J2483_IL MILIONARIO VUOLE ME

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Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Kisses on Her Christmas List The Playboy's Gift Harlequin Mills & Boon Romance © 2011 Linda Susan Meier © 2011 Teresa Carpenter Traduzione di Elisabetta Motta Traduzione di Laura Polli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Jolly novembre 2012 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390 Periodico quindicinale n. 2483 dello 08/11/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Susan Meier

IL MILIONARIO VUOLE ME

Teresa Carpenter

ROMANTICO IMPREVISTO


Il milionario vuole me


1 Shannon Raleigh si girò a guardare l'immagine riflessa nello specchio a tutta altezza del suo bagno annesso all'ufficio e inorridì. Gli alti stivali neri e il vestito corto in velluto rosso che indossava mostravano in modo esagerato le sue gambe e la profonda scollatura del corpetto, bordata di pelliccia bianca, metteva in evidenza il generoso decolleté. «Non posso presentarmi in una stanza piena di bambini conciata in questo modo!» protestò. Attraverso la porta chiusa alle sue spalle le giunse il pesante sospiro della sua segretaria, Wendy. «Perché non lasci a me giudicare?» «Perché so che dirai che sto bene, quando non è vero. Non posso accompagnare i bambini da Babbo Natale con una gonna così corta da impedirmi di chinarmi.» «E allora non chinarti.» Un altro sospiro. «Ascolta, Shannon, non importa se sei venti centimetri più alta di Carlie. Non c'è nessun'altra abbastanza magra da entrare in quel vestito. L'auto di Carlie è bloccata sotto un cumulo di neve. Se non impersonerai tu l'assistente di Babbo Natale non ci sarà nessun altro a...» Lo squillo del telefono l'interruppe. La cosa successiva che Shannon udì fu la sua voce squillante: «Raleigh's, buongiorno. Sono Wendy». 5


Approfittando del momento di tregua che le concedeva la segretaria, impegnata con il suo interlocutore, Shannon lanciò un'altra occhiata critica alla sua immagine. Lo striminzito abito rosso era grazioso. Il colore metteva in risalto i suoi capelli neri e i grandi occhi blu. Se lo avesse indossato in un'altra situazione, avrebbe ammesso che le stava bene. La tristezza la pervase. Era la prima volta dopo un anno che si sentiva attraente, sexy. Ma non era quello il modo in cui una donna si sarebbe dovuta presentare in una stanza affollata di bambini. Il dolore fu immediatamente sostituito dalla paura... il vero motivo per cui non le andava di impersonare l'assistente di Babbo Natale. Come avrebbe potuto passare quattro ore con degli adorabili fanciulli? Lei desiderava fortemente un bambino, ma non ne avrebbe mai avuto uno tutto suo. E vedere quei dolci visini, sentire i loro piccoli desideri, l'avrebbe devastata. «Ehm, Shannon?» «Non uscirò da qui.» «Era Tammy del reparto scarpe. Non è entrato nessuno in negozio nell'ultima ora e, visto che il tempo sta peggiorando, ha controllato le previsioni meteo su Internet. Potrebbe cadere un altro metro di neve.» «Un altro metro!» sbigottì. Shannon lasciò di corsa il bagno e scostò la tenda dietro la sua grande scrivania in mogano. Grandi fiocchi scendevano dal cielo, ammantando di bianco le decorazioni natalizie e le campanelle argentate sui lampioni di Main Street, Green Hill, Pennsylvania. Si posavano sulle luci colorate che adornavano le porte dei negozi e coprivano il tetto del gazebo del parco come un grande cappello candido. «Santi numi!» Lo sguardo fisso sul costume rosso di Babbo Nata6


