SUPERTASCABILI
Brenda Novak
L'OMBRA DEL PADRE
traduzione di Maria Paola Dettore
Immagine di copertina: Tim Robinson/Arcangel Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Cold Feet Hq Harlequin Single Title © 2004 Brenda Novak Traduzione di Maria Paola Dettore Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2004 Harlquin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Nuovi Bestsellers settembre 2004 Seconda edizione SUPERTASCABILI marzo 2018 SUPERTASCABILI ISSN 2532 - 7089 Periodico mensile n. 8 del 29/03/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 221 del 10/07/2017 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
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«Caleb, è sparita. Scomparsa. Dileguata» ansimò Holly. Caleb Trovato sentì l'agitazione nella voce della ex moglie e sbuffò. Le reazioni di Holly erano sempre eccessive e in virtù del fatto che erano divorziati, e per giunta per la seconda volta, lui non era più tenuto a starle accanto in quei suoi alti e bassi emotivi. Incastrò il ricevitore tra orecchio e spalla e tornò a girarsi verso il computer per controllare la posta elettronica, in modo che quei minuti non andassero completamente sprecati. «Senti, tua sorella ha ventisei anni. Ricomparirà.» «Come fai a esserne così sicuro?» «È già successo. Ricordi la volta che durante una sosta di un'ora all'aeroporto di Las Vegas ha conosciuto un tizio pieno di soldi e ha voluto concedersi un'avventura? Eravamo convinti che le fosse capitato qualcosa di terribile, soprattutto quando la compagnia aerea ci ha detto che aveva preso il volo per Phoenix.» «Era diverso» ribatté Holly poco convinta. «Il giorno dopo mi ha telefonato.» «Soltanto perché il gran seduttore aveva cominciato a comportarsi in modo un po' inquietante e lei 5
alla fine ha capito che era meglio far sapere a qualcuno dove si trovava. E poi aveva bisogno di soldi per tornare alla base.» «È successo quasi cinque anni fa, Caleb. Mia sorella è molto cambiata. Adesso lavora al reparto profumeria del Nordstrom's e si mantiene da sola da quasi un anno.» Le note stridule nella voce di Holly gli ricordarono le molte crisi che aveva dovuto sopportare quando erano sposati e gli procurarono dei brividi. «Ascolta, Holly, mi spiace che tu sia preoccupata a causa di Susan, ma io sono presissimo» dichiarò, deciso a liquidare la questione. «Devo andare.» «Caleb, non trattarmi così.» Adesso piangeva. «Non ti ho mai disturbato in tutto questo tempo.» Caleb alzò gli occhi al cielo. Ma cosa pretendeva? Non avevano figli a legarli e, a dispetto di quell'ultima affermazione, Holly lo chiamava spesso. Disturbandolo parecchio. Voleva soldi in prestito, spiegazioni circa la dichiarazione dei redditi o soltanto informazioni su dove fossero finite le radiografie che le avevano fatto alla gamba quando aveva avuto quell'incidente. Gli telefonava perfino per sapere che programmi avesse per una data festività. «Non capisco cosa vuoi da me» sbottò, esasperato. «È quasi una settimana che non riesco a rintracciare mia sorella. Papà e mamma non l'hanno sentita. Lance, il suo ragazzo, non ne sa niente. Non si è presentata al lavoro...» «Neanche questa è nuova, con Susan.» «Ma, Caleb, vive vicino all'università!» A quelle parole lui ebbe un guizzo d'allarme. Già undici donne erano state sequestrate e poi uccise nelle vicinanze dell'università di Washington, negli ultimi dodici anni. Holly era stata la vicina di casa di 6
una di loro. Era così che si erano conosciuti. All'epoca lui faceva parte della polizia di Seattle. Stava interrogando tutti gli inquilini dello stabile dove aveva abitato la nona vittima, in cerca di possibili piste, e si era presentato da Holly per chiederle se avesse visto o sentito qualcosa. Ma per lui l'autore di quei delitti era ormai morto. Ne era certo. Per tre anni aveva seguito quel caso e per altri quattro, dopo aver lasciato la polizia, aveva continuato a indagare. «Holly, lo Strangolatore di Sandpoint si è sparato più di un anno fa.» Lei tirò su col naso. «Se ne sei così sicuro, perché non hai mai portato a termine il libro che volevi scrivere su di lui?» «Non c'erano abbastanza elementi concreti per collegare