Kinsey & anabel

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Alison Kent

Kinsey & Annabel


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Wicked Games Indiscreet Harlequin Blaze © 2003 Mica Stone © 2004 Mica Stone Traduzioni di Giorgia Lucchi e Paola Bettini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2005 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Temptation novembre 2005 - gennaio 2005 Questa edizione Harmony Passion marzo 2017 HARMONY PASSION ISSN 1970 - 9951 Periodico mensile n. 125 del 23/03/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 71 del 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


KINSEY



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«Avete sentito che Doug Storey sta per trasferirsi in Colorado?» La forchetta con l'insalata verde rimase sospesa tra il piatto e la bocca di Kinsey Gray, che fissò la propria socia Lauren Neville, seduta dall'altra parte del tavolo nella sala riunioni della Girl-Gear. Doug? In Colorado? Impossibile. Incredibile! «Come hai detto, prego?» Lauren annuì, tagliando una fetta di pizza agli spinaci e feta e infilzandola con la forchetta. «Anton me l'ha detto il mese scorso. Doug ha ricevuto un'offerta talmente appetitosa da uno studio di Denver, che sta pensando di vendere la propria quota di Neville and Storey.» «Venderebbe ad Anton?» domandò incuriosita Annabel Lee, detta Poe, l'ultima socia entrata a fare parte della Girl-Gear, mentre spremeva una fetta di limone nel suo tè. Lauren scosse il capo e bevve un sorso di Coca-cola prima di rispondere. «No, uno dei nuovi dirigenti vorrebbe diventare socio, ma non c'è ancora nulla di certo.» Forse non c'era nulla di certo nello studio di architettura creato da Doug e Anton, ma la sgradevolissima sensazione nello stomaco di Kinsey era assolutamente certa e incontestabile. Lei posò lentamente la forchetta nel piatto e torse le dita sul tovagliolo che aveva in grembo. Il pensiero di separarsi dalle sue quote della Girl-Gear, l'impero della moda che lei e le sue amiche avevano lanciato un anno dopo avere terminato gli studi, era assolutamente inconcepibile per lei. Di conseguenza, le sembrava impensabile che Doug potesse prendere sul serio l'i7


dea di vendere la propria parte dello studio che aveva creato dal nulla. Ma ciò che soprattutto Kinsey non riusciva a capire, era come lui potesse anche solo pensare di lasciarla, quando lei non aveva ancora capito cosa provasse nei suoi confronti. «Quando partirà?» chiese. Lauren si strinse nelle spalle, tagliando un'altra fetta di pizza. «La data è ancora da stabilire, non c'è ancora niente di definito. Credevo che te ne avesse accennato.» «No.» Perché no? Quell'infame! Gli amici parlavano tra loro dei propri progetti, soprattutto gli amici legati da storie come quella tra lei e Doug. In effetti, se la loro storia non fosse stata tanto... scandalosa e i sentimenti che lei provava nei suoi confronti tanto indefiniti, lo avrebbe considerato un membro della propria famiglia. Doug era una parte della sua vita. A ogni modo, era presto per lasciarsi prendere dal panico. «Comunque, se non c'è ancora nulla di certo, avresti dovuto dire che Doug potrebbe trasferirsi nel Colorado.» «No» controbatté Lauren scuotendo il capo. «Si trasferirà di sicuro. Quello che resta da definire è quando e se venderà la propria parte della società.» Okay, forse non era presto per il panico. «Tornerà oggi da Denver e volerà di nuovo là lunedì.» Lauren bevve un altro sorso di Coca-cola, si mise nel piatto l'ennesima fetta di pizza e ne mangiò subito un boccone. «Ma, se lo conosco bene, sono certa che resterà in studio a lavorare tutto il finesettimana. Un giorno qualcuno potrebbe usare i suoi ritmi massacranti come esempio per spiegare l'esaurimento da lavoro.» Sidney Ford, l'amministratrice delegata della Girl-Gear, osservò perplessa la socia, che addentava con appetito l'ennesima fetta di pizza. «Lauren? Non stai mangiando per due, vero?» Lauren alzò gli occhi al cielo, ma non smise di masticare. «Ah! No, ma che dici? Non sono incinta, sto soltanto morendo di fame. Ieri sera Anton e io abbiamo discusso per i mobili della camera da letto finché ci hanno buttati fuori del negozio alle dieci. Quando siamo arrivati a casa non ero dell'umore per 8


