L'ultimo scandalo

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DIANE GASTON

L'ultimo scandalo


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Bound by Their Secret Passion Harlequin Historical © 2017 Diane Perkins Traduzione di Gabriella Parisi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici gennaio 2018 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2017 da CPI, Barcelona I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1099 del 24/01/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Lincolnshire, Natale 1816 Lorene si appoggiò contro il morbido schienale di pelle della carrozza. Fuori i fiocchi di neve volteggiavano giÚ da un cielo quasi lattiginoso per la luce della luna. La neve sui campi risplendeva e i suoni degli zoccoli dei cavalli e delle ruote della carrozza erano attutiti come se si stessero muovendo su dei cuscini. Era la fine perfetta di una giornata perfetta, una visita alle sorelle, ai loro mariti e all'uomo che adorava durata per tutto il giorno. Grazie al cielo suo marito aveva rifiutato di andare con lei. Suo marito, il Conte di Tinmore, un uomo di oltre settant'anni e piÚ anziano di lei di almeno cinquanta, le aveva proibito di trascorrere il giorno di Natale con le sorelle nella casa della sua infanzia, Summerfield House. Lorene aveva sfidato le imposizioni del marito. Aveva camminato per cinque miglia fino alla casa, quella mattina. Anche allora aveva nevicato, ma il freddo l'aveva soltanto riempita di vigore e l'aveva fatta sentire piÚ viva. 5


Che differenza rispetto a Tinmore House, in cui doveva sopprimere ogni emozione per poter superare la giornata! «Starete bene?» le chiese l'uomo seduto accanto a lei. Lorene si girò e il cuore accelerò come sempre quando guardava Dell Summerfield, il Conte di Penford, l'uomo che aveva ereditato la sua casa d'infanzia. I suoi occhi azzurri brillarono malgrado la luce debole nella carrozza e le sue labbra scolpite si strinsero per la preoccupazione. Lorene non riuscì a impedirsi di fissare quelle labbra. «Sospetto che sia addormentato. Si ritira presto, sapete.» Non aveva bisogno di spiegare che stava parlando di suo marito. «E domani?» Amava la sua voce, così profonda come le note più basse del pianoforte, che si percepivano oltre a sentirsi con l'udito. Com'era stupido provare un'infatuazione adolescenziale all'avanzata età di ventiquattro anni, soprattutto perché lei era una donna sposata e Dell cercava solo di essere educato. No, era sempre stato più che educato. Era stato gentile. L'ultima cosa che Lorene desiderava era che si preoccupasse per lei. O che badasse a lei. Non avrebbe mai dovuto sapere quanto pensava a lui. O quanto la sua gentilezza significasse per lei. Gli sorrise. «Alla peggio dovrò sopportare una ramanzina, ma potrei riceverne una anche scegliendo il piatto sbagliato a colazione, quindi ci sono abituata.» Dell aggrottò la fronte e distolse lo sguardo. 6


«È altrettanto possibile che non dica nulla» si affrettò ad aggiungere. «Non si sa mai.» Dell aveva insistito per riaccompagnarla a Tinmore Hall con la carrozza. Lorene faceva tesoro di quei rari momenti trascorsi da sola con lui, quando poteva fingere che fossero le uniche due persone al mondo e che non fosse stata costretta a scegliere di sposare Tinmore. Anche se nessuno l'aveva obbligata. Aveva avvicinato Tinmore e si era offerta a lui. Lo aveva fatto perché il padre aveva lasciato i figli senza un soldo e Lorene non era riuscita a trovare un altro modo per aiutare le sorelle e il fratellastro. Aveva promesso di sposare Tinmore e di dedicare se stessa al benessere di quell'uomo per il resto della sua vita. In cambio, lui aveva accettato di fornire generose doti alle sorelle e abbastanza denaro perché il fratello acquistasse un brevetto da capitano. Niente era andato a finire come aveva creduto, però. I suoi fratelli avevano trovato la felicità, ma chi poteva dire che non fosse stato malgrado Tinmore anziché grazie a lui? Tuttavia, la loro felicità era un premio sufficiente per Lorene, anche se il prezzo era stato la propria, di felicità. «Ho trascorso una giornata stupenda» disse a Dell. Si sentiva di nuovo vicina alle sorelle. Si era crogiolata nella gioia che condividevano con i mariti. E nell'essere vicina a Dell. Lui tornò a guardarla, gli occhi fissi nei suoi che la scaldavano tutta. «Ne sono lieto.» Una volta, quando da bambina si era trovata in mezzo a un temporale, un fulmine aveva colpito un albero 7


