La concubina in fuga

Page 1

Jorvik, giugno 919 d.C.

Si destò in preda a un ' ondata di soffocante calore e di cocente vergogna, il nome di lui sulle labbra come una terribile imprecazione.

O, peggio, come una preghiera. Sussurrata e ferv ida, mentre il suo corpo era ancora scosso d a una n ecess i tà che lei si limitava a fingere di essersi lasciata alle spalle. Quando splendeva il sole, fingeva come meglio poteva e nondimeno, la notte, la verità la o ssessionava e quei sogni la destavano, dato che term inavano com ' era sempre accaduto, co n lei che si a bbandonava al piacere nelle mani di lui.

Eithne non era tanto sciocca da muoversi dopo e ssersi svegliata. Non era tanto sciocca da richiamare una simile attenzione su di sé. Benché tornasse tro ppo pr esto alla coscienza, giaceva immobile, gli occhi chiusi mentre si sforzava di reprimere l ' impulso di gridare, di dimenarsi, di emettere quei suoni che a veva sempre soffocato, per quanto le fosse stato diffici-

5

le. Si disse che intendeva respingere, accantonare quel sogno. Respingere lui , come avreb be dovuto f are allora.

Tuttavia, aveva imparato fin troppo bene le lezioni che le erano state impartite. Benché il sogno cont inuas se a tenerla prigioniera, a ogni respiro che traeva ri u sciva a vedere un po ' di più al di là di esso. Presto, r i cordò a se st essa. Non era più intrappolata nelle sue pellicce, soggiogata dalla sua pagana perversione. Gli era sfuggita. Aveva modificato la propria sorte. Divideva quel pagliericcio con Osthryth, l ' anziana donna d ella Mercia che continuava a costituire la sua salvez za.

La salvezza stava russando quel mattino, una m usica stonata che a poco a poco filtrò attraverso la nebbia rossa che la pe rvadeva. A poco a poco le pr ocurò non la pace – dato che non c ' era pace in quel mondo devastato, dominato dalla violenza e dagli u omini, individui spietati e inaspriti dopo essere stati trasportati da un mare all ' altro – ma la quiete nel suo intimo, in cui prima non c ' erano stati che quell ' infe rnale fragore, quell' intoller abile angoscia.

Il russare di Osthryth significava sicurezza.

Trascorsi alcuni minuti, con il sangue ancora in ebollizione, Eithne si permise di credervi. Aprì gli occhi lentamente, prendendo nota degli indistinti contorni di quell ' affollata casu pola situata ai marg i ni della movimentata Jorvik. Percepì il sentore d el f umo proveniente dal focolare centrale e quello sgr adevole delle stuoie stese sul pavimento, dal m o mento

6

che la parente di Osthryth era una donna am a reggiata che non ricavava alcun orgoglio dalla sua casa, rozza e ingombra com ' era.

Non come Eithne. Sua madre le aveva insegnato a tenere pulito e in ordine qualsiasi alloggio in cui si fo s se trovata. Lei aveva cantato mentre lavorava, ma quel tipo di esistenza era ormai scomparso. La sua adolescenza era simile a un sogno adesso, come lo era lui , ed Eithne avrebbe preferito di gran lunga s ognare quell ' epoca e non lui.

Tuttavia, sapeva benissimo che sua madre era mo rta da molto tempo. E che Dublino si trovava al di là del mare, lontano da quelle terre ostili. Non nutriva la benché minima speranza di poterla rivedere in questa v i ta.

Si disse che non aveva importanza. Che lì non c ' era che infelicità.

I brandelli del sogno parvero di nuovo avviluppa rla stre ttamente e lei fece del suo meglio per rica cciarli. Si mise seduta, avendo cura di muoversi come se le su e ossa scricchiolassero e le dolessero. Quella era la prima cosa che le aveva insegnato Osthryth q uando l ' aveva incontrata nel bosco. E ra stata in f u ga da giorni allora, affamata e atterrita, certa che in qualsiasi momento sarebbe stata ca t turata e uccisa.

