Incontri dopo il lavoro

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Maisey Yates

Incontri dopo il lavoro


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: The Petrov Proposal One Night in Paradise Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2011 Maisey Yates © 2012 Maisey Yates Traduzioni di Laura Pagliara e Raffaella Perino Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Collezione Harmony maggio 2013 - settembre 2013 Questa edizione myLit settembre 2016 Questo volume è stato stampato nell'agosto 2016 da CPI, Moravia MYLIT ISSN 2282 - 3549 Periodico mensile n. 37 dello 08/09/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 162 del 31/05/2013 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


I desideri del capo



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Quella voce le faceva sempre venire la pelle d'oca. Dopo un intero anno di lavoro per Aleksej Petrov, Madeline credeva che l'effetto sorprendente di quella voce profonda, calda come cioccolato fuso e dal lieve accento russo, sarebbe scomparso. Macché. «Signorina Forrester» disse lui, e la voce uscì forte e chiara dal cellulare, provocandole una stretta allo stomaco, «confido che lei abbia preparato tutto per questa sera.» Dagli scalini d'entrata, dove si trovava, Maddy abbracciò con lo sguardo la sala da ballo. «Tutto è come da programma. I tavoli sono preparati, le decorazioni fatte, la lista degli invitati è confermata.» «Dovevo verificare. Soprattutto dopo l'incidente all'esposizione White Diamonds.» Madeline si risentì, ma mantenne la voce calma. Un vantaggio, uno dei tanti, quello di avere un capo che non aveva mai visto di persona. Se riusciva a mantenere un tono fermo, lui non avrebbe mai intuito quali erano i suoi veri sentimenti. Non poteva leggere la tensione nel volto o nel corpo. Né vederla sollevare gli occhi. Strinse i pugni e affondò le unghie nei palmi. «Non è stato quello che definirei un incidente. C'erano degli imbucati e si sono serviti di pasti che non erano destinati a 7


loro. Ma abbiamo risolto la cosa. Due o tre persone sono rimaste senza cena per una ventina di minuti, niente di più, a nessuno è stato arrecato un grave disagio.» Non si era resa conto che lui lo sapeva già. Quello era stato il primo grande evento che aveva coordinato per la Petrova, il primo da quando si era trasferita in Europa. Aleksej non aveva mai partecipato agli eventi minori che lei aveva allestito in Nord America. Conduceva gli affari dai suoi uffici di Mosca e, più raramente, da quelli di Milano, concedendo la sua persona per le serate più importanti... e questa era certamente una di quelle. La sua presenza avrebbe creato il caos al ricevimento. Il tentativo di intrufolarsi, sia dei giornalisti sia dei semplici curiosi, sarebbe stato un grosso problema. Aleksej era un brillante uomo d'affari, un uomo che aveva portato se stesso, e la propria azienda, alla celebrità, diventando creatore e titolare di una casa di design che produceva la gioielleria di alta moda più ambita al mondo. Il successo, associato al fatto che non cercava, anzi sfuggiva l'attenzione dei media, non faceva che aumentarne il fascino per il pubblico e la stampa. Quella, per Madeline, sarebbe stata anche la prima occasione di incontrare il capo di persona. Non sapeva perché, ma al solo pensiero sentiva lo stomaco stringersi. «Chi ha dovuto aspettare la cena credo non sia d'accordo» osservò lui con tono secco. Lei si guardò le unghie e notò una scheggiatura nello smalto. Avrebbe dovuto sistemarlo prima della festa. «È stato un problema di sicurezza, non di organizzazione. E la sicurezza non rientra nei miei compiti.» La risata trattenuta di Aleksej vibrò attraverso il telefono. Vibrò in lei. «La sua inflessibilità è sempre stimolante.» 8


