Il ventaglio sulla pelle

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Barbara Sarri

Il ventaglio sulla pelle Un'indagine di Isabel Blanco


Il ventaglio sulla pelle © 2017 Barbara Sarri Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione digitale eLit Suspense febbraio 2017 Seconda edizione eLit Harmony novembre 2017 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2017 da CPI, Barcelona ELIT HARMONY ISSN 2532 - 8204 Periodico mensile n. 001 del 4/11/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 244 del 26/07/2017 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Romanzo

PARTE PRIMA

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1 Una rosa non un pugno! Silenzio, vetro appannato. Spengo la macchina e rifletto. Sento freddo: dentro, fuori, ovunque. Sono all'appuntamento settimanale col Centro Antiviolenza Una rosa non un pugno!, un impegno che ho preso da circa due anni e che mi fa sentire bene. La verità è semplice: ogni volta che vedo quelle donne so di aver scelto il giusto. Scendo e le mura del centro mi avvolgono. In un attimo sono nella sala dove balliamo; le ragazze mi vengono incontro, mi sorridono, sento i loro sguardi subito più vivi, e allora in fretta corro a cambiarmi: vestito, scarpe, ventaglio... Sono pronta, sono Isabel vestita da flamenco. Il ballo può aiutare le donne che hanno subito violenza! La lezione inizia. Non mi piace parlare in pubblico, ma con loro è diverso. «Benvenute, anche a tutte voi che vedo per la prima volta. Mi chiamo Isabel e fra poco entreremo nel mondo del flamenco.» 7


Le guardo, sono curiose e attente a ogni mio gesto. «Per prima cosa, ricostruiamo un nostro spazio, state a distanza l'una dall'altra. Un tempo la scrittrice Virginia Woolf parlò di una stanza che ogni donna dovrebbe avere tutta per sé... Ebbene, noi abbiamo il nostro spazio e lo abbiamo vicino ad altre persone. Questo perché siamo tutte uniche, ma siamo anche un gruppo, unico nella sua essenza. E proprio qui, in questo luogo, dove i vostri piedi si uniscono, siamo noi stesse. Adesso, prima di iniziare a muoverci, chiudete gli occhi e ascoltate la musica.» Chiudono gli occhi, sono bellissime, anche nel loro dolore, autentiche e senza paura. Il flamenco farà la magia, restituirà loro un contatto forte con la terra, e allo stesso tempo le proietterà nell'aria con l'abanico, il ventaglio. Luisa, Virginia, Sara, Marzia, Corinna, e le altre che sono venute oggi e delle quali devo ancora imparare i nomi. Manca Adelina, la donna che balla da più tempo... Quando riaprono gli occhi sono con loro. S'inizia e i piedi diventano uno strumento per fare musica, si raccoglie energia dal suolo, le dita si muovono, le braccia giocano con l'aria, cercano forza ma anche sorrisi e sogni. Le mani imparano un ritmo prima sordo poi sonoro. Sono momenti di un'altra realtà nella quale il corpo comanda l'anima e la rilassa con dolcezza ma anche con vigore e gioia. Il tempo vola, la lezione finisce. Mentre sto uscendo, noto che le nuove arrivate leggono la 8


locandina del corso, mi fermano e mi indicano la poesia: Un gesto sulle note, il fruscio di una gonna, un ventaglio si apre e si chiude eleganza, forza, vita... Questo e molto di più è il flamenco, è orgoglio, cuore e sangue. Voglia di ribellarsi al dolore e di amare con dolcezza. Scoprire TE STESSA in equilibrio anche da sola. «Forse abbiamo capito!» Le guardo, le abbraccio, sento le loro mani nelle mie che cercano comprensione e affetto. Capire è difficile quanto doloroso: la violenza ti rende succube e non è facile liberarsi, poi all'improvviso ci si riesce, si ritorna a volare. E io ne so qualcosa. La suoneria del telefono canta Un tiro al aire, un'alegrías di Camarón. Leggo il nome di chi mi chiama... Un ago mi sfiora, a volte buca forte, altre pizzica soltanto. Dopotutto anch'io voglio guarire col flamenco. Devo correre al lavoro. Un nuovo caso mi aspetta, per questo il cellulare squilla in continuazione. Entro nel Centro Investigativo e sento che sarà difficile. Lui è lì, al computer, impegnato sul nuovo caso. «Finalmente, Isabel» mi dice. 9


