La notte dello scandalo

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1017 - La scoperta della baronessa - L. Carlyle 1018 - Il rapimento di Lady Rowena - C. Townend 1019 - La musa segreta - E. Redgold 1020 - Un'americana a Londra - J. MacLean 1021 - L'uomo del destino - E. Boyle 1022 - Il guerriero di fuoco - M. Willingham 1023 - La sposa dello scandalo - D. Gaston 1024 - Il ballo dello scandalo - J. MacLean 1025 - Gioco d'inganni - L. Ashford 1026 - La promessa del cavaliere - N. Locke 1027 - Scandali, inganni e veritĂ - C. Linden 1028 - Un barone per l'ereditiera - J. MacLean 1029 - La solitudine del visconte - E. Boyle 1030 - I segreti di Wiscombe Chase - C. Merrill 1031 - Un bacio per scommessa - E. Hobbes 1032 - Un amore in sospeso - A. Herries 1033 - La sposa sbagliata - G. Callen 1034 - Il nemico scozzese - N. Locke 1035 - Passione, scandali e segreti - E. Hobbes 1036 - La notte dello scandalo - D. Gaston 1037 - Una sposa da proteggere - T. Brisbin 1038 - Diario di una signorina del ton - J. McQuiston 1039 - Il signore del deserto - M. Kaye


DIANE GASTON

La notte dello scandalo


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Bound by One Scandalous Night Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2016 Diane Perkins Traduzione di Gabriella Parisi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici ottobre 2016 Questo volume è stato stampato nel settembre 2016 da CPI, Barcelona I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1036 dello 01/10/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Bruxelles, Belgio, prime ore del 16 giugno 1815 Bruxelles era nel caos. Le trombe squillavano per le vie, riecheggiando tra gli enormi edifici della Grand-Place, richiamando alle armi ancora e ancora. Tutti gli ufficiali e i soldati dovevano presentarsi a rapporto! Per combattere. Si era saputo che Napoleone e il suo esercito avevano attraversato il Belgio e stavano marciando verso Bruxelles. I soldati di Wellington dovevano mobilitarsi in fretta per fermarlo. Il tenente Edmund Summerfield del Ventottesimo Reggimento di Fanteria percorse la strada saettando tra cittadini di ogni forma e misura, e gentiluomini e dame in abiti eleganti che attendevano ancora che le carrozze li portassero via dal ballo della Duchessa di Richmond. Tutti gli uomini gridavano, le donne gemevano, i bambini piangevano. Soldati in uniformi di vari colori correvano da una parte all'altra. I britannici in rosso, i belgi e gli olandesi in blu scuro, i cavalleggeri inglesi in azzurro, i fucilieri in verde scuro, gli 5


highlander con i kilt scozzesi. La gamma di tinte ricordava un carnevale, ma l'atmosfera era tesa, una polveriera che una scintilla avrebbe potuto tramutare in sommossa. Edmund si sforzò di restare calmo. Spostò la sua borsa da una spalla all'altra e desiderò di avere la testa più lucida. Aveva trascorso la serata in una taverna, a bere e a giocare a carte con i compagni ufficiali di rango troppo basso per essere invitati al ballo della duchessa. Il richiamo ripetuto della tromba, che ancora risuonava nell'aria carica di tensione, lo aveva scosso, rendendolo sufficientemente sobrio. Si fece strada verso il marciapiede di rue du Marais. Cavalli, carri, carrozze, uomini e donne a piedi gli bloccarono la via. Attraverso il caleidoscopio di colori, una visione in bianco dall'altra parte della strada lo colpì, un angelo nel bel mezzo del subbuglio. Mentre guardava, un uomo in abiti da manovale afferrò l'angelo per la vita. Questi reagì battendogli con i pugni sul braccio e scalciando contro le sue gambe, ma quel rozzo individuo con gli occhi da folle riuscì comunque a trascinare la donna con sé. Edmund balzò nella strada animata, incurante del traffico, evitando a stento di essere investito. Conquistata l'altra parte, prese a correre dietro all'uomo e alla sua preda. L'abito bianco scintillante della donna rendeva facile non perderla di vista. Il farabutto si slanciò in un vicolo tra due edifici. Edmund arrivò sul posto un attimo dopo. «Lasciatemi andare!» gridò la donna, mentre i capelli biondi, una massa di ricci, si liberavano dai nastri ricadendole sulle spalle. L'uomo la immobilizzò contro il muro e con un pugno le afferrò la stoffa dell'abito. «Vous l'aimerez, chérie» ringhiò. 6


