Innocente seduzione

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IL BARMAN DEL SILVER LODGE CONSIGLIA... Adatto a ogni ora del giorno, il Daiquiri è un cocktail sour, ossia a base di un distillato e lime, fresco e leggero. La ricetta pare risalga al 1898, quando scoppiò la guerra tra Stati Uniti e Spagna in seguito all'affondamento della nave da guerra Maine davanti a l'Avana. Uno dei marinai, sceso a terra, arrivò a Daiquiri, un piccolo villaggio cubano. Per placare la sete, fece aggiungere al bicchiere di rum che gli servirono del succo di lime e zucchero. Altre fonti sostengono che la nascita del Daiquiri risalga al 1905, a opera dell'ingegnere americano Cox che, alla fine di una giornata lavorativa, miscelò i soli ingredienti a sua disposizione (rum lime e zucchero) e battezzò la bevanda Daiquiri in omaggio alla spiaggia vicino alla quale lavorava. Il Daiquiri divenne uno dei cocktail preferiti da Hemingway. Viene citato in diversi film (Il nostro agente all'Avana e Improvvisamente l'estate scorsa) e libri. È uno dei cocktail più graditi dalle signore del Silver Lodge. Ingredienti e preparazione: 4,5 cl di rum bianco 2 cl di succo di lime fresco 0,5 cl di sciroppo di zucchero. Preparare nello shaker e servire in coppetta da cocktail senza decorazione. Per addolcire la componente sour, è possibile aggiungere mezza pesca frullata.


JANICE MAYNARD

Innocente seduzione


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Not-So-Innocent Seduction Harlequin Desire © 2014 Janice Maynard Traduzione di Rita Pierangeli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny gennaio 2018 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2017 da CPI, Barcelona HARMONY DESTINY ISSN 1122 - 5470 Periodico settimanale n. 2269 dello 06/01/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 413 del 31/08/1983 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 Il vecchio furgone Volkswagen di Zoe Chamberlain, verde e bianco con margherite gialle dipinte sulle portiere, si arrestò nella corsia di emergenza ed esalò l'ultimo respiro. Non ne fu sorpresa. Il motore era stato rifatto tre volte. Più di qualunque persona, Bessie – il VW di Zoe – era l'elemento costante in una vita che restava di rado uguale a se stessa. A quanto pareva, Bessie aveva deciso che Silver Glen, Carolina del Nord, fosse la tappa successiva di Zoe. Scese dal furgone, sbadigliando e stirandosi, godendo della fresca aria mattutina di aprile. Ai suoi piedi, stesa in una stretta valle tra due montagne, c'era una cittadina incantevole. Una Svizzera in miniatura. Purtroppo, quel pittoresco villaggio non aveva un servizio di taxi. Mentre passava in rassegna le alternative sul suo cellulare, fece una smorfia. L'unica possibilità sembrava essere il Silver Beeches Lodge, un costoso albergo che offriva un servizio di navette. Era probabile che avessero in mente viaggi avanti e indietro dal più vicino aeroporto, ma Zoe non aveva dubbi sulla propria abilità di farsi dare un passaggio. Uno stile di vita nomade significava andare d'accordo con ogni tipo di persona in qualsiasi luogo. Zoe sapeva essere persuasiva, e le avevano detto che il suo sorriso riusciva a far liquefare anche i più ostici. Ed eccola da capo. Una nuova città. Una nuova serie di problemi da affrontare. In fondo al cuore, sapeva che non poteva continuare così ancora per molto. Era stanca di fuggi5