mettermi a cucinare la cena, così sono andata subito a letto.» «Non dirmi che avete continuato a discutere anche a colazione questa mattina» si informò Sydney, asciugandosi le labbra con il tovagliolo. «No, a colazione abbiamo fatto pace» rispose Lauren, senza smettere di mangiare nemmeno per arrossire. «Ho fatto appena in tempo ad arrivare in ufficio in orario, figuriamoci se avrei avuto modo di pensare alla colazione!» «Temo di stare per vomitare» disse Kinsey. Aveva lo stomaco in disordine, la fronte e i palmi delle mani imperlati di sudore freddo. Tutte quelle melensaggini da innamorati erano disgustose. E Doug stava per lasciare Houston per l'ignoto. Poe studiò perplessa il suo piatto, sollevando un sopracciglio impeccabile. «Non ti piace l'insalata, Kinsey?» «Non credo sia colpa dell'insalata» intervenne Sydney passando il polpastrello dell'indice sul bordo del bicchiere di tè freddo, un sorriso troppo intuitivo sul viso. «Credo sia per le novità di Lauren.» Lauren finalmente smise di mangiare il tempo sufficiente per guardare le sue compagne di tavolo. «Il fatto che io abbia litigato con Anton e fatto pace è stomachevole?» Innegabilmente, ma quello era l'ultimo dei problemi di Kinsey. Lei guardò Lauren, poi Sydney e Poe. Le altre tre socie originarie si erano prese un pomeriggio libero per trascorrere un weekend lungo con i rispettivi partner. Macy e Leo stavano traslocando i mobili di lei dal loft in cui era vissuta con Lauren, affinché Poe potesse prendere il suo posto. Chloe e Melanie, invece, erano in montagna con i loro uomini. Beate loro, pensò Kinsey che non stava con nessuno da sedici mesi, dalla vacanza da sogno su un'isola paradisiaca in cui aveva conosciuto intimamente Doug Storey. Da allora lei e Doug erano usciti insieme di quando in quando, ma niente di serio: cene, cinema, concerti e locali da ballo. Kinsey aveva creduto che lui ci sarebbe stato sempre, 9


non avrebbe mai immaginato che potesse lasciare Houston. O lei. Cosa fare a quel punto? Poe espresse la propria opinione da esperta riguardo all'improvviso malore di Kinsey. «No, Lauren, si tratta della notizia della partenza di Doug. Kinsey ha appena capito che potrebbe perdere un amico di dimensioni considerevoli.» «Doug e io siamo amici, è vero» intervenne Kinsey sbuffando. «Ma non so niente delle sue... dimensioni.» Poe posò sul piattino la propria tazza di tè e intrecciò le dita, serafica. «Aspetta un momento. Vuoi dire che non sei mai andata a letto con lui?» «Non che siano affari tuoi, comunque no. Non sono mai andata a letto con lui.» Enfatizzare la parola letto le evitò di mentire. «Nemmeno l'anno scorso a Coconut Caye?» si informò Sydney. «Forse una notte sulla veranda del primo piano?» Kinsey scosse il capo, dopotutto sulla veranda lei e Doug non avevano usato un letto e non c'erano state coccole dopo l'amplesso. Inoltre erano entrambi ubriachi, quindi ciò che era successo non contava. O almeno così si ripeteva lei da sedici mesi. Nessuno dei due aveva più accennato all'accaduto e, per quanto Kinsey amasse i pettegolezzi con le amiche, non se la sentiva di rivelare loro cosa fosse successo quella notte. Né cosa provasse per Doug. Soprattutto dal momento che lei stessa non avrebbe saputo dirlo con certezza. «Doug e io siamo amici. Tutto qui. Dall'estate scorsa lo avrò baciato sì e no una o due volte.» Tre paia di occhi, due paia azzurri e uno castano, si fissarono su Kinsey, indagatori. Sei sopracciglia si alzarono, si abbassarono, poi tornarono in posizione rilassata. «Cosa c'è? Cosa pretendete da me? Sapete che non sono il tipo che fa la prima mossa! E poi, Doug sa pensare solo al lavoro.» Kinsey non aveva intenzione di cercare di conquistare un uomo solo per finire in fondo alla lista dei suoi pensieri, dopo il lavoro, le riunioni e gli affari. 10