«No!» urlò Edmund, scagliando la borsa come un ariete da demolizione contro la testa dell'aggressore. Questi barcollò e mollò la presa. Edmund lasciò cadere la borsa e colpì la mascella dell'uomo con un pugno, stendendolo al suolo. «Va' via! Allez! Vite!» Il farabutto si alzò in piedi a fatica e scomparve negli scuri recessi del vicolo. Edmund si rivolse alla donna. «Vi ha ferita? Vous a-t-il blessé?» Lei alzò lo sguardo e la tenue luce del lampione le illuminò il volto. La conosceva! «Miss Glenville!» Era Amelie Glenville. Suo fratello, Marc Glenville, era sposato con Tess, la sua sorellastra. Gli occhi della donna, spalancati per il terrore, guardarono oltre Edmund. «Miss Glenville?» La toccò sul mento e fece in modo che lei lo guardasse. «Vi ricordate di me? Sono il fratello di Tess, Edmund. Ci siamo incontrati a colazione a casa dei vostri genitori due giorni fa.» Il viso della giovane si contrasse. «Edmund!» esclamò lanciandosi tra le sue braccia. La bellissima Amelie Glenville era tra le sue braccia. Chi lo avrebbe mai creduto? Quando Miss Glenville era entrata nella stanza quella mattina, Edmund era stato incantato per un attimo inebriante dalla sua impeccabile bellezza. Dal suo viso perfetto. Dalla pelle liscia come una pesca. Dalle guance rosee. Dagli occhi azzurri come il mare. Dalla massa dorata dei riccioli, che splendevano alla luce come se fossero intessuti d'oro. Dalle labbra rigogliose e mature per essere baciate. Innocente. Irresistibile. E sorridente quando gli era stata presentata. 7


Nell'attimo successivo, però, gli era stato presentato anche il suo fidanzato, un ottimo partito, capitano del corpo di cavalleria degli Scots Greys e figlio di un conte. Edmund si era trovato di fronte alla realtà, e aveva accantonato subito ogni pensiero sulla giovane. Anche se avesse voluto corteggiare una donna, cosa che non desiderava fare, la figlia di un visconte come Amelie Glenville non si sarebbe mai interessata a un illegittimo come lui. E invece adesso lo stava abbracciando. «Cosa ci fate qui?» le chiese. «Perché siete sola?» Era evidente che fosse stata al ballo della Duchessa di Richmond. Il suo abito bianco doveva essere stato splendido prima che venisse maneggiato così malamente. Miss Glenville si ritrasse e cercò di rassettarsi il vestito. «Il capitano Fowler mi ha lasciata qui.» Il fidanzato? «Vi ha lasciata? Perché?» La giovane sbuffò. «Abbiamo avuto una discussione.» «Vi ha lasciata perché avete litigato?» Nessun gentiluomo, per nessun motivo, avrebbe abbandonato una signora in una strada cittadina in piena notte, soprattutto non in una notte come quella. «Riguardo a cosa?» «Non importa» sbottò lei. Sembrava più arrabbiata che allarmata, per lo meno. Era una fortuna. Si era resa conto di quello che le era quasi successo? «E non ho idea di come ritornare in albergo» continuò con tono irritato. «Potreste indicarmelo?» Santo cielo! Quell'uomo l'aveva abbandonata senza che lei sapesse come rientrare? «Credo che farei meglio ad accompagnarvi.» Miss Glenville si massaggiò le braccia. 8