Inflessibilità? Sì, va bene, forse era diventata un po' inflessibile. Anche se, in realtà, stava scherzando. Più o meno. Ma lei amava quel lavoro, ne aveva bisogno. Aleksej si aspettava la perfezione, e Madeline l'aveva sempre raggiunta, non intendeva certo rispondere degli errori commessi da altri.Non aveva ottenuto la recente promozione alla Petrova Gems assumendosi la responsabilità per le mancanze altrui. «Bene, ho parlato con Jacob riguardo alle misure di sicurezza per questa sera, e non penso che avremo altri problemi del genere.» «Buono a sapersi.» «Sta cercando di innervosirmi, vero?» chiese, mentre la stizza e l'adrenalina le montavano in corpo. Riusciva a mantenere la calma con tutti, sempre. Ma Aleksej Petrov, con quella voce sensuale e peccaminosa, la innervosiva più di ogni altra cosa al mondo. C'era qualcosa in lui... un altro motivo per rallegrarsi del loro rapporto di lavoro a distanza. «Forse. L'avrei licenziata subito se l'avessi considerata un'incompetente, Madeline. Non le avrei certo dato una promozione» aggiunse, e il suono del suo nome su quelle labbra le fece drizzare i peli sulle braccia. «Allora prendo la mia attuale posizione come un complimento» gli rispose, sforzandosi di mantenere l'abituale atteggiamento freddo e calmo.Era passato così tanto tempo da quando si era concessa la distrazione di un uomo, da quando aveva concesso a qualsiasi cosa di distrarla. Aveva ripreso il controllo della propria vita, e l'aveva fatto alla grande. Era andata avanti, aveva fatto carriera, senza mai voltarsi indietro verso la ragazza insicura e vulnerabile che era stata cinque anni prima. Non avrebbe permesso ad Aleksej, o alla sua voce, di distruggere tutto quello che aveva costruito. 9


«Comunque, per questa sera, tutto procede secondo i piani» dichiarò con decisione. Era impaziente di riportare la conversazione a quello che doveva essere l'argomento della telefonata. Riportarla in zona sicura. «Buono a sapersi.» La voce, ora, non sembrava più arrivare solo dal telefono. Era più profonda, più ricca, e riempì la sala da ballo vuota, scatenandole un'ondata di calore in tutto il corpo.Madeline sentì un formicolio alla nuca. Si voltò e si ritrovò davanti, ad altezza occhi, un ampio petto maschile. Era rivestito in modo più che dignitoso, bisognava ammetterlo, da una camicia che aderiva perfettamente ma che non nascondeva i muscoli tonici e bene delineati che c'erano sotto. Deglutì a fatica. D'improvviso le si era seccata la gola, si era chiusa. Le tremavano le mani. Il suo capo dalla voce sensuale era lì, davanti a lei, in carne e ossa. Ed era perfino più bello di quanto avesse immaginato. Guardando le fotografie, aveva sperato che lo avessero semplicemente ritratto da buone angolature, che non fosse davvero così affascinante come appariva. Invece no, le fotografie non gli rendevano giustizia. Era robusto, forte e alto più di un metro e ottanta. Con un volto attraente. Aveva sopracciglia scure e ben delineate, la mascella spigolosa. Occhi marrone scuro, seducenti ma del tutto indecifrabili. Duri. Tutto, in lui, aveva un aspetto severo. Tranne le labbra. Le labbra sembravano capaci di ammorbidirsi per baciare una donna. Madeline si sorprese a inumidire le sue, in reazione a quel pensiero. E poi si rese conto che era rimasta lì impalata, a fissare il suo capo come un'idiota. L'uomo che le firmava la busta paga. Oh, perfetto. «Signor Petrov» disse. Si accorse di tenere ancora il 10


telefono all'orecchio e abbassò il braccio. «Io...» «Signorina Forrester.» Aleksej allungò una mano. Lei gli fu estremamente grata per averle ricordato quello che doveva essere un normale comportamento, in una situazione del genere, perché la sua testa era andata momentaneamente in blocco.Madeline sollevò la mano e afferrò quella di Aleksej. La sua stretta era ferma, mascolina. La pelle, calda contro la sua. Madeline allentò la presa, cercando di apparire calma. Distaccata. Ripiegò le dita, per allontanare l'effetto di quel contatto. Volse lo sguardo alla sala da ballo, decorata splendidamente. Era tutto pronto, mancavano solo i gioielli, che avrebbero messo negli espositori qualche istante prima dell'inizio della cerimonia. All'arrivo delle guardie armate. «Spero sia tutto di suo gradimento» disse, sicura che sarebbe stato così. Non era una che si accontentava delle mezze misure. Se non era perfetto, non aveva senso.«Può andare» replicò lui. Madeline lo guardò. «Mi auguro che sia meglio di un può andare» osservò. «Può andare.» Un leggero sorriso gli incurvò le labbra, e Madeline si ritrovò a combattere fra il desiderio di continuare a fissare quella bocca seducente e la voglia di voltarsi e uscire dalla stanza. Lottò disperatamente per riprendere il controllo di sé. Se non l'avesse colta di sorpresa, non sarebbe stato un problema. Se avesse saputo che il suo capo stava per entrare nella stanza, se non le si fosse presentato alle spalle di soppiatto, e se non fosse stato bello come un Adone abbronzato, non si sarebbe sentita in quel modo. Ricordati l'ultima volta che hai permesso al tuo corpo di pensare per te. Le bastò quello per tornare con i piedi per terra. 11


