Inconsapevole tentatrice

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Miranda Lee

Inconsapevole tentatrice

Immagine di copertina: angel_nt/iStock/Getty Images Plus/Getty Images

Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: The Magnate's Tempestuous Marriage The Tycoon's Outrageous Proposal Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2017 Miranda Lee © 2017 Miranda Lee Traduzioni di Maria Paola Rauzi

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

© 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prime edizioni Collezione Harmony giugno 2018; luglio 2018 Questa edizione myLit gennaio 2023

MYLIT ISSN 2282 - 3549 Periodico mensile n. 113 del 4/01/2023 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 162 del 31/05/2013 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano

HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano

Un milionario per marito

Sarah era seduta alla sua scrivania in preda alla noia. Per fortuna era venerdì. Ancora due ore e la settimana lavor ativa sarebbe terminata, così come il suo impegno nel settore contratti e fusioni.

Non era diventata un avvocato per trascorrere le sue giornate a riempire moduli e chiedere alla gente di firm are sulla linea tratteggiata. Chiunque avrebbe potuto farlo. Non occorrevano quattro anni di studi in legge.

Quando le avevano offerto di lavorare nel prestigioso studio legale Goldstein & Evans , si era immaginata di diventare la paladina dei più deboli e rappresentare in tr ibunale gli innocenti.

Invece, nelle sette settimane passate in quello studio, non si era nemmeno avvicinata al tribunale e aveva tr ascorso tutto il tempo tra trasferimenti di proprietà e t estamenti. A ogni modo sempre più interessante rispetto a ciò di cui si era dovuta occupare negli ultimi quindici giorni.

Fortunatamente da lunedì sarebbe passata nella squadra di diritto penale, dove di solito affidavano ai nuovi arrivati casi di clienti che non potevano permettersi un'assistenza legale. Sinceramente non vedeva l'ora.

Nel frattempo alzò gli occhi al soffitto, poi tornò a concentrarsi sul computer, dove stava facendo alcune r i-

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cerche su un cliente che stava per arrivare a firmare un contratto di compravendita di una miniera di di amanti.

Il suo nome era Scott McAllister e a quanto pareva era un magnate nel settore delle miniere.

Stando a Bob, il suo attuale mentore, lei avrebbe dov uto sapere di chi si trattava dato che ultimamente era apparso spesso in televisione a causa di una raffineria di n ichel che stava fallendo, lasciando a casa parecchi lavoratori.

Lei guardava poco la televisione, per cui aveva deciso di fare alcune ricerche in Internet, trovando diverse informazioni su Scott McAllister.

Uno dei più giovani magnati australiani nel settore minerario, aveva interessi nei minerali ferrosi, oro e carbone, così come nichel e alluminio. E adesso anche diamanti.

Apparentemente, aveva iniziato dopo la morte del p adre, una decina di anni prima, quando aveva scoperto che alcuni appezzamenti di terra senza valore in realtà n ascondevano veri e propri tesori.

Secondo Bob, invece, la sua fortuna dipendeva dal fatto che era un uomo molto intelligente che aveva la cap acità di trasformare le rocce in diamanti.

«Ci sono diversi rapporti che dichiarano che la miniera di diamanti che sta acquistando oggi sia esaurita, ma uno come McAllister non farebbe mai un simile investimento se fosse davvero così. Evidentemente è a conoscenza di qualcosa di cui è all'oscuro l'attuale proprietario.»

Bob le sembrava pieno di ammirazione nei confronti del loro cliente. Personalmente lei non era altrettanto pronta ad ammirare nessun rappresentante del genere maschile.

Cliccando sull'ennesimo sito si imbatté in una fotogr afia che non le disse altro se non che era alto e muscoloso.

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Era stata scattata in occasione di un incontro di lavoro e tutti indossavano il giubbino giallo di sicurezza e il casco. Era impossibile capire il suo aspetto. Inoltre aveva gli occhiali da sole.