le della sua amica, Wendy le fece il verso: «Santi numi». «Non sei divertente. Abbiamo un problema serio.» O forse una via d'uscita per lei. Si girò. «Penso sia ora di ammettere che la bufera stia tenendo lontani i clienti.» «E soprattutto il personale ha paura di non riuscire a tornare a casa. Se ci tratteniamo ancora, le strade non saranno più praticabili.» «D'accordo, informa che il negozio chiuderà tra quindici minuti e annuncia ai dipendenti che possono andare via. Chiamerò le stazioni radio così le persone in ascolto sapranno che Raleigh's resterà chiuso per la notte.» Aveva appena riagganciato il telefono, dopo avere effettuato l'ultima chiamata, quando Wendy infilò la testa attraverso la porta dell'ufficio. «Bene. Sono trascorsi quindici minuti. Il negozio è deserto.» «Perfetto. Grazie. Guida con prudenza.» «Verrà a prendermi il mio fidanzato in macchina. Non preoccuparti.» Shannon sorrise. «Ci vediamo domani.» «Se riusciremo.» «Dobbiamo essere ottimisti. Il weekend prima di Natale è il periodo più proficuo per noi.» Wendy scrollò le spalle. «Se la gente non verrà domani, sarà di sicuro qui domenica, lunedì o martedì. Nessuno resterà senza regali, questo Natale. Direi che i nostri guadagni sono salvi.» Shannon rise. Wendy la salutò e si allontanò. Con qualche click sulla tastiera bloccò le serrature e attivò il sistema d'allarme. Poi fece scivolare lo sguardo sul costume rosso di Babbo Natale. Avrebbe dovuto cambiarsi, ma temendo che la situazione delle strade peggiorasse di minuto in minuto, 7


tirò fuori da un armadio il suo lungo cappotto bianco e si avviò in tutta fretta verso l'uscita. Alla fine del corridoio, spinse la porta oscillante che conduceva ai reparti. Mentre raggiungeva l'ascensore, superò scaffali e tavoli ricolmi di merce, sotto fili argentati e ornamenti enormi che pendevano dal basso soffitto. Al primo piano, attraversò il reparto delle caramelle, poi varcò la porta sul retro, diretta nel parcheggio dei dipendenti ormai vuoto. Salì sul suo SUV e imboccò la strada che portava fuori città, dove abitava a circa cinque miglia dal centro abitato. Quando scese dall'auto e il suo piede affondò nella neve alta che ricopriva il vialetto d'accesso, un brivido la pervase. Anche se era passato un anno, le sembrava che fosse solo ieri quando era sposata e viveva nell'assolata e ridente Charleston, Sud Carolina, dove le nevicate si vedevano di rado e i cappotti pesanti e gli stivali erano superflui. Lì le era stata diagnosticata un'endometriosi al quarto stadio che l'aveva costretta a subire un'isterectomia e, quando suo marito le aveva chiesto il divorzio, era tornata a casa dove ad attenderla aveva trovato le braccia confortanti dei suoi genitori. Ma proprio nel momento in cui si era ambientata in città e aveva incominciato a lavorare in negozio, i suoi si erano ritirati dagli affari e si erano trasferiti in Florida. E, quel che è peggio, adesso volevano vendere l'attività per integrare il loro fondo pensionistico. Ancora una volta era sola e presto sarebbe rimasta senza lavoro. Salì i gradini del retro della cucina, rimproverandosi di essere così pessimista. Sapeva che era sbagliato. Aver rischiato di impersonare l'aiutante di Babbo Natale l'aveva agitata. Quattro ore ad accompagnare dei bambini dall'imponente uomo in rosso e ad ascoltare i loro desideri, l'avrebbero devastata, ricordando8


le che lei non poteva avere un figlio tutto suo. All'interno della fredda cucina gialla, si era appena tolta la sciarpa dal collo quando il campanello annunciò l'arrivo di qualcuno. Confusa, percorse il corridoio, attenta a scansare le scatole delle decorazioni natalizie che aveva tirato giù dalla soffitta la sera precedente. Accese la luce sul portico e aprì la porta. Un poliziotto spruzzato di fiocchi di neve si tolse il cappello. «Buonasera, signora. Sono Trooper Potter.» Ebbe un sussulto. Che cosa voleva un agente in divisa da lei? «Buonasera» replicò con esitazione. Poi Trooper Potter si spostò leggermente a sinistra e fu allora che vide Rory Wallace. Un metro e ottanta di altezza per ottantaquattro chili di peso, all'incirca. I suoi capelli neri e la sommità del cappotto erano ricoperti di neve. I suoi grandi occhi scuri la scrutarono con circospezione. «Rory?» «Buonasera, Shannon.» Il poliziotto ruotò il pollice all'indietro per indicare Rory. «Vedo che conosce il signor Wallace.» «Sì.» Come poteva dimenticare quei capelli e quegli occhi profondi e sensuali? Quando Rory frequentava la sua compagna di stanza, Natalie, durante il loro primo anno di università, Shannon si era presa una cotta segreta per lui. Zigomi alti, mento ben disegnato, spalle larghe e ventre piatto, mandava in estasi tutte le ragazze e Shannon non era cieca. «Il signor Wallace è rimasto bloccato sull'autostrada. Gli alberghi sono tutti pieni e le sue uniche opzioni sono una branda nella palestra della scuola o qualcuno che lo ospiti. Sostiene di essere in Pennsylvania per concludere un affare con lei lunedì e...» «Sono arrivato qualche giorno prima per dare un'occhiata al negozio» l'interruppe Rory facendosi avanti. «Ma mi sono imbattuto nel maltempo. Spero 9


