La Lady ribelle di Eva Shepherd

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LEva AURIShepherd ROBINSON LADY RIBELLE Il LA banchiere americano


Immagine di sfondo in copertina: Natalia_80/iStock/Getty Images Plus/Getty Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Duke's Rebellious Lady Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2022 Eva Shepherd Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici maggio 2022 Questo volume è stato stampato nell'aprile 2022 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1304 dello 04/05/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Kent, Inghilterra, 1893 Lady Daisy Springfeld sapeva benissimo cosa si provava a essere innamorati. Era esaltante, eccitante, inebriante e un poco terrificante, anche se in modo piacevole. Era così che glielo avevano descritto le sue sorelle, Hazel e Iris. Ed era così che entrambe avevano compreso di essere innamorate degli uomini che avevano sposato. Scendere a rotta di collo in sella alla sua bicicletta lungo il ripido versante di una collina situata al centro della campagna del Kent, con il mondo che le sfrecciava accanto e il vento che le scompigliava i capelli, era esaltante, eccitante, inebriante e un poco terrificante, anche se in modo piacevole. E Daisy non aveva alcun bisogno di un uomo per provare quelle sensazioni. Purtroppo, conosceva anche il significato della parola crepacuore. Iris e Hazel le avevano parlato anche di quello. Era come se il proprio mondo si capovolgesse, al punto da non riuscire più a distinguere la parte superiore da quella inferiore. L'unica cosa che sapeva per certo era che una persona provava un profondo senso di perdita. 5


E, ancora una volta, non era un uomo a indurla a provare quella sensazione. Un mattone lasciato in mezzo alla strada l'aveva cacciata in quella così incresciosa situazione. Quando la ruota anteriore della sua bicicletta aveva urtato contro l'ostacolo, che probabilmente era caduto dalla parte posteriore di un carro, era volata al di sopra del manubrio, era rotolata attraverso la strada ed era atterrata di traverso in un fosso, la bicicletta che si trovava ancora nel punto in cui lei era caduta, la ruota anteriore che continuava a girare. Grazie al cielo, indossava i calzoni rigonfi che le arrivavano alle ginocchia. Questo fu il primo pensiero che formulò quando precipitò a faccia in giù, le gambe sollevate in aria in modo tutt'altro che elegante. Se avesse indossato una gonna e lasciato in mostra le sottogonne e i mutandoni, la sua umiliazione non avrebbe avuto limiti. Per fortuna, non c'era nessuno che avrebbe potuto assistere alla sua caduta in disgrazia, o meglio dalla sua cosiddetta sicura bicicletta. L'unica cosa che doveva fare adesso era uscire da quel fosso, recuperare la bicicletta e nessuno ne sarebbe mai venuto a conoscenza. Grazie al cielo anche per questo, fu il suo pensiero successivo. Le donne che andavano in bicicletta venivano già criticate abbastanza. Non aveva alcun bisogno che qualcuno scrivesse una lettera indignata ai giornali, riferendo il suo incidente e usandolo come un ennesimo esempio del motivo per cui alle donne non avrebbe dovuto essere permesso di avvicinarsi seppur lontanamente a simili marchingegni. Prima, però, avrebbe dovuto modificare la sua posizione, raddrizzarsi e uscire dal fosso. Portando le mani dietro di sé, si aggrappò ad alcuni ciuffi d'erba e 6


tentò di trascinarsi lungo il lato del fosso, muovendosi all'indietro. Non funzionò. Daisy tentò di sollevarsi sulle ginocchia e arrampicarsi sulla sommità. Anche quel sistema risultò inefficace. Trascinarsi? No. Anziché liberarla, quella manovra la indusse a scivolare ulteriormente lungo il lato del fosso. Abbassò lo sguardo sull'acqua fetida che copriva il fondo e fece una smorfia. Il modo più facile, forse l'unico, per uscire da quella incresciosa situazione sarebbe stato lasciarsi cadere completamente nel fosso. Allora avrebbe potuto girarsi, arrampicarsi e tornare sulla strada in pochi minuti. Non sarebbe stato gradevole, anche se sembrava l'unica soluzione, e dopotutto i membri dell'Associazione Ciclistica Femminile non erano delle deboli femminucce e non si sarebbero lasciati scoraggiare da un po' d'acqua, per quanto fosse maleodorante, o per quanto stagnante e verdastra apparisse. Aggrappandosi agli stessi ciuffi d'erba che poco prima non erano stati in grado di aiutarla, e trascinandosi e strisciando alternativamente, crollò sul fondo e si sforzò di attuare il suo proposito, ignorando il sentore pestilenziale dell'acqua che adesso stava filtrando attraverso i calzoni da ciclista. Bene. Adesso non le restava che arrampicarsi, tornare accanto alla bicicletta e fingere che niente di ciò che le era capitato fosse mai accaduto. Puntellandosi contro il lato del fosso, si mise in piedi a fatica. La fitta più lancinante che avesse mai provato le si diramò in tutte le membra, inducendola a gridare per il dolore in modo poco signorile. Il cuore che le martellava nel petto, la fronte imperlata di sudore, si lasciò ricadere nell'acqua stagnante e trasse diversi, lenti respiri. Il dolore l'aveva 7


