J2588 a cena con il conte

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Nel 2015 vivi amori da favola: a partire da questo mese non perdere nemmeno un appuntamento con

Aascinanti conti, irresistibili principi, seducenti aristocratici sono pronti a farti battere il cuore in una serie di romanzi tutta da leggere...

Le storie da sogno di Nobili Legami ti aspettano in Jolly di: * Gennaio in “A cena con il Conte�

e poi a: * Aprile * Maggio * Giugno * Agosto * Novembre Ti aspettiamo in edicola e su www.harlequinmondadori.it


IL DIAMANTE, IL MIGLIOR AMICO DI UNA DONNA? NON SEMPRE! Il diamante, da sempre, pare essere la pietra preziosa preferita dalle donne. Sin dall'antichità ha simboleggiato potere e ricchezza, suscitando in chi si imbatteva in essa ammirazione e desiderio di possesso. Ma tra tutti i diamanti, forse ce n'è uno che più che possederlo, le donne, ma anche gli uomini, farebbero carte false per disfarsene: il diamante Hope, colorazione blu zaffiro, quarantaquattro carati, attualmente conservato al Smithsonian Institute, uno dei più belli e preziosi diamanti che esistano al mondo. Pare, però, che tutte le persone che si sono imbattute in questa bellissima pietra siano state perseguitate dalla sfortuna. Dal primo possessore e scopritore, JeanBaptiste Tavernier, che dopo averlo venduto a Luigi XIV, perse tutti i suoi averi e cercò fortuna in India, ma non vi arrivò mai, perché fu sbranato da un branco di cani selvatici; sino all'ultimo proprietario Edward Beale McLean, che fu investito da una serie di sventure, tra cui il suicidio della figlia. Semplici coincidenze o reale maledizione? Le correnti di pensiero sono diverse e molteplici. Ognuno può pensarla come vuole, ma una cosa è certa: noi donne comunque non smetteremo mai di amare i diamanti e di reputarli i nostri migliori amici.

Arrivederci alla prossima curiosità!


Marion Lennox

A cena con il conte


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Christmas at the Castle Harlequin Mills & Boon Romance © 2013 Marion Lennox Traduzione di Leonora Sioli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Jolly gennaio 2015 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390 Periodico settimanale n. 2588 del 21/01/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 «Per favore, signore, ci permetta di venire al castello di Craigie per Natale. È il posto in cui siamo nati e vorremmo rivederlo prima che venga venduto. Ci sono tante stanze. Non daremo fastidio. La prego, signor Conte.» Signor Conte. Era un titolo altisonante a cui Angus non era abituato, e a cui non voleva abituarsi, visto che non vedeva l'ora di disfarsi del castello e di tutto ciò che esso rappresentava. Quel ragazzino, però, non poteva saperlo nonostante fosse il suo fratellastro. Ben e le sue due sorelle, infatti, erano il frutto del secondo disastroso matrimonio del padre di Angus ma, a differenza di lui che era cresciuto a Manhattan e aveva potuto godere delle ricchezze di una madre benestante, i tre ragazzini avevano vissuto nella povertà, in balia dei capricci del vecchio conte. «Nostra madre è malata» continuò Ben con decisione, «e non può portarci lì solo per una breve visita. Quando lei ci ha scritto per avvertirci che il castello sarebbe stato venduto, e che se volevamo qualcosa potevamo averla... nostra madre non vuole nulla, ma noi sì. Nostro padre ci ha cacciati all'improvviso. Mary, che ha tredici anni, passava ore sulle colline a giocare con i tassi o gli altri animaletti del bosco. So 5


