K8 l'uomo giusto non aspetta

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NIKKI LOGAN

L'UOMO GIUSTO (NON) ASPETTA


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Mr Right at the Wrong Time Harlequin Mills & Boon Romance © 2012 Nikki Logan Traduzione di Federica Jean Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Kiss luglio 2013 Questo volume è stato stampato nel giugno 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY KISS ISSN 2282 - 0868 Periodico mensile n. 8 del 30/07/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 433 del 22/11/2012 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo

Forse il gemito basso che vibrava nell'aria veniva dai pneumatici che giravano a vuoto, o dal motore che si raffreddava, o dall'aria che fuoriusciva dagli airbag. Oppure dal profondo della gola di Aimee Leigh. Lo sterzo premuto contro la cassa toracica non le consentiva più di un sussurro, seguito subito da un respiro difficoltoso, ma fare rumore le sembrava una priorità. Perché Aimee sapeva che se avesse fatto rumore avrebbe voluto dire che respirava ancora. Era ancora viva. Un'ondata di adrenalina le attraversò il corpo mentre girava disperatamente lo sguardo a destra e a sinistra. Fuori era buio pesto, tranne un riflesso di luna che si rifletteva nelle mille sfaccettature del parabrezza infranto della sua Honda. Ciocche dei suoi stessi capelli le sfioravano le guance, sfidando la gravità. Li scosse leggermente, ma loro ricaddero in avanti. Di colpo, capì. Non era lo sterzo che la schiacciava in maniera pe5


sante, ma il peso del suo corpo che premeva sullo sterzo. Il mondo si riorientò intorno a lei. Si portò la mano libera all'addome, alla fonte del dolore, e scoprì la cintura di sicurezza tesa contro il suo peso. Le solcava il ventre, e la tratteneva al sedile. Era questo che le aveva salvato la vita. Nel momento in cui se ne rese conto, la stretta crudele della cintura divenne insopportabile. Le sue dita tremanti trovarono la fascia trasversale che avrebbe dovuto trattenerla dalla spalla all'anca, ma da cui era scivolata fuori in parte per la violenza dell'urto. Lottando contro il panico, risalì fino al punto in cui la cintura scompariva nella parete dell'abitacolo e la afferrò, cercando una buona presa. Poi prese un profondo respiro... E tirò. Con un grido silenzioso, il suo corpo si sistemò, e la spalla le scivolò di nuovo sotto la cintura. L'improvviso allentarsi della forte pressione sull'addome fece riaffluire il sangue nella metà inferiore del suo corpo. Solo allora Aimee si rese conto che fino a quel momento non aveva sentito niente, sotto alla cintola. La fitta lancinante di sensazioni la rese più lucida. Sospesa alla cintura di sicurezza, fece un inventario delle sue estremità. Tuttavia, quando cercò di flettere il piede destro, un dolore lancinante le schizzò su per la gamba ed esplose nella notte. Un uccello schizzò via dal ramo su cui era appolla6


iato appena fuori dal finestrino, e mentre Aimee scivolava ancora nell'incoscienza del dolore il fruscio delle sue ali si confuse con il rumore felpato delle ali di un angelo. Un essere celestiale sceso sulla terra per traghettarla dalla vita... alla morte.

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«Ehi.» Dato che comunque fuori era buio pesto, Aimee non fece nemmeno lo sforzo di aprire gli occhi. Era morta? Questo avrebbe spiegato la voce senza corpo che le parlava. Forse lei, l'auto e l'albero contro cui si era schiantata quando era caduta giù dalla A10 erano stati trasportati tutti insieme in una specie di sala d'attesa celeste... Il cuore le batteva forte contro la cintura di sicurezza che ancora la teneva salda al sedile, come un astronauta legato alla sua navetta. Senza luce, la sua immaginazione cominciò a galoppare. Rivedeva l'incidente e lo schianto, e ogni volta che ci pensava le sembrava più violento. Un attimo prima viaggiava tranquilla tra le cime dei giganteschi eucalipti che crescevano sul fianco della montagna tasmaniana... ... e un attimo dopo sbandava e piombava nel vuoto per un terribile attimo, prima dello schianto. «Ehi?» 8


