BRONWYN SCOTT
La figlia dello storico
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Awakening the Shy Miss Harlequin Historical © 2016 Nikki Poppen Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici gennaio 2018 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2017 da CPI, Barcelona I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1097 del 10/01/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
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West Sussex, 10 agosto 1821 Evie Milham avrebbe dato qualsiasi cosa per togliergli i pantaloni. E non era l'unica, a giudicare dall'eccezionale assembramento di donne, stipate come sardine in un barile in quella calda serata estiva nella sala comunale di Little Westbury, che veniva usata anche per tenere conferenze pubbliche. Tuttavia, dubitava che il resto della popolazione femminile volesse quei calzoni per lo stesso motivo. Indipendentemente dalla ragione per cui tante donne erano assiepate nella sala, era indubbio che fosse la conferenza di archeologia con il maggior numero di partecipanti nella storia del Sussex, e forse di tutta l'Inghilterra. Neanche i famosi Marmi di Elgin avevano suscitato tanto entusiasmo per l'archeologia. D'altronde, le sculture del Partenone non erano attraenti quanto lui, Dimitri Petrovich, Principe di Kuban. Evie era sicura che avrebbe potuto tenere una conferenza su qualsiasi argomento, anche il piĂš futile, e attirare comunque un folto pubblico femminile. Era imponente, con fluenti capelli scuri e lisci che gli arrivavano alle 5
spalle, e lineamenti forti che tradivano le sue origini esotiche. Le donne avrebbero viaggiato per miglia pur di poter contemplare quegli zigomi alti e affilati. E i suoi abiti? Oh, il suo abbigliamento era degno di una divinità! Evie avvertiva un formicolio ai polpastrelli al solo pensiero di mettere le mani su quei pantaloni. Se solo avesse potuto palparne la stoffa ed esaminarli da vicino per un istante! Chiunque fosse il suo sarto, era un vero genio. Tese il collo nel tentativo di avere una visuale migliore. Se avesse saputo che il principe era così elegante si sarebbe seduta nelle prime file. Non aveva optato per un posto verso il fondo della sala pensando a lui, ma per un altro uomo. Andrew Adair, difatti, era seduto proprio davanti a lei a due file di distanza. I suoi capelli biondi risaltavano come un faro nella nebbia e attiravano lo sguardo di Evie, anche se meno del Principe Dimitri Petrovich. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi a fissarlo con tale assiduità. Quando non guardava i suoi pantaloni di finissima fattura, si sorprendeva a scrutargli le mani. Non aveva la stessa gestualità degli inglesi, ma movimenti più fluidi che accentuavano il suo fascino da forestiero. Avrebbe dovuto sentirsi libera di contemplarlo a suo piacimento, rifletté. Tanto ad Andrew, purtroppo, non sarebbe importato. Non si sarebbe neanche accorto della direzione presa dal suo sguardo malandrino. Era convinta che se anche avesse ballato nuda su un tavolo lui non l'avrebbe notata. Non avrebbe mai osato farlo, ovviamente; Evie Milham poteva anche avere certi pensieri impudenti, ma non avrebbe mai agito d'impulso per assecondarli. Tuttavia era decisa a cambiare le cose. Quella serata era l'occasione gusta per farsi notare da Andrew dopo essere rimasta nell'ombra per sei lunghi anni. Era 6
pur vero che per i primi due non aveva ancora debuttato, per cui lui non avrebbe comunque avuto l'occasione di riservarle le sue attenzioni neanche volendo, nonostante fossero vicini di casa da due decenni. Nel corso dei successivi tre, Andrew aveva viaggiato per l'Europa mentre lei faceva il suo ingresso in società a Londra. Quell'anno, però, sarebbe stato diverso, le loro rotte si sarebbero finalmente incrociate. Evie aveva debuttato e lui era tornato a casa. Per giunta, durante l'ultima stagione mondana aveva fatto capire chiaramente la sua intenzione di prendere moglie. Evie fece un respiro profondo. Si sarebbe fatta notare da lui, il suo proposito era ormai fermo. Spostò nuovamente lo sguardo dalla testa bionda di Andrew perché sul palcoscenico il Principe delle Pieghe – poiché dovevano essere per forza quelle