Le più belle saghe storiche d’autore, da collezionare.
DALL’AUTRICE DI LA REGINA PROIBITA E LA SORELLA DEL RE, UNA STORIA ESTREMA DI SCANDALI, OLTRAGGI, PASSIONI. UN NUOVO IMPERDIBILE APPUNTAMENTO CON
ANNE O’BRIEN
Inghilterra - Francia, 1816 – 1819
Nella famiglia Faringdon gli scandali sono all’ordine del giorno e hanno già rischiato di mandare in rovina il casato. Bisogna scegliere: salvare l’onore o rischiare il tutto e per tutto in nome dell’Amore?
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I tuoi sogni più hot si stanno per avverare…
I romanzi che hai sempre desiderato ma non hai mai osato chiedere Autrice pluripremiata, vanta all’attivo oltre 70 romanzi. La vita a New York è sexy e inebriante. “Per le amanti di una sensualità frizzante. Amo tutti i romanzi di Lori Wilde.” Goodreads Reviews
Con i suoi romanzi, l’autrice si è aggiudicata un posto nelle classifiche di New York Times, USA Today e Publishers Weekly. Una danza sensuale, una voce ammaliante. Una donna sa sempre quello che vuole… e come ottenerlo. “I romanzi di Susan Andersen mi fanno impazzire. ” Goodreads Reviews
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VONDA SINCLAIR
L'amante del laird
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: My Fierce Highlander Smashwords Edition © 2011 Vonda Sinclair Traduzione di Laura Guerra Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction febbraio 2016 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2016 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 49 dello 03/02/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Highlands scozzesi, 1618 Il vento gagliardo trasportava l'odore dell'erba calpestata e del sangue nel suo gelido soffio. Morte. Gwyneth Carswell si accovacciò e sbirciò tra i rovi i corpi distesi in quel fosco crepuscolo. Stava raccogliendo delle erbe quando era stata raggiunta dal rumore della battaglia: le grida dei guerrieri, il clangore dell'acciaio, i nitriti dei cavalli. Gli uomini del clan capeggiato da MacIrwin, suo lontano parente, vivevano per la guerra. Crescere protetta in Inghilterra l'aveva forgiata nella persona che era, un'amante della pace, ma viveva nelle Highlands da abbastanza tempo da aspettarsi violenza ovunque. Grazie a Dio, suo figlio era rimasto a casa con Mora. «Altra morte insensata» bisbigliò, desiderosa di poter correre da loro, al sicuro, rannicchiarsi sotto le coperte e dimenticare di essere una guaritrice. Dimenticare il sangue sparso e le orribili ferite che non sarebbero mai guarite. Ma non poteva. Doveva affrontare la morte che la cir5
condava ancora una volta. Si coprì il naso con un fazzoletto. Dopo essersi accertata di essere sola, sgattaiolò fuori dal suo nascondiglio e si sforzò di guardare i corpi massacrati dei cugini... e dei loro nemici. Serrando gli occhi per nascondersi alla vista le gole squarciate e altre mutilazioni, mormorò una preghiera, per le loro anime e per avere la forza di andare avanti. Vi prego, permettetemi di salvare la vita almeno a uno di loro. Un lamento fu portato dalla brezza. Un segno? La risposta alla sua supplica? Gwyneth rimase immobile, in ascolto. Il lamento risuonò ancora, da qualche parte di fronte a lei. Corse quindi al limitare della radura. La luce del giorno stava svanendo, ma era certa di non aver mai visto prima il ferito, un guerriero aitante dai lunghi capelli scuri, ovviamente membro del clan nemico. Non riusciva a staccare gli occhi dai bei tratti del suo viso, imbrattato di