TERRI BRISBIN
INGANNO E SEDUZIONE
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Earl's Secret Harlequin Historical © 2007 Theresa S. Brisbin Traduzione di Mariadele Scala Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici agosto 2008 Questa edizione I Romanzi Storici maggio 2017 Questo volume è stato stampato nell'aprile 2017 da CPI, Barcelona I ROMANZI STORICI ISSN 1828 - 2660 Periodico mensile n. 180 del 25/05/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 212 del 28/03/2006 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
1 Londra «Maledizione!» David Lansdale gettò con gesto stizzoso la copia dell'ultima edizione della Scottish Monthly Gazette sull'elegante scrivania di mogano, facendo volare per aria i fogli che vi erano ordinatamente impilati. In preda a un'ira incontrollabile, David non resistette all'impulso di riprendere in mano il giornale per controllare meglio. Di certo aveva letto male. Di certo l'autore del pezzo non aveva fatto il suo nome. Tuttavia, dopo un attento esame, David constatò che la sua ira era più che giustificata. Infatti nell'editoriale della seconda pagina comparivano non solo il suo titolo, Conte di Treybourne, ma anche osservazioni inesatte e scorrette sul suo saggio pubblicato il mese prima dalla seria e rispettabile Whiteleaf's Review. «Milord?» «Avevo detto che non volevo essere disturbato, Berkley» sbuffò David, sollevando gli occhi verso il maggiordomo, fermo sulla soglia dello studio. «Lo so, milord» confermò Berkley con un deferente inchino, «ma Lord Ellerton è qui e insiste per parlare con voi.» 5
È probabile che abbia letto questa robaccia, pensò David, fissando con occhi furenti la copia della Gazette. Anche se l'amico era venuto a offrirgli la sua solidarietà, non avrebbe saputo nascondere, David ne era sicuro, un certo compiacimento. «Allora devi essere più deciso, Berkley. In questo momento non voglio ricevere nessun visitatore. Nessuno» ribadì David con durezza. Berkley, da attento e solerte maggiordomo qual era, si avvicinò alla scrivania e iniziò a raccogliere i fogli sparsi per terra. «Lasciali lì, Berkley. Adesso è più importante che tu tenga tutti lontano da qui...» Con un cenno di assenso, il maggiordomo uscì dallo studio e per alcuni istanti nella stanza regnò il silenzio, mentre David raccoglieva le sue carte e le rimetteva sulla scrivania, dividendole in ordinati plichi, esattamente com'erano prima del suo scoppio d'ira. Lord Anthony Ellerton avrebbe insistito per vederlo, ma in quel momento lui non gradiva la sua compagnia. Si sarebbe scusato con l'amico più tardi, dopo aver rimesso in ordine la scrivania e i pensieri, si ripromise. E dopo essersi preparato ad affrontare la collera del padre per quell'attacco. Il solo pensiero della reazione paterna gli procurò un crampo allo stomaco. Il Marchese di Dursby era un uomo austero e privo di senso dell'umorismo. David si augurò che fosse di buonumore quando avrebbe aperto il giornale o, meglio ancora, che non avesse letto affatto quella pubblicazione che sosteneva le idee dei Whig. Non era da escludere, considerando che il giovedì sera il padre non cenava mai al circolo, ma rimaneva a casa. David si sedette alla scrivania e ripose nel cassetto l'oggetto della propria contrarietà. Non voleva averlo 6
davanti agli occhi almeno finché non avesse escogitato un piano di risposta alle domande e ai commenti dell'editoriale di A. J. Goodfellow. Appoggiò la testa tra le mani, sapendo che era troppo presto per sentirsi tanto sfinito. Che diamine, era primo mattino! Il rumore della porta d'ingresso che veniva aperta e un tramestio di passi affrettati che si avvicinavano allo studio lo distolse da quelle amare riflessioni. Il tono deferente delle voci dei domestici all'indirizzo della persona che era entrata in casa significava solo una cosa, e il padrone di casa sapeva che non si trattava di Ellerton. Un istante prima che la porta si aprisse, David rivolse una fervente preghiera a Dio che il suo presentimento non fosse vero. Purtroppo, la