colta alla sprovvista, tutto qui. Non era poi così terribile e lei non intendeva lasciarsi scoraggiare da un lieve malessere. Traendo alcuni altri respiri, si aggrappò ai lati del fosso e si rimise in piedi, più adagio questa volta. Ottenne lo stesso risultato. Il dolore non era meno intenso. Con uno strillo soffocato, crollò di nuovo giù. C'era indubbiamente qualcosa che non andava nel suo piede sinistro. Non era in grado di reggere il suo peso. Alzò lo sguardo sulla cima del fosso. Benché fosse appena più alto della sua testa, adesso i suoi lati assomigliavano alle mura di un'inespugnabile fortezza. Aveva bisogno di aiuto, maledizione! Sarebbe rimasta in quell'imbarazzante situazione finché gli altri membri dall'associazione ciclistica non l'avessero raggiunta. Daisy affondò ulteriormente, poi si accigliò e si issò fuori dall'acqua putrida, avendo cura di proteggere il piede sinistro. Come si sarebbero rallegrate le altre signore della sua rovina, sia in senso letterale sia figurato. Non l'avevano forse avvertita che non avrebbe dovuto precipitarsi a precederle, che in nome della sicurezza sarebbero dovute restare tutte insieme? Ma quando mai lei aveva prestato ascolto a un avvertimento? Dopo quella che parve un'eternità, le altre dame cicliste girarono l'angolo e scesero lungo la collina molto più lentamente di quanto avesse fatto Daisy. A differenza di lei, molte di loro indossavano delle meno pratiche, ma più femminili, gonne pantaloni di vari colori. Alcune avevano perfino deciso di indossare dei grandi cappelli alla moda, ornati da nastri, piume e fiori artificiali, dichiarando che si sentivano nude con la testa scoperta. Daisy, d'altro canto, aveva preferito una più semplice paglietta di foggia maschile e si era 8


segretamente beffata dei loro fronzoli. Le chiamò dal fondo del fosso, benché fosse del tutto inutile, dal momento che tutte le donne si erano fermate dopo avere notato la sua bicicletta abbandonata sulla strada. «Oh, Daisy, cosa state facendo laggiù? Vi sentite bene?» domandò Lady Prudence Hamilton, abbassando lo sguardo sul fosso. Lei fu tentata di rispondere con qualcosa di sarcastico come: Oh, sì, sto benissimo. Mi sono limitata a pensare che sarebbe stato divertente gettarmi giù dalla bicicletta, precipitare nel fosso e sguazzare nell'acqua sporca. Ritengo che si goda di una vista interessante della campagna da un posto come questo! «Temo di avere urtato contro quel mattone» replicò invece, indicandolo. «E sono stata sbalzata dalla bicicletta.» Lady Prudence afferrò il mattone e lo scagliò in una siepe poco distante con tutte le sue forze, quasi avesse intenzione di punirlo. Adesso le altre signore erano scese a terra e si erano radunate sulla sommità, lo sguardo abbassato su Daisy, alcune con autentica preoccupazione, altre con un'espressione compiaciuta, come per dire: Questo è ciò che accade quando andate avanti per conto vostro senza l'appoggio delle vostre colleghe cicliste. Lady Prudence le tese la mano. Daisy le rivolse un sorriso imbarazzato. «Temo di non riuscire a reggermi sul piede sinistro. Mi occorrerà un po' più di aiuto per uscire da qui.» Lady Clementine Featherstone, la matriarca dell'associazione, si aprì un varco tra le fila variopinte delle signore radunate sulla sommità del fosso, saltò giù, infilò le mani sotto le ascelle di Daisy e la mise in 9