sangue. Era la prima volta che vedeva un uomo tanto attraente, ma qualcos'altro in lui l'affascinava, qualcosa che percepiva solo grazie al suo intuito di donna. Il sangue gli aveva infradiciato la camicia bianca e il bel farsetto celeste. Inginocchiatasi sul terreno umido, Gwyneth tentò di premere la mano sul petto dell'uomo per sentirne il battito del cuore, ma una pergamena arrotolata nascosta sotto il farsetto glielo impedì. La estrasse e riprovò. Il battito era lento, ma forte e regolare. Gli occhi le caddero di nuovo sul volto del ferito. Seducente, sì, ma pur sempre un nemico. Diffidando dell'uomo e del messaggio che portava, sfilò il nastro dalla missiva. Alla luce fioca, riuscì a decifra6
re poche parole in gaelico scritte a chiare lettere in cima alla pagina. Un trattato di pace? I MacIrwin avevano forse teso loro un'imboscata? Tornò a osservare il guerriero, gli prese la mano e notò che aveva un anello con sigillo al dito. Un capoclan? Per un attimo le parve che alla terra avesse cominciato a battere il cuore. Cavalli! Il fragore degli zoccoli si fece più forte e vicino. Erano i rinforzi dei MacIrwin che arrivavano per finire i nemici. Se avessero trovato quell'uomo in fin di vita, gli avrebbero tagliato la gola, soprattutto se era un capoclan che voleva la pace. Gwyneth gli infilò la pergamena nel farsetto e si alzò. Afferrò la spessa cintura di cuoio che stringeva il plaide dell'uomo e a fatica lo trascinò fra le ginestre gialle e l'erba alta. Era pesante, con tutti quei muscoli scolpiti da guerriero. Un'altra spinta, quindi lo fece rotolare per un lieve declino dietro a dei cespugli, pregando che tutti quei movimenti non avessero peggiorato le condizioni delle sue ferite. Distese quindi l'arisaid scuro su di lui per coprire il farsetto colorato alla luce del crepuscolo. Vi prego, fate che non ci trovino. Gli zoccoli dei cavalli calpestarono l'erba e i MacIrwin gridarono in gaelico giuramenti di vendetta contro i maledetti MacGrath. Attraverso i cespugli e le ginestre, li vide caricare i corpi dei caduti sui cavalli. Guerraioli! Qualche minuto dopo se ne andarono. Calò il silenzio e non si udì altro che il gorgogliare del ruscello vicino e un gufo in lontananza. 7
Con un bel respiro, Gwyneth si alzò sulle gambe tremanti. L'uomo disteso ai suoi piedi era così grande che non sarebbe riuscita a muoverlo ancora, non da sola e non certo in salita. Raggiunse di corsa la casetta in pietra, i piedi che inciampavano nelle rocce e negli arbusti. Con il fiatone, spalancò la porta e l'odore amaro del fumo di torba e quello pungente delle erbe messe a essiccare presero il posto dell'aria fresca. «Mora, hai sentito la battaglia?» «Sì, immagino abbiano combattuto contro i MacGrath. Questa faida va avanti da anni.» L'amica guaritrice si curvò sul lavoro a maglia, i capelli grigi coperti da un kerch bianco. Il fuoco che bruciava senza fiamma al centro della stanza non emanava molta luce. «Un uomo è ancora vivo. Ha perso i sensi, ma il suo cuore batte regolare. Dobbiamo portarlo qui e occuparci delle ferite.» «Chi è?» Il forte accento di Mora fu velato dal sospetto. «Non lo so.» «Uno dei nemici?» «È possibile.» «Mmh. Non aiuterò un MacGrath.» «Saranno morti dieci uomini, oggi, e per quale motivo? Questa lotta è una follia!» «Fai presto a parlare tu, inglese. Vivi qui ormai da sei anni e ancora non hai capito niente dei modi delle Highlands.» Ne sapeva abbastanza del loro stile di vita violento, e lo detestava. Gwyneth spostò lo sguardo sul figlio di cinque anni che dormiva nel letto ad armadio dall'altra parte della stanza e abbassò la voce. «Morirei piuttosto che far 8