re. E la recente malattia le aveva tolto più energie di quanto si fosse resa conto. L'eccitazione di vedere nuovi orizzonti ogni settimana – a volte ogni mattina – cominciava a venirle a noia. Anche se si sforzava di ignorarlo, in lei era sempre più forte il desiderio di mettere radici, di sentirsi parte di qualcosa. La continua ricerca di avventure le era servita per giustificare la propria vigliaccheria. Sì, aveva visto il mondo. E sì, viaggiare significava fare esperienze. Però, la verità era che il passato l'avrebbe raggiunta. Se non lì, alla prossima tappa. Era tempo di affrontare i suoi demoni, ma non era ancora pronta. Prima di tutto, aveva bisogno di riposare per recuperare le energie. Un simile cambiamento incuteva paura. La cittadina nella valle sembrava incredibilmente tranquilla. In quella fase della sua vita, la pace era un bene agognato. Forse, Silver Glen poteva offriglielo. In cima alla sua agenda ci sarebbero stati ozio e una guarigione completa. Una volta recuperate le forze, mentalmente e fisicamente, sarebbe stata pronta per qualunque cosa fosse successa. Così, almeno, si augurava. Batté la mano sul cofano di Bessie e sospirò. «Bene, vecchia mia, suppongo che mi fermerò per un po'. Ti farò rimorchiare. Nel frattempo, goditi il panorama.» Liam Kavanagh scorse la snella bionda appena mise piede nell'atrio. Era difficile farsela sfuggire con quella chitarra e la gonna multicolore che le frusciava intorno alle caviglie, sembrava una figlia dei fiori di ritorno da un concerto rock. Il qualificato staff del Silver Beeches sapeva come accogliere gli ospiti. Liam li aveva osservati in azione. Interveniva di rado di persona a meno che non si trattasse di amici. Non conosceva quella donna. Tuttavia, una potente reazione lo spinse a farsi avanti. Prima che Pierre, il portiere, potesse intervenire, Liam intercettò la sconosciuta. «Benvenuta al Silver Beeches Lodge. Posso aiutarla?» La donna si sistemò sulla spalla una grande borsa di paglia e gli rivolse un sorriso seducente. I suoi occhi erano azzurri come un cielo estivo. «Vorrei una camera, per favore.» 6


Lui inarcò mentalmente un sopracciglio. Le camere dell'albergo partivano da ottocento dollari a notte. Quella bella creatura non dava l'impressione di essere tipo da usufruire di servizi di lusso, tuttavia gli era già capitato di restare sorpreso. «Ha prenotato?» «Sì, l'ho fatto un'ora fa online. È un problema?» Liam meritava quella risposta. Il tono della sua voce doveva essere sembrato sospettoso. «No di certo. Pensavo di aver controllato tutte le prenotazioni odierne, e la sua deve essermi sfuggita, proprio perché così recente. Benvenuta.» Le fece cenno di seguirlo. «Marjorie, al banco, si occuperà di lei. La prego di farmi sapere se ha bisogno di qualcosa. È nostro desiderio soddisfare ogni sua esigenza.» «Molto gentile» replicò lei, sorridendogli in un modo che gli fece avvampare la nuca. Lo stava prendendo in giro? Non sarebbe stata la prima volta che lo accusavano di essere troppo serio. «È quello che facciamo» disse, trasalendo nell'avvertire la formalità nella propria risposta. Non voleva passare per un tipo pomposo, ma era a capo di una famiglia numerosa e turbolenta da quando il padre era scomparso più di venti anni prima. Il fardello della responsabilità – e una certa amarezza per come il padre aveva dimostrato di esserne privo – non lasciavano molto spazio alla spensieratezza. Con un breve cenno, si scusò mentre Marjorie interveniva al suo posto. Attraversò l'atrio e si avvicinò a Pierre, che teneva d'occhio la nuova arrivata. «Non appartiene alla nostra clientela abituale.» Pierre lavorava per la famiglia Kavanagh da quando era un giovanotto. Indossava lo smoking con orgoglio e gestiva il suo regno con mano ferma. «Graziosa» commentò. Liam annuì distrattamente. Non riusciva a darle un'età. Pelle chiara e liscia che la faceva sembrare giovane, ma nel suo sguardo sereno aveva notato l'ombra dell'esperienza. Non avrebbe saputo dire perché ne era affascinato. Forse perché era l'antitesi delle donne che frequentavano il Lodge. Gli ospiti del Silver Beeches erano o pensionati senza 7


