IRS100_IL FANTASMA DI MYRIDDYN

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PATRICIA FRANCES ROWELL

IL FANTASMA DI MYRIDDYN


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Dangerous Seduction Harlequin Historical © 2003 Patricia Frances Rowell Traduzione di Mariadele Scala Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici luglio 2004 Seconda edizione I Romanzi Storici Harlequin Mondadori giugno 2012 Questo volume è stato stampato nel maggio 2012 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) I ROMANZI STORICI HARLEQUIN MONDADORI ISSN 1828 - 2660 Periodico mensile n. 100 del 27/06/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 212 del 28/03/2006 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo Londra, 1808 Dolore. Paralizzante, insostenibile dolore. L'uomo giaceva sull'erba in una pozza di sangue. Cinque, sei, sette... Altri tre passi e avrebbe ucciso quel bastardo. Ma non era riuscito a farli. Otto... Un lampo di luce, una sorta di esplosione, e lui era piombato a terra a faccia in giù. Risate. Grida. Spari. Il sangue bagnava la sua giacca e gli colava fra le dita premute contro il petto. Quel lurido bastardo ha sparato prima del tempo! Ti ha colpito alla schiena. E rideva. Quel bastardo rideva! Un rumore di zoccoli accompagnò lo stemperarsi di quell'agghiacciante risata. Una volta aveva pensato di odiarlo semplicemente. Ora sapeva con certezza che quel sentimento era ben poca cosa in confronto a quello che stava provando in quel momento. Un odio profondo e incontenibile. L'uomo cercò di sollevarsi su un gomito e di alzare la pistola che teneva ancora stretta in pugno. Era troppo pesante. Ed era troppo buio. Qualcuno gli tolse l'arma di mano e chiamò il suo nome. L'oscurità lo avvolse in una sorta di nube soffocante. 5


Cerca di respirare, pensò. Maledizione, respira. Un respiro. E un altro. Un altro ancora. Continua a respirare. Non puoi morire. Non adesso. Quel bastardo deve pagare. Pagherà. Pagherà per tutto.

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1 Cornovaglia, 1816 Morgan Pendaris, Conte di Carrick, fece fermare il calesse in cima alla collinetta. Eccoli là! Davanti a lui si stendevano i boschi, i campi e i prati verdeggianti di casa sua, ordinatamente divisi da vetuste siepi. Diciannove anni. Diciannove lunghi anni di sangue e di odio. Ma alla fine Myriddyn apparteneva di nuovo a lui, pensò socchiudendo gli occhi con soddisfazione, mentre le parole che erano state la sua stella polare gli risuonavano nella mente. Parole di Gengis Khan. La più grande gioia di un uomo è quella di vedere il suo nemico in catene, di privarlo di ogni suo avere, di cavalcare i suoi cavalli, di vedere le lacrime sui visi dei suoi cari, e di stritolare fra le braccia la sua vedova e le sue figlie. Alla fine aveva privato Cordell Hayne di ogni avere, incluse le terre che il padre di quell'individuo aveva rubato a suo padre. Hayne avrebbe finalmente assaggiato le catene. Il bastardo si era nascosto. La sua unica alternativa sarebbe stata la prigione o una nave galera. «Perché ci siamo fermati, zio Morgan?» «Perché siamo arrivati nelle terre di Myriddyn, Je7


