L'identità segreta della governante

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Elizabeth Beacon L'identitĂ segreta della governante


Immagine di copertina: Nicola Parrella Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Governess Heiress Harlequin Historical © 2017 Elizabeth Beacon Traduzione di Daniela Mento Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony History dicembre 2017 Questo volume è stato stampato nel novembre 2017 da CPI, Barcelona HARMONY HISTORY ISSN 1124 - 7320 Periodico quindicinale n. 598 del 20/12/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 624 dell'11/10/1996 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 «Anche a me piacerebbe stare fuori invece che in classe, Lavinia, ma avevi detto che faceva troppo freddo e così siamo tornate dentro. Nemmeno adesso vuoi starmi a sentire?» chiese severamente Eleanor Hancourt, o Nell Court, come la chiamavano le sue quattro allieve. «Dimmi quante pertiche ci vogliono per fare uno stadio.» Lavinia era la più grande delle cugine Selford, aveva quasi diciassette anni, ma ci volle una gomitata di Caroline per farle distogliere gli occhi dalla finestra dell'aula e convincerla a voltarsi verso l'istitutrice. «L'Arcivescovo di Canterbury, Miss Court» rispose, come se si fosse appena svegliata da un sogno a occhi aperti. «Non ci stiamo occupando di storia, Lavinia Selford» la redarguì Nell. «Abbiamo studiato stamattina i Plantageneti e i loro problemi con l'Arcivescovo di Canterbury.» «Ah, davvero?» chiese Lavinia come se fosse sorpresa. «Potresti dirmi per quale ragione non ti importa né dei Re d'Inghilterra né di come si misurano le distan5


ze?» domandò Nell sentendo che stava per perdere la pazienza. «Perché non saranno queste cose a procurarmi un buon marito e una bella casa a Londra» fu la sincera risposta della giovane. «Lui mi adorerà e ci divertiremo un mondo, mentre voi non fate altro che leggere libri e cucire, Miss Court.» La ragazzina non aveva tutti i torti, pensò Nell. La vita era davvero noiosa in quella dimora lontana dal resto del mondo e anche lei, che aveva ormai ventitré anni, desiderava spesso qualche divertimento, o almeno di non morire di noia tutti i giorni. Purtroppo il Conte di Barberry si guardava bene dal venire a Berry Brampton House per dare un'occhiata alle sue pupille, e il peso della loro educazione ricadeva tutto su di lei, la loro istitutrice. Da due anni si occupava delle cuginette orfane del conte, ma lui non si era mai fatto vedere. Non si era mai preoccupato che facesse bene o male il suo lavoro, tutto quello che gli importava era di non avere seccature e di continuare la sua vita libera e spensierata. Il conte aveva lasciato l'Inghilterra subito dopo aver ereditato il titolo ed essere diventato il capo della famiglia Selford, alla morte del nonno, avvenuta dieci anni prima, e da allora non era più tornato in patria. «Troverò di sicuro un buon partito» proseguì Lavinia, che non riusciva a pensare ad altro. «Sono nata in un'ottima famiglia, ho una buona dote e tutti dicono che sono graziosa.» «Un vero gentiluomo non bada soltanto a queste cose» obiettò Nell, che in realtà era nata in una famiglia migliore di quella di Lavinia ed era molto più 6


ricca di lei. «Quasi ogni debuttante sa ballare bene, civettare con i giovanotti e spesso è anche graziosa, ma un cuore compassionevole, uno spirito vivace, il sincero interesse per gli altri sono le qualità di una vera signora. Lavinia, la grazia della gioventù passa in fretta e non credo che tu voglia finire relegata in un angolo, anche da tuo marito, se non avrai né cuore né intelligenza, né la capacità di condurre una conversazione.» «Oh, no, Vinnie!» esclamò Caroline inorridita. «Non vorrai finire come quella signora che abbiamo conosciuto l'anno scorso! Si lamentava sempre dei suoi mali immaginari, fino a quando il marito non l'ha lasciata perché non la sopportava più.» «Nessun gentiluomo con un po' di buonsenso sposerebbe una donna priva di cervello soltanto perché ha una buona dote» rincarò Georgiana, la sorella maggiore di Caroline. «Basta così, Georgiana» la interruppe Nell. Lavinia era la figlia del primogenito dell'ultimo conte, e come le sue cugine non aveva potuto ereditare il titolo del nonno perché non era un maschio e sarebbe stata condannata a vivere in quella dimora isolata fino al suo debutto in società. La sua nascita era dovuta soltanto al fatto che l'erede al titolo, il fratello maggiore che non aveva mai conosciuto, era morto a Oxford durante una rissa. Il vecchio conte aveva preteso che il figlio mettesse al mondo un altro erede, anche se lui e la moglie vivevano come estranei ormai da tempo. Il padre di Lavinia aveva compiuto il proprio dovere, ma era nata lei, una femmina, e a quel punto la madre non era più stata in grado di avere altri figli. 7