Edmund si tolse la giacca. «Ecco. Mettetela sulle spalle.» «Possiamo tornare adesso?» disse lei con voce tremula. «È l'Hotel de Flandre.» Sarebbe stato meglio se avesse mantenuto il tono irato. «Ricordo qual era l'albergo.» Raccolse la borsa e le offrì il braccio, che Miss Glenville accettò e strinse con fare ansioso. Uscirono dalla relativa quiete del vicolo e tornarono nella cacofonia della strada. «Tenetevi stretta» la avvertì, e lei si aggrappò al suo braccio, mentre venivano urtati dalla gente che correva: i soldati verso la battaglia e gli altri verso un luogo sicuro. Cosa diamine era preso a Fowler per abbandonarla in una notte simile? Quella non era certo una passeggiata pomeridiana a Mayfair. Era passata l'una di mattina, e presto su quelle strade i soldati avrebbero affrontato la battaglia, mentre i cittadini avrebbero dovuto fronteggiare la possibile occupazione dei francesi. Miss Glenville aveva già scoperto cosa poteva capitare a una bella donna senza scorta quando le emozioni erano così intense. Era abbastanza bella da tentare qualsiasi uomo. Persino lui. Ma era meglio non rivolgere i pensieri in quella direzione. «Non dovete incontrarvi con il vostro battaglione?» chiese lei quando una compagnia di cavalleria belga li sorpassò, con gli zoccoli che martellavano sul selciato. Edmund doveva raggiungere il suo reggimento quanto prima, in effetti, ma perché farla agitare con quella notizia? «Sono più preoccupato per ciò che mia sorella e vostro fratello potrebbero farmi se vi lasciassi sola per strada. Lei mi farebbe a pezzi. Lui probabilmente mi farebbe di peggio.» 9


«Perché mai dovrebbero saperlo, se non sarete voi a dirglielo?» ribatté Miss Glenville con tono petulante. «Io non ho certo intenzione di parlare di questa notte con nessuno.» E tanti saluti al tentativo di alleggerire quell'episodio da incubo. «Allora accusate la mia coscienza. Avrei una pessima opinione di me stesso se vi abbandonassi» disse Edmund. «Al contrario di alcuni gentiluomini» borbottò lei. «Avrò tutto il tempo per raggiungere il mio reggimento.» O almeno lo sperava. «Dubito che Napoleone rinunci al sonno.» Delle belle parole, ma chi sapeva quanto Napoleone fosse vicino a Bruxelles? Edmund aveva sentito diversi resoconti. Una sola cosa era certa: gli uomini avrebbero combattuto presto. E sarebbero morti. Si concentrò sul compito di farle attraversare la folla senza ulteriori incidenti. Trovarono strade più sgombre quando raggiunsero la cattedrale di San Michele e Santa Gudula, che si innalzava maestosa nel cielo notturno, la pietra chiara che risplendeva contro il cielo nero. Gli uomini si sarebbero fermati davanti a quella chiesa gotica per una preghiera prima della battaglia, Edmund ci avrebbe scommesso. Non faceva male pregare un po'. Pregare di non morire. Scosse il capo. Non pensare a queste cose, si disse. Ma aveva visto troppe battaglie sulla Penisola Iberica, troppi bravi uomini morire, mentre lui era sopravvissuto. I soldati parlavano spesso di avere solo un numero limitato di battaglie da cui uscire incolumi prima che arrivasse il momento di dire addio alla vita. Miss Glenville si passò la mano guantata sugli occhi. Stava piangendo? Se solo lui avesse potuto impe10


