Penny Jordan
La magia del Natale
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Her Christmas Fantasy Christmas Eve Wedding Harlequin Presents Harlequin Mills & Boon Romance © 1996 Penny Jordan © 2002 Penny Jordan Traduzioni di Claudia Cavallaro e Giuseppe Biemmi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 1997 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Harmony Pack novembre 1997 - novembre 2005 Questa edizione myLit novembre 2016 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2016 da CPI, Moravia MYLIT ISSN 2282 - 3549 Periodico mensile n. 39 dello 03/11/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 162 del 31/05/2013 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Fiocchi di neve
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Davanti al negozio, Lisa esitò esaminando con fare dubbioso i costosi abiti firmati esposti in vetrina. Era stata un'amica a darle l'indirizzo, dicendole che era uno dei rivenditori di vestiti quasi nuovi più esclusivi della città, dove le grandi firme venivano cedute a un terzo del prezzo originario. Lisa non era una fanatica della moda, di solito si rivolgeva a grandi magazzini di buona qualità, ma Henry era sembrato così preoccupato che lei facesse buona impressione alla sua famiglia e ai suoi amici, e soprattutto alla madre, durante la loro visita di Natale a casa dei genitori, che lei si era sentita obbligata a comperare qualcosa di speciale. Sapeva che molte delle sue amiche trovavano Henry un po' all'antica e pieno di sé, ma lei riteneva che le sue qualità di onestà e affidabilità facessero passare in secondo piano la sua tendenza a essere forse troppo esigente e meticoloso anche nei dettagli meno importanti. Quando una delle sue amiche più schiette le aveva chiesto che cosa ci trovasse in lui, Lisa aveva risposto che lo considerava un marito affidabile e un buon padre. «E l'amore?» aveva chiesto l'amica. Lisa aveva riso, divertita. «Non sono il tipo di donna 7
da amori passionali e disperati» aveva risposto. «Né voglio esserlo!» «Ma non ti infastidisce che Henry sia così maschilista e antiquato? Tutta questa insistenza per presentarti alla famiglia... dicendoti anche come vestirti!» «Vuole solo che faccia buona impressione. Chiaramente ci tiene all'opinione dei genitori e...» «Ed è ancora attaccato alle gonne della mamma» aveva ironizzato l'amica. «Conosco il tipo. Saprai, naturalmente, che poco prima di conoscerti era sul punto di fidanzarsi con un'altra e che la lasciò perché temeva che la famiglia non l'avrebbe approvata?» «Sì, lo so. Ma la ragione per cui lasciò Janey non era perché aveva già avuto altre relazioni, ma semplicemente perché non avevano niente in comune.» «E voi due invece sì?» «Sì, vogliamo tutti e due le stesse cose nella vita.» E dopotutto era vero. Forse non si era innamorata a prima vista di Henry la sera che si erano conosciuti, ma di certo le era piaciuto abbastanza da accettare il suo invito a cena, dopodiché la loro relazione si era sviluppata gradatamente fino al punto da decidere di sposarsi. Al momento, i genitori di Lisa si trovavano in Giappone e, se Henry non l'avesse invitata a casa dei suoi nello Yorkshire, il suo sarebbe stato un Natale solitario. Lui l'aveva già avvertita che la sua famiglia avrebbe potuto considerare il suo lavoro di antiquaria un po' troppo bohémien e pseudoartistico, ritenendo più appropriato un lavoro di insegnante o di infermiera. «Mia madre non approva che le donne sposate lavorino, soprattutto se hanno bambini» le aveva detto Henry. 8
Soffocando la voglia di rispondergli che sua madre era del tutto fuori della realtà, Lisa aveva invece ribattuto con calma: «Molte donne tendono a ridurre l'orario di lavoro o a mettere un freno alla carriera quando i figli sono piccoli». Non sapeva se questo avesse soddisfatto Henry, comunque lui non aveva replicato. Lisa si rendeva conto che era importante per lui che la sua famiglia la accettasse, per cui era decisa a fare di tutto per apparire nella sua forma migliore. In ogni caso, non poteva restare tutto il giorno fuori da quel negozio, si disse spalancando la porta per entrare. La ragazza che la accolse spiegò che sostituiva momentaneamente la proprietaria e si offrì di mostrarle alcuni capi. «Questo