sua preghiera non fu esaudita. «Il Marchese di Dursby» annunciò Berkley, facendosi da parte per lasciar entrare il padre di David. Poi, con un inchino, richiuse la porta e nella stanza scese un silenzio carico di minacciosa attesa. «Padre, sono sorpreso di vedervi così di buon'ora» disse David, scattando in piedi. Il Marchese di Dursby si limitò ad annuire, tralasciando di rispondere alla domanda implicita nel saluto. «Gradite qualcosa da mangiare, o da bere, signore?» chiese David. «Non spreco tempo in queste cose banali quando il destino di tutta la nazione è in pericolo.» «Non direi che siamo a questo punto, signore.» «E la responsabilità dell'attuale situazione è tua, Treybourne...» «Mi è stata imposta» lo interruppe David. In privato poteva ammettere che non aveva scelto lui di essere il portavoce dei Tory in quello scambio sempre più acceso di opinioni. 7
Guardò l'uomo che gli aveva dato la vita, meravigliandosi che, nonostante la somiglianza fisica, dai capelli castani, tagliati più corti della moda corrente, agli occhi azzurri bordati di blu, ai lineamenti spigolosi del viso, fossero tanto diversi quanto a personalità e concezione dell'onore e della famiglia. E soprattutto David era contento di non possedere il piglio intimidatorio del padre. «Un nobiluomo mantiene sempre la parola data.» Era una richiesta più che una constatazione; un insulto più che una dichiarazione. Il Marchese di Dursby non andava per il sottile quando si trattava di sottolineare i doveri di qualcuno, in particolare quando c'era di mezzo l'onore della famiglia. «E io farò tutto quello che ho accettato di fare, signore» affermò David, contraendo la mascella e preparandosi alla sfuriata del padre. Da uomo che non sprecava tempo in giri di parole, il marchese venne subito al punto. «Avresti dovuto prevedere che le tue opinioni sarebbero state confutate, Treybourne. Chiunque con un minimo di istruzione o esperienza nell'arte oratoria e nel dibattito politico sa queste cose.» Le braccia conserte, gli occhi fissi sulla parete di fronte a lui, David attese che il padre terminasse la sua controllata polemica contro le ultime argomentazioni dei Whig e gli insulti da loro rivolti ai Tory attraverso il figlio. «Non mi stai ad ascoltare, Treybourne, un altro dei tuoi difetti. Come pensi di demolire le tesi dell'avversario e far capire ai lettori che il loro partito sta minacciando il bene della nazione?» David non rispose immediatamente perché sapeva che il padre gli avrebbe rinfacciato un altro difetto, 8
quello di essere poco riflessivo e troppo precipitoso. Giacché niente avrebbe smosso il marchese dalle proprie opinioni e posizioni, David serbò argomenti ed energie per quando sarebbero serviti. «Quale risposta volete da me, signore? Se non mi ritenete in grado di raggiungere i vostri obiettivi, conferite l'onore a qualcun altro di vostra fiducia.» Non era un terreno nuovo per padre e figlio. Ogni volta che il padre lo criticava sui metodi con cui svolgeva il compito di portavoce dei Tory, David chiedeva di essere rimosso dall'incarico. A dire il vero, lo aveva accettato solo per il denaro che gli fruttava. E per ciò che poteva fare con quei fondi. Attività che avrebbero provocato un colpo apoplettico al padre, se ne fosse stato a conoscenza. Progetti che erano troppo importanti per lasciare che l'animosità fra loro li compromettesse. «Continuerò a rispettare il nostro accordo finché lo farai tu. Diecimila sterline l'anno a tua completa disposizione senza interferenze di sorta, anche se mi chiedo quale uso tu ne faccia, in cambio della tua capacità di persuasione nel convincere quei membri della Camera dei Comuni e dei Lord che simpatizzano per i Whig dell'errore che stanno facendo.» Il pensiero di perdere quel denaro spaventò David. Non avrebbe avuto il controllo delle ingenti fortune di famiglia finché non fosse diventato marchese, alla morte del padre, così era obbligato ad assecondare i capricci, i desideri e le richieste del genitore. Se avesse avuto scelta, se ne sarebbe andato molto tempo prima, ma scrivere articoli e pronunciare discorsi come deputato di una circoscrizione del Dursby era il modo più semplice e legale di guadagnare il denaro che gli serviva. «Di solito rifletto un paio di giorni prima di scrivere 9
