Incontri d'estate

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M. Dunaway - P. Jordan - K. Hunter

INCONTRI D'ESTATE


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Taming the Tabloid Heiress Expecting the Playboy's Heir Taken by the Bad Boy Harlequin American Romance Harlequin Mills & Boon Modern Romance Harlequin Mills & Boon Modern Heat © 2001 Michele Dunaway © 2005 Penny Jordan © 2008 Kelly Hunter Traduzioni di Patrizia Bagatti, Loretta Marsilli e Alda Barbi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2002 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni luglio 2002; giugno 2007; giugno 2009 Questa edizione Harmony Premium luglio 2017 Questo volume è stato stampato nel giugno 2017 da CPI, Barcelona HARMONY PREMIUM ISSN 1724 - 5346 Periodico mensile n. 151 dello 07/07/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 804 del 29/12/2003 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Cuori in viaggio Pagina 157

Dalla Spagna con amore Pagina 297

Desiderio sotto il sole



Cuori in viaggio



1 Tattler, giovedì 21 novembre. L'ereditiera ha colpito ancora: Kit O'Brien ha rovescia to una ciotola di cibo per cani in testa al fidanzato! Servizio di Mary Lynn Osservate voi stessi la foto di pagina 1: l'ereditiera più celebre di New York, l'impulsiva Kit O'Brien ha colpito ancora. Questa volta ha rovesciato una scodella di cibo per cani in testa a Blaine Rourke, figlioccio preferito del padre, nonché suo fidanzato. Fonti vicine alla famiglia mi hanno informato che il padre, Michael O'Brien, amministratore delegato della O'Brien Publications, è andato su tutte le furie. Bisogna chiedersi, a questo punto, come farà Kit questa volta a placare l'ira del padre. Cederà alla sua richiesta di mettere la testa a posto? Una cosa è certa: è più facile vincere alla lotteria che indovinare la mossa successiva di Kit! «Allora? Ha mai fatto l'amore su un aereo?» Le parole furono pronunciate in tono vellutato. I grandi occhi verdi di Kit O'Brien si spalancarono di stupore di fronte all'audacia del passeggero che sedeva accanto a lei da un paio d'ore. 7


«Mi sta facendo la corte, per caso?» Kit cercò di mascherare il proprio disappunto, tenendo lo sguardo fisso sullo sconosciuto. Nonostante la sua reputazione, non le era mai successo che un uomo fosse tanto audace o sfacciato. Un sole pomeridiano faceva capolino dal finestrino della prima classe, mentre lui le lanciava l'ennesimo sguardo divertito. «E se anche fosse?» Le labbra carnose di lui si incurvarono in un'espressione strafottente, creando una leggera fossetta nella guancia destra. Kit si sentì pervadere la schiena dai brividi; sentiva tutta la sensualità di quella proposta. «Ci... ci dovrei pensare.» «Poi mi faccia sapere.» Chiuse lentamente le labbra sul bordo della tazza di plastica, in un gesto quasi erotico. Era così sexy che avrebbe potuto perdersi in quei profondi occhi castani. Ma sapeva che sarebbe stato un errore. Lui distolse lo sguardo, liberando Kit dalla sua presenza ipnotica, sebbene il sollievo che ne trasse fosse solo apparente. Serrò le labbra e si sporse leggermente in avanti per appoggiare la tazza sul tavolino, posto a ridosso del sedile anteriore. Tremava. Per fortuna lui sembrò non notare la risposta immediata del corpo di lei alla sua domanda provocatoria. Era proprio un bel tipo, pensò Kit. Avevano chiacchierato dal momento del decollo dall'aeroporto di New York un paio d'ore prima. Ora che lo sguardo di lui non la fissava, Kit cercò di rilassarsi. Non ricordava di aver mai incontrato un uomo così. Chiunque fosse, era una tentazione vagante. Una rivista appoggiata sulle gambe gli copriva parzialmente i jeans neri, unico obiettivo dello sguardo di lei. Quando, salito a bordo, si era diretto al sedile ac8


