N. Marsh - J. Braun - C. Anderson
L'ATTESA PIÙ DOLCE
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Executive Mother-To-Be Expecting a Miracle The Baby Swap Miracle Harlequin Mills & Boon Romance © 2007 Nicola Marsh © 2008 Jackie Braun Fridline © 2011 Caroline Anderson Traduzioni di Leonora Sioli, Federica Jean e Laura Polli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Harmony Serie Jolly agosto 2008; ottobre 2008; marzo 2012 Questa edizione Harmony Premium luglio 2017 Questo volume è stato stampato nel giugno 2017 da CPI, Barcelona HARMONY PREMIUM ISSN 1724 - 5346 Periodico mensile n. 152 del 21/07/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 804 del 29/12/2003 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
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Per amore del capo Pagina 155
Il vicino milionario Pagina 303
Romantico milionario
Per amore del capo
1 Kristen Lewis aveva una vera passione per gli hotel a cinque stelle. Adorava il lusso, il continuo via vai e tutti quei piccoli comfort creati apposta per coccolare e far sentire un re anche l'anima più triste e depressa del mondo. Più di tutto, però, adorava l'anonimato. Il fatto che la gente più disparata le passasse accanto senza sapere e senza domandarsi perché una donna di successo di trentacinque anni se ne stesse lì tutta sola a sorseggiare un cocktail. «Santo cielo» borbottò tra sé, conficcando il bastoncino nella fetta di limone appoggiata sull'orlo del bicchiere e chiedendosi da chi avesse ereditato quell'infallibile abilità nell'allontanare le persone. Per quale ragione non riusciva mai ad avere un vero amico? Punzecchiò di nuovo il limone, ormai ridotto a brandelli, e si guardò intorno. Se non altro si trovava in un bel posto. Sarebbe stato molto peggio se fosse stata in una squallida bettola di periferia! L'Oasis Bar del Grand Hotel Hyatt, in effetti, era il suo locale preferito. Negli ultimi quattro anni, da quando cioè aveva iniziato a lavorare per una nota TV 7
di Singapore, aveva passato ore e ore lì, con i clienti e con i colleghi, eppure non si stancava mai di quell'atmosfera così elegante e sofisticata. Quell'hotel pareva essere stato creato apposta per le grandi occasioni e proprio per questo lo aveva scelto per festeggiare con Nigel, suo amico e collega, lo straordinario successo che aveva avuto il suo ultimo programma. Sfortunatamente, Nigel aveva ricevuto all'ultimo momento un altro invito da parte di un'attraente segretaria di ventidue anni e le aveva dato buca circa cinque minuti prima del loro appuntamento. «Amico del cavolo!» brontolò Kristen, bevendo un altro sorso del suo drink e osservando il ragazzo seduto dall'altra parte del bar. Niente male, commentò tra sé, guardandolo con interesse. Aveva grandi occhi scuri, capelli scuri, una piccola gobbetta sul naso che rendeva particolare il viso dai lineamenti perfetti, e un sorriso ironico disegnato sulle labbra. Che cosa stai facendo? Smettila di fissare quel tizio! Distogliendo lo sguardo in tutta fretta, Kristen tornò a fissare il proprio bicchiere, elencando mentalmente tutti i motivi per cui doveva essere furibonda con Nigel. Primo tra tutti il fatto di avere preferito una serata romantica con una ragazzina, invece di un'uscita con una vecchia amica. Non che ne fosse sorpresa, per la verità. Conoscendolo sapeva bene che tra una cenetta con una bella ragazza e una chiacchierata con un'amica, Nigel avrebbe scelto sempre e comunque di mettere alla prova le proprie doti di seduttore. Di nuovo si guardò intorno e di nuovo i suoi occhi cercarono quel bel ragazzo che, questa volta, ricambiò lo sguardo. 8
