Michelle Douglas
Una chef per il capo
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Redemption of Rico D'Angelo Harlequin Mills & Boon Romance © 2013 Michelle Douglas Traduzione di Paola Picasso Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Jolly settembre 2014 Questo volume è stato stampato nell'agosto 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390 Periodico settimanale n. 2570 dello 02/09/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Rico diede un'ultima occhiata al plico che aveva davanti poi, sbuffando, si lasciò cadere sulla seggiola. Aveva sperato ardentemente di trovare una persona capace e qualificata che si entusiasmasse al pari di lui per quel progetto, ma dopo un giorno e mezzo di colloqui poteva dire addio alle illusioni. Raddrizzando la schiena con uno scatto d'impazienza, premette il pulsante dell'interfono. «Lisle» abbaiò. «Janeen Cuthbert è arrivata?» «No, d'altra parte mancano ancora dieci minuti al suo appuntamento.» «Grazie.» Non era forse una buona regola presentarsi dieci minuti prima a un colloquio di lavoro?, si chiese di malumore. Sospirando, chiuse il file di Janeen Cuthbert, poi si premette le dita sulle tempie pulsanti. Aveva creduto di trovare facilmente un ispirato direttore di ristorante, legato alla comunità in quella città piena di violenza. Non era incontentabile: voleva semplicemente la persona giusta. Aveva intervistato dei giovani brillanti e pieni di entusiasmo, ma privi di esperienza. Brave persone, ma sapeva in anticipo quello che sarebbe successo lavorando con loro. Quei giovani si sarebbero gettati a cor5
po morto nel lavoro e sarebbero rimasti delusi. Ci sarebbero state lacrime e recriminazioni e alla fine se ne sarebbero andati, lasciandolo nelle pesti. Quel progetto era troppo importante per correre dei rischi. L'orologio segnava cinque minuti alle due. Se Janeen Cuthbert non si fosse presentata alle due in punto, sarebbe andato dritto a casa. La donna aveva lavorato in un bar, ma lui voleva una persona che prendesse seriamente il suo compito, che vi si dedicasse anima e corpo e facesse funzionare il suo bar. Trascorse i cinque minuti successivi tambureggiando con le dita sul ripiano della scrivania, evitando di guardare oltre la finestra il traffico della strada principale. Come direttore del reparto progetti non aveva una segretaria personale, perciò doveva dividere Lisle con altri due ufficiali governativi, ma non gli importava. Da molto tempo aveva capito che, se voleva che un lavoro fosse fatto, doveva farlo lui stesso. Guardò l'orologio. Erano le due precise. Fece per premere il pulsante dell'interfono, ma Lisle lo prevenne d'un soffio. «Janeen Cuthbert è qui.» Lui digrignò i denti. «Falla entrare.» Dopo tre secondi udì un leggero colpo alla porta. Era un modo di bussare troppo delicato. Mancava di carattere e lui ne aveva abbastanza di ragazze dolci e inefficienti. «Si accomodi...» borbottò. Ma la giovane donna che entrò gli fece cambiare subito opinione. Janeen Cuthbert non sembrava priva di spina dorsale, bensì pronta a esplodere di rabbia. Cercava di nasconderlo sotto un sorriso, ma lui riconosceva i segni: occhi scintillanti, volto arrossato, narici palpitanti. Dopo averla osservata un attimo, fu sicuro che quella donna non fosse né debole né arrendevole. 6