vicino a lei, tanto vicino da percepire il crepitio della folgore attorno e dentro di sé. In un certo senso, sembrava che un fulmine crepitasse, quando era con Dell. Quanto era stupida? La carrozza arrivò ai cancelli di ferro di Tinmore Hall e gli sguardi si separarono. Le cupole dell'enorme residenza di campagna cominciarono a vedersi, come dita ammonitrici che volevano punirla. Lorene non aveva fatto nulla di sbagliato, tranne sfidare il marito che non aveva avuto una buona ragione per tenerla lontana da Summerfield House. Di sicuro non era sbagliato voler trascorrere il giorno di Natale con le proprie sorelle nella loro casa d'infanzia. La sua infatuazione per Dell non aveva nulla a che vedere con quello. Inoltre, essere innamorata di Dell era un suo segreto, e nessuno l'avrebbe mai saputo. Soprattutto non Dell. Quando la carrozza si fermò davanti all'ingresso, il maggiordomo aprì la porta. Dell atterrò e si voltò verso Lorene. Lei gli afferrò la mano, così calda e forte, mentre la aiutava a scendere i gradini della carrozza. Lui la accompagnò su per la scalinata di pietra fino alla massiccia porta di mogano dove il maggiordomo era in attesa. «Grazie, Dell» mormorò lei, senza osare guardarlo. Lui si fece indietro e Lorene attraversò la soglia ed entrò nell'atrio, in cui il marito l'attendeva appoggiato al bastone, lanciando saette con gli occhi. Dell fissò Lorene che scompariva attraverso la porta. Odiava lasciarla con quel vecchio che aveva sposato e che, a turno, la trascurava o la rimproverava. La vita poteva essere spietatamente fugace. Bisognava 8


prendersi cura delle persone più vicine e più care finché se ne aveva l'opportunità. La voce roca di Tinmore si alzò mentre la porta si chiudeva. «Una visita alle vostre sorelle, eh? Un appuntamento col vostro amante, piuttosto! Ve lo faccio vedere io...» La porta si chiuse. Dell si immobilizzò. Amante? Ridicolo! Lorene era andata a vedere le sorelle, niente di più, e Tinmore lo sapeva benissimo. Dell richiamò l'attenzione del cocchiere. «Solo un attimo.» Senza preoccuparsi di bussare, aprì la porta. Il maggiordomo sobbalzò e Tinmore sgranò gli occhi per la sorpresa. «Come osate, signore?» Tinmore era in piedi alla base dell'ampia gradinata. Lorene era a metà della prima rampa. «Lord Tinmore, vi sbagliate...» cominciò Dell. Lorene lo interruppe. «Non c'è bisogno di spiegare. Vi prego, Dell.» Ma la sua voce angosciata non lo rassicurò. Tinmore batté il bastone sul pavimento e la mandò via con un gesto della mano. «Andate in camera vostra.» Puntò il bastone verso Dell. «Parlerò con voi.» Tinmore lo condusse in un piccolo salotto, non quello opulento che Dell aveva visto altre volte quando era andato in quella casa per fare il proprio dovere da buon vicino verso Tinmore, ma uno riservato ai visitatori di minore importanza e ai mercanti. «Signore, avete frainteso.» Dell cominciò a parlare non appena entrato nella stanza. «Comprendo perfettamente, invece, Penford. Ve la 9


siete intesa con mia moglie fin dalla scorsa stagione, e poi avete avuto la sfacciataggine di invitarla a casa vostra...» Le sue parole erano biascicate, come se avesse bevuto molto liquore. «Perché potesse stare con le sue sorelle a Natale» lo interruppe Dell. «E l'invito includeva anche voi.» «Bah!» Tinmore sollevò il naso. «Era solo uno stratagemma. Sapevate che non sarei venuto.» «Non lo sapevo affatto.» Anche se Dell non era stato affatto dispiaciuto che Tinmore avesse rifiutato l'invito. Quell'uomo gettava un'ombra su tutto. Le sopracciglia cespugliose di Tinmore si sollevarono. «Non prendetemi per stupido. Eravate continuamente al suo servizio in città, a qualunque evento sociale fossimo invitati.» Ma certo che Dell le si era avvicinato. Non vi era obbligato, in quanto gentiluomo di sua conoscenza? A causa di qualche lontano antenato comune, aveva ereditato la proprietà di suo padre. Di sicuro era una ragione sufficiente per farle una gentilezza. «Voi la lasciavate da sola, signore.» Il viso di Tinmore si fece paonazzo e la voce si alzò fino a gridare. «Osate criticarmi quando siete voi a intrattenere una relazione!» Aveva perso la ragione? Non sapeva quanto fosse stato arduo per sua moglie partecipare a quei balli e a quei ricevimenti? Gli scandali dei suoi genitori e del suo matrimonio con Tinmore l'avevano fatta bandire dalla maggior parte della società. Tinmore avrebbe potuto alleviare quelle difficoltà con la potenza della sua posizione sociale. Se fosse rimasto al suo fianco. «Non c'è nessuna relazione!» La voce di Dell si alzò 10