Lavinia era stata ignorata dai genitori. La madre era morta quando lei aveva sette anni, ma non si era mai curata della piccola. Georgiana e Caroline invece erano state amate dai loro genitori, ma un'epidemia aveva ucciso entrambi e così erano state affidate al nonno, che non le aveva mai perdonate di non essere nate maschi. Penelope invece era sfuggita all'ira del vecchio conte, ma solo perché era nata tre mesi dopo la sua morte. Era stata l'ultima speranza di precludere al titolo il rampollo del figlio minore dell'anziano nobiluomo, che aveva sposato una bellissima attrice irlandese sfidando la volontà paterna e aveva avuto, lui solo, un figlio maschio sano e robusto. Al bambino sarebbe spettato il titolo, anche se era il figlio di Kitty Moss, e alle quattro cugine non restava altro che trovarsi un buon partito, non appena raggiunta l'età adatta. Se l'attuale Conte di Barberry assomigliava al suo predecessore, era meglio che stesse alla larga da Berry Brampton House, stava pensando Nell quando Lavinia finalmente trovò la risposta giusta alla sua domanda. «Quaranta, Miss Court» dichiarò, e Nell non capì a che cosa si riferisse. Poi si ricordò delle pertiche e si complimentò con lei. «Quaranta. Bravissima, Lavinia! Georgiana, a quanti piedi equivale il braccio di uno scandaglio marino?» «Anche un contadino sarebbe in grado di rispondere che equivale a sei piedi» rispose la ragazzina con aria di sufficienza, «e noi abbiamo vissuto al mare fino a quando papà non è morto.» 8


«Perché tu e quella sciocca di tua sorella non fate che parlare di lui? Non ci importa niente di vostro padre» protestò Lavinia. «E tu perché non vai a rimirarti allo specchio per ore, come fai sempre? E a sognare che qualcuno ti sposi, anche se sei brutta come un rospo?» ribatté Georgiana mentre gli occhi azzurri della sorella Caroline si riempivano di lacrime. Perfino la piccola Penny stava guardando indignata Lavinia, come se avesse davvero la faccia di un rospo. «Georgiana, non avresti dovuto dire una cosa simile» la rimproverò Nell. «Adesso vai nell'angolo e restaci fino a quando non ti darò il permesso di tornare al tuo posto. Lavinia, chiedi scusa a tua cugina e poi ricopia due volte il centesimo salmo in bella scrittura. Forse ti aiuterà a diventare un po' più gentile con gli altri. Il vostro tutore sarebbe molto rattristato se sapesse cosa hai detto a Georgiana.» «Al nostro tutore non importa niente di noi!» proruppe Lavinia. «Odio questo posto e odio tutte voi, che fate tanto le carine con la vostra adorata Miss Court, anche se dopotutto non è altro che una domestica. Ma odio più di chiunque altro il cugino Barberry, che ci fa vivere in questo posto orribile. Perché dovrebbe importarmi della sua opinione? Non credo nemmeno che si ricordi che esistiamo!» si sfogò prima di alzarsi e correre via singhiozzando. Nell la sentì scendere le scale di corsa, poi udì la porta del giardino che sbatteva. La giornata sembrava essere una delle peggiori, da quando era arrivata a Berry Brampton House, e ne aveva avute di difficili. «Spero che almeno abbia preso lo scialle per usci9