Maledizione, mi ha vista! Ora ci manca solo che si metta in testa strane idee e cerchi di abbordarmi. Non sono proprio dell'umore adatto per fare nuove conoscenze. Per il momento, comunque, Mr. Bellezza pareva non essere minimamente interessato a lei. Le aveva rivolto una rapida occhiata e poi era tornato a fissare il suo drink con espressione infelice. Poveraccio, chissà che cosa gli è successo, si ritrovò a pensare Kristen. Non aveva mai creduto nel destino o nel karma o in quel genere di romanticherie. Eppure, quando i loro occhi si erano incontrati qualche attimo prima, aveva sentito scattare qualcosa dentro di sé. Era stato come se tra loro fosse passata una sorta di corrente elettrica. Come se due anime gemelle si fossero finalmente incontrate, per poi separarsi di nuovo. Sciocchezze. Stai vaneggiando. Scuotendo la testa, terminò il cocktail, quindi si mise a rovistare nella borsa in cerca del portafoglio. «È suo?» Kristen alzò lo sguardo dalla confusione di fazzoletti, biro, agenda e make-up che regnava nella sua borsa e restò come ipnotizzata quando si trovò di fronte gli occhi più scuri e penetranti che avesse mai visto in vita sua. «È suo questo soprabito?» Come? Che cosa? Era proprio lui? Il ragazzo malinconico? E per quale motivo la stava fissando in quel modo? Come se stesse aspettando qualcosa da lei? Ovvio. Perché in effetti sta aspettando qualcosa. Una risposta, per esempio. «Oh, sì. Grazie. Era caduto per terra? Non me ne ero accorta» replicò impacciata. 9
Strano, in genere quando uno sconosciuto le rivolgeva la parola, lei reagiva sempre con una risposta secca e un sorriso freddo. Adesso, invece, le pareva di essere paralizzata mentre osservava quel ragazzo senza più riuscire a togliergli gli occhi di dosso. Sorridendo, lui annuì. «Sì, l'ha fatto cadere dallo sgabello mentre rovistava nella sua valigia.» «Valigia?» Se i suoi occhi l'avevano incantata, il suo sorriso per poco non la fece svenire. Lui indicò la borsa di Kristen. «Sembra grande abbastanza per contenere un vestito e qualche paia di scarpe.» Lei scoppiò a ridere. «Già. Sono in giro per tutto il giorno e devo avere sempre con me quello che mi può servire. Capisce?» Il sorriso di lui si allargò, ma i suoi occhi erano ancora velati di tristezza. Doveva essergli successo qualcosa di brutto, rifletté Kristen, sentendo lo strano desiderio di confortarlo. «A proposito di essere sempre in giro...» replicò lui, «mi conviene andare a riposare un po' perché domani mattina mi aspetta un volo all'alba.» «Viaggio di lavoro?» «Sì.» «Peccato che non sia qui in vacanza. Ci sono dei posti splendidi da visitare da queste parti» rispose lei, dicendo la prima cosa che le passò per la mente. Non voleva che la conversazione finisse subito. Desiderava scoprire qualcosa di più su quel tipo così affascinante. «Dal suo accento australiano, mi pare di capire che anche lei sia qui solo di passaggio. Lavoro?» «Più o meno. A dire il vero, in teoria, ora sarei in vacanza» gli spiegò Kris, un po' tentennante. 10
Si sentiva così a disagio! Non era certo il genere di donna che attaccava bottone con chiunque, tanto meno con un uomo che non aveva mai visto prima e che aveva incontrato per caso in un bar! «No, non può essere in vacanza.» Lei lo guardò sorpresa. «E da che cosa lo avrebbe intuito?» «I turisti hanno un aspetto rilassato, felice e allegro. Cosa che lei non ha.» «Oh, grazie mille. A quanto pare non devo averle fatto una buona impressione.» «Si figuri. Semplicemente non mi dà l'dea di essere una persona in vacanza» si giustificò lui. A questo punto, forse perché era un po' brilla dopo avere bevuto un drink a stomaco vuoto, Kristen fece qualcosa che, in un'altra circostanza, non si sarebbe mai sognata di fare. «Se non è troppo stanco e ha voglia di rimanere qui ancora un po', posso raccontarle come mai non ho un'aria molto allegra.» Lui la guardò meravigliato e lei, che non poteva credere di avere pronunciato davvero quelle parole, pregò di essere inghiottita all'istante dal pavimento. Cielo, sono diventata completamente matta! «Mi perdoni» cercò di rimediare. «Immagino avrà cose molto più interessanti da fare e comunque...» «No» la interruppe lui, «mi farebbe piacere ascoltare la sua storia.» «Bene.» Bene? Non c'era proprio niente che andava bene in quella situazione! Che cosa le stava succedendo? Non era certo da lei comportarsi in quel modo. E, tuttavia, sollevata dal fatto che quello sconosciuto avesse accettato il suo invito, Kristen si mise comoda. «Posso offrirle qualcosa da bere?» 11