Era incredibile quanto potessero dire gli occhi di un uomo. Era abbronzato, aveva il naso dritto e la mascella squadrata. Una ruga sulla fronte gli conferiva un'espressione pensierosa e la linea della bocca era dura e intransigente.

Aveva trentacinque anni, tuttavia ne dimostrava qualcuno di più. Non era sposato e la cosa non la stupì; malgrado la sua ricchezza, non era il tipo di uomo che le donne avrebbero voluto accanto.

Il telefono di Bob iniziò a suonare. Imprecando lui r ispose, poi imprecò ancora più forte.

«Mi dispiace» si scusò. «McAllister è arrivato in ant icipo e io non ho ancora finito di leggere questo dannato e complicato contratto. Potresti farmi un favore e andare ad accoglierlo? Accompagnalo nella sala riunioni del primo piano e offrigli un caffè. Sei brava in questo genere di cose.»

Sarah non aveva dubbi al riguardo. Non aveva fatto a ltro che preparare caffè per Bob da quando aveva iniziato a lavorare in quella sezione dello studio. Avrebbe potuto benissimo essere una cameriera.

Sua madre, però, le aveva insegnato le buone maniere e come muoversi in società, pertanto sorrise e rispose che sarebbe stato un piacere.

Bob le rivolse un sorriso radioso.

«Sei una ragazza fantastica.»

Lei avrebbe potuto anche offendersi se Bob avesse avuto meno dei suoi sessantadue anni. A venticinque anni, quasi ventisei, non poteva certo definirsi una ragazza.

Si alzò, si lisciò la gonna e si scostò i capelli dal viso

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prima di lasciare l'ufficio e dirigersi verso la reception, felice tutto sommato di avere qualcosa da fare.

Inoltre, a essere sincera, aveva una certa curiosità verso l'uomo che stava per incontrare. Voleva vedere com'era senza gli occhiali da sole.

McAllister era seduto su una delle poltrone nere in cuoio. Indossava un completo grigio con camicia bianca e cravatta blu. Le scarpe, notò, erano pulite ma tutt 'altro che nuove.

Era evidente che non fosse un fanatico della moda. Magari ai magnati del suo settore non importavano quelle cose. Con suo grande disappunto aveva gli occhi chiusi, però poté osservare più chiaramente il suo volto. I capelli erano castani e tagliati abbastanza corti. Insomma, un look da macho che gli si adattava alla perfezione.

Il naso era più grande di quanto avesse pensato in or igine. Il labbro inferiore era più pieno di quello superiore, ma non a sufficienza da addolcire i suoi tratti duri.

Prima ancora che aprisse gli occhi Sarah comprese che Scott McAllister non era un uomo dalla bellezza tradizionale, tuttavia c'era qualcosa che trovava perversamente affascinante.

Strano, dal momento che non era mai stata attratta dai maschi alpha , che aveva sempre trovato minacciosi dal punto di vista fisico. Di solito preferiva uomini belli, di classe, che avevano più cervello che muscoli.

Si fermò a un metro di distanza e si schiarì la gola.

«Signor McAllister?» disse con un tono più alto di quanto avrebbe voluto. La sua insegnante di teatro, a scuola, aveva definito la sua voce melodiosa... di certo non adatta per avere un grande impatto in tribunale.

Lui aprì gli occhi e lei finalmente poté vederli. Erano di un colore grigio ghiaccio.

Non del tutto freddi e caldi allo stesso tempo.

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Caldi e affamati.

Scott la squadrò dalla testa ai piedi, facendola arross ire, cosa che Sarah trovò umiliante.

«Sono io» rispose alzandosi e sovrastandola.

E sì che lei indossava pure i tacchi. Reclinò il collo per guardarlo e le si seccò la bocca. Represse un gemito e istintivamente si leccò le labbra improvvisamente sec che.

«I venditori non sono ancora arrivati» gli disse con uno dei suoi composti sorrisi. «Il signor Katon mi ha mandata ad accoglierla in attesa del loro arrivo.»

Lui non ricambiò il sorriso, limitandosi a fi ssarla.