sapienti pieghe della stoffa a far ricadere i calzoni con tanta eleganza sui fianchi snelli – aveva appena fatto un altro dei suoi tipici gesti esotici per indicare i valletti che recavano vassoi carichi di calici di champagne. Evie si costrinse a riportare l'attenzione su Andrew. Non era il momento di farsi distrarre dalla maestria sartoriale degli indumenti del principe. Dall'ultima stagione mondana aveva tratto un insegnamento fondamentale: non sarebbe cambiato nulla a meno che non avesse mutato atteggiamento, prendendo l'iniziativa. Non poteva limitarsi ad aspettare di essere notata da Andrew. Le nozze inaspettate avvenute qualche settimana addietro tra la sua amica Claire e un affascinante diplomatico, Jonathon Lashley, non avevano fatto altro che ribadire la validità del concetto. Claire si era fatta notare da Jonathon; Evie avrebbe dovuto semplicemente fare altrettanto con Andrew e avrebbe avuto anche lei il suo lieto fine. Dopotutto non poteva 7
biasimare Andrew se non si era accorto di lei, visto che non aveva fatto nulla per mettersi in mostra. «Gradite dello champagne, miss? È offerto dal principe per il brindisi.» Un valletto le porse un vassoio con i calici coperti di brina. Non era solo delizioso champagne frizzante, era anche freddo! Sorseggiare dello champagne gelato in campagna in pieno agosto era un vero lusso. Evie prese un bicchiere e il valletto si spostò verso gli altri presenti. Il principe levò il calice e, con un gesto regale, invitò il pubblico a mettersi in piedi. Tutti si alzarono tra fruscii di abiti e rumori di sedie che venivano scostate, mentre i presenti facevano attenzione a non rovesciare neanche una goccia del prezioso nettare dorato. Evie fu colta da un'illuminazione. E se fosse avanzata di un paio di file? Nessuno si sarebbe accorto dei suoi maneggi se si fosse insinuata tra gli astanti fino a fermarsi accanto ad Andrew. Era un piano perfetto! Lui si sarebbe voltato e l'avrebbe vista. Avrebbe dovuto fare cin cin con lei, l'avrebbe guardata negli occhi... Muoviti, sciocchina!, si rimproverò. Di lì a poco sarebbe finito il brindisi e lei si sarebbe trovata ancora impalata, con la testa fra le nuvole a immaginare l'incontro con Andrew senza cogliere l'attimo fuggente. Si fece coraggio e si intrufolò tra il pubblico, avanzando fino a raggiungere la fila di Andrew. Aveva il cuore in gola; non aveva mai osato avvicinarsi tanto a lui. Il principe stava parlando, ma Evie era tanto agitata da cogliere solo dei frammenti del suo discorso. «Sono lieto di annunciare che mi sono stabilito qui a Little Westbury per seguire gli scavi... Sono orgoglioso di avere il sostegno di altri estimatori della storia antica, 8
quali...» Lei non afferrò i nomi che stava snocciolando. «Ma soprattutto sono estremamente fiero di poter condividere questa impresa con il mio amico e compagno di viaggio, Mr. Andrew Adair, senza il cui generoso contributo non sarebbe stato possibile avviare il mio progetto.» Ecco, ora aveva tutta la sua attenzione. Andrew era amico del principe? E per giunta si interessava di archeologia? Aveva vissuto nel suo stesso paese per tanti anni eppure aveva sempre ignorato entrambe le notizie. Appena ebbe raggiunto il posto accanto a lui, tutti brindarono e nella sala si diffuse un tintinnio soave, come tante campanelle di cristallo. Andrew toccò il calice con la persona alla sua destra, poi con quelli davanti lui e dietro di lui. Infine si voltò a sinistra e sollevò le sopracciglia bionde, sorpreso dalla sua presenza. «Oh, Evie, siete voi! Cosa fate qui?» Accostò il calice al suo, mentre lei cercava disperatamente qualcosa da dire. «Volevo ascoltare il discorso del principe.» Non era del tutto falso, in fondo. «A proposito, congratulazioni per il successo della serata.» «Oh, sì» rispose lui distrattamente. «C'è tanta gente, vero?» Aveva già spostato lo sguardo verso il palchetto, rivolgendo l'attenzione al principe invece di continuare a guardarla. Evie si sforzò di trattenere il suo interesse. «Non immaginavo che foste appassionato di...» cominciò, ma lui la interruppe sollevando l'indice. «Volete scusarmi, Evie?» Le passò accanto, per mettersi al centro del corridoio tra le file di sedie. In un'altra occasione, le sarebbe sembrato scortese e si sarebbe sentita insultata. Tuttavia comprendeva il motivo di quella brusca interruzio9