«Signor D'Angelo?» Lui scattò in piedi e aggirò la scrivania. «Sì.» «Piacere di conoscerla. Sono Neen Cuthbert» si presentò lei, avanzando a mano tesa. Rico gliela strinse, notando che le sue dita erano di un rosso acceso. La giovane non portava le calze e anche le sue ginocchia erano rosse e lucide. Ma ciò che attirò la sua attenzione furono quattro impronte di zampe sul suo abito grigio: due sulle cosce e due sopra i seni. Per la prima volta da un paio di giorni si trovò a dover nascondere un sorriso. La ragazza sollevò il mento, come se lo sfidasse a esprimere un commento. «Lieto di conoscerla, Neen» rispose in tono pacato. Poi scosse la testa. «Suppongo che la sua giornata sia stata stressante quanto la mia.» Un lampo di divertimento le illuminò il viso. «È così evidente, vero?» replicò, guardando le impronte sul vestito. «Si è trattato di una specie di collaudo.» «Si sieda, la prego.» Rico tornò dietro la scrivania e accese l'interfono. «So che siamo fuori orario, Lisle, ma sarebbe possibile avere un caffè?» «Arriva subito» rispose la segretaria allegramente. Rico era convinto che gli altri due dirigenti sfruttassero Lisle. A lui non sembrava che preparare il caffè facesse parte dei suoi compiti. Tuttavia, in quel caso, era disposto a fare un'eccezione. «Lei è molto gentile.» Lo sguardo della ragazza era diretto. «Non deve disturbarsi per me.» «Forse non mi ringrazierà dopo averlo assaggiato» rispose lui, con noncuranza. «A essere sincero, sento il bisogno di un po' di caffeina.» «Desumo quindi che i colloqui che ha fatto finora non siano andati bene.» Rico si agitò sulla sedia. Non si stava comportando in modo professionale. Aveva abbassato la guardia, 7
cosa che non gli succedeva da moltissimo tempo. Aveva bisogno di una vacanza, pensò. Poi scosse la testa. Non aveva tempo di prendersi una vacanza. «La cosa non mi stupisce più di tanto» commentò lei, fraintendendo il suo silenzio. «Cerca un direttore di un bar-caffetteria molto qualificato, ma lo stipendio che offre non si può considerare allettante.» «Eppure lei è qui.» La giovane indicò il suo curriculum sulla scrivania. «Come avrà capito, leggendolo, io non sono molto qualificata.» «E si è presentata ugualmente al colloquio?» «Certo, visto che mi ha convocata.» Di sicuro non era priva di spina dorsale e questa era la dote che serviva per quel particolare lavoro. Lisle portò i due caffè e quando se ne fu andata, Rico indicò le impronte di zampe, evitando di guardarle il seno. «Che cos'è successo?» domandò. Non glielo avrebbe chiesto, ma lei aveva criticato lo stipendio che offriva e questo lo dispensava da uno sfoggio di galanteria. Inoltre quelle zampate lo distraevano e, se avesse capito come se le era procurate, avrebbe poi potuto concentrarsi sul colloquio. La ragazza abbassò la tazzina di colpo, senza tuttavia far debordare il caffè. «Oggi è andato tutto storto. Mi ero preparata un bel discorso riguardo al motivo per cui sono la persona più adatta per il suo progetto e invece ho espresso un commento malevolo sullo stipendio. Poi...» Per un attimo incurvò le spalle, ma le raddrizzò subito e sollevò di nuovo la tazza. «Adesso voglio rilassarmi, tanto quello che dirò d'ora in avanti non avrà importanza. Dopo quello che ho passato oggi, non intendo abbattermi.» «Mi racconti» insistette lui. La ragazza strinse la tazzina tra le mani e incrociò 8
le gambe, mostrando ancor meglio le ginocchia rosse. «La mia ineffabile vicina mi ha mollato il suo cane. Me lo ha regalato, riesce a crederci? Già, perché lei è partita per l'Italia con un contratto da indossatrice e non sa quando tornerà.» «E così il cane...» «Montgomery.» «È stato lui a conciarla così?» «Ha fatto molto di più. Dovrebbe vedere in che stato ha ridotto il mio completo blu e le mie calze.» Rico la guardò bere un sorso di caffè a occhi chiusi, con espressione beata e sollevando la sua tazzina la imitò, accorgendosi che come per magia la tensione lo stava abbandonando. «Ma non è colpa del povero Monty. Audra non lo ha mai addestrato e a quattordici mesi è ancora un cucciolone.» «Di che razza è?» «Un alano» spiegò lei, disgustata. «Non un grazioso barboncino. Audra lo considerava banale. Voleva essere la modella con l'alano. Pensava che le sue foto sarebbero state meravigliose e le