remy.» Morgan si scostò il ciuffo di capelli neri dalla fronte con dita impazienti, un gesto che era la disperazione di Dagenham, il suo solerte valletto. «Era molto tempo che non le vedevo» soggiunse sorridendo al bambino che gli sedeva al fianco. «Quando avevi la mia età vivevi qui?» Senza attendere la risposta, che conosceva già, Jeremy proseguì: «Quanto manca al castello?». «Poco.» Morgan scosse le redini e il calessino ripartì. «Si trova dietro quel boschetto là in fondo» indicò con il frustino. La strada serpeggiava fra i campi e il caldo sole della Cornovaglia splendeva sopra le loro teste. Una striscia argentea sulla sinistra indicava la presenza dell'oceano, che in quel momento era calmo e piatto. Il ponte che attraversava il vecchio fossato rimbombò sotto gli zoccoli dei cavalli quando entrarono nella fresca ombra del bosco che copriva il dosso. La strada riprese a inerpicarsi su per il pendio della collina fatta dall'uomo. «E ci sono vere torri e veri bastioni?» chiese Jeremy sobbalzando sul suo sedile. «Sì. Ti ho detto mille volte che ci sono due torri ai lati del muro affacciato sul mare.» «Ma non c'è il ponte levatoio e adesso il castello assomiglia a una casa grande» replicò Jeremy con tono deluso. «Mi dispiace, caro» disse Morgan ridendo. Quando aveva sette anni, anche lui avrebbe voluto che le mura in rovina non venissero abbattute e che i ponti levatoi esistessero ancora per poterli attraversare a galoppo sfrenato. Ma, ahimè, quelle gesta appartenevano ai secoli passati. Le torri, comunque, erano relativamente intatte, o almeno condividevano con il resto del castello il deterioramento di due generazioni di abbandono a cui lui aveva intenzione di porre riparo. Quando tutto fosse ritornato agli antichi splendori, 8


avrebbe riportato sua madre a casa, nel luogo dove aveva diritto di stare come signora di Myriddyn. A un tratto gli alberi si diradarono, e il cuore di Morgan sussultò alla vista della casa della sua infanzia, forse un poco ammaccata, come lo era anche lui d'altronde, ma sempre fiera e forte. In fondo al cortile, che un tempo era racchiuso fra alte mura, sorgeva il monumentale castello di pietra grigia con le due torri gemelle ai lati del muro di riparo posteriore, che svettavano contro il cielo azzurro. Al di là di quel muro, la scogliera precipitava a picco nel mare. «Le torri ci sono davvero.» Il sospiro di soddisfazione che Morgan udì lo fece sorridere. «Dubitavi della mia parola?» obiettò inarcando un sopracciglio mentre guidava i due cavalli neri lungo il viale di accesso. «Oh, no! Non dubiterei mai del tuo senso dell'onore, zio Morgan» si affrettò a precisare Jeremy sbirciandolo con fare pensoso. «Non hai intenzione di sfidarmi a duello, vero?» «No. Non oggi.» «Lo immaginavo.» Il bambino sospirò di nuovo. Era un sospiro di sollievo o di delusione? Morgan non seppe stabilirlo. «Sei così ansioso di duellare?» «Be', non con te. Ma penso che sarebbe straordinario» rispose Jeremy. «Credi a me, non è bello» disse Morgan facendo fermare i cavalli davanti all'imponente porta a due battenti. «Spero che tu non abbia mai l'occasione di scoprirlo.» Mentre attendeva che uno stalliere venisse a prendere i cavalli, Morgan fu colto da una sorta d'incontrollabile euforia. Entro pochi minuti si sarebbe preso un'altra soddisfazione. Non si aspettava di trovare Hayne a Myriddyn. Quell'animale doveva sicuramente essere a Londra al9


la ricerca disperata di un modo di rifarsi. Ma sua moglie... Ah. La misteriosa moglie di Hayne, l'usurpatrice del posto di sua madre, la causa del disonore di sua sorella. Lei doveva essere lì e lui l'avrebbe scacciata dalla sua casa. Che andasse a raggiungere quella carogna del marito. Che finisse con lui in mezzo alla strada a chiedere l'elemosina. Non avrebbe più fatto del male a donne perbene, alle donne che amava. Era arrivato il momento del riscatto. Lei doveva essere preparata a lasciare quella casa. Passarono parecchi minuti, ma nessuno stalliere comparve. Mmh. Hayne aveva già licenziato la servitù? La casa era vuota e deserta? No. Le finestre del secondo piano erano aperte. «Bene, Jeremy. Sembra che dovremo portare noi i cavalli nelle scuderie.» «Lo faccio io, zio Morgan. Intanto tu entra in casa» disse Jeremy guardandolo con occhi colmi di speranza. «Tutto a suo tempo, impaziente che non sei altro.» Per tutta risposta ricevette un altro sospiro che lo fece sorridere e gli fece scuotere la testa mentre guidava il tiro a due verso la porta delle scuderie e balzava a terra. Jeremy si affrettò a seguirlo, precedendolo all'interno. Morgan osservò con occhi critici il cavallo da sella e il robusto cavallo da soma, gli unici animali negli stalli. Forse Hayne aveva fatto in modo di svuotare la sua scuderia prima che lui ne prendesse possesso, pensò aggrottando la fronte. Adesso era in possesso della lista dei debiti che Hayne aveva accumulato in una lunga carriera di truffatore. Anche la vendita dei cavalli non l'avrebbe salvato. Niente avrebbe salvato quell'individuo, pensò Morgan mentre seguiva Jeremy all'esterno. Dietro le scuderie e l'ala delle cucine c'era un grande orto. Era più vasto di quel che ricordasse, e anche 10