ne. Essendo intimo amico del principe, Andrew avrebbe dovuto fare un brindisi in suo onore per ricambiare il favore di essere stato citato da lui. Non era stato sgarbato, faceva solo il suo dovere. Ed Evie avrebbe dovuto aspettarselo. Il brusio si acquietò quando Andrew levò il calice a propria volta. Quel gesto attirò l'attenzione dei presenti, che girarono la testa all'unisono nella sua direzione... e quindi anche verso di lei, che si accorse troppo tardi di avere lo sguardo di tutti puntato su di sé. Era stata sua intenzione farsi notare da Andrew, non dal pubblico! Avrebbe voluto farsi da parte, ma la folla la stringeva da ogni lato impedendole di ritrarsi. Aveva commesso un terribile errore di valutazione avvicinandosi a lui. Alzando la voce in tono autorevole e baldanzoso, Andrew propose un altro brindisi. La sua sicurezza suscitava invidia e ammirazione in Evie. «Al principe!» esclamò con voce roboante. Pochi secondi dopo fu trascinato verso il palco per raggiungere Dimitri Petrovich, e lei rimase indietro, sola, ignorata. Purtroppo non era affatto una novità... Il suo tentativo di reclamare l'attenzione di Andrew era fallito miseramente. No, insisti. Non perderti d'animo, seguilo!, la spronò la voce di Claire che le risuonava in testa. L'amica non sarebbe mai rimasta ferma come una statua. Evie si riscosse e avanzò tra la folla ansiosa di presentarsi al principe. In balia dell'onda umana che si dirigeva verso il palco, scoprì con stupore che era facile farsi trascinare verso Andrew. Alla fine si staccò dalla massa e si trovò accanto a lui, guardando con sincero stupore il Principe di Kuban che lo abbracciava con calore fraterno, con modi decisamente più espansivi di quelli dei gentiluomini inglesi. 10
«Amico mio, che piacere vedervi! Vi è piaciuta la conferenza?» Andrew ricambiò l'abbraccio con una certa goffaggine, come se non fosse del tutto a suo agio in un contatto virile tanto ravvicinato. «Moltissimo. Avete esposto con grande eloquenza l'importanza della preservazione della storia locale.» Gli rivolse un sorriso smagliante. «L'aria del West Sussex vi fa bene, vecchio mio. Vi vedo in forma.» Il principe sorrise. «È proprio vero, questo è un angolo di paradiso!» Allargò le braccia a indicare la sala e la zona circostante. «Siete davvero fortunato.» Era sincero, pensò Evie. Aveva un'espressione onesta, aperta, che lo faceva sembrare più umano, privo del sussiego che ci si sarebbe aspettati da un membro della famiglia reale, anche se lei dubitava che quella sera i presenti gli avrebbero fatto dimenticare di essere di sangue blu. Poi, a un tratto, il principe la guardò e lei si bloccò, raggelata. Non era più una distaccata osservatrice del colloquio, era stata improvvisamente coinvolta dallo sguardo penetrante di quelle iridi di un caldo color cioccolato, uno sguardo espansivo quanto il suo abbraccio, che la scrutava come se potesse capire fino in fondo chi fosse e la vedesse per quella che era: Evie la ricamatrice, Evie la sarta, Evie l'appassionata di storia che aiutava il padre nelle sue ricerche. Non le dava l'impressione di trovarla inadeguata o poco interessante, e questo per lei era una novità. Quello del principe era uno sguardo franco e spavaldo, tutt'altro che schivo, l'ennesima prova insieme alla sola sua presenza fisica che non era inglese. «Andrew, siamo stati sconsiderati. Chi è questa affascinante fanciulla?» Nel suo commento apparentemente disinvolto c'era una vaga nota di rimprovero nei confronti dell'amico. 11