«Sei troppo bella per essere uccisa » aveva gra cchiato l ' anziana donna quando lei le aveva raccontato ciò che aveva fatto. Il suo sguardo era stato fermo, pieno di qualcosa che assomigliava alla compassi one. Come se avesse saputo esattamente quale mal e-

7

diz ione costit ui va possedere un viso incantevole in un mondo in cui gli uomini devastavano le terre in cerca di qualunque tesoro riuscissero a trovare. «Prima ti useranno e ti indurranno a desiderare di e s serti t a gliata la gola. »

Non che Eithne non ci ave ss e pensato . Aveva att eso per più di un anno che lui si fidasse abbastan za di lei da lasciare le proprie armi dove lei avrebbe pot uto raggiungerle. E perfino quella fatidica notte, la notte in cui lei lo aveva finalmente fatto, in cui av eva finalmente afferr ato il suo pugnale e lo aveva stretto nelle mani, per un inebriante, folle istante aveva ignorato se intendeva fe rire lui o se stessa.

«Confesso che probabilmente ho davvero desider ato commettere un simile peccato » aveva detto all ' a nziana donna. «Ma ci so no ancora degli uomini che devono essere uccisi . »

Erano state rannicchiate attorno a un fuoco in un bosco, dove Osthryth aveva scavato in cerca di rad ici, funghi e altri ingredienti che le occorrevano per le pomate e gli impiastri che aveva impiegato alc uni mesi a insegnarle a preparare. E sebbene lei si fosse quasi aspettata che la guaritrice la rimproverasse per aver parlato con tanta disinvoltura di peccati mortali come l ' assassinio , Osthryth si era limitata a scoppi are in una risata. Più mesta che div ertita.

«Ci sono sempre, bambina » aveva replicato. «S oprattutto in questi tempi bui. »

La prima co sa che le aveva insegnato era stata c ome modificare il suo aspetto. Come impastare di c e-

8

nere i suoi capelli scuri, finché non apparissero grigi quanto quelli di Osthryth. Quali noci masticare per rendere i suoi denti marroni e macchiati. In che m odo tenere il suo corpo per dare l ' impressione che avesse il triplo della sua età, e non destasse alcun i nteresse negli uomini e nella loro cupidigia. Con il tempo, E i thne vi aveva aggiunto una gobba, in modo da sem brare curva e contorta.

Si trattava di una libertà che lei non avrebbe mai più dato per scontata.

Nei boschi, quando era sola, camminava come le aggradava. Eretta, il passo fermo su quel suolo str aniero nel quale era stata condotta contro la sua v olontà. Nei boschi, aveva gioito di ogni rara lama di luce che era riuscita a trovare in quel primo, rigido inverno trascorso nella Nort h umbria. Solo quando lei e Osthryth scendevano nei villaggi tendeva a strasc ica re i piedi, imprimendo un ritm o irregolare alla sua andatura.

«Meglio farli sentire a disagio che spaventarli » aveva riso Osthryth dopo l ' iniziale tentativo di E i thne nel primo villaggio in cui si erano recate, a un giorno di cammino dalla foresta in cui Osthryth l ' aveva tr o vata. «È troppo facile definire una guaritrice una strega quando l ' inverno d i venta troppo scuro. »

L ' inverno però era passato. Era arrivata la prim avera, seguita dalle meravigliose giornate estive. E i thne era una buona allieva, e quan do era tornato l ' i nverno aveva assimilato le conoscenze dell ' anziana donna, come se ne fosse st ata assetata per tutta la v i-

9

ta. Inoltre, le piaceva pensare di aver portato tutti i suoi segreti con sé, segreti che aveva appreso durante l ' infanzia da sua nonn a e da sua madre. Come se in tal modo rendesse loro onore.

E avrebbe sempre sognato di attraversare di nuovo il gelido mare e tornare in ciò che era rimasto della Dublino che aveva conosciuto negli anni in cui era cresciuta senza minimamente curarsi del d estino che l ' aspettava. Quando aveva immaginato che la sua gente si fosse liberata per sempre dagli abominev o li norreni. Era già stata abbastanza grande quando i re irlandesi li avevano scacciati e ricordava bene le st orie di quella grande vittoria che gli uomini amavano raccontare .

Troppo spesso era tentata di chiedersi che cosa s arebbe accaduto se suo padre fosse vissuto. Se lui e sua m adre non fossero stati uccisi dalla malattia che aveva imperversato nella loro casa quel terribile i nverno , pri vando del la vita non solo i suoi genitori ma anche i suoi fratelli e le sue sorelle, tranne Fea rgal.

