L'erede greco

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Lynne Graham

L'erede greco


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: The Pregnancy Shock A Stormy Greek Marriage Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2010 Lynne Graham © 2010 Lynne Graham Traduzioni di Cristina Proto Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Collezione Harmony agosto 2011 - settembre 2011 Questa edizione myLit settembre 2017 Questo volume è stato stampato nell'agosto 2017 da CPI Moravia Books MYLIT ISSN 2282 - 3549 Periodico mensile n. 50 del 21/09/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 162 del 31/05/2013 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Inattesa scoperta



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Dal ponte del suo yacht, il Sea Queen, Alexis Drakos osservava pensieroso Port Vauban. C'erano paparazzi dappertutto. Poiché dava un grande valore alla privacy, non rimase piacevolmente colpito da quella vista. E ancor meno fu incantato dalle bagnanti in topless sull'imbarcazione ormeggiata accanto alla sua che gli rivolgevano eloquenti gesti di invito. Per carità, pensò Alexis con tutto il disdegno di un aristocratico verso la carne avariata. Da adolescente aveva sperimentato l'incontro con molti corpi femminili senza neanche dover chiedere appuntamenti o perdersi in chiacchiere, ma da allora aveva fatto molta strada. Se Calisto non lo avesse implorato di portarla a Cannes, si sarebbe trovato a miglia di distanza dal rumore, dai falsi ricchi e da quella confusione. Il Sea Queen era sicuramente il più grande, elegante e costoso yacht presente in zona ma, dato che Alexis era un Drakos di quarta generazione e quindi ricchezza e privilegi gli spettavano per nascita, la sua arroganza non gli consentiva di indulgere in simili meschini paragoni. Alto quasi due metri, Alexis aveva la prestanza fisica di un atleta allenato: per essere un noto maniaco del lavoro era infatti sorprendentemente in forma. Metà russo e metà greco, era un uomo oltremodo attraente con un'invidiabile 7


reputazione di sciupafemmine. Negli ultimi mesi, però, c'era stata una sola donna nella sua vita: Calisto, l'ex moglie del magnate svizzero dell'elettronica Xavier Bethune. Ansioso di tornare al lavoro, e consapevole che il suo team lo attendeva in coperta, Alexis scese nell'ufficio che era stato allestito a bordo con tutte le tecnologie di ultima generazione. Alcuni minuti dopo Calisto entrò nella stanza senza annunciarsi. Alexis fu sorpreso, perché l'aveva mandata sulla costa a visitare la sua splendida villa nel tentativo di ottenere un po' di pace. Un silenzio assordante si diffuse prima ancora che Calisto attaccasse con il suo aspro discorso: «Non crederai a quello che ho scoperto nella tua villa!». «Neanche il mostro di Loch Ness nella vasca da bagno scuserebbe questa tua intrusione mentre sto lavorando» ringhiò Alexis. «Quel posto è una vergogna! La piscina non è stata pulita da mesi, il giardino è coperto di erbacce e la casa non è neanche rifornita di provviste per la nostra permanenza della prossima settimana» inveì Calisto, gli occhi azzurri pieni di indignazione. «E quando ho chiesto alla governante di darmi delle spiegazioni, tutto ciò che mi ha detto è stato che si è sempre occupato Billie di quelle faccende e che lei non aveva ricevuto istruzioni.» Calisto Bethune era una bellezza alta un metro e ottanta, ex modella, il cui volto affascinante e il corpo sinuoso avrebbe fermato il traffico. E ora che si era separata dal marito, la donna che Alexis aveva amato e perso da ragazzo era finalmente di nuovo sua. «Hai sentito quello che ho appena detto, Alexis?» sbottò Calisto impaziente. «Il mese scorso la riparazione del Sea Queen si è prolungata e non abbiamo potuto usarlo. 8


