MELANIE MILBURNE
Inganno sotto l'albero
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Unwrapping His Convenient Fiancée Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2016 Melanie Milburne Traduzione di Raffaella Perino Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony dicembre 2017 Questo volume è stato stampato nel novembre 2017 da CPI, Barcelona COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3234 del 19/12/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
1 Era l'invito che Violet aveva temuto per mesi. Per dieci anni consecutivi era andata alla festa natalizia dell'azienda per cui lavorava senza un accompagnatore. Dieci anni! Ogni volta si era detta che l'anno successivo sarebbe stato diverso, eppure ora era di nuovo lì a fissare l'invito rosso e argento, sommersa da un'ondata di disperazione. Era terribile notare le espressioni stupite delle colleghe quando realizzavano che era di nuovo sola, per non parlare del pensiero di trovarsi senza compagnia in una stanza piena di gente; corpi pressati l'uno all'altro che non lasciavano spazio per respirare e che per lei erano una vera tortura. Corpi maschili. Corpi più grandi, più forti e più potenti del suo, specialmente quando erano ubriachi... Violet cacciò via i ricordi. Ormai non pensava quasi più a quella festa. Accadeva di rado e le sembrava di aver quasi superato il trauma, sempre più raramente si accusava di aver provocato l'incidente, ma continuava a provare molta vergogna. Aveva quasi trent'anni ed era ora di lasciarsi l'esperienza alle spalle. Finalmente. Il che implicava andare alla festa di Natale e riprendere il controllo della propria vita. 5
Ma c'era comunque il dilemma di decidere cosa indossare. La festa dell'azienda contabile per cui lavorava era l'evento dell'anno per chiunque lavorasse nell'ambiente finanziario. Non era un semplice evento con qualche stuzzichino e un brindisi finale, ma una serata di gala con champagne a fiumi, cibo ricercato e musica dal vivo. Ogni anno c'era un tema diverso e ci si aspettava che tutti partecipassero per dimostrare il loro impegno a fare gioco di squadra. Quell'anno il tema della festa era: Un Natale da VIP, il che voleva dire trovare un abito degno di una diva di Hollywood, ma lei non aveva un grande stile e non le interessava attirare l'attenzione. In pratica, non era fatta per le feste. Violet infilò l'invito tra le pagine del suo libro e sospirò. Perfino la folla pigiata nel bar di Londra durante la pausa pranzo le rinfacciava il suo stato di zitella. Gli altri erano tutti in coppia, mentre lei era seduta da sola. C'era addirittura una coppia di novantenni seduta al tavolino vicino alla finestra, e si tenevano la mano. I suoi genitori sarebbero stati cosÏ tra trent'anni, ancora quella magica intesa tra loro come il momento in cui si erano incontrati, proprio come i suoi tre fratelli e i loro matrimoni perfetti. Avevano costruito una vita insieme ai loro compagni, avevano avuto dei figli e fatto tutto quello che lei poteva solo sognare. Violet aveva vissuto l'innamoramento di ognuno di loro: prima l'adrenalinico Fraser, poi l'audace Rose e infine la spensierata Lily. Era stata ai loro matrimoni. Tre volte testimone. Dio, tre volte! Era stata sempre spettatrice dell'amore che nasceva e che fioriva, ma non vedeva l'ora di esserne la protagonista. PerchÊ non trovava la persona perfetta? Forse aveva qualcosa che non andava bene? Ogni tanto qualcuno la invitava fuori, ma non si andava mai oltre il primo o il 6