dire di farle vivere quella notte agghiacciante. Lei era troppo adorabile e incontaminata per essere trattata in modo così rozzo. Immaginare cosa avesse voluto farle quel farabutto gli faceva stringere i pugni. Doveva distrarre entrambi dai loro pensieri. «E allora, cosa è successo con il capitano... il capitano Come-si-chiama?» Finse di non ricordare il suo nome. «Fowler.» Miss Glenville pronunciò il nome come se fosse un termine dispregiativo. «Il capitano Fowler.» «Abbiamo litigato e lui è andato via e mi ha lasciata.» La giovane girò la testa dall'altra parte. Che mascalzone. «Che genere di litigio è stato mai se ha addirittura ritenuto opportuno abbandonarvi?» I portoni della cattedrale si aprirono, rivelando il brillio delle candele all'interno. Ne uscì un soldato in uniforme, con il capo chino. Edmund sperò che le sue preghiere sarebbero state esaudite. Si rivolse di nuovo a Miss Glenville. «Ditemi perché avete discusso con il capitano Fowler.» Lei si passò di nuovo una mano sugli occhi. «No di certo.» Edmund insisté. «È per questo che state piangendo?» Temeva fosse a causa dei maltrattamenti dell'altro uomo. «Non sto piangendo! Sono arrabbiata» ribatté gridando. Meglio la collera. Buon per lei. E anche buon per lui. Si stava interessando troppo alla situazione, preoccupato di non poter più vedere una bellezza come quella di Amelie Glenville se fosse morto sul campo di battaglia. «In effetti, non sono affari vostri, sapete» sbottò lei. «Senza dubbio.» Impicciarsi non era un comportamento da gentiluomo, ma lo distraeva dai pensieri 11


morbosi. «Tuttavia, avete detto che non farete parola di questo con vostro fratello o con mia sorella. E invece dovreste parlarne con qualcuno, dal momento che vi tormenta tanto. È improbabile che io lo riveli a chicchessia.» Dopotutto, era possibile che morisse presto. «Perché dovrei parlarne con voi?» rispose Miss Glenville con tono arrogante. Se ne era quasi dimenticato. Edmund le aveva parlato come se si considerasse al suo stesso livello. «Giusto, è saggio non dirlo a un tipo come me.» «Un tipo come voi?» Sembrava perplessa. Doveva spiegarlo? «Di certo i dettagli scandalosi della mia nascita sono stati sussurrati alle vostre delicate orecchie.» «E cosa c'entra con questo?» chiese lei, poi sorrise con ironia. «Ma avete ragione riguardo ai dettagli della vostra nascita. I sussurri sono giunti alle mie orecchie.» Edmund le rivolse uno sguardo compiaciuto. «Ma vostra sorella mi ha fornito anche altre informazioni su di voi» proseguì Miss Glenville. Lui rise. «Cosa vi ha detto? Che ero un ragazzino odioso che le faceva scherzi?» «Era così?» Gli scoccò un'occhiata, ma distolse subito lo sguardo. Chi lo avrebbe immaginato che parlare di sé potesse essere piacevole? Inoltre li distoglieva da pensieri ben più dolorosi. «Tess potrebbe non avervi informata delle mie indocili attività nell'esercito. Le mie sorelle non ne sanno nulla. Anche le loro orecchie sono delicate, sapete.» Lei sbatté le palpebre. «Indocili attività? Intendete dire che siete una specie di libertino? Mi hanno messa in guardia dai libertini.» 12