Chi ne era responsabile? Ogni posto di tua proprietà in cui arrivo sta andando in malora e tutte le volte scopro che il colpevole è questo Billie!» «Fino a qualche mese fa la mia assistente Billie si prendeva cura di tutte le mie proprietà come anche dei miei impegni sociali e dell'organizzazione dei viaggi. Sfortunatamente ha insistito per prendere un'aspettativa e la sua sostituta era così incapace che l'ho licenziata dopo un mese.» Calisto spalancò gli occhi e lo squadrò accigliata. «Questo Billie di cui tutti parlano è... una donna?» «Che c'è di strano?» Alexis tornò al suo portatile con rinnovata energia, più interessato agli affari che a discutere di noiose questioni domestiche. Nessun Drakos si era mai interessato a simili banalità. Riteneva di essere stato già molto tollerante ad ascoltare la sparata di Calisto, certi uomini non le avrebbero nemmeno prestato orecchio. «E questa Billie, questa donna ha insistito per prendersi una vacanza? Da quando permetti ai tuoi dipendenti di esigere qualcosa?» chiese Calisto. Alexis si accigliò, prima di alzarsi in piedi e di guidare la meravigliosa bionda nel corridoio fuori dall'ufficio e fino al salone. «Conosco Billie fin da quando era bambina e abitava a Speros. Ha un po' di libertà in più rispetto al resto del mio staff...» Un'espressione gelida irrigidì gli zigomi di Calisto. «Davvero?» «Fino a ora Billie è sempre stata disponibile ogni volta che ne avessi bisogno. Di solito non prende una vacanza o dei giorni di permesso. Ha sempre lavorato molto intensamente per me, giorno e notte» aggiunse Alexis. Il suo tono era piatto perché, nonostante quelle parole, anche lui biasimava Billie per i numerosi fastidi che avevano intac9


cato la sua tranquillità negli ultimi mesi. Billie Foster, la sua assistente e tuttofare più fidata, il suo braccio destro, aveva preteso di prendere otto mesi di aspettativa dal lavoro per occuparsi della zia in Inghilterra, di recente rimasta vedova – e anche incinta. Nel ripercorrere mentalmente le seccature che aveva dovuto tollerare durante quella prolungata assenza Alexis irrigidì la mascella. Questioni personali e non, in passato sempre sistemate senza che lui se ne accorgesse, improvvisamente si accumulavano sulla sua scrivania, causandogli un notevole fastidio. Non avrebbe mai creduto che Billie potesse dimostrarsi tanto egoista. Pur consapevole che lui non avrebbe gradito una pausa così lunga, era comunque partita. Era stato troppo morbido con lei. Avrebbe dovuto dirle di no. Avrebbe dovuto dirle che, se se ne andava, avrebbe perso il posto. Dopotutto, per cosa le pagava uno stipendio così alto? Per correre in Inghilterra ogni volta che le prendeva il capriccio? Alexis si era aspettato molto di più da una ragazza che conosceva fin dall'infanzia e che doveva molto alla generosità della sua famiglia. «Delle tue proprietà e dei tuoi impegni sociali potrebbe occuparsene una moglie. Non sarebbe un grande impegno» osservò Calisto morbida. «Allora non avresti bisogno di Billie nella tua vita.» Alexis era troppo intelligente e diffidente verso le manipolazioni femminili per rispondere. Scrollò le spalle e fece segno a un cameriere di portare del caffè. Calisto poteva anche essere la prima donna a passare più di qualche settimana con lui, ma il matrimonio era una faccenda completamente diversa. Lui sapeva fin troppo bene quanto fosse costoso un cattivo matrimonio: il suo defunto padre era passato attraverso tre pessimi e onerosi divorzi. 10


