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STEPHANIE LAURENS
L'intrigante Miss Cynster
Immagine di copertina: Lee Avison / Trevillion Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: And Then She Fell Avon Books An Imprint of HarperCollinsPublishers © 2013 Savdek Management Proprietary Ltd. Traduzione di Giuliano Acunzoli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con HarperCollins Publishers, LCC. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special marzo 2016 Questo volume è stato stampato nel febbraio 2016 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 218 dello 09/03/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Londra, aprile 1837 Era tempo di prepararsi per quella che certamente si sarebbe rivelata una serata faticosa. Mentre saliva le scale della casa dei suoi genitori in Upper Brook Street, Henrietta Cynster ripassò le notizie da svelare alla sua amica Melinda Wentworth quando si fossero viste come concordato al ballo di Lady Montague. Con un sospiro raggiunse la propria camera, aprì la porta e si fermò, bloccata dalla vista di sua sorella Mary che rovistava nel cofanetto dei gioielli sulla toletta. Mary reagì al suo arrivo lanciandole una rapida occhiata, per poi riprendere a frugare tra il groviglio di catenine, orecchini, spille e collane. Un movimento attirò l'attenzione di Henrietta verso l'armadio accanto al letto. La sua cameriera, Hannah, stava prelevando l'abito da sera blu reale lanciando al contempo occhiate di disapprovazione alla schiena sottile di Mary. Henrietta entrò e chiuse la porta. Come lei, anche Mary indossava ancora l'abito da giorno e quindi doveva cambiarsi. Incuriosita, studiò l'espressione concentrata di sua sorella; era la più giovane della famiglia, ma poteva mostrare la stessa pervicacia di un terrier che punta la preda, 5
quando voleva ottenere qualcosa. «Che cosa stai cercando?» Con un'occhiata colma d'impazienza, Mary chiuse un cassettino e ne aprì un altro, quello più in basso sotto il cofanetto. «Cerco la... aha!» Inserì le dita e quando le ritirò la sua espressione si riempì di trionfo mentre mostrava alla sorella ciò che aveva trovato, tenendolo con entrambe le mani. «Cercavo questa.» Lei guardò la collana, composta di sottili anelli d'oro intervallati da piccole sfere di lucida ametista e che terminava con un pendente in quarzo rosa sfaccettato, poi Mary, raggiante come un generale che aveva appena inferto una sconfitta memorabile al nemico. Agitò la mano in un gesto conciliante e disse: «A me non ha mai portato fortuna. Puoi tenerla, se vuoi». I vividi occhi azzurri di Mary si fermarono sul volto di Henrietta. «Non la cercavo per me» ribatté, porgendole il gioiello. «Sei tu che devi metterla.» Quella collana era stata donata alle ragazze Cynster da una divinità scozzese, la Signora, ed era in teoria dotata del potere di aiutare colei che la indossava a trovare il suo campione, l'uomo accanto al quale avrebbe vissuto nella felicità coniugale più completa per il resto della vita. Pratica e pragmatica, Henrietta trovava qualche difficoltà a credere nell'efficacia del gioiello. Inoltre, sempre seguendo il suo innato pragmatismo, riteneva del tutto irragionevole sperare che tutte le sette ragazze Cynster della sua generazione potessero trovare la felicità e l'amore tra le braccia passionali di un uomo mandato dal destino. Senza dubbio, da qualche parte era scritto che almeno una di loro non avrebbe avuto quella fortuna e, in tal caso, la giovane Cynster destinata a morire zitella era quasi certamente lei. 6