«Sono felice che approvi» borbottò, rimpiangendo la mediazione del telefono, che avrebbe impedito al capo di notare la sua stizza. E perché era più semplice per lei, se non lo vedeva. Aleksej scese le scale che conducevano al centro del salone. Lei rimase ad aspettare, mentre lui esaminava l'allestimento dei tavoli e le lanterne bianche scintillanti sospese al soffitto. «Lavora molto per me» osservò lui, alla fine. Un'ondata di gratificazione la travolse. «Sì.»«Mi sono sempre chiesto che cosa la spinga a lavorare per vivere. La sua famiglia è abbastanza ricca per mantenerla.» Era ovvio che sapesse della sua famiglia. Anche loro erano personaggi di successo. Ma i suoi genitori non avevano più rapporti con lei da almeno dieci anni. Non le avevano dato supporto da piccola e non gliel'avrebbero certo dato da adulta. E lei non si sarebbe mai sognata di prendere un solo penny dal fratello. Gage aveva già fatto abbastanza. Non gli avrebbe permesso di prendersi cura di lei per il resto della vita, anche se lui l'avrebbe fatto con piacere. «Non avrei nessuna soddisfazione, se sfruttassi il successo altrui. Volevo affermarmi da sola. Guadagnarmi un mio spazio.» Era un traguardo molto importante per lei, soprattutto dopo che si era vista distruggere la reputazione dai media eccessivamente zelanti, a causa di un'imprudenza di gioventù. In realtà, però, non ce l'aveva con la stampa. Non aveva fatto altro che rivelare la sua stupidità a un pubblico assetato di scandali. Quello che era accaduto, era solo colpa sua. Non poteva neppure attribuirne la responsabilità all'ex capo, per quanto avesse voluto. L'unica consolazione era la velocità con cui l'intera faccenda era presto sparita dai giornali. Giornata nuova, scandalo nuovo. Negli ambienti in cui 12


lei si muoveva, tuttavia, il danno era fatto. «Non c'è dubbio che se lo sia guadagnato. Ha idea di quante persone abbiano cercato di soffiarmela in questi ultimi mesi?» «Otto» rispose, risoluta. «E non sapevo che lei ne fosse al corrente.» Aleksej fece un cenno con il capo e tornò verso le scale. Vedendolo avvicinarsi, Madeline sentì lo stomaco stringersi più forte. Quell'attimo di tranquillità che aveva provato si era rivelato un'illusione.«Fa parte del mio lavoro sapere cosa succede nell'azienda. Specialmente quando cercano di rubare una delle mie figure di rilievo.» «Ho rifiutato» gli fece notare. «Mi piace il lavoro che svolgo alla Petrova.» Quel lavoro le permetteva di occuparsi sia di compiti pratici sia di quelli creativi. Aveva un budget enorme a disposizione, viaggi pagati, sconti nelle gioiellerie più famose e, fino a quel giorno, non aveva mai dovuto avere a che fare con il suo capo. In senso fisico, almeno.Inoltre, era una figura di primo piano. Ogni evento che coordinava finiva sulle riviste più famose al mondo. Era un impiego da sogno, non c'era dubbio. Adesso, però, era tentata di accettare la prima offerta che si fosse presentata, per fuggire. No. Lei era più forte di così. Non avrebbe permesso che... quella cosa... la ostacolasse, mai e poi mai. Era più matura, più saggia di un tempo. Un volto attraente e qualche complimento lusinghiero non sarebbero riusciti a distrarla.Certo, quell'uomo non era uno che dispensava complimenti, il che aiutava.Aleksej rimase fermo per un istante, solo per guardarla, gli occhi scuri fissi su di lei. Madeline fece un respiro profondo.«Preferisco stare seduto vicino agli espositori» le disse, indicando la fila 13