No, Alexis non aveva fretta di fissare la data delle nozze. Anche se Calisto era la prima con la quale forse avrebbe potuto prendere in considerazione la possibilità di arrivare all'altare, poteva comunque rivelarsi sempre un fuoco di paglia. Nella sua esperienza le donne erano raramente prevedibili e, ancor peggio, raramente sincere. Arricciando il naso di fronte al caffè che avrebbe sostenuto Alexis nel suo lungo giorno di lavoro, Calisto mise della musica e iniziò a ballare, agitando i fianchi in movimenti provocanti che ricordavano una lap dance. Conscio che la donna stava usando il sesso per avere la sua attenzione, Alexis la ignorò volutamente e si domandò perché mai lei pensasse che una danza simile potesse spingerlo a sposarla. Quella dimostrazione lo ripugnava. Fuori dal letto una moglie doveva avere una certa dignità, rifletté serio – ecco un'altra qualità che la sua donna perfetta avrebbe dovuto avere. A una festa, sotto l'effetto di qualche drink, Calisto poteva diventare fonte di imbarazzo. La sua attenzione fu invece attirata da una sciarpa dai colori brillanti appoggiata su una sedia del bar. Rannuvolandosi, la sollevò. Apparteneva a Billie, che non sapeva mai abbinare i colori. Un vago profumo di pesca a lui familiare gli assalì le narici e un'espressione di confusione gli velò gli occhi scuri penetranti. La sensazione di qualcosa di erotico gli sfiorò la mente e il corpo reagì con un istinto primario. Confuso da quella forte reazione e incapace di trovare una connessione logica, Alexis si rese conto che stava ancora stringendo la sciarpa. Rifiutando quel tipo di pensieri, dato che non esisteva donna più sessualmente ingenua di Billie, Alexis gettò via quel pezzo di stoffa. «Perderai tutte le opportunità che hai qui...» Quando le 11


due donne uscirono dalla biblioteca pubblica di Londra, Billie agitò una mano per indicare la strada affollata, piena di negozi, ristoranti e automobili. «Farti tornare in Grecia con me sembrava una grande idea dopo la morte di John, ma ora mi sento terribilmente in colpa per averti coinvolto in tutto questo. L'isola è molto tranquilla...» «Sei solo stanca e ti senti di nuovo un po' giù» la rimproverò Hilary, una donna bionda, alta e snella, dai gentili occhi marroni, vicina ai quaranta. Somigliava poco alla nipote, che era minuta, aveva i capelli rossi e gli occhi color smeraldo, e il cui stato di gravidanza avanzata la faceva sembrare quasi più larga che alta. Hilary fece salire la ragazza sull'autobus e si lanciò in un allegro monologo su quanto odiasse il clima umido dell'Inghilterra e come non vedesse l'ora di trovare un po' di pace per scrivere il libro che aveva in mente da tempo. Billie, che era più stanca di quanto fosse pronta ad ammettere, non riusciva a convincersi. Nel tentativo di fare la cosa migliore per il futuro suo e del bambino, aveva intrappolato Hilary nei suoi progetti, e per questo si sentiva in colpa. Fu un sollievo, comunque, tornare nell'accogliente casa bifamiliare della zia e sedersi a bere una tazza di tè. «Non ti rendi conto di quanto io desideri cambiare aria, anche se non potrei permettermelo senza il tuo supporto» dichiarò mesta la donna bionda. «Senza il tuo sostegno finanziario durante la malattia di John, non avrei potuto neanche rimanere in questa casa. La tua generosità ci ha permesso di restare qui finché non ho dovuto ricoverarlo: trovarsi in un luogo familiare ha aiutato molto John, perché non era in grado di affrontare un cambiamento.» La voce di Hilary si incrinò appena: suo marito era morto da pochi mesi. A causa di una demenza precoce, 12