che può sembrare sciocco ma li adorava e piange ogni volta che ci pensa. Non c'è nulla di simile a Londra e vorrebbe dire addio ai suoi piccoli amici. Polly, che ha dieci anni, vorrebbe tanto giocare ancora nei sotterranei e fare delle fotografie per dimostrare ai suoi amici che ha vissuto davvero in un castello. Quanto a me... I miei amici sono a Craigenstone. Facevo parte di una band. Mi piacerebbe passare un po' di tempo con loro. Il periodo natalizio sarebbe l'ideale... la mamma sta così male. Sarebbe solo... sarebbe solo...» il ragazzino si bloccò, ma poi si fece forza e continuò. «La prego. Lì c'è la nostra storia. Desideriamo solo dire addio al castello. La prego, signore...» Angus Stuart era un determinato finanziere di Manhattan che dirigeva una delle più importanti compagnie di investimenti del mondo. Era abituato ad assumere e licenziare persone senza farsi troppi scrupoli, quindi non era solito lasciarsi impietosire dalle suppliche di qualcuno. Quel ragazzino di sedici anni, però, lo stava implorando di permettere a lui e alle sue sorelline di dire addio alla casa in cui erano cresciuti e Angus non riuscì a restare indifferente. Non sapeva per quale ragione fossero stati cacciati all'improvviso tre anni prima, ma conoscendo la pessima reputazione di suo padre, poteva immaginare che cosa fosse successo. D'altro canto accettare la richiesta di Ben avrebbe significato... ospitare lui, le sue sorelle e la loro madre malata. Tenere il castello aperto più di quanto non avesse previsto, e passare con loro il Natale. Guardandosi intorno, mentre era in piedi nel grande ingresso del castello, Angus pensò che c'erano mille ragioni per rifiutare. Eppure... Il fatto era che, controllando la corrispondenza di 6


suo padre, aveva letto le lettere disperate che la madre dei ragazzini aveva mandato al conte, parlandogli della propria malattia e chiedendogli un aiuto economico. Aiuto che, stando ai libri contabili, non era mai arrivato. Quei tre ragazzini e la loro madre dovevano avere passato l'inferno. «Se riesco a trovare qualcuno che si occupi di voi...» cominciò Angus. «Si prenderà cura di noi nostra madre. Onestam...» «Mi hai appena detto che vostra madre è malata. Ho la sensazione che nessuno si sia occupato di questo posto da quando ve ne siete andati, tre anni fa. Se riesco a trovare qualcuno che cucini e renda abitabile il castello, allora sì, potrete restare qui per il periodo natalizio. Altrimenti no. Ma ti prometto che farò del mio meglio per riuscirci.» E dato che Angus Stuart manteneva sempre le promesse, lo avrebbe fatto per davvero. Anche se, in tutta onestà, non ne aveva alcuna voglia. Il Natale era una festa per le famiglie e Angus McTavish Stuart, ottavo conte di Craigenstone non credeva nella famiglia. C'era stato un periodo in cui aveva sognato di averne una tutta sua, ma quel sogno era svanito. Inoltre il castello di Craigie non era mai stato il luogo delle riunioni familiari, e non lo sarebbe mai diventato. Per un ragazzino e la sua famiglia, però, si poteva fare un'eccezione. Solo per una volta. Solo per Natale. Cuoca/Governante cercasi per tre settimane, durante il periodo natalizio. Disponibilità immediata. Presentarsi di persona al castello di Craigie. L'annuncio era attaccato alla vetrina del piccolo supermercato di Craigenstone, e spiccava sugli altri 7


poiché era scritto su carta pergamena e aveva il sigillo del Conte di Craigenstone. Cuoca/Governante... perché no? «Potrei farlo» affermò Holly con aria pensierosa. Sua nonna scosse la testa così vigorosamente da far cadere il cappellino. «Al castello? Per il Conte? No!» «Per quale ragione? Per caso è un orco?» «Più o meno. È il Conte. Conte, orco, sono la stessa cosa!» «Credevo mi avessi detto che non conosci l'attuale conte.» «Come si dice, tale padre tale figlio» reagì la signora, raccogliendo il cappellino dalla neve per rimetterlo sui riccioli grigi. «Suo padre è stato un meschino tiranno per settant'anni. Prima di lui lo era stato suo padre e anche suo nonno. Questo Conte ha vissuto negli Stati Uniti per trentacinque anni, ma non credo che sia diverso dai suoi predecessori.» «Quanti anni ha?» «Trentasei.» «Quindi ha vissuto negli Stati Uniti da quando aveva un anno?» si sorprese Holly. «Sua madre, Helen, era un'ereditiera americana» le spiegò la nonna, Maggie, mantenendo un tono severo. «Si racconta che il vecchio Conte l'abbia sposata proprio per questo, per i soldi. Il denaro era il suo dio. Non si è mai capito come sia riuscito a convincere una ragazza così adorabile a trasferirsi a vivere in quella specie di mausoleo che è il castello di Craigie. Pare l'abbia corteggiata a Londra – sapeva essere irresistibile quando voleva – e che l'abbia portata qui solo dopo averla sposata. Dev'essere rimasta scioccata poverina!» Si voltò verso l'austero castello, che dominava il villaggio. «Resistette due anni» aggiunse, «aveva molta grinta e si dice che fosse perdutamente innamorata di lui. Il suo amore, però, non bastò per 8