diventare Rory uno di loro, fargli buttare via la vita per una lite insensata.» Doveva trovare la maniera di allontanarlo dalle Highlands prima che Laird Donald MacIrwin lo costringesse a entrare nei ranghi dei suoi guerrieri. «E hai ragione, non capisco come si possa versare tanto sangue per nulla.» «Non è per nulla. I MacGrath uccisero il fratello di Donald dieci anni fa. E poi una volta si presero una bella fetta delle terre dei MacIrwin. Non prendiamo il furto delle terre alla leggera, qui.» Com'era possibile che l'amica fosse tanto fredda? «Questo guerriero porta con sé un trattato di pace. Al dito ha un anello con sigillo, quindi potrebbe essere il capoclan. A parte questo, è un uomo ferito e noi siamo guaritrici. Se posso salvare una vita, lo farò, che sia quella di un animale, di un amico o di un nemico.» «Già, tu e il tuo cuore gentile da signora. Ci farai ammazzare. E se Donald venisse a saperlo?» Gwyneth fu scossa da un brivido a quel pensiero. «Viene qui di rado.» Sebbene il capoclan fosse suo cugino di secondo grado da parte del padre, tra loro non c'era affetto. «Ho un brutto presentimento. Te ne pentirai.» «Non pensi che i MacGrath si vendicheranno su noi tutti se i MacIrwin dovessero uccidere il loro capo? Quell'uomo invece vuole la pace, proprio come noi.» «Non è questo il modo di ottenerla. Ho qualche anno in più di te, sassenach.» «Allora lo trascinerò fin quassù da sola.» Strappò via una coperta dal letto, uscì di casa e ridiscese la collina verso valle. Le rocce scivolavano e rotolavano sotto le sue scarpette, facendole male ai piedi. Se anche Mora non l'avesse aiutata, avrebbe fatto il 9
possibile per quell'uomo, si disse. Una prepotente determinazione sbocciò nella sua anima: si rifiutava di lasciarlo lì a morire. Sebbene il guerriero fosse certamente resistente, era del tutto indifeso in quel momento, come un bambino, come il piccolo Rory. La forza spaventosa di quell'uomo era alla sua mercé e Gwyneth provò soggezione al pensiero del potere che aveva su di lui, quello di aiutarlo e salvargli la vita... o di lasciare che si spegnesse. Sarebbe stato il peggiore dei peccati da lei commessi. Il trattato di pace e qualcosa che sentiva nel profondo la convinsero che valeva la pena salvarlo, però. Si accovacciò dietro a dei cardi al limitare della radura e si mise in ascolto per accertarsi della presenza o meno dei MacIrwin. Gli unici rumori erano il sibilare del vento fra gli aghi dei pini e il gorgoglio del ruscello. Un sasso rotolò giù per la discesa alle sue spalle. Allarmata, si girò e vide Mora che le si avvicinava con una barella di legno e lino. «Va bene, inglese. Non posso lasciarti a guarirlo tutta da sola. E ci servirà questa per trascinare quel suo grosso sedere su per la collina.» Gwyneth si alzò, trattenendo un sorriso. «Ti ringrazio per il tuo buon cuore, Mora.» «Mmh. Dov'è il selvaggio?» «L'ho nascosto fra l'erba dietro ai cespugli così che non lo trovassero per finirlo» rispose, poi guidò l'anziana attraverso la radura fino a MacGrath. Mora gli si inginocchiò vicino. «Sì, ha il respiro ancora forte. Potrebbe sopravvivere.» Lo fecero rotolare sulla barella e con molto sforzo, vista la mole dell'uomo, lo trasportarono verso il casolare. La notte era calata, rendendo la risalita ancora più ardua. 10