Era la seconda volta quella sera che Andrew si comportava in modo quasi maleducato con lei. Avrebbe dovuto provvedere a presentarla, perché era impensabile che lo facesse da sola. Evie avvertì la sua lieve esitazione, come se fosse nuovamente sorpreso di trovarla al proprio fianco. Le sarebbe piaciuto che la sua presenza non lo lasciasse ogni volta tanto interdetto. Andrew si riprese in fretta con un sorriso. «Vi presento Evie, la mia vicina.» Lei trattenne a stento una smorfia di disappunto. L'aveva chiamata con il suo nomignolo davanti al principe! Nonostante fossero nella sala comunale di Little Westbury, fare la conoscenza di una testa coronata richiedeva di certo maggiore formalità. Anche il principe parve stupito, poiché inarcò un sopracciglio scuro con aria interrogativa. Evie sollevò il mento in un gesto di sfida davanti a quella mancanza di riguardo. Per quanto non fosse stato intenzionale, era comunque un segno di scarsa considerazione. Si rivolse al principe e fece una riverenza, prendendosi la responsabilità della presentazione. «Sono Miss Milham, Vostra Altezza.» Si trovavano in un paesino di campagna e i due uomini parevano essere amici intimi, tuttavia anche nel Sussex un membro della famiglia reale richiedeva un certo contegno. E lei sapeva di meritare come tutti gli altri di essere trattata con educazione; era ora di trovare il coraggio di pretenderla. Se non si fosse sentita degna, nessun altro avrebbe riconosciuto il suo valore. Glielo avevano insegnato Beatrice e Claire. Sentiva terribilmente la mancanza di quest'ultima ora, anche perché l'amica sapeva parlare cinque lingue: non le sarebbero mancate le parole in quelle circostanze e avrebbe potuto conversare in russo con il principe, sempre che fosse la lingua parlata in Kuban. 12
Racimolò tutto il coraggio di cui disponeva, cercando di non sentirsi timida e scialba in presenza di un uomo tanto affascinante e potente. Gli porse la mano, mentre tra sé sperava che non si rendesse conto di quanto fosse audace per lei quel semplice gesto. Sarebbe stato molto più facile tornare a mescolarsi tra la folla e rendersi invisibile. Tuttavia, quando il principe si chinò per sfiorarle le dita con le labbra, senza staccare lo sguardo dai suoi occhi, Evie si disse che forse valeva la pena di fare quello sforzo. Le sue iridi color cioccolato le provocarono infatti un fremito, e un calore intenso le si diffuse lentamente nel corpo. Quello sguardo la fece sentire l'unica donna della sala. Forse era quella la differenza tra un principe e un uomo comune. «Evie?» ripeté con il suo accento esotico. «È un diminutivo?» aggiunse, come per darle con eleganza la possibilità di riprendersi dallo sgarbo di Andrew. «Sì, di Evaine.» I suoi occhi caldi e profondi si illuminarono nel riconoscere l'origine del nome, facendole provare un palpito. «Ah, Evaine... La zia di Sir Lancillotto delle leggende di Camelot.» Le sorrise con aria di apprezzamento e il calore che albergava nel suo stomaco si diffuse in tutto il corpo e la fece sciogliere del tutto. Non c'era da stupirsi che le brave madri inglesi mettessero in guardia le figlie contro il fascino pericoloso dei forestieri. Dimitri Petrovich era in grado di far girare la testa a una donna con una sola occhiata; le aveva fatto battere più forte il cuore senza neanche l'intenzione di affascinarla. Evie sapeva che il baciamano e il suo sguardo intenso erano solo dettati dalla cortesia. Se si fosse impegnato a sedurla, una donna non avrebbe avuto scampo. Si 13
sforzò di non abbandonarsi alle fantasie che le suggeriva la sua immaginazione, al pensiero di quali forme avrebbe potuto prendere un tentativo di seduzione da parte del principe. «Siete esperto di letteratura, vedo» annuì in segno di approvazione. Non le capitava spesso di incontrare un uomo tanto colto da conoscere l'origine del suo nome. Da quelle parti, l'istruzione dei gentiluomini aveva delle sorprendenti lacune, benché avessero tutti frequentato Eton. Evie lanciò un'occhiata di sottecchi ad Andrew. Stava ancora rimuginando sulla rivelazione del suo interesse per la storia e l'archeologia. Lo aveva sempre considerato un tipo esperto solo di caccia e cavalli. In ogni caso, non era il genere di uomo che dimostrava con spontaneità il proprio pentimento. Nonostante il velato rimprovero dell'amico riguardo alla sua mancanza di buone maniere, non aveva minimamente tentato di scusarsi. «Sono un grande estimatore delle leggende su Re Artù» spiegò il principe con placida disinvoltura, come se non ci fosse una sala piena di donne più attraenti di lei che attendevano con impazienza di conoscerlo. Andrew, invece, appariva irritato e ansioso, e dava l'idea di non vedere l'ora di liberarsi di lei per passare ad altra compagnia. «Dovreste andare a trovare i Milham uno di questi giorni, allora» disse in tono secco e impaziente. «Il padre di Evie è l'esperto locale di storia.» Pronunciò la parola locale con una nota di vago disprezzo, come se fosse una spiegazione sufficiente del fatto che non era stato compreso tra gli investitori del progetto, tutti londinesi con competenze storiche di più ampio respiro. Il principe la guardò con aria incoraggiante, quasi intendesse invitarla ad approfondire l'argomento, e lei 14