che non ti dispiaccia se resto qui per la notte. Di solito non chiedo un favore così grande ma, come puoi vedere, sono disperato.» Dispiacerle? Quasi rise. Avrebbe scommesso che il cinquanta per cento delle donne che Rory conosceva sognavano di restare bloccate in una bufera di neve con lui. Shannon spalancò la porta. Ospitarlo per la notte l'avrebbe distratta non solo dalla sua tristezza, ma le avrebbe fornito tutti gli elementi necessari per una fantasticheria romantica perfetta. Una notte gelida. Un bel ragazzo. E del buon vino. Ne aveva a litri. «Papà, ho freddo.» La sua fervida immaginazione s'interruppe bruscamente mentre abbassava lo sguardo sulla bambina accanto a Rory. La piccola indossava una giacca a vento rosa e sulle spalle aveva uno zainetto dello stesso colore. Ciocche di capelli biondi fuoriuscivano dal suo cappuccio. Il cuore quasi cessò di batterle per la paura. Il respiro le si fermò in gola. Era uno scherzo del destino vedere un'adorabile bambina sulla soglia di casa sua? «Capisci perché preferirei evitare un ricovero?» Timore e desiderio lottarono mentre Shannon guardava la dolce bimba dai grandi occhi blu e i capelli biondi. Malgrado fosse consapevole che passare del tempo con quell'incantevole creatura avrebbe intensificato il suo desiderio, non poteva lasciare Rory e la sua figlioletta fuori al freddo o farli pernottare in un'affollata palestra con centinaia di altri sventurati viaggiatori su una piccola e scomoda branda. Non si sarebbe tirata indietro. Il suo problema non era il loro. Sarebbe stata una brava ospite. Shannon arretrò per farli passare. «Sì, sì, certo.» Una sacca da viaggio e una ventiquattrore in mano, Rory entrò nel soggiorno e la sfiorò, provocandole 10


una tempesta di sensazioni che lei cercò prontamente di ignorare. Non solo perché un uomo con una bambina probabilmente era sposato ma, anche se fosse stato single, lei non avrebbe mai preso l'iniziativa. In quell'anno, dopo il divorzio, non era stata capace di relazionarsi con nessun esemplare di maschio, eccetto i suoi dipendenti. Dopo la rabbia di suo marito per la sua impossibilità di avere figli e il modo in cui l'aveva lasciata - senza considerare i loro cinque anni di matrimonio né il suo dolore - la paura di essere rifiutata di nuovo la paralizzava. E poi, essendo vicino il lunedì, avrebbero concluso la trattativa. La famiglia di Rory era proprietaria di una società che finanziava vari negozi e Raleigh's sarebbe rientrato nel loro pacchetto. Ecco perché lei aveva pensato al vecchio fidanzato di Natalie quando i suoi genitori avevano deciso di mettere in vendita la loro attività commerciale. Sarebbe stata una trattativa veloce e indolore. Non avrebbe voluto comprometterla. Ma era stato divertente fantasticare, prima di ricordarsi che lei non era normale. Mentre Rory posava la sacca, commentò: «È una terribile tempesta». «La peggiore in dieci anni» interloquì il poliziotto che era rimasto sul portico. «Se è tutto a posto, io ritorno sulla strada.» «Vada pure» lo rassicurò Shannon richiudendo lentamente la porta. E aggiunse: «Grazie». «Sì, grazie» ripeté Rory Wallace. Sugli scalini, l'uomo sollevò la mano in segno di saluto e raggiunse la sua auto affondando i piedi nella neve soffice. Scese un pesante silenzio mentre Rory entrava in casa di Shannon Raleigh. Come se non fosse già ab11


