La maledizione del laird di Jeanine Englert

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JEANINE ENGLERT

La maledizione del laird


Immagine di copertina: David Lichtneker/Arcangel Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Eloping with the Laird Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2022 Jeanine Englert Traduzione di Graziella Reggio Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special luglio 2022 Questo volume è stato stampato nel giugno 2022 da CPI Moravia Books I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 327S del 27/07/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Dedica

A mia madre e mio padre, la cui giovane storia d'amore dura da cinquantatré anni. Vi ringrazio perché mi ricordate sempre l'importanza di sperare, amare e non arrendersi mai, nemmeno quando sembra di affrontare l'impossibile. Buon anniversario! Vi voglio bene. E a mio marito Brian; devo a te ogni libro che scrivo. Ti amo.


1 Argyll, Scozia, ottobre 1740 Un gran numero di uomini competeva nell'ampio campo aperto, cimentandosi nelle varie prove di forza e abilità che Bran Stewart, Laird di Glenhaven e padre di Moira, organizzava ogni autunno. Il Torneo dei Campioni era una fastidiosa tradizione annuale, ancora più sgradevole quell'anno, poiché Moira aveva il compito di selezionare un consorte. «Chi hai scelto, sorella?» Ewan Stewart, il primogenito, si avvicinò e si sistemò al suo fianco, appoggiandosi al tronco di uno dei tanti alberi di sorbo che li attorniavano. «Nessuno di loro. Ti basta come risposta?» Moira Fraser si voltò accigliata verso il fratello preferito. Si sforzava di essere adirata con lui, ma le era impossibile. «Nay, sorella. Devi indicare il tuo futuro consorte, e presto. Domani sarà l'ultimo giorno di torneo, poi tutti i laird, con i loro figli maggiori, si disperderanno per ritornare nel luogo dal quale provengono. Se non decidi, lo farà nostro padre per te. È questo che desideri?» Ewan posò su di lei i caldi occhi castani. Il tono com7


prensivo le generò, sottopelle, un brivido di panico. Era chiaro a entrambi com'era andato a finire il suo primo matrimonio: molto male. «Sai che cosa vorrei» sussurrò Moira. Premette la mano sulla corteccia con tanta forza da imprimerne il disegno sulla pelle morbida, all'interno del polso. «Per quale motivo non posso rimanere vedova? Perché mai mi devo risposare?» «È il modo migliore per proteggerti.» «Era questo che faceva il mio primo marito?» Represse una risata amara. Ewan protese un braccio per toccarle la mano. Senza volerlo, lei trasalì; un'eredità del defunto consorte. A volte il contatto fisico la proiettava in un luogo dove non avrebbe mai desiderato tornare: la memoria. «Moira, hai capito cosa intendevo. Nessuno di noi lo sospettava. Se avessimo...» Il ben noto tormento riemerse. Soffocando la vergogna, Moira lo interruppe. «Lo so. Ma ciò non significa che intenda legarmi ancora a un uomo in quel modo, né ora né mai.» «In questo caso, sorella, nostro padre ti ha accordato la possibilità di scegliere, che di norma è negata alle donne. Approfittane. Non è molto, me ne rendo conto, e non cancella quanto accaduto, comunque cogli l'occasione prima che ti sfugga. Altrimenti sarà lui a selezionare il laird con il patrimonio e il castello più grandi, nella speranza di assicurarti un avvenire.» Proprio come la prima volta. Moira osservò il prato. Le due dozzine di laird e i lo8


ro figli maschi sembravano ragionevoli, normali, magari anche gentili, tuttavia era impossibile capire tutto di una persona, finché non ci si ritrovava a tu per tu a notte fonda, avvolti dalle tenebre. Era allora che emergevano i mostri. Quando una grossa pietra si abbatté con fragore al suolo, lei trasalì e sbarrò gli occhi di fronte al mare di uomini. «Come posso capire se uno di loro va bene per me, Ewan? Sembrano tutti... uguali.» Per giunta non si fidava più della propria capacità di discernimento. Aveva conosciuto Peter Fraser durante un raduno di quel genere. Il padre li aveva presentati nella speranza che stabilissero un legame tra loro. Il primogenito del laird, destinato ad assumere presto il comando del clan, l'aveva corteggiata con cortesia, pieno di fascino e di premure. Le aveva dedicato attenzioni costanti e prevedibili e, nel giro di tre giorni, lei si era innamorata, lasciandosi ingannare dalle apparenze. Si erano sposati soltanto un mese dopo, ma a poche settimane dallo scambio delle promesse Moira avrebbe preferito morire. Anzi, per la precisione, avrebbe voluto che perisse lui. Non aveva mai raccontato a nessuno quanto accaduto la sera del suo decesso e non l'avrebbe mai fatto. Era giusto tenere sepolti certi segreti, e i suoi erano sottoterra insieme a Peter. «Mi permetti di darti qualche consiglio? Ho trascorso un po' di tempo con alcuni di questi uomini e posso descriverne vizi e virtù. Ti aiuterebbe?» si offrì Ewan, con la speranza dipinta in volto. 9


