DEBORAH HALE
PER VOLERE DI SUA MAESTÀ
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Elusive Bride Harlequin Historical © 2000 Deborah M. Hale Traduzione di Mariadele Scala Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2002 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici febbraio 2002 Seconda edizione I Romanzi Storici Harlequin Mondadori giugno 2011 Questo volume è stato impresso nel maggio 2011 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) I ROMANZI STORICI HARLEQUIN MONDADORI ISSN 1828 - 2660 Periodico mensile n. 81 dello 01/06/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 212 del 28/03/2006 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Lo scricchiolio di un ramoscello che veniva calpestato ruppe il silenzio dell'isolata radura facendo trasalire la fanciulla intenta a raccogliere fagioli nell'orto. Perché?, si ammonì con severità. Perché si era staccata dal gruppo di novizie per trascorrere qualche momento in solitudine? Suo padre l'aveva mandata in quel monastero per metterla al sicuro dai pericoli della guerra civile, ma in un paese dove ogni uomo si armava contro il proprio vicino la sicurezza era una illusione, e anche i luoghi solitari presentavano dei pericoli. Imponendosi di stare immobile, come una freccia tesa nell'arco prima di venire scoccata, la fanciulla prese a pregare: «Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi...». Un fruscio fra i cespugli attirò la sua attenzione verso il sottobosco, mentre un uomo sbucava dagli alberi tenendo per le redini un cavallo bigio. Quando scorse la fanciulla, si fermò. Per un breve istante i due si scrutarono a vicenda. Lo sguardo e l'atteggiamento di lei dicevano chiaramente: Non avvicinarti. Gli occhi di lui imploravano: Non tradirmi. La fanciulla vide un fiero guerriero, la cui armatura scintillava sotto uno sdrucito mantello da viaggio di lana grigia. Doveva essere un Crociato, a giudicare dalla sua carnagione brunita dal sole. Aveva il porta5
mento di uno che è nel fiore degli anni nonostante le vistose pennellate d'argento disseminate nei suoi capelli scuri e nella barba tagliata alla moda normanna. L'uomo vide una figura femminile esile e flessuosa, infagottata in una tunica di lana grezza e con una cascata di capelli castani che le ricadevano sulle spalle. Sembrava una cerbiatta con la sua delicata bellezza e la sua diffidente vulnerabilità, per cui decise di tenersi a distanza e di rimanere in silenzio nell'attesa che la tensione fra loro si allentasse. I suoi occhi si posarono sul mucchietto di fagioli che giaceva per terra. Aveva cavalcato senza posa, senza concedersi una pausa per cacciare o raccogliere qualche bacca da mangiare. Adesso avrebbe arraffato qualsiasi cosa, anche se la fanciulla si fosse messa a gridare. Ma lei stava fissando il cavallo con occhi cupidi. Da quanto tempo non provava l'ebbrezza di una cavalcata con il vento fra i capelli? Avrebbe sfidato qualsiasi pericolo pur di accarezzare il muso di quello splendido animale. La fanciulla strappò una carota dal terreno e si alzò in piedi, avanzando con cautela verso lo sconosciuto e il suo cavallo, la mano tesa per porgere la sua offerta. L'uomo afferrò la carota e l'addentò famelicamente. Com'era buona! Anche la terra che la ricopriva aveva un sapore squisito perché era la ricca, fertile terra inglese. Mentre lo guardava divorare la carota, la fanciulla si rischiarò in viso e due fossette le comparvero ai lati della bocca. «Era per il vostro cavallo, signore» disse ridendo. L'uomo girò il capo verso il castrato. «Sono più affamato di lui. Qui attorno c'è molta erba, ma a me non piace.» Aveva una voce calda e profonda, e il suo sorriso era ironico. A conferma delle parole del padrone, il ca6