Ellis Parcell a quegli omicidi» riconobbe lui. «Ma tu l'hai visto allontanarsi in macchina dal tuo stabile la sera in cui Anne è stata uccisa. Sei stata tu a fornirci parzialmente il numero di targa.» «Non hai mai potuto dimostrare che avesse messo piede in casa di Anne.» «Questo non significa che fosse innocente» osservò lui facendo distrattamente un po' d'ordine sulla sua scrivania. «Parcell non era in grado di dimostrare dove si trovava al momento di ciascuno di quei delitti. Due volte la macchina della verità ha rivelato che mentiva. Gli analisti dell'FBI avevano potuto stabilire che l'assassino abitava entro il raggio di cinque isolati da dove viveva la sua famiglia. Era sfuggente, chiuso. Gli ho parlato due volte e mi ha sempre dato l'impressione che nascondesse qualcosa.» «Sì, lo so, ma hai perquisito tre volte casa sua senza mai trovare niente.» «No, l'ha fatto qualcun altro. Io ero un pivello, e7
seguivo gli ordini di Gibbons, e perlopiù si trattava d'incarichi di routine. Era Gibbons a condurre le indagini e a occuparsi delle cose importanti. Comunque, dopo la morte di Parcell i delitti sono cessati» le fece notare Caleb, «e questo mi sembra significativo.» «Aggiungi che si sono interrotti per alcuni anni dopo che è stato trovato il cadavere di Anne.» «Perché la polizia sorvegliava Parcell così da vicino che lui non poteva quasi respirare. E sono ricominciati non appena quel custode, John Roach, ha ucciso una maestra d'asilo e la polizia intera d'un tratto ha pensato d'aver preso un abbaglio. Gibbons compreso.» «E che cosa mi dici allora di quella donna scomparsa da Spokane un paio di mesi fa? Come lo spieghi, se lo Strangolatore è morto?» «Non ne so nulla.» «Proprio l'altro giorno ho letto un articolo in cui si diceva che nell'auto di quella donna la polizia ha trovato tracce del solito potente sonnifero, il Roipnol. Roach è in carcere e Parcell è morto, però a me sembra che questa sia opera dello Strangolatore.» Caleb aveva ancora parecchi amici nella polizia. Se ci fossero stati nuovi sviluppi, Gibbons o Thomas gliel'avrebbero comunicato. «Hanno ritrovato il corpo?» «Non ancora.» «Allora non hanno niente in mano. Quella roba costa due dollari a compressa e anche se l'hanno dichiarata illegale non è difficile procurarsela. Ricordi che l'abbiamo vista in farmacia quella volta che siamo andati in Messico?» «Insomma, che cosa si fa per Susan?» gli domandò lei, quasi disperata. Gli lanciava l'esca, cercava di indurlo a occuparsi 8
di lei, ma questa volta non avrebbe funzionato. Non provava più quel desiderio di aiutarla che l'aveva legato a lei, un tempo. «Non capisco cosa ti aspetti da me.» «Santo cielo, Caleb, sei stato un poliziotto. E molto in gamba anche. Voglio che tu venga qui e la ritrovi.» Lui spinse da parte il mouse e si girò sulla poltroncina nuova di zecca per guardare, al di là della finestra panoramica, la vista straordinaria della baia di San Francisco, una distesa verde e azzurra punteggiata da vele multicolori. «Io vivo in California adesso, Holly.» E, come a conferma della necessità di restarci, aggiunse: «La settimana prossima vengono a mettermi la moquette in casa». «Ma c'è di mezzo la vita di Susan!» Sempre molto drammatica, quella donna. «Non faccio più il poliziotto. Scrivo libri che trattano casi reali di omicidi. Cosa pensi che potrei fare?» «Io so cosa potresti fare. Ti ho sposato due volte, no? È quasi incredibile come riesci a scoprire le cose. Una dote innata. Come quei giornalisti che non si fermano davanti a niente.» Caleb non era sicuro che fosse un'analogia positiva, ma lasciò correre perché lei stava continuando. «Potresti benissimo venire qui, se lo volessi. Non ti mancano certo i soldi.» «Non si tratta di soldi.» «Di che cosa, allora?» Della sua libertà, conquistata duramente. Aveva dovuto lasciare Seattle per mettere tra sé e Holly la distanza necessaria e non intendeva tornarci anche se i suoi abitavano a Fidalgo Island, il luogo in cui era cresciuto. 9