avrebbero offerto molte opportunità.» «Non è stato così?» Lei ridacchiò e il suo volto si trasformò. Quella ragazza aveva carattere e senso dell'umorismo. Qualità indispensabili per il lavoro che Rico aveva in mente. «Oh, le opportunità ci sono state, ma non per Audra.» Rico scoppiò a ridere. «Perché ha accettato di prendere il suo cane?» «Ah, ecco. Perché lei lo ha fatto entrare nel mio appartamento mentre facevo la doccia. Mi ha lasciato un biglietto e si è precipitata all'aeroporto.» Era l'azione di una persona che sapeva che di Neen non ci si poteva approfittare. «Che cosa pensa di fare con Monty?» 9
«Penso che dovrò trovargli una casa» rispose lei, scoccandogli un sorriso tanto dolce da togliergli il respiro. «Signor D'Angelo» mormorò poi, «lei sembra proprio il tipo che ha bisogno di un cane.» Rico la fissò, lottando per recuperare la voce. «Non sto mai a casa, quindi non sarebbe giusto per il cane» rispose. Tutta la sua dolcezza svanì. «Vorrei che tutti quelli che decidono di prendere un cane pensassero a queste cose» borbottò la ragazza. «Dovrebbero sottoporre a un esame tutte le persone che vogliono adottare un cane, prima di concedere il benestare.» «Lo stesso principio dovrebbe valere per i bambini...» borbottò lui. Neen lo fissò. «Ha avuto un'infanzia difficile, giusto?» «Svantaggiata» rettificò Rico. «Il significato è lo stesso.» «Bene» sospirò lui, cambiando discorso. «Lo scopo di questo bar è addestrare dei giovani in condizioni disagiate a servire a tavola e a cucinare, di modo che in seguito possano trovare un impiego nel settore della ristorazione.» Lei finì di bere il caffè e si protese in avanti. «Signor D'Angelo, le auguro buona fortuna e la ringrazio per la breve pausa di riposo e per il caffè.» «Neen, lei non è stata scartata.» La ragazza, che aveva cominciato ad alzarsi, ricadde sulla sedia. «No?» «No.» «Perché?» domandò lei con aria sospettosa. Rico rise. Una buona dose di diffidenza le sarebbe stata utile. Quella ragazza possedeva tutti i requisiti richiesti. «Non tutti quelli che ho interrogato sono stati una perdita di tempo. Alcuni hanno del potenziale.» «Ma?» chiese lei. 10
«Dubito della loro dedizione alla causa.» Neen incrociò le braccia. «Come mai non dubita della mia?» Rico non ebbe bisogno di pensarci. «Lei è sincera. Inoltre ha grinta e possiede uno spiccato senso dell'umorismo. Qualità che serviranno in questo lavoro.» «Vedo che non intende zuccherare la pillola, affermando che sarà il lavoro della mia vita» commentò lei. «Sarà una sfida, ma le darà molte soddisfazioni. Inoltre lei ama i cani e chi ama i cani in genere va d'accordo con i ragazzi.» «Non io.» Lui sbatté le palpebre. «Odio i cani. Non li sopporto. Sono animali rumorosi, puzzolenti e stupidi. Preferirei avere un gatto.» «Però sta cercando di trovare una casa a Monty. Non l'ha buttato in mezzo alla strada.» «Non è colpa del cane se la sua padrona lo ha abbandonato» tenne a precisare lei. «Ciò significa, Neen» dichiarò lui protendendosi in avanti, «che lei è una persona integra, dote indispensabile per me.» «E la mia mancanza di esperienza?» Rico prese il suo curriculum e lo scorse. «Da quando ha terminato gli studi, otto anni fa, lei ha lavorato nel campo della ristorazione.» «Ho fatto la cameriera, occasionalmente la cuoca e lavorato in un'importante ditta di catering.» «Vedo che di recente ha completato un corso per diventare contabile.» «La meta che mi sono posta, anche se lontana, è possedere un bar mio.» «Una meta ambiziosa.» «Bisogna sognare in grande, non crede?» 11
