CATHY WILLIAMS
In trappola col milionario
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Snowbound with His Innocent Temptation Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2016 Cathy Williams Traduzione di Cornelia Scotti Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony novembre 2017 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2017 da CPI, Barcelona COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3227 del 21/11/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
1 «Sto bene, davvero!» Era una bugia. Becky Shaw non stava affatto bene. L'ambulatorio veterinario per cui aveva lavorato durante gli ultimi tre anni era sul punto di essere venduto e lei stava per perdere il lavoro. Lo studio si sarebbe trasformato nell'ennesimo piccolo locale che attirava i turisti che affollavano puntualmente, da inizio primavera fino alla fine dell'estate, le meravigliose colline dei Cotswolds. Le sue amiche Sarah e Delilah avevano visto giusto, quando avevano deciso di trasformare il loro cottage in una galleria d'arte con annesso laboratorio artigianale. Anche se alla fine non lo avevano utilizzato molto, visto che avevano entrambe sposato un milionario. Poi c'era il tetto di casa, che aveva deciso di non aver più voglia di reggere il peso di pioggia e neve che cadevano copiose d'inverno. Le sarebbe bastato allungare il collo per sentire il fastidioso e costante rumore della perdita di acqua che gocciolava nel secchio strategicamente piazzato nel corridoio al piano superiore. «Continuo a dirti che sei troppo giovane per seppellirti in mezzo al nulla! Perché non vieni in Francia? Vieni a trovarci e resta un paio di settimane. Di certo l'ambulatorio potrà fare a meno di te per quindici giorni?» 5
Ancora tre mesi, e l'ambulatorio avrebbe fatto a meno di lei per sempre, pensò con espressione cupa. Non che ne avrebbe parlato con sua sorella, e nemmeno sarebbe andata a trovarla nel sud della Francia. Lì c'era Freddy, suo cognato... Il solo pensare a lui le faceva stringere il cuore in una morsa. «Non direi che sono sepolta qui, Alice» ribatté nel tono più leggero possibile, per non tradire i propri sentimenti. «Ho visto le previsioni del tempo, Becks. Controllo sempre sul mio cellulare e per il fine settimana è prevista una forte nevicata nei Cotswolds. Resterai intrappolata laggiù, ed è già metà marzo. Insomma, nel resto del Paese sta iniziando la primavera! Mi preoccupo per te.» «Non devi.» Guardò fuori dalla finestra e si domandò come mai fosse ancora lì, nella casa di famiglia, quando quella sistemazione sarebbe dovuta essere temporanea. Invece erano passati tre anni dal giorno in cui aveva deciso di leccarsi le ferite nel vecchio cottage dei genitori e di accettare il lavoro che le aveva offerto il veterinario del villaggio. Per lei, i genitori avevano rinunciato a vendere la casa e si erano accontentati del modesto affitto che pagava loro ogni mese mentre aspettava di trovare le energie necessarie per iniziare la scalata del successo a Londra. Loro si erano trasferiti a vivere in Francia cinque anni prima ed erano stati seguiti ben presto da Alice con il marito. Erano ignari dei problemi che Becky stava affrontando da sola ormai da diversi mesi, il più grave dei quali era il declino inesorabile della vecchia casa. Chissà quanto avrebbe resistito ancora il tetto? Un'angoscia lancinante le serrò il cuore al pensiero che ben presto avrebbe potuto trovarsi con il cottage inondato dalla pioggia! Era comunque decisa a non chiedere l'aiuto della famiglia. Temeva che se li sarebbe ritrovati tutti davanti alla porta poche ore dopo e non voleva che acca6
desse. Era certa che ce l'avrebbe fatta da sola. Dopotutto era un'ottima veterinaria e Norman aveva promesso che le avrebbe scritto delle referenze con i fiocchi che le avrebbero fatto trovare un nuovo lavoro in pochissimo tempo. «Alice, dovrei essere io a preoccuparmi per te!» dichiarò in tono deciso. «Solo perché hai tre anni più di me?» Becky percepì la nota argentina e allegra nella voce della sua bellissima sorella e se l'immaginò seduta sul divano, nel bel soggiorno della grande ed elegante casa di campagna, con i lunghi capelli biondi che le ricadevano sulle spalle. Freddy invece era di certo impegnato in qualche cosa di