al di sopra di quella di Tinmore. «Vostra moglie non ha fatto altro che andare a trovare le sue sorelle. Come avreste visto se foste venuto con lei.» «Bah!» Tinmore mise su un'aria altezzosa. «Le sue sorelle sono scandalose quanto i suoi genitori. Per questo motivo le avevo proibito di venire; per quello e per impedirle di stare in vostra compagnia.» Dell fissò lo sguardo torvo di Tinmore. «Le avevate proibito di venire? Io ho ricevuto una lettera di accettazione all'invito con la vostra firma.» Gli occhi di Tinmore vacillarono. «Ho cambiato idea.» «All'ultimo minuto.» Per essere il più crudele possibile, sospettò Dell. Tinmore sapeva che Lorene era affezionata alle sorelle. Aveva sposato Tinmore in modo che loro e il fratello potessero avere vantaggi di cui erano stati privati quando il padre li aveva lasciati in miseria. Tinmore sapeva che avrebbe voluto trascorrere il giorno di Natale con loro. Solo il cielo sapeva se Dell non avrebbe voluto trascorrere un altro Natale con la propria famiglia. Nulla lo avrebbe tenuto lontano da loro. Nulla tranne la morte. Tinmore tossì. Dell si era dimenticato di lui per un attimo. «Cercate di eludere la verità, Penford» lo accusò Tinmore. «State facendo l'amore con mia moglie alle mie spalle!» Dell si piegò in giù per guardare in cagnesco negli occhi cisposi di Tinmore. «Questa è un'assurdità, signore, e lo sapete. Non voglio più sentire altro.» Dell si voltò e camminò a grandi falcate verso la 11


porta. Era arrivato nell'atrio quando sentì i colpi del bastone di Tinmore dietro di lui. «Non andrete via senza il mio permesso! Ho altre cose da dirvi...» Dell scoccò un'occhiata alle scale e vide che Lorene era ancora in piedi lì. Quanto aveva sentito? Si affrettò alla porta, che venne aperta dal maggiordomo. «Aspettate!» urlò Tinmore, avanzando verso di lui. Dell uscì fuori sulle scale di pietra. Tinmore lo seguì ancora. «State lontano da mia moglie!» L'uomo fece oscillare il bastone in direzione di Dell. Dell lo afferrò prima che lo colpisse alla testa. Tinmore lasciò la presa sul bastone, si batté le mani sul capo ed emise un urlo acuto mentre incespicava. Dell si allungò per afferrarlo, ma Tinmore scivolò all'indietro sulla superficie liscia della neve e capitombolò giù per le scale. Colpì il selciato, sbattendo la testa contro le pietre. Poi rimase immobile.

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Dell balzò giù dalle scale verso l'uomo ferito. «Milord!» Il maggiordomo uscì di casa di corsa proprio dietro di lui. «Cosa è successo?» Lorene apparve sulla porta. Dell si rivolse a lei. «È caduto.» «Caduto?» gridò il maggiordomo. «Credo proprio di no! Lo avete spinto.» Uno dei cocchieri di Dell saltò giù dalla cassetta. «Lord Penford non ha fatto nulla! Ho visto l'uomo cadere.» «Mentireste, se ve lo chiedesse» ribatté il maggiordomo. Il cuore di Dell martellava quando posò le dita sul collo di Tinmore, ma già sapeva che non avrebbe sentito alcun battito. Da capitano dell'esercito britannico durante la guerra nella Penisola Iberica, Dell aveva visto morti a sufficienza per riconoscerne all'istante i segni. Aprì uno degli occhi di Tinmore. Era vacuo e dilatato. Non c'era nulla che potesse fare. Alzò lo sguardo su Lorene. «È morto.» Lei si coprì la bocca con la mano. «Morto?» Il maggiordomo si inginocchiò accanto a 13