canto al suo, aveva abbassato lo sguardo sul perfetto naso dal profilo romanico, col sorriso divertito di chi è abituato a essere al centro dell'attenzione. E quando si era sbottonato la giacca sportiva, la bocca di Kit si era seccata all'istante. Indossava abiti casual che nascondevano un corpo muscoloso e ben disegnato. Le aveva sfiorato la gamba col ginocchio, per raggiungere il suo posto, e Kit aveva avvertito un fremito improvviso. Cercò di distogliere l'attenzione da quei pensieri e di concentrarsi. Non aveva tempo di lasciarsi andare a pensieri erotici per un uomo che non conosceva nemmeno. Aveva quattro giorni prima di affrontare il padre e la sua reazione all'ultima bravata, oltretutto offerta a un vasto pubblico. Quando cercò di sistemarsi la gonna di lana che le fasciava le gambe, lo sconosciuto si mosse mostrando, inavvertitamente per qualche istante gli stivali che indossava. Kit rabbrividì. Era un cow-boy, concluse, chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare dalla fantasia. Sicuramente aveva un aspetto primitivamente mascolino: capelli castani scendevano a coprirgli il collo e Kit immaginò se stessa infilare avidamente le dita fra quelle ciocche ribelli. Una volta terminato il gesto, lui avrebbe ricambiato accarezzandola con dolcezza, trasmettendole al tempo stesso forza e sicurezza. Riaprì gli occhi tenendo le palpebre abbassate, in modo da continuare a osservarlo senza essere notata. Si sarebbe accontentata di un incontro fugace con lui nella toilette dell'aereo? Il pensiero illecito di quelle labbra carnose su di sé le procurò un tremito che le percorse nuovamente la schiena. Le mani di lui le avrebbero slacciato la camicetta e l'avrebbero sollevata, consentendogli di baciarle i seni. Poi si sarebbe unito a lei come se fosse nato esclusivamente per soddisfarla. Con movimenti sapienti l'a9


vrebbe condotta dove lei non avrebbe mai pensato di poter arrivare. Sposami, le avrebbe sussurrato, sposami dai...! Controllati, stai impazzendo! Kit cercò disperatamente di tornare alla realtà. A parte l'attrazione che provava per quell'uomo, non sapeva niente di lui e, anche in caso contrario, non era tipo da fare simili cose! Probabilmente era l'unica vergine della sua età sull'intero territorio statunitense, nonostante tutti pensassero il contrario. E l'ultima cosa di cui avrebbe avuto bisogno, soprattutto in questo momento, era uno scandalo pubblico. L'incidente della scodella di cibo per cani, dal quale stava fuggendo, era già abbastanza penoso. Non solo il padre era furioso per il suo comportamento sconsiderato della notte precedente, ma sapeva che anche Blaine non doveva esserne troppo entusiasta. Per questo aveva voluto scappare utilizzando il primo pretesto utile fornito dalla sua redattrice. Qualunque cosa sarebbe stata meglio che affrontare la furia paterna dopo la lettura dei giornali. Così aveva accettato l'incarico. In fondo che cosa le importava di conoscere il nome della persona da intervistare il giorno seguente? Il fatto che l'incarico la portasse lontana da casa era l'unica cosa rilevante. Avrebbe aspettato di ricevere la cartella stampa con il nominativo l'indomani mattina, senza problemi. E da lì sarebbe cominciato il suo successo. Kit contava che il padre, apprezzando l'articolo, avrebbe chiesto a Eleni di assegnare a Kit incarichi più prestigiosi, storie più serie. Finora scrivere di arte e società le era bastato, ma adesso che si era fatta le ossa era pronta per dimostrare tutta la sua grinta e le sue capacità. Il padre, inoltre, le aveva impedito di scrivere col suo vero nome. Anche se si trattava di storie rispetta10