nel prato del cortile c'erano molte più aiuole di fiori che in passato. Non avrebbe mai pensato che Hayne spendesse denaro per abbellire il giardino. Forse era stata sua moglie. Due donne con fazzoletti colorati legati attorno al capo stavano lavorando in fondo al pendio e non dovevano averli visti, oppure non consideravano di loro competenza occuparsi degli ospiti. Una aveva i gesti lenti tipici degli anziani, l'altra era giovane e sotto le pesanti gonne s'intravedevano fianchi rotondi e ben proporzionati. Una lunga treccia nera le pendeva lungo la schiena fino alla vita. Un rumore di passi distolse Morgan dall'ammirazione di quei capelli corvini che luccicavano al sole. Jeremy svoltò l'angolo delle scuderie in compagnia di un uomo alto e magro. «Zio Morgan, ho trovato qualcuno» annunciò il bambino con tono fiero. «James!» Morgan andò incontro all'uomo con la mano tesa e un sorriso sulle labbra. «Che piacere vederti.» «Lord Morgan? Siete proprio voi?» L'uomo gliela strinse vigorosamente. «Che cosa vi ha portato qui?» «Sono tornato a casa, James. Myriddyn non è più nelle mani di Hayne.» «Quello!» esclamò James sputando per terra. «Fosse stato per lui, io non sarei più qui. Diceva che non potevo più lavorare solo perché ho un poco di neve sul tetto» disse James battendosi una mano sul capo. «Ma la padrona ha voluto che restassi e me la sono cavata bene da solo» spiegò accennando alla scuderia. «Non c'è molto da fare, ormai. Ma lasciate che mi occupi dei vostri morelli, mentre voi e il ragazzo entrate in casa. Sono proprio due bellissimi animali.» Mormorando un grazie, Morgan sospinse Jeremy verso la casa. Mentre risalivano il viale, notò che nelle aiuole del prato centrale crescevano fiori e piantine di ortaggi. L'effetto era insolito, tuttavia piacevole. 11


Senza curarsi di bussare, Morgan aprì la porta e Jeremy corse dentro con impetuosa furia. Si ritrovarono in un ingresso col soffitto a volta, in fondo al quale uno scalone doppio conduceva ai piani superiori. «Saliamo, zio Morgan?» disse Jeremy. «Porta un poco di pazienza, figliolo, e ti farò visitare tutta la casa. Adesso andiamo in biblioteca e vediamo se c'è qualcuno nei dintorni.» Morgan aprì la porta che aveva alla sua sinistra ed entrò in un grande locale con le pareti tappezzate di libri. Tirò con decisione il cordone del campanello e poi andò a sedersi sulla poltrona che stava dietro la massiccia scrivania. Jeremy corse verso la scala a libro appoggiata agli scaffali e vi si arrampicò sopra, sedendosi con aria di trionfo sulla cima e sorvegliando il suo nuovo dominio dall'alto. Mentre attendevano, Morgan sbirciò le carte che stavano sulla scrivania. Sembravano dei registri di casa, ma non erano certo sufficienti per annotare tutto quello che avveniva in un castello. Stava curiosando nei cassetti quando un'esile fanciulla aprì con circospezione la porta e mise timidamente il capo nella stanza. Alla vista di Morgan seduto dietro la scrivania e di Jeremy appollaiato sulla scala, lanciò un gridolino e si ritrasse. «Aspettate!» Morgan balzò in piedi e corse verso la porta in tempo per afferrarla per un braccio prima che quella sparisse verso le cucine. Jeremy si precipitò giù dalla scala e si lanciò a sua volta verso la porta. «Sentite, non c'è nessuno?» chiese Morgan con un sospiro d'insofferenza quando la ragazza abbassò il capo e cercò di liberarsi con aria terrorizzata. «La vostra padrona è in casa?» La ragazza annuì. Almeno quella era una specie di risposta! «Allora mi fate la cortesia di dirle che il Conte di Carrick vorrebbe parlarle? Aspetterò in biblioteca.» 12