Tinmore e gli prese la mano. «Morto?» Guardò torvo Dell. «Manderò a chiamare il magistrato!» Non sarebbe stato semplice. «Mandate a chiamare anche il coroner, che si occupi delle indagini. E un medico. Il coroner vorrà conoscere l'opinione del medico riguardo alla causa della morte.» «Non ci sono dubbi.» Il maggiordomo sembrava prossimo alle lacrime. «Lo avete spinto!» Lorene scese dalle scale e si posizionò accanto a Dell. «Non l'ho spinto» le disse lui. Gli avrebbe creduto? Lo avrebbe fatto nessuno? «Ha cercato di colpirmi col bastone. Io l'ho fermato. Lui si è stretto la testa tra le mani ed è caduto.» Lorene si inginocchiò accanto al corpo di Tinmore e gli toccò esitante i capelli. «Era così arrabbiato.» Intanto due valletti si erano avvicinati alla porta. Dell li chiamò con un gesto. «Venite. Portatelo dentro.» I due uomini non si mossero. Il maggiordomo si girò verso i due domestici. «Non lo muovete! Il coroner desidererà vedere Sua Signoria là dov'è caduto.» «Non possiamo lasciarlo qui!» gridò Lorene. Dell parlò al maggiordomo con tono autoritario. «È già tardi ed è la notte di Natale. Il coroner non verrà. Non lasceremo Lord Tinmore fuori al gelo per tutta la notte. Merita un po' di dignità.» Lorene affrontò il maggiordomo. «Lo sposteremo, Dixon.» Il volto dell'uomo era rosso di collera. «Allora dovrete restare in questa casa, signore. Non permetterò che fuggiate sul Continente!» 14


«Basta, Dixon!» Gli occhi di Lorene lampeggiarono. «Non parlate a Lord Penford in quel modo!» Il maggiordomo chiuse la bocca di scatto, ma la sua espressione era ostinata. «Ha ragione.» Dell si rivolse a Lorene. «Dovrei restare. Semplificherò la questione quando arriverà il magistrato.» Si avvicinò al suo cocchiere. «Jones, torna a Summerfield House e fa' sapere cosa è successo. Lady Tinmore avrà bisogno delle sorelle qui domattina. Assicurati che lo sappiano. E prevedo che il coroner voglia parlare sia con te che con Samuel, quindi venite entrambi, con le sorelle di Lady Tinmore e la carrozza.» Samuel, l'altro cocchiere, tratteneva i cavalli, ma annuì, d'accordo. Jones fece un gesto per far allontanare Dell dagli altri. Penford lo riaccompagnò alla carrozza. Il cocchiere aggrottò la fronte. «Non ho visto davvero cosa è accaduto, milord. Però ho visto l'uomo cadere.» Dell non poteva pensarci in quel momento. «Benissimo, Jones. Quando sarà il momento dirai al magistrato proprio quello che hai visto.» «Come dite voi, milord.» Risalì sulla carrozza. Lorene ruotò la testa e affrontò i valletti. «Perché restate lì? Portate Lord Tinmore nella sua stanza e adagiatelo sul letto.» Il maggiordomo, ancora a labbra strette, fece un cenno col capo ai valletti che scesero in fretta le scale e presero il corpo senza vita di Tinmore. Dell aiutò Lorene a mettersi in piedi. Camminò con lei dietro il corpo. Mentre entravano in casa, un altro servitore, anziano quasi quanto Tinmore – il suo cameriere personale, forse – era in piedi sul pianerottolo e 15


strillò alla vista del suo padrone. «Milord! Milord!» Lorene corse verso l'uomo e lo trattenne mentre i valletti passavano con il corpo di Lord Tinmore. «Wicky, Sua Signoria ha fatto una terribile caduta che lo ha ucciso.» L'uomo scoppiò in sonori singhiozzi che le fecero tremare il mento, ma Lorene fece in modo che la guardasse negli occhi. «Calmatevi, Wicky. Sua Signoria ha bisogno di voi. Per l'ultima volta. Rendetelo presentabile.» Il vecchio cameriere annuì e seguì i valletti su per le scale. Altri servitori apparvero, allarmati. Lorene tornò a rivolgersi al maggiordomo. «Dixon, date la notizia. Accertatevi che tutti i domestici siano informati. E che mantengano la calma.» Un altro uomo, vestito da notte e con una vestaglia, scese dal piano superiore. «Signora?» chiese a Lorene. Lei gli posò una mano sul braccio. «Se n'è andato, Mr. Filkins. È caduto dalle scale lì fuori.» L'uomo contorse il viso, ma poi si ricompose in fretta. «Posso esservi d'aiuto?» Lorene fissò il vuoto per un attimo, poi disse: «Chiedete a Dixon se può aver bisogno di voi. E se voleste essere così gentile, cercate Mrs. Boon e fate in modo che ci porti un po' di tè nel salotto giallo». «Lo farò immediatamente» disse l'uomo. Lorene parlò a Dell. «Venite. Possiamo sederci qui dentro.» Lui la seguì in un comodo salotto al primo piano, le pareti decorate da un'allegra carta da parati gialla con fiori e uccelli in abbondanza. L'ambiente vivace non poteva contrastare di più con i sentimenti che Dell 16