problemi di soldi, o semplicemente gente che voleva nascondersi agli occhi del mondo. La privacy era un servizio implicito. Dalle rockstar agli idoli del cinema, dai politici alle teste coronate europee, ogni ospite era coccolato. Mentre un fattorino entrava con l'unico bagaglio della nuova ospite, Marjorie consegnò una chiave elettronica alla giovane e le indicò gli ascensori. Quando fu scomparsa con il fattorino, Marjorie lasciò la sua postazione e si avvicinò a Liam e Pierre. «Problemi?» chiese il primo. Marjorie, una donna sui cinquantacinque, scosse la testa. «Non proprio. Ma pensavo che lo volessi sapere. Ha riservato una camera per sei settimane.» I due uomini la fissarono. Liam fu il primo a riprendersi. «Problemi per il pagamento?» La receptionist scosse la testa. «Carta di platino. Senza limiti. Però... chi fa una prenotazione simile il giorno stesso dell'arrivo?» A Liam costò uno sforzo restare impassibile ma non voleva che il suo staff si accorgesse che era turbato. «Sono sicuro che abbia i suoi motivi.» Pierre raddrizzò la schiena. «La terrò d'occhio, signore. Se succedesse qualcosa di strano, glielo riferirò.» Maeve Kavanagh apparve con lo chignon un po' sbilenco e gli occhiali che le pendevano da una catenella intorno al collo. La madre di Liam era un'energica sessantenne, con un naso in grado di annusare i guai. «Voi tre avete l'aria di aver mangiato un limone. Cosa sta succedendo?» Liam la baciò. «Niente. Marjorie ha registrato una nuova ospite. Ci stavamo chiedendo che tipo fosse.» «Non spetta a voi» dichiarò Maeve con fermezza. «Lo sai che non sopporto i pettegolezzi.» «Sì, signora. Lo ricordo» convenne Liam. Dentro di sé, era molto meno divertito. Le irregolarità riguardo alla prenotazione della nuova ospite lo mettevano a disagio. Detestava misteri e segreti. La vita occulta di suo padre aveva rischiato di distruggere la loro famiglia. E aveva 8


infine portato alla morte prematura di Reggie Kavanagh. L'unica cosa che Liam non sopportava in una donna, o in un uomo, era la tendenza a mentire. Anche se il potenziale mistificatore si presentava sotto spoglie lusinghiere. Si costrinse a un sorriso forzato per sua madre, Pierre e Marjorie. «Se volete scusarmi, devo fare qualche telefonata.» Dirigendosi verso il proprio ufficio, si disse che stava saltando a conclusioni affrettate. La nuova arrivata poteva avere validi motivi per soggiornare da sola per sei settimane in un albergo lussuoso. Il guaio era che Liam non riusciva a trovarne neanche uno. Mentre salivano, Zoe fece il terzo grado al fattorino. «Allora, dimmi. Chi è quel bel tipo che assomiglia a Harrison Ford giovane?» Il ragazzo sorrise. «È il signor Kavanagh. Il signor Liam Kavanagh. La sua famiglia è la proprietaria del Silver Beeches. Be', di quello e di gran parte della città.» «Lavora per guadagnarsi da vivere?» Zoe era sorpresa. Stando alla sua esperienza, gli straricchi se ne stavano per conto proprio il più possibile. «Tutti gli uomini Kavanagh fanno qualcosa. Sono cresciuti nel rispetto del lavoro, anche se la famiglia è ricca sfondata. Il signor Liam dirige l'albergo con sua madre.» Una volta nella stanza, Zoe frugò nella borsa e diede al ragazzo una mancia così generosa da fargli brillare gli occhi. «Grazie per il tuo aiuto» gli disse. «Se ha bisogno di qualcosa, non deve fare altro che chiamare la reception. Il servizio in camera funziona ventiquattro ore su ventiquattro. Benvenuta a Silver Glen.» Sola nella lussuosa stanza, Zoe aprì l'armadio e sorrise immaginando quanto poco spazio avrebbero occupato i suoi vestiti. Imparare a viaggiare leggera era stata una lezione indispensabile. Vuotò con cura la valigia e ripose tutto quello che aveva portato con sé. Girò su se stessa, osservando ogni particolare del suo 9