Sarah si sentì surriscaldare e avrebbe voluto dire e fare cose sconvenienti. Dovette esercitare un controllo enorme su se stessa per non cedere alla tentazione.

«Se vuole seguirmi...»

«Tesoro» le disse lui curvando le labbra in maniera sexy. «Ti seguirei anche all'inferno.»

Lei spalancò la bocca, realizzando sconvolta che si sentiva nello stesso modo nei suoi confronti.

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Sydney, quindici mesi più tardi...

Scott era in piedi accanto alla finestra che fissava asse nte il panorama. Non che ci fosse molto da guardare. L'edificio che ospitava gli uffici della McAllister Mines aveva sede nella parte meridionale di Sydney, la zona in cui si trovava la maggior parte delle società. Nessuna vista su bellissimi parchi e giardini. Solo traffico congestionato e palazzi gr igi.

A ogni modo quel lunedì mattina niente sarebbe riuscito a sollevare l 'umore di Scott. Nella sua vita non si era mai sentito così sconvolto emotivamente. Certo, aveva sofferto molto per la morte di suo padre, ma la morte era più facile da gestire del tradimento. Non riusciva a ncora a credere che Sarah lo avesse tradito. Quel weekend avevano festeggiato il loro primo anniversario di matri monio!

Era sempre stato diffidente nei confronti del sesso femminile, ma Sarah si era rivelata diversa dalle donne responsabili del suo cinismo.

Molto diversa. Che lo avesse ingannato gli sembrava... incredibile.

Il testo con le foto era arrivato sul suo telefono venerdì pomeriggio, mentre era in riunione sulla costa con un

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milionario di Singapore che sperava potesse aiutarlo a risolvere i suoi pr oblemi di flusso di cassa.

La sua prima reazione, quando lo aveva letto, era stata di puro shock, seguita da incredulità. Gradualmente, però, era stato obbligato ad accettare l'evidenza dei fatti davanti ai suoi occhi.

Le immagini erano chiare e riportavano la data del momento in cui erano state scattate: all 'ora di pranzo di quello stesso giorno. Ed erano corredate da un testo: Pensavo volessi sapere cosa fa tua moglie quando non ci sei . Ed era firma to: Un amico .

Altro che amico! Probabilmente si trattava di un concorrente in affari, o magari una collega gelosa di Sarah. Sua moglie era il genere di donna che suscitava rivalità e gelosia nelle al tre. E in suo marito!

Non aveva impiegato molto ad accettare il fatto che avesse una relazione con quel bel bastardo vestito superbamente che compariva nelle foto.

Scott non immaginava di poter essere sopraffatto da una furia così incontrollabile da lasciare la sua assistente personale Cleo a concludere le trattative per lui, con la scusa che Sarah non si era sentita bene, e correre a casa per un confron to con la sua mogliettina.

Però non lo aveva fatto subito.

Lo stomaco gli si chiuse in una morsa al pensiero di cos 'aveva combinato. Le sue intenzioni erano state que lle di chiarirsi subito con lei nella speranza che ci fosse una logica spiegazione per quell 'incubo in cui era precipitato, ma quando era entrato in casa, Sarah gli si era gettata al collo, felice che avesse accorciato il suo viaggio d 'affari per stare con lei.

I suoi baci erano stati più passionali del solito. La loro vita sessuale era più che soddisf acente. Sarah lasciava sempre che prendesse lui l 'iniziativa, ma non quella

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notte. Pensando a ritroso, decise che si trattava di senso di colpa. In maniera perversa, dopo che lei si era addormentata alla fine della loro maratona, era stato lui a sentirsi c olpevole. Ma era sua moglie l 'adultera. Gli aveva mentito riguardo a quello che aveva fatto quel giorno, raccontandogli che era andata a fare shopping durante la pausa pranzo per cercare un regalo favoloso per il loro anniversario.

Lui però sapeva esattamente cosa aveva fatto a pranzo quel venerdì. Così si era ritirato nel suo studio, dove aveva bevuto fino ad annullarsi nell' oblio e crollare sul divano.