«Un succo d'ananas sarebbe perfetto, grazie.» Meglio non esagerare con gli alcolici, rifletté lei. Dopo avere fatto l'ordinazione al cameriere che li guardò con un sorrisino compiaciuto, come se avesse già visto quella scena un migliaio di volte, il bel ragazzo si voltò verso di lei. «Piacere, io sono Nate. Possiamo darci del tu?» Sorridendo, lei allungò una mano. «Ciao. Io sono Kris. Una non-turista che vive a Singapore e che adora questa città.» Lui le strinse la mano con decisione, trasmettendole una strana sensazione di calore. Le piaceva quando qualcuno le stringeva la mano in quel modo. La faceva sentire rispettata. Invece non sopportava quando gli uomini le sfioravano appena la mano, come se avessero paura di farle male solo perché era una donna. «Sei qui per questioni di famiglia?» Kristen scosse la testa, domandandosi come mai Nate avesse accettato di rimanere lì ad ascoltare le sue sventure. Forse lo aveva fatto per pietà, di sicuro non perché fosse attratto da lei. Non aveva importanza, comunque. Contava solo che, in quel momento, le faceva piacere poter parlare con qualcuno, tanto più se quel qualcuno era un bellissimo ragazzo. «Non ho una famiglia molto numerosa, a dire il vero. Ho solo due sorelle che vivono a Sydney. Mi sono trasferita qui per motivi di lavoro. E, per l'esattezza, per realizzare un programma televisivo di viaggi.» «Sembra interessante.» Mentre Nate ringraziava il cameriere per i drink e pagava il conto, Kristen ebbe il tempo di osservarlo con maggiore attenzione. La camicia bianca con il colletto sbottonato e le maniche arrotolate metteva in risalto il fisico atletico. 12
I pantaloni neri, dal taglio elegante, avvolgevano un paio di gambe lunghe e forti. Molto, molto carino. In genere non si lasciava incantare dagli uomini tanto facilmente. C'era qualcosa in quel ragazzo, però, che la affascinava molto. Forse era quell'aria un po' pensierosa, vulnerabile, che le dava l'impressione che potessero avere qualcosa in comune. «Posso farti una domanda?» La voce di lui la riportò alla realtà. «Certo» gli rispose. «Poco fa stavi brontolando da sola. Ti è successo qualcosa in particolare?» Kristen diventò paonazza. «Sai cosa si dice in giro, vero? Parlare da soli è il primo sintomo della pazzia. Ecco, sono pazza. Tanto pazza da voler strangolare il mio amico Nigel per avermi mollata qui da sola.» «Accidenti. Mi dispiace.» Non volendo la sua compassione, Kristen raddrizzò le spalle, pronta a replicare. Quando però vide l'espressione divertita di lui si bloccò. «Ti ha tirato un bidone?» «Altro che! Quel verme ha preferito uscire con una ragazzina invece che con me. Ha voltato le spalle a un'amica per un'ochetta qualsiasi. Che vigliacco!» «Hai ragione. È proprio un verme» confermò Nate. «Gli amici dovrebbero venire sempre prima di tutto.» Era evidente che la stava prendendo in giro, ma Kristen, invece di offendersi, scoppiò a ridere. In effetti se l'era presa per una sciocchezza. «Secondo te per quale motivo mi ha piantata in asso?» «E me lo chiedi? Vedendo quell'enorme borsa e il tuo sguardo allucinato avrà pensato che sei una specie di serial killer.» 13