utile. Nella preparazione della cena in cucina probabilmente, dato che era un ottimo cuoco. Nonostante anche lui fosse un bravo veterinario, amava occuparsi della casa quando rientrava dopo il lavoro e soprattutto cucinare pietanze deliziose. Freddy adorava Alice e se ne era innamorato al primo sguardo. A quei tempi la sorella era impegnata in una carriera sfolgorante come modella e Becky, che era compagna di università di Freddy, era stata certa che il suo studioso amico non si sarebbe mai lasciato affascinare dalla giovane donna che dichiarava con orgoglio di non provare alcun interesse per i libri. Si era sbagliata. I due si erano sposati ed erano la coppia più felice che si potesse immaginare. «Starò bene» tagliò corto Becky, decisa a mettere fine alla conversazione. Avrebbe raccontato un'altra volta del lavoro che stava per finire e del tetto che lasciava passare la pioggia. «Non mi avventurerò in pigiama in mezzo alla tormenta di neve e se qualche malvivente là fuori fosse tanto stupido da affrontare il brutto tempo per andare a cercar bottino, dubito che si dirigerà verso il Lavender 7
Cottage.» Rivolse uno sguardo divertito ai mobili della cucina che avevano visto tempi migliori, e sorrise. «È risaputo che tengo le mie ricchezze in banca!» Tutto quello che avrebbero trovato i ladri sarebbero stati stivali di gomma coperti di fango, alcune giacche impermeabili che aveva ereditato dai genitori, dei cappellini di lana che datavano alla sua infanzia e la borsa degli strumenti di lavoro. «Becks stavo pensando che potresti fare un salto a trovarci prima che arrivi l'estate portando con sé la folla inarrestabile di turisti chiassosi. Ti divertiresti. So che sei venuta anche a Natale però non abbiamo avuto molto tempo per stare insieme noi due, con tutta la famiglia e gli amici di mamma e papà che giravano per casa... È come se non ti vedessi da una vita! Non come quando eravamo ragazze e Freddy e io...» «Sono molto impegnata in questo momento, Alice. Sai bene com'è da queste parti in questa stagione. Ci sono gli agnelli in arrivo e, ovunque ti giri, c'è qualche pecora che bela disperata perché ha problemi di gravidanza. Però ti prometto che verrò non appena possibile.» Non voleva parlare di Freddy, il ragazzo che aveva incontrato all'università e di cui si era pazzamente innamorata senza però mai confessarglielo. Il ragazzo che l'aveva considerata la sua migliore amica e che, non appena incontrata Alice, aveva deciso che le avrebbe chiesto di sposarlo. Il ragazzo che le aveva spezzato il cuore. «Tesoro, Freddy e io dobbiamo dirti una cosa e preferiremmo farlo di persona.» «Cosa? Che succede?» Improvvisamente preoccupata, Becky raddrizzò la schiena e iniziò a pensare a possibili scenari catastrofici. «Avremo un bambino! Non è meraviglioso?» Sì, lo era. 8
Era eccitante, emozionante. Alice non aveva desiderato altro sin da quando aveva pronunciato il sì e fatto scivolare la fede al dito. Becky era contenta per lei, davvero. Qualche sera dopo però, mentre si apprestava a rilassarsi sul divano durante uno dei rari sabati liberi dal turno, sentì di colpo il peso delle scelte che aveva fatto in quegli anni. Dov'era la vita sociale e allegra che avrebbe dovuto sperimentare? Dove gli innamoramenti folli e repentini? Gli uomini che la cercavano? Il continuo messaggiare sul cellulare? Quando Freddy aveva scelto Alice come compagna della sua vita, lei aveva voltato le spalle all'amore. A differenza di Alice, aveva trascorso l'adolescenza con la testa bassa sui libri. Aveva sempre saputo ciò che voleva fare da grande, e i suoi genitori l'avevano incoraggiata. Erano stati entrambi insegnanti, il padre docente di lettere all'università e la madre di matematica al locale liceo, e Becky non aveva mai dato loro motivo di preoccuparsi. Era una brava ragazzina, coscienziosa e con la testa sulle spalle. Alice invece, la bella Alice, aveva deciso sin da subito che gli studi non facevano per lei e i genitori, di idee liberali e aperte, non avevano battuto ciglio. Così, mentre Becky studiava, Alice si era data alla pazza gioia e alle feste. «Dovremmo essere tutti liberi di esprimerci, senza venire limitati dalle aspettative degli altri» era stato il motto di sua madre. All'età di diciotto anni, Becky era riemersa, piena di stupore per la vita incredibilmente libera che offriva l'università e si era resa conto di non essere stata preparata alle notti brave e alle lezioni mancate a causa di una sbronza. Né era pronta alla grande promiscuità con l'altro sesso. Insomma, tanta libertà l'aveva resa insicura, e si era immediatamente innamorata di Freddy, che aveva la 9