è di Armani» spiegò con entusiasmo notando lo sguardo interessato di Lisa. «Un vero affare... Io stessa ero tentata di prenderlo, ma non è della mia taglia.» Lisa si accigliò. Chi diavolo poteva permettersi di comperare un abito firmato e poi sbarazzarsene nel giro di pochi mesi, soprattutto uno dal taglio così classico che sarebbe potuto andare bene in qualsiasi occasione? «Se vuole, abbiamo molte altre cose... Desidera vederle?» Lisa acconsentì con un sorriso. Cominciava a divertirsi più di quanto si fosse aspettata. Aveva sempre amato gli abiti eleganti. Un'ora dopo, i capelli biondi leggermente arruffati per tutte le cose provate, fece una smorfia amareggiata davanti alla pila di abiti che aveva messo da parte. Quale donna aveva potuto separarsi da un guardaroba così elegante e costoso? Di certo qualcuna che non doveva 9
preoccuparsi del denaro che spendeva. Inspirò a fondo prima di firmare la nota della carta di credito, dicendosi che non aveva comperato quei vestiti per Henry e la sua famiglia, ma per se stessa. «Ha fatto un vero affare» le disse inutilmente la commessa inserendo gli acquisti in diversi grossi sacchetti. Era appena uscita dal negozio quando un'auto di grossa cilindrata accostò in doppia fila. Il conducente sembrava molto irritato e di cattivo umore, decise Lisa guardandolo avviarsi al negozio, e si chiese oziosamente chi potesse essere. Non un potenziale cliente. No, non era decisamente il tipo che dovendo comperare qualcosa per una donna si sarebbe rivolto al mercato di seconda mano. Si accorse che le gettava un'occhiata indifferente oltrepassandola. Be', nemmeno lui l'aveva particolarmente colpita. Per quanto di bell'aspetto, alto e ben piantato, profilo arrogante, non era certo il suo tipo. Senza dubbio le sue amiche più romantiche lo avrebbero considerato bello da svenire, ma per lei era troppo sicuro di sé. Lo si capiva dal modo in cui camminava: persino i folti capelli scuri avevano un'aria virile. Fece segno a un taxi che sopraggiungeva e diede all'autista l'indirizzo dell'amica che le aveva dato quello del negozio. Aveva promesso di passare a trovarla, ma per qualche ragione, dopo averle mostrato gli acquisti e avere ricevuto la sua approvazione invidiosa, scoprì che Alison era più interessata all'uomo che le aveva riferito di avere incrociato all'uscita del negozio, che alla sua prossima visita ai genitori di Henry. 10
«Non era assolutamente il mio tipo» ripeté Lisa con fermezza. «Troppo arrogante. Dubito che sappia come si tratta una donna moderna.» «Vuoi dire che Henry lo sa?» domandò Alison seccamente. «Ma certo.» «Aspetta e vedrai» l'avvertì l'amica. «Appena ti avrà messo la fede al dito, comincerà a brontolare e a chiederti di rinunciare al lavoro. Secondo lui, sua madre è perfetta... ha dedicato la vita alla famiglia.» «Io trovo commovente questo suo attaccamento» lo difese Lisa. «Hmm... e com'è a letto?» Per quanto fosse abituata ai modi diretti di Alison, Lisa fu presa alla sprovvista e non poté che rispondere con sincerità. «Io... non so... non abbiamo mai...» «Non sai? Sei pazza? Intendi sposarlo senza nemmeno sapere com'è a letto? Da quanto tempo state insieme?» «Da quasi otto mesi» rispose Lisa un po' risentita. «Hmm... il nostro Henry non sembra essere dominato dalla passione, no?» «È solo che Henry crede al corteggiamento un po' vecchio stile e ritiene che le coppie devono conoscersi come persone. Non gli importa fare del sesso tanto per fare.» «Molto lodevole» commentò Alison, sarcastica. «Senti, il fatto che non abbiamo... che non siamo andati a letto insieme per me non è un problema» ribatté Lisa con veemenza. «No? Dovrebbe esserlo. Come diavolo puoi sposare 11