provava. Lord Tinmore era morto e, sebbene non avesse fatto nulla per provocare la caduta dell'uomo, non sarebbe mai accaduto se non fosse entrato in casa. «Vi prego, sedete, Dell.» Lui posò il cappello su un tavolo vicino e si sfilò i guanti e il soprabito. Lorene si accomodò sul divano foderato di broccato dorato. Dell prese posto su una sedia lì accanto con la stessa tappezzeria. «Quello era Mr. Filkins, il segretario di Lord Tinmore» gli spiegò. «È stato gentile da parte sua fare come gli ho chiesto. Non è un servitore.» No, un segretario era una di quelle anime sfortunate che si trovavano da qualche parte a metà tra i domestici e la famiglia. Come le istitutrici e i precettori. Lorene distolse lo sguardo. «È l'unico a cui piaccio un po'.» Quelle parole si fecero strada attraverso le preoccupazioni di Dell. «L'unico?» Lei gli rivolse un sorriso mesto. «I domestici sono molto attaccati a Lord Tinmore...» Si trattenne. «Erano attaccati a lui. Non era cordiale con loro, naturalmente, ma li pagava bene e molti sono stati con lui più a lungo di quanto voi e io siamo stati al mondo. Mi consideravano... un'estranea, suppongo.» Dell aveva sentito membri del ton che la descrivevano come una cacciatrice di fortune. Ingiusto, dal momento che era più corretto considerare il suo matrimonio come un gesto altruista. Inoltre, aveva pagato un prezzo alto. Se non la trascurava, il marito la sminuiva. E i servitori ce l'avevano con lei? Che situazione! Lorene contorse le mani. «Io... non sono sicura di cosa dovrei fare. Sento che dovrei fare qualcosa.» 17


«Se desiderate andar via, non esitate. Non c'è bisogno che restiate con me» la rassicurò lui. «Questa stanza è piuttosto confortevole.» «No.» Lorene si premette le dita sulle tempie. «Avrei dovuto ordinare di preparare una stanza per voi. Non ci avevo pensato.» «Non è necessario. Non voglio che la mia presenza sia un peso per voi.» Lui fece una pausa. «Soprattutto perché quello... quello che è avvenuto è accaduto a causa mia.» Il viso di Lorene divenne più pallido. «No. A causa mia. Perché l'ho sfidato.» La rabbia di Dell verso Tinmore divampò ancora una volta. «Lui si è rifiutato di trascorrere il Natale con le vostre sorelle. È stato davvero maleducato.» «Però...» La voce di Lorene si affievolì. Cosa le sarebbe successo, adesso? Tinmore aveva provveduto a lei? O aveva tralasciato di farlo, così come l'aveva trascurata in altri modi? Le accuse di Tinmore non avrebbero contribuito di certo. Senza dubbio sarebbe diventata vittima di altri pettegolezzi a causa delle circostanze della morte del marito. Il cielo sapeva che lei non lo meritava. Qualcuno avrebbe davvero creduto che lui e Lorene erano amanti? O peggio, che lui aveva provocato la morte di Tinmore? Non si sarebbero sbagliati del tutto. Sicuramente Dell era stato il fattore scatenante. Lorene si alzò dal divano e cominciò a camminare avanti e indietro. Anche Dell si alzò. «Mi chiedo... sarei dovuta rimanere con lui?» La sua voce si alzò, ma poi si abbassò ancora. «Non so cosa ci si aspetta da me.» 18


«Cosa desiderate fare?» le chiese Dell. «Se volete stare con lui, non lasciate che la mia presenza ve lo impedisca.» Lorene lo fissò con occhi angosciati, ma poi distolse lo sguardo e andò verso la mensola di marmo del camino, scolpita con foglie e fiori elaborati. Era una pena vederla così angosciata. Avrebbe dovuto confortarla in qualche modo, alleviare la sua sofferenza, ma come poteva farlo? Quando era stato lui a provocarla? «Sono spiacente che sia accaduto, Lorene» mormorò. «Non posso dirvi quanto mi dispiaccia.» Lei lo fissò di nuovo con quegli occhi pieni di tormento. «Spiacente? Voi siete spiacente?» Dell si avvicinò e avrebbe voluto allungarsi per toccarla, ma non osò farlo. La morte arrivava nei momenti più inaspettati. La morte di Tinmore era stata rapida, ma non era stata altrettanto gentile con la famiglia di Dell. Suo padre, sua madre, suo fratello e sua sorella, assieme a diversi servitori, erano morti in un incendio nella loro casa di Londra nel mese di aprile del 1815. Non si poteva immaginare il terrore e il tormento di una simile morte. Dell si riscosse. Se ci avesse pensato, sarebbe andato in crisi e questa volta avrebbe anche potuto non uscirne fuori. «Non avrei mai previsto che questo potesse accadere» si costrinse a dire. Lorene appoggiò la fronte contro il marmo bianco. «Neanche io» mormorò. «Non mi sarei mai sognata che lui credesse...» Che erano amanti? Chi avrebbe potuto pensare una cosa simile? Era stato soltanto gentile con lei. 19