bastanza negativo umiliarsi a chiedere ospitalità a una socia d'affari, sembrava anche che lei stesse cambiando casa. Scatoloni ingombravano il corridoio e altri erano allineati in soggiorno e in sala da pranzo. Il che lo fece sentire ancora più a disagio. «Grazie. Lo apprezzo molto.» Shannon sorrise. «Siete i benvenuti.» Poi rabbrividì, anche se indossava un lungo cappotto bianco e la casa non era così fredda. «Concedimi un minuto per accendere la caldaia.» Raggiunse il termostato sulla parete e lo regolò. «Se volete, potete tenere le giacche indosso finché l'ambiente non si scalda.» Lui si slacciò il soprabito. «Veramente, dopo avere passato dieci ore in macchina, la tua casa è calda per noi.» Si fermò per aiutare la sua bambina a togliersi il giubbotto. Realizzando di non avere ancora fatto le presentazioni, sollevò lo sguardo su Shannon. «Questa è mia figlia, Finley.» Shannon si chinò accanto a lei. «Lieta di conoscerti, Finley.» La piccola rispose timidamente poi guardò suo padre come per assicurarsi che lui avesse notato che era stata gentile. Rory le indirizzò un cenno di approvazione. Rimproverarla funzionava, anche se non sempre. E alcune volte non sapeva che cosa fare con lei. Si riteneva fortunato che fosse stata educata con Shannon Raleigh. Non sapeva come avrebbe dovuto gestire la situazione se avesse insultato la donna che li aveva accolti in casa. «È la serata perfetta per restare da me» dichiarò Shannon, appendendo la giacca nell'armadio alle sue spalle. «I miei genitori arriveranno dalla Florida il prossimo sabato e ho promesso che avrei decorato la casa per Natale. Tutte queste scatole contengono gli 12


addobbi che hanno lasciato quando si sono trasferiti. Potete aiutarmi.» Mentre Rory sospirò di sollievo nello scoprire che non aveva interrotto un trasloco, Finley arricciò il naso e socchiuse gli occhi con disapprovazione. Prima che lui realizzasse che cosa stava per fare, la bambina si lasciò sfuggire di bocca: «Odio il Natale». Shannon indietreggiò come se qualcuno l'avesse colpita con uno schiaffo. Spalancò gli occhi. «Odi il Natale? Per quale motivo?» «Come puoi credere che un uomo grasso con un vestito rosso porti dei regali ai bambini?» La rabbia fece pulsare le vene di Rory che indirizzò a Finley un'occhiata di ammonimento. Non l'avrebbe rimproverata davanti a Shannon, ma aveva bisogno di stabilire alcune regole di condotta, visto che aveva usato un tono arrogante con una persona che conoscevano appena. Guardò Shannon. «Perché non mi dici dove dormiremo così porto Finley nella nostra stanza?» Shannon sussultò. «Veramente c'è una sola camera da letto ma ho dei sacchi a pelo.» «Non è un problema. Non ci dispiacerà dormire in soggiorno.» Un mortale imbarazzo lo sopraffece. Non aveva considerato il disagio che le avrebbe arrecato quando aveva fornito il nome di Shannon al poliziotto. Finley batté i piedi per terra. «Non voglio dormire sul pavimento.» Lui le indirizzò un'altra occhiata di ammonimento. «Non preoccuparti. Avrai il divano.» «Voglio un letto!» Alla fine Shannon cedette la sua camera. La testa gli martellava. Rory capiva che quello non era un periodo facile per Finley. Sua madre l'aveva abbandonata il giorno di Natale di due anni prima. Da 13