sua stessa età e che studiava veterinaria come lei. Anche lui aveva trascorso l'adolescenza a lavorare sodo. Anche lui aveva tenuto la testa bassa sui libri dai dodici anni ai diciotto. Freddy era la sua anima gemella e lei aveva apprezzato la sua compagnia, ma non era stata capace di superare la timidezza e di confessargli quali fossero i suoi veri sentimenti. Era rimasta ad aspettare che arrivasse il momento giusto per farsi avanti, senza rendersi conto di quali fossero i desideri di Freddy. Non aveva capito che lui non era alla ricerca di una ragazza tranquilla e studiosa, bensì di una donna vivace, allegra, che amava il divertimento e che non era interessata ai libri. Lui voleva una bionda piena di brio che gli sedesse sulle ginocchia a fine giornata, e non una mora piccola e dalle forme rotondette. Mentre la sera iniziava a regalare alla campagna i primi fiocchi di neve, Becky si domandò se avesse fatto la scelta giusta a rifugiarsi nel vecchio cottage dei genitori. Si immaginava a distanza di dieci anni ancora lì, nello stesso posto e a fare le stesse cose. La sorella minore provava pena per lei. Senza nemmeno rendersene conto era diventata un caso pietoso. La casa stava cadendo a pezzi. Lei sarebbe rimasta senza lavoro entro pochi mesi. Avrebbe dovuto rivoluzionare la propria vita. Lasciare la sicurezza della campagna e andare in qualche chiassosa città, circondata da giovani pieni di voglia di vivere. Avrebbe dovuto cominciare a cercarsi degli amici, uscire con qualche ragazzo... Benché il solo pensiero le mettesse ansia, continuò a rimuginarci sopra fin quando il suono del campanello della porta non la riportò al presente. Per una volta non le dispiaceva dover affrontare il brutto tempo per andare a occuparsi di un animale in difficoltà. Qualsiasi cosa era 10
meglio che restare a immaginare un futuro tanto cupo. Si diresse verso la porta e afferrò la borsa degli strumenti lungo il percorso. Prese anche il caldo giaccone antipioggia, che era fondamentale se vivevi in quella zona del mondo. Spalancò la porta con un piede coperto dallo stivale di gomma e con già in testa il cappellino di lana. In tasca aveva anche infilato le chiavi dell'auto. Con gli occhi bassi mentre tentava di allacciarsi la zip della giacca, la prima cosa che notò furono le scarpe. Non erano adatte a un allevatore. Erano di cuoio morbido, color caramello, e stavano già mostrando i segni lasciati dalla neve sulla pelle preziosa. Poi notò i pantaloni. Erano costosi. Grigio pallido, di lana. Assolutamente poco pratici. Senza nemmeno rendersene conto, continuò a scrutare la figura ferma davanti a lei con occhi increduli, passando dai piedi alle gambe, e poi più su, fino a un torace possente e a due spalle dall'ampiezza notevole e molto sensuale. Per alcuni istanti le si mozzò il respiro in gola. «Pensa di finire l'ispezione in fretta? Mi sto bagnando.» Gli occhi di Becky scattarono verso l'alto e di colpo si sentì pervasa dalla più incredibile commistione di sensazioni. Un mix di bocca asciutta e imbarazzo bruciante. Per alcuni secondi non fu in grado di proferire parola e restò semplicemente a fissare l'uomo più bello che avesse mai visto. Capelli neri e appena un po' troppo lunghi incorniciavano un viso perfetto in cui spiccavano occhi grigi inquadrati da folte ciglia scure. Occhi che, in quel momento, erano puntati su di lei. Mortificata, Becky reagì allo scrutinio. «Mi dia due secondi» disse senza fiato. Infilò lo stiva11
