JULIA JUSTISS
La baronessa esploratrice
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Explorer Baroness Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2021 Janet Justiss Traduzione di Maria Grazia Bassissi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici marzo 2022 Questo volume è stato stampato nel febbraio 2022 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1298 del 17/03/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
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Londra, 1834 A fine maggio, una mattina presto, Gregory Lattimar, primogenito ed erede del Barone Vraux, uscì dalla propria stanza e scese con movimenti rigidi le scale, diretto alla saletta affacciata sul giardino di Vraux House. Il tempo era stato abbastanza clemente per una cavalcata, e il viaggio dalla tenuta di famiglia nel Northumberland a Londra relativamente agevole, anche se lungo e non certo esente da sobbalzi spaccaossa. Le ferrovie, come prediceva il suo amico e investitore Crispin D'Aubignon, Visconte Dellamont, avrebbero presto attraversato il Paese in lungo e in largo, accorciando i tempi di viaggio e rendendo gli spostamenti più confortevoli. Gregory sorrise pensando al matrimonio dell'amico, a Newcastle, al quale aveva presenziato di recente. In cuor suo dubitava che un viaggio più breve gli sarebbe andato a genio. Il lungo tragitto gli aveva concesso una pausa di diversi giorni tra i propri doveri legati alla gestione della tenuta di Entremer 5
e gli affari di famiglia dei quali si occupava a Londra. Dopo un'assenza dalla capitale più lunga del consueto, avrebbe di sicuro trovato i conti ancor più ingarbugliati del solito, pensò con un sospiro. Per la millesima volta desiderò che suo padre – la cui inettitudine nel campo degli affari, sommata a una totale mancanza di interesse, aveva costretto Gregory ad assumersi la responsabilità delle finanze di famiglia subito dopo la conclusione degli studi a Oxford – riuscisse almeno a tenere in ordine i registri della sua sempre crescente collezione di armi, pietre preziose e manufatti antichi. Vana speranza, pensò, dirigendosi verso la saletta, dove sapeva già che avrebbe trovato una colazione informale pronta sulla credenza. Con il passare del tempo, suo padre era diventato sempre più alienato dalla vita quotidiana, passava tutte le sue giornate murato nella biblioteca o nel salone da ballo, convertito in magazzino per la sua vastissima collezione, si faceva servire i pasti in uno dei due ambienti e molto di rado interagiva con il resto della famiglia. A volte Greg si domandava come facesse a sopportare tanta solitudine, anche se il padre sembrava del tutto soddisfatto di quell'isolamento autoimposto. Quando capitava che Greg fosse costretto a invadere il suo regno perché aveva bisogno della sua approvazione per qualche progetto riguardante Entremer, catturare la sua attenzione era sempre più difficoltoso, e la sua concentrazione su ciò che il figlio cercava di comunicargli era a dir poco errabonda. Greg avrebbe scommesso che ogni volta il padre si scordava della sua esistenza prima ancora che lui fosse uscito dalla stanza. 6
Con il passare degli anni aveva cominciato a capire meglio, e a perdonare, la sua bellissima madre la quale, per riuscire a sopportare il disinteresse del marito, aveva cercato altrove affetto e attenzioni. Entrando nella saletta, pronto a riempirsi un piatto e a ordinare del caffè caldo, si fermò di botto. «Mamma!» esclamò, andando a baciare la guancia che gli veniva offerta. «Che splendida sorpresa! Come mai già alzata?» Sebbene avesse dato al marito un figlio – lui – due gemelle e un altro maschio, il cui padre, a sentire i pettegolezzi, non era Vraux, la donna che lo guardava sorridendo non sembrava avere l'età per essere madre di figli adulti. La straordinaria bellezza che aveva fatto di lei la debuttante più ricercata del ton, ai