far funzionare il loro matrimonio. Il Conte era un uomo meschino, freddo e alla fine lei se ne andò, portando via il loro bambino.» «Il Conte non si oppose?» «Da quel che si dice, il Conte non se ne accorse nemmeno» le spiegò Maggie. «Aveva il suo erede e questo gli bastava. Anzi il fatto di non doverlo crescere e di non dovere spendere dei soldi per la sua educazione era un vantaggio per lui. Non parlava mai né di suo figlio né della moglie. Rimase solo per qualche anno, e poi mise incinta la governante, Delia. Quella ragazza era il suo zerbino.» «Era di qui?» «No, di Londra» le spiegò Maggie. «L'aveva portata qui come cameriera ai tempi del primo matrimonio e fu uno dei pochi membri della servitù che rimase al castello dopo che la signora Helen se ne andò. In molti sono convinti che il vecchio Conte l'abbia sposata solo per non doverla più pagare. Lei, infatti, continuò a lavorare come una schiava e gli diede tre figli, di cui il Conte non si occupò mai. Anzi, li mandò addirittura a vivere nell'ala del castello adibita alla servitù. E quando poi Delia si ammalò di artrite, il Conte continuò a farla lavorare, finché a un certo punto anche lei lasciò il castello e tornò a Londra, con i figli. Da allora nessuno della famiglia venne più a Craigenstone.» «Finora» precisò Holly. «Già. Tre mesi fa moriva il Conte e due settimane fa è arrivato il suo erede.» «Che cosa sai di lui, a parte il fatto che ha vissuto negli Stati Uniti?» Holly aveva i piedi congelati. Anzi era tutta congelata, ma avrebbe camminato fino al castello se fosse servito a farle avere un lavoro. «Non molto» replicò Maggie. «La sua famiglia americana è ricca, molto ricca. Gli dedicarono un arti9


colo una quindicina di anni fa, quando la sua fidanzata morì.» «Quindici anni fa hai detto?» «Sì, più o meno. Qualcuno lesse l'articolo che era comparso su una rivista americana e sparse la voce in paese. Si diceva che era un ragazzo cresciuto nella ricchezza, ma completamente solo, visto che sua madre era diventata una specie di reclusa da quando erano tornati negli Stati Uniti. A sei anni era stato mandato in collegio. Ora è un genio della finanza. A volte lo si vede sui giornali, nella sezione dedicata all'economia. All'epoca, però... pare che frequentasse cattive compagnie. La sua fidanzata, Louise – non ricordo il cognome – era una principessina dell'alta società. Morì ad Aspen la vigilia di Natale, e la sua scomparsa fece scoppiare uno scandalo, perché la ragazza era con "un altro", e poi era stata sorpresa con della droga. Il titolo dell'articolo diceva più o meno L'erede di una fortuna tradito... Aveva ventun anni e lei ventitré. Dopo quella vicenda non si sentì più parlare di lui. Non capisco per quale ragione ora stia cercando del personale, visto che è tornato per vendere il castello.» Maggie aveva un tono un po' troppo collerico, ma forse dipendeva dal freddo. «A ogni modo, stai lontano da lui.» «Ma potrebbe offrirmi un lavoro» le fece notare Holly speranzosa. «Non ti piacerebbe ricevere un bel sacco pieno di carbone per Natale? Mmh... in fondo non mi costa nulla tentare, no?» «Ma sei qui in vacanza.» «Già» affermò Holly. Sospirò e poi ridacchiò, prendendo la nonna sottobraccio. «Comunque, a meno che non vogliamo mangiare carne in scatola per Natale, devo trovare un lavoro.» «Non stai parlando seriamente, vero?» «Che cosa ho da perdere?» 10