Considerando che lei e Mary erano le uniche due rimaste ancora nubili, sembrava proprio che le sue fosche previsioni fossero destinate ad avverarsi. Aveva già compiuto ventinove anni e nessun gentiluomo l'aveva mai attirata al punto da considerare, neppure alla lontana, l'idea di sposarlo. Per contro, nessuno dotato di un po' di buonsenso avrebbe mai dubitato che la ventiduenne Mary, caparbia, determinata e fermamente decisa a forgiarsi un futuro con le proprie mani, non avrebbe raggiunto l'obiettivo ribadito a gran voce ancora e ancora: trovare e sposare l'uomo giusto per lei. Si tolse lo scialle e scosse la testa. «Te l'ho detto, non mi ha mai portato fortuna. Prendila tu, con la mia benedizione. Suppongo che sia questo che vuoi: usarla per trovare il tuo campione.» «Esatto.» L'espressione di Mary si indurì. «Ma non posso prenderla adesso. Non funziona così. Sei tu che devi metterla e trovare l'uomo giusto, poi potrai passarmela proprio come Angelica l'ha passata a te dopo averla ricevuta da Eliza, alla quale era stata donata da Heather. E, come tutte loro, dovrai darmela la sera del tuo ballo di fidanzamento.» Voltandosi per posare lo scialle su una sedia, Henrietta nascose un sorriso: quello di una donna più adulta e matura davanti all'entusiasmo con cui la giovane sorella credeva al potere magico di un semplice gioiello. «Sono certa che non sia una regola così tassativa. In fondo, nulla indica che funzionerà per tutte noi.» «Sì, invece.» Impossibile non notare la brusca certezza che riempì il tono di Mary. E non appena Henrietta tornò a guardarla, aggiunse: «Ho chiesto a Catriona e lei ha posto la domanda direttamente alla Signora, visto che dopotutto è un suo incantesimo. Secondo Catriona, la dea è 7
stata chiarissima: la collana deve passare di mano in mano secondo l'ordine stabilito. Questo significa che non funzionerà con me se non ha già funzionato con te, ma tu non hai ancora dato il tuo ballo di fidanzamento. Pertanto...» Mary tirò un brusco respiro e, alzando un poco il mento, porse la collana alla sorella. «Devi indossarla. E continuerai a portarla fino a quando non avrai trovato l'uomo giusto. Quindi prega la Signora e tutti gli dei che accada presto.» Accigliandosi un poco, Henrietta tese la mano e sfilò con riluttanza la collana dalle dita di Mary. Rifiutare non sarebbe stata una scelta saggia. Pur essendo più grande, più matura e più esperta a livello sociale, e anche se sopravanzava la sorella di un palmo e non era certo una debole e imbelle signorina, tutti i Cynster sapevano che mettersi a discutere con Mary su qualcosa a cui teneva davvero era folle quanto inutile. E questo valeva doppiamente se aveva un argomento concreto per sostenere la propria causa. Mentre gli anelli d'oro le scivolavano sulle dita, guardò di nuovo Mary e volle sapere: «Perché sei così ansiosa di avere la collana proprio adesso? Sai che è rimasta a me fin dal ballo di fidanzamento di Angelica, ovvero da quasi otto anni». «Precisamente.» Con vaga belligeranza, Mary socchiuse gli occhi e la studiò. «Hai avuto otto anni per indossarla e trovare il tuo campione e invece l'hai nascosta nel cofanetto per poi dimenticarla. Finché andavo ancora a scuola non importava, e subito dopo il debutto volevo guardarmi attorno da sola, per cui il fatto che tu non portassi la collana non costituiva un gran problema. Ma adesso ho ventidue anni e sono pronta a compiere il passo successivo. Voglio trovare quanto prima l'uomo che fa 8
per me, sposarlo e dedicarmi alla mia casa, alla mia famiglia e a tutto ciò che implica il matrimonio. Contrariamente a te, non voglio trascorrere i prossimi sette anni facendo un po' di tutto e questo significa...» Batté l'indice sulla collana. «... che devi indossarla adesso, trovare l'uomo giusto e poi passarla a me. Solo quando avrò quella collana potrò perseguire il mio obiettivo.» Altri avrebbero accettato quella spiegazione senza approfondire, ma Henrietta conosceva bene la sorella. «Che sarebbe?» Mary sostenne il suo sguardo con vividi occhi blu fiordaliso fermi e sicuri. Henrietta inclinò la testa, corrugò la fronte e attese. «Oh, va bene!» Mary alzò entrambe le mani come