DEBORAH HALE
UNA INUTILE SCOMMESSA
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Wedding Wager Harlequin Historical © 2001 Deborah M. Hale Traduzione di Anna Polo Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2002 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici agosto 2002 Seconda edizione I Romanzi Storici Harlequin Mondadori ottobre 2011 Questo volume è stato stampato nel settembre 2011 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) I ROMANZI STORICI HARLEQUIN MONDADORI ISSN 1828 - 2660 Periodico mensile n. 90 del 26/10/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 212 del 28/03/2006 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Ospedale militare di Bramleigh per la truppa, 1812 Era proprio un posto da uomini. Leonora Freemantle sentiva che arricciava il naso e tendeva i muscoli come una lepre o un cervo che annusano i predatori sulle loro tracce. Senza guardarsi intorno seguì la capo infermiera lungo la corsia. Mentre oltrepassava i letti dei soldati convalescenti, sentì gli sguardi furtivi e i commenti a bassa voce. Non abbastanza bassa, però, perché non riuscisse a distinguerli. «Ehi, ragazzi, la capo infermiera ha una nuova aiutante.» «Non vi sembra che abbia ingoiato un limone?» «Mi ricorda il mio vecchio sergente istruttore.» Leonora spinse in avanti il mento e raddrizzò le spalle lottando contro la tentazione di sistemarsi gli occhiali e raddrizzare il cappellino. Avrebbero potuto prenderli come segni di debolezza e lei non intendeva certo dare a quei soldati la soddisfazione di pensare che teneva alla loro opinione. Eppure non poteva evitare il rossore di vergogna che le inondava il viso. Pur non avendo una donna da chissà quanto tempo, quegli uomini la trovavano co5
munque poco attraente. Be', almeno erano sinceri, cosa che non si poteva certo dire della maggioranza degli appartenenti al loro sesso. Leonora l'aveva appreso per amara esperienza. La capo infermiera entrò in una piccola sala comune e si diresse verso un gruppetto radunato in un angolo. Leonora sentì il rumore dei dadi che rotolavano sul pavimento di legno, seguito da un grido e da una serie di imprecazioni soffocate. «Ce l'hai fatta di nuovo, Archer!» borbottò uno degli spettatori in tono di riluttante ammirazione. «Sei proprio il giocatore più fortunato che abbia mai visto.» Sentendo quel nome, Leonora drizzò le orecchie. Se quello era il sergente Archer che era venuta a incontrare, era incoraggiante sapere che gli piaceva giocare. L'uomo raccolse i dadi con una mossa che rivelava anni di pratica. «La fortuna non c'entra niente, ragazzi. Questa è abilità» replicò. La sua dichiarazione fu accolta da un coro di risate e da grida di approvazione. La capo infermiera piombò sui giocatori come un falco su un pollaio. «Sergente Archer, quante volte devo dirvelo? Non si gioca a dadi nel mio ospedale!» Il sergente si alzò in piedi rivelando il corpo lungo, snello e muscoloso di un fuciliere. Leonora lo vide trasalire, come se il movimento gli procurasse una fitta dolorosa, poi il suo viso si distese in un sorriso irresistibile, diretto in tutta la sua potenza all'arcigna capo infermiera. Il cuore sensibile di Leonora prese a battere come un tamburo. Nulla, nelle lettere inviate dal cugino Wesley dalla penisola iberica, l'aveva preparata alla vista del suo sergente. 6