approfittò dell'opportunità per precisare: «Sì, in effetti abbiamo un arazzo piuttosto pregiato». Ora anche Andrew sorrideva, ma più per zittirla che per invitarla a proseguire. «Dopo, Evie, dopo. Se gli racconterete tutto ora, non ci saranno più sorprese da svelare quando vedrà l'arazzo.» Posò la mano sul braccio del principe e sorrise anche a lui, per blandirlo. «Inoltre devo presentarvi altre persone, Dimitri.» Il messaggio sottinteso era chiarissimo: mentre erano circondati da una folla ammaliata dalla presenza del Principe di Kuban, Andrew lo chiamava per nome, per sottolineare la loro familiarità e per far vedere quanto si fosse elevato al di sopra della gente comune di Little Westbury, compresa lei. Improvvisamente, Evie si sentì insignificante, di troppo, come una bambina che si fosse intromessa di prepotenza tra gli adulti infastidendoli con la sua presenza. Forse sciogliersi non sarebbe stata una cattiva idea, dopotutto, si disse; almeno avrebbe potuto scomparire. Il principe si trattenne il tempo necessario per accomiatarsi con educazione. «Non vedo l'ora di ammirare l'arazzo, Miss Milham.» Le parve di leggere nel suo sguardo un'ombra di rammarico, come se volesse scusarsi per il brusco incontro. Però sicuramente l'uomo comprendeva la necessità di parlare con altri. Era stata un'altra mancanza da parte di Evie: avrebbe dovuto prevederlo ed evitare d'imporsi rubando il tempo prezioso di Andrew. «Più che volentieri» ribatté facendo un'altra riverenza. Li seguì con lo sguardo mentre si allontanavano e venivano immediatamente circondati dagli altri ospiti che reclamavano la loro attenzione. Si ritrovò di nuovo sola, dopo essere stata esposta per un breve istante al sole dell'attenzione di Andrew. Per certi versi 15
era ancora peggio, ora che aveva avuto un assaggio di ciò che si provava a stargli accanto. Basta! Avrebbe dovuto smettere di cedere all'autocommiserazione. Cosa si aspettava? Pretendeva di unirsi a loro? Forse Andrew avrebbe dovuto farsi accompagnare da lei mentre girava per la sala con il principe? Era ovvio che lui e Dimitri Petrovich fossero tanto popolari. Erano una coppia di uomini attraenti, complementari, uno con capelli scuri e lo sguardo caldo, l'altro biondo e con un fascino anglosassone. Evie sorrise con dolcezza mentre pensava ad Andrew e giustificava il suo comportamento. Per lui era una serata cruciale, aveva tanti impegni, presentazioni da fare, ospiti da intrattenere. Era comprensibile che non avesse voglia nÊ tempo di fermarsi a chiacchierare con lei di arazzi, visto che non era una personalità di spicco e non era importante per la sua causa. Era stata egoista desiderando di monopolizzare la sua attenzione. Era riuscita a conversare con lui per la prima volta e avrebbe dovuto accontentarsi. In fondo ne era soddisfatta. Claire, Beatrice e May sarebbero state fiere di lei. Non si era rassegnata a essere invisibile e si era fatta avanti, mettendosi in mostra. Per lei era già un enorme passo avanti, il primo dei tanti che avrebbe dovuto compiere nella sua missione di suscitare l'affetto di Andrew. Anche se lui l'aveva trattata in modo quasi scortese, Evie ne comprendeva i motivi e dopotutto, comunque, era riuscita a farsi notare. Avrebbe dovuto procedere un passo alla volta. Se avesse catturato l'interesse di Andrew, poi avrebbe fatto di tutto per assicurarsi il suo affetto. Come diceva sempre suo padre, Roma non era stata costruita in un solo giorno. Ci voleva pazienza. 16
Vagò fino a trovarsi ai margini della folla. Aveva raggiunto l'obiettivo che si era prefissa per quella sera. Doveva festeggiare la vittoria, non cedere allo scoramento per le sconfitte. Era solo la prima battaglia, ma alla fine avrebbe vinto la guerra.