nuovo alloggio. Lassù tra le montagne della Carolina del Nord, ci si sarebbe aspettati un arredamento più rustico, invece, il Silver Beeches Lodge era molto elegante. Già l'atrio trasmetteva quel messaggio. Pavimenti di marmo. Lampadari di cristallo. Preziosi tappeti orientali. Vasi traboccanti di fiori freschi. Zoe aveva impiegato solo pochi istanti per decidere che il tacito suggerimento di Bessie era giusto. Aveva bisogno di riposare e quell'albergo prometteva di essere un'oasi di pace. Non importava che costasse un occhio della testa. Il suo stile di vita era frugale, perciò concedersi quel lusso non avrebbe prosciugato il conto. Inoltre, dopo l'inverno che aveva passato, si meritava un po' di coccole. Camminando a piedi nudi sul morbido tappeto color avorio, aprì la custodia della chitarra e ne tolse lo strumento. La povera Bessie non ce l'avrebbe mai fatta a superare la salita fino all'albergo. Il Silver Beeches Lodge era stato costruito sul fianco della montagna e la sua posizione offriva agli ospiti una vista mozzafiato della valle sottostante. Zoe incrociò le gambe e chinò la testa sullo strumento che aveva percorso con lei così tanti chilometri. Strimpellando con aria distratta, canticchiò una melodia che aveva in testa. Aveva dovuto resistere all'impulso di fare altre domande al fattorino sul proprietario dell'albergo. Non voleva mettere nei guai quel ragazzo. La sfrontata virilità di Kavanagh la faceva sentire fragile e femminile. Anche adesso, arrossiva ricordando come lui l'aveva guardata. Quell'uomo era una fantasia erotica in carne e ossa. Guardò fuori dalla finestra e sospirò. La notte stava calando rapidamente e le ombre invadevano la valle. Le brontolò lo stomaco. Ricordò che il suo ultimo pasto era stato un'arancia e una Coca durante una sosta sulla I-40. Sarebbe voluta andare in città in esplorazione; fino a quando, però, non riparavano Bessie, era bloccata in quell'albergo. Chiamò il servizio in camera e ordinò una cena abbondante. Era ancora sottopeso di sei chili, perciò le calorie extra non le avrebbero fatto male. 10


Aveva trascorso l'ultima settimana ad Asheville, suonando in un piccolo locale. Asheville possedeva un fascino delizioso. Se fosse stato per lei, avrebbe potuto mettervi radici. Una sera, però, aveva visto un volto familiare in strada e aveva capito che era tempo di trasferirsi. La privacy offerta dall'albergo le sarebbe tornata utile. Nessuno avrebbe saputo che alloggiava lì e forse sarebbe riuscita a fermarsi più a lungo del mese e mezzo che aveva prenotato. Dopo aver terminato la cena, si sentì sazia e in colpa. Indossò pantaloni da yoga e un reggiseno sportivo, controllò i servizi offerti dall'albergo e scoprì che la palestra era situata nel seminterrato. Infilò una giacca leggera, prese una bottiglia di acqua e scivolò fuori dalla porta. Liam impiegò tutte le sue forze mentre sollevava i pesi per l'ultima volta. Sudato, si asciugò fronte e collo con un asciugamano, rendendosi conto, purtroppo, che il duro esercizio non aveva placato l'eccitazione che lo tormentava. Gli formicolava il corpo per il bisogno di fare sesso. Era passato troppo tempo, e la bionda arrivata quel pomeriggio era esattamente il tipo che trovava irresistibile. I lucenti capelli le sfioravano le scapole e, anche se era snella, il suo corpo aveva le curve al punto giusto. Se si fermava per sei settimane, doveva stare in guardia. Solo perché provava interesse per la signorina Zoe Chamberlain non significava che i suoi sentimenti fossero ricambiati. E poiché era chiaro che in Zoe c'era più di quanto saltasse all'occhio, non si sarebbe permesso di dar retta all'attrazione. La maggior parte degli uomini era vulnerabile a una donna sexy. Liam, però, era a conoscenza delle conseguenze del farsi coinvolgere con una bugiarda. L'innocenza di Zoe sembrava pericolosa. All'età di sedici anni aveva imparato a proprie spese che un bel volto poteva nascondere una moltitudine di peccati. Si sarebbe tagliato una mano piuttosto che far passare di nuovo quel genere di sofferenza alla madre e ai fratelli. Come capo dei Kavanagh, la lealtà alla famiglia veniva prima di qualsiasi cosa. 11