piedi. L'efficienza del suo comportamento sembrava indicare che tirare fuori delle giovani gentildonne dai fossi era una cosa che faceva ogni giorno. Tuttavia, la profondità del fosso e l'incapacità di Daisy di appoggiare il peso del corpo sul piede dolorante rese vani perfino gli sforzi di Lady Featherstone. «Voi due» ordinò questa, accennando in direzione di due dei membri più giovani e più robusti del gruppo, «venite qui e datemi una mano. Dovremo sorreggerla per riportarla sulla strada.» Il marito di Lady Featherstone era un importante generale e a volte la moglie dava l'impressione di pensare di essere lei stessa un ufficiale di grado elevato. Sebbene di solito Daisy trovasse irritante quel suo atteggiamento, in quell'occasione costituiva un notevole pregio. Le due giovani fissarono accigliate il fondo del fosso e rimasero dove si trovavano. «Muovetevi!» abbaiò Lady Featherstone. «Smettete di gingillarvi. A Lady Daisy occorre il nostro aiuto e noi abbiamo sempre aiutato le nostre sorelle cicliste quando era necessario, non è vero?» Ancora palesemente accigliate, le due ragazze scesero con la massima circospezione, tentando di tenere sollevate dal fango le gonne pantaloni. Fra tutte e tre, riuscirono a tirarla fuori dal fosso, mentre un'altra giovane allontanava dalla strada la bicicletta abbandonata. Circondando le spalle di Lady Featherstone con un braccio, Daisy tentò di avanzare zoppicando, ma a ogni passò il dolore le sfrecciò lungo la gamba, inducendola a trasalire. Con una determinazione di cui non aveva mai sospettato l'esistenza, soffocò le grida di dolore. Non intendeva fornire altre munizioni ai mem10


bri del gruppo dei quali non riscuoteva l'approvazione. «Siete in grado di camminare, non è vero?» domandò Lady Featherstone, intuendo il suo sotterfugio. «E siete certo in grado di pedalare. Dobbiamo trovare un posto in cui potrete riposarvi. Inoltre, vi occorre un medico che esamini quel piede.» Simultaneamente, tutte le signore portarono lo sguardo a destra e a sinistra, come se sperassero che un'accogliente locanda o un uomo vestito di nero, munito della valigetta nera che usavano i medici, apparissero per magia sulla strada deserta. «Voi, ragazza.» Lady Featherstone interpellò una delle due giovani che erano scese nel fosso e che adesso stava strofinando gli stivaletti sull'erba per tentare di eliminare il fango. «Potete precederci in bicicletta per cercare il posto più vicino in cui potrà alloggiare Lady Daisy mentre si ristabilisce. Quando avrete trovato qualcosa, informate i proprietari dell'accaduto, in modo che possano venire a prenderla.» La ragazza puntò un dito verso se stessa come per dire: Io? Sul serio? Non ho già fatto abbastanza? «Sì, voi, ragazza. Andate adesso.» «Se posso darvi un consiglio prima che ve ne andiate» dichiarò Daisy, rivolgendosi alla giovane imbronciata che aveva inforcato la bicicletta, «il Duca di Mandivale vive non lontano da qui. È un amico della mia famiglia e sono certa che sarà disposto a offrirmi un posto nel quale ristabilirmi.» «Magnifico» abbaiò Lady Featherstone. «Andate, allora. Rintracciate questo Mandivale e ordinategli di venire qui a salvare Lady Daisy.» «Credo che la strada secondaria che conduce alla tenuta di Mandivale si trovi a circa un miglio di distanza dal villaggio» aggiunse Daisy. «Sono certa che 11