Con un urlo addolorato, Lorene scosse la testa e si gettò di nuovo sul divano tenendosi il capo tra le mani. Dell sedette accanto a lei, circondandola con un braccio. «So cosa vuol dire soffrire» le disse. «Piangete quanto desiderate.» La donna si girò verso di lui, la voce stridula. «Soffrire? Soffrire? Quanto poco comprendete! Sono la più miserabile delle creature! Non provo alcuna sofferenza! Sento sollievo.» Crollò contro il petto di Dell, che la tenne stretta, mormorando parole di conforto. La porta si aprì e Lorene si ritrasse, asciugandosi gli occhi con le dita. «Il vostro tè e un brandy, signora» annunciò un valletto con tono di disapprovazione. «Posatelo sul tavolo» riuscì a dire lei con voce incrinata. «E vi prego di dire a Mrs. Boon di preparare una stanza per Lord Penford.» Il valletto lasciò il vassoio sul tavolo accanto al divano e si inchinò, andando via senza un'altra parola. «Brandy?» offrì lei, sollevando la caraffa con mano tremante. Dell la prese da lei. «Lo verso io. Forse anche voi gradireste del brandy. Per calmarvi.» Lorene annuì e un'altra lacrima le rotolò giù dall'adorabile guancia. Lui le passò il bicchiere e lei ingurgitò il liquido in fretta, tendendo il bicchiere verso di lui per averne altro. Lui ne versò ancora per lei e per se stesso, e fu tentato di berlo tutto d'un fiato come aveva fatto lei. Invece lo sorseggiò. Lorene trattenne altre lacrime e fece un profondo respiro. «Dovete credere che sono una persona orribile.» 20


«Niente affatto.» La persona orribile era stata suo marito. «Forse avete sopportato più di quanto lasciate intendere agli altri.» Lorene scosse il capo e inghiottì un altro grosso sorso. «Non... non era un marito così odioso, davvero. Solo che gli piaceva che la gente facesse quel che desiderava lui. Sempre.» Tinmore era stato autoritario, negligente e, a volte, estremamente crudele dal punto di vista di Dell, ancor di più quella mattina, quando aveva cercato di privarla della famiglia proprio il giorno di Natale. La sua accusa di essere amanti era stata ingiusta e sleale. Tinmore avrebbe dovuto sapere che sua moglie era troppo onorevole per essere infedele. Lorene inghiottì il resto del brandy che aveva nel bicchiere. «Quindi è terribile che io provi sollievo, vero?» Le tremò il mento e gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime. Dell si sentì impotente come quando aveva guardato Tinmore che ruzzolava giù dalle scale. «Siete soltanto intontita. Non è insolito essere intontiti dopo una simile tragedia.» Dell si era sentito come tramortito quando gli era stata data la notizia della sua famiglia. C'era voluto tempo perché la sofferenza lo consumasse. Dell terminò il brandy e se ne versò un altro, offrendone a Lorene un terzo bicchiere. Lei lo rifiutò. «Forse dovrei andare da lui. Forse è quello che ci si aspetta da me.» Detestava che dovesse andare via. Non perché avesse bisogno della sua compagnia, bensì perché sentiva che lei aveva bisogno di lui in quella casa senza alleati. Ma, grazie a Tinmore, la falsa diceria secondo cui erano amanti era stata udita dai servitori e uno dei valletti 21