«La salute, per cominciare. Quell'uomo ti farà lavorare finché non avrai più l'energia di reggerti in piedi.» Maggie si voltò verso l'annuncio. «Cuoca/Governante. Il castello ha almeno venti stanze.» «Non credo che lui le voglia riempire tutte» le fece notare Holly. «È il Conte di Craigenstone. Non possiamo sapere che cosa abbia in mente di fare. Sappiamo solo che i suoi predecessori non hanno mai fatto nulla di buono.» «Ma si tratta di un lavoro, nonna» insistette Holly. «Entrambe sappiamo che ho bisogno di lavorare. Ho assolutamente bisogno di lavorare.» Tra loro calò il silenzio. Holly sapeva che cosa stava pensando sua nonna, perché lo stava pensando anche lei. Avevano a disposizione l'esorbitante somma di cinquanta sterline per sopravvivere, fino all'arrivo della pensione della nonna. Erano rovinate... «Bene» affermò Maggie dopo avere riflettuto un attimo. «Abbiamo bisogno di carbone e sarà un Natale molto triste se non lo avremo, ma se vuoi davvero proporti per quel lavoro, tesoro, io verrò con te.» «Nonna!» «Perché no? Tu hai cucinato nei migliori ristoranti dell'Australia e io, ai miei tempi, sono stata un'ottima governante. Insieme...» «Non voglio che tu debba lavorare e poi nell'annuncio si richiede una sola persona.» «Credo che mi piacerebbe lavorare» affermò con decisione Maggie. «Lo so, sono passati vent'anni dall'ultima volta in cui ho fatto la governante per mantenermi, e non si trattava di un castello. Ma sento di poterlo fare.» Ridacchiò, lasciando emergere il suo contagioso senso dell'umorismo. «Riesco già a immaginarci mentre siamo in cucina a rosicchiare le ossa del tacchino il giorno di Natale. Non è una prospettiva 11


molto allettante, ma è sempre meglio della carne in scatola.» «Quindi passeremo il Natale mangiucchiando di nascosto gli avanzi del Conte?» «Tutto ciò che cade sul pavimento è legalmente della servitù» reagì allegra Maggie. «E si sa che il giorno di Natale i camerieri possono essere molto, molto sbadati.» Respirò a fondo. «Forza, Holly, proviamo a fare questa follia. In fondo che cosa abbiamo da perdere?» «Niente.» Poiché ormai avevano già perso tutto. Sia lei sia sua nonna. «D'accordo. Torniamo a casa e scriviamo due curricula che lo lascino senza parole» affermò Holly. «Non potrà trovare di meglio.» «Eccellente!» concordò Maggie euforica. Holly era certa che non avessero alcuna possibilità di ottenere quel lavoro, tanto più che il conte stava cercando una persona, mentre loro erano due. Scrivere il curriculum, però, avrebbe distratto Maggie almeno per un pomeriggio, e questa era la sola cosa che contava. Al resto avrebbero pensato in seguito. Se nessuno avesse risposto al suo annuncio nei prossimi due giorni, Angus sarebbe potuto tornare a casa per festeggiare il Natale. Casa era un lussuoso appartamento a Manhattan, che si affacciava su Central Park. Festeggiare il Natale significava fare quello che aveva fatto ogni anno da quando era scomparsa Louise, vale a dire cenare con gli amici in uno dei più esclusivi ristoranti della città e l'indomani andare da sua madre, a Martha's Vineyard. Lei detestava il Natale, ma ormai era diventata una loro tradizione trascorrere insieme il 26 Dicem12


bre. E così avrebbero superato un altro Natale. «Se nessuno si presenta entro domani sera, mi arrendo» brontolò rivolgendosi al cane al suo fianco. Aveva trovato l'animale il primo giorno in cui era arrivato al castello, nella stalla. «È un randagio. Lo porto al canile, signore» gli aveva proposto Stanley, l'amministratore della tenuta. Solo che quando l'animale l'aveva guardato con quegli occhioni castani Angus aveva pensato che non ci sarebbe stato nulla di male nel permettergli di restare al castello per qualche giorno. «Tieni un altro biscotto» gli disse. «Questo posto è in vendita. Entrambi siamo solo di passaggio qui, ma questo non significa che non possiamo goderci il tempo che abbiamo a disposizione.» Il cane aprì un occhio, accettò il biscotto, lo sgranocchiò, quindi ricominciò a dormire pacificamente, facendogli capire che era a proprio agio in quella stanza, perché evidentemente ci aveva passato molto tempo. Chissà se suo padre era mai stato in quella stanza? Per quanto ne sapeva Angus, suo padre non aveva mai fatto nulla nella vita se non stare a letto e dare ordini. Ordini a cui, forse, nessuno aveva mai obbedito. Controllando i libri contabili, infatti, Angus si era reso conto che Stanley aveva munto le finanze del castello per anni. Non poteva licenziarlo, però. Non adesso. Era l'unico membro della servitù che era rimasto al castello, l'unico che conosceva la terra, l'unico che avrebbe potuto rispondere alle domande degli eventuali acquirenti. Lui si sentiva un estraneo lì. Voleva liberarsi di quel posto il più rapidamente possibile e poi tornare a vivere la sua vera vita. 13