«Siete avvisata, dunque» scherzò lui. «Sono un libertino impenitente.» «Davvero?» La voce della giovane si era abbassata a un sussurro. Si era spinto troppo in là con le facezie? Le aveva ricordato il furfante che l'aveva aggredita? «Siete al sicuro con me, Miss Glenville.» Lei gli lanciò un'altra occhiata, e il buonumore la abbandonò. Distolse lo sguardo. «Sì. Al sicuro.» Se solo fosse stato davvero un libertino, pensò Edmund. Le avrebbe rubato un assaggio delle sue labbra e avrebbe portato quel ricordo con sé in battaglia. Camminarono in silenzio finché non arrivarono al Parc de Bruxelles, con i viali principali illuminati dai lampioni. Il parco sembrava animato quasi quanto lo era di giorno, ma adesso le altre coppie non passeggiavano tranquillamente sui viali. O correvano a nascondersi nell'oscurità, o si stringevano in abbracci disperati. «Volete che attraversiamo il parco?» le chiese. «È abbastanza sicuro questa notte. O preferite che ci giriamo attorno?» «Possiamo attraversarlo» rispose lei. Era di nuovo persa nei propri pensieri, pensò Edmund. Avrebbe voluto che lei gli parlasse ancora. Vedere tanti innamorati che si aggrappavano l'uno all'altro lo colpiva. Quanti si sarebbero separati per sempre? Suppose che stessero cercando di afferrare un altro attimo per sentirsi vivi. Forse Miss Glenville e Fowler avevano litigato per quello. Forse Fowler le aveva chiesto più di quanto lei fosse disposta a offrirgli in modo rispettabile. I soldati che partivano per la battaglia spesso desideravano un ultimo rapporto intimo con una donna. Mentre camminavano attraverso il parco, udì deboli 13


suoni di amoreggiamento che arrivavano da dietro i cespugli. Di certo anche lei li aveva sentiti. «Sospetto che il vostro capitano Fowler si sia preso delle libertà» suppose. Non scusava il fatto che l'avesse abbandonata, ma forse avrebbe almeno potuto spiegare il suo comportamento. «Gli uomini spesso desiderano una donna prima di andare in battaglia.» Miss Glenville si fermò. «Quindi credete che mi abbia fatto delle avances?» Edmund non ne fu più tanto certo. «È ciò che ho supposto, sì.» Amelie continuò a camminare. Il tenente Summerfield non avrebbe potuto sbagliarsi di più. Fowler non le aveva fatto alcuna proposta. Ma l'aveva lasciata. «Vi ha messa in pericolo abbandonandovi» proseguì lui. «È stato imperdonabile.» Non poteva parlare d'altro? Di qualsiasi altra cosa? Era possibile invecchiare in un attimo? Perché era così che si sentiva. Un momento era stata giovane e innamorata, il successivo... «Imperdonabile» ripeté lei. Ma averla abbandonata era solo parte del comportamento imperdonabile di Fowler. Non che a lui importasse. Continuarono ad attraversare il parco, diretti al cancello dalla parte opposta. Quando lo raggiunsero, incrociarono un'altra coppia: una ragazza vestita in modo semplice e un fante alto, con la giubba rossa. La ragazza si fermò. «Miss Glenville?» Amelie la fissò. «Sally?» Si girò a lanciare un'occhiata al tenente Summerfield. «La mia cameriera» spiegò. «Oh, signorina!» gridò questa. «Siete tornata dal ballo? Ci sarà una battaglia, e vostro padre vuole partire presto domani mattina per Antwerp. Ho preparato 14


i vostri bagagli. Devo venire da voi adesso? Speravo di... avere un po' di tempo» aggiunse in fretta. Accanto alla ragazza, il soldato era attento e scrutava lei e il tenente Summerfield con circospezione, ma quando guardò Sally il suo atteggiamento divenne dolce e adorante. Amelie la invidiò tanto da provare dolore fisico. Fece scorrere lo sguardo da Sally al fante e poi di nuovo alla cameriera. «Ma certo. Puoi avere tutto il tempo che ti occorre. Anzi, questa notte non ho proprio bisogno di te. Me la caverò benissimo da sola.» La ragazza le afferrò la mano con entrambe le sue. «Oh, grazie, signorina! Grazie infinite.» Poi tirò il braccio del soldato, il quale fece un rapido inchino al tenente Summerfield, e presto la coppia scomparve nel parco. «Credo che sia un vecchio amico di Sally» disse Amelie, come se dovesse una spiegazione al suo accompagnatore. «È sorprendente che si siano incontrati qui a Bruxelles con tutti i soldati che ci sono; ma del resto vostra sorella e io abbiamo incontrato mio fratello in questo stesso parco appena arrivate qui. E c'era un vostro amico con lui, ricordo. E anche un amico di Londra.» Stava farfugliando. «Che fortunata combinazione!» commentò il tenente Summerfield. Non tanto fortunata come il fatto che lui si fosse trovato dall'altra parte della strada quando quell'essere orribile l'aveva attaccata. Ancora sentiva la mano dell'uomo che la afferrava, l'odore della pelle sudicia... Affondò il naso nella giubba rossa del tenente Summerfield. Quell'odore scacciò via il ricordo. «Siete stata molto gentile con la vostra cameriera» disse lui. Amelie scrollò le spalle. «Come potevo rifiutarglie15