l'essenza della personalità di John era svanita molto prima della sua morte, avvenuta a quarantatré anni in una casa di cura. Nell'ultimo periodo era diventato troppo difficile per la moglie accudirlo da sola, dato che le sue condizioni erano peggiorate. In precedenza Hilary aveva assistito il marito per alcuni anni e per farlo aveva dovuto lasciare il suo lavoro di insegnante. I sussidi sociali a cui la coppia aveva diritto erano stati troppo miseri per coprire l'ipoteca e così Billie era accorsa in loro aiuto per alleviare la situazione. «Sono stata felice di aiutarvi» dichiarò Billie alla donna che spesso era stata l'unica voce di buon senso della sua infanzia, anche se avevano vissuto così lontane. La madre di Billie, Lauren, si era trasferita sull'isola greca di Speros quando Billie aveva solo otto anni. Lauren era sempre stata un'irresponsabile che aveva anteposto l'uomo di turno ai bisogni della figlia. Più spesso di quanto Billie volesse ricordare, una visita o una telefonata della saggia sorella Hilary aveva convinto la sciagurata genitrice a comportarsi come una madre normale. Hilary gemette. «Sfortunatamente hai aiutato tutti noi mettendo a rischio il tuo stesso bene. Hai comprato una casa per tua madre, hai dato a me e a John un'indennità...» «E ho anche speso una cifra astronomica per costruire una casa tutta mia a Speros» la interruppe Billie, a disagio per la gratitudine della zia. «Se solo avessi pensato prima che avrei anche potuto desiderare di non lavorare più per Alexis... Se invece avessi messo i soldi in banca...» «Nessuno ha la sfera di cristallo. Magari non te ne rendi conto adesso, ma a ventisei anni sei ancora molto giovane» ragionò Hilary per calmarla. «Avevi un fantastico lavoro e stavi guadagnando una piccola fortuna, quindi non avevi motivo di temere il futuro.» 13


Un'ombra offuscò i tratti di Billie. Non si sentiva confortata, perché si rimproverava amaramente per la propria prodigalità. Era cresciuta in povertà, aveva sperimentato la fame e la necessità di nascondersi quando il padrone di casa esigeva l'affitto. Con quei ricordi alle spalle, avrebbe dovuto risparmiare per il proverbiale momento del bisogno. «Né dovresti avere motivo di temere il futuro ora. Il padre del tuo bambino è un uomo molto ricco» osservò Hilary con fermezza. Billie strinse forte il fazzoletto che aveva in mano. «Morirei piuttosto che affrontare Alexis. Grazie al cielo ero fuori per un appuntamento medico il giorno che è passato a trovarmi qui a casa tua!» «Sì, non ce l'aspettavamo. Per fortuna non è entrato, quindi dubito che abbia avuto il tempo o la prontezza di spirito di notare che non avevo proprio l'aspetto di una donna incinta» osservò cupa Hilary. Billie tornò col pensiero alla propria sorpresa nel venire a sapere che Alexis, a Londra per affari, aveva deciso di farle visita senza neanche telefonare per avvertirla delle sue intenzioni. Come si sarebbe stupito se lei avesse aperto la porta mostrando una pancia ormai evidente! Era stata pura fortuna se l'inganno che aveva iniziato con Hillary – la finzione che fosse sua zia ad avere il bambino – non era stato svelato in quel momento. In seguito lei gli aveva telefonato per chiedergli se c'era qualcosa che richiedesse la sua assistenza, e lui aveva riso e aveva detto che la visita era stata un'idea dell'ultimo minuto, visto che aveva tempo prima di raggiungere l'aeroporto e tornare a casa. «Se non hai il coraggio di affrontare Alexis Drakos, lo affronto io per te» mormorò Hilary con una luce battagliera negli occhi. 14


Billie sollevò il mento. «Non è una questione di essere troppo spaventata.» «Oh, so che non hai paura di Alexis Drakos. Ma sei ancora follemente innamorata di lui e decisa a proteggerlo dalle conseguenze del suo stesso comportamento.» «Non è così. Ho il mio orgoglio e i miei progetti. Non ho alcun bisogno di lui. Se continuo a lavorare per Alexis a un anno dalla nascita del bambino, riuscirò a risparmiare abbastanza da avviare una mia attività qui.» Hilary strinse i denti ed evitò di replicare, perché non voleva agitare Billie. Sua nipote in fondo aveva già sofferto il forte trauma di vedere il padre di suo figlio – e l'uomo che amava – perdere la testa per una vecchia fiamma del passato. Anche così, le ragioni di Billie per rimanere in silenzio erano insufficienti a soddisfare la sete di giustizia di Hilary. Alexis Drakos una notte si era portato a letto Billie, una dipendente, non aveva usato alcuna precauzione e aveva fatto in modo di dimenticare l'intero episodio il giorno seguente. Hilary non doveva proprio niente a quell'uomo e sarebbe stata abbastanza cinica da distruggergli con gioia l'ultima relazione annunciando pubblicamente le condizioni di Billie. Ma non spettava a lei decidere. Quella sera stessa la nipote entrò in travaglio. Era in anticipo di una settimana e, nonostante tutti i corsi preparto che aveva scrupolosamente frequentato, entrò quasi in panico quando si alzò e si rese conto di cosa le stava succedendo. La valigia era pronta, tutto era in ordine per il grande evento. Era davvero stufa di portarsi appresso il pancione e faticare a chiudere occhio perché un bimbo molto vivace sembrava chiedere di uscire a calci durante la notte. Ma c'era anche una grande tenerezza in lei, pronta per essere elargita al momento della nascita di suo fi15