Grazie, ma... no, grazie. «Allora dagli qualcos'altro a cui pensare» suggerì Lauren agitando la forchetta prima di conficcarla nella pizza. «Sì» convenne Poe. «Fagli cambiare idea.» «Riguardo al progetto di trasferirsi? E come?» Inoltre... le interessava davvero che lui restasse? «Digli ciò che provi per lui» consigliò Sydney. Sarebbe stata una buona idea, se solo Kinsey avesse avuto le idee più chiare sulle proprie emozioni, panico e senso di nausea a parte. «No» intervenne Lauren scuotendo il capo. «Dimostraglielo.» Kinsey guardò le tre amiche una dopo l'altra. «Stai parlando di sesso, vero?» Poe piegò ordinatamente il tovagliolo. «Non stiamo sempre parlando di sesso?» Sentitasi improvvisamente in minoranza, Kinsey incrociò le braccia sul petto. «Dicono che più se ne parla meno se ne fa.» «Ah, davvero?» ribatté Poe senza scomporsi minimamente. Calma, resta calma, inspira... espira. Kinsey si lasciò andare contro lo schienale della poltrona, il suo metodo consueto per rilassarsi non stava funzionando, ma probabilmente nulla avrebbe funzionato in quelle circostanze. Non si sarebbe mai aspettata di trovarsi in una situazione del genere. Se glielo avessero chiesto un mese prima, lei non avrebbe mai creduto possibile che quella che considerava solo un'amicizia fosse in realtà assai di più. Ma con lo spettro incombente della partenza di Doug... Espirò, frustrata. «Cosa mi consigliate di fare?» Sydney guardò Lauren, che guardò Poe, lei a sua volta guardò Sydney e tutte e tre rivolsero gli sguardi a Kinsey. Fu Sydney a parlare. «Penso sia il caso di mettere in pratica qualcuno dei consigli pubblicati sul sito di Girl-Gear.» Kinsey alzò lo sguardo, spingendo via il piatto. «E poi...» riprese Sydney, «... sarebbe anche ora che tu e Doug vi impegnaste in una relazione seria, in questo modo quelle di noi che ne hanno già una potrebbero incominciare a 11


fartela pagare per come tu ci hai dileggiate per mesi.» «Ma io non voglio sei fate madrine che mi svolazzano intorno, se mai Doug dovesse accorrere al mio richiamo.» Se solo fosse stata capace di mettere in pratica quelle parole e cercare di conquistarlo, rifletté mogia. Lauren annuì convinta. «In effetti, non vedo l'ora di rendere a Kinsey un po' delle sentenze sulle relazioni di coppia che ha sputato con tanta generosità.» «E Poe allora?» chiese Kinsey, sulla difensiva. «Nemmeno lei è esattamente l'immagine dell'innocenza. Da quando la conosciamo non ha mai avuto un partner fisso.» Il naso e il mento di Poe si sollevarono. «Lo spero bene! Lavoro duramente per mantenere la mia immagine cosmopolita.» «Aspetta e vedrai» la ammonì Lauren puntandole contro un indice. «Un giorno incontrerai l'uomo giusto e ti lascerà così turbata che non capirai cosa ti sia successo.» «Accetto la sfida» ribatté Poe, impassibile. «Ci hanno provato in molti, ma tutti hanno fallito.» Kinsey scoppiò a ridere, sputacchiando il tè che stava bevendo. «Poe, mi fai morire! Non sai quanto ti invidio.» Serrò le labbra in una sorta di smorfia. «Se avessi un decimo della tua fiducia in te stessa andrei immediatamente a cercare Doug.» «La fiducia in se stesse non c'entra» replicò Poe, tamburellando le dita sottili sul bracciolo della poltrona. «Devi conoscere i punti deboli dell'avversario e sfruttarli a tuo vantaggio.» Kinsey rifletté un momento, poi scosse il capo. «Non so se Doug abbia dei punti deboli, ma non l'ho mai considerato un avversario.» «In tal caso devi cambiare modo di pensare. Se lui si interpone tra te e qualcosa che desideri, è un tuo avversario e tu devi prendere una decisione.» Poe attese un secondo, due. «Quanto lo vuoi?» «Il problema è proprio questo. Non so se una relazione con Doug sia ciò che voglio.» Kinsey si strinse nelle spalle. «Forse la mia reazione alla notizia della partenza di Doug è eccessiva 12