Ed era stato lì che lei l ' aveva trovato la mattina seguente... e dove aveva avuto inizio il loro orribile scontro f inale.

Scott era ancora scioccato dalle accuse che Sarah gli aveva rivolto. Alla fine se n 'era andata e non era più tornata.

Domenica sera era stato obbligato ad accettare il fatto che lo aveva lasciato.

In teoria la cosa avrebbe dovuto far gli piacere, dato che non era il tipo che poteva tollerare di avere una moglie di cui non si fidava, tuttavia non riusciva a eliminare dalla sua testa il tarlo che forse aveva sbagliato a saltare subito a quelle conclusioni. Magari aveva commesso un terrib ile errore.

Un colpo alla porta lo fece sobbalzare, distogliendolo dai suoi pensieri tormentati.

«Sì?» disse allontanandosi dalla finestra.

Cleo entrò esitante e lo sguardo che gli lanciò parlava chiaro; c 'era preoccupazione nei suoi occhi e ansia sul suo viso.

Scott le aveva più o meno raccontato cos 'era successo al suo arrivo in ufficio, consapevole che era pressoché

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impossibile mentire a Cleo. Non era soltanto la sua ass istente personale, ma dopo tre anni di lavoro a stretto contatto era diventa ta an che un 'amica.

Cleo si era mostrata altrettanto scioccata e incredula. «Sarah non ti tradirebbe mai, Scott. Quella ragazza ti ama alla follia.»

Lui le avrebbe mostrato volentieri le foto, ma aveva consegnato il cellulare al suo responsabile della sicurezza sabato pomeriggio per far svolgere delle indagini.

Mostrare ad Harvey le immagini di sua moglie con un altro uomo era stato mortificante, tuttavia voleva essere sicuro che fossero vere e scoprire chi le aveva mandate. Inoltre voleva sapere tutto sull'uo mo coi nvolto.

Sinceramente non aveva idea di cosa avrebbe fatto una volta scoperta la sua identità. Lo odiava già con tutto se stesso.

«Harvey ha appena chiamato per dire che sta venendo qui» gli disse Cleo interrompendo il corso dei suoi pensieri. «Vuoi che vi prepari il caffè?»

Scott aveva atteso tutta la mattina l 'arrivo di Harvey, ma adesso che il momento era giunto desiderò non avere mai agito così. Avrebbe dovuto costringere Sarah a spiegargli l ' origine di quelle foto. Ma quale spiegazione poteva esserci? Lei stessa non aveva negato la loro veridicità. In ogni caso quella mattina Sarah si era arrabbiata perché lui si era ubria cato.

Certo, forse avrebbe dovuto mostrargliele non appena era arrivato a casa, però non l'aveva fatto. E la mattina seguente era ancora troppo arrabbiato per scusarsi del suo comportamento da cavernicolo. Inoltre il tentativo di Sarah di scaricare la colpa su di lui era quasi riuscito. Infatti, dopo che lei se n' era andata come una furia, av eva iniziato a pensare che fosse innocente.

Ma poi aveva riguardato le fotografie...

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«No, niente caffè per adesso» rispose facendo del suo meglio per sembrare normale. «Oh, e grazie per avermi sostituito ve nerdì. Non so cosa farei senza di te.»

Cleo si strinse nelle spalle. «Mi spiace di non esserti stata molto d 'aiuto. L 'investitore ha espresso chiaramente che non gradiva trattare con una donna, specialmente sotto i trent ' anni. Comunque, se vuoi la mia opinione, quel tipo non mi piaceva affatto. Aveva degli occhi a mbigui.»

Scott sorrise. Cleo aveva l'abitudine di giudicare le persone dai loro occhi e di solito ci azzeccava. Gli av eva impedito di commettere grandi sbagli in diverse occasioni. E le era sempre piaciuta Sarah, che considerava una ragazza splendida. Be', non sempre si aveva ragione.

«Allora lo cancellerò come potenziale partner.»