un uomo senza sapere se siete sessualmente compatibili?» «Posso. In fondo anche i nostri nonni lo facevano.» Alison roteò gli occhi. «E tu dici di non essere romantica.» «Il sesso non basta a fare un buon matrimonio. Sono stanca di uomini che ti invitano a cena e poi si aspettano che tu vada a letto con loro come ringraziamento. Io in un rapporto cerco la stabilità, Alison. Qualcuno su cui poter contare, di cui fidarsi. Qualcuno che mi rispetti e mi stimi come persona. Sì, d'accordo, forse Henry è un po' all'antica e... e...» «Frigido?» le suggerì l'amica. Ma Lisa scosse il capo e continuò. «Ma è molto leale, fedele, e...» «Se è questo che cerchi, tanto vale che ti prenda un cane» replicò Alison. «Non sono il tipo passionale. Il matrimonio non riguarda solo il presente, ma anche il futuro. Ora è meglio che vada» concluse Lisa guardando l'orologio. «Stasera esco a cena con Henry.» Avviandosi alla porta aggiunse: «Grazie per avermi consigliato quel negozio». «Sì, sono proprio invidiosa. Hai preso delle cose bellissime a prezzi incredibili. Tutta roba di quest'anno. Sei stata fortunata.» Tornando a casa, Lisa rifletté su come le amiche avessero difficoltà a capire il suo rapporto con Henry, ma dopotutto loro non avevano ricevuto la sua educazione e non condividevano il suo desiderio di tran quillità emotiva, di radici e sicurezza. I suoi genitori, totalmente assorbiti dal lavoro, erano 12
degli zingari, dei nomadi, che amavano viaggiare e spostarsi continuamente. L'idea di avere una base permanente era per loro un anatema. Durante l'infanzia, non ricordava di avere passato un anno intero nella stessa scuola. Sapeva che i genitori l'amavano, e lei li contraccambiava, ma aveva un carattere diverso. D'accordo, sapeva che sarebbe stato difficile convincere Henry che non c'era ragione per cui non potesse lavorare e fare allo stesso tempo la madre, ma era sicura che sarebbe riuscita a fargli capire quanto fosse importante per lei il suo lavoro. Al momento, Henry era socio in una prestigiosa compagnia di assicurazioni, ma avevano concordato entrambi che una volta sposati avrebbero lasciato Londra per trasferirsi in campagna. Entrò nel suo appartamentino e portò gli acquisti in camera da letto, quindi andò a farsi una doccia con l'intenzione di riprovarsi gli abiti nuovi, se le fosse rimasto tempo prima dell'arrivo di Henry. Tuttavia, sentendo i messaggi sulla segreteria telefonica, apprese che Henry annullava il loro appuntamento perché doveva andare a un importante cena di lavoro e le ricordava che dovevano ancora comperare i regali di Natale per i suoi genitori. Lei aveva già fatto numerose proposte basandosi su quello che Henry le aveva raccontato della sua famiglia: un grazioso poggiapiedi a piccolo punto per la nonna, degli eleganti vasi a tulipano per la madre che aveva la passione del giardinaggio, ma lui aveva scartato tutte le sue idee. Era stata tentata di consigliargli di provvedere da solo agli acquisti, ma sarebbe stato un po' meschino. Do13
potutto lui conosceva meglio i loro gusti. Si era appena messa uno dei vestiti che aveva comperato, il completo pantaloni di crêpe di lana beige, quando suonarono alla porta. Dando per scontato che fosse Henry, che fosse riuscito a trovare un po' di tempo per passare da lei prima della cena di lavoro, andò automaticamente ad aprire e poi si immobilizzò per lo stupore quando riconobbe l'uomo in cui si era imbattuta uscendo dal negozio. «Lisa Phillips?» domandò lui in tono brusco avanzando nell'anticamera. Intontita, lei annuì, e colta alla sprovvista da quell'arrivo inatteso non mise nemmeno in dubbio il suo diritto di entrare senza essere invitato. «Sono Oliver Davenport» si presentò il nuovo venuto porgendole un biglietto da visita. «Se non sbaglio, oggi ha comperato diverse cose al Second Time Around.» «Io... sì, ma...» «Bene, allora non ci metteremo molto. Purtroppo gli abiti che ha comperato non dovevano essere messi in vendita. In realtà, sono stati venduti senza il permesso della proprietaria e, date le circostanze, è come se avesse acquistato senza saperlo merci rubate, perciò non ha il diritto legale di...» «Aspetti un momento» lo interruppe Lisa, incredula, cominciando ad arrabbiarsi. «Sta forse accusando il negozio di avermi venduto cose rubate? Perché in questo caso, dovrebbe rivolgersi alla polizia e non a me.» «Non proprio. Senta, sono disposto a rimborsarle l'intera somma spesa più un'extra di cento sterline per il disturbo. Perciò se...» «Molto generoso da parte sua» ribatté lei, sarcastica. 14