«Santo cielo, è pesantissimo» sbuffò Mora prendendo fiato a fatica. «Concordo.» A Gwyneth dolevano braccia e gambe per la fatica. «Non ha patito la fame quest'inverno.» «Proprio no.» Giunti nei pressi della casa, Mora si diresse verso l'ingresso, ma Gwyneth la fermò. «Nascondiamolo nella stalla del bestiame, nel caso Donald dovesse passare» propose. L'altra strinse gli occhi. «Ti sei fatta astuta tutt'a un tratto.» «Be', so che, se dovesse scoprire che nascondiamo il nemico, si infurierebbe.» «Già, e ci ammezzerebbe tutti» mugugnò Mora. Gwyneth scacciò la paura e ignorò quel commento. «Lo nasconderemo bene.» Trascinarono MacGrath nella stalla di pietra, che si trovava a diverse iarde di distanza dal casolare, e lo sdraiarono su una coperta di lana sul pavimento di terra battuta. Mora accese diverse radici di abete per trovargli le ferite. «Proprio un bel giovanotto» commentò. Giovanotto. Rory era un giovanotto. Quel gigante era un uomo cresciuto. Ma bello? Sì. Alla tenue luce della fiamma, i suoi capelli del colore della mezzanotte, le sopracciglia e le ciglia anch'esse nere catturarono l'attenzione di Gwyneth. Aprite gli occhi. Sarebbero stati scuri anche quelli, vero? Scuri come il peccato tentatore nella notte più buia. La barba corta gli ombrava la mascella possente e gli incorniciava la bocca sensuale. 11
Forse sto impazzendo, se noto certe cose in un momento come questo. Sforzandosi di ignorare il suo volto, sganciò la spilla di ottone a forma di falco che gli reggeva la parte superiore del plaide blu sulla spalla, gli sfilò lo sporran, la sacca di cuoio che aveva alla vita, e vi ripose il gioiello. «Non credi che sia il capo?» Gwyneth gli alzò la mano per mostrare l'anello con sigillo a Mora, sentendo il calore dell'uomo penetrarle nella pelle. «Sì, scommetto che è il giovane laird. Non l'ho mai visto prima. Ricordo però di aver sentito dire della morte del vecchio signore qualche tempo fa e in effetti gli assomiglia. È pur vero che tutti i MacGrath sono scuri.» Gwyneth gli sfilò l'anello e mise anche quello nella sacca. «Indossa abiti di buona fattura.» Mora slacciò il farsetto. «E guarda cosa c'è qui» disse estraendo un pugnale con impugnatura d'ottone, che era nascosto sotto il braccio; poi usò la lama affilata per tagliare la camicia sporca di sangue. Trattenendo il respiro, la ragazza non poté far altro che osservare a bocca aperta la pelle e i muscoli scolpiti che venivano lentamente svelati. Fra le tante cicatrici sul petto, due lunghi tagli poco profondi stillavano sangue. Un proiettile di piombo lo aveva invece colpito di striscio alla spalla. Lo avrebbe ricucito, così sarebbe guarito e tornato come nuovo. Grazie a uno spacco sul tessuto, capirono che c'era un'altra ferita. Mora slacciò la cintura e fece scivolare il plaide fino a scoprire un taglio sul fianco destro, vicino all'osso pelvico. L'eccitazione ribollì in Gwyneth alla vista del corpo se12
minudo dello scozzese nemico. Dovrei chiudere gli occhi, guardare altrove. È un paziente. Sebbene si fosse presa cura di molti uomini svestiti dopo uno scontro o durante una malattia, non ne aveva mai visto uno tanto benfatto in vita sua. Dio gli aveva di certo arriso. «È poco profondo» constatò Mora. «È stato fortunato che non abbiano colpito organi vitali.» Gli pulirono le ferite con una lavanda fatta di acqua fresca e felce florida, ricucirono quelle più profonde e poi le coprirono con una poltiglia di felci e consolida maggiore. «Però, è proprio grazioso, vero?» Mora sorrise e le