Aimee mosse un po' la testa. Forse era arrivato il suo turno per l'aldilà? La stavano chiamando? Si sforzò di aprire le palpebre, e scrutò inutilmente nel buio. Sì. Sono qui... Probabilmente, in paradiso bastava pensare la risposta. Lasciò andare la cintura, che stringeva ancora convulsamente, e provò a muovere la mano libera nel vuoto intorno a lei. Quasi subito toccò qualcosa, e fece scorrere le dita sulla superficie ruvida. Corteccia. Un ramo. Coperto di frammenti del suo parabrezza. Allungò la mano verso il tettuccio, trovò la luce interna e premette l'interruttore di plastica. Poi strizzò gli occhi, accecata dalla fioca luce. Davanti a lei, il cofano era accartocciato, e sopra di lei, il tettuccio era schiacciato in più punti. Ma la cosa più terrificante era l'enorme ramo che aveva trapassato il tergicristallo della sua auto, infilzandosi nel sedile del passeggero. Era quel ramo che sorreggeva tutto il peso del veicolo. Aimee lo fissò e sentì in gola l'amaro di un conato. Se quel ramo fosse entrato nell'auto pochi centimetri più in là... Il panico che fino ad allora aveva tenuto a bada la travolse. Spense la luce, rifugiandosi nel buio denso, e lasciò che le lacrime sgorgassero. Non aveva mai pianto davanti a nessuno in vita sua, ma non c'era nessuno a vederla. «Mi senti?» Quelle parole non avevano senso nel suo cervello 9


confuso, ma la voce sembrava davvero quella di un angelo: profonda, carezzevole e... preoccupata. Aimee aggrottò la fronte. Le creature celesti non erano serene e flemmatiche? Non era suo compito riassicurarla, per guidarla... dovunque stesse andando? «Se riesci a sentirmi, fai un rumore qualsiasi.» Un fascio di luce che veniva da sopra di lei cominciò a perlustrare l'interno dell'abitacolo. «Soccorso forestale» disse la voce, che ora sembrava un po' più vicina. «Se riesci a sentirmi fai un rumore.» Che angelo esigente, pensò Aimee. Provò a parlare, ma tutto ciò che le uscì dalla gola era una specie di rantolo. Allora mosse a casaccio la mano non bloccata, cercò il clacson e premette. Il fracasso assordante che esplose nell'aria immobile dopo tanto silenzio la fece sussultare, anche se era stata lei a causarlo. La gamba le rimandò una fitta di dolore tagliente. «Sì, ho sentito» rispose la voce, sollevata ma professionale. «Arrivo subito da te. Ora sto fissando meglio l'auto.» Un ondeggiamento lieve e un forte clangore sottolinearono quelle parole, ma poi Aimee sentì che l'auto si bloccava, come se qualcosa la trattenesse. Quello spostamento aveva cambiato gli equilibri del veicolo, allentando un po' la pressione sulla sua gamba ferita. Provò un'altra fitta, e premette di nuovo il clacson. «Ehi!» La voce gridò qualcosa d'altro, e lei ebbe l'impressione di sentire un'altra voce, più lontana. 10


L'auto scricchiolò e si bloccò, mentre una pioggerellina di schegge di vetro cadeva dal parabrezza e precipitava nel vuoto della notte. «Stai bene?» gridò la voce. Lei si inumidì le labbra. «Sì» mormorò. Troppo flebile. «Sì» ripeté, più forte. «Ma ho una gamba bloccata» aggiunse, sperando che si capisse che lo spostamento del'auto le causava dolore. Non aveva l'energia per spiegarlo. «Okay.» Lei udì un tonfo sul tettuccio, e poi più nulla. Dopo qualche istante, però, sentì un fruscio dalla parte del finestrino del passeggero. «Altre ferite?» chiese la voce, più vicina. Un martello cominciò a battere contro qualcosa. «Io... Non lo so.» «Come ti chiami?» Adesso la voce veniva da sopra il parabrezza. Voleva avvertire i sui familiari? Per dare ai suoi genitori un'altra scusa per litigare? «Aimee Leigh.» Lui ripeté l'informazione in tono efficiente alle stesse persone a cui aveva gridato poco prima. «Sei allergica alla morfina, Aimee?» le chiese, più vicino. «Non so.» E non gliene importava. Oltre alla gamba, tutto il resto del corpo cominciava a dolerle. «Va bene.» Aimee sentì movimenti al di là del ramo su cui la sua Honda si era infilzata, e voltò il capo verso il sedile del passeggero. Il buio partorì improvvisamente una luce bianco-azzurra, e una lampada d'emergenza levitò misteriosamente oltre al finestrino, girò intorno 11