«Aye» acconsentì lei per assecondarlo. «Dimmi chi sono i primi tre della lista. Parlerò con loro, prenderò una decisione e domani, entro la fine della giornata, l'annuncerò a nostro padre.» Lui strizzò gli occhi. «Sul serio?» «Aye, fratello. Procedi, dunque» lo esortò Moira. Doveva compiacere il padre. Era ammalato e l'ansia per lei, unita alla fretta di sistemarla, gli costava cara. Solo il cielo sapeva se si sentisse in colpa per quanto successo con Peter, benché lei non ne avesse mai fatto alcun cenno. Gli aveva promesso di fornirgli il nome di un possibile futuro marito al termine del torneo e avrebbe tenuto fede alla parola data, malgrado il terrore di risposarsi. «Il primo candidato, al momento nell'angolo a nordest, intento a prepararsi per il lancio del tronco, è Phineas Grant, primogenito ed erede di una grande proprietà a nord di Loch Ness. Robusto, abile e con le idee piuttosto chiare.» «Ma?» Moira percepiva l'esitazione. «A quanto ho sentito, ama il gioco d'azzardo, quindi dovresti tener d'occhio i cordoni della borsa del clan. Per il bene dei tuoi figli, ovvio.» «È escluso. Chi è il prossimo?» Ewan sospirò. «Sean MacIntosh, alla tua sinistra, anche lui un primogenito, in coda per il tiro con l'arco. Forse è un po' giovane per te, ha circa tre anni meno, ma la tua forza potrebbe rappresentare un pregio ai suoi occhi. La sua tenuta, però, è più piccola, vicino a Inverness, sul Moray Firth. Dovresti portare con te le tue pel10


licce, sorella. D'inverno soffia un vento gelido dal mare.» Rabbrividì. Lei si accigliò nel vedere che MacIntosh sbagliava completamente mira. «È cieco? Persino io avrei potuto colpire quel bersaglio a occhi bendati.» Il fratello rise. «Forse ha davvero un problema di vista, adesso che me lo fai notare. Non è mai stato bravo con l'arco. Comunque la mia prima scelta per te sarebbe Garrick MacLean. Sarà il prossimo a scoccare le frecce. Garrick è un secondogenito, ma il fratello maggiore è morto di febbre un anno fa. Quindi erediterà un'estesa tenuta lungo il Loch Linnhe, a un giorno di viaggio a cavallo da qui. È un brav'uomo, Moira. Uno dei migliori che puoi trovare.» Lei guardò il giovane avvenente dai capelli biondo sabbia, mentre, durante una pausa, venivano collocati nuovi bersagli, più vicino al boschetto. Cosa ne sapeva davvero Ewan? Le toccava indagare di persona su di lui prima che calasse il sole, l'indomani. Altrimenti il padre avrebbe scelto al posto suo. Moira sentì lo stomaco contrarsi. Puntò lo sguardo verso altri concorrenti sparsi per il campo, facendolo rimbalzare dall'uno all'altro, al pari di un sasso sull'acqua prima di sprofondare nell'abisso. Un uomo mai visto prima stava in disparte, lontano dalla folla, seduto su uno dei tronchi stesi a terra dai soldati per chi desiderava assistere alle gare. L'espressione cupa e le sopracciglia aggrottate rivelavano la noia, mentre il cipiglio lasciava trasparire l'irritazione; i medesimi sentimenti che provava lei. Dunque almeno una persona 11