La ragazza indietreggiò e poi scomparve lungo il corridoio delle cucine. «Sono io il matto o gli altri?» borbottò Morgan rientrando in biblioteca e lasciandosi cadere su una sedia. «Un vecchio solo che si occupa delle scuderie e una stupida in casa. Forse la signora Hayne si sta preparando alla partenza.» Per fortuna aveva fatto fare le pulizie di fino prima di andarsene. Si vedeva che i libri erano stati spolverati e nell'aria aleggiava profumo di cera per mobili. Il pavimento di marmo era stato tirato a lucido, ma il tappeto era consunto. Lo era già l'ultima volta che l'aveva visto, ricordò Morgan prendendo a camminare avanti e indietro per tenere a freno l'impazienza. Quella donna dov'era? La stava aspettando ormai da almeno venti minuti. Era un modo per dimostrargli sdegno e disprezzo? Morgan incurvò le labbra in un sorrisetto maligno. Appena quella bizzosa si fosse fatta vedere... Dopo un'altra mezz'ora, Morgan stava per esplodere. Per evitare l'ira dello zio, Jeremy si era prudentemente appartato a sfogliare un vecchio libro d'illustrazioni. Quando Morgan aveva deciso di andare a cercare di persona la imminente ex padrona del castello, la porta della biblioteca si aprì e una donna entrò nella stanza. Era la più giovane delle due giardiniere che aveva visto allorché erano arrivati, si rese conto lui, riconoscendola al primo sguardo. «Chi diavolo siete, e dov'è la signora Hayne? L'ho fatta avvertire un'ora fa e non ha ancora avuto la cortesia di venire o di farmi sapere che avrebbe ritardato» sbottò Morgan lanciando un'occhiata infuriata alla giardiniera e notando che aveva il vestito cosparso di macchie verdi e la punta del naso imbrattata di terra. C'era anche un'espressione stupita nei suoi occhi color acquamarina. «Mi dispiace che abbiate dovuto aspettare, milord» si scusò la donna andando a sedersi sulla poltrona di 13


fronte a quella di Morgan. «Peggy mi ha avvertito solo un momento fa che eravate qui» soggiunse accomodandosi con grazia fra i cuscini. Morgan la fissò allibito. Quella donna era molto sfrontata per essere una giardiniera. «Peggy che cos'ha? È dura di cervice?» «No, è solo spaventata» rispose la donna passandosi una mano sul viso per ripulirsi dalla terra e peggiorando la situazione. «Di che cosa ha paura?» domandò Morgan, notando che sotto lo strato di terra la pelle della sua interlocutrice era luminosa e trasparente come una perla. Le ciocche di capelli corvini che sfuggivano dal fazzoletto legato attorno al capo incorniciavano guance rotonde e lievemente rosate. Quando le parlò, Morgan si rese conto che per un istante si era dimenticato che cosa le avesse chiesto. Così cercò di concentrare tutta l'attenzione su quello che lei gli rispondeva. «Ha paura di tutto. Di voi. Di me. Di sbagliare.» Morgan scosse il capo. Non capiva completamente. Se le cose stavano così, quella ragazza era da compatire, non da disprezzare o schernire. Come la donna che stava seduta di fronte a lui non meritava l'ira che nutriva verso la sfuggente signora Hayne. Non avrebbe dovuto adirarsi in sua presenza, chiunque lei fosse. «Non mi avete ancora detto chi siete» osservò moderando il tono della voce. «Perbacco, sono Eulalia Hayne. Non volevate parlare con me?» Quelle parole lasciarono Morgan di stucco. La bella creatura semplice e in disordine che gli stava davanti era la moglie di Cordell Hayne? Morgan si era aspettato d'incontrare una donna altezzosa, che guardava tutti dall'alto in basso come faceva il marito. E aveva immaginato che vivesse nel lusso rubato alla sua famiglia. Invece... Morgan la fissò con incredulità. «Voi siete la signora Hayne?» Lei annuì e Morgan 14


