La nuova vita di lady alison

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MARGARET MALLORY

La nuova vita di Lady Alison


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Captured by a Laird © 2014 Margaret Mallory Traduzione di Lorenza Braga Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici agosto 2017 Questo volume è stato stampato nel luglio 2017 da CPI, Barcelona I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1077 dello 09/08/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Scozia, 1517 Bruciare il letto di suo marito era stato un errore. Ora Alison lo comprendeva. Ogni volta che passava accanto al rettangolo di terra bruciacchiata mentre percorreva il cortile del castello, provava un'ondata di soddisfazione. Aveva dovuto attendere che le sue figlie fossero addormentate per compiere quell'atto di ribellione. Ma quella notte, dopo che il corpo di suo marito era stato trasportato al priorato per la sepoltura, aveva ordinato ai servitori di portare il talamo fuori dalla fortezza. Aveva appiccato lei stessa il fuoco. La servitù, abituata alla mite signora che il marito aveva preteso che fosse, era rimasta scandalizzata. «Li vedete?» gridò a una delle guardie sulle mura. Quando questa scosse la testa in risposta, lei riprese a camminare. Dov'erano i suoi fratelli? Avevano mandato a dire quella mattina che erano sulla via del ritorno. Mentre superava di nuovo la chiazza carbonizzata, ricordò come le fiamme si erano innalzate nel cielo notturno. Era rimasta a osservare il rogo fino all'alba, immaginando che i brutti anni passati si tramutassero in ceneri nere come il letto. I ricordi non si erano dispersi, ma lei si sentiva più pulita. Distruggere un mobile così costoso era stata un'indul5


genza verso se stessa, ma non era quello il motivo per cui riteneva un errore averlo bruciato. Sebbene non tollerasse avere quel letto in casa, sarebbe stato più saggio darlo via o venderlo. Eppure, in tutta coscienza, non avrebbe potuto passarlo a qualcun altro. Non quando riteneva che portasse con sé un che di malvagio. D'istinto si toccò al collo il pendente di quarzo nero che sua madre le aveva donato per preservarla dalla cattiva sorte. Non lo portava da quando Blackadder ne aveva spezzato la catenella durante la loro notte di nozze. Dopo il rogo, lo aveva ritrovato infilato in una fessura del pavimento, dove c'era stato il letto. «Lady Alison!» urlò una guardia dalle mura. «Sono arrivati!» Il pesante portone di legno si aprì e i suoi due fratelli superarono al galoppo il ponte levatoio, seguiti da un gruppo di guerrieri dei Douglas. Grazie al cielo. Mentre il castello si riempiva degli uomini del suo clan, Alison si sentì subito più al sicuro. Uno sguardo all'espressione minacciosa di Archie, tuttavia, le rivelò che l'incontro con la regina non era andato bene. Senza una parola, suo fratello salì i gradini del mastio, attraversò la sala dove vassoi di cibo venivano disposti sui lunghi tavoli per i guerrieri Douglas e continuò sino a raggiungere le stanze private. Non discutevano mai degli affari di famiglia davanti ad altri. «È mia moglie!» dichiarò Archie non appena si ritrovarono dietro porte chiuse. «Come osa pensare di potermi congedare come uno dei suoi servi?» Alison batté il piede, cercando di essere paziente, mentre il fratello, VI Conte di Angus e capo del clan dei Douglas, dava in escandescenze su e giù per la stanza. Quando si voltò per l'ennesima volta, lei scambiò un'occhiata con George, il fratello più intelligente, e alzò gli occhi al cielo. Era tutto talmente prevedibile. «Ti avevo avvisato di non essere così sfacciato riguardo alla tua relazione con Lady Jane» commentò George mantenendo un tono pacato. 6


«Le mie relazioni non devono interessare a mia moglie» sbottò Archie. «Una regina non è una moglie ordinaria» gli fece notare George mentre riempiva due calici di vino. Alison trovava ironico che il clan dei Douglas dovesse la più grande ascesa della loro fortuna alla relazione amorosa di Archie con la regina vedova. Di solito, il compito di procurarsi il favore dei sovrani tramite la camera da letto era affidato alle donne della famiglia. Il fratello, sempre troppo sicuro di sé, si era spinto oltre misura. Sebbene il Consiglio fosse stato disposto a tollerare la leggerezza della regina quando si era presa il giovane capoclan Douglas come amante, si era infuriato quando la coppia si era sposata in segreto, rendendo Archie il patrigno del re bambino. Il Consiglio aveva reagito destituendola dal ruolo di Reggente, e la regina era fuggita in Inghilterra con l'accusa di aver cercato di scappare con l'erede al trono. «Come potevo sapere che mia moglie sarebbe tornata in Scozia?» si difese Archie. «Inoltre, sono un uomo giovane. Non poteva aspettarsi che vivessi come un monaco mentre lei non c'era.» Senza dubbio ciò che si era aspettata la regina, al momento della fuga incinta del figlio di Archie, era che il marito la raggiungesse. Ma mentre faceva una lunga visita al fratello Enrico VIII, gli uomini dei Douglas si erano ritirati dietro le alte mura del castello di Tantallon e avevano atteso che le voci del tradimento si placassero. Era stato due anni prima e ora Albany, l'uomo che aveva preso il posto di Reggente, era su una nave diretta in Francia e la regina stava tornando. Archie era andato a incontrarla al castello di Berwick, appena oltre il confine. «Non c'è speranza di riconciliazione con lei?» si azzardò a chiedere Alison. «Sono andato a letto con quella donna rivoltante per quattro volte in due giorni... e tutto per niente! Ce l'avevo di nuovo in pugno, ve lo posso assicurare. Ma poi qualche canaglia le ha mandato un messaggio informandola di Jane» proruppe Archie. 7