suoi tempi, non era affatto svanita. Il viso di porcellana era liscio, i capelli di un biondo luminoso, gli occhi azzurri vivaci e la figura voluttuosa, per la quale alcuni gentiluomini si erano perfino battuti a duello, ispirava ancora ai più sciocchi, dotati più di lussuria che di buonsenso, il desiderio di allacciare una relazione con lei, o almeno di provarci. Tuttavia la baronessa aveva sempre mantenuto la promessa fatta alle sue gemelle, il giorno del loro sedicesimo compleanno, di non prendersi altri amanti. Purtroppo l'ineccepibile comportamento che teneva da qualche anno non era bastato per ridare lustro alla sua reputazione. Greg non riusciva a perdonare il ton, che le aveva affibbiato l'etichetta di donna leggera, mentre i suoi amanti ne erano usciti indenni. «Sei arrivato così tardi, ieri sera, che non abbiamo avuto neanche il tempo di fare una chiacchiera7
ta, e sapevo che stamattina ti saresti alzato presto per dedicarti alla contabilità. Volevo almeno far colazione con te, prima che sparissi. Riempiti il piatto e vieni a raccontarmi tutto del matrimonio. Sono rimasta sbalordita quando mi hai scritto che Crispin stava per sposarsi!» «Anch'io.» Con il piatto pieno e una tazza di caffè caldo che il valletto aveva appena portato, Greg si sedette accanto alla madre. «Avevo incontrato sua moglie una volta... La madre di Crispin te l'avrà raccontato, quando è venuta a farti visita.» «Sì. L'erede delle fabbriche, mi sembra che la chiamino così.» Lady Vraux sbuffò. «Sempre crudeli e sprezzanti, i pettegoli del ton.» «Nessuno lo sa meglio di te» replicò Greg con sentimento. «Lady Comeryn mi ha detto che è rimasta molto sorpresa di trovare Miss Cranmore così... raffinata, nonostante le origini borghesi. Deliziosa, istruita e, nonostante sia ricchissima, non si copre di gioielli né indossa abiti sgargianti, come certe figlie di mercanti che cercano di accaparrarsi un marito titolato. Durante la sua visita Lady Comeryn mi aveva assicurato che suo figlio non aveva intenzioni serie, e che fingeva di corteggiarla solo perché così suo padre avrebbe permesso alla famiglia di restare a Londra per la Stagione. Sai che Comeryn tiene sempre la povera moglie confinata in campagna, quel tirchio tiranno!» La baronessa scosse il capo. «Vraux ha tanti difetti, ma nonostante... tutto quello che è successo, non ha mai cercato di controllarmi e di porre dei limiti alle mie spese, né di esiliarmi a Entremer.» Anche se Greg non avrebbe mai voluto che sua 8
madre avesse un marito egoista e arrogante come il Conte di Comeryn, non poté fare a meno di pensare che per tutti loro sarebbe stato meglio se il barone avesse dedicato un po' più di attenzioni alla moglie, invece di trascurarla in quel modo. «Sì, Dellamont mi aveva riferito che avrebbe frequentato gli eventi del ton solo perché sua madre potesse godersi la Stagione. Dopodiché sono partito per Entremer e non ho più avuto sue notizie. Immagina il mio sbalordimento quando ho scoperto che non solo Crispin aveva corteggiato l'ereditiera, ma che alla fine aveva deciso di sposarla!» «Devi assolutamente raccontarmi tutto di lei e del matrimonio.» E così, mentre la madre mangiava pane tostato e beveva caffè e lui consumava una robusta colazione, Gregory le riferì le proprie impressioni sulla sposa – vivace, intelligente e cordiale – confermò che il suo amico sembrava molto innamorato, e concluse con il rivelare che non solo la sposa si interessava agli investimenti di Crispin nel campo ferroviario, ma che suo padre, un ingegnere dello stesso settore, aveva istruito la figlia al punto che il suo amico si sarebbe avvalso della moglie come consulente tecnico per valutare i futuri investimenti. «Prima il tuo compagno di bagordi Gifford ha sposato tua sorella, ora si sono accasati anche gli altri tuoi amici intimi, Dellamont e Alex Cheverton. Sei rimasto l'unico scapolo del gruppo. Non ti senti... solo?» «Non particolarmente. Non potrei mai rinfacciare a Temper e a Giff la loro felicità. Inoltre, da quando abbiamo lasciato Oxford non ho più potuto 9