qualcuno al villaggio sarà in grado di fornirvi delle indicazioni più precise.» Prima che la giovane avesse percorso un paio di iarde, una carrozza apparve da dietro l'angolo. «Non importa» gridò Lady Featherstone. «Tornate indietro, ragazza. Questa carrozza potrà condurre Lady Daisy a casa del duca.» La ciclista fece girare immediatamente la bicicletta. Dopotutto, le dame dell'associazione si aspettavano sempre che tutti assecondassero i progetti di Lady Featherstone. E sembrava che la dama detenesse lo stesso potere sui conducenti delle carrozze. Obbedendo all'istante alla mano che la nobildonna aveva alzato per fargli segno di fermarsi, l'uomo rallentò all'istante e la vettura si arrestò accanto al gruppo. Lo sportello si spalancò e Guy Parnell, il Duca di Mandivale in persona, saltò a terra e sorrise alle donne. Anche se lo aveva incontrato spesso da quando era diventato un uomo, ogni volta che lo rivedeva Daisy restava di nuovo colpita da quanto apparisse virile. Alto poco più di sei piedi, dotato di spalle larghe e lunghe gambe, e con una postura eretta, avrebbe avuto l'aspetto di un soldato se non fosse stato per il suo atteggiamento noncurante. Le uniche cose che erano rimaste immutate dall'infanzia erano gli arruffati capelli biondi, gli occhi castani e quel sorriso. Quando era bambino, sua madre aveva ripetuto spesso che il sorriso di Guy sarebbe stato capace di far svenire gli uccelli e farli cadere dagli alberi, un'osservazione che aveva immancabilmente indotto il marito a guardare le figlie con aria preoccupata e a replicare che quel ragazzino sarebbe stato pericoloso quando fosse cresciuto. All'epoca, Daisy aveva dato per scontato che il genitore temesse per la sorte di quei poveri uccellini. 12


Adesso era di tutt'altro parere. E il modo in cui si azzimavano e si pavoneggiavano le signore del gruppo dimostrava che suo padre aveva avuto ragione. Il suo aspetto attraente, tuttavia, la lasciava del tutto indifferente. Sapeva troppo bene che tipo di uomo fosse diventato Guy Parnell, per essere tanto sciocca da subire il suo fascino. «Cosa è successo qui?» domandò lui in quel tono premuroso che era stata una parte così tenera della sua indole quando era bambino. «Diamine, Daisy Chain, non vi avevo riconosciuta!» Il suo sorriso si accentuò, inducendo le altre donne a pavoneggiarsi ancora di più, e, sebbene con grande riluttanza, costringendo Daisy a distogliere lo sguardo da quegli sfavillanti occhi castani, agli angoli dei quali il sorriso aveva formato una sottile rete di piccole rughe, che gli conferiva l'aspetto di uno scapestrato in modo irritante. Daisy soffocò un gemito. Conosceva fin troppo bene quale effetto esercitasse Guy Parnell sulle altre femmine. Benché una volta lo avesse esercitato anche su di lei, non era più una bambina, vittima di una stupida ossessione infantile. Era una donna adulta, perfettamente consapevole dello scopo recondito di quello sfoggio di fascino. «Avete modificato lo stile del vostro abbigliamento» dichiarò lui, percorrendola lentamente con lo sguardo e suscitando le risatine divertite delle giovani che indossavano le più convenzionali gonne pantaloni. Lei alzò il mento. Aveva già sopportato abbastanza i commenti ironici di suo fratello Nathaniel e di altri giovani uomini sui suoi calzoni da ciclista. Si trattava di una cosa che non intendeva più tollerare da nessuno, e tanto meno da Guy Parnell. «I miei calzoni sono stati confezionati apposita13


mente per andare in bicicletta e sono oltremodo comodi» replicò. «Sono molto attraenti, in effetti» convenne lui, continuando a percorrerla con lo sguardo. Daisy si sforzò di non reagire al suo tono sarcastico, alla voce profonda che le aveva fatto serpeggiare un brivido lungo la spina dorsale, né al modo in cui lui la stava osservando. Benché sembrasse quasi uno sguardo di apprezzamento, o lei si sbagliava di grosso – dopotutto, non l'aveva mai vista vestita così – o il modo in cui guardava le donne costituiva una seconda natura per lui ed era incapace di non farlo, neppure con lei. «Quindi, pare che siate stata in guerra e che abbiate bisogno di aiuto» osservò lui, scoccando un'occhiata alla bicicletta abbandonata. «Infatti» spiegò Lady Featherstone. «Lady Daisy si è fatta male al piede sinistro. Sono stata informata che siete un amico dalla famiglia Springfeld. Perciò, se volete essere così gentile, la condurrete a casa vostra e manderete a chiamare un medico.» Senza rispondere, Guy si diresse verso Daisy, si chinò e la sollevò fra le braccia, con l'accompagnamento di un coro di sospiri emessi dalle altre signore. «Naturalmente» rispose a Lady Featherstone. «Non sarebbe la prima volta che salvo da un guaio Daisy Chain.» La risata che gli vibrava nella voce era un suono così familiare. Il suo perenne buonumore l'aveva sempre incantata da bambina e non aveva mai mancato di stupirla per quanto apparisse spensierato, malgrado il tipo di esistenza che conduceva nella propria famiglia. «Dovrete portare con voi anche la sua bicicletta. Non possiamo certo lasciarla in mezzo alla strada» gli 14