aveva assistito a quello che poteva essergli sembrato un abbraccio tra loro. Doveva mantenersi a distanza da lei. Per il bene di Lorene. E per il proprio. Lorene si alzò dal divano e prese la mano di Dell. La tenne tra le proprie. «Andrò da lui, adesso. Grazie per essere stato con me.» Lui le coprì entrambe le mani con le proprie. «Non dovete ringraziarmi. Ma non preoccupatevi per me. Abbiate cura di voi.» Le sue mani erano calde e forti e Lorene godette della loro sensazione contro la pelle. E subito si sentì in colpa anche solo per averla notata. Si ritrasse. «Qualcuno dovrebbe venire a mostrarvi la vostra stanza. Almeno, spero che lo facciano...» I servitori di Tinmore gli erano così leali... Ma non lo erano altrettanto con lei. Non lo erano mai stati. Lui la guardò con un'espressione di solidarietà così intensa da essere quasi dolorosa. «Vi vedrò domattina. Dovete riposare un po'.» La giornata non sarebbe stata facile, vero? Il magistrato. Il coroner. Cose da fare, ma quali? Non riusciva a pensare. «Vi auguro buonanotte, allora.» Gli fece una riverenza. Lui si inchinò. Lorene si girò e uscì in fretta dalla stanza. Si costrinse a percorrere la via fino alle camere di Lord Tinmore, che erano nello stesso corridoio delle proprie, ma per fortuna non troppo vicine. Bussò prima di aprire la porta della stanza da letto del marito. Wicky era seduto sulla sedia accanto al letto. Le 22


tende del baldacchino bloccavano la vista del letto. Lorene ne fu lieta. Ebbe l'improvviso terrore di vedere di nuovo il corpo. «Come state, Wicky?» gli chiese dalla soglia. L'uomo girò piano il capo per guardarla. «Mi piacerebbe restare qui, se posso, milady.» Il cuore di Lorene fu con l'anziano servitore. Wicky aveva voluto bene a suo marito. Wicky, Dixon e Mr. Filkins erano particolarmente devoti a Tinmore. Santo cielo. Lo avevano servito per decenni. «Certo che potete restare» disse, uscendo fuori e chiudendosi la porta alle spalle. Percorse il corridoio fino alla propria camera dove la sua cameriera personale, dal viso tetro, l'aiutò a prepararsi per andare a letto, parlando solo quando era assolutamente necessario. Infine la donna andò via e Lorene si rintanò sotto le coltri. Il cuore le batteva rapido come se avesse corso a lungo, e si rese conto che era in quello stato da quando aveva visto Tinmore in fondo alle scale. Come poteva calmarsi? Cercò di riordinare le emozioni che si agitavano dentro di lei. L'incertezza riguardo al giorno successivo. Ci sarebbero stati problemi con il magistrato o con il coroner? Avrebbero messo in dubbio ciò che Dell avrebbe detto loro? Avrebbero creduto che lei e Dell fossero amanti? Perché Tinmore aveva pensato una cosa simile? La sua infatuazione per Dell era sempre stata un piacere privato. Non aveva mai parlato di lui. Aveva sempre tenuto a bada la propria espressione in sua presenza. Tinmore non avrebbe potuto immaginare. Nessuno poteva farlo. A Tinmore non era mai importato un accidente che 23


lei fosse in compagnia di Dell. Agli eventi mondani Tinmore l'aveva sempre abbandonata appena lo aveva ritenuto opportuno. Non aveva mai mostrato interesse per chi le teneva compagnia mentre lui giocava a carte o conversava con i suoi compari. Aveva dimostrato poca attenzione verso Dell, un semplice conte, preferendo di gran lunga il suo amico, il marito di sua sorella Genna, il Marchese di Rossdale, erede di un duca. O il duca stesso. Cosa si era fatto strada nella mente di Tinmore perché facesse accuse tanto oltraggiose? Quando Tinmore le aveva detto di andare nella sua stanza, Lorene aveva saputo che non era ancora finita. Perlomeno adesso non avrebbe dovuto ascoltarlo mentre le inveiva contro. All'improvviso sentì come se un enorme peso le fosse stato sollevato dalle spalle. Era libera! Si sarebbe svegliata l'indomani mattina senza dover rispondere a nessuno se non a se stessa. Senza doversi preoccupare di essere accusata di avere un amante, di dire la cosa sbagliata o di comportarsi in modo errato. Non avrebbe più dovuto reprimere le proprie emozioni o mordersi la lingua. Sarebbe stata libera di sognare di nuovo. Se solo fosse stata in grado di riuscire a dormire. Si rigirò nel letto e infine gettò via le coperte e camminò a piedi nudi fino alla finestra. Si rannicchiò sul sedile davanti ai vetri e fissò il parco ricoperto di neve. Come sembrava brillare persino a quell'ora tarda, così bianco e pulito. Era un nuovo paesaggio, diverso da com'era stato prima della nevicata. E adesso avrebbe avuto una nuova vita. Pensò ai quasi due anni durante i quali era stata sposata con Tinmore. Lui aveva fatto ciò che Lorene aveva più desiderato. 24