«Tu non lo hai pensato, però» lo provocò lei, sorprendendosi di come si sentisse più sollevata dopo essersi confidata con quello stravagante sconosciuto. «Come mai sei qui a chiacchierare con me?» «Forse anch'io sono pazzo» ribatté Nate. Bevve un lungo sorso di birra, senza mai distogliere lo sguardo dal viso di Kristen. Che strano... Nate non stava flirtando con lei, non aveva fatto nessun apprezzamento, eppure ogni volta che la guardava negli occhi l'atmosfera tra loro diventava elettrica. «Comunque è stato lui a perderci, lo sai, vero?» Kristen abbassò lo sguardo sul bicchiere. «Certo che lo so. Quell'idiota non capisce niente.» «Quindi non era l'amore della tua vita, giusto?» «Assolutamente no.» In effetti per lei Nigel era solo un collega con cui aveva l'abitudine di sfogarsi dopo una lunga e dura giornata di lavoro. «Tra me e Nigel c'è soltanto una platonica amicizia.» «Allora non vale la pena che tu te la prenda. Al massimo, la prossima volta che lo vedrai, potrai fargli notare che non è stato molto carino. Cerca di non dargli troppa importanza, però.» «Giusto.» All'improvviso Kris si rese conto di quanto era stata sciocca ad arrabbiarsi con Nigel. In un attimo si dimenticò del suo amico e si concentrò sul suo interessante interlocutore. «Che cosa mi dici di te? Hai qualche triste storia da raccontarmi?» Se gli avesse rovesciato addosso la sua limonata ghiacciata avrebbe ottenuto lo stesso risultato, pensò lei non appena notò l'espressione scioccata e addolorata di Nate. «A dire il vero no. Sono sposato con il mio lavoro e non mi resta molto tempo per il resto.» 14
«Ti capisco benissimo» replicò Kristen, pentendosi subito di avergli rivolto quella domanda. Del resto, il fatto che lui fosse stato così gentile da fermarsi a fare due chiacchiere con lei non le dava certo il diritto di impicciarsi dei fatti suoi. «Anch'io vivo per il mio lavoro. Sono una produttrice televisiva. Tu che cosa fai, invece?» Prima di rispondere Nate esitò un istante, come se avesse voluto soppesare ogni parola. «Lavoro nell'ambito dell'intrattenimento, proprio come te. Mi occupo però della parte strettamente economica.» «Ho capito. Sei uno di quei pezzi grossi che muove le pedine del gioco, giusto?» «Più o meno.» Finalmente il suo sguardo sembrò rasserenarsi. «Sono il direttore generale di una rete televisiva che trasmette soprattutto programmi sportivi e di intrattenimento.» «Ottimo. Se dovessi avere bisogno di un lavoro, saprò a chi rivolgermi.» «Conta su di me» replicò lui, finendo di bere la birra. Ecco, era arrivato il momento dei saluti, rifletté Kristen. Solo che lei, per qualche inspiegabile ragione, non aveva alcuna voglia di separarsi da quel ragazzo. Che situazione assurda! Conosceva appena il suo nome, eppure avrebbe dato qualsiasi cosa perché quella conversazione non terminasse. «Mi è venuta un po' di fame. Hai voglia di cenare con me?» le domandò lui all'improvviso, lasciandola di stucco. Era come se le avesse letto nel pensiero. «Perché no? Mi sembra un'ottima idea» replicò lei, tentando di nascondere il proprio entusiasmo. «Qui si mangia benissimo. È uno dei ristoranti più rinomati di Singapore.» 15
«Sì, l'ho sentito dire. Allora non perdiamo altro tempo e chiediamo un tavolo.» Kristen si alzò, sforzandosi di ignorare la voce della razionalità che tentava di metterla in guardia da certi comportamenti avventati. Che cosa stai facendo? Hai accettato di cenare con un uomo che nemmeno conosci? Torna in te e metti fine a questa pagliacciata. «In genere non faccio cose di questo tipo» affermò Nate, passandole il cappotto. «Non sono solito invitare a cena donne che ho appena conosciuto.» «E io non sono solita accettare inviti da parte di uomini che ho appena conosciuto» replicò lei. E, continuando a ignorare la voce della sua coscienza, gli sorrise e si diresse con lui verso la sala da pranzo. Nate assaggiò l'ottimo riso alla polpa di granchio, cercando di concentrarsi sulla specialità che aveva nel piatto piuttosto che sull'intrigante donna che