«Che cos'altro può aggiungere alle sue qualifiche, Neen?» Gli occhi di lei danzarono. «Intende oltre alla sincerità, alla grinta, al senso dell'umorismo e all'integrità?» Aveva ragione, pensò lui, chiudendo la bocca. Aveva ancora un colloquio da fare. Non doveva comportarsi impulsivamente. «Sono una grande lavoratrice» dichiarò lei. «Ecco che cosa posso offrirle.» Lo disse come se fosse la cosa più importante del mondo e forse lo era. «Ho ricoperto il ruolo di direttrice in diverse occasioni, ma non ho mai ottenuto quella qualifica. Desidero acquisire l'esperienza che il suo lavoro mi procurerà. In cambio lavorerò senza risparmiarmi e non la deluderò.» Rico le credette, ma doveva farle altre due domande. «Come mai attualmente è disoccupata?» Lei esitò. «Ragioni personali» rispose. Poi lo scrutò, come se cercasse di capire se poteva fidarsi. Alla fine sollevò una spalla. «All'inizio dell'anno ho ricevuto un'eredità. Volevo realizzare subito il sogno di un bar tutto mio, ma il testamento è stato impugnato» concluse, respingendo i capelli dietro l'orecchio. Non c'era bisogno che spiegasse quanto fosse rimasta male. Era evidente. «Mi dispiace.» «Cose che succedono» replicò lei, sollevando il mento. I suoi occhi azzurri erano velati. «Mi è sembrato saggio trovare un impiego, in attesa che il giudice si pronunci.» Rico annuì. Quella ragazza non era il tipo da restare a piangere in un angolo. Aveva la sensazione che Janeen Cuthbert, come lui stesso, nei momenti difficili avesse bisogno di tenersi occupata. «Un'ultima domanda» disse a quel punto. «Lei sa12
rebbe disposta a firmare un contratto di due anni?» «No» rispose lei senza esitare. La giornata tornò a essere grigia e cupa. «Ma sono pronta a firmarne uno di dodici mesi.» Era già qualcosa, pensò lui, ma non bastava. Peccato. Perché Neen Cuthbert era perfetta sotto tutti i punti di vista. Il mattino dopo Rico telefonò alle persone che avevano dato le referenze di altri due candidati. «Pasticciere di talento con cinque anni di esperienza manageriale» gli venne detto. «Ma impulsivo e facile alla collera.» Difetti che lo escludevano automaticamente. A lui serviva un direttore che sapesse creare un clima amichevole. Tornò a prendere il curriculum di Neen e chiamò il suo referente. L'uomo dichiarò che se lui non le avesse dato il posto, l'avrebbe riassunta subito. Rico mordicchiò la biro, camminò avanti e indietro per l'ufficio, poi tornò a sedersi dietro la scrivania e confrontò il curriculum di Neen con quello dell'ultima candidata. Helen Clarkson aveva più esperienza ed era pronta a firmare un contratto per due anni. Era disposta a impegnarsi. Rimise i plichi nel contenitore e andò nell'ufficio adiacente. «Lisle, dovresti telefonare a Helen Clarkson e offrirle il posto. Se lo accetta...» «Helen Clarkson mi ha appena chiamata. È stata assunta da una ditta di Launceston.» Ma non aveva appena assicurato di essere pronta a impegnarsi? Bugie. Tutte bugie. Neen non aveva mentito. «Bene. Offri l'impiego a Neen Cuthbert. Dille che deve venire a firmare il contratto entro la settimana.» «La chiamo subito.» 13
Tornato nel suo ufficio, Rico si mise a scrivere a tutti coloro che avevano dimostrato di voler sponsorizzare il suo progetto. Assicurarsi i fondi era indispensabile. Un'ora dopo, posò la penna e aprì la porta comunicante con la segretaria. «Hai parlato con Neen Cuthbert, Lisle?» «Sì. È stata felice di accettare.» «Ottimo.» Rico guardò l' orologio. «Abita a Bellerive, vero?» Lisle frugò tra i suoi documenti. Avrebbe potuto dirle di lasciar perdere. Aveva memorizzato tutti i dati di Neen Cuthbert. La segretaria gli consegnò un plico e lui lo prese. «Ho un appuntamento con il direttore dell'East Shopping Centre. Devo convincerlo a sponsorizzare un programma che permetta a ragazzi disoccupati di impratichirsi sulle navi da addestramento. Dato che mi troverò da quelle parti, passerò da lei per farle sottoscrivere il contratto.» Lisle gli diede una copia del contratto senza dire una parola. Era abituata alla sua impulsività. «Ti