al ramo e si fermò sul cofano accartocciato dell'auto. Accecata per un attimo, sbatté gli occhi, e tutto l'orrore della situazione la travolse ancora. Guardò la sua gamba che spariva nella massa informe che un tempo era stato il cruscotto, e poi il suo braccio destro, incastrato tra sedile e portiera. Un istante prima che il panico la soffocasse, l'uomo dietro l'albero parlò ancora. «Come stai? Parlami.» «Io...» Ho paura. Non voglio morire. «Sto bene. Dove sei?» «Qui vicino.» Una mano guantata sbucò tra le foglie del ramo che aveva trasformato l'Honda in uno spiedino e si tese verso di lei. Era un guanto da lavoro arancione fluorescente, sporco e decisamente usato, che a lei però parve bellissimo. Aimee allungò la mano e sfiorò le dita che la cercavano dal buio. Lui afferrò la sua e la strinse forte. «Ciao, Aimee» disse la voce senza volto. «Mi chiamo Sam e sono il tuo soccorritore.» In quel momento, per la prima volta dopo l'incidente, Aimee credette che ce l'avrebbe fatta. Poiché Sam il soccorritore non riusciva ad avvicinarsi abbastanza da esaminarla, le chiese di descrivere a voce lo stato delle varie parti principali del suo corpo, per consentirgli di valutare le sue condizioni. Sembrò meno preoccupato per la gamba che per la pressione della cintura sulle costole e per il braccio incastrato, che Aimee non riusciva a vedere e non sentiva più. 12


«Non mi piacciono le incognite, Aimee» mormorò lui, allontanandosi un momento per controllare i cavi che trattenevano l'auto. Le fece altre domande e lei continuò a rispondere a monosillabi... Anche perché non aveva abbastanza fiato per dilungarsi. Lui continuava a girare intorno al veicolo, manovrando arnesi, e alla fine Aimee sentì che l'auto si fermava. «Vorrei dare un'occhiata a quel braccio» disse lui, riapparendo al finestrino dietro al ramo. «Come puoi vederlo, da là?» annaspò lei. «Infatti voglio provare a entrare nell'auto.» Come? Erano separati da quasi un metro di ramo, e la portiera era bloccata. «Riesci a sbloccare il bagagliaio?» Che richiesta ridicola!, pensò lei, ed emise una risatina nervosa che si trasformò in un singulto doloroso. «Aimee? Resisti.» Concentrati. Lui ce la metteva tutta, per aiutarla. «Ci provo.» Allungò il braccio sinistro attraverso il corpo, cercando di raggiungere la levetta. No, troppo lontana. «Forse, se sgancio la cintura...» «No!» L'allarme nella voce di Sam, fino a quel momento calmissima, la bloccò. Perché si agitava tanto, ora? Quando lui parlò ancora, però, il suo tono era tranquillo. «Dovrò infrangere il parabrezza posteriore. Cerca di proteggerti dai vetri.» Gli ci volle un po' per tornare sul retro dell'auto. Lei seguì i suoi movimenti, il piede sano premuto sul 13


pedale del freno, finché vide le gambe di Sam nello specchietto retrovisore. Sembrava che posasse i piedi sui fanalini posteriori, come se la gravità non significasse niente per lui. Da qualche parte nel suo cervello confuso una vocina tentò di avvertirla che c'era qualcosa di strano. Ma l'idea che stava per raggiungerla, che stava correndo un rischio per aiutarla, occupava tutti i suoi neuroni ancora funzionanti. L'ansia le colmò il petto. «Sei pronta, Aimee? Attenta alla testa.» Lei si piegò il braccio libero intorno al capo e girò il viso verso lo sportello. Alle sue spalle, udì il rumore di vetri infranti, e una pioggia di cubetti di vetro che le rimbalzavano sui capelli. Quando la pioggia finì, voltò di nuovo il viso verso lo specchietto retrovisore, mentre Sam si calava sul sedile posteriore. Un attimo dopo, comparve con il busto tra i due sedili anteriori dell'automobile. «Ciao» mormorò, la voce calda e intensa al suo orecchio. Un singhiozzo si fece strada nella sua gola, e lei fece uno sforzo per reprimerlo. «Mi spiace...» mormorò con un filo di voce. «Non dirlo neanche. È assolutamente normale che tu abbia paura.» Lui non aveva capito. E come avrebbe potuto? Non aveva paura. Si sentiva stupidamente al sicuro solo perché adesso lui le era accanto. Era una sensazione sconvolgente, perché non si era mai sentita così istintivamente al sicuro con nessuno, in vita sua. «Sai cosa ti è successo, Aimee?» 14