vuota delle teche di vetro.«Va bene» rispose lei, annotandosi mentalmente di cambiare di posto alcune persone. Aveva stabilito di far sedere Aleksej nella parte anteriore della sala. Ma lui era il capo, perciò aveva ragione. «Un posto per lei e... per la signora?» chiese, nella speranza che arrivasse con una donna. Avrebbe alzato un'altra barriera fra loro.«No, sono da solo. La signora ha dovuto disdire un paio di settimane fa.» Oh, no. Madeline ci aveva sperato sul serio. Trasse un altro respiro profondo, per prendere vigore. «Nessun problema.» Poteva essere attratta da quell'uomo senza, per questo, agire di conseguenza o sentirsi irritata. L'attrazione fra uomini e donne era una cosa normale. Accadeva ogni giorno. Inoltre, non c'era alcun motivo per credere che lui fosse attratto da lei. E anche se lo fosse stato, lei non ci sarebbe cascata. Era il suo capo. Ci sono già passata, l'ho provato, ho fatto notizia in tutto il paese. «E ci sarà anche la collezione?» chiese lui, additando le teche vuote. Lei annuì. «Sì. Quando arriva la sicurezza, portiamo dentro le gemme.» Le sopracciglia scure si inarcarono. «Penso che dovrebbe spostare le teche laggiù.» Indicò un'area libera vicino alle finestre. Madeline aveva già preso in considerazione quell'angolo. Con il buio, il riflesso delle gemme sul vetro avrebbe fatto un effetto stupendo, ma per motivi di sicurezza aveva rinunciato.«Non è molto sicuro.» «Sarà più bello» insistette Aleksej. Madeline serrò la mandibola. Doveva spostare sia lui sia gli espositori. Fantastico. E per niente facile, a sole cinque ore dall'inizio dell'evento. Esibì un bel sorriso. 14


«Sono d'accordo con lei per quanto riguarda l'estetica, ma gli addetti alla sorveglianza mi hanno detto che è molto più facile monitorare tutto, se si evita di mettere le gemme vicino alle porte e alle finestre.» «Che senso ha investire tanti soldi in un'esposizione, se le gemme non risaltano al meglio?» Madeline provò l'impulso di sbuffare. Ma il suo capo era davanti a lei, non le stava parlando al telefono, quindi la soluzione fu scartata. Il sorriso di plastica doveva rimanere al suo posto. «Come ho detto, per motivi di sicurezza...» Aleksej scrollò le spalle. «Allora raddoppiamo la sicurezza.» «A cinque ore dall'inizio della festa?» Il sorriso scivolò via.«Mi sta dicendo che non riesce a farlo?» Aleksej sollevò un sopracciglio. La stoccata colpì nel segno, dritto in centro. Madeline era certa che sapesse che ci sarebbe riuscita. Ma tutto il suo corpo reagì alla sfida, il sangue iniziò a pompare più forte, l'adrenalina raggiunse l'apice. Era una richiesta oltraggiosa? Sì che lo era. Sarebbe stata in grado di farlo? Senza dubbio. E rendere possibile l'impossibile, facendolo sembrare facile, era parte del suo lavoro. Una parte in cui lei eccelleva. Che la faceva sentire potente.Riuscì a fare riemergere il sorriso. «Certo, nessun problema, signor Petrov. Mi metto in contatto con Jacob e mi assicuro che sia fatto il...» Lui la interruppe. «Voglio che questa collezione sia esposta nel modo migliore.» «Naturalmente, mi preoccupavo solo perché si tratta di pezzi unici.» Aleksej rise ironico. «Ne sono consapevole, Madeline, l'ho creata io.» «Penso che il mondo intero ne sia a conoscenza.» 15