condivideva il suo fastidio per la giornata, il che le scaldò il cuore. «E lui?» Strizzando le palpebre, Moira arricciò le labbra. «Quello seduto da solo, là in fondo. Ha uno stemma nobiliare sul soprabito. Chi è?» Il fratello scosse la testa. «Laird Rory McKenna? Nay, Moira. Non è da prendere in considerazione. Hai mai sentito parlare di Black Rory?» «Black Rory? Cosa stai dicendo?» Guardò di nuovo lo sconosciuto e lo vide irrigidirsi, quasi avesse percepito l'intensità del suo sguardo. Moira arretrò un poco per nascondersi all'ombra delle fronde del sorbo. «Dicono che sia malato, in modo grave» le rispose sottovoce Ewan. «Una maledizione di famiglia, a quanto sembra. S'indebolisce di giorno in giorno. Lo zio ha fretta che si sposi, poiché Rory è un laird e non ha fratelli né cugini maschi. Tuttavia nessuno vuole vincolare la figlia a un uomo vicino alla morte.» Lei sollevò il capo e lo fissò con impudenza mentre si levava in piedi. Rory McKenna era alto e indossava calzoni attillati grigi, che mettevano in risalto le gambe muscolose. La redingote nera senza colletto, con i polsi ampi ornati da bottoni d'argento, copriva il torso altrettanto prestante. Non aveva affatto l'aspetto di un moribondo. I capelli scuri ondulati, forse un po' troppo lunghi rispetto ai canoni della moda, valorizzavano i lineamenti scolpiti. Aveva un'aria autorevole, e gli occhi attenti non sembravano lasciarsi sfuggire nulla. «Te lo stai inventando per prendermi in giro? Non sembra ammalato. Al contrario, è in forma. E sappiamo tutti e due 12


che le maledizioni sono solamente assurdità.» Ewan si avvicinò un poco e abbassò la voce a un sussurro. «Per parecchie generazioni, tutti i discendenti diretti di sesso maschile della famiglia McKenna sono defunti prima dei ventiquattro anni d'età. Domandalo a chiunque. E se questa non è una maledizione, che cos'è, sorella?» «Hai appena affermato che lo zio è ancora in vita. Non dimostra forse il contrario?» Accigliata, lei lo fissò in volto e incrociò le braccia al petto. Sembrava troppo perfetto per essere vero, se ne rendeva conto. «Da tempo si mormora che lo zio sia stato generato da un uomo che non era un McKenna. Del resto non ha mai avanzato pretese sul titolo di laird, quindi la diceria è accettata come una verità.» Moira s'incuriosì ancora di più. Osservò i movimenti fluidi e disinvolti di McKenna mentre si avvicinava ai margini del prato, nel quale i concorrenti si esercitavano a scoccare frecce contro vari bersagli. «Quanti anni ha adesso?» s'informò e trattenne il fiato in attesa della risposta del fratello. Forse, in fondo, quell'uomo avrebbe esaudito le sue preghiere. «Ventitré. Pare che gli restino soltanto pochi mesi di vita.» Lo stomaco di Moira fremette. Erano esattamente le parole che aveva sperato di sentire. Preferiva di gran lunga l'idea di restare ancora vedova, piuttosto che svolgere il ruolo di moglie. Prese una lunga boccata d'aria, raddrizzò le spalle e impresse un bacio sulla guancia di Ewan. «Grazie, fra13


tello. Credo di avere appena identificato il mio nuovo marito.» «Non parli sul serio?» le domandò lui, drizzando la testa. «Perché no? È un laird, di aspetto gradevole e prossimo a morire.» Ewan si aggrappò al suo braccio. «Non puoi buttare via il futuro a causa del passato.» «Non lo farò» gli sussurrò Moira di rimando. «È così, con lui, che prenderò in mano il mio avvenire senza dover acconsentire alle richieste di un marito per il resto dei miei giorni.» Quale uomo, infatti, l'avrebbe voluta, dopo che aveva seppellito due consorti prima ancora di compiere venticinque anni? Lei stessa sarebbe stata considerata maledetta e si sarebbe premurata di soffiare sul fuoco di quella maldicenza fino a far divampare un rogo. «Moira, non ragioni con chiarezza. Non c'è futuro con un uomo vicino alla morte.» Lei gli fece segno di tacere e s'incamminò tra gli alberi in direzione di Black Rory, senza curarsi delle proteste del fratello. Ignara di tutto, tranne che dell'uomo oscuro e misterioso destinato a risolvere tutti i suoi problemi, sollevò l'orlo della gonna e, a passi decisi, uscì dal boschetto e si addentrò nel campo aperto. Vide Rory McKenna, Black Rory come ormai lo chiamava tra sé, ricambiare il suo sguardo e sorrise. «State ferma!» le urlò lui, tendendo un braccio per bloccarla a pochi passi di distanza. Confusa dal grido e incurante dell'avvertimento, 14