gli sedeva di fronte. Che cosa ci faccio qui? Nell'ultima mezz'ora si era posto di continuo quella domanda e non aveva ancora trovato una risposta plausibile. Non era abituato ad agganciare sconosciute al bar per poi invitarle a cena. Per la verità, non era abituato a uscire neanche con le donne che conosceva, a meno che non fosse per discutere di affari. E ora invece era lì, a gustare delle prelibatezze in compagnia di un'affascinante ragazza che aveva incontrato per caso poco meno di un'ora prima. E, cosa ancora più strana, si stava divertendo da morire. «Buono, vero?» 16
Nate annuì, tenendo lo sguardo fisso sulle labbra incredibilmente sensuali di lei. Non è possibile. Non sta accadendo davvero. Lui non aveva tempo per quel genere di cose, per cui per quale ragione stava fantasticando su una sconosciuta? «Adoro il cibo a base di pesce» affermò Kris, passando il tovagliolo su quelle labbra che parevano fatte apposta per essere baciate. «E questo posto è famoso proprio per il pesce.» «Oltre che per l'arrosto d'anatra, il pollo al forno e per un milione di altri piatti deliziosi, giusto?» «Già» confermò lei sorridendo. «E aspetta di assaggiare il dolce.» A dire il vero, Nate non era mai stato un appassionato di dolci, tuttavia sarebbe stato disposto a trangugiare un quintale di mousse al cioccolato pur di rimanere ancora per un po' in sua compagnia. Cielo, doveva essere completamente fuori di sé. Forse non si era ancora abituato al cambiamento del fuso orario. Quelle due giornate in Asia lo avevano messo al tappeto. Aveva bisogno di riposare. Se non fosse stato così stanco, di sicuro non sarebbe stato lì, in stato di semi trance, a fissare imbambolato gli splendidi occhi blu di quella sconosciuta, i suoi lunghi capelli biondi o il suo seducente sorriso. In effetti, appena l'aveva vista, seduta tutta sola in un angolo del bar, con quel fisico sottile avvolto in un elegante completo gessato, lo sguardo un po' spaesato, era rimasto subito colpito. L'aveva osservata giocherellare con il drink, borbottare parole che non era riuscito a distinguere e poi l'aveva vista rovistare in quella grande borsa. Se non si fosse accorto della sua espressione sconfortata, si sarebbe messo a ridere. Invece, appena aveva incontrato 17
i suoi grandi occhi, aveva sentito l'immediato desiderio di andare da lei e farle capire che non era sola. Che lui poteva capirla. Già, con tutto quello che gli era successo, Nate poteva capire benissimo chiunque stesse soffrendo. Gli era stato detto tante volte che il dolore si sarebbe attenuato con il tempo. Dalla sua esperienza, però, aveva imparato che il tempo non guariva proprio nessuna ferita. «Non siamo obbligati a prendere il dessert, se non lo vuoi.» Rendendosi conto di avere calato la maschera per un momento e di avere lasciato trapelare le sue emozioni, subito Nate si ricompose. «Scusami, ero soprappensiero.» «Dalla tua faccia, immagino non stessi pensando a qualcosa di piacevole. Ho indovinato?» Prima di rispondere, lui esitò un attimo. «Il fatto di essere lontano da casa mi mette un po' di cattivo umore.» «Ti capisco. Quando sono venuta qui la prima volta, Sydney mi mancava da morire. Ma vuoi sapere qual è il segreto per superare la nostalgia di casa?» «Dimmi.» Come se stesse per rivelargli chissà che importante segreto, Kristen si chinò in avanti e abbassò il tono della voce. «Gli oranghi.» «Che cosa?» «Hai sentito bene» affermò lei. «Ho detto gli oranghi. I più buffi esseri viventi del pianeta. Non si può fare a meno di amarli. La prima settimana in cui ero qui, mi sentivo un po' giù così decisi di andare a fare un giro allo zoo. Rimasi lì più o meno un'ora a guardare quei giganteschi animali e poi, all'improvviso, mi resi conto che mi sentivo più tranquilla. La nostalgia di casa era sparita, come per magia.» 18