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La serata aveva avuto un enorme successo! Dimitri Petrovich, Principe di Kuban, si concesse il raro lusso di abbandonarsi in modo scomposto su una delle comode poltrone di Andrew. Gli ospiti avevano dimostrato un vivace interesse sia per il suo progetto sia per lui. Dimitri non si illudeva, sapeva benissimo che le proprie attrattive generavano curiosità nei confronti delle sue attività. Essere principe aveva i suoi vantaggi, nonostante comportasse di essere circondato da una quantità esagerata di adulatori e persone servili. Però la causa meritava qualche sacrificio. Allentò il cravattone e sospirò. «Ah, così va meglio...» L'interesse che aveva suscitato era un buon segno, perché significava che sarebbe riuscito a trovare dei finanziamenti per il progetto. In quel momento i fondi per avviarlo erano solo suoi, ma in un secondo tempo avrebbe voluto affidarne la gestione agli abitanti di Little Westbury, che avrebbero avuto bisogno dei mezzi economici necessari per portarlo avanti. La sua mente galoppava. Dimitri immaginava tutto quello che avrebbe dovuto fare per coordinare l'avvio 18
del progetto. C'erano accordi da prendere, uomini da assumere... ma avrebbe potuto pensarci l'indomani. Intanto quella sera aveva segnato un inizio promettente, e non una fine. Appena ebbe quel pensiero, lo respinse con impazienza. Non avrebbe permesso a se stesso di indugiare sul significato implicito della serata, che segnava anche l'inizio della fine. Quello era il suo ultimo progetto, l'ultima scorribanda all'estero prima di dover tornare in Kuban e occupare il suo legittimo posto a corte, come era previsto per tutti i maschi della famiglia reale al compimento del trentesimo anno d'età. Sapeva che sarebbe giunto quel giorno. Era stato educato per adempiere ai suoi doveri, ma essere preparato all'arrivo imminente di quel momento non rendeva la cosa più facile da accettare. Era un vero dramma essere costretto a rinunciare al mondo e a tutte le sue bellezze quando intorno a lui c'era ancora tanto da conoscere, scoprire, imparare. Ma non era ancora giunta la sua ora. Aveva ancora qualche mese a sua disposizione e non aveva alcuna intenzione di permettere al futuro di influenzare il presente e rovinare le sue esperienze. Rivolse l'attenzione ad Andrew, che era davanti alla credenza e stava versando del brandy in due bicchieri. «Mio caro amico, siete stato sgarbato questa sera» sentenziò. Avrebbe fatto meglio a dedicare i propri pensieri a questioni più immediate che lo angustiavano di meno delle prospettive per il proprio futuro. Aveva notato che quella sera Andrew si era comportato diversamente dal solito e non aveva dimostrato le sue consuete buone maniere. «Sgarbato?» L'altro rise e gli porse un bicchiere 19
prima di sedersi in poltrona di fronte a lui. Dalla portafinestra aperta entrava nello studio la brezza fresca di quella bella serata di fine estate. «E con chi? Sono stato cortese con tutte le persone che contano.» Dimitri sollevò un sopracciglio e si lanciò in una piacevole e scherzosa schermaglia verbale, tanto per distrarsi. «E le belle fanciulle non sono persone che contano? Non è da voi, Andrew, mi stupite. Credevo che le donne avvenenti fossero la vostra specialità.» Avvenenti e soprattutto ricche, pensò. Avrebbe voluto precisarlo ma l'amicizia che li legava gli impediva di sottolinearlo ad alta voce. «Stasera c'erano tante belle ragazze, a quale vi riferite?» replicò Andrew, sorridendo sornione prima di bere un sorso di brandy. «Alla prima, Evaine» gli ricordò Dimitri. «Evaine? Ah, Evie!» Scrollò le spalle con noncuranza. «Mi ronza sempre intorno. È una brava ragazza, piuttosto timida. La trovate bella? Siamo cresciuti insieme e sarà per questo che non l'ho mai presa in considerazione né ho notato il suo aspetto fisico.» «Al contrario di lei, che sembra avervi preso decisamente in considerazione» lo stuzzicò. Si capiva con chiarezza che la ragazza cercava in ogni modo di attirare l'attenzione dell'amico. Gli rivolgeva occhiate languide e sorrisi luminosi ogni volta che questi la guardava, cosa che a dire il vero accadeva ben di rado. Ma se Andrew non aveva prestato alcuna attenzione a Evaine Milham, Dimitri invece lo aveva fatto. Per lui era un'abitudine scavare nella personalità altrui, proprio come faceva con i suoi amati siti archeologici. Si dilettava di approfondire la conoscenza e guardare sotto la superficie per portare alla luce la vera natura delle persone. Questa sua abitudine lo rendeva infallibile nel giudicare i vari caratteri. Ri20