re» commentò Caroline, pensando al freddo che faceva fuori. «Io invece spero che non lo abbia preso» fu il parere della piccola Penny. Georgiana si diresse immusonita nell'angolo, come le era stato ordinato, e Nell pensò che doveva andare a cercare Lavinia, prima che il sole tramontasse. «Dirò a Crombie di sostituirmi. Comportatevi bene, leggete qualcosa. Georgiana, fra dieci minuti anche tu potrai tornare al tuo posto in silenzio, senza parlare di Lavinia e di quello che è successo. Avete capito?» Crombie, l'ex balia di Penelope, sembrò talmente seccata di dover lasciare la cucina e il suo tè caldo per sostituirla che Nell non dubitò che avrebbe fatto rigare dritto le quattro giovani. Poi ordinò a tutti i domestici di cercare Lavinia e uscì anche lei, sperando di trovarla in fretta. Fergus Selford, Conte di Barberry, entrò per la prima volta nelle stalle di Berry Brampton House e si stupì di non trovare nessuno. Non si era aspettato un comitato di ricevimento, al suo arrivo, ma nemmeno di doversi occupare da solo del proprio cavallo. Era il padrone, dopotutto, anche se nessuno era stato informato del suo arrivo. Chiuse il purosangue in un box, lo protesse dal freddo con una coperta che aveva trovato appesa a un gancio e andò a cercare qualcuno. «Se siete il nuovo intendente, arrivate con tre settimane di ritardo. Ormai avevamo perso la speranza di vedervi» lo apostrofò una piacevole voce femminile mentre una lanterna illuminava l'entrata della 10


stalla. «Tutti i garzoni di stalla sono andati a cercare Lavinia, prima che cada in qualche fosso. Venite anche voi a darci una mano, se non avete di meglio da fare.» Sembrava una governante, o un'istitutrice, e lo stava trattando come se fosse un suo pari. «Se state parlando di una delle piccole Selford, sta a voi e non a me occuparsi di loro» ribatté Fergus, seccato per tanta confidenza. Stava quasi per dirle che era il padrone, ma lasciò perdere. Era sporco e impolverato, e non vedeva l'ora di lavarsi e di cambiarsi. «Rifiutate di aiutarci?» lo interpellò la giovane donna. «Non siete pagata per badare a quelle ragazzine? È un problema vostro.» «Miss Lavinia Selford ha un caratterino difficile, non riesce sempre a controllarsi. La capisco, perché a volte anch'io perdo la pazienza, quando ho a che fare con persone rozze e scortesi.» Era un chiaro riferimento a lui. Aveva la lingua tagliente, la ragazza. Non poteva vederla bene, la lanterna era abbagliante nella stalla ormai quasi buia, ma era divertente quel battibecco con lei. Fergus cercò di ricordarsi che era lì per ispezionare la proprietà, e non per divertirsi a spese di un'istitutrice. «Se non avete voglia di darvi da fare, la troveremo anche senza di voi. Del resto dubito potreste esserci di qualche aiuto. Andate dalla cuoca, in cucina, se non vi affatica troppo anche attraversare il cortile. Vi darà un piatto di minestra e poi vi dirà dov'è il vostro alloggio. Il vecchio intendente se n'è andato da più di 11


un mese, lo troverete in disordine. D'altronde potevate arrivare prima, se volevate avere il tempo di sistemarlo.» Dopo quelle parole la giovane gli voltò la schiena e fece per andarsene, ma Fergus la fermò. «Un momento!» Lei si girò alzando di nuovo la lanterna verso di lui, con i modi di una regina offesa. «Non ho tempo» lo informò sdegnosa, poi gli voltò le spalle e se ne andò. «Quattro occhi sono meglio di due, e ormai è buio» insistette Fergus, rincorrendola. «E poi sono nuovo qui, ho bisogno delle vostre indicazioni.» Non le avrebbe detto il proprio nome. Nessuno sapeva che aspetto avesse il conte, ed era meglio così. Avrebbe fatto scalpore l'arrivo del sesto Conte di Barberry, era meglio mantenere l'incognito. Non sarebbe stato male fingere di essere il nuovo intendente, dato che era quello che lei aveva supposto, fino a quando gli avesse fatto comodo. Aveva ereditato Berry Brampton House da un nonno che lo detestava perché era il figlio di un'attrice. Gli avevano detto che il vecchio cerbero non chiamava attrice sua madre, ma che la definiva con un nome molto più volgare. Dopo essere vissuto per tanto tempo in Canada, i pregiudizi dell'aristocrazia inglese gli sembravano meschini e antiquati. Non soltanto suo nonno, ma molti dei suoi compagni di Eton e di Oxford erano pronti a deriderlo perché era allo stesso tempo il nipote del Conte di Barberry e di uno zingaro irlandese, il padre di Kitty. Nessuno gli avrebbe creduto, se avesse detto che il titolo che doveva ereditare era un 12