credette di scorgere un guizzo divertito in quegli occhi bellissimi. «Dov'è il resto della vostra servitù?» «Non c'è nessuno oltre a me, a mia nonna, a James e a Peggy.» «Hayne è contento di vivere così?» Per un momento, gli occhi della sua interlocutrice si oscurarono, come se una nube fosse passata davanti al sole. Poi un lieve sorriso le incurvò le labbra color corallo. «Mio marito non sta molto qui, a parte quando esce in mare con la sua corvetta.» «Adesso dove si trova?» domandò Morgan. «È arrivato ieri, ma si è fermato poco. È ripartito a bordo del Falco del mare, dicendo che c'era una gara di vela sulla quale aveva scommesso» rispose la signora Hayne stringendosi nelle spalle. Quel movimento mise in evidenza la rotondità dei suoi seni che s'intravedevano sotto la scollatura dell'abito, e Morgan dovette fare uno sforzo notevole per non distrarsi di nuovo. «Non so che cosa intendesse esattamente, ma partecipa spesso a gare di vela con il Falco del mare. È molto veloce e a lui piace scommettere su chi vincerà. Di recente ha guadagnato parecchio.» «A lui piace scommettere su tutto» obiettò Morgan aggrottando la fronte. Era evidente che non era riuscito a togliere anche la barca a Hayne. Un errore imperdonabile da parte sua. Ma probabilmente quell'individuo non si faceva scrupoli a usare una barca che gli era stata sequestrata. O a fare scommesse senza avere niente da offrire in cambio. O a lasciare che fosse Morgan a informare sua moglie che quella casa non era più sua. La prospettiva di assaporare quella soddisfazione non gli parve più tanto allettante. Aveva pensato che Hayne avesse almeno informato la moglie che aveva perso Myriddyn, ma era chiaro che lei ne era all'oscuro. Infatti sedeva di fronte a lui con espressione confusa e perplessa. Mentre Morgan cercava le parole adat15


te per vendicare finalmente sua madre e sua sorella, Jeremy chiuse il libro che stava sfogliando e si piegò in avanti per guardare meglio la signora Hayne. «Be', e questo chi è?» proruppe lei con stupore sorridendo al bambino. Il primo vero sorriso che le illuminò il volto da quando era entrata in biblioteca, notò Morgan. «Lui è mio nipote, Jeremy Pendaris» spiegò Morgan facendo cenno al bambino di avvicinarsi. «Abita con me.» Jeremy avanzò e si esibì in un perfetto inchino. «Come state, signora?» «Lieta di conoscerti, Jeremy» disse lei stringendogli la mano. Di fronte al sorriso caloroso del nipote, Morgan si massaggiò il mento con fare pensoso. Niente stava andando come si era aspettato. «Jeremy, devo parlare con la signora Hayne in privato. Intanto tu puoi esplorare questo piano della casa, ma non azzardarti a salire sulle torri, e non scendere nella baietta da solo, né adesso né mai. Intesi?» «Sissignore, lo prometto.» Jeremy corse verso la porta prima che suo zio potesse cambiare idea. Quando la porta si fu richiusa alle spalle del bambino, Morgan tornò a girarsi verso Eulalia Hayne. «Signora Hayne, sembra che tocchi a me spiegarvi la vostra situazione» esordì imponendosi distacco. Maledizione! Dov'erano finite le arroganti parole che aveva ripetuto tante volte fra sé e sé? «Sapevate che diciannove anni fa vostro suocero è entrato in possesso con la truffa di Myriddyn, una proprietà che apparteneva da generazioni ai Pendaris?» Gli occhi di Eulalia Hayne parvero diventare grigi, come il mare d'inverno in una giornata senza sole. «So molto poco degli affari della famiglia di mio marito. A quel tempo dovevo avere cinque anni e i miei abitavano nei dintorni, ma non ricordo un fatto del genere.» 16