vallo abbassò il muso e brucò una manciata di erba che cresceva ai bordi della radura. La fanciulla allungò la mano e gli accarezzò il collo. «Aspettate un momento» disse. «Vi porterò qualcos'altro da mangiare. Per tutti e due.» Dopo avere fatto un rapido giro dell'orto raccogliendo quello che trovava a portata di mano, tornò verso lo sconosciuto, che si sedette per terra e divorò tutto con gusto. «Non avevi detto che era dietro di te?» Una autoritaria voce femminile risuonò a un tratto nelle vicinanze. «Suor Golia!» esclamò la fanciulla sospingendo cavallo e cavaliere al riparo fra il fogliame del bosco. «Era dietro di me» insistette una lamentosa voce nasale. Una suora vestita di nero, seguita da una novizia che assomigliava a un furetto, fece irruzione come un orso infuriato nella radura coltivata a orto. Le due donne si fermarono qualche minuto, guardandosi attorno. «Dove si sarà cacciata?» sbuffò la suora. «Madre Ermintrude vuole vederla. È quasi l'ora della messa e...» «Probabilmente si è addentrata nel bosco» osservò la novizia con tono di velato rimprovero. «Quell'incosciente dovrebbe sapere che è pericoloso» tuonò la suora mettendosi le mani sui fianchi. La fanciulla, che osservava la scena dall'ombra, sorrise fra sé. Sapeva che inoltrarsi nella foresta era pericoloso. Ma sapeva anche che poteva essere molto avvincente... come l'uomo che stava alle sue spalle. Sentiva il suo respiro sui capelli, aspirava il suo odore di sudore e di cuoio attorno a lei. «Cecilia!» chiamò Suor Golia avanzando minacciosamente verso gli alberi e sbirciando fra i rami. L'uomo strinse istintivamente una mano attorno alle 7
redini del suo cavallo e con l'altra coprì la bocca della fanciulla. Non poteva correre il rischio che lei decidesse di tradirlo. Ma non lo fece. Non si divincolò quando l'attirò a sé, ma gli si abbandonò come se fosse stata fra le braccia di un innamorato. Ricordandosi all'improvviso che era molto tempo che non teneva una donna fra le braccia, il guerriero avvertì un immediato piacere. Il suo respiro si fece più rapido e uno strano brivido freddo gli corse lungo la schiena. Era eccitazione? O paura? La suora scrutò fra gli alberi, ma i suoi occhi non riuscirono a penetrare la verde oscurità della foresta. «È inutile» gridò alla novizia tornando sui suoi passi. «Dovremo farci aiutare dalle altre per cercarla.» Quando vide suor Golia allontanarsi, la fanciulla respirò di sollievo e per un istante assaporò l'ebbrezza di stare fra le braccia di un uomo forte e imponente come lo sconosciuto guerriero che aveva alle spalle e che le teneva una mano sulla bocca. Se Fulke DeBoissard si fosse preso una simile libertà con lei, avrebbe reagito con furia. Ma quest'uomo era molto diverso dal suo odioso pretendente. Era diverso da tutti gli uomini che conosceva, lo aveva capito subito. Tuttavia, una parte di lei si sentiva offesa dalla diffidenza di lui. Avrebbe tenuto la bocca chiusa anche se non gliel'avesse tappata. Se avesse voluto gettare l'allarme, nemmeno sei intrepidi Crociati sarebbero riusciti a fermarla. Gli avrebbe dato una lezione, decise dischiudendo le labbra e passandogli la lingua sulle dita. L'uomo ritrasse la mano come se avesse toccato del carbone ardente. «Sarà meglio che le raggiunga prima che mobilitino tutto il convento per cercarmi» sussurrò la fanciulla con una risatina divertita staccandosi da lui. «Rimane8
te qui finché non udrete la campana della messa di mezzogiorno. Poi potrete uscire e mangiare tutto quello che vorrete. Là in fondo c'è un torrente, se avete sete.» L'uomo allungò un braccio e le prese la mano. «Vi ringrazio, milady. Spero di non avervi creato problemi.» «Oh, ci sono abituata» sorrise la fanciulla, allontanandosi. Un lieve fruscio di foglie accompagnò la sua partenza, ma per un momento la sua presenza aleggiò nell'aria come il vivido e fugace riflesso di un raggio di sole. «Suor Gertha, sono qui!» chiamò ad alta voce, attraversando di corsa l'orto. «Dov'eri andata, incosciente che non sei altro?» la rimproverò la matronale religiosa. «Stavo per dare l'allarme. Quante volte ti ho detto che di questi tempi bisogna essere prudenti? Devi rimanere sempre con le altre. Non puoi addentrarti nella foresta per inseguire una farfalla o per raccogliere fiori selvatici.» «Chiedo scusa, suor Gertha, ma una necessità impellente mi ha costretto ad appartarmi.» Quella schietta giustificazione lasciò la suora senza parole. «Ebbene, non ho mai sentito parlare con tanta immodestia!» esclamò alla fine. «Adesso sbrigati, o faremo tardi per la messa.» La fanciulla sapeva che lo sconosciuto doveva aver sentito. Quella consapevolezza le procurò una insolita ondata di calore in tutto il corpo. Chissà chi era?, si chiese mentre si dirigeva verso la cappella, eccitata dalla sua piccola avventura. Doveva essere un uomo di Re Stefano in perlustrazione sui territori fedeli all'imperatrice. In tal caso, aveva aiutato il nemico. Per quanto si sforzasse, non si sentì in colpa. 9