bili, doveva sempre usare lo pseudonimo di Carol Jones. Che fantasia! No! Era ora che suo padre le desse una vera possibilità. Era certa che ce l'avrebbe fatta. Per un attimo si chiese che aspetto avrebbe avuto la persona da intervistare. Se non avesse avuto tutta quella fretta di prendere l'aereo, avrebbe potuto scoprirlo. Be'... se fosse stato un uomo minimamente somigliante a quello accanto al quale sedeva, l'incarico sarebbe stato un sogno che si avverava. Soccombendo a una nervosa abitudine, si morse il labbro inferiore e lanciò un'altra occhiata fuori dal finestrino. «Si vede l'oceano. Dovremmo essere quasi arrivati.» Lentamente lui si voltò verso di lei. «Peccato. Avrebbe potuto essere molto interessante, ma chérie. Oui? Ma ormai stiamo per atterrare.» Kit arrossì sentendolo parlare francese. Doveva essere franco-canadese. Chissà se parlava così a tutte le donne che si portava a letto. Si scrollò quel pensiero illecito e reagì, tentando di provocarlo. «Peggio per me. Per tutta la vita mi chiederò come avrebbe potuto essere se... avessimo avuto uno di quei magici incontri di due sconosciuti che si incrociano nella notte. Forse abbiamo perso il rapporto sessuale più eccitante della storia. Purtroppo la vita è solo una montagna di se.» L'aereo iniziò la fase di atterraggio e il sorriso di Kit si spense. All'ordine via radio del comandante, si allacciò la cintura. I pensieri sullo sconosciuto scomparvero, e all'improvviso fu colta dal panico. Le dita bianche e rigide, si aggrappò ai braccioli del sedile. Sebbene avesse volato ovunque, aveva sempre un'irrefrenabile paura di decolli e di atterraggi. Durante i vani tentativi di autocontrollo, si sentì 11


spostare una ciocca dal viso terrorizzato e immediatamente fu investita da un'ondata di calore. La mano destra di lui coprì la sinistra di lei, quindi si sentì accarezzare le dita. Una corrente di... sì, di desiderio le sciolse la tensione in un attimo. Quel contatto le fece dimenticare la paura e Kit immaginò di essere sfiorata dalle sue labbra per baciarlo poi con impeto e passione... Finalmente sopraggiunse il movimento sussultorio dell'aereo che toccava terra e i freni iniziarono a stridere per arrestare la corsa. Lentamente Kit riaprì gli occhi, disorientata. Sebbene fosse atterrata sana e salva, non era ancora certa di trovarsi al sicuro. Nelle ultime tre ore aveva avuto l'impressione che la sua vita fosse stata in qualche modo alterata, ma non sapeva esattamente in quale misura. Fissando con lo sguardo il sedile anteriore, si portò la mano destra alla bocca, toccandosi le labbra con le dita. La consistenza era appiccicosa, segno evidente che il rossetto era ancora al suo posto. Si era immaginata tutto, ma era sembrato così reale... La pressione della mano di lui si interruppe. «Eccoci...» Kit avvertì un improvviso gelo scenderle sulla mano. «Ah, bene.» Controllando il tremore della voce, continuò a parlare, mentre l'aereo si arrestava. «Grazie per avermi fatto da balia. È stato un gesto carino.» «Non ho fatto niente di speciale.» Lo sconosciuto scrollò le larghe spalle e Kit sentì il suo orgoglio femminile vacillare un po' a causa dell'apparente snobismo di lui. Non sapeva perché si aspettava qualcosa da quell'estraneo, ma in qualche modo era così. Forse era davvero la stupida che il padre sosteneva che fosse. Con una nuova determinazione si alzò nel momento 12