Moira proseguì. Con espressione allarmata, McKenna le si lanciò addosso proprio mentre una freccia le sibilava accanto all'orecchio. Piombarono con violenza a terra. Moira boccheggiava sotto di lui, incapace di prendere fiato. Il peso del corpo muscoloso testimoniava che era forte e temibile, malgrado le affermazioni di Ewan. «Cosa vi è saltato in mente? Avete rischiato di venire uccisa» l'ammonì il laird. Quando si accorse che faticava a riprendere fiato, si scostò, ma continuò a tenerle la mano. Mentre le dita callose avvolgevano le sue, Moira fremette, colta da un brivido di consapevolezza che le percorse il braccio. Subito si sottrasse alla presa. Quel breve contatto aveva suscitato in lei una sensazione strana, insolita, che non provava da anni: un senso di sicurezza. Si allontanò in fretta. Sapeva fin troppo bene che non era il caso di crederci. «Un attimo di pazienza. Vi è mancato il respiro, tutto qui.» Gli occhi grigi erano duri e inflessibili. Il tono autorevole e convinto. Lei credeva alle sue parole, benché non lo conoscesse affatto, il che era ridicolo. «Inspirate con lentezza» la esortò. L'aria le fluì di colpo nei polmoni, facendola tossire e ansimare. Una piccola folla si radunò intorno a loro. Tutti i volti la scrutavano dall'alto. «Ve la sentite di mettervi in piedi?» s'informò lui. Certo, Moira se la sentiva di alzarsi... e morire d'imbarazzo. Rossa in volto, annuì. McKenna si raddrizzò e 15


le offrì la mano. Lei esitò, ma poi accettò l'aiuto, incapace di sollevarsi da sola. Dopo averla tratta in piedi senza difficoltà, lui le mormorò: «Ecco. Adesso sedetevi per qualche istante». Le indicò un tronco a poca distanza. Tentò di prenderla per un gomito per guidarla, ma poiché lei si scostò, lasciò ricadere il braccio lungo il fianco. «Lasciatele spazio per respirare!» La sua voce chiara e decisa risuonò come un ordine. La folla si disperse. Rimase soltanto Ewan, che osservava la scena da poca distanza. Fece per avvicinarsi, però Moira scosse il capo per tenerlo lontano e subito distolse lo sguardo. Si sforzò di recuperare il contegno, insieme alla capacità di parlare e ragionare. Sentiva il cuore martellare nel petto e aveva la schiena dolorante a causa della caduta. Faticava ancora a respirare a ritmo regolare, sbigottita per quanto accaduto. A quel punto si accorse che il bersaglio era stato spostato. Come aveva potuto mancare di notarlo poco prima? Non era mai stata così sbadata durante un torneo. Cosa le era successo? Aggrottò le sopracciglia. La fretta di trovare un consorte adeguato le aveva annebbiato la mente. Se non fosse stata bloccata in tempo, si sarebbe ritrovata con una freccia conficcata nel petto o peggio ancora. Si sfregò le braccia. «Anche per voi è la prima volta qui?» le domandò McKenna, lanciandole un'occhiata. Si protese in avanti, appoggiandosi sui gomiti, per scrutarla in volto. «Nay. Ho sempre assistito a queste sfide, a quanto ri16


cordo. Sono Mrs. Moira Fraser, figlia del Laird di Glenhaven.» Lui impallidì. «E vi ho appena sbattuto a terra senza cerimonie.» Fremette. «Le mie più sentite scuse, signora. Non ero mai venuto al torneo e sono arrivato soltanto stamattina a causa di un ritardo imprevisto. Non mi sono ancora presentato a nessuno. Sono Rory McKenna, Laird di Blackmore.» «Mi avete salvato la vita. Vi devo piuttosto ringraziare.» McKenna corrugò la fronte. «Dunque, se siete tanto esperta di tornei e tiro con l'arco, come mai vi siete lanciata a capofitto in mezzo al prato dov'erano collocati i bersagli? Avete rischiato la morte.» Sostenne il suo sguardo, in attesa di una risposta. «In tutta sincerità, desideravo parlare con voi, mio signore. Con urgenza.» «Ah, sì? Per quale motivo?» «Per chiedervi di diventare mio marito.» Rory la guardò preoccupato. La povera lass doveva essersi spaccata la testa nella caduta. O magari era successo a lui. «Scusate, cos'avete detto?» le chiese. Le sue labbra tremarono in un mezzo sorriso e Moira si avvicinò un poco per non farsi sentire da nessun altro. Gli occhi color turchese erano lucenti e ammalianti. «Vi vorrei come consorte. Ho la necessità di risposarmi, poiché mio marito è deceduto un anno fa, e ho sentito che anche voi siete alla ricerca di una moglie. Ma17