ordinò Lady Featherstone mentre Guy sollevava delicatamente Daisy al di sopra del predellino della carrozza. Quando furono nell'abitacolo, lei scoprì che non stava viaggiando da solo. Perché quella scoperta non la meravigliò? «Eccovi sistemata» dichiarò lui mentre l'abbassava sul sedile e le sollevava il piede per posarlo sulla panchetta posta di fronte. «E posso presentarvi la mia amica, Miss Ruby Lovelace? Ruby, questa è Lady Daisy Springfeld.» «Molto onorata» replicò la giovane donna. «Lieta di conoscervi.» Daisy fece del suo meglio per non giudicarla. Il viso pesantemente imbellettato della donna e il suo abbigliamento eccessivamente vistoso indicavano con chiarezza che tipo di donna fosse la sua amica. «Be', mentre voi due approfondite la vostra conoscenza, io mi occuperò della bicicletta.» Guy ammiccò in direzione di Miss Ruby. «Sono certo che abbiate molte cose in comune.» La giovane squadrò Daisy dalla testa ai piedi e si accigliò un poco, a causa o del suo abbigliamento o del fetore di acqua stagnante che emanava. «Una nobildonna in calzoni... che mi venga un colpo! Indossate degli indumenti oltremodo insoliti, Lady Daisy» dichiarò in un tono non privo di riprovazione. Sembrava che Daisy non fosse l'unica a esprimere dei giudizi poco lusinghieri. «È il mio costume da ciclista. Faccio parte della Società dell'abbigliamento razionale. Intendiamo modificare il modo in cui si vestono le donne, in modo che non siano ostacolate dal peso di tanti strati di tessuto e dalle restrizioni di corsetti e sottogonne. Se le donne si 15


vestissero in modo più razionale, sarebbero ben più libere e potrebbero dedicarsi a molte più attività.» Daisy percepì la fierezza nella propria voce mentre snocciolava l'ormai ben noto predicozzo, ed era effettivamente orgogliosa di essere un membro di un'organizzazione così progressista. Avrebbe solo voluto che il mondo non disapprovasse a tal punto le loro iniziative. Miss Ruby annuì. «Mi sembra una cosa sensata. A volte indosso degli abiti maschili quando recito e mi sento diversa... in qualche modo, più forte e, come affermate voi, più libera. Ma dubito che il mio pubblico gradirebbe che indossassi dei calzoni quando non sono sul palcoscenico. Comunque, l'importante è che ne siate contenta voi.» «Oh, siete un'attrice» replicò lei, sorridendo per il sollievo. Miss Ruby inclinò la testa da un lato e inarcò le sopracciglia, cancellando il sorriso dalle labbra di Daisy. La domanda non formulata rimase sospesa nell'aria: Cosa credevate che fossi? La carrozza oscillò, fornendo un molto gradito diversivo all'imbarazzo di Daisy. Si girò sul sedile e mise fuori la testa per vedere cosa avesse causato quello scossone. Bersagliati dalle incessanti istruzioni di Lady Featherstone, Guy e il cocchiere stavano legando la sua bicicletta alla parte posteriore della vettura. «Ben fatto» approvò Lady Featherstone quando ebbero terminato, spolverandosi le mani come se fosse stata lei a sobbarcarsi quella fatica. «Ora dovete legare anche la mia bicicletta, poiché ho intenzione di accompagnare Lady Daisy come suo chaperon.» «Temo che non ci sia il posto sufficiente, milady» la informò il cocchiere. 16