«Un incidente» rispose lei. «Sono uscita di strada.» «Sì. La tua auto è finita in una scarpata. La parte posteriore poggia contro il terreno, e quella anteriore è sorretta dall'albero.» «Detta così sembra quasi... riposante» bisbigliò lei. Si voltò per guardarlo in viso, ma non riuscì a girare abbastanza il collo. «Cerca di non muoverti finché non ti avrò stabilizzato il collo» mormorò lui, allungando un braccio oltre la spalla di Aimee per manovrare lo specchietto in modo da vederla. E viceversa. «Guardami negli occhi, Aimee.» Lei alzò lo sguardo allo specchio e vi trovò un paio di occhi preoccupati e attenti. Occhi con sottili rughe di espressione agli angoli dovuti a risate e lavoro all'aria aperta. Occhi azzurro intenso... o almeno, che sembravano azzurri nella luce bluastra della lampada a fluorescenza. Le alzò un dito davanti al viso. «Metti a fuoco il mio dito.» Lo spostò a destra e a sinistra, avanti e indietro. Lei seguì il dito nello specchio, ma poi perse il filo e guardò di nuovo gli occhi di Sam. Erano bellissimi. Le bastava guardarli per sentirsi più tranquilla. «Bene» concluse lui. Sembrava soddisfatto. «Ho passato l'esame?» Alzò un po' il capo, e nello specchio le labbra di lui si piegarono in un sorriso. «A pieni voti. Per essere una donna incastrata in un albero, sei in ottima forma.» Gli sentì puntare le ginocchia sulla parte posteriore del sedile e frugare nel borsone che aveva a tracolla. 15


«Devo visitarti, Aimee. È un problema?» Chiedeva se non voleva farsi toccare dall'uomo che era arrivato fin lì per salvarla? «No... Fai pure.» Con la coda dell'occhio lo vide togliersi i guanti ed estrarre un collare di schiuma dal borsone. «È solo una precauzione» le disse, calzandole il collare. Una precauzione molto comoda, pensò lei rilassando il collo, ammesso che qualcosa in quella situazione potesse essere chiamato comodo. Poi, lui si mise una torcia tra i denti e si contorse per infilarsi tra i due sedili anteriori. Si allungò verso le gambe di Aimee e, tenendosi con una mano, le sollevò con l'altra la gonna lacera, indirizzando la luce verso i suoi piedi. «Ho sentito l'osso che si spezzava» disse lei in tono neutro. E a voce bassa, dato che il viso di lui era molto vicino al suo. Non riusciva a credere di essere calma. Ma cosa poteva fare? Una scena isterica non l'avrebbe certo aiutata. «Non ha lacerato la pelle» bofonchiò lui con la torcia ancora in bocca, e le abbassò la gonna. «È un bene.» Non le stava mentendo, non cercava di sminuire la gravità dell'accaduto. Lo apprezzava immensamente. «Se non altro, sono riuscita a rompermi bene la gamba» disse, con una risatina. «Wayne avrebbe approvato.» Forse il suo egocentrico ex fidanzato avrebbe apprezzato la sua discrezione in fatto di fratture! Sam era solo un'ombra, dato che la luce d'emergen16