secondo appuntamento. La sua timidezza le impediva di brillare nelle conversazioni e non aveva idea di come si flirtasse... a dire la verità, una volta aveva provato dopo aver bevuto, ma era stato un errore che non avrebbe più ripetuto. Il problema era che gli uomini ormai erano troppo impazienti, o forse lo erano sempre stati. Ma lei non voleva andare a letto con qualcuno solo perché si faceva così, o perché era troppo ubriaca per dire di no. Voleva sentirsi attratta da un uomo e sentirsi desiderata, voleva sciogliersi sotto il suo sguardo, fremere dal piacere quando lui avrebbe posato le labbra sulle sue. Negli ultimi tempi poche labbra si erano posate sulle sue, anzi, non si ricordava nemmeno l'ultima volta che un uomo l'aveva baciata. E i baci sulla guancia di suo padre, suo fratello e suo nonno non contavano. Violet faceva pena in fatto di uomini. Sarebbe diventata una zitella vecchia e rugosa con la casa piena di gatti, con una cassettiera colma di completini da neonato per i figli che sognava di avere fin da quando era bambina. «È occupato?» Violet alzò la testa verso la profonda voce da baritono che conosceva bene, un leggero brivido lungo la schiena quando il suo sguardo si scontrò con quello del miglior amico di suo fratello. «Cam?» domandò con voce squillante, come succedeva sempre quando si trovava di fronte Cameron McKinnon. Aveva diciott'anni quando suo fratello per l'estate era tornato a casa dall'università con Cam, nella residenza di famiglia a Drummond Brae, nelle Highlands. «Che ci fai qui? Come stai? Fraser mi ha raccontato che ora vivi in Grecia e disegni yacht per gente molto 7
ricca. Come ti vanno le cose? Quando sei tornato?» Stai zitta! Era strano, ma non le mancavano mai le parole quando era con Cam, anzi, parlava troppo. Non riusciva a trattenersi, ma non sapeva spiegarsi il perché. Lui non la intimidiva e non lo trovava per niente minaccioso. Era educato, magari un po' distaccato, ma aveva fatto parte della sua vita per così tanto che ormai si era abituata alla sua presenza. O forse no? Cam scostò la sedia di fronte a lei e si sedette, le ginocchia a sfiorare quelle di Violet sotto il tavolo. Le bastò quel tocco leggero per prendere fuoco, scaldando posti che non avrebbero dovuto essere scaldati, soprattutto dal migliore amico di suo fratello. Cam era fuori dalla sua portata, lontano anni luce. «Avevo un appuntamento nei paraggi, ma ho finito presto, così ho pensato di passare da questo posto di cui mi avevi parlato tempo fa» le spiegò lui. «Sono tornato da qualche giorno, mio padre si sposerà di nuovo prima di Natale.» «Di nuovo? Quante volte l'ha fatto, tre o quattro?» domandò Violet, con gli occhi fuori dalle orbite. «Cinque. Ed è in arrivo un altro bambino, che porta il totale dei fratellastri a sei. Se si contano anche i figli delle varie mogli, arriviamo a un totale di undici» precisò lui, con la bocca tirata. Violet pensava che i suoi quattro nipoti, più quello in arrivo, fossero tanti, figurarsi undici fratellastri! «Come fai a ricordare tutti i compleanni?» «Ho impostato le date dei bonifici sul conto corrente online per facilitarmi la vita» rispose Cam con un mezzo sorriso. «Forse dovrei farlo anch'io.» Violet girò il cucchiaino nella tazza di caffè, tanto per tenere impegnate le mani. 8
Quando era in compagnia di Cam, si sentiva come una goffa scolaretta di fronte a un professore universitario. Cam era l'esatto opposto di suo fratello maggiore, che era rimasto un mattacchione. Lui invece era più serio, con la tendenza ad aggrottare le sopracciglia piuttosto che a sorridere. Lo sguardo di Violet migrò fino alla sua bocca: un'altra abitudine che non era in grado di controllare quando era con lui. Le sue labbra erano scolpite in ugual modo, ma quello inferiore era leggermente più pieno, sensuale, e le faceva pensare a lunghi baci bollenti e passionali. Non che l'avesse mai baciato... uomini come Cameron McKinnon non baciavano ragazze come lei. Violet era troppo comune, la tipica ragazza della porta accanto. Lui frequentava donne che