le che le mancava e si domandò se le sarebbe servita la borsa. Probabilmente no. Non conosceva l'uomo e, da come era vestito, immaginava non si occupasse di bestiame il che le fece supporre che non avrebbe dovuto occuparsi di qualche pecora che aveva problemi a partorire. Con ogni probabilità quel tipo era uno dei ricconi di città che si erano comprati una seconda casa in uno dei villaggi pittoreschi dei dintorni. Probabilmente era venuto a passare il fine settimana con qualche amico vestito in modo altrettanto inadeguato, e con un animale domestico al seguito. Era già successo che una di quelle povere bestiole di città si scontrasse con la dura realtà della campagna. O meglio, che avessero la peggio in qualche zuffa con i cani e i gatti delle fattorie dei dintorni. Zuffe dalle quali uscivano sempre perdenti, e con qualche ferita da far curare. A dire la verità il tipo davanti a lei non aveva l'aria di uno che si faceva prendere dal panico se vedeva un graffio sul suo gatto, però non si poteva mai sapere. «Eccomi!» Becky arretrò di un paio di passi, per mettere un po' di distanza tra sé e quella specie di statua greca. I fiocchi di neve ora volteggiavano impazziti in quella che si stava velocemente trasformando in una tormenta. «Se non andiamo via entro cinque secondi, non riusciremo più ad allontanarci di qui. Dov'è la sua auto? La seguirò con la mia.» «Seguirmi? Perché mai dovrebbe farlo?» Il pensiero che la sua voce era affascinante quanto il suo aspetto attraversò Becky per la frazione di un istante. Era profonda, seducente, e terribilmente pericolosa per la salute mentale. «Mi scusi ma lei chi è?» Lo guardò con espressione intenta e il cuore accelerò i battiti. 12
Quell'uomo la sovrastava di parecchie spanne. «Ah, finalmente siamo alle presentazioni...» Theo Rushing era piuttosto stanco. Aveva passato le ultime quattro ore e mezzo a guidare in seconda, a percorrere stradine assurdamente strette con un tempo a dir poco orrendo e a maledire se stesso per aver pensato che salire sull'auto e andare a compiere quella missione di persona fosse un'idea geniale. Sarebbe stato invece decisamente meglio se avesse incaricato qualcun altro, come faceva di solito. Quel viaggio però era una questione personale, e non aveva voluto delegare nessuno. In effetti, ciò che desiderava era molto semplice. Lui voleva il cottage nel quale sperava di essere invitato. Era convinto che l'avrebbe ottenuto senza molte difficoltà. Dopotutto aveva denaro in abbondanza e, a giudicare da ciò che gli avevano detto le persone che aveva incaricato di svolgere indagini, la costruzione apparteneva ancora agli inquilini che l'avevano acquistato in origine. E questo a Theo era sembrato un vero miracolo. Sì, perché la casa era immersa in una campagna desolata, a chilometri dalla civiltà, e lui si domandava come fosse possibile che delle persone potessero vivere in un luogo simile, seppure molto bello, per tanti anni di seguito. Il fatto ovviamente andava a suo totale vantaggio. Era certo che l'anziana coppia dovesse essere stanca di restare tanto isolata, e che non vedesse l'ora di trasferirsi in un ambiente meno solitario. L'unica incognita era il prezzo... Lui però voleva quel cottage, e sarebbe riuscito ad averlo. Era l'unica cosa che pensava avrebbe restituito a sua madre un barlume della vitalità del passato. Quella, e il matrimonio con una ragazza di sua scelta ovviamente. Da quando la madre aveva avuto un ictus, alcuni mesi prima, non faceva che insistere che si trovasse una mo13
glie. Theo, però, era deciso a resistere. Non aveva alcuna intenzione di farsi una famiglia. Aveva visto come l'amore poteva distruggere una persona. Alla morte del padre, avvenuta per un assurdo e improvviso incidente quando lui aveva solo sette anni, sua madre si era chiusa completamente in se stessa. Lui, benchÊ piccolo, aveva capito che, se la madre non avesse dedicato tutte le sue energie a qualcosa di fragile come l'amore, non avrebbe passato gli anni successivi a vivere solo a metà . Sin da allora aveva deciso che avrebbe fatto a meno della magia e del potere dell'amore, mentre sua madre non riusciva a rassegnarsi all'idea che il figlio non fosse interessato a trovare una brava ragazza. Dopo anni passati a cercare di farle capire il suo punto di vista, Theo aveva smesso di provarci. Se voleva restare aggrappata a fantasie romantiche, che facesse pure. Aveva anche smesso di presentarle le donne con cui aveva delle relazioni, dato che la madre non le trovava mai all'altezza delle sue aspettative. Quindi, rimaneva solo il cottage. Lavender Cottage era stata la prima casa dei suoi genitori. Il luogo dove lui era stato concepito e la casa dove la madre si era rifugiata quando il marito aveva avuto l'incidente in bicicletta. A causa della fitta nebbia era stato investito da un camion, che procedeva a velocità troppo elevata. L'impatto era stato fatale e la madre si era ritrovata vedova troppo giovane. Non si era mai ripresa. Nessuno aveva avuto alcuna possibilità di uscire vincitore dal confronto con il fantasma perfetto di suo padre. Era ancora una bella donna eppure, quando la guardavi, non vedevi gli occhi scuri e i folti capelli ma solo la terribile tristezza di una vita dedicata ai ricordi. Di recente aveva espresso il desiderio di tornare nel luogo dove quei ricordi erano iniziati. Dopo l'ictus, la 14