Inoltre, per quanto ne sapeva, Zoe poteva essere sposata. Non riusciva, però, a immaginare che un marito sano di mente permettesse a una donna così seducente di prendersi una vacanza di sei settimane da sola. Tuttavia, negli anni, il Silver Beeches aveva visto un sacco di cose strane. Dopo aver fatto la doccia ed essersi rivestito, uscì dalla palestra e si fermò di colpo alla vista della sua nuova ospite che camminava veloce su un tapis roulant. Al momento, a parte lui, era l'unica altra presenza, e Liam non voleva spaventarla. Indossava cuffie collegate a un iPod infilato in una fascia sul braccio. La sua coda di cavallo ondeggiava a tempo con la musica che lei sola poteva sentire. Malgrado le sue nobili intenzioni, era attratto da lei come una falena dalla luce. Il battito del suo cuore accelerò mentre il respiro diventava affannoso. Sintomi rivelatori che la libido era molto più potente della ragione. Decidendo di prendere la strada più lunga per arrivare alla porta, Liam dedusse che lei l'avrebbe scorto con la coda dell'occhio e non si sarebbe allarmata. Appena lei lo vide, però, scese dal tapis roulant, lo spense e si tolse le cuffie. «Salve, signor Kavanagh.» «Lei sa chi sono?» Anche se si sforzava di tenere lo sguardo sul volto, solo un santo poteva ignorare il resto di quel corpo. Le curve, fasciate nel tessuto aderente, erano ipnotizzanti... Lei annuì, asciugandosi la fronte con l'avambraccio. «Ho fatto il terzo grado al fattorino per avere informazioni su di lei. Una mia debolezza. La curiosità uccide il gatto, con quello che segue.» A Liam piaceva che fosse abbastanza interessata da fare domande. Era un buon segno se avesse avuto in mente di corteggiarla. Cosa che non avrebbe fatto. Probabilmente. Si passò una mano nei capelli. «Un peccato veniale, direi. È soddisfatta della sua camera?» «Sta scherzando? È fantastica. Solo la vista vale il prezzo. Il suo è un bell'albergo.» «Grazie. La mia famiglia l'ha costruito subito dopo la se12


conda guerra mondiale. Nel corso degli anni, abbiamo continuato ad ampliarlo e a migliorarlo.» Liam non aveva mai avuto difficoltà a parlare con le donne, tuttavia, per un motivo che non capiva, Zoe gli faceva sudare i palmi delle mani. Non era la donna più bella che avesse mai incontrato. Di solito, era lui a intimidire la gente, non viceversa. «Sarà meglio che io torni di sopra.» Lei inclinò il capo. «La sua offerta era sincera?» «Come, scusi?» Quella candida domanda l'aveva confuso. «Ha detto che avrebbe fatto qualsiasi cosa per farmi sentire a mio agio. Le sto chiedendo se parlava sul serio.» Ci stava provando con lui, o era solo un tipo eccentrico? «Parlavo sul serio, naturalmente. C'era qualcosa che desiderava?» Zoe immaginava che sarebbe stata una mancanza di stile rispondere chiaro e tondo: Tu! Aveva difficoltà a capire cosa passasse per la testa di Liam Kavanagh. Sembrava interessato a lei come un uomo è interessato a una donna, eppure il linguaggio del suo corpo trasmetteva una innegabile cautela. Forse la riteneva una cliente troppo borghese per il suo albergo. Se era così, non l'avrebbe disilluso. Era una professionista nel mantenere i segreti. Forse anche Liam ne aveva di suoi. La vita nomade degli ultimi anni aveva reso impossibile qualsiasi relazione seria con un uomo. Dal momento che non era tipo da incontri casuali, passava da sola la maggior parte delle notti. Di solito, riusciva a convincersi che la solitudine era preferibile all'intimità con un tipo che poteva rivelarsi un idiota. Adesso, tuttavia, con Liam Kavanagh a portata di mano, si rendeva conto di quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che era stata con un uomo. Era giovane e in ottima salute. E aveva la sensazione che Liam fosse molto più esperto di lei... oltre a essere un uomo che una donna non avrebbe mai dimenticato. 13


Quello che la spaventava era la consapevolezza che fosse diverso da tutti gli uomini che aveva conosciuto. La sua vita stava per cambiare? Era stata pronta ad affrontare i propri errori. Liam, però, rappresentava una svolta nella sua vita che non aveva previsto. Sarebbe riuscita a gestire contemporaneamente un passato complicato e un presente intrigante? Lui non dava l'impressione di essere facilmente manipolabile. Schiarendosi la gola, evocò un sorriso provocante. La cauta gentilezza di Liam la invogliava a stuzzicarlo. «Prima d'ora, non sono mai stata a Silver Glen. Cosa ne dice di offrirmi da bere al bar e di illustrarmi cosa non devo assolutamente perdermi?» Conosceva l'arte di flirtare. Le veniva spontaneo, malgrado vivesse come una suora la maggior parte del tempo. Lui parve colto alla sprovvista. Anche se si riprese subito. «Potrei farlo.» A lei passò per la mente un pensiero fastidioso. «Suppongo che dovrei chiederlo. C'è una signora Kavanagh?» Lui annuì, infliggendo un duro colpo al suo cuore. «Sì, mia madre. Ma va a letto presto, perciò dubito che voglia unirsi a noi.» «Allora, lei ha il senso dell'umorismo» lo stuzzicò Zoe, rifiutandosi di ammettere – perfino con se stessa – che avere la conferma del suo stato di single l'aveva eccitata. «Stavo cominciando a sospettare che glielo avessero asportato alla nascita.» «Suppongo che da ragazzina non sia stata sculacciata abbastanza.» «E qui si sbaglierebbe» replicò Zoe, con una stretta involontaria allo stomaco. «Faccio una doccia e la raggiungo nell'atrio tra mezz'ora. Le va bene?» Liam annuì. «Ci sarò, signorina Chamberlain. E ordinerò alla cucina qualche antipasto particolare.» «Ho già cenato» si sentì in obbligo di informarlo. «Questi le piaceranno. Niente di pesante.» «È un trattamento che riserva a tutti gli ospiti?» 14