lo? Forse questa sarà la loro unica opportunità.» Un'opportunità che lei non avrebbe mai avuto. Quando Fowler aveva cominciato a corteggiarla, Amelie si era intessuta la propria favola di sogni a lieto fine, ma ora aveva compreso che la vita reale non era una favola. Era spesso piena di menzogne, di inganni, di parole dolorose e gravi delusioni. Almeno Sally avrebbe potuto afferrare pochi attimi di gioia. Amelie sperava che la ragazza avrebbe avuto molti momenti così. Lei non li avrebbe avuti. «È lodevole il vostro atteggiamento liberale» disse il tenente Summerfield, facendola trasalire. Si era persa nelle proprie sofferenze. Lui sorrise. Amelie batté le palpebre e lo guardò davvero per la prima volta quella notte. Era più alto di Fowler. Più muscoloso, come si capiva meglio adesso che non indossava la giubba. I capelli sotto lo sciaccò, il copricapo militare cilindrico, erano scuri come la notte, e le sopracciglia folte erano dello stesso colore. Le labbra erano ben definite, come se un maestro scultore le avesse create; il mento, deciso e ombreggiato da quella che era forse la barba di un giorno, lo faceva apparire più libertino di quanto dichiarasse di essere. Il suo sorriso le rubò il fiato. Quando lo aveva incontrato, due giorni prima, si era sentita subito attratta da lui. Era apparso così bello in divisa, con la luce del sole che, passando attraverso le finestre, rendeva il rosso della sua giubba ancora più acceso, e il suo sorriso ancora più abbagliante. Allora le era sembrato un uomo elegante, un soldato vigoroso, un fratello di cui Tess potesse andare fiera. Sebbene il suo cuore fosse stato ricolmo del capitano Fowler, aveva pensato che sarebbe stato bello poter 16


conoscere meglio Edmund Summerfield e che fosse un peccato che la sua nascita lo rendesse addirittura meno accettabile della sua stessa famiglia alla società. Cosa importavano le origini, comunque? Fowler era un esempio di rispettabilità, eppure si era comportato in modo abominevole, andando via senza neanche uno sguardo, lasciandola del tutto sola, solo perché... Il sorriso del tenente Summerfield svanì. «Il vostro capitano Fowler non deve avervi apprezzata.» Le lacrime le pizzicarono gli occhi. «No, non lo ha fatto. Per nulla.» Sorprendendola, lui la circondò con le braccia. Amelie sapeva che aveva solo intenzione di confortarla, ma quando quelle braccia forti si avvolsero attorno a lei e quel corpo muscoloso aderì al suo, altre emozioni vennero ridestate. Ebbe un assaggio di ciò che desiderava tanto, e che non avrebbe mai potuto avere. Adesso lo sapeva. Non si ritrasse. Quella avrebbe potuto essere l'unica volta che un uomo la stringeva a sé. Quando lui la lasciò libera, ripresero a camminare. «Allora, cosa ha provocato la lite tra voi e il capitano Fowler, se non vi ha fatto delle avances?» insisté il tenente Summerfield. «Preferirei non dirlo» rispose. «Non a voi.» Capì di averlo stizzito con quelle parole. «Me ne ero dimenticato. Non ci si può fidare dei bastardi.» «Non è perché siete bastardo» replicò Amelie. «È perché siete un uomo.» Lui annuì e la guardò divertito per un attimo, ma poi ridivenne subito serio. Abbassò il tono di voce. «Questo è proprio il motivo per cui dovreste dirmelo. Sono un uomo. Potrei essere in grado di spiegare le azioni di un altro uomo, forse persino di entrambi gli 17