«Ciao, Cristian, non riuscivo proprio a...» I nostri occhi s'incontrano appena e sento di nuovo la sua bocca addosso, il suo odore e i gesti che mi sanno togliere ogni difesa. «Va bene, ma ora sbrigati, questa è la tua nuova pistola.» La prendo e la controllo, non l'ho mai usata prima. Lo guardo indecisa. «Mi hanno dato questa? Preferivo la Glock 17!» «Dai, non fare polemica, sai usare anche quella, è simile alla Glock 17, vai che ti aspettano.» E mi indica la porta dell'ufficio del capo. «Vado.» «Ciao.» «... Ciao.» Un saluto banale è un graffio aperto sul cuore. Prima che riesca a girare la maniglia, un brivido mi coglie: Cristian si è messo il mio profumo, quello che gli ho donato a Natale dello scorso anno, me ne accorgo solo adesso che si è alzato e cerca dei documenti negli archivi vicino alla porta. Per chi lo ha fatto? Sono vittima di una gelosia che mi corrode da tempo; vorrei dire a Cristian tantissime cose, quello che penso, che voglio, invece taccio e resto a fissare la maniglia. Un istante raccoglie pensieri. I suoi per esempio, quelli che usa come fini armi per tenermi lontana e per vivere la sua semplice vita, come la chiama, più banale, più facile senza un Noi. Ma può essere semplice una vita? Un istante innalza un muro. Lo scopro con lui che, pieno di difese, sceglie sempre di non 10


mostrarsi e di far uscire il suo lato più duro, per nascondere quello che io un tempo (o ancora adesso?) amavo follemente. Poi un ricordo, proprio su quella fragranza che mi ha inondato con forza, una frase uscita dalle sue labbra dopo... un attimo di silenzio. Con te anche i silenzi sono parole. Chiudo gli occhi e le mie particelle sono già unite alle sue, hanno preso la postazione ideale nel mondo, la casa tanto desiderata. La congiunzione ideale, talvolta fuggita, scansata, allontanata, magicamente riproposta anche soltanto dal quel profumo. Esistono persone che sono casa... non solo quando ci fai l'amore, nei loro incastri perfetti, nei quali ti senti in pace con tutto il resto, ma anche nelle sensazioni; scopri come certe frasi, dette al momento giusto, possono trasformare rabbia in passione, dolore in voglia di vivere, di assaporare particelle di vita altre da te. Un istante può raccogliere... una casa. Puoi decidere di lasciarla, varcando una porta che hai davanti. È quello che sto facendo io adesso. Cancello quel profumo. Maniglia, porta, lieve cigolio. Entro. È fatta. Devo andare e non posso pensare ad altro. Isabel Blanco l'investigatrice è già sorridente.

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2 Letto di morte e d'arte Il capo mi fa cenno di sedermi. Posa la sigaretta e mi guarda con sufficienza. «Ciao, Isabel, non rispondi mai al telefono» mi dice scocciato. Al tavolo ci sono Luis, Maurizio e Agata. Sistemo la pistola nel fodero e mi siedo, con la sensazione di un'aria pesante intorno a me. Luis viene da Bologna, si è trasferito qui dopo gli studi di criminologia, si è innamorato di Roma durante una vacanza e non l'ha più lasciata. I suoi quarant'anni lo rendono pieno di fascino e... di donne. Prima sua fedele spasimante, anche se non vuole che si noti, è Agata, bionda, occhi verdi, uno verde e l'altro marrone per essere precisi, sta facendo la tesi in criminologia e ha un futuro nell'investigazione. È sveglia, capace, caparbia. «È arrivata la signorina flamenca!» sussurra a Luis. «Sempre in ritardo, a farsi aspettare...» le risponde l'altro. 12


Maurizio è il saggio del gruppo, a cui tutti chiediamo consiglio nei momenti critici: lavora al Centro Investigativo da quando è nato, è la persona più disponibile e più tollerante che conosca. Ha insegnato a tutti anche perché il nostro capo non ha mai avuto la pazienza per farlo. Luis e Agata mi squadrano con attenzione mentre mi tolgo la giacca. La mia maglia rosa disturba, lo so. L'attenzione sui miei gesti s'interrompe quando un pugno sul tavolo ci fa sobbalzare tutti. «Che cosa aspettiamo ancora? Si può spegnere la luce!» urla il boss. Il boss si chiama Rodolfo Bassi. Dopo la sua passione giovanile per le spy story, ha iniziato il suo progetto investigativo in centro, a Roma, vicino a piazza di Spagna. Si è trasferito a Ostia cinque anni fa per poter passare tutte le sue pause sulla spiaggia. È un patito del mare e da un anno a questa parte ha iniziato a delegare invece di seguire ogni caso personalmente, ma il rituale presentazione caso e assegnazione compiti è da sempre lo stesso. E i suoi ordini non si possono discutere. «Subito!» Agata si precipita, serve Rodolfo in tutto. Il proiettore è pronto, attaccato al tablet, iniziano a scorrere le slide. Il silenzio è rotto dallo scroscio di un bicchiere d'acqua che Rodolfo si sta versando. Nel buio si sente che la sorseggia e poi che appoggia il bicchiere. L'odore della sua maglia sudata mi dà la 13