allora era diventata scontrosa e, ogni anno, lui cercava di distrarla portandola in vacanza dalla vigilia di Natale a Capodanno. Per un uomo che aveva visto naufragare il suo matrimonio, un viaggio era positivo. Ma i capricci e le richieste erano appena iniziati. E si sarebbe assolutamente rifiutato di assecondarli. Avrebbe dovuto dedicare la successiva settimana a visitare il grande magazzino Raleigh's per la società finanziaria di famiglia. Non poteva permettere che sua figlia si comportasse come una mocciosa viziata per tutto il tempo. Rory si girò verso Shannon. «Ti dispiacerebbe indicarmi la stanza così accompagno Finley a letto?» «Certamente.» Li condusse al primo piano dove c'era una cameretta pulita e ordinata come il resto della casa... tranne le scatole. Una trapunta a balze bianca era adagiata su un letto matrimoniale. I cuscini rossi s'intonavano con il tappeto e le tende. Rory abbandonò la sacca sul pavimento. «Wow!» Lei gli indirizzò un sorriso. I lucidi capelli neri le ricadevano sulle spalle in morbide ciocche ondulate. Dagli anni dell'università il viso di Shannon era cambiato leggermente, offrendo una versione più dolce e attraente della giovane ragazza che ricordava. «Wow?» «Sono sorpreso dalla tua stanza.» Il suo sorriso si approfondì. «Davvero? Perché?» domandò curiosa. «Il rosso.» Notò lo stesso colore salirle sulle guance. La camera sembrava quella di un'adolescente ma nello stesso tempo, aveva un'atmosfera sensuale. Si sarebbe sentito a disagio a dirlo alla donna che stava offrendo a lui e a sua figlia ospitalità per la notte, specialmente dopo il capriccio di Finley. Inoltre, non si sarebbe mai immaginato dalla dolce Shannon che a14


veva conosciuto negli anni della scuola quella conturbante combinazione di colore e stile. «In camera c'è il bagno...» Gli indicò una porta a destra. «Grazie.» «Fate con comodo.» Sorrise. «Nel frattempo preparo la cena. Spero che vi piaccia il minestrone con i crostini. Non sono un granché come cuoca» aggiunse sorridendo. «In una serata così fredda è la pietanza perfetta.» Shannon si chiuse la porta alle spalle e Rory si chinò in ginocchio davanti a Finley. Le scompigliò i capelli biondi. «Sei terribile» commentò esasperato. Lei gli rivolse un'occhiata innocente. «La signorina Raleigh ci sta facendo un favore a ospitarci. Dovremmo essere gentili con lei.» «Sono stata gentile.» «Avanzare la pretesa di un letto sbattendo i piedi per terra non è un modo cortese.» Finley mise il broncio. «Scusa.» Ecco perché non riusciva a imporsi con lei. Appena sottolineava qualcosa che non andava, sua figlia sapeva addolcirlo con il suo fascino infantile, sbattendo le lunghe ciglia nere che le orlavano i deliziosi occhi blu. Rory si sfregò il mento con la mano e si alzò. «Resta qui per qualche minuto mentre vado a vedere se di là c'è bisogno di aiuto. Nel frattempo indossa il pigiama, tira fuori dallo zaino lo spazzolino da denti e immagina come vorresti che si comportasse una bambina se venisse a casa nostra.» Apparentemente contenta dei suoi compiti, Finley annuì vigorosamente. «E non pensare a come viziarla perché non lo faresti. Se dovessi cedere il tuo letto a un'estranea, vorresti che lei fosse gentile con te.» 15


Lei annuì di nuovo. «Va bene.» Rory era certo del contrario ma doveva farsi perdonare da Shannon. Lasciò sua figlia in camera e si diresse in cucina. La casa era piccola ma confortevole. L'arredamento nuovo e costoso, segno che il Raleigh's Department Store forniva un'importante entrata economica. Dunque, forse il viaggio in Pennsylvania non era stato uno sbaglio come aveva pensato mentre era rimasto bloccato per dieci ore sull'autostrada. Trovò Shannon in cucina. Aveva ancora indosso il cappotto e tirò fuori il pane da un cassetto e il formaggio dal frigo. «Grazie ancora per l'ospitalità» le disse. «È un piacere.» Mise gli alimenti al centro dell'isola della cucina giallo sole con le ante in legno di quercia e i ripiani in granito marrone. La sua mano raggiunse il primo bottone del cappotto. «Il riscaldamento incomincia a farsi sentire» osservò slacciando anche il secondo e il terzo. Poi si fermò. «Forse è meglio se vado ad appenderlo nell'armadio dell'ingresso.» Lo superò, diretta verso la porta oscillante. Desiderando avere un qualcosa da fare, lui la seguì. Proprio mentre le chiedeva: «Posso rendermi in qualche modo utile a preparare la cena?», il cappotto le scivolò dalle spalle rivelando un vestito rosso brillante. Ma quando lei si girò sorpresa, Rory constatò che quello non era esattamente un abito ma un qualcosa di striminzito, in velluto rosso, con una scollatura che rivelava un seducente decolleté. Alti stivali neri mettevano in evidenza un paio di gambe fantastiche. Shannon era vestita da moglie di Babbo Natale... se quest'ultima fosse mai stata una giovane donna incredibilmente dotata di fascino, con una particolare predilezione per le gonne corte. 16