un nuovo articolo, signore» spiegò, incontrando lo sguardo penetrante del padre. «Perfetto» commentò Dursby. «Ricordati che puoi sempre rivolgerti al mio assistente Garwood per qualsiasi cosa.» «Grazie, signore» annuì David, ma non avrebbe mai chiesto niente a Garwood. Con un cenno del capo, il marchese si girò e si diresse alla porta, dove si raschiò la gola aspettando che Berkley gli aprisse. David ascoltò i passi del padre farsi sempre più lontani finché non furono più udibili. L'incontro era durato meno di dieci minuti, ma David ebbe l'impressione che fossero passati anni da quando il padre era entrato nello studio. Facendo uno strappo alla regola di non bere mai prima di mezzogiorno, andò al mobiletto dei liquori e tirò fuori la bottiglia del brandy. Era un'altra deplorevole debolezza, ma aveva bisogno di fortificarsi prima del prossimo scontro con il saggista scozzese, conosciuto come A. J. Goodfellow. Qualche ora più tardi, quando Berkley osò entrare nello studio per ricordargli gli impegni di quella sera, David non aveva ancora deciso come rispondere alla provocazione di Goodfellow. Si appoggiò contro la spalliera della sedia e si passò le mani sul viso, tentato di inviare un biglietto di scuse a Lord e Lady Appleton e di declinare l'invito. No. Al ballo di quella sera nessuno avrebbe fatto allusioni all'articolo del suo avversario. Non si sarebbe parlato di politica e di economia, ma solo di cavalli, di feste e degli ultimi pettegolezzi mondani. A interessare il bel mondo erano le sue entrate annue e i titoli che avrebbe ereditato alla morte del padre, non certo i suoi articoli. Erano le signore a tenere banco nei saloni da ballo e 10
nelle riunioni di società, e loro non si occupavano dei disegni di legge delle due Camere, bensì di titoli nobiliari, ricchezza e terre posseduti da un uomo. Ciò faceva chiudere un occhio su tutto il resto, comprese le eventuali eccentricità. E lui ne aveva molte. Così, come Conte di Treybourne, quella sera sarebbe andato al ballo. Per una volta, preferiva affrontare le frivole riunioni mondane piuttosto che un avversario politico. D'altra parte quello era l'avversario più pericoloso in cui si fosse mai imbattuto e ciò lo preoccupava più della comparsa del padre nel suo studio prima delle undici del mattino.
11
2 Edimburgo Anna Fairchild attraversò il ponte sul Leith e si diresse verso la parte nuova della città a passo spedito. Ansiosa di arrivare agli uffici della Scottish Monthly Gazette, ricambiò frettolosamente i saluti delle facce familiari che incrociò sul suo cammino mentre percorreva l'elegante quartiere diretta a Frederick Street. Avrebbe avuto tempo di fermarsi a chiacchierare un'altra volta, ma quello era un giorno speciale, il giorno che poteva determinare il suo successo o la sua sconfitta nella professione che aveva intrapreso. Era il mattino successivo alla pubblicazione dell'ultimo numero della Gazette, rivista distribuita a Edimburgo e a Londra. A quell'ora, Lord Treybourne, la spina nel fianco di A. J. Goodfellow, doveva aver letto la risposta al suo saggio e probabilmente vi stava rimuginando sopra. Era la prima volta che Goodfellow prendeva apertamente di mira il conte e Anna non stava nella pelle all'idea di conoscere i risultati. Ma non era certa della reazione di Nathaniel. Il tragitto dalla casa che divideva con la sorella e la zia, nei pressi delle nuove costruzioni di Ann Street, agli uffici del giornale all'angolo fra George e Frede12