nausea. Non so come fa la sua segretaria Lucilla a lavorare tutto il giorno nella sua stessa stanza. Forse perché è innamorata di lui sin dai tempi romani, ma da quando i momenti in spiaggia di Rodolfo si sono allungati, le colazioni con lei sono diminuite, e la poveretta sembra caduta in una depressione senza via d'uscita. Inoltre i tailleur super attillati della nostra Agata e l'andatura con il bacino sempre in lordosi già da diversi mesi fanno distrarre tutti gli uomini del centro. «Vi ho chiamato d'urgenza per una cosa che presto sarà su tutta la stampa. Ci chiedono aiuto in un albergo spagnolo in zona Casal Palocco, guardate che cosa è successo.» Casal Palocco è una delle zone residenziali più belle del Municipio X di Roma, un luogo verde con giardini e ville. Dopo le prime slide dell'albergo, il capo fa un fermo-immagine su una in particolare. «Avete visto? Ve ne ho stampata una ciascuno.» «Non ci posso credere!» esclama Luis. «Credici eccome.» La foto viene ingrandita sulla parete. Sento una risatina arrivare da dietro. «Isabel! Mi ricordano qualcuno!» trilla Agata. «Che battuta infelice...» sussurra Maurizio. Nella foto ci sono due donne, vestite da flamenco, stese senza vita su un letto matrimoniale stile Art Déco. Il letto è la cornice del quadro. Le rose rosse sono sparse ovunque. Quattro ventagli delimitano gli angoli del materasso. Le donne, una rossa e l'altra bionda, 14


sembrano ancora ballare. Ai piedi calzano scarpe da flamenco rosse, tengono le nacchere posizionate ad arte nelle mani e il mantón sulle spalle. L'assassino conosce molto bene questo ballo. Anche i tessuti sono ricercati. Un'aria decadente domina l'insieme, che sembra un quadro, un'opera d'arte. «Dai, non volevo offenderti, Isabel, sono così belle che non sembrano nemmeno morte» dice Agata. «Sono proprio morte invece, ma è tutto abbastanza complesso. Comunque ho dato la nostra piena disponibilità già da adesso. Daremo supporto alla polizia» interviene Rodolfo. «Bene, capo! Il flamenco come danza funebre... ci avevi mai pensato, Isabel?» continua Agata. È più forte di lei, non riesce a trattenersi, deve sempre ritrovarsi al centro dell'attenzione, in qualche modo. «Sinceramente no... o almeno non così. Ci sono dei balli di dolore anche nel flamenco!» replico seria, guardandola negli occhi. Il capo inizia a camminare per la stanza, poi si blocca e ci guarda come se ancora non ci avesse mostrato tutto. «Adesso capirete perché è Isabel che si farà carico di questo caso, supportata da voi tutti, ovviamente. Potete mandare l'altra foto?» Lo guardo nel buio, con aria persa. «Quale foto?» chiedo quasi con paura. «Questa!» L'immagine arriva in un fascio di luce, emergendo dal nero. C'è qualcosa di familiare, 15


molto familiare, qualcosa che mi riguarda da vicino. Su un foglio, una scritta in inchiostro rosso sbavato è protagonista sopra la scrivania della camera nella quale sono state uccise le due donne: Una rosa non un pugno!

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Questo mese Il ventaglio sulla pelle di Barbara Sarri

Un ventaglio che si proietta verso l'aria, scarpe dal tacco chiodato che riportano a un contatto con la terra: sono i due estremi del flamenco, che con la sua magia può aiutare le donne a rinascere dopo un evento traumatico. Questa è la filosofia di Isabel Blanco, bailaora per passione e investigatrice per lavoro, due anime in un unico corpo. Quando un serial-killer inizia a uccidere ballerine di flamenco, Isabel non può non sentirsi chiamata in causa...

La dama e il leopardo di Emiliana De Vico

La Rocca, 1474. Nicoletta Piccolomini Todeschini sa che le sue origini sono avvolte nel mistero, ma conosce anche le dicerie che le domestiche sussurravano su di lei, per questo ha sempre sognato che il destino la portasse a Napoli, alla corte di re Ferrante. Il suo padre adottivo ha invece scelto altro per lei, un marito catalano e una fortezza arroccata su un monte, lontano da tutto e da tutti...


Il prossimo appuntamento Non perdete i due romanzi che vi aspettano in edicola a partire dal 19 gennaio. Una segretaria per milord di Federica Soprani e Vittoria Corella vi porterĂ nella Londra di inizio Novecento dove, al grido di: Il voto alle donne, Emy White porta avanti le richieste del Circolo del Voto. Fino al giorno in cui a intralciarle la strada arriva il Conte di Reavley. Dal loro incontro possono solo nascere guai! Sfashion di Laura Ritter vi farĂ fare un salto nel tempo nella Londra degli anni Duemila, dove un'altra giovane, redattrice di una alternativa rivista di moda, deve fare i conti con un calciatore dall'ego smisurato e con alcuni fantasmi del suo passato. Due donne dal carattere indomito le cui storie vi appassioneranno! Buona lettura!



Biografia Barbara Sarri è la Presidente dell'Associazione Bambino sarai tu!. Nel 2006 vince per meriti culturali e sociali il Premio Lydia Tesio, nel 2007 il Premio Donna dell'Anno (Roma), il Premio Donna è nel 2010 (Casciana Terme), l'Oscar Livornese nel 2016. Ăˆ l'autrice di Una rosa non un pugno, cortometraggio contro la violenza sulle donne promosso da Amnesty International Sezione Italiana. Oltre alla scrittura, le sue passioni sono il mondo dei cavalli e il flamenco. Collabora con diverse testate giornalistiche.



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