guardo a Evaine, vedeva in lei una fanciulla diversa da quella che Andrew aveva liquidato con tanta indifferenza. Dietro la sobria acconciatura e i modi timidi e pacati c'era molto di più. Evaine Milham aveva dei bei lineamenti, labbra morbide e carnose, e un sorriso che le illuminava il volto... almeno quando non era in pubblico, perché quella sera era visibilmente a disagio. I capelli raccolti erano lucenti e di un caldo castano ramato che gli ricordava le tinte dei bei pomeriggi autunnali. L'abito, altrettanto semplice, aveva un delicato ricamo sull'orlo che non si notava facilmente, un altro segnale che indicava che la giovane non cercava di attirare l'attenzione su di sé o sulla propria eleganza. Il suo portamento denotava una forza interiore e una determinazione affascinanti. Quando era stata provocata, si era difesa con fermezza, reclamando il rispetto che le era dovuto. Tutti quegli indizi rivelatori gli dicevano che in Evie Milham c'era molto più di quello che appariva al primo sguardo. Era un peccato che le persone non prestassero maggiore attenzione e non vedessero i segreti che custodiva nelle profondità del suo animo. «Forse sembrerebbe più graziosa se imparasse ad acconciarsi i capelli in maniera più attraente» commentò, deciso a insistere per approfondire l'argomento. «Credo che meriti che vi soffermiate a guardarla meglio. Non è cosa da poco avere l'affetto di una donna.» Per un uomo non c'era tesoro più grande al mondo della fedeltà e dell'amore di una donna, secondo Dimitri. Il matrimonio dei suoi genitori glielo aveva fatto capire, e gli aveva anche insegnato che occorreva tutelare un tale dono, non respingerlo con la noncuranza che Andrew dimostrava verso Miss Milham. 21
L'amico scrollò di nuovo le spalle come per dire che non la considerava una novità, essendo abituato ad avere ai suoi piedi tutte le donne del West Sussex e a essere guardato con adorazione. In effetti, ad Andrew non erano mai mancate le attenzioni femminili quando avevano viaggiato insieme; sembrava avere l'abilità prodigiosa di trovare sempre la dama più bella e più ricca in qualsiasi situazione, e di conquistarla senza sforzo. «Evie non è il mio tipo» dichiarò senza esitare. Miss Milham sarebbe rimasta delusa se avesse saputo di essere stata messa da parte con tale disinteresse, perché sembrava molto attratta da Andrew, come se invece fosse proprio il suo tipo. L'amico trangugiò una robusta sorsata di brandy. «Non è mai stata la donna giusta per me e mai lo sarà» sentenziò. «Non è abbastanza ricca e, a questo punto, credo sia un bene che io non abbia notato il suo aspetto. La sua avvenenza sarebbe inutile senza il sostegno di una dote consistente, ed Evie ne è priva, almeno per le mie esigenze. Suo padre è soltanto un baronetto.» Dimitri fece un blando cenno di assenso, preferendo tenere per sé le proprie considerazioni. Di solito Andrew non era tanto duro nel giudicare le donne, ma quella sera si stava dimostrando spietato. Era anche la prima volta in cui ammetteva apertamente di cercare moglie, ma di un certo tipo. Come ovvio, considerato che non gli sfuggiva niente, lui aveva notato che l'amico si sforzava sempre di trovarsi in compagnia delle fanciulle più danarose e che abitava in una casa dall'arredamento trasandato. Se le sue poltrone erano confortevoli e morbide perché molto usate, non era per una scelta precisa dettata dalla comodità ma per necessità. D'altro canto, non viveva 22
certo nelle ristrettezze: si circondava di tutti gli agi, beveva ottimo brandy e, quando era a Parigi, non lesinava per procurarsi i posti migliori all'Opera e corteggiare le cantanti più note, dai gusti costosi. Era chiaro che non gli piaceva fare economie e, ai suoi occhi, Evaine Milham doveva essere una scelta al di sotto del suo livello. Dimitri fece roteare il liquore nel bicchiere, guardandolo con aria pensosa. Doveva procedere con cautela, prestando attenzione a non fare commenti inappropriati. Chi era lui per giudicare le scelte di vita altrui? Dopotutto era un principe senza alcun limite dal punto di vista finanziario, almeno in apparenza. Avrebbe avuto ingenti ricchezze a sua disposizione e non avrebbe mai conosciuto preoccupazioni economiche, purché fosse tornato nel Kuban al momento giusto. Eppure, Andrew possedeva l'unico bene inestimabile che lui non aveva: la libertà. Libertà di andare ovunque volesse e fare qualunque cosa desiderasse. C'erano delle sere in cui Dimitri avrebbe scambiato volentieri tutto l'oro del Kuban per avere quella libertà e un paio di poltrone malconce ma accoglienti. Si appoggiò meglio allo schienale dalla morbida imbottitura e sospirò soddisfatto. «È stata un'ottima idea quella di venire qui, Andrew. Grazie per questa occasione che mi avete dato.» C'erano sere, come quella, in cui Andrew sapeva senz'ombra di dubbio che avrebbe scambiato tutto ciò che possedeva e rinunciato a qualsiasi cosa pur di essere Dimitri Petrovich, Principe di Kuban, un uomo bello, ricco, brillante, con tutto il mondo prostrato ai piedi. Aveva visto l'atteggiamento con cui le persone gli 23