Prima, però, doveva superare il Natale. O forse no. Se avesse trovato una cuoca sarebbe rimasto, e avrebbe fatto il proprio dovere. Altrimenti sarebbe partito per Manhattan. La tentazione di non cercare la cuoca era stata grande. Ma aveva fatto una promessa. Qualcuno bussò alla porta rompendo l'assoluto silenzio che regnava nel castello. Il cane alzò il muso per un istante, per poi ricominciare a dormire. «Vado io, Signore» affermò Stanley apparendo sulla porta dello studio. «Sarà qualcuno del paese che vuole chiedere qualcosa. Hanno sempre bisogno. Non si preoccupi, so come comportarmi per mandarli via. È stata una delle prime cose che mi ha insegnato a fare il Conte.» E dopo avere annuito con fare cospiratorio, se ne andò. Angus si alzò e aprì leggermente la porta per ascoltare. «Chi è?» domandò Stanley con tono poco gentile, come evidentemente gli aveva insegnato a fare suo padre. «Sono qui per rispondere al vostro annuncio. Cercate una cuoca e governante per il periodo natalizio, giusto?» Angus si sorprese nel sentire quella voce femminile così giovane e allegra. Appoggiandosi alla porta si domandò quanto tempo fosse passato dall'ultima volta in cui aveva sentito una voce femminile. Non molto per la verità. Un paio di settimane. Eppure gli pareva di essere imprigionato in quella specie di fortezza da anni. Ora poteva capire per quale ragione sua madre fosse scappata da lì. Anzi, lo sorprendeva il fatto che fosse riuscita a resistere per due anni. «È molto giovane per essere una cuoca» le rispose Stanley con tono duro. Era ovvio che, chiunque ci 14


fosse al di là della porta, non gli aveva fatto una buona impressione. «È qualificata per questo impiego?» «Non sono una cuoca, ma una chef» le rispose la ragazza. «Ho ventotto anni e cucino da quando ne avevo quindici. Ho lavorato nei migliori ristoranti dell'Australia quindi sono più che qualificata. Dato che ho qualche settimana libera ho pensato di propormi per questo lavoro. Se siete interessati...» «Sa fare i letti?» le domandò Stanley, sempre più scontroso. «No» rispose la ragazza ora con voce più incerta. «O, meglio, non in maniera molto precisa. Mia nonna, invece, che ha lavorato come governante a Goose Hall, è bravissima a fare i letti ed è interessata al lavoro.» «Ma noi cerchiamo una sola persona» le fece notare Stanley contrariato. «Il Conte vuole una persona che cucini e che faccia il suo letto.» «Non può farlo da solo il suo letto, il Conte?» «Non sia impertinente. È ovvio che non è la persona adatta per questo posto.» Dopodiché Angus sentì il portone scricchiolare, segno che Stanley lo stava chiudendo. Bene. Era finita, pensò provando un certo sollievo. Una volta che Stanley si fosse liberato di quella ragazza, non gli sarebbe rimasto altro da fare che telefonare al suo fratellastro per avvertirlo di ciò che era successo. Mi dispiace, Ben, non ho trovato nessuno che si possa occupare di voi, quindi non potete venire al castello per Natale. Organizzerò io stesso un viaggio per te e la tua famiglia in modo che abbiate la possibilità di tornare al castello ancora una volta prima che venga venduto, ma non posso fare di più. Mi dispiace. Sarebbe stato facile. Avrebbe dovuto semplice15