La tensione la stava rendendo decisamente brusca, e aveva un assoluto bisogno di rilassarsi un po'. Quella era la prima collezione disegnata da Aleksej in sei anni. Le altre, realizzate da Petrova Gems nell'ultimo periodo, erano state create da un'équipe di designer di altissimo livello. E ogni pezzo ideato o, ancora meglio, uscito dalle mani di Aleksej, andava all'asta per milioni di dollari.Si prevedeva la presenza dei media. Molti, molti media. Il lavoro era la salvezza per Madeline, un elemento in cui si sentiva sicura, si distingueva. Quell'evento, però, sarebbe stato davvero impegnativo, più impegnativo di qualsiasi altra cosa avesse mai organizzato prima. Il problema era che lei e i media non erano esattamente in buoni rapporti. Be', non era proprio così, probabilmente loro la amavano. Era stata una notizia così succosa. Era lei ad avere problemi con loro.«Certo che il mondo lo sa, Madeline. Ed è voluto. Si tratta di affari, di pubblicità, e questo significa l'attenzione dei media. Significa molti soldi. Questo è il motivo per cui lavoro.» «Vuole davvero che il party si riempia di giornalisti?» «Pubblicità» precisò. «Non affronterei questa spesa per allestire un'esposizione, se non avessi voluto che se ne parlasse su tutti gli organi di stampa. Non sto dando una festa per divertirmi.» Madeline si morse l'interno del labbro e forzò un sorriso. «Certo che no, signor Petrov.» Era sicura che quell'uomo non facesse nulla per il proprio divertimento. Aleksej diede un'altra, lunga occhiata alla sua coordinatrice di eventi. Gli era sempre piaciuta la voce al telefono, bassa, un po' roca e inconsapevolmente, sexy. Anche quando annunciava la necessità di aumentare il budget per un evento. Eppure, non immaginava che sarebbe stata all'altezza di quella voce. 16


Non pensava fosse possibile. Invece, era molto più sexy della voce vellutata e provocante. Capelli castani, ondulati, che alla luce avevano riflessi dorati, quando li teneva sciolti sulle spalle, occhi azzurri messi in risalto da folte ciglia. Ma era il corpo che spingeva la libido di Aleksej a lottare per liberarsi dalle briglie. Per quanto fosse politicamente scorretto, Aleksej trovava quelle curve affascinanti. I seni pieni, la vita sottile, i fianchi rotondi, che attiravano la sua attenzione con il loro lieve ondeggiare quando camminava. Sembrava avere un effetto fisico su di lui, come un superalcolico. Era inebriante. Infilò le mani in tasca, tastò il cellulare con la mano destra e lo impugnò saldamente. D'improvviso, gli era venuta voglia di chiamare Olivia, non perché gli mancasse la donna che, fino a poche settimane prima, era stata la sua amante, ma perché aveva bisogno di distogliere il pensiero da Madeline. Olivia, però, si era fatta appiccicosa. Aveva cominciato a chiedergli perché si incontrassero solo in occasioni particolari e solo per sesso. Aveva cominciato a pretendere che andasse a Milano per vederla. Così aveva capito che era giunto il momento di chiudere la faccenda. Non provava soddisfazione nel fare soffrire le donne. Dichiarava apertamente le sue intenzioni fin dall'inizio.Aveva una preferenza per le relazioni purché a breve termine. Molto meglio che rimorchiare una donna occasionalmente. Dopo tutto quello che aveva passato nei suoi trent'anni di vita, si sentiva troppo vecchio per quello. «Che programmi ha per questa sera?» le chiese. Madeline sfoderò un sorriso, visibilmente forzato. «Fare quello per cui mi paga e coordinare l'evento.» «Credevo che avesse già coordinato tutto, ormai.» «Le cose importanti, sì. Ma se mai dovesse capitare di 17