Nella sicura oscurità della foresta, l'uomo dovette mettersi una mano sulla bocca per soffocare la risata che gli era salita alle labbra. Quando la radura fu di nuovo vuota e silenziosa e la campana del convento iniziò a suonare i rintocchi dell'Angelus, allungò una mano ad accarezzare il muso del suo cavallo. «Non ne faranno mai una suora» mormorò un po' a se stesso, un po' al suo compagno di viaggio. «Ma poveretto quel pazzo che la prenderà in moglie!» Sei settimane più tardi, in un soffocante pomeriggio degli inizi di settembre, Cecily Tyrell ricevette un'altra convocazione da parte di madre Ermintrude. Chiedendosi quale altra trasgressione poteva aver commesso, entrò nel parlatorio della madre superiora con atteggiamento di ostentata contrizione. «Cecily, entra, figliola» l'invitò madre Ermintrude sollevando gli occhi dal libro di preghiere. «Tu e io dobbiamo parlare.» Era un buon segno che la superiora l'avesse chiamata con il suo nome inglese invece che con quello latino di Cecilia, pensò la fanciulla, che non aveva molta simpatia per la sprovveduta santa della quale portava il nome. Non poteva immaginare come si potesse andare docilmente al martirio cantando inni. «Se è per la storia con suor Veronica le ho già chiesto scusa, mi sono confessata e ho fatto la penitenza» si affrettò a giustificarsi. «Non potevo sapere che non avesse idea di come gli uomini sono... be'... fatti. Non immaginavo che quella sciocchina svenisse quando gliel'ho spiegato. Mi chiedo se suor Veronica non sia troppo delicata per servire il Signore...» La madre superiora increspò le labbra sottili, indicando un basso sgabello accanto al suo scranno. «Non ti ho chiamato per parlarti di suor Veronica, e 10
nemmeno del porcospino che hai portato nella cappella la settimana scorsa.» Cecily avvampò. «Come lo avete saputo? Anche suor Gertha non...» «I miei occhi sono più attenti di quelli della nostra valente maestra delle novizie» disse la madre superiora socchiudendo gli occhi azzurri con fare vagamente divertito. «Tu hai portato allegria e vita in questo convento, bambina mia. Ci hai mostrato come si può gioire delle cose che Dio ha creato, scuotendoci dalla nostra pia solennità. Sentiremo la tua mancanza, e anche suor Golia la sentirà.» Cecily spalancò la bocca. Come faceva la madre superiora a conoscere il soprannome che aveva affibbiato a suor Gertha? Poi si sovvenne del significato delle ultime parole di madre Ermintrude. «Sentirete la mia mancanza? Io non sto per partire. Non mi manderete via, vero?» proruppe congiungendo le mani in segno di supplica. «Vi prometto, reverenda Madre, che cercherò di comportarmi bene. Non mi allontanerò più dalle altre, non farò scherzi nel refettorio, non...» La superiora alzò una mano per farla tacere. «Sono venuti a prenderti, Cecily. Devi ritornare nel mondo e riprendere il posto che avevi.» «Oh, no, Madre. Tornerò a Brantham? Dite loro che tornerò solo quando mio padre mi darà il permesso di farlo.» Se fosse potuta rimanere a Brantham, fra le persone che amava, sarebbe stato diverso. Ma quella chiamata poteva significare solo una cosa: il matrimonio e l'addio a Brantham per sempre. Il convento era il secondo luogo al mondo dove voleva vivere. Se avesse preso il velo, nessuno avrebbe potuto portarla via di lì. La superiora scosse il capo. «Mia cara, in questi mesi non hai capito che sarebbe una follia prendere una strada che Dio non ha scelto per te? La nostra co11
munità ti ha accolto per ordine di tuo padre, per offrirti un rifugio in questi tempi di violenza, per aiutarti a superare il dolore della perdita dei tuoi fratelli e per vedere se avevi una seria vocazione alla vita religiosa. Abbiamo eseguito i tre incarichi. Sei sana e salva, e hai ritrovato la serenità. Ma hai anche dimostrato che non sarai mai una buona suora.» «Voi non capite, Madre» protestò Cecily con gli occhi velati dalle lacrime. «Io devo prendere il velo. Che altro mi rimane da fare? Bandita da Brantham e dalla mia gente, schiava delle voglie di qualche stupido marito. Almeno qui le donne hanno il potere di decidere della loro vita. Voglio averlo anch'io!» «Potere!?» esclamò la madre superiora accarezzando la guancia di Cecily con la mano rugosa. «Temo che tu abbia imparato ben poco, bambina mia. Noi siamo le spose di Cristo e ci sforziamo di servirlo con l'obbedienza e la devozione, che vanno oltre i legami del matrimonio fra un uomo e una donna. La tua opinione degli