per arrendersi. «Sarebbe che credo di avere trovato il mio campione, ma ho bisogno della collana per esserne sicura. Però dovrei indossarla per poter beneficiare dei suoi effetti e poi passarla a Lucilla, ma si direbbe che debba aspettare e dunque rinviare qualunque decisione, anche perché agire senza averla ricevuta equivarrebbe a uno schiaffo assestato sia alla Signora che al destino. Ma visto che devo riceverla nel modo appropriato» concluse con espressione ferma, trafiggendo la sorella con lo sguardo, «tocca a te portarla fino a quando non ti fidanzerai.» Henrietta guardò la collana, l'intrico apparentemente innocente di anelli d'oro e pietre che le avvolgeva la mano. «Come vuoi. Stasera la indosserò.» Mary reagì con un grido di gioia. Lei, però, alzò subito una mano. «Ma non mi aspetto che funzioni anche per me, quindi non crearti delle false speranze.» Mary rise e si avvicinò per darle un bacio sulla guan9
cia. «Tu comincia a indossarla, mia cara. È tutto ciò che ti chiedo. Quanto alla sua efficacia» concluse con occhi che brillavano, muovendosi verso la porta, «ripongo le mie speranze nella Signora.» Sorridendo, Henrietta scosse la testa. Mary si fermò sulla soglia. «Pensavi di venire con me e mamma da Lady Hammond, stasera?» «No, sono attesa da Lady Montague.» Vista l'età, capitava spesso che Henrietta partecipasse a eventi diversi da quelli a cui la madre accompagnava Mary. «Divertitevi.» «Anche tu. Ci vediamo domani.» Con un cenno di saluto, Mary uscì e si chiuse la porta alle spalle. Sempre sorridendo e con la collana in mano, Henrietta si voltò e si accorse che Hannah aveva rimesso la veste blu reale nell'armadio per estrarre invece un abito di gala in seta viola. Attese che la cameriera si rialzasse dalla cassettiera su cui era china e non appena Hannah si voltò con uno scialle di seta oro e viola tra le mani, le catturò lo sguardo e inarcò un sopracciglio. Conscia di ciò che sottintendeva quel gesto, Hannah si affrettò a spiegare: «Il blu reale non si sposa con quella collana, Miss Henrietta». Indicò il gioiello, poi annuì e aggiunse con occhi che brillavano: «E visto che da stasera in poi comincerete a cercare il vostro campione, vogliamo vedervi sempre al meglio». Henrietta sospirò dentro di sé. Due ore dopo, Henrietta raggiunse i Wentworth nel salone di Lady Montague. Dopo essersi salutati, osservarono la figlia dei Wentworth, Melinda, che stava danzando una quadriglia con l'Onorevole James Glossup. Erano proprio i motivi per cui James corteggiava Me10
linda ad avere spinto Henrietta a partecipare a quella serata. Si ritrovò a studiarlo, a osservare tutto ciò che il suo aspetto e la sua esperienza come ballerino lasciavano trasparire mentre si chiedeva, come peraltro le capitava da parecchi giorni, perché un tipo come lui, decisamente attraente e capace di grandi cose, affrontasse in quel modo la ricerca di una moglie. Lady Wentworth, una matrona bassa e placidamente rotondetta in bambagina marrone, sospirò. «Che peccato. Sembrano davvero una coppia perfetta.» «Su, avanti.» Lord Wentworth, un robusto gentiluomo vestito in modo assai formale, diede qualche colpetto alla mano della moglie posata sul suo avambraccio. «Vi sono senza dubbio altri attraenti giovanotti pronti a farsi avanti e dato che Mellie vuole assolutamente trovare un gentiluomo che la ami... ebbene, non posso che essere grato a Miss Cynster per averci riferito quello che ha scoperto.» Henrietta reagì con un lieve sorriso, scacciando l'impulso di ritrarsi. Non conosceva bene James, ma era il migliore amico di suo fratello Simon, tanto da fargli persino da testimone al matrimonio. Di conseguenza, lei e James si erano rivisti diverse volte agli eventi familiari, ma non aveva mai avuto alcun motivo d'interessarsi a lui al di là di ciò che le raccontava Simon. Fino a quando non aveva cominciato a corteggiare Melinda con tanta serietà da scacciare ogni dubbio sul fatto che intendesse chiedere la sua mano. A quel punto Melinda, con l'approvazione dei genitori, si era rivolta a Henrietta per quello che aveva definito un piccolo chiarimento sulle motivazioni di James. Fin dai vent'anni o poco più, Henrietta aveva trasformato in una sorta di missione la naturale tendenza ad aiutare le sue pari, cioè le altre giovani gentildonne dei cir11