sembravano appena uscite da una sessione fotografica: ragazze sofisticate, che si sentivano a loro agio con chiunque. Gli occhi di Cam si posarono brevemente sulla sua mano sinistra priva di anelli, poi tornarono sul suo viso con un'espressione viva e interessata che le fece battere forte il cuore. «Come ti vanno le cose, Violet?» «Uhm... bene.» Non si trattava di orticaria, ma il rossore che stava invadendo le sue guance era ugualmente imbarazzante. Forse anche lui stava pensando, come la sua famiglia, alla vecchia credenza che se si era testimone tre volte, allora non ci si sarebbe mai sposati? «Solo bene?» La sua espressione era seria, una combinazione di preoccupazione e concentrazione, come se Violet fosse l'unica persona al mondo con cui volesse parlare. Quella era una delle caratteristiche che più amava di lui, una delle tante. Non era pieno di sé e si prendeva il tempo per ascoltare. Lei si era chiesta più volte se la sua vita sarebbe stata diversa, se solo avesse potuto 9
parlare con lui dopo quella maledetta festa durante il suo primo e unico anno di college. Violet produsse il solito sorriso che usava per tranquillizzare tutti sul proprio stato di salute. «Ti ripeto, sto bene, sono solo presa dal lavoro e dalle spese natalizie. Ho molti nipotini e quindi anche tanti regali da scegliere. Sai che Lily e Cooper aspettano un bambino? Mamma e papà stanno organizzando la solita festa di Natale a Drummond Brae. La mamma ti ha invitato? Ha detto che lo avrebbe fatto. Il dottore teme che sarà l'ultimo Natale per il nonno, così stiamo tutti facendo il possibile per essere presenti.» «Mio padre ha deciso di declassare il Natale con il suo matrimonio, proprio la vigilia...» borbottò Cam, con i lineamenti tesi. «Dove si sposano?» «Qui a Londra.» «Potresti prendere un aereo appena finisci» osservò Violet, «o hai altri impegni?» Altri impegni, come ad esempio una ragazza. Di certo vedeva qualcuna, uomini come Cam non stavano mai soli per troppo tempo. Era troppo bello, troppo ricco, troppo intelligente. Troppo tutto. Cam non si era mai vantato delle sue relazioni come era solito fare suo fratello Fraser prima di innamorarsi follemente di Zoe. Cam, al contrario, era così riservato che Violet si domandò se per caso avesse una donna segreta nascosta da qualche parte, lontana dall'attenzione mediatica che la sua posizione di noto architetto navale gli conferiva. «Vedremo» rispose lui. «Mia madre si aspetta una mia visita, specialmente ora che il suo terzo marito l'ha lasciata.» «Oh no, mi dispiace. Sta tanto male?» «Non direi, era sempre ubriaco.» 10
La storia della famiglia di Cam somigliava a una telenovela. Lui non ne aveva mai parlato di persona, ma l'aveva fatto Fraser. I suoi genitori avevano divorziato in modo poco amichevole quando lui aveva sei anni ed entrambi si erano risposati quasi subito, formando nuove famiglie e collezionando figli propri e acquisiti. Cam era passato da una casa all'altra fino a quando aveva compiuto otto anni e a quel punto era stato mandato in collegio. Violet lo immaginò da piccolo, studioso e silenzioso osservatore, tranquillo e solitario. E a dire il vero lui era ancora così, quando andava a trovare la sua famiglia per i vari matrimoni, battesimi o altre occasioni speciali. Si teneva sempre in disparte, con un bicchiere in mano da cui non beveva mai, osservando la scena in silenzio con i suoi occhi azzurri. Arrivò la cameriera a prendere l'ordinazione di Cam con un sorriso che riservava solo ai clienti speciali. Violet provò a ignorare il piccolo guizzo di gelosia che la colpì subito allo stomaco. «Vuoi un altro caffè?» le domandò Cam. «No, grazie» rispose lei, posando una mano sulla tazza. «Un caffè lungo, per favore» ordinò allora alla cameriera con un sorriso breve ma gentile. «Crack» mormorò Violet, dopo che la ragazza si era allontanata. «Scusa?» domandò lui, confuso. «Non hai sentito come si è rotto il cuore di quella ragazza?» lo prese in giro lei. «Non è il mio tipo...» borbottò. «Descrivimi il tuo tipo ideale.» Perché gli aveva fatto quella domanda? «Ultimamente sono stato troppo impegnato per qual11