glio. Suo figlio forse non era stato pianificato, ma era già molto amato. In ospedale Billie ricevette le prime cure per affrontare le contrazioni, ma le cose non sembravano proseguire velocemente. Il giorno dopo verso mezzogiorno le contrazioni stavano iniziando a farsi più ravvicinate e dolorose. Billie era a pezzi e fu a quel punto che il dottore si rese conto che il bambino si era girato e aveva la testa nel bacino della madre. «Porta in grembo un bambino piuttosto grande per una donna della sua taglia e non penso che possa partorire senza aiuto. Immagino che la possibilità di un taglio cesareo sia stata discussa durante le visite prenatali» si informò il dottore, mentre la levatrice la esortava a non spingere più. Billie annuì ansiosa: le mancava il fiato e non riusciva a parlare. Hilary le strinse la mano. «Starai bene, e anche il bambino...» Da quel momento tutto accelerò. Le venne spiegata la procedura e le fu chiesto di firmare le carte per il consenso prima di essere portata dalla sala travaglio alla sala parto. Le fu fatta l'epidurale e, mentre la parte inferiore del corpo perdeva sensibilità, le fu sistemata una tendina all'altezza della vita, affinché non potesse vedere niente. Il tempo si annebbiò, Billie avvertì una sensazione di pressione e poi d'un tratto Hilary gridò per l'eccitazione. «È un maschio, Billie!» «Un maschio bello grosso» aggiunse il dottore. Si sentì il pianto di un bambino e il cuore di Billie ebbe un tremito. Era così desiderosa di vederlo che riusciva a stento a trattenersi, mentre il personale si occupava di misurarlo e di renderlo presentabile per il suo primo incontro 16


con la mamma. Pesava quattro chili e mezzo ed era molto lungo, forse come Billie si era aspettata, visti i geni del padre: la famiglia di Alexis annoverava uomini alti e ben piazzati. Alla fine, il figlio le fu messo tra le braccia. Le lacrime punsero gli occhi di Billie quando guardò l'adorabile visino. Con attenzione passò lo sguardo sui grandi occhi scuri e la chioma di capelli neri che ne tradivano l'identità del padre. «È... meraviglioso» sussurrò soffocata, passando la punta del dito su quella guancia soffice. In quel momento le sembrò che tutto ciò che aveva passato per averlo fosse valso la pena. Nei primi stadi della gravidanza Hilary le aveva parlato di ogni possibile alternativa, dall'aborto all'adozione, anche se nessuno amava i bambini più di Hilary, che non aveva mai avuto l'opportunità di averne uno suo. «Qualche idea su come lo chiamerai?» esclamò la zia, indietreggiando per permettere all'infermiera di riprendere il bimbo, perché gli occhi di Billie si stavano chiudendo. «Nik...» «Come?» «Nikolos.» Billie sillabò le lettere tra le labbra socchiuse. «Dargli un nome greco non è un po' rischioso?» «Ho vissuto in Grecia da quando avevo otto anni» le ricordò la nipote, e con quel pensiero si assopì, mentre la mente tornava indietro di diciassette anni, al suo primo incontro con Alexis Nikolos Drakos... Quando Bliss li seguiva sulla spiaggia, i ragazzi si rivolgevano a lei in modo rude. Lei sapeva che quelle parole erano cattive, ma non ne comprendeva il significato e si rifiutava di farsi disturbare dal loro atteggiamento. Alme17