fece l'occhiolino. «Mi ricorda il mio Geordie prima che ci lasciasse.» Grazioso era un po' blando come aggettivo, secondo Gwyneth, ma ignorò la domanda. Non avrebbe svelato a Mora l'effetto imbarazzante che quell'uomo stava avendo su di lei. Gli uomini che conosceva erano tutti uguali: arroganti, crudeli e insensibili. Che si trattasse di stravaganti gentiluomini inglesi o di rudi guerrieri scozzesi, pensavano solo alla loro superiorità e a come potevano esercitare la propria autorità sugli altri. Le donne non erano altro che oggetti. Salvando la vita di quel guerriero stava rischiando molto, nella speranza di ottenere la pace. «Oh, ecco la ferita peggiore.» Mora esaminò il cranio del guerriero. «Ha battuto la testa, e forte.» «Fammi vedere.» Gwyneth si inginocchiò sul pavimento vicino alla testa di lui. Aveva i capelli impiastrati di sangue e un grosso bernoccolo. «Pare che non sanguini più.» «Già. Non che ci sia molto da fare per un colpo così.» 13
A ogni modo, Gwyneth lavò la ferita e vi spalmò la crema alle erbe come meglio poté tra i folti capelli. Si concentrò con particolare attenzione su quel compito mentre Mora copriva l'uomo e faceva poi scivolare via il plaide da sotto la coperta. La ragazza cercò di non immaginare quel corpo nudo. Di certo era peccato avere certi pensieri. «Abbiamo fatto tutto il possibile. Ora è nelle mani di Dio. Io vado a letto.» Prese le cose del guerriero, la giovane seguì Mora fino al casolare e nascose tutto in una cassapanca di legno. Si avvicinò quindi al letto di Rory. Sollevata che il bambino non si fosse svegliato con la confusione, lo baciò sulla fronte e si rialzò. «Mi fermo un po' con MacGrath.» «Fa' come vuoi. Sarà meglio che ti porti dietro lo sgian dubh, caso mai si svegliasse non troppo contento di sapere dov'è finito.» Gwyneth annuì e toccò il pugnale nascosto nel corpetto. Sperava di non doversi difendere da un uomo che stava cercando di aiutare, ma la verità era che non lo conosceva e non sapeva che cosa avrebbe potuto fare. Sopra le cime arrotondate delle montagne, la luna faceva capolino tra le nuvole, illuminando con luce fioca il sentiero che portava alla stalla. Una foschia biancastra saliva lenta dalla valle, il che la fece pensare alle anime degli uomini appena defunti. Rabbrividendo, si fermò un istante a respirare il profumo della pioggia prima di entrare nel piccolo edificio e chiudere la porta. Lo sconosciuto disteso a terra attrasse subito il suo sguardo. La vecchia coperta di lana non mascherava la sua bella figura, imponente e addestrata alla battaglia, forte e dai muscoli scolpiti. Gwyneth sperò di non doversi pentire di averlo aiutato. Se aveva un trattato di pace, 14
di certo doveva essere un brav'uomo. O quanto meno, un uomo migliore di Donald MacIrwin. Se solo si fosse risvegliato e se ne fosse tornato alle sue terre, si sarebbe sentita più tranquilla. Se in qualche modo avesse anche riportato la pace, ne sarebbe stata doppiamente grata. Temeva però che non ci sarebbe mai stata pace finché Donald MacIrwin fosse rimasto in vita. La raggiunse il richiamo flautato di un chiurlo. Tremò. Mora le aveva detto più di una volta che udire un chiurlo di notte era un cattivo presagio. Gwyneth si svegliò di soprassalto quando udì un boato, ma capì che si era trattato solo di un tuono. Dolorante e infreddolita per essersi addormentata sul pavimento duro della stalla, si alzò a sedere stringendosi l'arisaid sulle spalle. Sebbene fosse giugno, la temperatura non