I suoi ormoni assopiti si risvegliarono come da un lungo sonno e arretrò di un passo. Quell'attrazione che stava provando era completamente sbagliata. Aveva una figlia indisciplinata che aveva la priorità su tutto nella sua vita, compresi i suoi ormoni, ed era un ospite in casa di Shannon. E poi, l'indomani mattina, quando la tormenta fosse finita, sarebbero andati al negozio da avversari, in un certo senso. Lei stava tentando di vendergli l'attività commerciale di famiglia e lui stava cercando dei motivi per non acquistarla. Non poteva essere attratto da lei. Deglutì. «Interessante scelta di abbigliamento di lavoro» osservò. Shannon rise nervosamente. «È il travestimento dell'aiutante di Babbo Natale per il reparto dei giocattoli.» «A ogni modo, il vestito è molto...» Si fermò. Sapeva che era un costume natalizio carino. E su una donna minuta sarebbe stato quello l'effetto. Ma lei era slanciata e femminile. Naturalmente non gliel'avrebbe detto. «Festoso.» Shannon cercò di coprirsi con il cappotto. «È così che deve essere. Festoso. E funziona davvero per la ragazza che indossa questo travestimento. Sono stata fortunata che Madre Natura mi abbia risparmiata e che non abbia dovuto sostituirla stasera.» Cogliendo l'imbarazzo, Rory distolse lo sguardo dalle sue lunghe gambe affusolate. Si schiarì la voce. «Io... ehm... ti ho solo seguita per vedere se potevo rendermi utile in qualcosa.» Lei indicò il completo scuro e la camicia bianca che indossava. «Sei sicuro di volere imburrare il pane o girare la minestra vestito così?» Rory si tolse la giacca, si sciolse la cravatta e incominciò ad arrotolarsi le maniche. 17


E a Shannon salì l'acquolina in bocca. Dannazione. Aveva già stabilito che non poteva fantasticare su di lui. Certo, le sue spalle erano larghe, le braccia muscolose. E lei aveva sempre avuto un debole per gli uomini in camicia bianca e le maniche arrotolate come se si accingessero a fare qualcosa d'impegnativo. Ma per quello che sapeva, Rory era sposato. Ciò escludeva ogni possibilità di una relazione con lui. E poi, doveva acquistare il negozio dei genitori. Non poteva sbavargli dietro. Appese il cappotto e lo superò, diretta in cucina e poi in lavanderia. Appoggiandosi contro la porta chiusa, emise un respiro profondo. Dio, quanto era bello! Ma era anche sposato. Sposato. Sposato. Sposato. Ripeté mentalmente quel mantra, sperando che le entrasse in testa una volta per tutte, mentre prendeva un paio di pantacollant e una t-shirt dall'asciugatrice per cambiarsi. Quando ritornò in cucina lui sostava al centro dell'isola a imburrare il pane. «Dal momento che abbiamo qualche secondo di privacy, volevo scusarmi per Finley. L'ho portata con me perché è in vacanza da scuola in questo periodo e mi sarebbe dispiaciuto lasciarla con la nonna per un'intera settimana. Ma sono consapevole che a volte è difficile da gestire.» Shannon si avvicinò. «È solo una bambina.» «Vero, ma recentemente è entrata nella fase in cui sbatte i piedi per terra se qualcosa non le va bene.» Da quella distanza la fragranza del suo dopobarba le riempì le narici. Il respiro le diventò affannoso così rise per coprirlo. «Una nuova fase, eh?» «Era perfetta alla scuola materna ma la prima elementare la sta trasformando in una diva.» «Diva?» «Già.» Le sorrise e catturò lo sguardo con i suoi 18