esatto in cui si spense il segnale luminoso che indicava di tenere allacciate le cinture. «Be', grazie per la compagnia. La saluto, ho un lavoro impegnativo che mi aspetta.» «Buona fortuna.» Lui continuò a fissarla come per memorizzarne i lineamenti. Lei arrossì. «Grazie.» Lo sconosciuto non rispose, ma la raggiunse sul corridoio fra i sedili. Doveva essere alto almeno un metro e ottantacinque, oltre che... Insomma, chiunque fosse era proprio un bell'uomo. Il suo fascino dominava a tal punto la zona limitata della prima classe che una donna dai capelli grigi dietro di lei le dette un lieve spintone per poterlo vedere meglio. Kit perse l'equilibrio e cadde in avanti... proprio addosso a lui, che l'accolse fra le proprie braccia con leggerezza. Istintivamente le sue mani gli percorsero il petto coperto dalla camicia. Così saldo, solido... Un delizioso stordimento la investì quando avvertì il profumo muschiato della sua pelle. Quelle braccia forti la rimisero in piedi, mentre i suoi occhi profondi intensi e scuri la fissarono. Kit si sentì sprofondare in un abisso. «Tutto bene?» «... Sì.» Si chiese se lui avesse avvertito il suo desiderio. Era consapevole di quanto fosse stata tentata dalla sua presenza durante il viaggio? Sapeva che non avrebbe potuto andarsene così. Quell'uomo l'avrebbe tormentata in sogno e lei non conosceva nemmeno il suo nome. Doveva pure averne uno. Il panico la sopraffece e capì che doveva rivolgergli qualche parola, a dispetto delle possibili conseguenze. «Andiamo tesoro. Devo prendere una coincidenza per San Juan. Potresti darti una mossa?» 13


«Che cosa?» Kit si voltò incredula per guardare la donna dietro di lei. «Scusi.» «Fa niente.» Il debole sorriso della donna rivelò la sua irritazione e impazienza. Kit si voltò. «È stato bello avere...» Il passaggio davanti a lei era vuoto. Lui se n'era andato... scomparso, volatilizzato. Meno di un'ora più tardi Kit si meravigliò di dove fosse finita, mentre inseriva nella fessura della porta la tessera magnetica della cabina 4648. La stanza non era del tipo a cui era abituata o che si sarebbe aspettata. Arricciò il naso, constatando le dimensioni interne dell'alloggio, che peraltro avrebbe dovuto condividere con una compagna di stanza. L'unico oblò della stanza era esattamente davanti alla porta e ai due lati vi erano due letti a castello. Adesso capiva perché Eleni si era stupita che lei accettasse tanto volentieri l'incarico a bordo della nave che ospitava la troupe del programma televisivo Last Frontier, soprattutto alla luce del fatto che non avrebbe saputo fino al giorno seguente chi sarebbe stato il personaggio da intervistare. Lei aveva espresso tutto il proprio disappunto nell'apprendere che avrebbe dovuto condividere la cabina con un'altra persona. Tuttavia aveva deciso comunque di accettare, tanto più che mentre stavano parlando, erano state interrotte dal brusio dell'interfono che annunciava la visita di suo padre, Michael O'Brien. Così Kit si era dileguata dall'uscita secondaria dell'ufficio di Eleni. La porta si aprì e Kit attese che entrasse la compagna di stanza. In effetti entrò più di una persona, ma Kit non ci badò. «Kit!» La donna alla quale aveva avuto la sfortuna di sedere accanto sull'autobus, durante il viaggio 14