gari potremmo giungere a un accordo vantaggioso per entrambi.» Di norma Rory era un uomo di poche parole, ma per scelta, non perché non avesse nulla da dire. Tranne che in quel momento. Era esterrefatto per quanto aveva appena udito. Si rendeva conto che le possibilità di trovare una donna disposta ad accasarsi con lui erano quantomeno esigue. In fondo era vicino alla morte. «Non sapete niente di me?» s'informò. «Aye, mio signore, so chi siete e che siete... malato. Prossimo a morire, a quanto affermano. Tuttavia mi sembrate in buona salute. Magari si tratta di semplici chiacchiere che vi attribuiscono un'aura di mistero.» Lei si morse il labbro inferiore e l'osservò con maggiore attenzione. «Siete davvero infermo, oppure sono tutte assurdità?» «Siete sempre così esplicita, Mrs. Fraser?» le chiese lui. Benché fosse infastidito dalla domanda, che rasentava la sfacciataggine, Rory trovava gradevole tanta franchezza. In genere le persone che lo attorniavano parevano camminare sulle uova ed evitavano con cautela di parlare della sua malattia, tantomeno del decesso imminente. «Le esperienze passate mi hanno insegnato che a volte non c'è tempo per le sottigliezze e gli accenni velati, né motivo per farvi ricorso. La schiettezza mi si addice. Mi auguro non la giudichiate offensiva, mio signore.» «Sono sorpreso, ma non offeso» ammise lui. «Le dicerie che avete sentito sono veritiere. I medici ritengo18


no, a quanto sembra, che manchino soltanto pochi mesi alla mia fine sventurata. Proprio per questo sono qui. Mio zio desidera che trovi una consorte, e lo vorrei anch'io.» La vide inarcare le sopracciglia in segno d'incoraggiamento. «Nella speranza che generi un figlio, un discendente diretto che porti avanti il nome della famiglia... prima che io muoia» aggiunse. «Anche se rischiate di non vivere abbastanza a lungo per assistere alla sua nascita?» gli domandò lei, sgranando un poco gli occhi e addolcendosi in viso. «Mi pare una ben triste missione da compiere.» «Aye, forse. Si tratta di un tentativo estremo di garantire un avvenire potente al nostro clan; comunque mio zio mi ha chiesto di provare.» Rory scrollò le spalle. «Quindi sono venuto per onorare i suoi desideri. Si occupa di me sin da quand'ero ragazzo. Gli devo molto.» «Allora forse ci potremmo accordare. In modo tale da soddisfare tutti e due nelle nostre disgraziate circostanze attuali.» Mrs. Fraser iniziò a giocherellare con l'estremità della lunga treccia corvina. Era molto bella, tuttavia Rory si era già lasciato ingannare in passato e non intendeva più restare incantato di fronte all'avvenenza fisica di una donna. Arretrò con il busto, incrociò le braccia al petto e si schiarì la gola, imponendo a se stesso di concentrarsi sulle sue parole. «Vi sto ascoltando.» Ed era vero. Era curioso di scoprire che cosa avrebbe aggiunto, poiché era imprevedibile. 19


Per la prima volta da anni, non si annoiava. «Ero coniugata, ma adesso mi ritrovo vedova, seppur giovane, e senza figli. Dopo la scomparsa di mio marito» esordì lei con calma, «ho lasciato i Fraser, il suo clan, e sono tornata qui, dov'ero cresciuta. Ora che è passato più di un anno, mio padre si è stancato della mia costante opposizione ai suoi tentativi di trovarmi un nuovo consorte. Io stessa sono stanca. Ho tempo fino al termine del torneo, domani sera, per comunicargli la mia decisione.» Allacciò le dita in grembo, stringendole con tanta forza da sbiancare le nocche. Il tremolio della voce e i lineamenti contratti suscitarono la curiosità di Rory riguardo ai motivi per cui aveva abbandonato la famiglia acquisita per tornare alla dimora paterna e al perché l'idea di risposarsi le risultasse così spiacevole. Tuttavia, per il momento, preferì accantonarla. Doveva innanzitutto capire se la lass parlava sul serio. Non aveva tempo da perdere con i capricci e le fantasie. «Dunque io rappresento la vostra ultima scelta come marito?» le chiese, ansioso di andare al punto e conoscere la verità. «Nay, mio signore» lo smentì lei, elargendogli un sorriso autentico, che coinvolse anche gli occhi. «Voi rappresentate la prima.»

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La maledizione del laird JEANINE ENGLERT Scozia, 1740 - La giovane Moira Fraser è vedova e, per volere del padre, deve risposarsi. Ma come desiderare un secondo matrimonio, se il primo si è rivelato una fonte di sofferenza? L'unica soluzione è scegliere un uomo destinato a morire presto. La risposta alle sue preghiere è Rory McKenna, colpito da una maledizione di famiglia.


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Dal 14 settembre


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