ricordi che la settimana prossima la Harley annuncerà pubblicamente un concorso per un posto importante? Dovresti iscriverti, Rico.» «Sono più utile qui.» «Sprechi il tuo talento.» «Sono contento di quello che faccio.» Ed era vero. Sapeva di poter fare la differenza per molti giovani e questo era più che gratificante. «Santo cielo, Monty, calmati!» sbuffò Neen, alzando il volume della radio nella speranza che la musica sovrastasse i latrati del cane. Se avesse continuato così, i suoi vicini si sarebbero lamentati. Doveva finire di preparare la cena, poi l'avrebbe 14
fatto entrare. Era necessario sorvegliarlo a vista, altrimenti Monty avrebbe distrutto il suo appartamento. Sapendola in casa non si dava pace e continuava ad abbaiare. Sapeva che si sentiva solo, che gli mancava Audra e che cercava un po' di compagnia. Povero cane sciocco. Se si fosse limitato a sedersi ai suoi piedi, sgranocchiando un osso... Sospirando, aprì la finestra che dava sul giardino e lo chiamò. «Ehi, Monty!» Il cane arrivò al galoppo, abbaiando e abbaiando. «Se non la pianti di fare tutto questo baccano, come potrai udire quello che ho da dirti?» lo apostrofò. Il cane si zittì un momento e la radio strepitò. Neen cercò di ignorarla. «Dobbiamo capire quale casa andrebbe meglio per te. Hai qualche idea? Penso che non debbano esserci dei bambini perché li travolgeresti e...» Monty ricominciò ad abbaiare e lei riprese ad affettare le cipolle, i peperoni rossi e il cavolo per la sua cena. «Pensavo a una grande proprietà dove tu possa correre contento e felice e...» Adesso Monty non abbaiava più verso di lei, bensì in direzione di qualcosa che era alle sue spalle. Un movimento riflesso nel vetro della finestra la indusse a voltarsi, brandendo il coltello, tutti i muscoli tesi. Una figura maschile era apparsa sulla porta della cucina. Con il cuore che le batteva in gola, Neen strinse più forte il coltello. L'uomo alzò le mani in un gesto di resa, poi retrocesse, uscì dalla casa e aggirato l'angolo si presentò davanti alla porta schermata. A quel punto il suo cervello ottenebrato lo riconobbe. Era Rico D'Angelo, il suo nuovo datore di lavoro. 15
Il cuore continuò a batterle furiosamente e la sua mano seguitò a stringere il coltello. Rico bussò, ma lei non lo udì. Tremava e aveva la gola chiusa da un nodo di terrore. «Signor D'Angelo» balbettò, deglutendo convulsamente. «Io... Si accomodi.» Lui scosse la testa. «Non mi sembra una buona idea. Volevo solo lasciarle questo» dichiarò, mostrandole dei fogli. Monty riprese ad abbaiare e lei temette che le scoppiasse la testa. Disperata, si premette le dita sulle tempie. «È Monty quello? Che ne dice di portarlo a spasso? Credo che abbia voglia di muoversi.» Gradualmente il battito cardiaco rallentò. «Presumo che lei abbia molte cose da fare.» «Sono passato da qui per discutere alcuni dettagli e farle firmare il contratto. So che avrei dovuto telefonarle prima, ma ho un appuntamento in questa zona, perciò, trovandomi da queste parti, ho pensato di suonare alla sua porta.» Neen sentì il bisogno di uscire di casa e di prendere una boccata d'aria fresca, sperando di ritrovare il suo equilibrio. «È sicuro di avere un po' di tempo?» «Sì.» «Vado a prendere il guinzaglio di Monty.» Un attimo dopo, tirandosi dietro il cane, Neen uscì e chiuse a chiave la porta, evitando di guardare la sua auto posteggiata sotto una tettoria, le cui gomme erano state squarciate. Se il suo enigmatico datore di lavoro le avesse viste, avrebbe pensato d'aver assunto una squilibrata. «Sono contento che abbia accettato l'impiego che le ho offerto, Neen. Nutro grandi speranze per questo bar e lei è la persona giusta per gestirlo.» Il suo sorriso era troppo gentile e compassionevole. 16