«Bene, lo terrò a mente» replicò Nate, scuotendo la testa incredulo. Quella donna era una svitata e lui non riusciva a capire perché se ne sentisse così attratto. Da un lato avrebbe voluto alzarsi e andarsene prima di perdere del tutto la testa, dall'altro però avrebbe desiderato stringerla tra le braccia per accertarsi che fosse reale. Era così... strana. Un momento era seria e il momento dopo allegra e spensierata; un attimo prima era triste e l'attimo dopo scoppiava a ridere. Era un continuo oscillare di emozioni. E forse proprio questo lo incuriosiva tanto. Gli piacevano la sua spontaneità, la sua imprevedibilità e la sua stravaganza, oltre al modo in cui i suoi occhi si illuminavano quando sorrideva. Se da un lato non sapeva praticamente niente di lei, dall'altro avrebbe voluto scoprire tutto quello che c'era da sapere. E soprattutto, non voleva che quella serata terminasse. Desiderava restare con Kris, lasciarsi confortare dalla sua voce gentile e rimanere tra le sue braccia per tutta la notte. «Oh oh, ti è venuto in mente ancora uno di quei brutti pensieri, non è vero?» Kristen prese la bottiglia e gli riempì il bicchiere di vino, come se del buon Shiraz potesse fargli dimenticare tutti i suoi tormenti. Nate tirò un profondo respiro. Tanto valeva mettere la carte in tavola, no? In fondo, non aveva niente da perdere. Al massimo avrebbe ricevuto un bello schiaffo. «A dire il vero, i miei pensieri non erano così brutti.» «Davvero?» si meravigliò lei. «Forse ti sembrerò matto, e con ogni probabilità ti 19
alzerai da quella sedia non appena avrò finito di parlare, però stavo pensando che c'è una forte sintonia tra di noi e che non vorrei che questa serata terminasse.» Kristen lo guardò sorpresa e... indignata? Spaventata? Contenta? Nate non avrebbe saputo dire che cosa stesse provando. Del resto erano passati secoli dall'ultima volta in cui aveva detto qualcosa di galante a una donna e non si sentiva affatto a proprio agio nel ruolo del corteggiatore. «Mi stai forse chiedendo di passare la notte con te?» A quanto pareva lui non era l'unico lì ad amare le maniere dirette. «Non so neanche io che cosa ti sto chiedendo» borbottò, guardando verso la porta e domandandosi se non fosse il caso di scappare prima di commettere altre sciocchezze. «Non sono abituato a trovarmi in situazioni come questa. Da anni non uscivo più con una donna. Una cosa, però, la so. Sono attratto da te, sto bene con te e non voglio che tutto questo finisca così in fretta.» Ecco, l'aveva detto. Quell'affascinante ragazza lo aveva fatto sentire vivo per la prima volta dopo tanto tempo e lui non voleva lasciarla andare. «Io credo che tu sappia perfettamente che cosa mi stai chiedendo» replicò Kris, guardandolo dritto negli occhi. «Penso che lo sappiamo entrambi, e la mia risposta è sì.» «Sì?» «Sì.» Nate non ebbe bisogno di sapere altro. Si alzò, le prese la mano e la condusse verso gli ascensori. Non si dissero più nulla. 20
Non fu necessario. Appena entrarono nella stanza di lui, chiusero la porta e, dopo essersi scambiati uno sguardo carico di sottintesi, si persero l'uno tra le braccia dell'altra. Come due naufraghi che, alla deriva dopo una tempesta, si aggrappano disperatamente all'unica ancora di salvezza a disposizione. Nel momento in cui sfiorò le labbra di Kristen, Nate si sentÏ attraversare il corpo da una scossa elettrica. Non aveva mai fatto niente di cosÏ sconsiderato, folle e impulsivo in vita sua e non si era mai sentito tanto bene. Grazie all'incredibile donna che aveva tra le braccia, all'improvviso si rese conto che era arrivato il momento di ricominciare a vivere.
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REGINE DI CUORI di M. Reid - L. Wilkinson - S. Craven Solo chi non ha incontrato il vero amore vi rinuncerebbe per denaro.
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