za era alle sue spalle, ma l'aria dell'abitacolo sapeva di petrolio, di tuta da lavoro e di pelle virile. Che odore magnifico. «Mi daresti un antidolorifico?» gli chiese, un po' per distrarsi da quel pensiero inappropriato, e un po' perché adesso i punti di pressione si erano spostati le stava cominciando a fare male tutto. «Non posso, se non sono sicuro che tu non sia allergica. Inoltre, temo che i farmaci aggravino i tuoi problemi respiratori.» «Detesto il dolore» disse lei. Forse la risatina soffocata di Sam era fuori luogo, ma le riscaldò il cuore. «Con le endorfine che hai in circolo in questo momento, lo sentirai appena» la tranquillizzò, prima di frugare di nuovo nel borsone, estraendone una bottiglietta. «Ma questa ti aiuterà.» Lei lanciò un'occhiata alla boccetta. Non sembrava una medicina. Gli diede un'occhiata curiosa. «Succo di formiche verdi» disse lui, interpretando correttamente il suo sguardo. «È un antidolorifico naturale. Gli aborigeni lo usano da secoli.» «Cosa lo rende liquido?» Lui fece una pausa. «Meglio non chiedere.» «Oh. Sa di formiche?» Lui frugò ancora e riemerse con una siringa priva di ago. «Perché, le hai assaggiate?» «Ne ho sentito l'odore.» L'odore acre e fetido delle formiche schiacciate. Ancora una volta, un lampo di denti bianchi nello specchio. «Scegli tu. Formiche o dolore?» 17


5 Pazzo viaggio per due di A. ANDREWS Per Sadie sarà un lungo viaggio: la jeep le farà rivoltare lo stomaco come una frittella; dovrà mangiare solo ortaggi per non perdere la linea faticosamente raggiunta e in più dovrà passare notte e giorno con quel sexy ed eccitante di Kent senza nemmeno sfiorarlo, dato che lui la ignora.

6 La dea dell'amore di S. NARAYANAN È ufficiale: Riya non ha mai dimenticato Dhruv! Altrimenti non si spiegherebbe perché il suo corpo si sia risvegliato alla sua sola presenza. Piccolo dettaglio: lui l'ha già scaricata una volta e lei non vuole ripetere l'esperienza. Riya, se facessi una doccia gelata?

7 Il testimone cerca la sua sposa di F. HARPER Damien Stone questo è il tuo sesto matrimonio... Non sarebbe ora di fare la parte dello sposo? Potrebbe rifarsi con la damigella d'onore. No, impossibile, è quell'eccentrica e vulcanica di Zoe St. James, che tra l'altro non le toglie gli occhi di dosso. Quando finirà questa tortura?

8 L'uomo giusto (non) aspetta di N. LOGAN Aimee si è innamorata a prima vista del suo salvatore, Sam, che ha due occhi che potrebbero sciogliere tutta la calotta polare. E dire che la situazione non è delle più felici, dato che è sull'orlo di un precipizio, con la sola cintura di sicurezza che la separa dal fondo del burrone.


DAL 25 SETTEMBRE

9 L'ascensore dei desideri di A. BLAKE Per Paige è proprio una giornata NO! Prima ha accompagnato la sua amica a comprare l'abito da sposa, e lei odia tutto ciò che ha a che fare con le nozze. Ora l'ascensore fa i capricci. Se almeno ci fosse un uomo da spogliare. "Piacere, sono Gabe Hamilton. Piano attico."

10 Il suo uomo a Manhattan di T. WYLIE Miranda Kravitz è decisamente arrabbiata con suo padre, il potente sindaco di New York. Lei non vuole quel bellimbusto di Tyler Brannigan, uomo sfacciatamente sexy, alle calcagna notte e giorno. Un momento, ma se disobbedisco, poi mi sculaccia?

11 Attrazione (im)perfetta di J. HART Clara Sterne deve convincere Simon Valentine, il guru del Dow Jones, a partecipare allo show e la cosa sarà molto difficile: loro due sono agli antipodi. Lei è l'esuberanza e l'eccentricità fatta persona; per Simon il massimo della trasgressione è parlare del tempo. Ma Clara ha un piano.

12 Comunicato stampa: TI AMO di J. WOOD Maddie sono anni che non rivede quella faccia di bronzo di Cale grant, e ora lui vuole il suo aiuto. Bene, lei lo accontenterà, ma la loro collaborazione non si limiterà al lavoro. Dolcezza, preparati, ti farò talmente impazzire che poi mi supplicherai di rientrare nel tuo letto.


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