Basta!, si disse. Doveva smetterla subito con quella follia. Ma il corpo pareva deciso a tradirla e il cuore continuò a battere se possibile ancora più forte. Perché la vista di un uomo doveva turbarla tanto?, si chiese Leonora, osservandolo mentre portava la severa capo infermiera a uno stato di esasperata tolleranza. Forse, se avesse dedicato al problema un attento esame intellettuale, sarebbe riuscita a riportare sotto controllo le proprie emozioni in tumulto. Perché proprio lui? Aveva già visto uomini più belli, con tratti più proporzionati e gradevoli di quelli dell'uomo che le stava davanti. Il sergente Archer non era nulla di tutto questo: i suoi lineamenti erano marcati, quasi scolpiti nel granito. La bocca pareva capace di una grande varietà di espressioni e gli occhi di uno sguardo provocatorio e penetrante. In quel viso intenso le sopracciglia nere fornivano un ulteriore elemento di irresistibile fascino. «Che cosa abbiamo qui?» chiese l'uomo voltandosi verso Leonora. Quando si avvicinò, lei si rese conto che i suoi occhi erano allo stesso tempo verdi, marroni e dorati, una strana mescolanza che cambiava di continuo. Per la prima volta in molti anni desiderò essere bella; l'aspetto di lui la rendeva più consapevole che mai dei propri difetti. Si ripeteva che era un'assurdità, eppure era più forte di lei: desiderava piacergli. Fu la capo infermiera a rispondere alla sua domanda. «Una visita per voi, sergente Archer. Ricordatevi le buone maniere.» Il sergente lanciò una rapida occhiata ai compagni di gioco e questi si dispersero. La capo infermiera si fermò sulla soglia; Leonora non riuscì a capire se lo faceva per garantire una certa riservatezza alla loro conversazione o per agire da chaperon. 7
«Che cosa può volere una così bella signora da uno come me?» chiese il sergente Archer una volta che la saletta si fu svuotata. La sua voce profonda era dolce come un brandy bene invecchiato; ancora una volta lui sfoderò il suo sorriso più affascinante. Leonora si sentì attraversare da un brivido gelido. Che bugiardo! Come poteva chiamarla bella signora? Si aspettava forse che lei si ammorbidisse davanti a quella sfacciata adulazione? Si tolse i guanti, presa dal desiderio di sbatterglieli in faccia, poi ricordò che aveva un disperato bisogno della sua collaborazione e con un immenso sforzo gli tese la mano. «Sergente Archer, sono Leonora Freemantle. Credo che conosciate mio zio, Sir Hugo Peverill. Sono venuta a farvi una proposta.» Si accorse subito che le sue parole lo avevano turbato, benché si affrettasse a nasconderlo. Aggrottò la fronte e il viso gli si incupì come un cielo d'estate prima di un violento temporale. Quando parlò, la voce profonda parve risuonare come il brontolio minaccioso di un tuono lontano. «Andatevene, signorina Freemantle. Non sono interessato alle vostre proposte.» Cercò di girare sui tacchi, ma la gamba ferita glielo impedì facendolo barcollare, mentre l'espressione dura si contraeva in una smorfia di dolore. Senza riflettere, Leonora allungò una mano per sostenerlo. Le maniche della camicia di lana grezza erano arrotolate fino ai gomiti, così che le sue dita toccarono un avambraccio abbronzato. Turbata, Leonora sentì i muscoli possenti, il calore della pelle nuda e la carezza provocante della peluria scura. Un'ondata di energia la percorse dalla punta delle dita su per il braccio, fino alla gola, al petto, a tutto il corpo. 8
Leonora rifiutò quella sensazione intensa e inaspettata con tutta se stessa. Come osava quell'uomo esasperante trattarla così, congedandola senza neanche ascoltare ciò che era venuta a dirgli? Molto tempo prima aveva giurato a se stessa di non sottomettersi mai alla prepotenza di un uomo e non aveva certo intenzione di cominciare a farlo proprio quando il suo futuro era in gioco. Lui cercò di divincolarsi, ma lei aumentò la stretta. «Vi lascerò andare se prima mi starete a sentire, sergente Archer.» Il suo viso mobile e intenso mostrò una chiara battaglia tra l'irritazione e il divertimento. Alla fine vinse il secondo. Una fila di denti candidi e squadrati brillò in un sorriso diabolico, in contrasto con il viso abbronzato. «Se