«Questo è solo il mio consiglio. In ogni caso avrai bisogno di trovare qualcun altro, altrimenti rischi di dover chiudere la raffineria di nichel. Forse anche la miniera. Non puoi continuare a gestire entrambe le attività in perdita all'infini to.»

«Lo so. Fai alcune ricerche e prova a vedere chi potrebbe essere interessato a un investimento. Possibilmente australiano. Ah, ecco che è arrivato Harvey. Entra, per favore.»

Cleo li lasciò soli. Il volto di Harvey non lasciava trapelare nulla. Intorno ai cinquantacinque anni, era un uomo robusto e calvo. Bel viso, occhi azzurri e un 'espressione inflessibile.

Aveva lavorato vent 'anni nella polizia e altri dieci come investigatore privato prima di diventare il suo responsabile della sicurezza.

Grazie al suo aspetto da buttafuori, in certe occasioni gli aveva fatto da guardia del corpo. Per finire era anche un esperto informatico.

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Scott chiuse la porta e gli indicò una delle due poltrone davanti alla sua scrivania.

«Allora, cos ' hai scoperto?» gli chiese senza troppi giri di parole, nascondendo la tensione dietro un tono brusco.

Harvey lo guardò con un'espressione simile alla co mpassione, cosa che gli fece contrarre lo stomaco in una morsa.

«A giudicare dalla tua faccia deduco che tu non abbia buone notizie da darmi.»

«No.»

«Okay, spara.»

Harvey si chinò in avanti e posò il cellulare di Scott sulla scrivania.

«Innanzitutto il telefono da cui sono state inviate le foto non può essere rintracciato.»

«Lo sospettavo. Le immagini sono vere?»

«Sì. Non sono state truccate.»

Lui deglutì la bile che gli era salita in gola. «E per quanto riguarda il giorno e l'ora in cui sono state scattate?»

«Tutto reale. Ho avuto conferma controllando i circui ti video dell'hotel. Hanno videocamere dappertutto.»

«Che hotel era?»

«Il Regency .»

Il Regency era un albergo a cinque stelle vicino al palazzo in cui lavorava Sarah.

«Cos 'altro hai scoperto?» gli domandò, rassegnato ad ascoltare altre rivelazioni sgradevoli.

«Ho parlato con un membro del personale del bar che era di turno venerdì. Si ricordava di Sarah.»

Ovviamente , pensò Scott. Qualunque uomo vedente e sano di mente si sarebbe ricordato di sua moglie. Era di una bellezza sconvolgente, con lunghi capelli biondi,

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grandi occhi blu e una bocca che avrebbe tentato persino un santo. Inoltre aveva un fisico snello, con le curve al posto giusto, e vestiva in modo molto femminile.

Non avrebbe mai dimenticato il primo momento in cui l 'aveva vista. Erano passati quindici mesi. Doveva firmare il contratto per l'acquisto di una miniera ed era arrivato in anticipo all' appuntamento da Goldstein & Evans , lo studio legale di cui si serviva per i suoi contratti.

Sarah era stata mandata ad accoglierlo e lui si era follemente innamor ato non appena aveva posato lo sguardo su di lei. Una settimana più tardi, al loro terzo appuntamento a cena, Sarah gli aveva confessato che per lei era stato lo stesso.

E lui le aveva creduto. Tre mesi dopo era diventata sua moglie e adesso tutto lasciava intendere che sarebbe diventata la sua ex moglie.

«Cos 'altro ha detto il barman?» si informò schiarendosi la g ola.

«Che sembravano abbastanza a loro agio insieme. Erano seduti in un angolo appartato. Non hanno bevuto mol to, hanno soltanto parlato. Poi, dopo circa un quarto d 'ora si sono alzati e se ne sono andati.»

Entrambi sapevano dove. Le fotografie parlavano chi aro. L'uomo si era avvicinato alla reception e aveva prenotato una stanza, poi erano saliti in ascensore ed erano r icomparsi soltanto quarantacinque minuti più tardi.