Aveva provveduto alle sorelle e al fratello. Le aveva anche dato una casa, bei vestiti, gioielli, una vita confortevole in molti sensi. Gli era stata riconoscente per quello. Non si era mai lamentata di lui per quel motivo. Tranne forse un po' in carrozza quando aveva parlato con Dell. In realtà non si era trattato di vere lamentele. Sarebbe stato terribile lamentarsi di Tinmore quando lui era stato il salvatore della sua famiglia. In un certo senso. Lorene poteva dire in assoluta sincerità che se non avesse sposato Tinmore, le sue sorelle e il fratellastro non avrebbero trovato i loro sposi. Per di più, avevano trovato l'amore. Lorene aveva chiesto poco per se stessa, solo che Tinmore le fornisse i mezzi per vivere in semplice comodità dopo la sua morte. Non aveva idea se lo avesse fatto. Anche in caso contrario, suppose che i gioielli che lui le aveva regalato valessero qualcosa. L'indomani si sarebbe assicurata che fossero al sicuro in suo possesso. Filkins l'avrebbe aiutata. Chi lo sapeva cosa avrebbero potuto fare i domestici, con la loro lealtà verso Tinmore e il risentimento che provavano per lei. Non sapeva dove sarebbe andata o come avrebbe vissuto, ma, anche così – che ingrata! – sarebbe stata lieta di lasciare quel posto. Abbandonò il sedile accanto alla finestra, trovò uno scialle da avvolgersi attorno alle spalle e delle pantofole per i piedi. Portando una candela, si fece strada verso il salotto formale che Tinmore chiamava del Monte Olimpo, a causa degli affreschi di divinità greche dipinti da Verrio e commissionati da qualche precedente Conte di Tinmore. 25


Posando la candela sull'opulento pianoforte con stucchi dorati che Tinmore aveva acquistato per lei, Lorene tirò fuori la sua musica preferita, i Quintetti in sol minore di Mozart, e cominciò a suonare. Qualcuno le aveva mandato quello spartito dopo una serata musicale nel corso della stagione precedente. Non sapeva chi l'avesse fatto. Tuttavia non si era trattato di suo marito. Tinmore si era addormentato durante quella musica meravigliosa, di cui Lorene portava impresso nell'anima l'indelebile marchio. Suonò adagio, in modo appropriatamente luttuoso, ma gli accordi che immaginò come affondi di spada, che squarciavano un altrimenti tipico minuetto, riflettevano alla perfezione le fitte di collera che provava verso Tinmore per averla accusata di infedeltà, per aver coinvolto Dell nella sua morte, per tutte le volte in cui era stato insensibile e offensivo. La musica riempì la stanza e sembrò che gli affreschi con le divinità greche la stessero guardando e stessero assorbendo la musica. Non le importava che le note potessero essere udite al di fuori della stanza. Aveva bisogno della consolazione che solo la musica poteva donarle.

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La scelta del cavaliere GAYLE CALLEN INGHILTERRA, 1486 - Sir John Russell eredita la casata e le terre, nonché la promessa sposa del fratello scomparso. Ma non è lei che lo mette sottosopra, bensì la sua incantevole domestica!

La figlia dello storico BRONWYN SCOTT WEST SUSSEX, 1821 - Ora che l'uomo che ama è tornato in paese, Evie è intenzionata a farsi notare. Ma lui ha portato con sé un ospite, il Principe Dimitri Petrovich, che subito...

Il viaggio di India VICTORIA ALEXANDER LONDRA-PARIGI, 1889 - Alla ricerca della cugina, India segue la sospetta Società delle Viaggiatrici con l'affascinante Derek Saunders, che si rivelerà un pericolo. Per il suo cuore.

L'ultimo scandalo DIANE GASTON INGHILTERRA, 1818 - Rimasta vedova, Lorene Summerfield non può ancora coronare il suo sogno, perché Dell, l'uomo che ama da sempre, è accusato dell'omicidio di suo marito!


Un cavaliere per Anne GAYLE CALLEN INGHILTERRA, 1486 - La coraggiosa Anne impersona una ricca vedova per sventare un complotto ai danni del re. E la faccenda si complica con l'arrivo dell'affascinante Sir Philip.

Equazione d'amore MAYA RODALE LONDRA, 1824 - La pragmatica Claire è a caccia di un influente matematico e si imbatte invece nell'aitante e non proprio brillante Lord Fox. Ma si sa che gli opposti si attraggono...

Missione per due STEPHANIE LAURENS LONDRA-SIERRA LEONE, 1824 - Edwina si imbarca come clandestina sulla nave del marito. Quello che Declan aveva spacciato per un viaggio di affari è in realtà una missione segreta...

Una moglie rispettabile JENNI FLETCHER INGHILTERRA, 1865 - Ianthe riceve una proposta di matrimonio su un treno... e da parte di uno sconosciuto! Forse però Robert Felstone rappresenta per lei l'unica possibilità di... Dal 2 febbraio


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