sua mente sembrava abitata unicamente da quei ricordi e più volte gli aveva detto di voler trovare un po' di pace, per riuscire ad accettare ciò che la vita le aveva riservato. Tornare al cottage, aveva pensato Theo, poteva essere parte integrante della terapia. In quel momento la madre era in Italia. Era andata a trovare la sorella e, di recente, aveva iniziato a fare strane dichiarazioni sul fatto che forse sarebbe stato meglio restare laggiù, e abbandonare l'Inghilterra. «Tu non ci sei quasi mai» aveva borbottato un paio di settimane prima e lui non era stato in grado di contraddirla. «E quando ci sei, mi sento come la vecchia madre che devi passare a salutare per dovere. Non avrò mai la gioia di vederti con una brava moglie. O con dei figli. Non avrò mai dei nipotini. Una donna della mia età cos'altro potrebbe desiderare? Che senso ha che io resti a Londra, Theo? Potresti anche vivere a Timbuctu, per quanto ti vedo.» Theo amava sua madre, tuttavia non se la sentiva di prometterle una nuora e dei nipoti. Non aveva alcun progetto in tal senso. Se davvero avesse creduto che sarebbe stata bene in Italia, avrebbe insistito lui per primo perché si trasferisse nella villa in Liguria che le aveva comperato sei anni prima e che si trovava a pochi chilometri da dove viveva la sorella. Invece, non pensava fosse la soluzione giusta. Ogni volta che andava in Italia, rientrava dopo solo quindici giorni, e si lamentava a lungo del carattere dispotico della sorella Flora. In quel momento era ancora in convalescenza, e Flora la riempiva di attenzioni e gentilezza. Se però avesse deciso di vivere laggiù, di certo Flora sarebbe tornata a essere la prepotente sorella maggiore di sempre. «Perché si sta vestendo?» domandò Theo in tono divertito alla giovane occupante della casa. Era piccola e rotondetta, eppure trovava molto attraente gli occhi az15
zurri e limpidi e la carnagione perfetta. Era certo dovuto alla vita sana, pensò fissandola dall'alto in basso. «Non mi ha ancora detto chi è» aggiunse. «Non credo sia il momento di iniziare una conversazione.» Becky sbatté gli occhi e tentò di concentrarsi. Lo sconosciuto era solo uno dei tanti turisti che avevano bisogno del suo aiuto mentre là fuori faceva sempre più freddo e la neve scendeva sempre più copiosa. «Verrò con lei, però dovrà riportarmi indietro.» Gli passò accanto e uscì nella tormenta. Sotto gli stivali la neve scricchiolò per un istante. Poi il silenzio ripiombò intorno a loro quando Becky si bloccò per guardare attonita la Ferrari rosso fiammante che era parcheggiata di traverso sul suo vialetto. «Non mi dica che è venuto fin qui con questo tempo con quella?» Theo si girò di scatto. Gli era passata di fianco come un razzo e ora lo fissava torva, con le mani sui fianchi e il cappello di lana calato sulla fronte. Lui non capiva cosa fosse successo. Avrebbe voluto ricominciare la conversazione dall'inizio, in maniera più normale, perché era evidente che si era perso qualche passaggio. «Scusi?» fu tutto quello che riuscì a dire. Lui, l'uomo che non era mai a corto di parole, quello che si esprimeva con una sola occhiata. L'uomo che chiudeva transazioni da favola usando il vocabolario giusto. «Ma è pazzo?» sibilò Becky con una punta di sollievo. Si sentiva meglio ad attaccare quell'incosciente che si avventurava per i Cotswolds con un'auto del genere nel mezzo di una tormenta. «Si tolga dalla testa che salirò su quella cosa insieme a lei! Come ha potuto pensare di viaggiare sulle nostre strade su quel giocattolino? I nostri sentieri sono letali per le auto sportive!» «Giocattolino?» 16
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