dall'aeroporto alla nave, trillò tutta la sua approvazione, offrendole un vigoroso abbraccio. «Non ci avevo creduto quando ho visto sulla lista che avremmo occupato la stessa cabina! Sono Georgia, ricordi?» «La nostra cabina?» Kit guardò Georgia stupita mentre si liberava dall'abbraccio e faceva cenno a un'altra donna di entrare. «Esatto. Tu condividerai la stanza con Becca, Paula e me. Becca ora è in piscina. Paula... lei è Kit. Kit... Paula. Ho incontrato Kit sull'autobus; è così gentile. Sai Kit crede che Last Frontier sia una bomba. Meno male che c'è lei, dato che Carmen ci ha piantato in asso.» «Piacere di conoscerti Paula.» Kit le offrì la mano automaticamente, per mascherare lo shock. Non una, ma tre compagne di stanza! E tutte convinte che lei amasse una trasmissione televisiva che non aveva mai visto! Cercò di mantenere la calma. «Io... io sono Kit O'Brien.» «Paula Sullivan. Vengo da Sandpoint, nell'Idaho.» Dopo un attimo di incertezza aggiunse: «Hai un'aria familiare; sei mai stata in televisione?». «Uhm, no» rispose Kit tralasciando di quella volta in cui aveva partecipato a una trasmissione durante la quale si era incatenata al cancello di un palazzo per impedire che lo abbattessero. Paula si passò una mano fra i lunghi capelli neri, che le scendevano sulla vita, e scosse le spalle. «Probabilmente mi sbaglio.» Kit accolse con sollievo il diversivo offerto da Georgia quando iniziò a ispezionare la stanza in ogni angolo. «Soffro di claustrofobia. Prendo uno dei letti in alto. Kit, se ne vuoi uno sotto... scegli pure.» «Grazie.» Kit si sedette su uno di quelli al piano in15


feriore. «Prendo questo.» Sperò che Georgia non russasse; non aveva pensato di portare i tappi per le orecchie. «Sono le tre e quarantacinque! È meglio che ci sbrighiamo; voglio vedere la nave mentre salpa.» Georgia continuò a muoversi freneticamente. Non avendo altri programmi né la forza di reagire a quella donna un po' invadente, si lasciò trasportare e le seguì. Joshua Parker lasciò che la calda brezza dell'oceano gli accarezzasse i ribelli ricci castani che avrebbe tagliato al ritorno. Si voltò verso il sole, inalando l'aria salmastra. Doveva ammettere che, nonostante le iniziali perplessità a partecipare alla crociera dedicata al programma televisivo, la nave era confortevole e il tempo meraviglioso. Di certo faceva volentieri a meno dell'aria grigia di New York in una fredda giornata di novembre. Quella città gli aveva rubato il cuore e glielo teneva prigioniero da nove anni, a partire dal giorno in cui aveva inseguito il sogno dell'adolescenza. Conquistare la Grande Mela era quello che aveva sempre desiderato. Sospirò, ammettendo che il ribelle che si nascondeva in lui non esisteva più. Ora sì, avrebbe voluto tornare alla tranquilla vita campestre, tanto decantata dal padre, prima del grave litigio che li aveva allontanati. Si voltò lasciandosi alle spalle l'oceano per varcare la porta a vetri che collegava il piccolo balcone privato alla suite. Era molto ampia, più del necessario. Camminò verso il minibar e si servì da bere. Dal momento che non era lui a pagare la crociera, ma la produzione della serie televisiva, voleva proprio godersela; tanto più che il programma era ormai vicino alla 16


conclusione. E Joshua avrebbe finalmente potuto chiudere quel capitolo della sua vita. Il programma aveva riscontrato un enorme successo, certo, ma quell'esperienza l'aveva prosciugato lasciandolo completamente arido. Non riusciva più a trovare l'ispirazione per scrivere. Forse era per quello che quattro anni prima aveva acquistato la fattoria, facendo ciò che il padre avrebbe programmato fin dall'inizio per il suo unico figlio. Ora anche lui, all'età di trentadue anni desiderava una vita tranquilla. Il ragazzo che tanti anni prima aveva distrutto, per ben due volte, la possibilità del padre di avere una carriera politica, era scomparso. Adesso, al suo posto, c'era un uomo consapevole che i genitori vanno aiutati e non tormentati. Era un fatto di cui anche l'egoista Kit O'Brien avrebbe potuto rendersi conto, se avesse smesso di scappare abbastanza a lungo per maturare. Sorseggiò dell'acqua fresca e ricordò lo sguardo interessato negli occhi di Kit quando era salito a bordo. L'idea di tentare di sedurre la più famosa ereditiera newyorkese in una toilette era troppo divertente per potervi resistere. Lei era stata sul punto di accettare, ne era certo, e l'ipotesi lo divertiva particolarmente. Non che fosse una novità per lui attrarre le donne, ma di solito contribuiva al gioco la componente della fama e della notorietà. Era Joshua Parker lo scrittore che volevano, non l'uomo. Ancora una volta la consapevolezza di aver acquistato una fama spropositata, scrivendo Last Frontier, lo metteva a disagio. Avrebbe voluto che gli unici coinvolti a livello pubblico fossero gli attori, ma il produttore, Bill Davies non era dello stesso avviso. 17