Lady Featherstone emise un suono contrariato ed esaminò la parte posteriore della vettura, scuotendo la bicicletta e i bagagli legati, e infine assumendo un fiero cipiglio. «Lady Daisy sarà al sicuro» le assicurò Guy quando finalmente la nobildonna dovette ammettere che il cocchiere aveva ragione. «Ho con me un'amica che sto accompagnando alla stazione. Quando saremo al villaggio, passerò a prendere mia cugina affinché venga con noi. Inoltre, quando sarò alla stazione, potrò anche spedire un telegramma alla sua famiglia, in modo che mandino un loro chaperon mentre Lady Daisy si ristabilisce.» Miss Ruby scoppiò in una risata. «Non ero mai stata uno chaperon.» Batté la mano sul braccio di Daisy, come se condividessero una sorta di burla. «La vostra virtù, tuttavia, non dovrebbe correre alcun pericolo. Credetemi, ho fatto del mio meglio per rendere esausto il duca durante questo fine settimana. È assai probabile che non proverà la necessità di avere altre donne per diverso tempo.» Daisy si appoggiò allo schienale del sedile, il corpo rigido, le labbra serrate in una linea dura. Si sforzò di ignorare quell'osservazione e tutto ciò che significava, anche se le fu impossibile, dato che il pensiero di come quella donna avesse reso esausto Guy le procurava un malessere infinitamente più acuto del dolore al piede. Un'espressione mesta si dipinse sul viso imbellettato di Miss Ruby. «Anche se spero che si riprenda in fretta e mi inviti di nuovo nella sua tenuta. Mi sono talmente divertita durante questo fine settimana! Quell'uomo sa come trattare una signora.» Si sporse in avanti, come se intendesse confidarsi 17


con Daisy. Lei trattenne il fiato, certa che si trattasse di una confidenza che avrebbe preferito Miss Ruby tenesse per sé. «A teatro, tutti noi attori facciamo a gara per richiamare l'attenzione del pubblico su di noi. Be'...» piegò il pollice verso la parte posteriore della carrozza. «... l'esecuzione di quell'uomo è stata decisamente straordinaria, al punto da meritare che il suo nome venga posto in cima al cartellone, se capite ciò che voglio dire.» Purtroppo, Daisy lo capiva fin troppo bene, anche se si astenne da qualsiasi commento, limitandosi a deglutire per ricacciare il nodo che le aveva serrato la gola, a tenere lo sguardo fisso davanti a sé e ad augurarsi che Miss Ruby cambiasse argomento. Lady Featherstone mise dentro la testa dallo sportello della carrozza. Scoccò a Ruby un'occhiata perplessa, quindi si volse verso Daisy, le sopracciglia inarcate in un'espressione interrogativa. «Non avrò alcun problema» le assicurò lei. «Non c'è che un breve tratto di strada fino alla stazione e non voglio interrompere la vostra escursione più di quanto non abbia già fatto.» Malgrado la presenza di Miss Ruby, malgrado le sue inappropriate osservazioni, e sebbene lei disapprovasse lo stile di vita di Guy, si fidava ciecamente di lui. Benché fosse un notorio donnaiolo, faceva quasi parte della sua famiglia e l'aveva sempre trattata come una sorella minore, anche se a volte lei avrebbe desiderato che non lo facesse. Dopo avere scoccato un'altra occhiata preoccupata a Ruby, Lady Featherstone ritirò la testa e Daisy la sentì rivolgere alcune severe parole a Guy prima che un coro di saluti si levasse dal gruppo delle cicliste. 18


Sporgendosi, Daisy agitò la mano nella loro direzione. Con molti squilli di campanello, le signore si allontanarono lungo la strada, le piume dei loro cappelli che sventolavano nella brezza. Guy salì nella carrozza e si sedette accanto a Ruby, che gli posò una mano sul ginocchio in un gesto possessivo e la testa sulla spalla con un sorriso soddisfatto. Lui batté la mano sul tetto della vettura. I cavalli nitrirono e la vettura si avviò lentamente, quel passo così tranquillo probabilmente destinato a rendere il viaggio il più confortevole possibile per Daisy. Lei, purtroppo, si sentiva terribilmente a disagio. Come avrebbe potuto non esserlo quando era seduta così vicina a Guy e alla sua ultima amante? Si voltò per portare lo sguardo sulla campagna che sfilava al di là del finestrino, tentando di non lasciar trapelare la riprovazione dal proprio viso e sforzandosi ancora di più di non pensare a tutto ciò che le aveva confidato Miss Ruby. Si rifiutava di azzardare congetture su ciò che aveva fatto per rendere esausto Guy Parnell o su ciò che aveva fatto lui per essere reputato straordinario, anche se, maledizione!, era l'unica cosa a cui era in grado di pensare.

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