«Solo a quelli che lo chiedono» replicò lui. «A tra poco.» Zoe decise di non fare la doccia nello spogliatoio. Non aveva portato con sé abiti puliti, così salì in camera per servirsi della sontuosa stanza da bagno. I vestiti che aveva indosso al suo arrivo risentivano del viaggio, perciò tolse dall'armadio un aderente vestito di maglia nero che le stava da sogno. Esaltava ogni curva del suo corpo, ma l'aveva indossato abbastanza spesso da sentirsi a proprio agio. Gran parte dell'aspetto di una donna dipendeva dalla fiducia in se stessa. Avendo appreso molto tempo prima come stare in scena, le era facile proiettare all'esterno un'immagine, anche se dentro di sé non si sentiva al suo meglio. Si potevano mascherare timidezza e nervosismo. In alcuni dei suoi momenti più cupi – alle prese con un bullo o uno spasimante ubriaco – aveva imparato che l'unico modo per liberarsene era comportarsi come se se ne infischiasse. Quante volte nel corso degli anni era ricorsa a quel metodo? Liam era un uomo piacevole, comunque le sarebbe tornata utile la capacità di apparire a proprio agio. Scacciando i brutti ricordi, inserì nei lobi dei piccoli orecchini d'oro e infilò i piedi in sandali neri dai tacchi alti. L'abito senza maniche era abbastanza sobrio, a parte il fatto che le fasciava il corpo. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che si era vestita con eleganza per cenare con un uomo? La maggior parte delle volte, lei era la musica di sottofondo nella vita di qualcun altro. Quella sera, tuttavia, era impaziente di godere i modi cortesi di Liam Kavanagh. Si spruzzò i polsi di profumo e si mise al collo una sottile catena d'oro. Da qualche parte, in una cassetta di sicurezza, aveva una ricca collezione di gioielli... perle, diamanti, pietre semipreziose. Ma fino a quando avesse recitato la parte della zingara, quelli sarebbero rimasti dov'erano. Facendo un respiro profondo, infilò la chiave e il cellulare in una borsetta e uscì dalla camera. Liam Kavanagh era dabbasso e lei non intendeva farlo aspettare.

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2 A Liam quasi sfuggì di mano il bicchiere di vino – e alcune gocce finirono sul dorso – quando Zoe entrò nel bar. Tutte le teste si voltarono nella sua direzione, benché lei sembrasse ignara dell'interesse che attirava. Alla fine, lui riuscì a capire da cosa dipendesse il suo fascino. Era il modo in cui si muoveva... aggraziato, energico, come se stesse sempre vivendo una piacevole avventura. Liam sollevò una mano per attirarne l'attenzione, augurandosi che il suo sorriso fosse naturale. Gli formicolava la pelle e aveva il torace stretto in una morsa. Le manifestazioni fisiche della sua eccitazione lo sconcertavano. Aveva avuto diverse amanti. Capiva la brama sessuale, tuttavia l'intensità della propria reazione a Zoe lo innervosiva. Il vestito che indossava sarebbe dovuto essere dichiarato fuorilegge. Era sobrio, con una scollatura moderata. Tuttavia, il tessuto era così morbido che le scivolava sul corpo come una seconda pelle. Liam passò trenta secondi buoni cercando le prove che lei indossasse biancheria intima. «Salve, Liam» lo salutò lei. «Posso darti del tu?» Lui le prese la mano e se la portò alle labbra. «Credo che tu l'abbia appena fatto.» Ridacchiando, si lasciò accompagnare a un tavolo per due in un angolo in penombra. Quella sera, il bar era affollato. Liam ne era contento. Gli dava tempo per conoscerla e decidere se rappresentasse una minaccia. Baciarla più tardi 16