mente rimanere lì, senza intervenire. Soltanto che... Non può farlo da solo il letto, il Conte? Ripensando a quella frase, d'istinto Angus attraversò il lungo corridoio e raggiunse Stanley un attimo prima che lui chiudesse il portone in faccia a quella ragazza sfrontata. Era infreddolita. Questa fu la prima cosa che pensò Angus quando la vide. E poi pensò che era graziosa. Molto graziosa. Non molto alta, aveva un fisico ben proporzionato, né troppo prorompente né troppo esile, anche se non aveva scelto di sicuro un abbigliamento che lo metteva in risalto. Indossava infatti dei jeans scoloriti, scarpe da ginnastica, una felpa abbondante e un giaccone pesante senza bottoni. Dal basco rosso spuntava qualche ricciolo ramato. Non aveva un filo di trucco, e in effetti non ne aveva bisogno poiché aveva degli splendidi occhi verdi e labbra ben disegnate che ora, mentre erano piegate in quell'espressione imbronciata, la facevano sembrare molto più giovane dei suoi ventotto anni. «Sono arrivati i rinforzi?» domandò ad Angus, quando lui spalancò la porta. A quanto pareva la signorina aveva un bel caratterino, e non aveva gradito il comportamento scostante di Stanley. «È venuto ad aiutare Lurch a sbarazzarsi di me?» continuò. «Sono arrivata fin qui dal villaggio, camminando sulla vostra orribile strada piena di buche, e ora volete cacciarmi senza avere nemmeno letto il mio curriculum?» Lurch? In effetti quella ragazza aveva ragione, pensò Angus. Stanley aveva molto in comune con il maggiordomo della famiglia Addams. 16


2586 - Non puoi dirmi di no

di L. Gordon Freya non ci crede: Jackson Falcon, l'uomo che reputava un amico e una spalla su cui piangere, è colui che ha infranto tutti i suoi sogni, facendo scappare il suo fidanzato. Basta, lei con la famiglia Falcon ha chiuso e nessuno le farà cambiare idea. Ultimo appuntamento con I FRATELLI FALCON.

2587 - Follia d'amore

di S. Jump Grace mai avrebbe immaginato di tornare nel piccolo paesino del New England. Sarà un soggiorno molto noioso, o forse no. Quel bellimbusto è J.C. Carson? Il suo primo amore, quello che le ha spezzato il cuore. Forse la vacanza non sarà così noiosa. Ultimo appuntamento con LE SORELLE MCKINNON.

2588 - A cena con il conte

di M. Lennox Ecco l'occasione che Holly aspettava, lavorare al castello di Craigenstone come cuoca. I suoi guai e quelli di sua nonna sono finiti. Come sarà, però, lavorare per Lord Angus McTavish? Le malelingue dicono che sia un pessimo soggetto. Non potrà certo rinchiudermi nelle segrete del castello, giusto?

2589 - Non ti ho mai dimenticato

di R. Winters Stephanie Walsh ha una missione da compiere: trovare Nikos Vassalos, l'uomo che le ha rubato il cuore e che la farà diventare presto madre. Come prenderà la notizia? Stephanie non ne ha la più pallida idea, ma una cosa è certa, con o senza di lui quel bambino nascerà.


dal 3 febbraio 2590 - Il mio baby sitter milionario

di C. Colter Ora stiamo oltrepassando ogni limite! Daniel non ne può più del caos che sente costantemente dall'appartamento sopra il suo. La voce sensuale che le ha risposto al telefono quando lui ha chiamato, le aveva assicurato che sarebbe cessato. Ma così non pare dato che ha appena udito un rumore strano.

2591 - Una dolce sconosciuta alla porta

di S. Wilson Carrie non crede a propri occhi, davanti al suo portone c'è un bambino abbandonato. Lei non sa che cosa fare, è appena arrivata da Londra e a New York non conosce ancora nessuno. Inoltre, fuori imperversa una bufera di neve. Se bussasse al suo vicino di casa? Potrebbe darle una mano .

2592 - L'assistente del capo

di S. Meier Olivia è al settimo cielo: ha trovato lavoro. L'unico dubbio è sul suo nuovo capo, Tucker Engle, giovane, affascinante, con uno stuolo di donne al seguito. Come sarà restare al suo fianco per così tante ore al giorno? Facilissimo, lei è lì solo per lavorare, su questo non ci sono dubbi.

2593 - Ti voglio ancora

di K. Shepherd Sandy, senza sapere come, si ritrova nella piccola cittadina sul mare dove ha conosciuto il suo primo e forse unico amore, Ben Morgan. Anche Ben quando la rivede non può non pensare a quanto si sono amati. Ora però tutto è cambiato, non è più possibile tornare indietro o forse sì.


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