uomini che vi hanno ferita questa notte. Potrebbe servire a tranquillizzarvi.» Lei sentì di nuovo la minaccia delle lacrime. «Non c'è nulla che possa tranquillizzarmi.» Raggiunsero l'ingresso dell'albergo proprio mentre una folla di Belgi, chiaramente ubriachi, si riversava sul marciapiede, bloccando loro il passaggio. Uno degli uomini le afferrò il braccio, farfugliando in francese, e cercò di allontanarla dal tenente Summerfield. La giacca della sua uniforme le cadde dalle spalle e il cuore accelerò per il terrore. Stava accadendo di nuovo. Ma Edmund Summerfield ghermì l'uomo per i vestiti e lo scrollò. L'aggressore perse la presa su di lei. Il tenente lo sollevò dal suolo e lo scagliò contro la folla, abbattendo diversi altri uomini. Quelli saltarono su, diretti verso di loro, ma il tenente le afferrò la mano, raccolse la sua giubba e si precipitò nell'albergo con un'unica, rapida azione. Gli uomini non li seguirono. «Ecco. Qui sarete al sicuro» le disse lui. Amelie stava cominciando a chiedersi se sarebbe mai più stata al sicuro. Napoleone poteva bussare alla porta la mattina seguente, le persone in strada sembravano sentirsi autorizzate a fare il proprio comodo, e persino uomini che avevano professato il loro amore si prendevano la libertà di pronunciare parole che ferivano più a fondo di una spada. «Mi... mi accompagnereste alla mia stanza?» chiese allora. Lui le mise un braccio attorno alle spalle, ma, ancora una volta, solo per offrirle supporto. «Certamente, e mi accerterò che siate dentro al sicuro.»

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Amelie rise. ÂŤCi affrettiamo?Âť La passeggiata tranquilla divenne una corsa oltre la Cattedrale di San Michele e Santa Gudula, attraverso il Parc de Bruxelles e verso l'albergo in cui il loro amore era iniziato davvero.

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La notte dello scandalo DIANE GASTON BRUXELLES - LONDRA, 1815 - Il tenente Edmund Summerfield salva Amelie Glenville da un'aggressione per le strade di Bruxelles e trascorre la notte con lei. Ma lo scandalo...

Una sposa da proteggere TERRI BRISBIN SCOZIA, XIV SEC. - Rob Mackintosh accetta di sposare Eva MacKay, figlia di un capoclan alleato, ma la promessa sposa fugge da lui perché nasconde un terribile segreto...

Diario di una signorina del ton JENNIFER MCQUISTON LONDRA, 1848 - La giovane più popolare della Stagione, Clare Westmore, viene curata da un fascinoso dottore. E solo quando può tornare alla solita vita si accorge che...

Il signore del deserto MARGUERITE KAYE REGNO DI QARIMA, 1815 - Julia Trevelyan viene soccorsa nel deserto da un affascinante mercante di nome Azhar. Il quale in verità altri non è che il principe ereditario!


A spasso con un libertino EVA LEIGH LONDRA, 1816 - Eleanor Hawke dirige un giornale di pettegolezzi. Daniel Balfour, Conte di Ashford, ne è il principale soggetto! E le propone di accompagnarlo nel mondo del vizio.

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Per il cuore di un'attrice ELIZA REDGOLD LONDRA, 1852 - Deciso a dimostrare che tutte le attrici sono cacciatrici di titoli, Darius Carlyle, Duca di Albury, scommette che persuaderà Calista Fairmont a sposarlo. Peccato che... Dal 3 novembre


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