siasi tipo» rispose lui, prima di guardare con disappunto un messaggio sul cellulare. «Qualcosa non va?» «No, niente.» Arrivò un altro messaggio, ma Cam mise il cellulare sul silenzioso e lo infilò in tasca, mentre la cameriera appoggiava il suo caffè sul tavolo. «Allora, come va il lavoro?» Violet guardò l'invito che usciva dalle pagine del libro. Se lo stava immaginando o stava lampeggiando come un segnale luminoso? Furtiva, lo spinse all'interno della pagina. «Cos'è?» domandò Cam. «Niente, solo un invito.» «A...?» «Alla festa di Natale del mio ufficio.» Violet era sicura che le sue guance fossero del colore delle decorazioni natalizie del cartoncino. «Ci andrai?» «Devo... sai, siamo obbligati, nell'interesse dell'armonia tra colleghi» rispose evitando di guardarlo negli occhi. Abbassò lo sguardo sul vassoio dello zucchero: non sapeva ci fossero così tanti tipi di dolcificanti. Incredibile. «Non sembri felice.» «Già, in realtà non mi piacciono le feste.» Non più. Il suo primo e unico tentativo era finito in un labirinto sfuocato fatto di recriminazioni e pentimenti, un'esperienza che, anche dopo tutti quegli anni, faticava a lasciarsi alle spalle. «È un grande evento, vero?» indagò Cam. «Mi sembra sia molto popolare.» «Alquanto ironico, se consideri che è un'azienda di noiosi contabili» commentò Violet. 12
«Contabili di successo» precisò Cam. «Sei stata brava a trovare un impiego da loro.» Violet non amava ammettere quanto fosse lontano dal suo lavoro ideale. Dopo aver abbandonato l'università, un lavoro da impiegata in una grande azienda di contabilità le era sembrato il posto giusto in cui confondersi, ma quello che funzionava a diciannove anni, ora che ne aveva quasi trenta, non era più così soddisfacente. Non riusciva a liberarsi dalla sensazione che avrebbe dovuto fare qualcosa di più nella vita. Migliorarsi, raggiungere il suo potenziale invece che porre limiti a se stessa, ma dopo quella festa... be', aveva messo tutto in pausa. Era come se la sua vita fosse incastrata e non riuscisse più a muoversi. La vibrazione del cellulare di Cam spostò l'attenzione di Violet sulla tasca della sua camicia. Non solo la tasca, ma anche il torace; sembrava un atleta, alto e tonico. Era abbronzato e i capelli castani avevano qualche sfumatura schiarita dal caldo sole greco. «Non hai intenzione di rispondere?» gli domandò Violet. «No, guarderò più tardi.» «Famiglia o lavoro?» «Nessuno dei due.» «Una donna?» insistette lei, intrigata. «Sì, una che non accetta di ricevere un no» rispose lui, spegnendo del tutto il telefono. «Da quanto state insieme?» «Non ci frequentiamo.» L'espressione di Cam era desolata. «È la moglie di un cliente importante.» «Oh... brutta situazione.» «Esatto, si tratta di un affare che si aggira intorno ai quaranta milioni di sterline.» Quaranta milioni? Violet proveniva da una famiglia 13
benestante, ma perfino lei faceva fatica a immaginare una cifra del genere. Cam disegnava yacht per miliardari, aveva vinto diversi premi per i suoi progetti e aveva guadagnato molto. Alcuni degli yacht che aveva progettato erano enormi, con tanto di bagni in marmo con vasche idromassaggio e soggiorni sfarzosi degni di un palazzo. Uno conteneva perfino una biblioteca e una piscina gigantesca, ma le sembrava ancora assurdo che una persona potesse spendere quelle cifre per qualcosa da usare in modo saltuario. «Davvero? Ti pagano quaranta milioni per disegnare una