Nell ' oscurità della piccola capanna di Jorvik, E i thne continuò a giacere sul pagliericcio e pensò al fratello, in preda alla sensazione che tutto ciò che rest ava del furore cieco che aveva provato nei suoi co nfronti si fosse trasforma to in una lama, affilata e l et ale.

Poiché attraverserò di nuovo quel mare anche se dovessi nuotare come un pesce , si ripromise come sempre. E se lui disgraziatamente è ancora vivo, lo tratterò come merita.

10

L ' intensità del suo odio era una fiamma che purifica va . Era quasi come un lavacro, a cui anelava . Le ma n cavano i ruscelli che serpeggiavano nelle foreste, nei quali poteva immergere il suo intero corpo e l asciare che l ' acqua lavasse via quegli ultimi anni, mentre Osthryth bo rbottava preghiere per chiedere l ' assoluzione per quei pagani propositi e alime n tava il fuoco.

Tuttavia, per fare il bagno in un posto come quello avrebbe dovuto rivelare il suo vero aspetto , quand'anche avesse osato affrontare le affollate rive del fiume. Non le era più accessibile di quanto lo fosse un ' imbarcazione che attraversava rapidamen te il m are d ' Irlanda per riportarla a casa, le dita ancora strette attorno al pugnale che aveva rubato quando era sfuggita al suo aguzzino e lo aveva ferito strada f acendo.

Non le restava che accontentarsi del freddo fuoco del suo odio. In realtà, era il suo più intimo amico, dal momento che era così profondamente radicato in lei.

Rimase seduta al buio ancora per un certo t empo. I parenti di Osthryth dormivano raggruppati attorno al focolare. Non c ' era stata carne per lo stufato quelle ultime sere, benché Eithne sospettasse che la parente di Osthryth si rifiuta sse di sprecare la carne che avrebbe potuto procurarsi per nutrire due anziane donne che meritavano a stento di vivere. E lei non poteva darle torto, dato che quella povera donna aveva sei bambini da sfamare e un uomo che tornava

11

a casa senza nem meno un pesce, puzzando di birra. Erano tempi duri perfino a Jorvik, una ci ttà d ella quale i tanti abitanti dei villaggi che aveva inco n trato ne lle sue peregrinazioni le avevano parlato con una sorta di t i more riverenziale.

«Senza dubbio dev' essere un luogo sacro » le av e va confidato un uomo che abitava in un villaggio settentrio nale. «Perché altrimenti tanti uomini avrebbero dovuto combattere così a lungo per conquistar la? »

Lei aveva annuito saggiamente quando avrebbe potuto spiegargliene i motivi: l ' accesso al fiume e le flotte norrene, i re e le loro guerre cruente. Purtro ppo, aveva imparato che nessun uomo, nemmeno un vecchio contadino che lavorava nei suoi campi lo ntano dal rumore di una battagli a, era dispost o ad ascoltare le opinioni di una donna. Specialmente se quelle opinioni erano sia corrette sia in contrasto con le pro prie.

Eithne strisciò fuori dal pagliericcio, stringendosi addosso gli indumenti cenciosi. Sapeva che quello più importante era il mantello, per quanto logoro e quasi lacero sembrasse, ma in grado di far capire a chiunque l ' avesse fissata che non era che una vecchia megera. Avvizzita e del tutto insignificante. Attr aversò la piccola capanna , avendo cura di non sembrare troppo agile. Pur essendo convinta di essere l ' unica persona sveglia, era impossibile averne la ce r tezza ed era inutile rischiare di esser e smascher ata. Lei e Osthryth non dovevano trascorrere che un altro giorno lì per vendere le loro merci, offrendo

12

guarigioni e speranze in egual m i sura alle donne che si recavano da loro prima di proseguire , p er allont anarsi da quella città pericolosa e to rnare nella sicurezza dei boschi della Nort h umbria.