si alzava mai lì nelle Highlands come faceva invece in Inghilterra. La pioggia picchiettava sul tetto di paglia e un altro tuono brontolò. In momenti come quello sentiva la mancanza del letto di piume con il morbido copriletto della sua giovinezza. E avrebbe preferito un fuoco crepitante all'unica radice d'abete accesa, usata al posto delle costose candele. Il ferito si mosse e mugugnò qualcosa. Gli si avvicinò, gli toccò la fronte e la sentì bollente. Era cominciata la febbre. Che Dio lo protegga. Gli ci sarebbero voluti diversi giorni per riprendersi, se fosse appunto sopravvissuto alla febbre. Doveva farlo. Gwyneth non riusciva a immaginare un uomo tanto forte venir strappato alla vita così giovane. Doveva avere al massimo cinque anni in più rispetto ai suoi ventitré. 15
Prese il panno dalla scodella con l'acqua fresca, lo strizzò e gli tamponò il volto. Avrebbe desiderato sfiorargli la pelle con le mani nude, ma represse quell'istinto. Che sciocca che sono. Il lino si impigliò sulla barba ispida e le ciglia scure dell'uomo sfarfallarono sopra gli zigomi alti. «Leitha» mormorò lui con voce roca, poi scosse il capo all'improvviso. «No, non posso crederci.» Dopo aver girato la testa, rimase immobile, come se si fosse riaddormentato profondamente. Chi era Leitha? Sua moglie? Un pizzico di invidia le fece chinare il capo per la vergogna. Di certo la donna si stava chiedendo dove fosse, forse lo credeva già morto. La trattava bene? O si comportava in modo indegno come Baigh Shaw aveva fatto con lei? Non era certo stato facile passare dalla condizione privilegiata di figlia di un ricco conte inglese all'essere moglie e schiava di un highlander violento e di bassa estrazione, con il doppio dei suoi anni e due figli grandi che la detestavano. Il padre non avrebbe potuto punirla in maniera peggiore per l'unico imperdonabile peccato commesso nemmeno se ci avesse provato. Le era stato tolto tutto. Non possedeva più nulla di valore, non aveva proprietà o eredità, neppure una dote. Perciò non aveva altra scelta se non rimanere dove si trovava, intrappolata nelle Highlands dimenticate da Dio. Un tuono rimbombò sopra di loro e MacGrath sobbalzò. Gwyneth gli rinfrescò ancora il viso, passando il panno sulle sopracciglia scure e la bocca severa ma attraente. Chissà com'erano le sue labbra...? Non devo pensare certe cose. Odiava quel suo lato sensuale, le aveva già rovinato la vita. 16
L'uomo farfugliò altre parole in gaelico, ma l'unica che lei riconobbe fu athair. Padre. Se davvero era il capoclan, allora il genitore doveva essere morto. Vedeva forse gli spettri nei suoi sogni febbricitanti? Quasi all'alba, l'uomo si fece immobile e silenzioso, così Gwyneth gli controllò il respiro. Quando si accorse che non era più forte come prima si impietrì, poi gli strinse il braccio fra le mani e disse una preghiera. Alasdair MacGrath era certo di non essersi mai svegliato con un dolore tanto lancinante alla testa. Gli piacevano il buon whisky e lo sherry, ma non esagerava mai, quindi non doveva essere il liquore a causargli quel tormento. Un suono si infiltrò in quell'agonia. Delle ciarle infantili, pronunciate da una voce acuta. «Ti prendo, brutto bastardo di un MacIrwin.» Quelle parole non si addicevano alla voce innocente. Un'altra, più roca ma pur sempre la stessa ribatté: «Sei un codardo, MacGrath. Ti infilzo». Cosa diavolo sta succedendo? Alasdair aprì un occhio. Era sdraiato sul pavimento di una stanza buia che gli girava tutta