peso per lui, ma era la verità. Aveva lasciato l'Inghilterra quando la salma del nonno era stata appena deposta nel sepolcro di famiglia. C'erano tante avventure da vivere, tanti sogni da inseguire in giro per il mondo vasto e meraviglioso, per un giovane assetato di conoscere e di imparare. Si era innamorato di quello che chiamavano il Nuovo Mondo, al di là dell'oceano, e forse ci sarebbe rimasto per sempre se sua madre non lo avesse implorato di tornare e la sua coscienza non gli avesse imposto di fare finalmente il proprio dovere. Era il Conte di Barberry e moltissime persone dipendevano da lui. Non poteva continuare a fuggire e a ignorare la realtà per il resto della vita. Così era tornato, per indossare gli abiti dell'aristocratico, che gli stavano stretti e scomodi. Dipendevano da lui anche le quattro cugine che vivevano a Berry Brampton House, affidate alle cure di un'istitutrice. Con ogni probabilità proprio la donna che lo stava guidando con l'aiuto di una lanterna attraverso la sua proprietà, nelle prime ombre della sera. Come si chiamava? Avrebbe dovuto saperlo, perché gli inviava rapporti regolari sul profitto scolastico delle sue allieve, ma Fergus non lo ricordava. Era l'ultima delle istitutrici che si erano occupate delle ragazzine e sembrava anche abbastanza giovane. Fergus le aveva pagate bene, ma non si era mai interessato alle sue cugine e alle loro insegnanti. Era stato Poulson, il suo avvocato più anziano, il saggio amministratore dei suoi beni durante la sua assenza, che gli aveva consigliato per lettera di assumere un'i13


stitutrice più giovane delle altre, perché le ragazzine stavano crescendo e avevano bisogno di qualcuno simile a loro, che comprendesse i problemi e i turbamenti della loro età. Considerando il fatto che una delle cugine, proprio quella sera, sembrava essersi persa da qualche parte per una ragione che ancora ignorava, Fergus si chiese se Poulson fosse davvero saggio come sembrava. Quale istitutrice avrebbe permesso a una ragazzina di uscire da sola a quell'ora? «Dove stiamo andando?» chiese a un certo punto alla sua guida silenziosa. «Come potete vedere, siamo nel frutteto. Non avete studiato le mappe della proprietà, quando avete accettato il posto di intendente?» ribatté lei. «Mr...» «Mr. Moss» rispose lui dando il cognome di sua madre da nubile. Aveva sempre usato il suo nome quando viaggiava, per nascondere la propria identità. «Al conte non piacerà sapere che siete arrivato con tre settimane di ritardo.» «Adesso sono qui. Non vi basta?» «Non mi risulta che il conte sia la più paziente e tollerante delle persone, Mr. Moss. Non vorrei essere nei vostri panni.» «È una minaccia?» «Solo un'osservazione personale» rispose lei esaminando con la lanterna quella che sembrava una piccola costruzione di legno. «Che cos'è?» si informò Fergus. «Non avvicinatevi!» lo mise in guardia lei. Come sempre, quando gli ordinavano di fare qual14