gli sembrava una conclusione scontata, comunque avrebbe quantomeno finto con se stesso di aver avuto un'alternativa. Zoe girò lo sguardo sul locale. «Bel posto. Tu e la tua famiglia avete buon gusto.» «Grazie. Suppongo che non ti offenderai se ti do anch'io del tu?» «No di certo.» «Ci siamo appena conosciuti. C'è chi preferisce una certa formalità.» «Non io. Le convenzioni sociali sono d'impiccio.» «D'impiccio a cosa?» «Non saprei. Al fare amicizia, suppongo.» Liam bevve un sorso di vino, cercando di decifrare il significato sottinteso, sempre che ce ne fosse uno. Prima che potesse rispondere, un cameriere posò sul tavolo un vassoio di antipasti. Lui ne scelse uno e glielo offrì. «Il nostro chef è formidabile. Assaggialo.» Aveva previsto una discussione. Invece lei si sporse in avanti, permettendogli di infilarle quella prelibatezza tra le labbra. «Squisito» commentò. «Grazie.» Alla sensualità della sua reazione, Liam si dimenò irrequieto sulla sedia. Mentre lei si lasciava andare contro lo schienale e gli sorrideva, la massa ondulata dei biondi capelli le ondeggiò intorno alle spalle. Lui non riusciva a decidere se stava cercando di essere provocante, o se era lui ipersensibile al suo fascino. In quel momento, sua madre apparve al suo fianco. «Spero di non interrompervi. Per favore, presentami a questa incantevole ragazza» disse. Un cameriere si precipitò con una terza sedia, e Liam rimase in piedi fino a quando la madre non si fu seduta. Maeve Kavanagh non aveva mai resistito alla tentazione di ficcare il naso negli affari del figlio, il quale, essendole molto affezionato, ne tollerava le interferenze. Inoltre, sperava di avere le sue impressioni sulla misteriosa bionda. «Zoe Chamberlain, ti presento Maeve Kavanagh, mia madre.» Le due donne si strinsero la mano. Zoe sorrise. «È un 17


piacere fare la sua conoscenza. Però lei è troppo giovane per essere la madre di Liam. Credo che mi abbia dato un'impressione sbagliata quando me l'ha descritta.» Maeve lanciò un'occhiataccia al figlio. «A volte il mio primogenito ha uno strano senso dell'umorismo» disse, servendosi di uno stuzzichino. «Che cosa la porta a Silver Glen, signorina Chamberlain? Affari o vacanza?» «La prego, mi chiami Zoe. In effetti, nessuna delle due. In marzo ho avuto una polmonite, e ho passato alcuni giorni in ospedale, e il vostro albergo mi è sembrato il posto ideale per riposare e recuperare le energie.» «È venuta nel posto giusto. La vizieremo al punto che non vorrà tornare a casa.» Una malattia spiegava il suo aspetto fragile. Ciò portò Liam ad altre domande. «E dove è la tua casa, Zoe?» Per la prima volta, vide vacillare il suo buonumore. Un'ombra passò sul suo volto espressivo. Comunque, si riprese in fretta. «Sono nata in Connecticut, ma è da anni che non ci vivo più.» «Non hai risposto alla mia domanda.» «È un interrogatorio?» Il cellulare di Maeve Kavanagh ronzò, segnalando l'arrivo di un messaggio. Lei lo guardò e fece una smorfia. «Il dovere mi chiama.» Si alzò e diede una pacca sulla spalla di Liam. «Cerca di non alienarti le simpatie della nostra ospite, figliolo. Vorrei che si fermasse per un po'.» Nel silenzio che seguì, Liam fissò di malumore la sua commensale. «Da quando una conversazione è classificata come interrogatorio?» «Fino a ora, è stata unilaterale. Intercetto strane vibrazioni da te. C'è un problema di cui vuoi parlare?» «No.» Sì. «Sentiti libera di controinterrogarmi se ti farà sentire meglio. La mia famiglia è un libro aperto. Chiedilo a chiunque in città. Te lo confermeranno.» «Non esiste un clan senza segreti nell'armadio. Comunque ti credo sulla parola. Hai fratelli e sorelle?» «Più di quanti mi piaccia contarne. Colpa del cattolicesi18