e, quando mi sarò abituata all'idea, sarò la prima ad augurargli buon viaggio.» Lauren si chinò in avanti. «Davvero non vuoi scoprirlo?» Sembrava la domanda del giorno. Per quanto Kinsey si sforzasse di restare calma e indifferente alla notizia del trasferimento di Doug, la sua reazione iniziale era stata troppo violenta per essere ignorata. In effetti, cosa ci sarebbe stato di male nell'esplorare l'alchimia che Doug e Kinsey avevano ignorato per più di un anno? Finché lei avesse tenuto gli occhi aperti e non avesse commesso sciocchezze, come mettere in gioco il proprio cuore, non ci sarebbe stato alcun male, no? «Non lo so. Non lo so proprio. So solo che Doug mi piace molto» rispose, giocherellando con la forchetta con il pomodorino rimastole nel piatto. «Insieme ci divertiamo moltissimo, non voglio perdere un amico perché sono stata una stupida disperata.» «E tu non essere stupida e disperata» ribatté Lauren stringendosi nelle spalle mente prendeva la Coca-cola dietetica. «Giura a te stessa che non farai nulla di cui potresti pentirti.» «Sembra facile in teoria, ma in pratica?» Kinsey scosse il capo. «È più probabile che io seduca Doug, lo sposi e abbiamo tre figli. Poi, quando arriveremo a quarant'anni, ci renderemo conto di non avere niente in comune e allora cominceranno i rimpianti. Dopodiché arriveranno il divorzio e l'assegno per i bambini. No, non me la sento di affrontare tutto questo.» Cercò di infilzare il pomodorino con i rebbi della forchetta, ma il vegetale schizzò fuori dal piatto. Poe alzò gli occhi e si versò un'altra tazza di tè, mentre Sydney toglieva la forchetta di mano all'amica. «Kinsey, non puoi sapere cosa ti succederà tra un anno, figuriamoci tra quindici.» «Quel che è certo è che non sarà la chef in una cucina a cinque stelle» disse Poe, osservando il pomodorino rotolato a terra. «Visto?» sospirò Kinsey abbandonandosi sulla sedia. «Non riesco nemmeno a mettere alla prova qualcosa di tanto sempli13


ce come la teoria che la via per raggiungere il cuore di un uomo passa dal suo stomaco.» «Lascia che ti sveli un segreto» disse Lauren appoggiando i gomiti al tavolo. «A un uomo interessa un solo organo del suo corpo. E non è né il cuore né lo stomaco.» Sydney annuì. «Nella stragrande maggioranza dei casi Lauren ha ragione.» «Non ne ho mai dubitato» soggiunse Poe. «Allora?» tornò alla carica Lauren. «Vuoi esplorare le opportunità che tu e Doug potreste avere?» Con entusiasmo crescente, Kinsey studiò i visi che la osservavano curiosi. «Penso di sì.» Lauren si strofinò le mani, soddisfatta. «Cosa stiamo aspettando allora? Al lavoro, c'è un piano da preparare!» Lasciandosi cadere sul divano nello studio di Anton Neville, Doug Storey distese le gambe, intrecciò le braccia dietro il capo e si abbandonò alla stanchezza. Chi avrebbe immaginato che volare tre volte in una settimana da Houston a Denver potesse essere tanto estenuante? Forse stava diventando vecchio, oppure si sarebbe dovuto allenare di più. Anche qualche ora di sonno non gli avrebbe fatto male. Doveva prendere una quantità di decisioni importanti e aveva bisogno che corpo e mente funzionassero al meglio. Anton terminò la telefonata e riagganciò lentamente, lo sguardo fisso su Doug come se dovesse dirgli qualcosa di vitale. Infine, scuotendo il capo, si spostò davanti alla scrivania, si sedette su una delle poltrone per gli ospiti e aspettò, come faceva sempre, fissando l'amico, tacendo e facendolo impazzire. Toccava sempre a Doug cominciare a parlare, anche se era esausto come in quel momento; non vedeva l'ora di trasferirsi definitivamente a Denver. «Non credo che potei resistere ancora a per molto tempo» disse, scuotendo stancamente il capo mentre soffocava uno sbadiglio. «Se a ottant'anni ci si sente così, forse allora è me14