Eithne si fece strada lungo il pavimento costellato di persone addormentate, poi aprì la porta e scivolò fuori nelle ultime tracce della notte. Come aveva fatto ogni notte in cui aveva alloggiato lì, quando i s ogni la torturavano fino a destarla e non tollerava più di giacere immobile. Chiuse la porta dietro di sé e vi si rannicchiò contro. Perfino nell ' o scurità, Jorvik era una città sudicia e squallida. C ' era gente dappertutto, forestieri che indossavano degli strani abiti e parl avano delle lingue incomprensibili. Gli uomini do rmivano all ' esterno, dal momento che non possedev a no una capanna e trangugiavano troppa birra. Russav ano più rumorosamente di Osthryth, cosa che però non le procurò alcun senso di benessere. L ' odore del bestiame e dell ' immondizia impregnava l ' aria, e pe rfino prima dell ' alba, quando era convinta di essere l ' unica già in piedi, percepi va il pericolo che la m inacci a va.

Era come una nuvola di fumo nell ' aria. Come una mano premuta contr o la gola. E si rendeva conto che non si sarebbe sentita a suo agio finché lei e Osthryth non avessero lasciato Jorvik per tornare nelle foreste dove non c ' era che il silenzio. Meno o cchi che le fissavano. Boschi che le inghiottivano e permettevano loro di camminare e conversare a loro piacimento, senza temere di essere osserv ate.

13

Le foreste selvagge, dove non c ' era lui .

Eithne deglutì a stento, sapendo che se una mano le avesse circondato la gola sarebbe stata la sua. Inf ilò le dita in una tasca del mant ello e percepì il peso rassicurante del pugnale, appeso al proprio fianco. Si tenne nelle tenebre fuori dalla capanna, non desid erando richiamare l ' attenzione su se stessa mentre st ava curva come una vecchia e si permetteva di prov are tutte le emozioni che non si azzardava a lasciar trapelare alla luce del giorno.

Era stato così da quando era arrivata a Jorvik. Aveva l ' impressione di percepire la sua presenza come se lo avesse avuto di nuovo davanti agli occhi. Quel viso duro , solcato da linee audaci che s i congiung evano all ' altezza della bocca. I suoi capelli di un biondo scuro raccolti in spesse trecce, i suoi occhi castani, perspicaci e implacab i li.

Un brivido la percorse, benché non facesse freddo.

La situazione sarebbe migliorata quando avesse l ascia to quella città.

Era trascorso un interminabile anno da quando lo aveva ferito ed era fuggita. Più di un anno. Benché si fosse augurata che lui cadesse in battaglia, come a cca deva a tanti altri uomini, Eithne sapeva che era più vivo che mai. In caso contr ario lo avrebbe appreso, dato che la morte di un grande guerriero veniva sempre seguita da canzoni che decantavano le sue pr odezze. Al pari di molti altri, aveva sperato che la Lady di Mercia, una regina in quella terra in cui si trov avano tanti sovrani in guerra fra loro, riuscisse

14

finalmente a sconfiggere i no r reni, dal momento che appartenevano allo stesso clan che i re irlandesi av evano scacciato da Dublino quando lei non aveva av uto che pochi mesi.

Loro avevano ripreso Dublino ... e lui aveva preso lei , conducendola nella Nort h umbria per combattere a Corbridge e poi a Jorvik, dove tutti si erano illusi che sarebbero stati annientati sul serio. Purtroppo, la Lady di Mercia era caduta l ' estate precedente. Poco dopo, Jorvik era stata conquistata da Ragnall , un congiunto di Sitric che governava ancora la sua am ata Dubl i no.

Dublino, dove suo fratello l ' aveva venduta senza pensarci due volte per ingraziarsi i nemici e salvarsi la pelle.

M a non poteva pensare a Feargal adesso. Non d ove tanti altri avrebbero p otuto fissare il suo viso e sco r gere l ' odio ch e vi affiorava senza che lei fosse in grado di t e nerlo sotto controllo.

Si trovava a Jorvik, la città principale di un vasto territorio che comprendeva gran parte dell ' Inghilterra settentrionale, e che adesso Ragnall governava da un anno. Non c ' era salvezza lì, poiché dovunque si tr ovasse R a gnall si trovava lui.

E solo lì, nell ' oscurità del primo mattino, dove possedeva la libertà che si era procurata versando il suo sangue, Eithne si permise di formulare ment almente il suo nome.

Ulfric.