decido di ascoltare, questa potrebbe diventare una giornata molto interessante.» Leonora si sentì avvampare: immaginava già le sue successive parole. «Per non parlare di una notte ancora più interessante» aggiunse l'uomo con una risatina insolente. Leonora lo lasciò andare di colpo, mentre lacrime di rabbia impotente le inumidivano gli occhi. Le trattenne con uno sforzo. Perché lo zio Hugo aveva scelto proprio quell'uomo esasperante per la loro scommessa? Mentre lui si dirigeva zoppicando verso la porta, Leonora tentò un ultimo, disperato approccio. «Strano, non pensavo che foste uno sciocco, sergente.» Colpito! L'uomo esitò e contrasse le scapole come se avesse appena ricevuto una pallottola. Incoraggiata, lei approfittò di quel vantaggio momentaneo. «Per mia esperienza, solo uno sciocco si rifiuta di 9
ascoltare una proposta che potrebbe procurargli un beneficio» insistette. Morse Archer rispose continuando a darle le spalle. «Quando una donna come voi fa una proposta a un uomo come me, signorina Freemantle, il beneficio non è certo dalla sua parte. Non sul lungo periodo, almeno.» Leonora soffocò a fatica un impeto di irritazione. Pensava che Morse Archer avrebbe accettato di slancio la sua offerta e invece si trovava costretta a supplicarlo: un ruolo che odiava. La cosa la rese ancora più decisa a vincere la scommessa con zio Hugo e a liberarsi per sempre della necessità di rivolgersi a un uomo in quel tono di preghiera. «Che cosa intendete con una donna come me, sergente Archer?» Lui si decise a voltarsi. «Non fingete di non capire. Intendo una signora della vostra classe» sbottò con evidente disprezzo. «Vi sorprenderebbe apprendere che la nozione di classe non ha per me alcuna importanza?» lo sfidò lei. «Sì, molto.» Leonora fece un respiro profondo e si costrinse a guardarlo negli occhi. «Sono convinta che solo l'educazione separi le cosiddette classi alte da quelle più umili» dichiarò. «Ah, sì?» Il sergente incrociò le braccia sul petto con aria sarcastica, come a chiedere che cosa c'entrasse lui con quella sorprendente affermazione. Almeno, però, non tentava più di andarsene. Leonora si affrettò a proseguire, prima che lui decidesse di nuovo di averne abbastanza. «Mio zio mi ha sfidata con una scommessa per verificare la validità della mia teoria» spiegò. 10
Alla parola scommessa avvertì un lieve interesse nel sergente Archer. «Ho tre mesi per educare un soldato semplice e trasformarlo in un gentiluomo che affascini la buona società di Bath. Se vincerò la scommessa, lo zio Hugo finanzierà una scuola per ragazze povere di cui io sarò la direttrice.» «E io sarei il soldato ignorante su cui volete operare la vostra magia?» chiese Archer con un'aria innocente smentita dalla piega sdegnosa delle labbra. «Se vi immaginate qualcosa di gradevole, vi sbagliate di grosso. Saranno tre mesi di duro lavoro per entrambi, ma credo che alla fine troverete che ne sarà valsa la pena. Allora, accettate?» Lui sorrise, ma solo con le labbra. «No, signorina Freemantle» rispose con finta cortesia. «Ora vi prego di lasciarmi. Avete già approfittato abbastanza del mio tempo, per oggi.» Possibile che non riconoscesse l'opportunità che gli veniva offerta, che non apprezzasse la nobile causa che avrebbe potuto servire? «Siete privo di ambizione? Non vi interessa minimamente migliorarvi?» lo sfidò lei, indignata. Il sorriso falso scomparve, le narici fremettero e lui si fece avanti minaccioso come un toro pronto alla carica. Senza volerlo Leonora indietreggiò, intimorita. Archer si fermò così vicino che poteva sentire il suo respiro sul viso. Parlò in un sussurro più intimidatorio della furia di tanti altri uomini. «Sono pieno di ambizioni, signorina Freemantle, ma alle mie condizioni. Mi piaccio come sono e non ho bisogno dei vostri miglioramenti. Non mi interessa trasformarmi in un gentiluomo lezioso e arrogante.» Leonora tenne duro. In fondo provava un fremito di ammirazione per l'orgoglio e l'indipendenza di Morse Archer, ma c'era troppo in palio per non insistere an11