«Ma ho comperato questi abiti per uno scopo preciso e non ho intenzione di rivenderli a lei. Li ho presi in buona fede e...» «Senta, le ho appena spiegato che non avrebbero mai dovuto essere messi in vendita» insistette l'uomo dandole un'occhiata spazientita. Lisa non aveva alcuna intenzione di cedere. «Se è vero, allora perché non è stato il negozio a contattarmi?» Capì subito che la domanda non gli era piaciuta dal modo in cui il suo sguardo si indurì prima di replicare in tono mordente: «Perché quella stupida donna che gestisce il negozio si rifiuta di ascoltare le mie ragioni». «Davvero? Forse non sa trattare con le donne. Non le è mai passato per la mente che un atteggiamento un po' meno aggressivo e un po' più persuasivo darebbe risultati migliori? Non che riuscirebbe mai a convincermi a cambiare idea» aggiunse con fermezza. «Ho comperato i vestiti in buona fede e, dato che il negozio non si è fatto vivo con me, non vedo perché...» «Oh, per l'amor del cielo. Se proprio ci tiene a saperlo, i vestiti appartengono all'amica di un mio cugino. Hanno litigato. Lei lo ha piantato in asso giurando che non sarebbe più tornata e per ritorsione lui ha portato i suoi vestiti al negozio. Ha agito d'impulso... e se ne è subito pentito, e quando Emma lo ha chiamato dall'Italia per fare la pace, lui mi ha chiesto di aiutarlo a recuperare le sue cose prima che lei torni a casa e scopra l'accaduto.» «Ha chiesto il suo aiuto?» Lisa non aveva dubbi su chi fosse il fidanzato di Emma, e non si trattava certo del fittizio cugino di Oliver Davenport. 15
Notò che l'occhiata che le lanciò lui per tutta risposta non era molto cordiale. Tuttavia, sentì che, anche se celate dalla sensuale eleganza dei suoi nuovi pantaloni, le ginocchia stavano leggermente cedendo. Non era da lei essere così ostinata, ma qualcosa in Oliver Davenport la rendeva stranamente antagonistica. Non era solo il fatto che le stava chiedendo di separarsi dai suoi nuovi acquisti che la rendeva combattiva, ma erano l'uomo stesso, la sua arroganza, la sua... virilità che le dava leggermente ai nervi, sfidandola a un tipo di comportamento che le era del tutto estraneo. «Lui doveva partire per un viaggio d'affari e Emma arriverà alla fine della settimana. Non voleva che entrando in casa scoprisse che mancava la metà del suo guardaroba.» «No, sono sicura che lei... cioè, lui» si corresse Lisa, «non...» Capì dal rossore che gli imporporò gli zigomi che il suo errore non gli era piaciuto affatto. «Lei non ha il diritto di tenere quei vestiti» le disse in tono cupo. «Sono stati venduti senza il permesso della proprietaria.» «Se è vero, allora tocca al negozio chiedermi di restituirli. Dopo tutto, per quanto ne so io, lei potrebbe volerli per sé perché sono un affare.» Fece una pausa. Sapeva che era furioso, ma dubitava che l'avrebbe aggredita fisicamente. «Non sia ridicola» lo sentì sussurrare, come se le avesse letto nella mente. Inspiegabilmente, Lisa si accorse che stava arrossendo. «Insomma, non vuole essere ragionevole? Non signi16
fica niente per lei causare la rottura di un rapporto con il suo rifiuto?» «Sarebbe forse colpa mia?» Lisa rimase a bocca aperta per tanta ingiustizia. «Io non c'entro niente. Se questo rapporto è così importante per lei, avrebbe dovuto pensarci prima di perdere la calma e decidere di punire la sua amichetta vendendo i suoi vestiti.» «Emma non è la mia amichetta» disse lui con calma sinistra. «Come le ho già spiegato, sono solo un intermediario. Ma non mi stupisce che lei pensi altrimenti, visto il suo comportamento illogico.» «Io credo che questa Emma, di chiunque sia la ragazza, sua o di suo cugino, stia meglio senza di lui. Come può un uomo fare una cosa simile? Quei vestiti erano praticamente nuovi e...» «Esatto. Nuovi e costosi e pagati da mio cugino, che è un tipo piuttosto geloso a cui non va a genio che la sua ragazza metta i vestiti comperati da lui per attirare l'attenzione di altri uomini.» «E per questo li ha rubati dal suo armadio e li ha venduti? Be', mi dispiace, ma spiegare a Emma che cosa ne è stato dei suoi vestiti è un problema suo e non mio.» «Potrà comperarne degli altri con i soldi che le darò, soprattutto dato che... Oh, al diavolo, non ho tempo da sprecare con lei. Mi dica quanto vuole. Secondo lei, quanto valgono da nuovi?» Lisa non aveva idea del prezzo. «Normalmente non compero abiti firmati, soprattutto non di Armani, ma immagino che valgano diverse migliaia di sterline.» «Diverse migliaia di sterline.» L'uomo fece un sorrisetto pericoloso e il suo sguardo di freddo disprezzo la 17