mo degli irlandesi. Mia madre merita di essere santificata.» «E tuo padre?» Liam non riuscì a frenare l'ondata di collera che gli irrigidì tutto il corpo. «È morto quando avevo sedici anni.» «Mi dispiace» rispose Zoe a voce bassa. Dal suo sguardo lui capì che aveva intuito il suo turbamento. Ma non voleva che qualcuno lo psicoanalizzasse. «È stato tanto tempo fa» borbottò. E respirò di sollievo quando lei lasciò cadere l'argomento. «Hai saputo da sempre di voler gestire un albergo?» «No. Volevo diventare un giocatore di football.» Lei scoppiò a ridere. Liam si accigliò. «Cosa c'è di così divertente?» «Non mi sembri proprio il tipo.» «Ti posso assicurare, Zoe, che ho fatto più della mia parte di sport al liceo e al college.» «Non stavo mettendo in dubbio le tue doti atletiche o la tua virilità. Il fatto è che hai un'aria troppo sofisticata per il mondo degli sport professionali.» «Be', quell'aria si limita ai vestiti e al modo di comportarsi. Dopo la morte di mio padre, è stato chiaro che i miei studi avrebbero preso una direzione diversa. Appena terminato il master in gestione di impresa, sono tornato a casa per aiutare mia madre.» «Non avevi davvero alternative?» Sembrava più che altro una domanda retorica. «Nessuno mi ha trascinato qui in catene, se è questo che intendi. Tuttavia, sapevo di essere il maggiore. Gli altri stavano ancora crescendo. O io o nessun altro.» «Capisco.» Sembrava che quella spiegazione la disturbasse, anche se non avrebbe saputo spiegare perché. «A rischio di passare per curioso, tu cos'hai studiato al college?» «Ho passato quattro semestri a Vassar. Ho deciso di non avere idea di cosa volessi fare della mia vita, così mi sono ritirata e mi sono unità ai Corpi di Pace.» «Sul serio?» 19


2269 - Innocente seduzione di J. Maynard Liam Kavanagh ha preso in mano l'immenso impero della famiglia. È un uomo responsabile, che detesta i segreti, ma quando l'indecifrabile Zoe piomba nel suo albergo con un bagaglio di sofferenza e mistero non può restare indifferente. LA SAGA DEI KAVANAGH 2270 - San Valentino di passione di J. Bennett Jack Carson è preoccupato per aver messo la sua assistente Vivianna in pericolo, decidendo di usarla per smascherare gli intrighi degli O'Shea. Fino ad allora Jack ha portato avanti con profitti milionari la sua società, ma le sue priorità sono improvvisamente cambiate. 2271 - Il prezzo del segreto di Y. Lindsay Quando Tamsyn scopre che Ellen - la madre ritenuta morta - è invece viva, decide che è arrivato il momento di pretendere qualche chiarimento. Durante la ricerca della donna incontra Finn Gallagher, affascinante milionario, disposto a tutto per... 2272 - Il rifugio del milionario di M. Child Sam Henry, pittore di fama, abbandona la sua arte per il dolore, isolandosi nel silenzio delle montagne. Joy è una giovane madre single che ha bisogno di lavoro e di casa per sé e la figlia. Sbrigare le faccende domestiche per quell'uomo solitario potrebbe essere la soluzione ideale...


dal 27 febbraio 2273 - Salvata dal milionario di J. Maynard Dylan Kavanagh, scapolo di successo di Silver Glen, ha incrementato la propria fortuna con il Silver Dollar Saloon. Ed è al bancone del suo lussuoso bar che incontra nuovamente Mia Larin. La donna ha bisogno del suo aiuto, e lui... LA SAGA DEI KAVANAGH 2274 - Passione extra contratto di K. Cantrell Desmond un inventore milionario che ha grosse difficoltà nelle relazioni con l'altro sesso, ma desidera più di ogni altra cosa un figlio. Decide così di trovare una madre surrogata che accetti tutte le sue condizioni, e McKenna è la donna giusta per quel ruolo. 2275 - Voglio te di Y. Lindsay Il milionario Raoul decide di affidare la figlioletta alle cure della migliore amica della moglie che non c'è più. Alexis dovrebbe dare alla piccola Ruby l'affetto di cui ha bisogno, lui ha però intenzione di stare alla larga dalla donna per dissimulare l'attrazione che da sempre prova per lei. 2276 - L'eredità di D. Wade Mason ha avuto una vita turbolenta e quando un'eredità gli regala l'opportunità di tornare al suo paese d'origine si appresta a prendersi le proprie rivincite. Prima fra tutte, impossessarsi della rinomata scuderia che appartiene a EvaMarie, la donna che gli ha spezzato il cuore.


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