«Impossibile, sono a metà di un nuovo libro.» Holly evidentemente intuì che i toni tragici non facevano breccia e compì uno sforzo per contenere le emozioni. «Di che cosa tratta?» «Di una ragazza che ha ucciso il patrigno.» Lei tirò di nuovo su col naso. «Sembra divertente.» Davanti a quel sarcasmo lui fece un sorriso amaro. «È un modo come un altro per guadagnarsi da vivere. Qualcuno di mia conoscenza non sopportava di essere la moglie di un poliziotto e mi ha incoraggiato a perseguire il mio sogno di diventare uno scrittore.» «E sei scontento? Adesso sei ricco e famoso.» Ma divorziato. Per quanto Holly sostenesse di amarlo, gli era impossibile vivere con lei. Troppo ossessiva. La prima volta l'aveva sposata perché pensava che potessero stare bene insieme. E la seconda perché il suo senso dell'onore glielo aveva imposto, ma dopo i primi mesi il loro rapporto si era caricato di attriti che li portava a trascorrere più tempo separati che insieme. «Dovresti tornare qui e svolgere altre indagini sul caso dello Strangolatore di Sandpoint» aggiunse lei in tono imbronciato. «No, grazie. Ho imparato la lezione.» Caleb cominciò distrattamente a tracciare ghirigori su un blocco per appunti. «Adesso mi occupo di casi che sono già stati risolti da qualcun altro. È molto più semplice.» «Hai aiutato la polizia a risolvere il caso di quella ragazza scappata di casa e poi ne hai tratto un libro.» Già. Maria era stato fino ad allora il suo impegno più soddisfacente. 10
«Quello è andato bene, ma è sempre una scommessa e non credo che il mio editore sarebbe molto felice alla prospettiva di dover aspettare per anni un libro mentre io me ne vado in giro a cercare la soluzione di un vecchio caso.» «Eri molto intrigato da quello dello Strangolatore.» Forse più ossessionato che intrigato. Anche dopo aver lasciato la polizia aveva continuato a occuparsene, per conto proprio, con la speranza di poterlo poi raccontare. «Hai detto centinaia di volte che investigare di persona dà una visione delle cose che è impossibile avere descrivendo le ricerche altrui» continuò Holly. «E un libro su quel caso venderebbe benissimo. Nessuno ci ha mai scritto niente.» «Restano ancora troppi interrogativi senza risposta, perché diventi una lettura interessante. Il pubblico vuole una conclusione ben definita, le sequenze logiche e le spiegazioni necessarie. E, mi spiace, ma io non posso offrirle per ciò che riguarda lo Strangolatore.» «Le cose cambiano.» «Dubito che ci siano sufficienti elementi nuovi.» «Quindi non vieni?» Il fragile controllo della donna si incrinò. «E io che cosa faccio, Caleb?» gli domandò con un singhiozzo. Caleb non voleva lasciarsi intenerire dalle lacrime di Holly, ma la sua angoscia e ciò che aveva detto cominciarono a farlo tentennare. Susan era stata sua cognata, per un certo tempo. Andava a cacciarsi sempre nei pasticci ed era una rottura, ma provava ancora affetto per lei. «Ti sei rivolta alla polizia?» volle sapere. «Naturale. Sono fuori di me!» 11
Quello era chiaro. Restava da stabilire se tale stato d'animo era giustificato. «Cos'hanno detto?» «Niente. Sono sconcertati quanto me. Nessun segno di effrazione né di lotta, in casa. Non sono spariti gioielli o carte di credito, almeno per quanto abbiamo potuto stabilire. Nessun movimento sul suo conto in banca. Non sanno neanche dove andare a cercarla.» «La sua auto?» «Sparita anche quella, ma di sicuro non se n'è andata chissà dove. A questo punto si sarebbe già fatta viva. A meno che...» «Smettila di pensare al peggio. Potrebbero esserci le spiegazioni più diverse. Magari ha incontrato un altro tizio con le tasche ben fornite e adesso sono alle Bahamas. Sarebbe proprio da lei ricomparire domani e dire: "Oh, eri in pensiero? Non mi è nemmeno venuto in mente di chiamarti".» Lui si sfregò il mento, cercando un'altra spiegazione plausibile. «O magari c'è di mezzo la droga...» «Caleb, ha piantato in asso i suoi cani» lo interruppe Holly. «Non se ne sarebbe mai andata per alcuni giorni senza incaricare qualcuno di andare a occuparsi di loro. Per nessuna ragione al mondo.» Sì, senz'altro. Susan adorava i suoi schnauzer, al punto da versare seimila dollari a un veterinario, quattrini che di fatto non aveva, per un complesso intervento chirurgico quando uno era stato investito da un furgone. Caleb si appoggiò allo schienale ripiegandosi un braccio sugli occhi. Gli seccava ammetterlo, ma la faccenda non era chiara. Anche se lo Strangolatore non era più in giro, a Susan doveva essere successo qualcosa. E più tempo passava più sarebbe stato difficile rintracciarla. 12
