammaliare da I PRINCIPI DEL DESERTO.
3223 - Patto greco di T. Pammi Stavros capisce che l'unico modo per proteggere il patrimonio di Leah è sposarla. Regalati momenti ardenti con il tuo amato FUOCO GRECO.
3224 - Il destino della principessa di C. Crews Cresciuta in un orfanotrofio, Maggy non ha mai saputo chi fossero i suoi veri genitori... Pensi di essere FATTA PER L UI?
3225 - Il richiamo della corona di N. Anderson La gravidanza, scoperta durante una normale visita, era l'ultima cosa che Stella si aspettava. Prima parte de IL T RONO DI SAN FELIPE.
3226 - Seduzione privata
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3228 - Nozze con ricatto di M. Milburne Nic, il minore dei fratelli Sabbatini, reagisce male agli ultimatum... Terzo e ultimo episodio de L A DINASTIA DEI SABBATINI.
3229 - Scatti rubati di R. Thomas Nonostante cerchi in tutti i modi di rimanere concentrata sulla storia che deve raccontare, Emma... Ecco a voi un vero SELF-M ADE M AN!
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3230 - L'erede dei Borgia di J. Lucas Vincenzo è ricco e potente, mentre Scarlett è sola e senza un soldo, ma ha bisogno del suo aiuto. Per te, un nuovo CONTRATTO D'AMORE.
3231 - Scommessa greca di T. Pammi I soldi non sono un problema per Dimitri. Lo è invece lei, Jasmine, la sola che conosca l'abisso da cui è riuscito a fuggire. Torna il FUOCO GRECO.
3232 - Un segreto per lo sceicco di M. Cox Quando Zafir scopre di avere un figlio, capisce di essere disposto a tutto per tenerlo con sé. Non perdere I PRINCIPI DEL DESERTO di questo mese.
3233 - Notti proibite con il principe di N. Anderson Da quando ha perso l'amore della sua vita, il principe Antonio non ha più toccato una donna... Seconda parte de IL T RONO DI SAN FELIPE.
3234 - Inganno sotto l'albero
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3235 - Una promessa reale
di S. Kendrick Rafe fa del proprio meglio per mantenere le distanze da Sophie, la sua nuova cuoca, ma... Non perdere il 100° libro scritto da SHARON KENDRICK!
3236 - Natale con il milionario di L. Graham Nell'attesa che si plachi lo scandalo che lo ha travolto, Vito si rifugia nella residenza di un amico... Scopri l'INTERNATIONAL TYCOON di questo mese.
3237 - Un anello per ricominciare di C. Williams Samantha non ha mai dimenticato il rifiuto subito da Leo, quando era solo una ragazzina. Ora però lui... Fatti travolgere da UN NUOVO INIZIO!
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