vedere spesso Dellamont e Alex Cheverton, il primo perché viaggia per tutta l'Inghilterra a valutare nuove rotte ferroviarie, il secondo perché vive stabilmente nel Sussex, come amministratore della tenuta del Duca di Farisdeen. Con sua moglie che gli farà da consulente, Dellamont passerà ancora meno tempo a Londra. Anche Alex è occupatissimo, tra la moglie e l'addestramento per prendere un giorno il posto del duca, quindi nemmeno lui avrà molto tempo per gli amici.» Non intendeva confessarlo a sua madre, ma si sentiva... non proprio abbandonato, piuttosto tagliato fuori. Tutti i suoi amici ora avevano delle mogli che, ovviamente, avrebbero preso il suo posto come consigliere e confidenti, cambiando per sempre le dinamiche della loro amicizia, anche quando fossero riusciti a incontrarsi. Per quanto si sentisse felice per Gifford, Alex e Crispin, avrebbe sentito la mancanza dell'intimità che avevano condiviso. «Non sto dicendo che è tempo che ti sposi» soggiunse sua madre. «Lungi da me spingere chicchessia a farlo. Anche se, quando ti sentirai pronto, ti consiglio vivamente di compiere una scelta saggia... visto che tu potrai scegliere. Desidero con tutto il cuore che il tuo matrimonio sia più soddisfacente del mio.» Sua madre non aveva avuto alternative. Debuttante bellissima, ma senza dote, era stata costretta dalla sua famiglia, piena di debiti, a sposare il più ricco dei suoi numerosi corteggiatori. Suo padre. La ragione migliore che veniva in mente a Greg per spiegarsi come mai Vraux avesse deciso di sposare Miss Felicity Portman era che non aveva mai visto una donna più incantevole di 10
lei, e che quindi aveva voluto farne l'oggetto più prezioso e incomparabile della sua collezione. Una volta soddisfatta l'esigenza di mettere al mondo un erede, l'aveva del tutto ignorata. «Non temere, mamma. Quando verrà il momento, sceglierò una donna che mi offra almeno delle garanzie di felicità coniugale.» Non l'avrebbe ferita dicendole che il suo principale criterio nella scelta della futura moglie era che avesse una reputazione immacolata e una famiglia alle spalle altrettanto specchiata, per redimere la dubbia reputazione del suo clan, che le malelingue del ton avevano soprannominato la miscellanea Vraux, a causa dell'incerta paternità dei suoi fratelli. Soprattutto intendeva servirsi degli irreprensibili contatti della moglie per cercare di far riammettere in società sua madre, bandita da anni, per il semplice fatto che una creatura tanto dolce e amorevole se lo meritava. Alzò lo sguardo e vide che lei lo stava scrutando. «Davvero, mamma. Non dirò che mi aspetto di innamorarmi come Alex e Crispin, ma di sicuro riuscirò a trovare una donna con la quale costruire un legame armonioso, fondato sull'affetto.» «Non desidero altro» replicò lei, allungandosi per stringergli la mano. «Adesso, prima di lasciarti andare, devo avvertirti che stavolta il compito di riordinare i conti di Vraux potrebbe essere più... complicato del solito.» Greg sospirò. «Me l'aspettavo. Sono stato via più a lungo del consueto.» «Non solo per questo. Lascia che chiami Jennie, così ti spiegherà.» Mentre sua madre faceva segno al valletto appostato vicino alla porta di andare a chiamare la ra11