attorno. La paglia e l'odore del vecchio letame gli fecero capire che si trattava di una stalla. Guardò con occhi socchiusi verso la porta aperta. Un ragazzino dai capelli chiari era seduto nello spiraglio di luce. Continuava a immaginare la battaglia fra due rametti a forma di uomini. «Prendi questo, brutto rospo bastardo!» Se non fosse stato per l'insopportabile dolore alla testa – e nel resto del corpo – si sarebbe messo a ridere, invece riuscì solo a sbuffare. Il bambino balzò in piedi, si girò e lo guardò con i grandi occhi azzurri spalancati. «Vi siete svegliato.» 17
«Sì» rispose Alasdair, la gola secca e la voce roca. «Ma'! Ma'!» gridò il ragazzino uscendo di corsa dalla stalla. Una lama nelle orecchie gli avrebbe fatto meno male. Il tentativo di proteggerle dalle grida infernali del bambino con le mani, però, gli strappò un dolore straziante al petto. Per tutti i santi! Che cosa mi è successo? Gemette e si guardò. Era ricoperto da una trapunta di lana e dalla paglia. Alzò la coperta e gli giunse alle narici il forte odore delle erbe medicinali. Una guaritrice si era occupata di lui? Diverse bende gli fasciavano il corpo. A parte quelle, era nudo. Che fine hanno fatto i miei vestiti? E dove sono la spada e il pugnale? Una paura gelida gli attanagliò il petto. La sagoma delicata di una donna comparve quindi sull'uscio, stagliandosi contro la luce. «Come vi sentite?» gli domandò. «Come se fossi ruzzolato giù per il Ben Nevis. Dove sono?» «Nelle terre dei MacIrwin.» In quell'attimo, tre cose passarono per la testa di Alasdair: la donna era inglese, lui era appena tornato dal mondo dei morti e si trovava indifeso in terra nemica. Perdio! Un ricordo fulmineo lo distrasse. Aveva lanciato la spada contro un iroso uomo dai capelli rossi, poi qualcosa, o qualcuno, lo aveva colpito alla testa. Il brutto colpo l'aveva disarcionato e si era fatto tutto buio. «Donald MacIrwin sa che sono qui?» «No.» La luce fioca nascondeva l'espressione della donna, ma la cautela le coloriva la voce. 18
«Dove sono i membri del mio clan?» Alasdair pregò che suo cugino, Fergus, e tutti gli altri fossero sopravvissuti. Sapeva però che era impossibile, perché ne aveva visti cadere alcuni. «Cinque o sei sono morti. Gli altri devono essere tornati a casa.» Alasdair non sapeva nemmeno chi fosse morto. Buon Dio, non Fergus o Angus. Per fortuna, suo fratello Lachlan non li aveva accompagnati quel giorno. «Non capisco perché mi trovo qui invece che con loro.» «Dopo lo scontro sono andata a vedere se potevo salvare la vita dei miei parenti, ma ho trovato solo voi in vita.» «Quindi siete una MacIrwin?» Lei incrociò le braccia. «MacIrwin è un lontano cugino. Mia nonna e suo nonno erano fratello e sorella.» Alasdair avrebbe fatto meglio a muoversi con cautela finché non fosse stato certo di potersi fidare di quella parente del nemico. «Parlate come una sassenach.» «Sono cresciuta in Inghilterra, sì.» «E perché mai una MacIrwin, anche se inglese, dovrebbe salvare la vita a un MacGrath? Siamo nemici da quasi duecento anni.» Alasdair cercò di alzarsi, ma una fitta bruciante gli attraversò il basso ventre. «Mo chreach!» Ricadde all'indietro. «Non alzatevi.» La giovane dall'aspetto fragile si avvicinò di corsa e gli si inginocchiò di fianco. Portava con sé il profumo dell'aria buona e delle erbe. Con una mano fresca sul petto, lo fece rimanere disteso. Dopo aver spostato la paglia e avergli abbassato la coperta appena sotto la vita, esaminò la ferita ricucita che aveva sull'addome. 19