rick Street, che di solito percorreva in trenta minuti, quel giorno le sembrò più breve. Infatti arrivò alla porta della redazione col fiatone. Dopo essere entrata, si guardò attorno e vide che Nathaniel era impegnato a parlare con il suo segretario. Ne approfittò per togliersi il soprabito e il cappello e per ravviare le ciocche di capelli sfuggite all'austera crocchia raccolta sulla nuca, mentre sorrideva ai due impiegati intenti ad aprire e dividere le lettere già arrivate. Con una notevole dose di presunzione, immaginò che una parte di esse si riferisse al contenuto dell'articolo che aveva fatto pubblicare nonostante le obiezioni di Nathaniel. «Noto una punta di orgoglio nel tuo sguardo, Anna» osservò Nathaniel andandole incontro. «È sconveniente?» chiese lei, cercando di resistere alla voglia di gongolare per la vittoria nella loro sfida. «Un poco.» «Volevamo ottenere maggior attenzione per la rivista e, a giudicare da quelle lettere, sembra che ci siamo riusciti» soggiunse Anna, indicando gli uomini impegnati nel vaglio della corrispondenza. «Ma a quale prezzo?» obiettò Nathaniel con un sospiro. «Ho appena ricevuto un invito a parlare con diversi capi Whig dell'ultimo articolo.» «Non sei contento, Nathaniel? Parte del piano era di farti notare in vista delle prossime elezioni alla Camera dei Comuni. Questo aumenterà la tua notorietà, e magari ti procurerà anche il sostegno necessario per raggiungere il tuo scopo.» «Forse.» «Forse? È probabile che ti troverai impegnato in un dibattito alla Camera dei Comuni con il bersaglio di quell'articolo.» «Trey?» chiese Nathaniel. «Trey?» gli fece eco Anna, intuendo la familiarità 13
che Nathaniel aveva con l'uomo politico in questione, una familiarità che l'amico e collega non le aveva mai rivelato. «Abbiamo frequentato Eton e Oxford insieme. Pensavo di avertelo detto quando ci siamo imbarcati in questa impresa» si limitò a spiegare Nathaniel con una certa riluttanza. Anna accantonò i primi tre pensieri che le erano balenati alla mente perché non appropriati a una signora ed espresse invece il quarto. «Non credi che avresti dovuto parlarmi prima della vostra conoscenza in modo più chiaro?» Il tono leggermente stridulo con cui pronunciò la domanda attirò l'attenzione degli impiegati, del segretario di Nathaniel, dei fattorini e dei visitatori presenti nell'ufficio. Anna chiuse la bocca e abbassò gli occhi. Non era il momento di mettere a repentaglio quello che avevano tanto faticosamente ottenuto. Nathaniel accennò col capo verso il suo ufficio, invitandola a entrare. «Anna, sono sicuro di avertene parlato quando abbiamo deciso di scrivere quegli articoli» osservò dopo avere richiuso la porta ed essersi avvicinato alla scrivania. «E ho espresso la mia preoccupazione di citarlo per nome, all'inizio della nostra campagna.» Era stato Nathaniel a denominare quell'impresa campagna, una definizione che era subito piaciuta ad Anna. Infatti era una campagna, non militare, ma morale ed economica. Ripensando alle parole di Nathaniel e a ciò che si erano detti quando avevano riesaminato l'articolo insieme prima della pubblicazione, chiese: «Lord Treybourne si vendicherà?». Mentre attendeva la risposta, Anna lisciò le pieghe della gonna del vestito verde bosco, si sfilò i guanti e 14
li ripose nella borsettina di rete, che appoggiò sulla scrivania in cima a una delle tante pile di riviste e giornali. Poiché Nathaniel rimaneva zitto, sollevò il capo e lo guardò. Lui aveva l'aria preoccupata. «Finanziariamente?» aggiunse Anna. «Non penso» rispose Nathaniel. «La residenza della famiglia Lansdale è nel Dursby, nell'Inghilterra occidentale. Posseggono proprietà in tutto il paese, alcune anche qui in Scozia. Noi non abbiamo niente che potrebbe indurli a sferrare un attacco nei nostri confronti. Ma...» «Ma?» Di solito Nathaniel non era incline alla preoccupazione. Cosa che Anna apprezzava molto. «Quando frequentavamo l'università, non mi ricordo che Lord Treybourne fosse un fervente sostenitore dei privilegi nobiliari. La sua attuale presa di posizione mi ha stupito e continua a stupirmi. E ciò lo rende imprevedibile ai miei occhi.» «Oh, la vita universitaria! Ho letto che anche gli studenti di teologia soccombono alle tentazioni che essa offre. E i giovani sono esposti a molte pressioni» osservò Anna, abbozzando un lieve sorriso. «Il Marchese di Dursby appoggia le posizioni dei Tory da molto tempo. È naturale che lo faccia anche suo figlio.» «Il Principe Reggente non è sempre d'accordo col padre» obiettò Nathaniel. «Anna, immagino che tu debba leggere ogni genere di scritti, anche i più scorretti e sconvenienti, visto che sei a conoscenza dei passatempi dei giovani all'università.» «Ma costretto dal suo dispendioso stile di vita, Lord Treybourne avrà sicuramente abbandonato le vecchie idee e si sarà convertito a quelle della famiglia» repli15