occhi. All'istante, ogni terminazione nervosa del suo corpo si accese come l'albero di Natale di Central Park. Si scostò da lui, ripetendo mentalmente la litania. Sposato. Sposato. Sposato! «Posso fare da sola. Nel frattempo, puoi andare in salotto per avere un po' di privacy se hai bisogno di chiamare tua moglie.» Lui rise. «Assolutamente no.» Shannon sistemò la padella sul fornello e si girò a guardarlo. «Sono sicura che sia preoccupata.» «E io sono sicuro che lei e il suo nuovo marito non stiano pensando a me e a Finley in questo momento.» «Oh.» Era divorziato? Non era sposato? I loro sguardi s'incrociarono. L'attrazione danzava attorno a lei come i fiocchi di neve sotto un lampione. Shannon si ricordò che stavano per occuparsi di un affare ma ciò non bastò a smorzare l'elettricità tra loro. Si allontanò. Fingendo di avere bisogno di tutta la sua concentrazione per aprire due lattine di minestra, evitò la conversazione. Ma nemmeno questo servì a fermare il turbinio nel suo cervello. Per quanto difficile potesse essere gestire una bambina, era contenta che Finley fosse con lui. Adesso che le era tornato il giudizio, sapeva che la vendita del negozio doveva avere la precedenza su una notte di... Deglutì... passione? Dio buono! Non aveva mai pensato a quella parola in un anno, tanto meno l'aveva mai sperimentata. Si sarebbe probabilmente sciolta se lui avesse fatto il primo passo. Finley uscì dalla stanza proprio mentre Rory portava a tavola il pane e Shannon aveva finito di scodellare la minestra nei piatti. Sedette e aprì il suo tovagliolo sulle gambe. Il desiderio la investì come un'improvvisa bufera di 19


vento. Ricordò i sogni in cui comprava deliziosi vestiti per la sua bambina, la portava al parco, a ginnastica, a lezione di danza... Frenò le sue fantasticherie, allontanò la tristezza e il dolore che stavano minacciando di pervaderla. Poteva avere una bambina in casa senza essere devastata? Non aveva ancora rinunciato completamente all'idea di diventare madre. Sapeva che avrebbe potuto adottare un figlio. Finley sospirò. «Non mi piace il minestrone.» «Va bene» rispose Rory. «Mangia il panino.» Lei sospirò di nuovo pesantemente, come se fosse una pura tortura controllarsi. Suo padre la ignorò. Shannon la studiò con curiosità, realizzando che ci voleva molta comprensione per Finley da parte di un genitore. Sarebbe stata una valida prova anche per lei prima di decidere di adottare un figlio e diventare mamma. Rory si guardò attorno. «È una casa molto accogliente» commentò. Aveva gli occhi più scuri e profondi che avesse mai visto. Incantevoli... Si diede una scrollata mentale. Sarebbe stato inutile cedere all'attrazione. Lui non avrebbe mai preso l'iniziativa con sua figlia attorno e lei nemmeno, perché era lì per concludere un affare. Doveva smetterla di notare certe cose. Shannon si schiarì la voce. «Le parti che ho ammodernato sono belle. Ma l'impianto di riscaldamento è vecchio.» «Hai svolto un ottimo lavoro.» «Davvero?» Lo fissò. E tutto ciò che Rory avrebbe voluto dire gli sfuggì dalla mente. I suoi grandi occhi azzurri gli ricordavano il cielo d'estate. I boccoli neri che le incorniciavano il volto lo invitavano a toccarli. 20


Finley sbuffò. «Non voglio il minestrone.» Rory la guardò. «Abbiamo già stabilito che non devi mangiarlo.» «Non mi piace.» Prima che Rory potesse reagire, Shannon si alzò sorridendo. «Lascia che porti via il piatto.» Allungò la mano sul tavolo, prese la scodella e si allontanò. Poi ritornò e sedette come se non fosse successo niente. Tecnicamente non era successo niente. Aveva aggirato il problema reagendo con la calma. Certo, lui sapeva che cosa doveva fare, ma dopo dieci estenuanti ore sulla strada, doveva essere stanco e nervoso come Finley. E l'imbarazzante attrazione che provava per Shannon non aiutava la situazione. «Non voglio nemmeno il panino.» Ecco che ci risiamo. «Finley...» «Sono stanca.» Prima che Rory potesse ricordarle che lo era anche lui, Shannon si alzò. «Ho proprio il rimedio per la stanchezza. Un bel bagno rilassante!» Finley si illuminò immediatamente. «Davvero?» «Ho vari tipi di bagnoschiuma. Perché non andiamo a riempire la vasca?» Lei balzò giù dalla sedia. «D'accordo!» Sparirono in fondo al corridoio e Rory si passò una mano sul viso. Non sapeva decidere che cosa lo avrebbe fatto impazzire per primo, sua figlia o i suoi ormoni.

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