coli più esclusivi del ton. In particolare, le sue capacità venivano richieste per rispondere alla fondamentale domanda che assillava ogni signorina davanti alle scrupolose attenzioni di un gentiluomo. Mi ama davvero, oppure vuole sposarmi per qualche altro motivo? Stabilirlo non era sempre facile e a volte si rivelava arduo arrivare alla verità. Tuttavia Henrietta, figlia del potente clan dei Cynster e quindi dotata delle conoscenze e degli agganci che questo comportava, aveva da tempo appreso i modi per scoprire tutto ciò che voleva sapere, o quasi. Rifuggiva il pettegolezzo e raramente rivelava a qualcuno ciò che non le era stato espressamente richiesto. Ma era sempre stata una buona osservatrice e il suo acume si era affinato negli anni grazie al costante allenamento e alle esperienze che aveva vissuto. Mentre le madri, le matrone e gli chaperon conducevano le fanciulle loro affidate sulle passerelle del ton con l'obiettivo di accasarle, Henrietta forniva il servizio opposto. Questo, a dire il vero, le aveva fruttato da parte di qualche furibondo gentiluomo l'appellativo di scombinamatrimoni, ma per le giovani lady decise a sposarsi per amore, lei era la persona a cui rivolgersi se cercavano conferme sulle motivazioni dei loro spasimanti. Con la crescente tendenza da parte del ton a favorire i matrimoni d'amore, le capacità e l'esperienza di Henrietta venivano richieste sempre più. Era assolutamente possibile che quell'ampia esperienza fosse la ragione del chiodo fisso che la tormentava, il sospetto che qualcosa non quadrasse in ciò che aveva scoperto su James Glossup. Ma Melinda voleva che indagasse e lei l'aveva fatto; pertanto, nonostante il chiodo fisso e tutti i suoi irritanti dubbi, intendeva arrivare fino in fondo 12
e rivelare alla sua giovane amica la dura verità. Mentre guardava James eseguire con eleganza i passi della quadriglia, studiando le sue grandi spalle, la sua figura atletica, l'abito da sera poco appariscente ma impeccabile e alla moda, i capelli opportunamente spettinati e il sorriso gentile che rivolgeva a Melinda, si chiese com'era possibile che un uomo come lui avesse deciso di sposarsi non per amore, ma per una mera questione di soldi. Naturalmente poteva sempre trattarsi di un codardo troppo spaventato dall'idea di amare per correre il rischio, e tuttavia quella spiegazione non le sembrava plausibile. Come riconosciuto e accettato predatore del ton, James era passato da un salotto all'altro insieme a Simon, ma dopo il matrimonio del suo grande amico, celebrato nell'estate di due anni prima, si era tirato indietro e aveva fatto poche apparizioni a Londra fino all'inizio di quella Stagione. Ciononostante, come figlio dei Glossup del Dorset, e pertanto nipote del Visconte Netherfield, poteva senz'altro contare su una schiera di giovani gentildonne pronte a frequentarlo e anche a innamorarsi di lui, ma stranamente il suo interesse era andato quasi subito a Melinda. Ovvero a una delle migliori amiche di Henrietta. La quadriglia giunse al termine. James si inchinò e Melinda eseguì la riverenza, per poi rialzarsi e lanciare un'occhiata ai genitori. Non appena constatò che Henrietta era arrivata, si congedò dal suo cavaliere con garbo e, dopo avergli rivolto un ultimo sorriso, si avviò con calma fendendo la folla. Mentre si avvicinava, Henrietta si sforzò di assumere un'espressione blanda e sorridente, ma Melinda la guardò, poi studiò la madre... e capì tutto. Il suo volto si riempì di pena. «Oh...» sussurrò, fer13