«L'avete fatta sanguinare di nuovo.» La donna gli lanciò uno sguardo di riprovazione con i lucenti occhi azzurri. «Perdonatemi» rispose lui e poi si chiese perché si fosse scusato. La ragazza non doveva avere molto sangue dei MacIrwin nelle vene, altrimenti lo avrebbe lasciato morire sul campo di battaglia. Non aveva nulla a che vedere con Donald. Era già la seconda volta che quel bastardo li ingannava, sotto giuramento, dando a intendere di voler firmare un trattato di pace, quando in realtà mirava solo ad ammazzare chi lo portava. Alasdair bramava la pace per la propria gente, così tanto che era diventato troppo fiducioso. Mentre la guaritrice esaminava le ferite, lui le osservò il bel volto. La pelle chiara era davvero setosa come sembrava? Lavorava con un cipiglio sulla fronte e alcune ciocche dei lisci capelli castano chiaro si erano liberate dalla crocchia sulla nuca. Alasdair avrebbe tanto voluto passarsele fra le dita. Perché non indossava il kerch portato dalle donne sposate? Forse non lo era, ma aveva un figlio. Una vedova, quindi. Non aveva anelli, sebbene quell'osservazione non lo aiutasse poiché le donne delle Highlands portavano la fede nuziale solo nelle occasioni speciali. Una cosa era certa: l'aveva svestito e l'aveva visto nudo. Rimpiangendo di non essere stato sveglio, trattenne un sorriso. La giovane si accorse che la stava guardando e arrossì. Ah, era proprio una bella sassenach. Le sorrise. Che cosa ci faceva lassù in Scozia a prendersi cura delle sue ferite? Forse non era una donna vera, ma un angelo o una fata. 20
L'amante del laird VONDA SINCLAIR INGHILTERRA - SCOZIA, 1618 - Alasdair, laird dei MacGrath, sogna da sempre di porre fine alla faida che vede il suo clan combattere contro quello dei MacIrwin. Ma pur sapendo che la decisione di accogliere nel proprio castello e garantire protezione a Gwyneth Carswell, lontana cugina di Donald MacIrwin, non farà che inasprire le violenze, non può fare a meno di aiutarla. Quella donna dall'aspetto fragile e dallo sguardo innocente sprigiona infatti una sensualità inconsapevole che travolge i sensi del fiero highlander. E la passione che scatena in lui non gli lascia scampo...
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Honey Ridge, Tennessee. Benvenuti alla Peach Orchard Inn, un luogo ricco di segreti… e di dolci possibilità. “Una storia bellissima e indimenticabile, colma di tenerezza e amore.” RaeAnne Thayne, autrice nella classifica del New York Times
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Inghilterra, 1815 - Uno scandalo sconvolge la casa dei Ferguson. Costrette alla fuga, toccherà agli agenti segreti di Lord Drake ritrovare Fiona e Mairead , fanciulle in fuga. Ma questa ricerca potrebbe metterle in grave pericolo…
Irlanda, 1172 - Il desiderio di rivalsa dell’emarginato Killian MacDubh è potrebbe portarlo a tutto, anche a sedurre la figlia del Re di Ossoria per ottenere ciò che desidera. L’amore però ha un piano diverso.
Inghilterra, 1810 - Sulle donne di Kempton grava una maledizione: ogni matrimonio finisce in tragedia. Un’ottima scusa per Tabitha Timmons... - serie Le irresistibili zitelle di Kempton.
Spagna, 1815 - Il maggiore Finlay Urquhart ha il compito di mettere a tacere El Fantasma, famigerato rivoluzionario. La sola persona in grado di aiutarlo è la nobildonna Isabella Romero, ma ha un segreto sconvolgente.
Dal 3 febbraio in edicola e sul nostro store www.harpercollins.it - Seguici su