gazza, Greg si chiese come mai ci fosse bisogno delle spiegazioni di una cameriera. Anche se il suo regno poteva apparire, a un ignaro osservatore, in uno stato di continuo disordine, suo padre aveva da tempo espressamente proibito a chiunque di entrare per spolverare, sistemare, o cercare di mettere ordine nella sua vasta raccolta di coltelli, pugnali, spade, gioielli, miniature e piccoli reperti archeologici. Pochi minuti dopo si presentò la cameriera, che fece una riverenza nervosa. «Non preoccuparti, Jennie, nessuno è qui per rimproverarti» le assicurò sua madre. «Devi solo riferire a Mr. Lattimar quanto è accaduto.» «Ebbene, signore, tutti sappiamo che non dobbiamo entrare nelle stanze di Sua Signoria, tuttavia, mentre pulivo il corridoio, ho visto un foglio che sbucava da sotto la porta della biblioteca. Ho provato a tirarlo fuori, ma non ci sono riuscita, quindi ho pensato di aprire la porta pian piano, per prendere il foglio e poi richiudere prima che Sua Signoria se ne accorgesse. In biblioteca, però, doveva esserci una finestra aperta perché, quando ho aperto la porta, una gran raffica di vento ha fatto volare quel foglio. Quello, e molti altri che erano sulla scrivania. Cadendo hanno rovesciato una montagna di quei buffi coltelli ricurvi, con un baccano tale da svegliare i morti. Sua Signoria ha fatto un salto sulla sedia! Poi mi ha visto, mi ha dato un'occhiataccia e mi ha urlato di togliere da là tutto quel pasticcio. In tutta fretta ho raccolto tutte le carte che potevo, i coltelli e il resto, e sono corsa fuori, con lui che mi ha gridato contro per tutto il tempo» concluse la ragazza, con le lacrime agli occhi. «La vo12
stra signora madre mi ha detto di mettere tutto sulla vostra scrivania nello studio. Mi dispiace tanto, Mr. Lattimar. Non volevo causare tanto fastidio.» «A me dispiace solo che ti abbia spaventata, Jennie» ribatté Greg. «Grazie per aver lasciato tutto nel mio studio. Non preoccuparti, ora me ne occupo io.» La cameriera fece un'altra riverenza. «Grazie per la comprensione, Mr. Lattimar.» Si affrettò a uscire, e Lady Vraux sospirò. «Poveretta, ha avuto praticamente una crisi isterica, tanto Vraux l'aveva terrorizzata. Ho dovuto faticare parecchio per convincerla a non licenziarsi. Dio solo sa cosa siano, quei documenti. Vraux non presta mai la minima attenzione alle carte, che si tratti di fatture, descrizioni di manufatti o di offerte da parte di altri collezionisti di acquistare qualche pezzo della sua raccolta.» «Davvero.» Greg sospirò. «Vado a dare un'occhiata, così mi renderò conto subito di cosa mi aspetta, stavolta.» «Una quantità di carta impressionante. Ecco perché ho voluto avvisarti, prima che trovassi una montagna di carte e oggetti sulla tua scrivania, e ti venissero le palpitazioni.» «Grazie per la premura. E soprattutto per il piacere di aver fatto colazione con me.» «È una gioia ancora più grande per me, mio caro ragazzo. Passi così tanto tempo a Entremer che non ti vedo quasi mai. Bene, ti lascio alla tua impresa.» La baronessa si alzò, gli diede un bacio sulla fronte e uscì con grazia, lasciandosi dietro una tenue fragranza di violetta. Greg la guardò andarsene con l'ormai abituale 13
combinazione di affetto, tristezza e determinazione. Si vergognava ad ammetterlo, ma non era sempre stato gentile, con sua madre. Crescendo, aveva provato risentimento per il continuo andirivieni, in casa, dei vari uomini che erano, o aspiravano a essere, i suoi amanti. Le maliziose allusioni nei riguardi di sua madre da parte dei compagni di scuola a Eton erano state fonte di rabbia e imbarazzo. In genere quei battibecchi erano finiti con una scazzottata tra lui e il colpevole, spesso seguita dalla punizione del preside. Almeno era diventato un eccellente pugile, pensò con ironia. Tuttavia la madre che a volte aveva evitato, altre ferito con parole rabbiose, gli aveva sempre dimostrato soltanto amore, gentilezza e pazienza. Ora, da uomo adulto che aveva modo di osservare le unioni d'amore dei suoi amici, delle sue sorelle e del fratello minore, capiva molto meglio la solitudine e la disperazione che avevano portato Lady Vraux a cercare al di fuori del matrimonio l'amore e la compagnia che il suo legittimo consorte le negava. Greg avvertì un'eco di quella solitudine. Nonostante il disastroso matrimonio dei genitori, tutti i suoi fratelli erano felicemente sposati. I suoi due amici più cari sembravano aver trovato la stessa armonia con le loro spose. Forse anche lui poteva sperare in un matrimonio che gli offrisse compagnia, amicizia... perfino amore. Chissà, forse era tempo di cominciare le ricerche di quella signora dalla reputazione impeccabile. Due ore dopo Greg esaminò le numerose pile di 14