Neen si lasciò sfuggire un sospiro. «Ha visto le gomme, vero?» Monty scelse quel momento per scattare, dandole uno strattone al braccio. Senza dire una parola, Rico s'impossessò del guinzaglio. «È successo oggi?» domandò. Lei incrociò le braccia e annuì. «Adesso non mi chieda perché, dopo un fatto del genere, sono stata tanto imprudente da lasciare aperta la porta di casa.» «Forse lo ha fatto per Monty» suggerì lui. «Lui è sempre felice di vedermi. Ho visto le gomme ridotte in quel modo, tornando dal supermercato e per poco non sono svenuta. Che stupida sono stata!» concluse, chiudendo gli occhi. Da quando aveva saputo che il testamento del nonno era stato impugnato, non riusciva più a ragionare e a concentrarsi. Doveva smetterla e cominciare a stare attenta. «Ha denunciato l'incidente alla polizia?» «Sì.» Neen si fece coraggio e lo guardò in faccia. «Signor D'Angelo, mi dispiace d'aver reagito in quel modo quando l'ho vista, ma oggi sono molto nervosa.» Camminando erano arrivati all'incrocio. Lei si fermò e ordinò al cane di sedersi. Monty la guardò con indifferenza. Lei insistette, facendo un gesto esplicito e l'alano continuò a fissarla con scarso interesse, ma quando la vide incrociare le braccia e ignorarlo, si decise a sedersi. «Bravo ragazzo.» Neen lo grattò tra le orecchie, poi, facendo un cenno a Rico, si diresse verso il parco e la spiaggia di Bellerive. «Sta migliorando» mormorò più a se stessa che al suo accompagnatore. Rico si girò a guardarla. «Sa una cosa, Neen? Sono io che devo scusarmi. Non sarei dovuto entrare in casa 17
sua in quel modo, spaventandola a morte. Ho suonato e suonato. L'ho anche chiamata, ma...» «Tra Monty e la radio...» E la confusione che aveva in testa. «Non l'ho udita. Non è stata colpa sua, signor D'angelo, non deve scusarsi.» «Rico» ordinò lui. Quel nome gli stava bene solo perché i suoi tratti somatici e i suoi colori scuri erano tipici degli italiani, ma il suo aspetto era quello di un tipo spigliato e spensierato. Eppure era un uomo che si era posto una meta importante, una missione, e come tutti gli uomini che avevano la fissazione di salvare il mondo, se lo portava sulle spalle. Ma anche se le sue spalle erano larghe, nessuno avrebbe dovuto sobbarcarsi un peso del genere. Rico si voltò verso di lei così di colpo che Monty saltò da un lato. «Mi ascolti. Non ho potuto fare a meno di notare che le sole gomme squarciate erano le sue. Che cosa sta succedendo? C'è qualcosa che dovrei sapere?» Rendendosi conto di dovergli dire come stavano le cose per la sicurezza dei suoi dipendenti, Neen si sentì morire e pensò che a quel punto lui avrebbe ritirato l'offerta di impiego. Incapace di parlare, indicò la spiaggia a poca distanza. «Andiamo là. Monty si metterà a correre come un matto e si stancherà.» «È sicura che non scappi?» domandò lui, prima di slacciare il guinzaglio. «No, ma... resterà comunque sulla spiaggia» rispose lei con sicurezza. Appena libero, il grosso alano si catapultò nell'acqua, sollevando enormi spruzzi «Quando Monty tornerà a casa, la riempirà di sabbia dappertutto» l'avvertì Rico. «La toglierò con l'aspirapolvere. Preferisco questo, 18
piuttosto che vederlo rosicchiare i mobili. Se potrà scatenarsi per un'ora, per il resto della giornata sarà un agnellino.» «Mi spieghi» le sollecitò lui con dolcezza. Neen annuì, consapevole di dover parlare. «Le gomme squarciate non sono un incidente isolato. La polizia è al corrente della situazione, ma non può fare molto. Quattro mesi fa ho rotto la relazione con un uomo che non ha accettato che lo lasciassi.» «La perseguita? La minaccia?» Neen si strinse nelle spalle. «Non ho la prova che sia stato lui a tagliarmi le gomme. Comunque l'ho denunciato e so che gli hanno notificato l'ordine di stare alla larga da me.» Eppure, nonostante la situazione, lei aveva lasciato aperta la porta!