Un val oroso guerriero, il cui nome veniva pronu n-

15

ciato con r e verenza e cantato nei saloni . Ulfric, t emuto dovunque andasse, amato da Ragnal l , e per troppo tempo il suo padrone. Là fuori, nell ' oscurità che stava svanendo, Eithn e chiuse gli occhi e non tentò di celare il brivido che la percorse, un calore rivelatore composto in parti uguali da furore e da vergogna che chiunque lo avesse not ato avrebbe scambiato per un acciacco dell ' età. Mentre in realtà era un p rofondo dolore, un a bramosia, che lei era a rrivata a considerare simile alla predilezione che alcuni uomini avevano per la bi rra.

Lui l ' ave va trasformata in un ' alcolizzata e lei lo avrebbe ucciso per questo, se solo ne avesse avuto l ' opportun i tà.

E rimase lì mentre il pri mo chiarore del giorno si diffondeva su quel luogo maledetto situato alla co nfluenza del fiume Ouse e del fiume Foss, vicina a lui quanto lo era stata per più di un anno. Vicina a lui come aveva avuto intenzione di stare per il resto della propria vita. O della sua, che si augurava fosse brutal mente breve, dal momento che perfino adesso circolavano dei bisbigli second o i quali Edward di Wessex aveva già conquistato la Mercia. Ed era sempre necessario temere i danesi, assetati di sa n gue , e i selvaggi scozzesi. Si sarebbero sollevati, come sempre, l' uno dopo l ' altro. Sebbene gli uomini affermassero che non volevano che la terra, non si prendev ano cura di quella che avevano ogni qualvo l ta c ' erano delle spade da vibrare o delle ballate da intonare su lle impre se eroiche compiute in battaglia.

16

Ulfric avrebbe sempre servito il suo re. E Ragnall aveva installato la sua corte a Jorvik, dal momento che lei aveva visto le sue monete al mercato, e aveva sentito parlare di lui e dei suoi guerrieri. Era rischi oso stare l ì, sebbene fosse altamente improbabile che qualunque norreno desiderasse le prestazioni di due donne anziane, o le pomate e gli unguenti che loro vendevano alle donne che ne avevano b i sogno.

Ulfric avrebbe servito il suo re, e i re tendevano a morire in m odo orribile, e forse un giorno quelle te rre si sarebbero liberate di entrambi. Forse allora quei s o gni non l ' avrebbero perseguitata e lei non avrebbe più pensato all ' anno durante il quale lo aveva servito. L ' anno in cui lui aveva preso il suo corpo e dist rutto la sua anima, rendendola poco più di una perversa fiammella che danzava ai suoi ordini. Percepì il p ugnale sotto la mano e no, non gli avrebbe perdonato nemm eno quello.

Eithne sapeva che lui dormiva lì, da qualche parte in quel lurido luogo in cui c ' erano troppe persone, troppi guerrieri e pescatori dallo sguardo cupo, schiavisti e mercanti venuti da lontano. Sapeva che lui dormiva lì e si augurava che si svegliasse rico rdando il proprio pugnale premuto contro la gola, l ' espressione micidiale dei suo i occhi verdi, e si senti sse a disagio. Lo aveva desiderato ogni mattina, e quella sera lei e Osthryth se ne sarebbero andate.

E d Eithne non intendeva più pensare a lui.

Le vendite si susseguivano rapidamente quel gio r-

17

no. P oiché si era sparsa la voce ch e le due vecchie guaritrici se ne sarebbero andate, coloro che si erano presi la briga di recarsi da loro non si trattenevano a lungo. Osthryth consigliò a due donne in stato di avanzata gravidanza come prepararsi meglio al parto. Eithne preparò alcune erb e per una ragazza acco m pagnata dalla madre, la quale parlava con entusiasmo del suo imminente sp o salizio.

«Suo marito la desidera tanto che è quasi uscito di senno » dichiarò la madre e benché la sua risata fo s se gaia, il suo sguardo era glaciale mentre fissava E i thne.

«Sarebbe un peccato che lui pensasse che altri uomini siano stati dove ha affermato che solo lui h a il diritto di andare, non è vero? » Scoppiò in un ' a l tra risata e si rivolse alla figlia. «G li uomini e le loro smanie , sempr e in cerca di te rre da conquistare . S aranno la mo rte di tutti noi. »

«È quello che accade sempre » convenne Eithne, consegnando alla ragazza il piccolo fagotto delle e rbe. «Ma non dovete temere. Quando lui si accingerà a possede rvi, vi limiterete a inserire questo nel post o in cui sanguinate ogni mese e vostro marito immag inerà di essere stato lui a far e sgorgare il san gue. »

Enormi e speranzosi, gli occhi della ragazza fecero capire a Eithne più di quanto avrebbe dovuto sapere sul futuro che l ' aspettava . La collera di un u omo. I pugni di un uomo. Un uomo che credeva di essere il re della casa mentre la sua donna era sempre costretta a piegarsi e intrecciare le membra alle sue per

18

renderlo felice e salvaguardare le propria incolumità. Se esist e vano degli uomini che non si co mportavano in quel modo, lei non ne av eva mai sentito parlare.