carte sulla sua scrivania. Rabbia e frustrazione avevano scacciato tutti gli altri pensieri dalla sua mente. La caotica distesa di carte, coltelli e pugnali che aveva trovato entrando nel suo studio era stata all'altezza della descrizione che ne aveva fatto sua madre. Gli ci era voluta quasi un'ora per sistemare con cura le armi suddividendole per stile, in pile separate, e dare un ordine ai documenti. Alcuni di essi sembravano certificati di autenticità, che poteva semplicemente archiviare. Altri erano lettere di collezionisti che volevano acquistare oggetti da suo padre. Le avrebbe gettate, dal momento che il barone non vendeva mai niente e neppure si degnava di rispondere a tali richieste. La pila più alta, però, era formata dalle fatture per i vari acquisti di suo padre. Un numero allarmante di acquisti, per una cifra da capogiro. Ogni volta che tornava a Londra, il compito principale di Greg era quello di mettere ordine nei conti della famiglia. Le spese domestiche erano facili da verificare, dal momento che sua madre, insieme al maggiordomo e alla governante, teneva registri meticolosi. Il barone, al contrario, non si era mai preoccupato di una cosa tanto banale come la contabilità. Anche se i mercanti dai quali acquistava gli oggetti da collezione accludevano le fatture nei pacchi che consegnavano, era probabile che Lord Vraux le lasciasse cadere dove si trovava, occupato com'era a scartare il nuovo tesoro. E là i fogli languivano, dimenticati, fino a quando, in occasione della sua visita successiva, Greg non invadeva il dominio di suo padre per raccogliere tutte le fatture che riusciva a trovare, pagarle e archiviarle. 15
Non aveva idea di dove suo padre avesse infilato la pila che adesso si trovava sulla sua scrivania, ma con molta probabilità le fatture non erano mai state pagate, e alcune erano scadute da diversi anni. Se l'acquirente non fosse stato Lord Vraux, da tempo gli antiquari avrebbero mandato gli ufficiali giudiziari a riscuotere i pagamenti scaduti. A parere di Greg, il fatto che suo padre avesse la reputazione di essere il barone più ricco d'Inghilterra aveva fatto sì che i mercanti pazientassero, non volendo inimicarsi un cliente che, a giudicare dagli importi delle fatture, era una delle loro principali fonti di reddito. Niente da fare. Sarebbe dovuto andare da ciascun fornitore e chiedere la sua assistenza per pagare le fatture ancora in sospeso. Grazie al cielo, si potevano contare sulle dita di una mano i mercanti in grado di procurare gli oggetti rari preferiti da suo padre. Anzi, la maggior parte delle fatture proveniva da un'unica fonte, il che avrebbe semplificato il giro che si era prefisso di fare. Prendendo una fattura dalla pila, Greg la esaminò di nuovo. A differenza del resto, era scritta a mano su un foglio di fine pergamena, anziché su moduli con sopra stampato il nome e l'indirizzo del negozio, e solo la data, la descrizione degli oggetti e il costo scritti a mano. In quel foglio non era riportato il nome di un negozio di antiquariato, ma semplicemente W. Dunnfield in alto a destra, e sotto un indirizzo: 7 King Street. Greg aggrottò la fronte. King Street si trovava a Westminster, non lontano dall'elegante e costosa Grosvenor Square. Non era la zona degli antiquari. 16
Piegò le fatture, le infilò nella tasca della giacca, si alzò e uscì. Avrebbe bevuto un'altra tazza di caffè per rinfrancarsi, dopodiché avrebbe preso cappello e bastone e fatto una passeggiata sotto il sole mattutino per andare a incontrare W. Dunnfield.
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