no quei ragazzi le parlavano, riconoscevano la sua esistenza. Le ragazze alla scuola del villaggio, invece, la evitavano, sussurrando alle sue spalle e rivolgendole occhiate di disapprovazione, mentre la escludevano dai giochi e dalle conversazioni. Era molto simile al modo in cui sua madre veniva trattata dalle donne della zona. Dopo un anno sull'isola greca di Speros Bliss aveva scoperto che la vita da quelle parti poteva essere molto solitaria per una ragazzina che non si integrava. Bliss odiava tutto di se stessa: l'altezza scarsa, i capelli rosso fuoco e il corpo ossuto, persino la pelle pallida che al sole prendeva orribili scottature. Il fatto che non avesse un padre rappresentava una mortificazione anche maggiore su un'isola dove i genitori single venivano biasimati. E anche se Bliss non lo avrebbe mai ammesso a nessuno in quei giorni, piĂš di ogni altra cosa la imbarazzava sua madre. Come Lauren ricordava spesso alla figlia, lei aveva solo trent'anni, e Bliss non si poteva aspettare che vivesse come una vecchia strega avvizzita. Essendo un'artista, Lauren aveva affittato una casetta nel villaggio e vendeva acquarelli ai turisti benestanti che frequentavano l'esclusivo centro benessere all'altro capo dell'isola. Nessuna delle donne del luogo si vestiva come sua madre, che spesso girava con indosso i minuscoli slip di un bikini, mentre i seni ondeggiavano liberi sotto una maglietta. Bliss credeva che sua madre, con quegli adorabili capelli biondi, l'ombelico ingioiellato e le gambe abbronzate, fosse molto bella, ma iniziava a pensare che piacesse solo agli uomini, perchĂŠ Lauren aveva esclusivamente amici maschi. Un giorno Alexis scese da un'imbarcazione da pesca che veniva tirata in secca, per questo Bliss in un primo momento non lo riconobbe. Era un ragazzo alto, sui quin18


dici anni, ma all'inizio lei lo scambiò per un adulto quando si lanciò in mezzo ai ragazzi che la canzonavano, pretendendo di sapere cosa stesse succedendo. Calò il silenzio, quello stesso silenzio che era capace di creare il prete del villaggio. Dopo occhiate cariche di vergogna, Alexis le chiese come si chiamava. Fu uno dei ragazzi a rivelarglielo con una risata e un gesto che subito riaccese gli animi. «Bliss» ripeté Alexis impassibile, avvicinandosi a lei. «Sei la ragazzina inglese. Bliss è un nome stupido. Io ti chiamerei Billie.» «È un nome da maschio» protestò lei. «Ti si addice di più» replicò con una scrollata di spalle, osservandola con scarso interesse prima di rivolgersi a uno dei ragazzi più grandi del gruppo, Damon Marios, il figlio del dottore. Gli disse qualcosa in greco, troppo in fretta perché lei afferrasse, dato che stava ancora imparando la lingua. Damon arrossì e diede un calcio alla sabbia. «Chi era quello?» chiese a Damon quando Alexis salì sull'auto che lo aspettava al porto. «Alexis Drakos.» Era sufficiente perché anche lei capisse. La famiglia Drakos viveva nello sfarzo feudale di una villa immensa affacciata su una baia meravigliosa all'estremità silenziosa dell'isola. Da più di cento anni la famiglia Drakos era proprietaria dell'isola, oltre a possedere il resort, le attività commerciali e quasi tutte le case del villaggio. Controllava anche ogni aspetto di Speros, dalle leggi urbanistiche a chi viveva e lavorava sul territorio. Speros era il feudo dei Drakos, governato con un pugno di ferro. La gente del posto, però, era perfettamente felice di quello stato di cose, perché il resort offriva lavori ben pagati e le attività che 19