cora. «Vi prego, sergente. Se non per voi, fatelo per la mia scuola.» «Dove potrete trasformare semplici ragazze di campagna in oziose debuttanti? Davvero una nobile causa» ironizzò lui. «Non mi aspetto che comprendiate i miei motivi» replicò Leonora con tutta la dignità che riuscì a mettere insieme. «Nessuno li comprende.» «Oh, io vi capisco fin troppo bene, signorina Freemantle. So bene come ci si sente a ricevere la carità dei superiori e a dover pure ringraziare, anche quando ci pare di soffocare» sbottò lui con feroce sarcasmo. La sua scuola non sarebbe stata come lui la descriveva... o sì? «Non sto parlando di carità, sergente» replicò Leonora. «Ah no?» L'esplosione di rabbia sembrava esaurita. Il sergente si voltò lentamente e si avviò zoppicando verso la porta. Leonora lo seguì con lo sguardo; si sentiva esausta come se avesse appena affrontato una violenta tempesta. Raccolse tutto il suo coraggio per affrontare ancora una volta i sussurri e i commenti derisori dei soldati e si chiese come avrebbe reagito lo zio all'esito della sua missione: era parso così deciso a ingaggiare proprio quell'uomo! Be', aveva fatto del suo meglio per ottenere la collaborazione di Morse Archer. A quel punto lo zio Hugo avrebbe dovuto accontentarsi di un altro candidato. Era un peccato, in fondo. Il sergente sembrava piuttosto intelligente e la sua parlata non era rozza come quella di tanti soldati. Unendo quelle qualità al suo notevole aspetto, non sarebbe stato poi tanto difficile farlo passare per un gentiluomo. Alla fine, però, Leonora si trovò a sospirare di sol12
lievo. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era trascorrere tre mesi in compagnia di un uomo ostinato, intrattabile e affascinante come Morse Archer. Morse seguì con lo sguardo Leonora Freemantle che percorreva la corsia, ignorando le occhiate ammiccanti e le gomitate con cui gli uomini commentavano la sua uscita. Si avvicinò alla finestra e la osservò scendere i gradini dell'ospedale, salire sul calesse e allontanarsi. Voleva essere certo che se ne andasse, o almeno così si ripeté. «Facciamo un'altra partita a dadi, sergente?» propose speranzoso un giovane caporale del suo reggimento. Il suo braccio destro era stato amputato sotto il gomito, ma il ragazzo aveva imparato a gettare i dadi con la mano sinistra. Morse scosse la testa con l'espressione del fratello maggiore che non ha tempo di far divertire i più piccoli della famiglia. «Hai sentito la capo infermiera, Boyer. Non si gioca nei confini dell'ospedale. Sono già abbastanza nei guai con l'esercito, senza bisogno di aggiungerne altri.» Boyer fece una risatina impacciata e si allontanò. Era la prima volta che Morse accennava alla commissione d'inchiesta, sebbene la cosa dovesse essere risaputa tra i soldati convalescenti di Bramleigh. Era possibile che venisse cacciato con disonore dall'esercito. Il pensiero della commissione d'inchiesta lo riportò alla terribile ritirata inglese da Bussaco e la gamba prese a fargli male sopra il ginocchio, dove era stata trapassata da una baionetta francese. Raggiunse zoppicando il suo giaciglio e si distese su di esso; i piedi sporgevano dal materasso sottile, troppo corto per la sua figura imponente. Per distrarsi 13