barca?» «No, quello è il prezzo dello yacht quando sarà finito» precisò lui. «Ma mi è stata garantita una cifra decente per il progetto.» Cosa intendeva per cifra decente?, avrebbe voluto chiedergli Violet, ma si trattenne per educazione. «Quindi, cosa farai? Continuerai a ignorare le telefonate di questa donna?» «In qualche modo devo farle capire il messaggio. Al contrario di mio padre, a me non piace frequentare donne sposate» commentò lui sospirando. «Forse, se ti vedesse con un'altra si rassegnerebbe» disse Violet. «Stai con qualcuna?» Ah, perché gliel'hai chiesto? Lo sguardo di Cam incrociò il suo e la sensazione di calore le infiammò di nuovo il basso ventre. «No» rispose. «Tu?» «Oh no, non toccare questo tasto dolente... devo già sopportare i commenti della mia famiglia, per non parlare degli amici e delle coinquiline» rispose Violet ridendo. «Non so cosa succeda ai giovani di Londra, dovrebbero fare a botte per averti.» 14
Cadde un silenzio di tomba. Violet fissò la tazza di caffè come se fosse la cosa più interessante che avesse mai visto. Le sue guance erano a dir poco paonazze. Perché la conversazione aveva preso quella piega? Che stranezza... Per quanto sarebbero rimasti in silenzio? Doveva dire qualcosa? Ma cosa? Non ne aveva idea. Era una frana nelle conversazioni di circostanza, ecco perché non le piacevano le feste. I suoi fratelli, invece, erano bravissimi a usare le parole per tirarsi fuori da ogni situazione. Era sempre lei, in famiglia, a fare da tappezzeria: tutti quegli anni in cui era stata tenuta nell'ombra da loquaci fratelli maggiori e da genitori eloquenti l'avevano resa diversamente abile nelle conversazioni. Era abituata a rimanere in disparte e lasciare che fossero gli altri a intrattenere, perfino la tendenza a straparlare con Cam si era spenta all'improvviso. «Quand'è la festa aziendale?» «Ehm... domani» rispose Violet, faticando a tornare sulla terra. «Ti andrebbe se venissi con te?» Violet faticò a impedire al cuore di schizzarle fuori dal petto. «Perché faresti una cosa del genere?» «Sono libero domani sera» rispose lui, con una scrollata di spalle. «Ho pensato che avere compagnia ti potesse aiutare.» «Cioè verresti a un appuntamento con me perché ti faccio pena?» «Non sarebbe un appuntamento, solo un amico che aiuta un'amica.» Violet aveva già degli amici, era un fidanzato quello che le mancava. Un vero appuntamento, non un uomo in missione caritatevole. Pensava davvero che lei fosse sen15
za speranza, una causa persa che non era in grado di trovare il principe che la portasse al ballo? Lei non voleva nemmeno andarci, a quel ballo! Non era niente di che, un posto pieno di gente che non faceva altro che bere e mangiare troppo, e ballare fino a notte fonda. «Grazie dell'offerta, ma non ho bisogno di aiuto.» Violet scostò la tazza e prese il suo libro, ma prima che potesse allontanarsi la mano di Cam si posò sul suo braccio. «Non volevo offenderti.» «Non mi hai offesa» mentì Violet, sicura che il tono acido rivelasse la verità. Certo che si era offesa! Lui la voleva salvare. Cosa c'era di più patetico di un uomo che chiede di uscire a una ragazza solo perché gli faceva pena? Forse Fraser gli aveva detto qualcosa, o forse una delle sue sorelle? I suoi genitori? Il nonno? Perché non potevano farsi gli affari loro? Non facevano che metterle pressione. Perché non frequenti nessuno? Pretendi troppo. Hai quasi trent'anni. Non la finivano mai. «Aspetta.» Il calore della mano di Cam la raggiunse attraverso gli strati dei vestiti invernali, svegliandole le membra come una borsa dell'acqua calda su un arto congelato. Violet, per la prima volta da quando aveva cinque anni, mise il broncio. Era in grado di procurarsi un appuntamento, certo che poteva farlo. Poteva iscriversi a uno dei numerosi siti per single e trovare centinaia di appuntamenti. Se solo lo avesse voluto, si sarebbe potuta fidanzare entro Natale. Be', magari non proprio... «Sono capace di trovarmi un appuntamento da sola, va bene?» «Certo, questo lo so» rispose lui, stringendole un secondo il braccio, prima di togliere la mano. «Mi dispia16