«Quando l'hai vista l'ultima volta?» chiese, rassegnato. «Sei giorni fa.» Sei giorni. Meditò sul libro che stava scrivendo. Non procedeva tanto bene. Dopo avere ricostruito tutta la vicenda, si era trovato a provare più simpatia per la ragazza che per il patrigno violento che lei aveva avvelenato. «D'accordo, prendo il primo volo domani mattina.» Dopo avere riagganciato si guardò attorno: un bell'appartamento moderno e comodo. Maledizione. Addio alla distanza che aveva messo tra sé e Holly. Quella donna riusciva sempre a fregarlo. Madison Lieberman fissò a lungo la fotografia di suo padre. Lui ricambiava lo sguardo: insondabili occhi scuri, volto rubizzo come quello di un marinaio, capelli sale e pepe tagliati a spazzola. Era morto da appena un anno, ma già le sembrava un estraneo. Forse perché spesso si chiedeva se l'avesse mai veramente conosciuto. «Madison, l'hai trovata?» La voce di sua madre, dal piano di sopra, la distolse dalla foto, ma lei non poté fare a meno di lanciarle un'altra occhiata. Si avvicinò esitante alla porticina che dava accesso alle varie tubature e offriva uno spazio in più per gli oggetti che non si volevano gettare o che si usavano solo ogni tanto, come le decorazioni natalizie. Era un luogo umido, scuro e stipato di cose, l'ideale per ragni e topi. E quello era uno dei motivi per cui lei evitava di andarci. Da piccola aveva paura che suo padre ce la chiudesse dentro: probabilmente perché lui aveva minacciato di farlo una volta che l'aveva sorpresa a ficcanasare tra i regali di Natale che sua madre vi aveva nascosto. 13
Adesso, a ventotto anni, non era il timore di ragni e topi a turbarla. Da quando polizia e media avevano cominciato ad assediare suo padre, sospettandolo di essere implicato in quella serie di atroci delitti perpetrati nei dintorni dell'università, a pochi isolati da lì, era atterrita all'idea di quello che avrebbe potuto trovarci se avesse fatto una ricerca approfondita. «Madison?» Di nuovo sua madre. «Un momento» rispose, irritata, mentre apriva il piccolo uscio. «È solo una coppa da punch» brontolò tra sé. «Preferirei comperargliene una nuova.» Mentre accendeva la lampadina e sbirciava all'interno, colse l'odore di terra umida e legno marcio. Anni prima, suo padre aveva coperto con una plastica nera il pavimento nudo e irregolare e sopra a questa aveva posato delle assi di legno. Quegli interventi sommari le ricordarono che quello era il suo territorio, uno dei posti dove non gli piaceva che lei si avventurasse. Questo non rendeva più invitante l'idea di andare a frugare là dentro. I suoi fratellastri, Johnny e Tye, i figli di primo letto di suo padre, ogni tanto vi depositavano qualcosa, ma lei faceva il possibile per dimenticare l'esistenza di quella galleria buia. Non aveva alcuna voglia di trascorrere lì neanche pochi minuti di quello che era iniziato come un rilassante pomeriggio domenicale. Poteva dire a sua madre che la coppa da punch non c'era, ma, dopo il suicidio del marito, Annette Parcell si era fissata sulle cose più stupide... Se lei non fosse riuscita a trovarla, probabilmente sarebbe andata a cercarla di persona, e non aveva più l'età per mettersi a carponi. Madison e sua madre erano rimaste al fianco di Ellis Parcell per tutta la durata delle indagini che si erano concluse con la sua morte. Adesso di sicuro 14
poteva credere nella sua innocenza. La polizia aveva perquisito la casa circa quattro anni dopo che i delitti erano iniziati e non aveva mai trovato niente. E neanche lei avrebbe trovato nulla. Perché suo padre non c'entrava affatto. Era evidente. Aspirò a fondo respingendo l'ansia e strisciò all'interno. La coppa da punch non poteva essere lontana. Le sarebbe bastato un minuto. Una fila di scatoloni era disposta lungo una parete, alcuni etichettati, altri no. Aprì rapidamente quelli anonimi e trovò degli oggetti di suo padre. Vecchi album di foto, annuari di scuola e di college, ricordi del periodo passato in Vietnam. Le foto e le lettere avevano un'aria