dal dolore alla gamba e dai ricordi di guerra altrettanto dolorosi, Morse si mise a pensare a Leonora Freemantle. Che faccia tosta arrivare con l'aria della benefattrice pronta a trasformarlo in un gentiluomo! Appena prima che aprisse la bocca aveva trovato qualcosa di attraente in lei, ma ora non riusciva proprio a ricordare che cosa. Aveva ben poco in comune con il tipo di donna che in genere gli piaceva. In primo luogo la sua figura era troppo snella e angolosa; Morse non prestava una grande attenzione ai vestiti femminili, ma quelli della signorina Freemantle erano troppo brutti perchÊ si potessero ignorare. In quanto ai capelli, lei teneva i suoi raccolti sotto il cappellino in modo tale che non si riusciva a distinguerne neanche il colore. Forse aveva notato qualcosa nei suoi occhi, ma i severi occhialini li nascondevano. Insomma, una zitella noiosa, pudibonda e studiosa. Non erano state queste caratteristiche, però, a suscitare la sua ostilità , ma la voce. Da quando si era arruolato nell'esercito servendo in India e in Spagna, Morse aveva avuto di rado l'occasione di sentir parlare una signora inglese. L'unica donna all'ospedale di Bramleigh, la capo infermiera, parlava con un accento della Cornovaglia cosÏ marcato, che a volte Morse faticava a capirla. Nulla nella sua voce, comunque, evocava ricordi dolorosi, cosa che invece non si poteva dire di quella di Leonora Freemantle. A peggiorare le cose, le sue prime parole riguardavano una proposta. Certo, non era il tipo di proposta che Lady Pamela Granville gli aveva fatto il giorno prima che si arruolasse, ma il tono e l'argomento l'avevano indotto a respingere l'offerta della signorina Freemantle ancora prima di sentirla. Ora, mentre la gam14
ba gli pulsava per il dolore, Morse si chiese se non fosse stato un idiota a comportarsi così. Le alternative che si trovava davanti erano assai limitate: non poteva restare ancora a lungo all'ospedale di Bramleigh, visto che non correva più il rischio di un'amputazione e poteva usare la gamba, per quanto gli facesse ancora male. Anche se la commissione d'inchiesta non l'avesse cacciato dall'esercito, non avrebbe potuto tornare a fare il soldato in quelle condizioni. I dottori, ottimisti, sostenevano che prima o poi avrebbe ripreso a muoversi come un tempo, ma fino a quando avesse zoppicato a quel modo, i lavori per cui era adatto data la sua scarsa educazione, gli erano preclusi. La campana della cena suonò. Morse si alzò con un sospiro stanco e si unì alla coda diretta al refettorio. Là inghiottì la minestra acquosa senza interesse né gusto. Boyer e altri ragazzi del suo reggimento presero posto accanto a lui al loro solito tavolo. Erano tutti scampati alla disastrosa ritirata da Bussaco. In fondo loro erano stati fortunati. «La visita che avete ricevuto non è durata molto, sergente» osservò Boyer con una domanda implicita in quel commento innocente. «Non era proprio il vostro genere di donna, vero?» Gli uomini ridacchiarono e si diedero di gomito. Il successo del sergente con le donne era un motivo d'orgoglio per loro. Sapevano che preferiva le cameriere graziose e bene in carne e che non aveva problemi ad attirarle. Senza sollevare lo sguardo, Morse fece cessare il brusio con un'unica, brusca frase. «La signora era cugina del tenente Peverill.» Seguì un coro di esclamazioni vergognose e dispiaciute. Il defunto tenente Wesley Peverill era stato a15
mato e rispettato dagli uomini della sua compagnia, così come il sergente Morse Archer. Solo in quel momento Morse si rese conto di ciò che l'aveva attirato verso Leonora Freemantle prima che parlasse: la somiglianza con il cugino. Il tenente Peverill era un uomo snello, con un'aria falsamente delicata, smentita dall'astuzia e dal coraggio dimostrati in combattimento. Morse Archer avrebbe pensato sempre con dolore all'assurda morte del giovane tenente. In quella donna aveva intravisto qualcosa del coraggio e dell'intelligenza del tenente Peverill. Aveva tenuto duro