«Grazie » bisbigli ò la madre, premendole un pezzo d ' argento contro il palmo della mano. «Conviene sempre iniziare un matrimonio con tutti i vantaggi, a mio avviso. Poiché il tempo e gli dei faranno ciò che desiderano, qualunque cosa acc ada. »

Sebbene non bestemmiasse mai in pubblico, E i thne si chiese quale fosse la cosa peggiore. Il tempo e gli dei, come aveva dichiarato la donna? O quegli uomini che plasmavano il mondo a loro immagine e som i gl ianza, talmente ansiosi di coprirsi di gloria da non l a sciarsi dietro che un ammasso di rovine?

Dopo che madre e figlia si furono allontanate, fu ben contenta di avvolgere in un fagotto le merci i nvendute. Stava già respirando più liberamente alla prospet tiva di andarsene quella sera, di camminare finché non fosse calata l ' oscurità. Detestava quei p osti affollati. Le ricordavano troppo vividamente com ' era stata Dublino dopo l ' arrivo dei norreni. Le persone che venivano scacciate dalle loro case. I morti. Le pire. L' i n felicità.

L ' asta degli schiavi.

Sentì qualcosa di freddo scivolarle lungo la schi ena e si guardò intorno, come se degli occhi crudeli la stessero osservando. Tuttavia, non vide che le ca panne di Jorvik, costruite l'una a ridosso dell ' altra. Probabilmente non si trattava che di ricordi. Un motivo in più per abbandonare la città.

19

L ' estate precedente non erano venute lì, temendo le sommosse causate dalla morte dell a Lady di Me rcia. Ma era stato indispensabile farlo que st'anno . Più medicamenti vendevano e meglio trascorrevano l ' i nverno. Le vendite erano sempre più numerose in una città densamente popolata. Nondimeno , pur rendendosi conto di quanto fosse pratico venire in quella città così sporca , era convinta che avrebbe impi e gato diverso tempo a scrollarsi di dosso il suo alone i mmondo .

Come se, ancora una volta, dovesse rimuovere il suo peso dal proprio corpo. Come se lui fosse ancora dist e so su di lei, premendola contro le pellicce...

Emise un tremulo sospiro mentre camminava, dirigendosi di nuovo verso la capanna della parente di Osthryth. Dovevano congedarsi, prelevare le poche cose che poss edevano e partire.

Sta va pensando quanto piacevole avrebbe trovato lasciare finalmente Jorvik ... E un istante più tardi, tutto prese a girare vorticosamente. Poi fu sbattuta con forza co n tro il muro di legno più vicino.

Alzò le mani in un gesto di simulata resa, sapendo quanto risultasse efficace fingere di essere spavent ata. Quando però alzò lo sguardo, si immobilizzò. Il suo incubo le stava di fronte, solo che non era un s ogno erot i co.

Lui si trovava lì .

Sentiva la collera emanare da lui in impetuose o ndate. Una mano la teneva inchiodata contro il muro, l ' altra si trovava sulla sua gola. Non per soffocarla,

20

anche se lei avrebbe voluto che la strozzas se, dato che allora quella tortura sarebbe terminata.

Lui si limitava a tenerla in quel modo, come aveva fatto tante altre volte in passato. Torreggiava su di lei, oscurando il sole, le spalle più larghe di quanto rico r dava. Il mantello più elegante. Il v iso atteggiato a un ' e spressione più crudele, con la cicatrice che lei gli av eva lasciato su una guancia.

E con suo sommo orrore, Eithne si s entì avvilu ppare da un ' incandescente sensazione che la indusse a vergogna rsi ancora una volta.

«Eithne, mia piccol a schiava » ringhiò Ulfric, una fiamma che gli ardeva negli occhi. «Hai commesso un altro graviss i mo errore. »

21

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.