finire i cocktail di gamberetti o altro, preferisco trovarmi a portata di mano, per assicurarmi che nessuno rimanga...» Agitò la mano nell'aria, «... senza.» «Se ha bisogno di supervisionare la serata, d'accordo, ma non voglio che giri per la festa in jeans, con cuffie e microfono.» «Non lo faccio mai» replicò. «Bene, voglio che tutto funzioni in modo uniforme. L'unica cosa che gli ospiti devono notare, sono i gioielli.» «Le posso assicurare, signor Petrov, che è anche il mio obiettivo.» «Preferirei che si vestisse come un'ospite, e non come un membro dello staff.» Aleksej si accorse che quell'osservazione l'aveva contrariata. Lo sfolgorio degli occhi azzurri contrastava nettamente con l'espressione serena del volto. «Avevo intenzione di indossare pantaloni neri e una giacca nera, come lo staff.»«Ma lei non fa parte del personale di servizio. Lei lavora direttamente per Petrova Gems, e vorrei che il suo abbigliamento lo rendesse evidente.» Ecco come gestiva le cose Aleksej. In modo impeccabile. Nel mondo del design, apparire era davvero tutto. Niente era più importante dell'esteriorità. Se l'esterno risplendeva, nient'altro contava.«Dovrebbe prendere del tempo per godersi la festa» aggiunse. Madeline fece una smorfia di disapprovazione. «Non confondo il lavoro con il piacere.» «Neppure io. Preferisco che il mio piacere non subisca interruzioni.» Una lenta marea color cremisi le accese le guance. Aleksej ne rimase sorpreso. Non credeva che, nel mondo reale, ci fosse ancora qualcuno capace di arrossire per allusioni dette con disinvoltura.«E per godersi la festa» 18


continuò, «intendo andare in giro, ascoltare le conversazioni, scoprire cosa piace agli ospiti, e cosa invece no. Un altro motivo per scegliere un abito che la mimetizzi.» «Quindi, condurrò un'indagine sotto copertura?» «Non proprio. Ma è sempre utile imparare dalla critica.» Una strana espressione le attraversò il volto. «La critica giornalistica?» «A volte.» «Non voglio essere inappropriata, signor Petrov, ma lei mi ha assunto per coordinare l'evento, perciò...» «Perciò preferisce che mi fidi di lei, invece di impormi?» Madeline annuì con il capo, e i capelli castani luccicarono sulle spalle.«Allora mi dispiace. L'ho assunta per coordinare, ma sono un perfezionista, e finché sarò qui, farò in modo che venga fatto tutto secondo le mie regole.» Quell'osservazione la fece infuriare, e il sorriso stampato sulle sue labbra iniziò seriamente a vacillare. «Posso assicurarle che faccio sempre tutto secondo le sue regole, che lei sia qui o no.» «Questo rimane da vedere.» «Bene, se vuole scusarmi, devo provvedere ad alcuni dettagli dell'ultimo minuto. Qualcosa a che fare con un cambio di posti e il raddoppio della sicurezza.» Il gelo del tono, il fatto che osasse parlargli in quel modo, lo divertivano. Era abituato a servilismo e lusinghe. Quella era una cosa di Madeline che aveva sempre apprezzato molto. Era diretta, e lavorava bene. Il suo ego non aveva bisogno di un'altra persona che vivesse per adularlo. Gli piaceva che Madeline avesse una mente propria, autonoma. Aleksej portò la mano in tasca, il cellulare era ancora lì. Avrebbe potuto chiamare Olivia. Avrebbe potuto tele19


fonare a una miriade di donne che gli avevano lasciato il numero, di recente. Numeri che aveva conservato, ma mai utilizzato. Invece, si appoggiò al corrimano della grande scalinata di marmo e fissò Madeline che attraversava l'ampia sala da ballo, ticchettando sui tacchi alti. Poi lei voltò la testa e, accortasi di essere osservata, fece un sorriso forzato. La tensione che emanava a ondate la sua figura era palpabile, e lui la poteva vedere. Una cosa Aleksej aveva capito di lei: le piaceva avere il controllo. Ed era indispettita, perché lui glielo aveva sottratto.Ridacchiò e, prima di accedere al vestibolo, estrasse il telefono dalla tasca. Forse, avrebbe rimediato una donna per la serata. Madeline avrebbe aggiunto un altro posto, con la stessa facilità con cui l'aveva tolto. Avrebbe potuto trovare una donna con cui passare la notte.E dimenticare l'attrazione fulminea che aveva provato, vedendo Madeline per la prima volta. Un'attrazione a cui preferiva rinunciare. Non usciva con le dipendenti, e non aveva intenzione di iniziare una relazione con una donna giovane come Madeline.Perché lui non voleva relazioni. Guardò il telefono e lo ripose nella tasca.

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Questo mese Mai confondere il piacere con il dovere. Oppure sÏ? Leggendo Maisey Yates scoprirete che la prima regola è infrangere le regole. Atmosfere da Mille e una notte, profumi esotici, passioni irresistibili. Alexandra Sellers ha uno stile travolgente, proprio come l'amore di uno sceicco.

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