glio spegnersi dopo una fiammata gloriosa a trentuno.» Anton sbuffò. «Se tu sei la fiammata gloriosa, ricordami di non accendere un fiammifero.» «Non dirmi che preferisci passare il resto della serata seduto dietro la scrivania!» «No, caro mio.» Anton appoggiò una caviglia sul ginocchio. «Preferisco andarmene di qui alle sette e tornare da Lauren.» Doug si strofinò entrambe le mani sul viso. «Accidenti alla felicità coniugale. Ricordo i bei tempi quando non ero l'unico che ordinava pizza o pollo teriyaki al take away e restava in studio a lavorare fino a notte fonda.» «Ma io resto ancora sveglio fino a notte fonda, solo che non è per lavorare e preferisco non esibirmi in pubblico.» «Apprezzo molto la tua discrezione» ribatté Doug sogghignando. «Anche tu avresti bisogno di una donna» suggerì Anton. Doug si spostò a sedere sul bordo del divano. «Non una sola, tante donne. Una sola significa complicazioni e pretese.» Toccò ad Anton sogghignare. «Forse, ma una donna sola significa anche un letto più caldo.» «Sì, se non sei costretto a dormire sul divano.» Anton si spazientì. «Non sai di cosa stai parlando.» «Forse, ma so bene cosa vedo, soprattutto sul campo di football. Qualsiasi uomo sia sposato o abbia una ragazza fissa diventa una schiappa.» A Doug la sua vita piaceva com'era, non aveva alcuna intenzione di farsi incastrare da una donna. «A proposito di football, pensi di venire a vedere la partita domenica sera?» «No, ceno da Kinsey» rispose Doug sprofondandosi tra i cuscini mentre alzava e abbassava allusivamente le sopracciglia. «Cucina lei.» Anton tacque di nuovo a lungo prima di parlare, poi scosse il capo. «Sai che Lauren ti prenderà a calci da qui fino a Denver se farai soffrire quella ragazza, vero?» «Piantala, Neville. È solo una cena.» Tuttavia, Doug stesso faticava a convincersi che Kinsey non avesse altro per la testa. Quando aveva sentito il suo messaggio sulla segreteria telefo15


nica mentre rientrava dall'aeroporto, era rimasto sorpreso. Il tono e le parole scelte lo avevano indotto a sospettare che lei non volesse solo nutrirlo. Non poté fare a meno di ricordare il bacio che avevano condiviso a Coconut Caye. Per non parlare della danza polinesiana in cui Kinsey si era esibita una sera, dopo avere alzato un po' il gomito, il capo gettato all'indietro, i capelli biondi che solleticavano il succinto bikini che le scopriva i glutei fantastici. Poi c'era stata la notte sulla veranda, quando entrambi avevano bevuto troppo. Una notte della quale nessuno dei due aveva più parlato e che Doug avrebbe voluto ricordare assai meglio, benché ricordasse bene la parte più importante. Se la ricordava eccome! Si schiarì la voce. «Si tratta solo di una cena.» «Me l'hai già detto.» «Voglio essere certo che tu mi abbia sentito.» Anton inclinò il capo di lato. «Sicuro che invece tu non stia cercando di convincere te stesso?» «Di cosa? Del fatto che Kinsey e io siamo solo amici?» Doug sbuffò, togliendosi un pelucco dai pantaloni sportivi. «Lei sa bene che non mi interessa una relazione.» «Soltanto la cena e... il dolce?» «La cena» rispose Doug stringendosi nelle spalle. «Il dolce sta a lei.» Non disse altro, non avrebbe saputo cosa aggiungere; Kinsey gli piaceva, molto. Se lui fosse stato il tipo capace di sistemarsi con una donna, lei sarebbe stata in cima alla lista. No, sarebbe stata l'unica nella lista. Ma Doug non intendeva rinunciare alla propria libertà. «Sa di Denver?» gli chiese Anton. Doug scosse il capo. «Pensavo di dirglielo domenica.» «E poi?» «E poi, cosa? Me ne tornerò a casa e dormirò per sei ore o giù di lì, dopodiché mi sveglierò e partirò.» Era la faticosa routine a cui si era abituato ultimamente. Anton socchiuse gli occhi. «Devi decidere se vendere le tue quote a Reuben. Soprattutto dopo che oggi ti ha coperto le 16