venivano create nel villaggio aggiungevano solo nuova prosperità. Il padre di Alexis aveva anche costruito una nuova scuola e un piccolo ospedale e, mentre altre isole stavano perdendo i giovani che si trasferivano in zone più metropolitane, la popolazione di Speros continuava a crescere. «Mamma, la famiglia Drakos è molto ricca?» chiese Billie quella sera alla madre che cucinava – evento raro, dato che la piccola doveva spesso provvedere a se stessa e in genere viveva a panini e frutta. «Sono stracarichi di soldi» spiegò Lauren con una smorfia. «Ma non mi impressionano affatto. Non sono assolutamente migliori di noi, nonostante i loro soldi. Il vecchio, Constantine, si è sposato tre volte e non è riuscito ad avere figli. Poi la sua amante russa, Natasha, che ha la metà dei suoi anni, è rimasta incinta di Alexis, il suo unico figlio. Constantine ha divorziato dalla terza moglie e ha sposato Natasha due giorni prima che lei partorisse Alexis.» «Cos'è un'amante?» chiese ancora Billie a sua madre. «Non capiresti» le rispose Lauren, già stanca dell'argomento. Dopo quella sera la scuola divenne un po' meno intollerabile per lei. Tutti iniziarono a chiamarla Billie. I ragazzi smisero di prenderla in giro e la sorella di Damon, Marika, le rivolse perfino la parola. Ma nessuno ebbe mai il permesso di andare a giocare a casa sua e lei non fu mai invitata a casa di qualcun altro. I fidanzati della madre arrivavano a getto continuo dal resort dove Lauren guadagnava spesso qualche extra come cameriera. Di solito erano turisti che viaggiavano con il sacco a pelo, alcuni si fermavano solo una notte o due, mentre altri finivano per vivere con Lauren e la figlia per settimane. Quando compì 20



undici anni Billie, che aveva abbandonato il suo vero nome per evitare imbarazzanti risatine, capì che era lo stile libertino di Lauren con i suoi amanti a scandalizzare la gente del posto e ad aver causato la sua esclusione dalla vita dell'isola. Le altre madri temevano che sarebbe cresciuta come Lauren e avrebbe quindi avuto una cattiva influenza sulle loro figlie. Due giorni dopo il compleanno, Billie incontrò Alexis Drakos per la seconda volta. Era uscita a fare un giro quando un improvviso temporale la spinse a correre lungo la strada del porto in cerca di un riparo. Alexis fermò la sua dumbaghi per darle un passaggio e insistette per accompagnarla fino alla porta di casa. «Dov'è tua madre?» le chiese, esaminando l'abitazione silenziosa e vuota. «Ad Atene» gli disse lei con innocenza. «Venerdì ha preso il traghetto.» «Cioè quattro giorni fa» ripeté aspro Alexis. «Dove alloggia ad Atene?» «Ha degli amici.» «Hai il loro nome o il numero di telefono?» insistette Alexis, mentre i tuoni rimbombavano con forza al di là delle pareti della casa facendo impallidire la piccola. «No. Perché dovrei?» chiese lei. «È tutto a posto, me la cavo benissimo da sola.» «Quando torna?» «Ha detto venerdì.» Trattenendo un'imprecazione, Alexis attraversò la stanza, si avvicinò al frigorifero e spalancò lo sportello per studiare i ripiani vuoti. «Cosa mangi?» «Ci sono delle scatolette nella credenza» rispose lei rigida, sentendosi minacciata dall'umore e dal comportamento del ragazzo. «Non che siano affari tuoi.» 21


Questo mese L'insuperabile Nora Roberts ci regala un altro ritratto indimenticabile di due donne fatali: Ariel e Pandora. Lynne Graham ci racconta in due romanzi la travolgente storia d'amore tra Billie e il magnifico milionario greco Alexis Drakos.

La prossima uscita il 16 novembre Chi, almeno una volta, non ha desiderato di essere una principessa e di sposare il proprio principe azzurro? Nei libri di Leanne Banks si realizza quel sogno. Nei due romanzi natalizi di Rebecca Winters a comandare è il cuore e le protagoniste sono pronte a seguirlo ovunque le porti.


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