«Il barman mi ha riferito di non avere mai visto Sarah prima, mentre il tipo gli era sembrato più familiare. Si è ricordato di averlo visto lì con un'altra donna, una brunetta.»

«Hai scoperto chi è?»

«Sì. Si chiama Philip Leighton. Circa trentacinque anni. Un avvocato.»

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«E lavora per lo studio Goldstein & Evans .»

«Esatto. Si occupa di diritto di famiglia ed è speci alizzato in divorzi. Suo padre è senatore. Girano voci che voglia entrare in politica anche lui. Non è sposato e non ha una partner fissa. Stando ai suoi colleghi è un dongiovanni che incanta le donne con la sua parlanti na.»

Scott si sentì sopraffare da un 'altra ondata di gelosia che peggiorò ulteriormente il suo umore. Detestava essere preso in giro ed era proprio quello che aveva fatto Sarah. Il suo mostrarsi offesa, sabato mattina, non era stato altro che il suo vergognoso tentativo per distogliere l 'a t tenzione dalla sua colpa.

La verità era che sua moglie si era lasciata sedurre da quel bastardo.

Forse, se non fossi stato via così tanto per lavoro u ltimamente, non sarebbe successo...

E adesso la scusava pure!

Si raddrizzò sulla sedia cercando di ricomporsi. «C' è altro che vuoi dirmi riguardo alla relazione di mia moglie con qu e sto Leighton?»

«Solo che non è andata da lui dopo che ti ha lasciato sabato.»

Scott non provò sollievo a quella notizia. «Probabilmente si è fatta ospitare da Cory» borbottò. «È il suo miglior amico. Lo ha conosciuto all' universi tà.»

A dire il vero non sapeva molto delle circostanze che avevano portato a quella amicizia tra sua moglie e il giovane architetto.

All 'improvviso ebbe la consapevolezza di non conoscere molto del passato di Sarah.

Durante il suo turbinoso corteggiamento, lei gli aveva raccontato che sua madre era morta e che non aveva rapporti con il padre e il fratello più grande. Quando era una ragazzina c 'era stato un brutto divorzio e il fratello

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si era schierato con il padre, malgrado fosse stato infedele alla moglie.

Lui non aveva indagato oltre e non aveva nemmeno insistito sulla sua amicizia con Cory, anche perché il loro legame non lo preoccupava. Cory gli era simpatico e la simpatia era reci proca. Ma forse ora non più.

Non dopo che Sarah gli avrà raccontato cos' ho fatto venerdì notte .

Cosa di cui non aveva dubbi, dal momento che si dicevano tutto. A volte sembravano due teenager; parlavano e ridevano al telefono per ore. In quell'istante avrebbe voluto essere una mosca per vedere cosa stava succedendo a casa di Cory. Probabilmente non avrebbe scoperto molto, dato che era lunedì mattina ed entrambi erano al lavoro.

Si alzò in piedi e aggirò la scrivania, ansioso di liquidare Harvey per fare alcune ricerche da solo.

«Grazie, Harvey. Ti sono molto riconoscente.»

Almeno adesso sapeva la verità. Sarah amava quell 'uomo? Aveva mai amato lui? Avrebbe giurato di sì. Però avrebbe anche giurato che non lo avesse mai i ngannato e invece lo aveva fatto.

«Mi spiace di non essere stato capace di portarti notizie migliori» rispose Harvey stringendogli la mano.

«La vita non è mai facile.» E nemmeno l 'amore. Perché la verità era che lui amava ancora sua moglie.

Non appena rimasto solo, Scott prese il cellulare e chiamò il numero dello studio di Sarah. Quando gli risposero che non era andata a lavorare perché non stava bene non seppe più cosa pensare.

Sarah non perdeva mai un giorno di lavoro. Amava quello che faceva, specialmente da quando l' avevano trasferita nel settore del patrocinio gratuito. Si era occupata di diverse cause che aveva vinto.

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Non era certo da lei non presentarsi in ufficio senza un valido motivo.