uomini è molto severa. Molto tempo fa, prima di prendere il velo, ero sposata con un uomo buono e gentile che, ti assicuro, non era stupido. Non hai mai conosciuto un uomo che desiderassi sposare?» «Mai» rispose Cecily, cercando d'ignorare il ricordo del misterioso viaggiatore che aveva incontrato nell'orto poche settimane prima. Lo aveva sognato ogni notte. «Prima della guerra avevo molti pretendenti, ma tutti volevano solo mettere le mani sulla mia dote. Edwin Goddard è tardo e stupido come un bue. Roger Vaughan ha un bell'aspetto, ma è vanesio come un guascone. Quanto a Fulke DeBoissard è un rospo untuoso e non lo sposerei nemmeno se fosse l'ultimo uomo che Dio ha lasciato sulla terra!» concluse arricciando il nasino con disgusto. «Conosco la storia di un rospo trasformato in un principe dal bacio di una donna innamorata» disse la 12
questa neve, il Conte Roberto non potrà mai radunare un esercito per andare a salvarla.» «Ho un piano!» esclamò Cecily, esponendo velocemente al marito la sua intenzione di entrare furtivamente in città approfittando della bufera di neve con addosso una pelliccia bianca. Rowan scosse il capo. «Non ti voglio dare ordini, amore mio, ma ti rivolgo una preghiera. Brantham ha bisogno di te. Io ho bisogno di te. Corri pure questo pericolo, se vuoi, ma seguirò ogni tuo passo per coprirti le spalle.» Cecily rimase in silenzio per un istante. Poi si appoggiò una mano sul grembo e sorrise con un calore che tramutò all'istante gennaio in giugno. «Hai ragione, Rowan. Adesso ho delle responsabilità. Responsabilità che superano persino la mia fedeltà a Sua Grazia.» Intuendo il significato di quelle parole, Rowan si commosse fino alle lacrime. «Ho un debito con l'imperatrice per avermi ordinato di sposarti» mormorò attirandola a sé e baciandola teneramente. «Ma adesso esaminiamo il tuo piano per vedere se possiamo trovare il modo di metterlo in pratica senza che tu corra troppi rischi.» «Penso molto meglio dopo che abbiamo fatto l'amore» gli sussurrò Cecily all'orecchio. La risata di DeCourtenay risuonò fra le alte travi del soffitto, allegra e leggera come il suo cuore. «E pensare che ti ho incontrato nell'orto di un convento!»
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Per volere di Sua Maestà Deborah Hale Inghilterra, XII secolo - La bella e intraprendente Cecily è disposta a tutto pur di salvare il proprio castello. Anche a sposare il demonio in persona. E il tenebroso Rowan DeCourtenay potrebbe davvero essere l'incarnazione del male. A meno che il loro amore non riesca a sconfiggere i demoni del passato.
Il cavaliere nero Margaret Moore Inghilterra, 1863 - Lady Hester possiede una viva intelligenza che le consente di scorgere l'uomo disperatamente solo che si cela dietro la maschera cinica di Adrian Fitzwalter. E di provare per lui un'attrazione che diventa presto un amore ricambiato. Riusciranno a trovare la felicità cui anelano entrambi?
Libertino o gentiluomo? Julia Justiss Inghilterra, 1815 - Lord Anthony torna da Waterloo profondamente cambiato e decide di riscattarsi agli occhi di Jenna, la donna cui in passato aveva fatto un grave torto. Riesce così a coinvolgerla in una sfida: dopo aver salvato la sua miserabile vita, lei sarà in grado di redimere anche la sua anima nera?
Il processo Lyn Stone Francia - Scozia, 1318 - Lady Anne accetta a malincuore di risposarsi con il Conte di Trouville, l'affascinante quanto temibile pretendente impostole dallo zio. Edouard, invece, stregato dalla bellezza della sua sposa, sente che in quel matrimonio troverà l'amore che gli è sempre stato negato. Non sa che... 4
La fanciulla dei ghiacci Debra Lee Brown Isole Shetland - Scozia, 1206 - Per George, laird del clan scozzese dei Grant, il matrimonio con Rika è solo un mezzo per tornare a casa dopo un naufragio. Per la giovane vichinga, invece, è l'unico modo per entrare in possesso della propria dote e liberare il fratello. Ma il destino ha altri progetti.
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Scandali di famiglia Georgina Devon Londra, 1815 - L'avvenente Samantha Davidson, stella del palcoscenico londinese, crea scompiglio nella famiglia del potente Marchese di Langston. Due fratelli si contendono il suo amore, ma solo uno di loro sarà davvero disposto a rischiare lo scandalo pur di averla per sempre al proprio fianco.
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