cosa, Fergus sentì l'impulso di fare esattamente il contrario. Si avvicinò ancora di più, e qualcosa gli ronzò intorno alla testa. «Che cos'è?» insistette. «Un alveare! Non l'avete capito?» Sembrava che le api ce l'avessero con lui, mentre lasciavano completamente in pace la sua guida. Come se sapessero che era un estraneo. Fergus si allontanò in fretta, prima di essere punto. «Un alveare!» sbottò. «Credete che la ragazzina che state cercando si sia nascosta lì dentro?» domandò, seccato. «Lavinia ama molto le fiabe e le leggende, e da queste parti si crede che le api siano informate di tutto quello che succede intorno a loro.» «Potevate chiedere a quegli insetti se l'hanno vista» replicò lui con sarcasmo. «Un suggerimento utile» ribatté lei nello stesso tono. «Perché continuate a seguirmi?» gli domandò poi. «Non avete fame? Tornate verso casa e andate in cucina a chiedere la vostra cena» gli consigliò. «E lasciarvi da sola nel buio a cercare Lavinia? Per chi mi avete preso, Miss... A proposito, come vi chiamate?» «Sono Miss Court, e me la posso cavare benissimo da sola. Anzi, senza di voi potrò muovermi più in fretta.» «Lavinia è la più grande delle signorine Selford. Se si è fatta male, non riuscireste a portarla a casa da sola.» «Come fate a saperlo?» si incuriosì Nell. Aveva fatto un passo falso, si disse Fergus. «Tutti quanti conoscono la storia della famiglia del conte, l'unico erede maschio, il tutore delle quattro cugine 15


rimaste orfane» cercò di rimediare con un'alzata di spalle. «Davvero?» Lei sembrava poco convinta. E la sua espressione gli fece comprendere che in futuro sarebbe dovuto stare più attento.

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597 - UNA PERICOLOSA EREDITÀ

di Virginia Heath

La vita di Violet Dunston, ereditiera sempre al centro degli eventi mondani, dovrebbe essere simile a una favola. In realtà Violet è sola al mondo, vittima dell'avidità di uno zio che ha architettato un losco piano per appropriarsi del suo denaro prima che compia ventun anni. In combutta con il Conte di Bainbridge, lo zio la fa rapire con l'intento di darla in moglie all'anziano conte e dividere con lui i suoi averi. Entrambi hanno però sottovalutato le risorse di Violet, che riesce a fuggire. Soccorsa da Jack Warriner, trascorre nascosta nella sua tenuta il mese che manca al fatidico compleanno. E con lui...

598 - L'IDENTITÀ SEGRETA DELLA GOVERNANTE

di Elizabeth Beacon

Lontana dal ton londinese, Eleanor Hancourt è costretta a vivere sotto la falsa identità della governante Nell Court per sfuggire agli scandali che hanno travolto la sua famiglia. In realtà Nell, timida e riservata di natura, è contenta di occuparsi di Berry Brampton House. Tutto cambia però quando alla tenuta si presenta il conte di Barberry, nuovo proprietario delle terre. Anche lui è in incognito: scambiato proprio da Nell per il nuovo amministratore, Fergus decide di sfruttare quella circostanza. L'attrazione che prova per la governante è immediata, e quando la vera identità di Nell la mette in pericolo...


599 - IL DESTINO DELLA DUCHESSA

di Liz Tyner

Lily Hightower ha sempre creduto che il suo vicino di casa, l'affascinante Conte Lionel Edgeworth, avrebbe sposato un giorno la sua dolce sorella maggiore, Abigail. La verità, però, è che Lionel è da sempre innamorato della ribelle e impertinente Lily, che tuttavia non potrà mai avere a causa della sua condizione di figlia illegittima. Ma quando una verità nascosta troppo a lungo viene a galla, l'attrazione che consuma Lionel e Lily è libera di rivelarsi e di portare la coppia quasi all'altare. Ancora una volta però i segreti che coinvolgono la famiglia Edgeworth rischiano di rovinare tutto.

600 - IL MARCHESE E LA GOVERNANTE

di Janice Preston

Decisa a recuperare il tempo perduto con la figlia, data in adozione alla nascita due anni prima, Grace Bertram accetta il posto di governante nella casa di Nathaniel Pembroke, Marchese di Ravenwell e reduce di una guerra che lo ha segnato nel corpo e nell'anima. Nathaniel vive come un prigioniero nella sua stessa dimora, ossessionato dal passato, ma la presenza di Grace e la sua avvenenza gli restituiscono la voglia di vivere e la fiducia nel futuro. Tuttavia, quando scopre che Grace è la vera madre della piccola Clara, Nathaniel non può fare a meno di domandarsi se la donna di cui si sta innamorando...

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