cò Anna. «E quello che leggo, oltre la Gazette, non ti riguarda.» Anche se sulle prime Nathaniel corrugò la fronte e i suoi occhi assunsero una sfumatura più scura del verde abituale, alla fine le sorrise. «Se tu accettassi la mia offerta di matrimonio, mi riguarderebbe.» A quelle parole seguì un breve silenzio imbarazzato. Ma lo sguardo tenero e colmo di affetto di Nathaniel fece accelerare i battiti del cuore di Anna, che abbassò il capo, cercando di celare il proprio turbamento. «Non è il caso di parlare di questo, adesso. Sai che tu e Clarinda siete i miei migliori amici e che vi stimo molto. Il matrimonio, importante e necessario per la maggior parte delle donne della mia età, non mi interessa e non mi attrae.» Anna sperava che Nathaniel avesse abbandonato l'idea di sposarla e quella nuova proposta la sorprese e la spinse a domandarsi se lui temesse che Lord Treybourne, o suo padre, il Marchese di Dursby, avrebbero cercato di distruggere il loro giovane giornale a causa della diversa posizione politica. «Penso che tu voglia sfuggire ai controlli cui il matrimonio ti sottoporrebbe» dichiarò Nathaniel abbozzando un sorriso. «Tuo marito porrebbe sicuramente dei limiti al tuo lavoro qui e alla scuola. E controllerebbe il tuo denaro. Penso che tu abbia paura soprattutto di questo» concluse. Probabilmente neppure lui sapeva quanto fosse vicino alla verità. Anna aveva lottato per anni per tenere unita la famiglia dopo la morte del padre e durante la malattia della madre. L'istruzione ricevuta nell'esclusiva Durchester School for Girls presso Edimburgo le aveva permesso di mantenere tutti in quegli anni difficili. 16
Dopo la morte della madre, grazie alla piccola, inaspettata eredità ricevuta, aveva avuto la possibilità d'investire un po' di denaro nel sogno di Nathaniel, una rivista mensile. L'iniziativa aveva avuto successo e adesso i proventi del loro sforzo comune mantenevano entrambi e offrivano loro anche l'opportunità di fare del bene ai meno fortunati. «Possiamo tornare all'argomento all'ordine del giorno, Nathaniel? Stavamo parlando di Lord Treybourne» replicò Anna. «Sei preoccupato della sua reazione al mio articolo? O sei solo preoccupato come ogni volta che un nuovo numero della rivista viene pubblicato?» «Sono preoccupato per entrambe le cose, Anna. Il Trey che conoscevo all'università manifestava sempre in modo aperto e diretto la sua disapprovazione. Se crede che io, che noi, abbiamo incrociato le spade con lui, penso che si metterà direttamente in contatto con me. A proposito, sono contento di annunciarti che nell'ultimo mese gli abbonamenti sono aumentati del dieci per cento.» Anna fece un rapido calcolo dell'ammontare della somma al netto delle spese e sorrise compiaciuta. «È una magnifica notizia!» «Ho qui il prospetto delle cifre, quando vorrai consultarlo.» «Ti credo sulla parola.» Anna non dubitava dell'onestà di Nathaniel, come non dubitava della sua volontà di realizzare la loro campagna. Sapeva che le loro motivazioni d'investire nella rivista erano completamente differenti, ma sapeva anche che entrambi potevano raggiungere insieme i rispettivi traguardi. «Nathaniel, penso che dovresti andare a Londra» osservò a un tratto. «Ti sembra necessario?» obiettò lui, stupito dell'im17