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2570 - Una chef per il capo
di M. Douglas Rico mai avrebbe pensato che assumere Neen gli avrebbe dato così tanta soddisfazione. La donna è una vera forza della natura, oltre a essere fantastica sotto ogni punto di vista. Peccato che Rico abbia smesso di mischiare gli affari con il piacere. Ma la cosa, ora, non sarà affatto semplice.
2571 - Aperitivo tra... amici?
di A. Weaver Matt è il nuovo vicino di casa di Callie, peccato che sia stato anche il migliore amico del suo defunto marito. Il fascino dell'uomo è sempre stato incontestabile e ora la donna sente di provare per lui qualcosa che non dovrebbe sentire. Che fare? Callie, lo saluti, lo inviti a bere e poi amici come prima...
2572 - Dolci segreti tra ex
di S. Meier Wyatt vorrebbe solo riposare e trascorrere in relax qualche giorno di vacanza, e invece tutto viene stravolto quando scopre che la nuova vicina di casa è Missy, la sua ex fiamma del liceo. C'è qualcosa che non va e Wyatt vuole scoprire che cosa. QUANDO L'AMORE NON VA IN VACANZA, primo appuntamento.
2573 - Corteggiato da una principessa
di C. Rimmer La principessa Rhiannon ha appena scoperto di essere incinta della sua guardia del corpo, Marcus. Lui appena lo saprà vorrà sposarla, ma lei non intende sposarsi solo per dovere. Prima lo farà innamorare perdutamente. La CASATA DEI BRAVO è tornata con un'altra avvincente puntata.
dal 7 ottobre 2574 - Dimmi ancora di sì
di S. Jump Emily Watson è tornata alla locanda in cui ha passato tanti momenti felici. Ora è qui per ritrovare se stessa e per riflettere sulle importanti decisioni che deve prendere: chiedere il divorzio e crescere il bambino che aspetta da sola. Primo appuntamento con LE RAGAZZE DEL PAN DI ZENZERO.
2575 - Vacanze con il capo
di S. Meier Althea Johnson ne è convinta: lassù qualcuno la ama. Non potrebbe essere altrimenti. È appena diventata la tata di due bambini adorabili e in più dovrà trattare con il loro papà: single e molto avvenente. Troverà forse l'amore? Ultimo appuntamento con QUANDO L'AMORE NON VA IN VACANZA.
2576 Come riconquisto il milionario
di S. Pembroke Uomini! Si può fare a meno di loro? Lucinda Myles se lo sta chiedendo spesso ultimamente, specialmente da quando Ben Hampton è tornato nella sua vita più affascinante, sensuale e magnetico che mai, ma... ovviamente c'è un ma, sempre superficiale e insofferente a qualsiasi tipo di legame.
2577 - Sposerò una principessa
di C. Rimmer Noah Cordell pare abbia trovato la futura signora Cordell. Pelle di porcella, corpo ben proporzionato... L'unico insignificante particolare è che la ragazza è la principessa Alice, la più dispotica e allergica ai legami sentimentali di tutta la famiglia reale. Nuovo appuntamento con LA CASATA DEI BRAVO.
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