si avvicinavano, con deferenza e ammirazione, quasi con timore reverenziale. Gli uomini erano colpiti dal suo sangue blu e dalla sua cultura, e le donne erano affascinate da... tutto, a dire il vero. Ad Andrew sarebbe piaciuto moltissimo essere al centro dell'attenzione in quel modo. Certo, anche lui era affascinante, ma non poteva competere con il magnetismo che esercitava Dimitri. Ovviamente era anche merito della sua ricchezza. I soldi facevano sempre la differenza in qualunque situazione. Era anche una delle sere in cui Dimitri gli sembrava borioso in maniera irritante. Era facile essere altero e sprezzante, senza alcuna macchia, quando si aveva tanto denaro da non avere alcuna preoccupazione al mondo. Andrew si alzò e si versò un'altra dose generosa di brandy. Visto che era costretto a continuare ad ascoltare il principe che parlava dei suoi progetti per gli scavi archeologici, tanto valeva godersi un buon liquore pregiato. «Sarà un'ottima cosa per Little Westbury» osservò Dimitri. «Gli scavi daranno lavoro a molte persone del posto.» Andrew smise di prestare attenzione alle sue parole. Sapeva già come avrebbe proseguito; non era la prima volta, purtroppo, che sentiva i suoi sermoni sulle conseguenze positive a livello sociale delle attività archeologiche. Dimitri aveva già ripetuto mille volte che rinvenire reperti creava un senso di appartenenza nelle comunità più ristrette e di orgoglio per le proprie radici, e che contribuiva a sostenere l'economia della zona, non solo perché negli scavi si impiegavano operai, ma anche perché erano avvantaggiate le piccole attività locali, dagli agricoltori ai panettieri ai macellai. Inoltre ne traeva profitto il turismo: diffondere la storia del posto avrebbe attirato 24
visitatori che avrebbero avuto bisogno di servizi per cui una sola locanda e un'unica taverna non sarebbero state sufficienti ad accogliere tutti. In paese ne sarebbero servite almeno due. Il principe aveva una visione lungimirante e il talento di infiammare gli animi e di spronare all'azione, Andrew non poteva negare quell'abilità. Dopotutto, Dimitri aveva dato un'illuminazione anche a lui, facendogli scoprire che dei cocci polverosi potevano trasformarsi in monete sonanti. Una volta che aveva intuito che gli scavi erano una miniera d'oro, la storia era diventata molto più interessante. Il sito archeologico della villa antica gli avrebbe dato i fondi di cui necessitava, nonché prestigio e uno stile di vita adeguato alle sue ambizioni. Avrebbe detto basta alle poltrone sdrucite e ai tendaggi scoloriti, non avrebbe più dovuto esaminare scrupolosamente i registri contabili della proprietà del nonno per cercare di far tornare i conti. Non era affatto interessato ai vantaggi che gli scavi avrebbero portato a Little Westbury, solo a quelli che avrebbero portato a lui. Finalmente sarebbe stato libero.
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La scelta del cavaliere GAYLE CALLEN INGHILTERRA, 1486 - Sir John Russell eredita la casata e le terre, nonché la promessa sposa del fratello scomparso. Ma non è lei che lo mette sottosopra, bensì la sua incantevole domestica!
La figlia dello storico BRONWYN SCOTT WEST SUSSEX, 1821 - Ora che l'uomo che ama è tornato in paese, Evie è intenzionata a farsi notare. Ma lui ha portato con sé un ospite, il Principe Dimitri Petrovich, che subito...
Il viaggio di India VICTORIA ALEXANDER LONDRA-PARIGI, 1889 - Alla ricerca della cugina, India segue la sospetta Società delle Viaggiatrici con l'affascinante Derek Saunders, che si rivelerà un pericolo. Per il suo cuore.
L'ultimo scandalo DIANE GASTON INGHILTERRA, 1818 - Rimasta vedova, Lorene Summerfield non può ancora coronare il suo sogno, perché Dell, l'uomo che ama da sempre, è accusato dell'omicidio di suo marito!
Un cavaliere per Anne GAYLE CALLEN INGHILTERRA, 1486 - La coraggiosa Anne impersona una ricca vedova per sventare un complotto ai danni del re. E la faccenda si complica con l'arrivo dell'affascinante Sir Philip.
Equazione d'amore MAYA RODALE LONDRA, 1824 - La pragmatica Claire è a caccia di un influente matematico e si imbatte invece nell'aitante e non proprio brillante Lord Fox. Ma si sa che gli opposti si attraggono...
Missione per due STEPHANIE LAURENS LONDRA-SIERRA LEONE, 1824 - Edwina si imbarca come clandestina sulla nave del marito. Quello che Declan aveva spacciato per un viaggio di affari è in realtà una missione segreta...
Una moglie rispettabile JENNI FLETCHER INGHILTERRA, 1865 - Ianthe riceve una proposta di matrimonio su un treno... e da parte di uno sconosciuto! Forse però Robert Felstone rappresenta per lei l'unica possibilità di... Dal 2 febbraio
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