mandosi davanti ai genitori per poi stringere la mano di sua madre e guardare Henrietta. «Non mi porti buone notizie, vero?» Lei piegò le labbra in una smorfia. «Non quelle che vorresti sentire, mia cara.» Melinda lanciò un'occhiata alle proprie spalle, ma James era scomparso nella calca. Allora tirò il fiato e strinse ancor di più la mano della madre, per poi alzare il mento e affrontare Henrietta. «Avanti, dimmelo.» Lady Wentworth lanciò un'occhiata significativa agli altri ospiti. «Questo non è il luogo più appropriato per parlare di certi argomenti, mia cara.» Melinda si accigliò. «Ma devo sapere adesso. Altrimenti, come posso affrontarlo per il resto della serata?» «Forse» suggerì Lord Wentworth, «potremmo ritornare a casa e discutere della faccenda in privato.» Guardò Henrietta, poi aggiunse: «Naturalmente se a Miss Cynster non dispiace». Henrietta aveva pensato di trattenersi a casa Montague fino a sera inoltrata, ma davanti a quei tre volti così preoccupati inclinò la testa in un gesto di assenso. «No, niente affatto. Sono venuta con la carrozza dei miei genitori. Vi seguirò fino a Hill Street.» I Wentworth si mossero verso Lady Montague e lei li seguì. Mentre Melinda e sua madre si congedavano da Sua Signoria ringraziandola per la splendida serata, Henrietta studiò un po' discosta gli ospiti che riempivano il salone. Erano pochi coloro che non conosceva e ancora meno quelli che non riusciva subito a inquadrare in termini di famiglia e connessioni. Vagava distratta con lo sguardo quando i suoi occhi incontrarono quelli di James Glossup. 14
Era in piedi dall'altra parte del salone e la studiava intensamente. Salutando con calore, i Wentworth si avviarono verso la porta. Henrietta ruppe bruscamente il contatto visivo con James e sorrise a Lady Montague, per poi salutare a sua volta e avviarsi con calma. Si disse di non guardarsi alle spalle, ma la tentazione fu troppo forte. James continuava a guardarla, ma stavolta con occhi socchiusi; i tratti austeri del suo bel volto apparivano tesi, l'espressione quasi rabbiosa. Henrietta incontrò il suo sguardo, lo sostenne per un attimo, poi si voltò e uscì dal salone. Fermo accanto alla parete, James Glossup imprecò sottovoce. «A quanto mi risulta, Mr. Glossup deve sposarsi per poter reclamare per intero l'eredità di una prozia.» Seduta in poltrona vicino al camino acceso nel salotto di casa Wentworth a Hill Street, Henrietta tacque e bevve un sorso dell'ottimo tè che, secondo Lady Wentworth, sarebbe servito a tutti loro. Seduto nella poltrona di fronte, con la moglie e la figlia che si erano accomodate sul divanetto alla sua sinistra, Lord Wentworth si accigliò. «Quindi non è un avventuriero che mira solo alla dote di Mellie.» «No» chiarì subito Henrietta, posando la tazza sul piattino. «Non ha problemi finanziari, ma per ottenere quell'eredità deve sposarsi. A quanto sembra, l'anziana zia voleva vederlo accasato a tutti i costi, visto che l'ha inserito come clausola nel suo testamento.» Lord Wentworth sbuffò. «Ebbene, suppongo che per un'anziana nobildonna sia forse l'unico modo di costrin15
gere un rampollo all'altare, ma non con mia figlia.» «Decisamente no!» concordò Lady Wentworth. Poi, ricordando all'improvviso che in quel caso era l'opinione di Melinda a contare davvero, si voltò verso la figlia. «Trovo che sia... Mellie?» Immobile con la tazzina e il piattino posati in grembo, Melinda studiava il fuoco nel camino in assoluto silenzio. Ma poi sbatté le ciglia, guardò sua madre e quindi posò gli occhi su Henrietta. «Dunque non mi ama.» Lei decise di aderire il più possibile alla verità. «Questo non posso saperlo. Riferisco solo ciò che ho scoperto.» Sostenne lo sguardo dell'amica, poi aggiunse con gentilezza: «Quanto al suo cuore, sei senza dubbio un giudice