spalle quando non ti sei presentato alla riunione con la Media West. Non possiamo permetterci di perdere questo lavoro.» «Lo so, lo so» replicò Doug, seccato. Lo infastidiva essere arrivato troppo tardi per presenziare alla riunione con la Media West, soprattutto perché sapeva che non avrebbe tardato, se non avesse cercato di incontrare un nuovo cliente a Denver. Incontro che, oltretutto, si era rivelato una perdita di tempo. «Perché te la prendi tanto? Dovresti essere contento dell'offerta di Reuben e del suo aiuto con la Media West.» «Per la verità lui e io abbiamo i biglietti per la partita dei Rockets di domani sera. Qualche birra e sistemeremo tutto.» Quella di vendere le proprie quote societarie era la decisione più difficile che Doug avesse mai dovuto prendere, non per niente la procrastinava da più di un mese. Lui e Anton avevano cominciato a pensare a Neville and Storey quando ancora studiavano architettura all'università di Houston, quasi dieci anni prima. Il trasferimento a Denver avrebbe segnato un grande passo avanti per la carriera di Doug, a cui era stato proposto di lavorare per uno degli studi più prestigiosi del paese, un'opportunità che capitava una sola volta nella vita. Ma vendere le sue quote di Neville and Storey gli sembrava come rinunciare a un sogno, oltre che tradire il suo migliore amico. Lui aveva creduto che cambiare lavoro lo avrebbe aiutato a liberarsi dell'inquietudine che lo tormentava da qualche tempo, ma si era sbagliato. Perciò non aveva ancora firmato il contratto che lo avrebbe legato alla società di Denver. «Prenditi ancora un po' di tempo, sempre meglio che fare la scelta sbagliata» gli suggerì Anton, alzandosi prima che la malinconia potesse sopraffarlo. «Io vado a casa, Lauren mi aspetta.» Doug si colpì la coscia con il palmo della mano. «Bravo, corri a casa. Io farò meglio a mettermi al lavoro. Ne ho parecchio arretrato da sbrigare.» «Poe, credo che tu sia l'unica che non conosce ancora Isabel 17


Leighton. Lei e io siamo amiche da tempo immemorabile. Izzy, lei è Annabel Lee, che in ufficio chiamiamo affettuosamente Poe.» Sydney si occupò delle uniche presentazioni necessarie, poi si voltò e rivolse a Kinsey un sorriso sfolgorante. «Kinsey, che tutte conosciamo, è la ragione di questo incontro.» Erano nella cucina della casa che Sydney condivideva con Ray Coffey. Sydney, Lauren, Izzy e Poe avrebbero aiutato Kinsey a preparare una cena che avrebbe fatto piangere Doug, ma piangere in senso positivo, non a causa delle disastrose capacità culinarie di Kinsey. «Sapete che è tutto inutile, vero?» Kinsey avrebbe voluto prendere a pugni chiunque avesse diffuso la diceria che per raggiungere il cuore di un uomo bisognava passare dal suo stomaco. «Riesco a bruciare i popcorn nel microonde. Sono la migliore cliente dei take away del mio quartiere. Doug si rifiuterà di mangiare qualunque cibo esca dalla mia cucina.» «Non uscirà dalla tua cucina» disse Lauren sistemandosi su uno sgabello. «Ma da quella di Sydney.» Calma, concentrata, cercò di tranquillizzarsi Kinsey. Perché si era lasciata coinvolgere in quel progetto assurdo? Aveva annullato il consueto pranzo domenicale dai suoi per quella lezione di cucina prima dell'appuntamento della serata. Venerdì aveva lasciato un messaggio invitando Doug a cena e lui aveva risposto sabato, mentre andava a vedere una partita di baseball. Ma una relazione telefonica non era esattamente ciò che lei sperava di esplorare. «Cosa prevede il menu?» chiese Izzy aprendo l'anta del frigorifero per sbirciare all'interno. «Ti prego, non dirmi che hai in mente una cena ipocalorica. Bisogna saziare gli appetiti degli uomini, e saziarli per bene.» Sedutasi accanto a Lauren su un altro sgabello, Kinsey si nascose il viso tra le mani. «Perché ho la netta impressione che sarà un disastro?» «Abbi fede» la rincuorò Sydney avvicinandosi a Izzy. «Sai bene che Izzy è cresciuta nella tavola calda di sua nonna.» 18