provviso cambiamento di argomento. «La prossima settimana Clarinda e Robert verranno a farmi visita.» Anna si alzò in piedi e si avvicinò alla finestra, osservando il traffico in strada. Anche Nathaniel si alzò educatamente in piedi, ma Anna gli fece cenno di tornare a sedersi e guardò fuori, mentre cercava di riordinare i pensieri. «Non penso che tu debba partire subito. Meglio aspettare che Clarinda torni a casa. La prossima settimana Lord Treybourne sarà molto impegnato a preparare una risposta all'articolo di Mr. Goodfellow. Non c'è motivo di essere troppo in ansia per la sua reazione, ma suppongo che sarebbe meglio che lo incontrassi in un momento propizio per te, quando potrai parlare di argomenti adatti a un gentiluomo e andartene dopo aver esposto il tuo punto di vista.» «Argomenti adatti a un gentiluomo, eh?» esclamò Nathaniel ridendo. «Mi darai un elenco delle cose da dire?» «Adesso mi prendi in giro, Nathaniel. So che sarai capace di trattare con Lord Treybourne e con la smisurata opinione che ha di sé.» La risata di Nathaniel si fece più sonora e divertita, lasciandola di stucco. «Oh, Anna! Sei così sicura di te che non immagini che cosa dovrai affrontare se il Conte di Treybourne deciderà di raccogliere la sfida. Quando insegni, i tuoi studenti ti ascoltano per la tua esperienza e preparazione. Quando mi consigli un argomento da trattare, io ti ascolto perché ti conosco e ho fiducia in te. Ma Lord Treybourne, soprattutto quando c'è di mezzo suo padre il marchese, sarà l'avversario più pericoloso che tu possa immaginare.» A quelle parole Anna si irrigidì. Non erano un vero e proprio insulto, ma lei le prese come un affronto 18
personale. Era abituata a sentirsi definire bluestocking, e ciò non le dispiaceva perché teneva a distanza gli importuni e le evitava domande indesiderate. L'etichetta da intellettuale, insomma, le concedeva grande libertà. Inoltre le sue abilità e la sua educazione non le procuravano imbarazzo. Le erano state utili e avevano salvato la sua famiglia, e molti altri, da una vita di stenti e privazioni. Nathaniel tornò ad alzarsi in piedi e le andò vicino, prendendole la mano. «Ho il sospetto che se dovessi affrontare Lord Treybourne in carne e ossa potresti cominciare a pensare che il matrimonio con me sarebbe il minore dei mali.» «Giacché, caro Nathaniel, sarai tu ad andare a parlare con il conte, a Londra, non dovrò mai preoccuparmi di questo» ribatté Anna, ritirando la mano e battendola su quella di lui. «Questo è il bello del nostro poco ortodosso accordo.» Nathaniel era sul punto di ribattere o aggiungere qualcosa, ma poi ci ripensò e si fece da parte per lasciarla passare. Indugiare oltre senza ragione quando altri la attendevano era scortese. Così Anna prese la sua borsettina di rete e si avviò alla porta. «E A. J. Goodfellow?» «A. J. Goodfellow continuerà a lottare contro le ingiustizie della società verso i poveri e gli sventurati.» «Allora l'accordo rimane immutato?» domandò Nathaniel con tono vagamente dubbioso. «A questo punto, non credo sia opportuno apportare cambiamenti. Penso che dovremmo attenerci al programma» rispose Anna, aspettando la decisione dell'amico. Era una prassi che seguivano ormai da un mese, ossia da quando A. J. Goodfellow aveva pubblicato il primo articolo sulla rivista. E tutte le volte Anna tratteneva il respiro, sperando che a Nathaniel non venis19
se meno l'entusiasmo o il coraggio necessari alla loro missione. Mentre attendeva la risposta, indossò guanti e cappello. «Ci atteniamo al programma» confermò Nathaniel con un cenno di assenso. Anna tirò un respiro di sollievo e appoggiò la mano sulla maniglia. «Bene. Vi auguro una buona giornata, Mr. Hobbs-Smith.» «Buona giornata anche a voi, Miss Fairchild.» Quella finta formalità era a beneficio degli estranei presenti in redazione, perché sia gli impiegati sia il segretario di Nathaniel sapevano che erano amici. Forse non conoscevano appieno la portata di quell'amicizia e probabilmente pensavano che fra loro ci fosse del tenero. Ciò che però gli impiegati della Gazette ignoravano era che la donna che Mr. Hobbs-Smith aveva appena aiutato a indossare il soprabito e che stava congedando con un sorriso era il giornalista politico A. J. Goodfellow.