Ormai il danno era fatto e la sua privacy compromessa. Esistevano addirittura siti web nei quali persone che non lo conoscevano neppure speculavano sulla sua vita privata. Scosse il capo. Anche la reputazione di Kit la precedeva: sempre impegnata in feste a base di champagne e caviale, probabilmente corteggiata da un certo numero di pretendenti. Ma a lui non sarebbe capitato; il prezzo da pagare per essere associato a una libertina come Kit O'Brien sarebbe stato troppo alto. La filosofia di Joshua era di leggerli, i titoli dei giornali, non di apparirvi. Per Kit era diverso; ovviamente il gesto eclatante di rovesciare la scodella di cibo per cani in testa al fidanzato era stato costruito al solo scopo di apparire in prima pagina ovunque fosse stato possibile. Kit... Di solito Joshua cercava di schiacciare un pisolino durante i viaggi in aereo, ma questa volta viaggiare accanto a lei gliel'aveva impedito. Si sdraiò sul letto, chiuse gli occhi e rivisitò i tratti del suo viso mentre le chiedeva se aveva mai fatto l'amore su un aereo. La bocca si era modellata in un'espressione sconcertata e gli occhi verdi si erano adombrati tanto da sembrare degli smeraldi. Avrebbe voluto verificare se l'attrazione tra i loro corpi era forte quanto l'emozione provata nel loro fugace contatto avvenuto durante l'atterraggio. Per essere uno che aveva scelto un lungo periodo di celibato, Joshua aveva dovuto compiere un certo sforzo per nascondere la reazione del suo corpo al contatto con quello di Kit sull'aereo. Joshua aprì gli occhi e guardò l'orologio. Uffa! Era quasi ora di prepararsi all'incontro con lo staff di Last Frontier. Lasciò vagare ancora la sua mente. Kit non aveva 18


specificato dov'era diretta. Miami era uno scalo per qualunque localitĂ nel mondo. Non che gli importasse; Kit O'Brien non avrebbe mai potuto far parte della sua vita. Lei frequentava feste esclusive e indossava abiti costosi. Lui era sempre in jeans e cappello da cow-boy, nella fattoria vicino a Syracuse, New York. La limousine probabilmente era l'unico mezzo di trasporto urbano a cui era abituata; lui invece usava la metropolitana. In poco meno di tre settimane sarebbe tornato alla vita della fattoria e a scrivere romanzi, come faceva prima di ideare programmi per la televisione, mentre lei sarebbe stata impegnata con i ricevimenti di Natale. Tuttavia il modo in cui la ricordava, fasciata in quella gonna gialla di maglia che si arrampicava sul corpo, mettendo in risalto ogni curva, meritava senz'altro qualche riflessione.

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INCONTRI D'ESTATE di M. Dunaway - P. Jordan - K. Hunter

L'ATTESA PIÙ DOLCE di N. Marsh - J. Braun - C. Anderson


REGINE DI CUORI di M. Reid - L. Wilkinson - S. Craven Solo chi non ha incontrato il vero amore vi rinuncerebbe per denaro.

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