Lei sospirò. «D'accordo. Da dove cominciamo?» Sydney esaminò le etichette di alcuni pacchetti. «Ho preso maiale, agnello, pollo e manzo. Surgelerò per Ray quello che non utilizzerai per Doug. Direi che, prima di tutto, è fondamentale decidere cos'hai voglia di mangiare, dal momento che cenerai anche tu.» «Se devo mangiare ciò che cucino, il fattore decisivo è qual è la cosa più facile da preparare e la più difficile da rovinare?» «In realtà il fattore decisivo è cosa vuoi che dica la tua cucina?» Cinque paia di occhi femminili si rivolsero verso la porta al suono tonante della voce di Patrick Coffey, il fratello di Ray. Le mani appoggiate alla cornice della porta, lui indossava solo un paio di jeans a vita bassa e una maglietta bianca aderente, che metteva in evidenza l'intricato tatuaggio che gli circondava il bicipite. I capelli gli ricadevano in ciocche scure sulle spalle, celando tra le ombre gran parte del suo volto, finché non entrò nella cucina e li raccolse in una coda morbida, che legò con un elastico rosso. Kinsey espirò il fiato che aveva trattenuto e sentì Poe fare lo stesso. Benché ormai lo incontrasse occasionalmente da più di un anno, non riusciva ancora a capire come Patrick potesse ispirare allo stesso tempo passione e trepidazione. Probabilmente era una reazione normale, dopotutto a quanti capitava di tornare a casa dopo essere stati tenuti in ostaggio per tre anni da una banda di pirati dei Caraibi? Del tutto indifferente all'arrivo di Patrick, Sydney si allontanò dal frigorifero con un pollo tra le mani. Lo lanciò al cognato, che lo prese al volo senza nemmeno guardarla. «Che ci crediate o no, signore» spiegò Sydney, «ecco a voi il membro della famiglia Coffey più adatto per mostrare a Kinsey come trasformare una cena in una magia.»

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Virtuous di M.S. Force Natalie è una giovane insegnante elementare originaria del Nebraska, che vive a New York. Dietro la sua freschezza "naive" si cela però un passato turbolento, che le ha inferto molte ferite e l'ha costretta a cambiare nome, esistenza e città. Sebbene la sua vita adesso scorra tranquilla, non riesce a essere davvero felice. Un incontro inaspettato nel Greenwich Village con un bellissimo attore hollywoodiano però sembra concretizzare tutti i suoi desideri inespressi. Flynn Godfrey è stupendo e si lascia subito incantare dal fascino innocente di Natalie, ma conquistarla non sarà facile: a causa dei traumi subiti, infatti, lei ha deciso di concedersi solo all'uomo che sposerà. Flynn non è certo un tipo trasparente: è un dominatore...

Kinsey & Annabel di Alison Kent KINSEY, socia della Girl-Gear, non può credere che il suo più caro amico, Doug Storey, sia sul punto di lasciare la città. Attratti l'uno dall'altra, entrambi non hanno mai avuto il coraggio di approfondire la loro relazione. E adesso non c'è più molto tempo: Kinsey deve sedurre Doug prima che lui parta, e il modo migliore è prenderlo per la gola con qualcosa di allettante e afrodisiaco, così da indurre a portate più sostanziose e carnali. ANNABEL è la vice presidente della Girl-Gear, ma ha bisogno di un cambiamento. Questo significa dire addio alla sua più recente conquista, Patrick Coffey. La difficoltà sta nel fatto che Patrick è il miglior amante che Annabel abbia mai avuto. Come si può rinunciare a cuor leggero al sesso migliore mai sperimentato prima?


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Questo volume è stato stampato nel febbraio 2017 da CPI, Moravia


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