20
Il bacio del bandito Emily Bascom Inghilterra, 1741 - Lady Roisin accetta di sposare Kit Westhaven, un gentiluomo dall'aria stranamente familiare. Dopo le nozze, però, scoprirà sul conto del marito una verità sconvolgente.
Il guerriero scozzese Joanne Rock Inghilterra, 1307 - Costretta ad arrendersi agli invasori scozzesi, Lady Rosalind non perde occasione per dimostrare al nuovo castellano il proprio disprezzo. Ma col tempo i sentimenti possono mutare...
La contessina ribelle Mary Nichols Inghilterra, 1844 - Myles è un operaio ed è anche l'unico uomo che riesce a far battere forte il cuore di Lucinda. Sebbene il conte suo padre abbia già scelto un altro marito, lei è decisa a non rinunciare al suo sogno d'amore.
Inganno e seduzione Terri Brisbin Inghilterra - Scozia, 1818 - Lord Treybourne si infiltra nella redazione della Scottish Gazette sotto falso nome per scoprire chi lo deride per le sue idee conservatrici, ma la brillante e agguerrita Anna Fairchild manda a monte i suoi piani.
La figlia dell'astrologo Paula Marshall Londra, 1665 - Nella Londra devastata dalla peste, due gentiluomini della corte di Carlo II scommettono sulla virtù della bellissima e casta Celia Antiquis. Adirata, la donna decide di vendicarsi, ma inganni e menzogne rischiano di ritorcersi contro di lei.
la penitenza del crociato Anne Stuart Inghilterra, XIII secolo - Elizabeth di Bredon vuole farsi suora. Durante il viaggio verso il convento, però, la sua decisione viene messa a dura prova da un affascinante peccatore. E tra omicidi, tradimenti e vendette scopre a proprie spese che non sempre l'abito fa il monaco.
L'ombra del passato Kasey Michaels Inghilterra, 1815-1816 - Morgan Blakely convince Caroline a indossare i panni di una ricca ereditiera per aiutarlo a vendicarsi di un compagno d'armi. Lei accetta di essere catapultata in un mondo di profondi rancori e segreti solo perché spera, così, di conquistarlo.
Le regole dell'etichetta Michelle Willingham Inghilterra - Germania, 1855 - Lady Hannah è di nobili origini, dunque il matrimonio con un semplice ufficiale è fuori discussione. Ma se si scoprisse che la nascita del soldato nasconde un inaspettato segreto...
DAL 13 LUGLIO
Grandi storie d’amore, scandali e intrighi sullo sfondo dell’epoca più affascinante della Storia: non potrete più farne a meno.
In edicola e sul nostro store dal 4 maggio www.harpercollins.it - Seguici su
Inghilterra, XIX sec. - Sarah Martin è una ragazza priva di illusioni. Sa che può solo aspirare a un matrimonio di convenienza… ma la proposta del Conte di Langford potrebbe far battere il cuore ad entrambi.
Inghilterra 1818. - Quando Gabriel Pearce, Duca di Winterbourne, aveva chiesto la mano di Olivia, lei si era sentita la ragazza più fortunata sulla faccia della terra. Ma ora sembra che l’unica cosa che conta sia scoprire chi mina il destino del regno.
Dal 17 maggio in edicola e sul nostro store www.harpercollins.it - Seguici su
Corri nella tua L’edicola amica delle donne QUI trovi TUTTO IL MONDO HARMONY. QUI puoi richiedere e prenotare le tue collane preferite.
Vai sul nostro sito www.harpercollins.it entra nella sezione Harmony e clicca su
Troverai l’elenco dei nostri migliori rivenditori ordinati per provincia.