bersagliandolo con tutte le munizioni a sua disposizione e quando lui le si era rivoltato contro, furente, non aveva quasi battuto ciglio. Morse non aveva dato molto peso al suo proclamato scarso interesse per le differenze che le classi sociali comportavano, ma ora, ricordando il tenente, cominciava a crederci. «È venuta a ringraziarvi, sergente?» chiese Boyer. «Qualcosa del genere» rispose Morse. Gli uomini sapevano che Sir Hugo Peverill era venuto a trovarlo poco dopo il loro arrivo a Bramleigh; voleva ringraziarlo per aver rischiato la vita per salvare il figlio da morte sicura. Purtroppo, però, le ferite del giovane erano troppo gravi perché potesse sopravvivere. Il padre aveva almeno avuto la consolazione di seppellirlo nel cimitero di famiglia in Inghilterra, invece di lasciarlo in una tomba senza nome in Portogallo. Sir Hugo aveva offerto a Morse denaro, un lavoro, qualsiasi cosa volesse, ma lui aveva rifiutato di malagrazia. Non era orgoglioso delle proprie azioni durante la ritirata; la carica disperata contro una foresta di baionette francesi era arrivata troppo tardi. Accettare un 16
compenso per questo serviva solo ad aumentare il suo senso di colpa. Pareva però che il vecchio Sir Hugo non fosse disposto ad accettare il suo rifiuto; aveva così escogitato lo stratagemma di una scommessa con la nipote. Probabilmente Leonora Freemantle non sospettava che quello fosse un trucco dello zio; dalla sua appassionata difesa, era chiaro che riteneva la scommessa del tutto genuina. Morse sbocconcellò una fetta di pane duro, ben diverso dal cibo squisito che avrebbe potuto gustare a Laurelwood, la tenuta di Sir Hugo. In Portogallo, quando le razioni cominciavano a scarseggiare, il tenente Peverill aveva decantato spesso il contenuto della dispensa paterna e il talento della cuoca. Morse ricordò altre storie del genere mentre, finita la cena, si avviava irrequieto verso il suo giaciglio. Quella notte sognò un letto di piume con fresche lenzuola di lino, un fuoco scoppiettante nel camino e un'oca grassa che arrostiva allo spiedo, con la pelle scura e croccante. Si svegliò con l'acquolina in bocca. Non c'era dubbio, Laurelwood gli avrebbe offerto una meravigliosa sistemazione nei tre mesi successivi, mentre la sua gamba finiva di guarire. Un vero tetto sulla testa, pasti quali non gustava da anni. In cambio doveva solo sopportare le lezioni della saccente nipote di Sir Hugo. In fondo non era una cattiva idea. Peccato che ormai fosse troppo tardi. Senza dubbio a quell'ora la signorina Freemantle aveva trovato un candidato più disponibile, un tipo sveglio che non si lasciava accecare dall'orgoglio e dai brutti ricordi al punto da farsi scappare un'occasione d'oro. Morse ricordava fin troppo bene l'ammonizione del padre: quando un uomo non ha niente, non può permettersi di essere orgoglioso. 17
Ricordava anche l'amara riflessione fatta sulla misera tomba dei suoi familiari. Quando un uomo non ha niente, gli rimane l'orgoglio. Prima o poi, riflettĂŠ Morse Archer, avvilito, l'orgoglio lo avrebbe cacciato in guai ancora piĂš grossi di quelli in cui si trovava giĂ .
18
Sposa d'autunno Chaterine Archer Inghilterra, 1472 - Quando soccorre un forestiero rimasto vittima di un'imboscata, Annaliese non immagina che da quel momento la sua vita cambierà. Al villaggio spadroneggia Kramon, un crudele barone i cui crimini dovrebbero essere smascherati da un uomo rude e coraggioso, e lo sconosciuto che lei ha salvato sembra troppo raffinato e aristocratico per potersene occupare! In effetti, come Annaliese scopre più tardi, si tratta del fratello minore di Lord Brackenmoore, e lei ha ogni ragione per temere la nobiltà. Come farà il giovane a convincere quella fanciulla meravigliosa che il suo è vero amore?