Morgan se ne ricordava, eccome. Rammentava quel giorno in ogni minimo dettaglio. L'ira impotente del padre, le lacrime della madre, il proprio dolore alla notizia che la casa che tanto amava non era più sua. Ricordava anche la rabbia che aveva provato. La stava sperimentando di nuovo. All'età di quindici anni era stato privato dei suoi diritti di nascita. «Vi basti sapere che l'ha fatto. Defraudò mio padre di questa casa, e solo di recente sono stato in grado di tornare in possesso di quello che gli Hayne avevano sottratto alla mia famiglia» disse a denti stretti. «Non sono sicura di comprendere» mormorò la signora Hayne corrugando la bella fronte liscia. «Adesso Myriddyn appartiene a me.» Morgan osservò in silenzio l'effetto che le sue parole avevano prodotto sulla sua interlocutrice. Eulalia Hayne rimase seduta, immobile e impettita, le mani intrecciate in grembo. Alla fine annuì. «Capisco. Mio marito vi ha venduto questa casa?» «No» rispose Morgan. La parola suonò dura e definitiva. Morgan attese un istante prima di continuare. «Vostro marito aveva ipotecato tutto quello che possedeva ed era molto in arretrato coi pagamenti degli interessi. Io ho rilevato le sue ipoteche sulle terre, i suoi debiti di gioco, il suo bestiame. Tutto. Adesso vostro marito non possiede più nulla.» «Capisco.» La signora Hayne rimase seduta come una statua, ma Morgan vedeva la vena del collo pulsare forte. «Le mie uniche rendite provengono da una piccola quota dell'affitto del fattore.» «Purtroppo ogni accordo stipulato da Hayne non vale l'inchiostro con il quale è stato sottoscritto. Adesso tutti gli affitti vengono versati a me.» La signora Hayne si alzò in piedi e sollevò orgogliosamente il mento. Adesso i suoi occhi avevano assunto il colore del mare in tempesta. «Capisco. Mia 17


nonna e io lasceremo al più presto la casa. Fra tre giorni vi sta bene?» «Potete aspettare il ritorno di vostro marito. Immagino che vorrete andare con lui.» «Non penso che valga la pena di aspettare» disse Eulalia con un'espressione che Morgan non seppe decifrare, prima di uscire dalla stanza con dignitosa calma. Morgan si abbandonò sulla poltrona sospirando. Faceva tutto quello per sua madre e ancor più per la sua sventurata sorellina. Per Beth. Soprattutto per lei. Che Dio desse pace alla sua anima infelice. Ma il suo trionfo aveva un sapore amaro.

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La dura legge Susan Amarillas Stati Uniti, 1879 -1880 - Clair Travers, avventuriera e abilissima giocatrice di poker, sta fuggendo dal Texas e da un'accusa di omicidio. Jake McConnell è bello, coraggioso... e fa lo sceriffo. Sarà più forte l'amore di Jake per la giustizia o la passione che sente per la bella Clair?

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Il fantasma di Myriddyn Patricia Frances Rowell Inghilterra, 1816 - Morgan Pendaris vive per vendicarsi di Cordell Hayne, l'avventuriero che dopo aver mandato in rovina la sua famiglia ha disonorato sua sorella. E per farlo è deciso a impadronirsi di tutto ciò che il mortale nemico possiede, moglie compresa. Ma quando incontra la dolce Eulalia Hayne...


La sposa bambina Paula Marshall Inghilterra, 1574 - Per portare a termine la sua missione Andrew ha bisogno di una moglie, e non avendo alternative torna dalla donna che era stato costretto a sposare quando entrambi erano poco più che bambini e che poi non ha più rivisto. Ma nel frattempo lei si è trasformata in una vera bellezza...

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DAL 22 AGOSTO


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