fece rabbrividire. «Perché non facciamo cinquemila? Le darò un assegno per cinquemila e adesso mi restituisca i vestiti di Emma.» Lisa lo fissò, incredula. «Ma è assurdo. Perché mai vuole pagarmi cinquemila sterline quando potrebbe comperare un intero guardaroba nuovo con quella cifra?» Scosse il capo. «Io non riesco...» «Oh, andiamo» la interruppe lui, brusco. «Lei capisce benissimo. Persino io capisco il tempo che dovrei sprecare per sostituire ogni singolo pezzo con una copia esatta, ammesso che sapessi quello che dovrei comperare. Non esageri» l'avvertì. «La sua finta ingenuità non le si addice.» Finta ingenuità! Realizzando all'improvviso quello di cui la stava accusando, Lisa avvampò di rabbia. «Esca di qui, esca immediatamente da casa mia» gli intimò. «Altrimenti chiamerò la polizia. Come osa accusarmi di... di...?» Non riuscì a dire la parola, tanto era scandalizzata. «Non le darei quei vestiti nemmeno se me ne offrisse diecimila... ventimila» gli disse con veemenza. «Si merita di perdere Emma. In realtà, credo di fare un favore a quella ragazza permettendole di vedere che tipo d'uomo è lei. Immagino che pensasse che, solo perché glieli aveva comperati, lei avesse il diritto di riprenderseli. Al posto di Emma, io... Al posto suo...» «Sì? Al posto suo, che cosa?» la incitò lui, furioso quanto lei. «Prima di tutto non le avrei permesso di comperarmeli, piuttosto...» «Piuttosto che cosa?» la sfidò l'uomo, la voce d'un tratto bassa e pericolosamente, sensualmente morbida, 18
mentre la squadrava da cima a piedi in un modo così penetrante da lasciarla tremante. Lisa non seppe reagire alla sfida sensuale del suo sguardo che la spogliava deliberatamente, lasciando il suo corpo vulnerabile... esposto... nudo. «Piuttosto che cosa?» ripeté lui in tono di trionfo. «Andrebbe in giro nuda?» Lei non fu in grado di parlare, troppo scioccata, troppo offesa, troppo consapevole della propria debolezza di fronte a tanto magnetismo. «D'altronde, secondo lei, dato che si rifiuta di credere che rappresento mio cugino e non me stesso, lei ha addosso abiti che ho scelto io, che ho comperato io» aggiunse a bassa voce, indugiando con lo sguardo sul suo corpo per la seconda volta, ma più lentamente, in modo più seducente. Senza capire come, Lisa riuscì a trovare la forza di liberarsi da quella specie di incantesimo. Indietreggiò, mettendosi così a distanza di sicurezza da lui, ed evitando i suoi occhi gli intimò con voce roca: «Voglio che se ne vada. Subito. Altrimenti...». «Chiamerà la polizia, lo so» finì lui al posto suo. «Bene, visto che non riesco a farla ragionare, non dimenticherò quanto poco si sia dimostrata disposta a collaborare» aggiunse con un'occhiata che le provocò un brivido lungo la schiena. «Anche se posso capire perché è così restia a separarsi da quei vestiti. Quello le sta molto bene» si complimentò avviandosi alla porta. Si fermò e tornò indietro per tracciare con la punta dell'indice la V della scollatura. «Su di lei è un po' più aderente che su Emma, lei ha una taglia di meno. Bello... soprattutto portato come lo porta lei, senza niente sotto...» 19
Lisa soffocò le battute indignate che le vennero spontanee, sapendo che niente avrebbe potuto cancellare quello che era appena stato detto o l'effetto che le parole avevano avuto su di lei. Perché, si chiese mentre lui se ne andava con più calma di quando era arrivato, il suo corpo reagiva così... così stupidamente ed eroticamente al suo tocco? Senza nemmeno abbassare lo sguardo, capì che i capezzoli erano ancora evidenti sotto il sottile tessuto del gilet. Era perché era troppo tesa, tentò di consolarsi un'ora dopo, prendendo una tazza di caffè appena fatto. Naturalmente, avrebbe chiamato il negozio per scoprire esattamente come stavano le cose, e se le avessero chiesto di restituire gli abiti non avrebbe potuto rifiutarsi di farlo. Ma come aveva osato quel tipo toccarla a quel modo... come se... come se? Come se sapesse che stava eccitandola e la cosa lo avesse divertito. Non era vero. Lo odiava e odiava il modo in cui l'aveva toccata. Non aveva alcuna intenzione di rivederlo e di certo non sarebbe stata lei ad aiutarlo a fare la pace con Emma restituendogli i vestiti.
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