migliore di me». Melinda continuò a guardarla per un lungo istante, poi strinse le labbra e scosse la testa. «Gli piaccio, ma... no, non mi ama.» Tacque, bevve un sorso dalla tazzina ignorata fino a quel momento, poi tornò a posarla sul piattino e aggiunse: «A dire il vero, è per questo che ti ho chiesto di scoprire tutto il possibile su di lui. Certi suoi comportamenti mi avevano fatto sospettare che dietro il suo corteggiamento vi fossero dei motivi diversi dall'amore». Torcendo le labbra, liquidò la questione con un gesto della mano e volse lo sguardo. Henrietta finì il tè, poi si voltò per posare tazzina e piattino sul tavolo davanti al divanetto. «Adesso è meglio che vada. Non c'è altro da aggiungere e suppongo che vogliate parlarne tra di voi.» Si alzò e Melinda fece altrettanto, insieme ai suoi genitori. «Vieni, ti accompagno alla porta.» «Grazie di nuovo per esservi rivelata una preziosa amica della nostra Mellie» affermò Lord Wentworth, dando qualche affettuoso colpetto sulla mano di Henrietta. 16
Henrietta si congedò educatamente e seguì Melinda nell'atrio. Non appena il maggiordomo ebbe chiuso la porta della sala, sussurrò a Melinda, in quel momento accanto a lei e dunque l'unica in grado di sentirla: «Mi spiace così tanto di averti dato una simile notizia!». Melinda si fermò e si voltò. Incontrò i suoi occhi, poi un pallido sorriso le piegò le labbra. «Ammetto di avere sperato di sbagliarmi. Pregavo perché tornassi con delle notizie diverse, ma, se devo dirti la verità, sei davvero un angelo. Non voglio sposare un uomo che non mi ama e ciò che mi hai riferito conferma solo i miei sospetti, cosa per cui ti sono grata. Hai reso molto più semplice prendere una decisione.» Con questo strinse le spalle di Henrietta, si sporse in avanti per baciarle le guance e aggiunse: «Certo, è un duro colpo. Per qualche giorno sarò triste e irritabile ma passerà presto, vedrai». «Ne sono certa» replicò lei con un sorriso. «E fai bene.» Melinda suonava più sicura a ogni istante che passava. «Henrietta, ormai hai aiutato così tante di noi... sono certa che non avremmo saputo cosa fare senza di te. Hai salvato innumerevoli giovani dame da un matrimonio deludente. In tutta onestà, meriteresti un premio.» Lei si strinse nelle spalle. «Sciocchezze. Dispongo solo di fonti d'informazioni migliori della media.» E, anche se non era il caso di menzionarlo in quelle circostanze, grazie a quelle medesime fonti aveva favorito tanti solidi matrimoni basati sull'amore. Permise al maggiordomo di posarle la mantellina sulle spalle, poi di aprire la porta per lei. Melinda l'accompagnò sul portico dell'ingresso e subito rabbrividì per la gelida brezza che spazzava la strada. Henrietta le prese la mano e gliela strinse un poco. 17
«Torna dentro. Rischi di ammalarti e la mia carrozza non è lontana» affermò, indicando con un cenno del capo la seconda carrozza di città dei suoi genitori ferma accanto al marciapiede sull'altro lato della strada. «Come vuoi» replicò Melinda, stringendole a sua volta le dita. «Abbi cura di te. Sono certa che ci rivedremo presto.» Henrietta sorrise, attese che Melinda chiudesse la porta e quindi, sempre con il sorriso sulle labbra perché la prontezza con cui l'amica aveva accettato la situazione indicava che non si era ancora innamorata di James, cominciò a scendere le scale. Poteva anche non credere alla fortuna di riuscire a trovare il suo campione, ma era comunque fermamente favorevole ai matrimoni d'amore. Per come la vedeva lei, costituivano l'unico modo di garantire a una donna una vita coniugale felice e appagante... Un uomo le venne addosso con incredibile violenza. L'urto fu tale da farla barcollare. «Oh!» Sarebbe caduta, ma l'uomo fu lesto ad afferrarla per le spalle, tenendola ferma davanti a sé e ridandole equilibrio. Con la coda dell'occhio, Henrietta vide un bastone da passeggio dall'impugnatura d'argento massiccio in una mano inguantata, notando che il guanto era di squisita fattura, in pelle liscia e morbida. Sbatté le ciglia e guardò lo sconosciuto in volto, ma lui indossava uno spesso mantello con il cappuccio alzato: con il lampione alle sue spalle, era impossibile vederlo bene. L'unica cosa che riuscì a notare era il mento, che parve indurirsi mentre lo guardava. «Vi porgo le mie scuse. Non vi avevo vista» affermò lo sconosciuto, la voce profonda, il tono secco ma colto. 18