Evidentemente era ancora sconvolta. Ma con lui, o con se stessa? Forse gli era stata infedele solo quella volta. Magari se n 'era pentita ed era per quello che si era comportata così venerdì sera, per fare a mmenda.

All 'improvviso venne colpito da un altro pensiero, ossia che fosse fuggita con Leighton. Il suo cuore perse un colpo.

«Il signor Leighton c 'è?» riuscì a chiedere alla receptionist.

«Sì, signore. Desidera parlare con lui?»

Sollevato, Scott rispose secco: «Non ora».

Però lo avrebbe fatto presto.

Per prima cosa doveva confrontarsi con Sarah e a s econda di quello che gli avrebbe detto avrebbe affrontato Leighton. Sinceramente dubitava che sarebbe stato un incontro civile. Il solo pensiero di quel debosciato, che non aveva di meglio da fare che sedurre la moglie di un altro, lo faceva impazzire.

Non aveva dubbi che fosse stato Leighton a fare la prima mossa. Sarah non era il tipo di moglie infedele. O sì?

Gli venne il sospetto che forse non la conosceva affatto. Scosse la testa e compose il numero di Sarah aspe ttandosi che respingesse la sua chiamata, com'era successo per tutto il weekend. Il telefono suonava occupato. Con chi stava parlando? Con Cory? Con quel bastardo del suo amante? E poi, dov 'era? Ancora a casa di Cory probabil mente.

Non poteva più starsene seduto lì a continuare a rimuginare. Era arrivato il momento di affrontarla. Afferrò la giacca, se la infilò in fretta e furia e lasciò l' ufficio.

«Devo uscire, Cleo. Cancella tutti i miei appuntamen-

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ti del pomeriggio e prenditi un giorno libero. Te lo meriti.»

Cleo lo fissò sospirando. «Non hai intenzione di commettere qualche follia, vero?»

«Non oggi. Comunque l'ho fatta un anno fa» ribatté lui. Quando aveva sposato una ragazza che non conosceva veramente e che rappresentava un enigma per il Ventunesimo secolo.

Perché quando lui l'aveva conosciuta, Sarah era ve rgine.

Mentre raggiungeva di corsa il parcheggio, iniziò a chiedersi, appellandosi al cinismo che aveva sempre manifestato verso il sesso opposto, come avesse fatto a conservare la sua verg inità così a lungo.

Ripensandoci adesso, dopo essersi tolto le fette di s alame dagli occhi, era davvero incredibile come fosse riuscita a superare intatta il liceo, l 'università, poi due anni sabbatici in giro per il mondo con lo zai no.

A meno che non avesse sempre voluto sposarsi per soldi e considerato la sua verginità come un 'arma vincente per intrappolare il giusto babbeo.

Tipo lui.

Da quando aveva fatto fortuna nel settore minerario, si era imba ttuto in diverse cacciatrici di dote, nessuna delle quali, però, era vergine.

All 'epoca non si era soffermato troppo sulla sua in esperienza.

Si era limitato ad accettare la sua spiegazione, ossia che era sempre stata molto diffidente verso il genere maschile a causa del comportamento del padre.

Si era persino bevuto la storia che fino a quando non aveva conosciuto lui, non aveva mai incontrato un uomo con cui aveva desiderato fare sesso.

All 'epoca non aveva usato la parola sesso, bensì l 'e-

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spressione fare l 'amore. Ovviamente. Troppo grezza per una come lei.

Sarah era l 'epitome della femminilità, con i suoi grandi occhi blu che non erano altro che una finestra su un 'anima apparentemente pura e inca pace d 'inganno. Che stupido era stato!

Dicevano che l 'amore rendeva ciechi. Be ', avevano ragione, pensò furioso salendo sulla sua Mercedes.

Ma adesso non lo era più. E voleva delle risposte. Molte!

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Questomese

Per quanto arroganti, sicuri di sé e talvolta addirittura spietati, è impossibile resistere al fascino virile dei milionari di Miranda Lee.

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