Una inutile scommessa Deborah Hale Inghilterra, 1812 - Profondamente convinta che sia l'educazione e non la nascita a produrre un vero gentiluomo, Leonora Freemantle si impegna in un'originale scommessa con lo zio: in tre mesi di lezioni trasformerà il rude soldato Morse Archer in un perfetto gentiluomo in grado di incantare la buona società di Bath. Se vincerà la scommessa, otterrà i fondi per aprire una scuola per giovinette, altrimenti si rassegnerà a sposare l'uomo che lo zio sceglierà per lei. Le sue lezioni, però, avranno un esito imprevedibile e assolutamente romantico...
Cuore vichingo Jacqueline Navin Inghilterra, 1185 - 1191 - Perseguitata dal ricordo della tragica morte della madre e oppressa dalla rigida educazione che il crudele patrigno le ha impartito, Rosamund Clavier ha terrore del matrimonio e degli uomini ed è determinata a sottrarsi al dovere di sposare il potente e attempato barone che il patrigno ha scelto per lei. Ma il destino le fa incontrare Agravar, un prode e generoso guerriero di origine vichinga, che la salverà dai suoi persecutori, dalle sue paure e da se stessa. E che le farà conoscere la gioia di amare e di essere amata.
Partita a quattro Elizabeth Rolls Inghilterra, 1816 - Fare da chaperon alla cugina Milly affinché la ragazza abbia modo di conoscere meglio il futuro sposo, è per Tilda un'impresa più ardua del previsto. Quando infatti arriva alla lussuosa residenza del Duca di St Ormond, scopre che lui è Crispin Malvern, l'uomo di cui si era follemente innamorata sette anni prima e che l'aveva fatta soffrire. Rimasta vedova di recente, Tilda apprezza l'indipendenza che il nuovo status le concede e così, quando tra lei e Cris torna a vibrare una certa attrazione, cerca in ogni modo di favorire la relazione tra il gentiluomo e la cugina, che però nel frattempo...
DAL 9 DICEMBRE
Sei romantica e sognatrice? Segui il fiore e scegli il ROSA di
Le sorelle Titan devono cercare di risolvere i rapporti con il fratellastro Garth Duncan e l’unica persona in grado di avvicinarsi a lui sembra essere l’amica Dana Birch. Ma per quest’ultima tenere d’occhio Garth potrebbe rivelarsi… una bellissima sorpresa. Romanzo ricco di colpi di scena e sentimento.
L’abbraccio delle montagne rende l’arrivo a Virgin River un caldo benvenuto, che si tratti di un vecchio amico come Rick Sudder o di un nuovo arrivato come Dan Brady Corale, emozionante: il nuovo romanzo di Robyn Carr, ambientato nella valle dove tutte vorremmo vivere.
dall’8 ottobre
Scopri le trame su www.eHarmony.it
Se subisci il fascino delle atmosfere d’altri tempi, segui il fiore e scegli l’ORO di
Le migliori trilogie storiche in una veste elegante e raffinata.
3 in
solo € 1 1 0,90
Qualcuno sta passando ai Francesi informazioni riservate, e gli indizi fanno pensare che la spia sia una donna. Per smascherarla, Justin, Duca di Kestrel, insieme ai fratelli e a un amico di vecchia data ha elaborato un piano: ciascuno di loro fingerà di corteggiare una delle sospettate, in modo da raccogliere informazioni senza dare nell’occhio. Ciò che nessuno di loro ha previsto è che quell’eccitante finzione possa trasformarsi in una travolgente storia d’amore.
DAL 5 OTTOBRE Leggi la trama completa su www.eHarmony.it
NUOVO LOOK
ancora più inconfondibili! da oggi segui il anche su tutte le collane storiche… seguendo il fiore HARMONY l’emozione è garantita!
I tuoi appuntamenti con il fascino delle atmosfere del passato:
I Grandi Romanzi Storici Dall’1 ottobre
I Romanzi Storici HM Dal 12 ottobre
History
Dal 19 ottobre
Scopri tutti i titoli su www.eHarmony.it