Tirando il fiato, lei rispose: «Neppure io vi avevo visto». Lui tacque ed Henrietta sentì che stava studiandole il volto, gli occhi. «Signorina! Va tutto bene?» Henrietta alzò la testa mentre l'uomo lanciava un'occhiata dall'altra parte della strada. Entrambi videro il suo stalliere balzare giù dalla carrozza nel chiaro intento di aiutarla. Mentre rispondeva: «Sì, Gibbs, non preoccuparti», lo sconosciuto la guardò, quindi la lasciò e annuì bruscamente, per poi voltarsi e allontanarsi in tutta fretta scomparendo ben presto nella nebbia. Henrietta scosse piano la testa, poi si aggiustò il mantello, si lisciò la gonna con le mani e attraversò la strada, attesa dallo stalliere che l'aiutò a salire in carrozza. Non appena lo sportello si chiuse, sospirò e sprofondò nel sedile rivestito in pelle. La carrozza partì oscillando; Upper Brook Street distava solo pochi minuti. Lei si rilassò, aspettandosi di sentire la soddisfazione che sempre provava davanti a un'indagine sulle motivazioni di uno spasimante conclusa con successo. E, invece, si ritrovò a pensare a qualcosa di molto diverso. All'immagine di James Glossup in piedi nel salone di Lady Montague che la studiava intensamente. Alla sua espressione quando si era reso conto che lei se ne sarebbe andata con la fanciulla che stava corteggiando e con i suoi genitori. Era un amico di Simon. Sicuramente conosceva la sua reputazione. Chissà cosa stava pensando.
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L'intrigante Miss Cynster ANNA CAMPBELL Inghilterra - Scozia, 1837 - Conosciuta nella buona società di Londra come la scombina-matrimoni, Henrietta Cynster ha la straordinaria capacità di intuire se l'unione tra due aspiranti fidanzati funzionerà, dono che le ha permesso di aiutare molte giovani debuttanti a non cadere vittime di una sciocca infatuazione prima di compiere un errore irrimediabile. Ma quando manda a monte il fidanzamento di James Glossup la sua stessa abilità le si ritorce contro, perché per farsi perdonare la deprecabile interferenza si sente in dovere di aiutare l'intrigante gentiluomo a trovare una sposa adatta... un compito che si rivela terribilmente complicato a causa dell'insaziabile attrazione che giorno dopo giorno li incatena l'uno all'altra. A quel punto convincersi di poter sfuggire agli strali di Cupido diventa sempre più difficile.
Tra inganno e verità JULIA LONDON Londra - Parigi - Atene, 1890 - A distanza di due anni dalla morte del marito Emily scopre che era molto diverso da quello che immaginava: non solo era uno studioso e un collezionista d'arte antica, ma era anche profondamente innamorato di lei. Il ritratto che emerge dalle pagine del suo diario è così affascinante da spingerla a studiare le civiltà del passato nella speranza di apprendere qualcosa di più sul suo conto, e la conduce nelle sale del British Museum che lui amava tanto. E qui scopre un pericoloso segreto che riguarda dei reperti trafugati dalla collezione di antichità greche e romane. Decisa a vederci chiaro, l'intraprendente Emily inizia a indagare, sfidando le convenzioni della società vittoriana e cercando al tempo stesso di tenere a bada due affascinanti corteggiatori il cui interesse, però, sembra scaturire da ragioni oscure e ambigue, piuttosto che da sentimenti sinceri.
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