così normale e lontana dagli articoli che aveva letto a suo tempo, che cominciò a calmarsi. Dal soffitto, a un metro da terra, pendevano molte ragnatele, quasi iridescenti nel fioco chiarore della lampadina, ma non erano visibili ragni. Suo padre aveva concluso la sua esistenza in un modo terribile, ma la sua morte e le indagini, se non i sospetti, appartenevano al passato. Poteva smettere di avere paura. Poteva andare avanti e dimenticare. Madison continuò a rovistare e alla fine ripescò la coppa da punch. Stava per ritornare indietro quando si rammentò delle Barbie che aveva riposto in uno scatolone, a dodici anni. Dovevano essere lì da qualche parte. Poteva darle a sua figlia, Brianna, che aveva appena compiuto sei anni. Si spinse più avanti. Trovò le piastrelle avanzate quando avevano rifatto la stanza da bagno, una valigetta polverosa e una vecchia gelatiera. Poi, più addentro, scatole con oggetti dei suoi fratelli. Mentre spingeva da parte il vecchio stereo di Johnny si ripromise di scrivergli, anche se lui non rispondeva mai alle sue lettere. Da anni entrava e u15
sciva di prigione, sempre a causa della droga. Doveva sentirsi solo. Tye si manteneva in contatto con lui, mentre Annette faceva finta che non esistesse. E poi, Johnny detestava la propria madre, un'alcolizzata che, per quanto ne sapeva lei, stava da qualche parte in Pennsylvania, in un centro di disintossicazione. Arrivò ad altri scatoloni. Tovaglie di mamma Rayma, Piatti di mamma Rayma, Dipinti di zia Zelma, lesse a fatica, ma niente Barbie. Delusa, Madison si mise a sedere abbracciandosi le ginocchia e cercando d'immaginare dove poteva essere quella scatola. Era stato un anno difficile per Brianna: il divorzio, il trasferimento a Whidbey Island, una cinquantina di chilometri a nordovest di Seattle, il nuovo matrimonio del padre, l'attesa di un fratellino o una sorellina. A Madison sarebbe piaciuto avere in auto una mezza dozzina o più di Barbie d'epoca quando sarebbe andata a prendere la figlia a casa dell'ex marito, più tardi. Danny le regalava sempre un'infinità di giocattoli. Forse doveva arrivare dietro a quelle prime stratificazioni di contenitori e oggetti. Fece scivolare di lato il vecchio specchio della stanza degli ospiti e alcuni accessori da bagno. Era abbastanza lontana dalla luce presso l'entrata e non vedeva bene, ma alla fine le sue fatiche furono ricompensate: vide un grosso scatolone su cui riconobbe la propria grafia infantile. «Eccolo!» mormorò facendolo passare a fatica oltre una vecchia pentola a pressione e del tessuto avanzato che pareva risalire agli anni sessanta. «Sarai entusiasta, Brianna.» «Madison, possibile che tu ci metta tanto?» Lei trasalì nell'udire quella voce inattesa e finì per 16
andare a battere la testa contro una trave. «Ahi.» «Tutto bene?» Sua madre era vicino all'entrata, ma Madison non poteva vederla per via di tutta la roba che c'era in mezzo. «Sì, ho soltanto picchiato la testa. Di' pure alla signora Howell che la coppa del punch è a sua disposizione.» «La uso tutti gli anni a Natale. Com'è finita laggiù in fondo?» «No, non era qui. Stavo cercando le mie Barbie.» «Non perderci tempo, le abbiamo date via anni fa.» «No, sono qui.» «Davvero?» «Sicuro.» Madison sollevò due lembi della scatola e provò un colpo al cuore. La mamma aveva ragione, niente Barbie. C'erano invece un assortimento di scarpe da donna e biancheria di misure diverse. E un tratto di corda.
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Prossimo mese Due nuove storie vi aspettano: coinvolgenti, inaspettate, indimenticabili. Torna l'amatissima Susan Wiggs alle prese con gli assolati paesaggi californiani, una tenuta di famiglia in cui l'amore per la cucina si trasforma in pura arte culinaria e tutti quei sentimenti che danno senso alla vita. Esperta in medical thriller, Alex Kava presenta la celebre profiler dell’FBI Maggie O’Dell impegnata a indagare su una serie di omicidi dietro cui si nasconde un inquietante gioco di ruolo che dal cyberspazio si è tramutato in realtà. - DALL'11 MAGGIO IN EDICOLA -
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Questo volume è stato stampato nel febbraio 2018 da CPI, Barcelona