ce, hai ragione, era un'idea stupida. Molto stupida.» Perché? Perché era molto stupida? Violet appoggiò il libro al petto, accanto al cuore che batteva all'impazzata. Il tocco di lui le aveva procurato qualcosa, come se avesse acceso un interruttore nel suo corpo. I suoi sensi erano vigili e svegli, invece che inermi e fiacchi come al solito. Cam l'aveva già toccata prima? Violet si soffermò a riflettere... qualche volta in passato l'aveva baciata sulle guance ma ultimamente, da Pasqua per essere precisi, non c'era più stato alcun contatto fisico. Niente di niente, come se avesse mantenuto le distanze di proposito. L'ultima volta che aveva trascorso le vacanze a casa si ricordò che lui era entrato in soggiorno e quando l'aveva vista raggomitolata su un divano, intenta a ricamare, era uscito subito bofonchiando qualche scusa. Perché si era comportato così? Cos'aveva di tanto terribile da indurlo a evitare di trovarsi da solo con lei? «Devo tornare in ufficio» annunciò Violet, sistemandosi la sciarpa intorno al collo. «Spero che il matrimonio di tuo padre vada bene.» «Sicuramente, data la sua esperienza.» Cam finì il caffè di fretta, poi si alzò prendendo la giacca. «Ti accompagno.» Le appoggiò delicatamente una mano sulla schiena per farla scansare dalla traiettoria di una madre che spingeva trafelata un passeggino con un bambino urlante. Il calore devastante del contatto si diffuse lungo tutto il tratto della sua spina dorsale, rendendola cosciente della sua femminilità come se lui l'avesse toccata in modo intimo. Datti una calmata, Violet. Era quello il problema nel ritrovarsi disperata e senza un fidanzato. Il minimo contatto fisico con la mano di un uomo la 17
trasformava in una sciocca lasciva, risvegliando bisogni che non sapeva nemmeno di avere. Ma non accadeva con la mano di un uomo qualunque. Era la mano di Cam... unita a un corpo che la invitava a immaginare sesso sfrenato. Non che fosse un'esperta in materia, l'unico sesso che aveva fatto era circoscritto a una scena sfuocata, di cui ricordava solo alcune immagini in cui due o tre facce maschili aleggiavano sopra il suo corpo mentre parlavano di lei, ma non con lei. Di certo non era la scena romantica che si era immaginata quando aveva raggiunto la pubertà. Quello era un altro dei suoi fallimenti. Al contrario, i suoi fratelli avevano attraversato senza problemi il campo minato dei primi appuntamenti fino a trovare l'anima gemella. Ma lei pretendeva davvero troppo? Quella notte alla festa aveva danneggiato per sempre la sua autostima e la fiducia in se stessa riguardo al sesso? Ma perché avrebbe dovuto, quando in effetti ricordava poco o niente di quello che era successo? Per tutta la vita era cresciuta circondata da amore e approvazione, e non aveva senso che si sentisse inadeguata o poco all'altezza, ma per qualche ragione non aveva mai trovato l'amore e nemmeno l'affetto o la simpatia per qualcuno dell'altro sesso. Violet uscì sul marciapiede con Cam. Veniva giù una pioggia ghiacciata e lei aprì l'ombrello. Dato che Cam era troppo alto e doveva piegarsi, prese lui il manico e lo tenne aperto sopra le loro teste. Le sue dita vibrarono dove lui le aveva sfiorate, la sensazione diffusa in tutto il corpo come se lei fosse stata percorsa da una scossa elettrica. Violet si strinse al suo braccio per cercare di rimanere asciutta ed evitare la folla in cerca dei regali di Natale. 18
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