«Devono essere stati gli Hamilton» ipotizzò George, riferendosi ai loro acerrimi rivali. «Malgrado l'intoppo, sono riuscito a persuaderla – anche se con estrema fatica, aggiungerei – che dovremmo entrare a Edimburgo insieme come marito e moglie così che tutti i membri del maledetto Consiglio ci vedano» continuò Archie, gli occhi azzurri che dardeggiavano. «Però poi lei ha scoperto che ho riscosso gli affitti delle terre del suo appannaggio vedovile e si è infuriata.» Non c'era da meravigliarsi che la regina fosse furiosa. Dopo averla abbandonata, Archie aveva vissuto allo scoperto con l'amante e la loro figlia appena nata in uno dei castelli della moglie e con il suo denaro. «Sei suo marito» osservò George, appoggiandosi allo schienale. «Avevi tutto il diritto di riscuotere i suoi affitti. Lo hai ancora.» Alison non voleva sentire parlare di mariti e dei loro diritti. Incrociò le braccia e represse l'impazienza mentre aspettava il momento giusto per porre la sua richiesta. «Basta parlare. Dobbiamo raggiungere gli uomini.» Archie scolò il calice di vino. «Partiremo tutti per Edimburgo non appena avranno mangiato a sazietà.» George era già in piedi. Lei non poteva attendere oltre. «Dovete lasciare qui qualcuno dei nostri guerrieri Douglas a proteggere questo castello» proruppe. «Gli uomini dei Blackadder stanno disertando.» Sperava che i fratelli non le chiedessero perché. Non voleva spiegare che bruciare il letto del marito aveva insultato i membri del suo clan e aveva spronato molti di loro ad andarsene. Agli uomini non piaceva avere una donna al comando del castello e lei aveva involontariamente dato loro la scusa di cui avevano bisogno. «Non posso fare a meno di nessun uomo ora» rispose Archie, sbattendosi i guanti contro il palmo. «Devo radunare tutte le mie forze in una dimostrazione di potere, per convincere quella testarda di mia moglie che le serve il mio aiuto per riottenere la reggenza.» 8


«Gli Hamilton tenteranno di fare lo stesso» aggiunse George. «Ma che ne sarà di me e delle mie figlie?» domandò Alison. «Che ne sarà delle terre dei Blackadder, che il nonno riteneva così importanti da costringermi a sposare quell'uomo? Ero una bambina di tredici anni!» «Per l'amor di Dio, Alison, siamo coinvolti in una contesa per il controllo della Corona. Che non verrà di certo risolta al castello di Blackadder.» «Ti prego, mi serve il tuo aiuto.» Si aggrappò al braccio di Archie mentre lui si avviava alla porta. «Avevi promesso di proteggerci.» Il fratello si fermò di colpo e il ricordo condiviso rimase sospeso tra di loro come un topo morto. «Nostra madre non aveva bisogno di ricordarmi i doveri verso la mia famiglia» ribatté lui a denti stretti. «E nemmeno tu.» Al contrario degli uomini dei Douglas, che avevano approvato la seduzione della regina da parte di Archie, ritenendola un beneficio per la famiglia, la loro madre lo aveva supplicato di mettere fine alla relazione. Una generazione prima, una delle sue sorelle era stata l'amante del re. Dopo la diffusione di voci secondo cui il sovrano si era talmente innamorato di lei da volerla sposare, tutte le sue sorelle erano morte in circostanze misteriose. Quando Archie aveva sposato la regina in segreto, sapendo bene che ogni altra famiglia potente in Scozia si sarebbe opposta al matrimonio, la madre aveva fatto una richiesta ai figli. Archie e George le avevano promesso, sulla tomba del loro padre, che avrebbero protetto le loro quattro sorelle. «Ti troverò un nuovo marito non appena tutte queste altre faccende saranno sistemate» dichiarò lui. «Qui sarai al sicuro fino ad allora.» Un altro marito non era quello che Alison chiedeva ed era l'ultima cosa che voleva. «Quello che mi serve sono dei guerrieri...» «Chi oserebbe attaccarti?» replicò Archie. «Ora che ci 9


siamo liberati di Albany, sono l'uomo che ha maggiori possibilità di governare la Scozia.» Prima che lei potesse ribattere, il fratello la superò con una spinta e scomparve lungo la scala a chiocciola. «Non crucciarti, Allie» la rassicurò George, e le diede un bacio sulla guancia. «I tuoi vicini più pericolosi erano i capoclan Hume e sono entrambi morti.» David Hume lasciò il suo cavallo e i guerrieri a una distanza sicura dalle mura della città e proseguì a piedi. Se le guardie lo stavano attendendo, non si sarebbero aspettate che arrivasse da solo, o così sperava. Tenendo il cappuccio abbassato sul viso e la mano sul pugnale, si mischiò con gli uomini che conducevano il bestiame attraverso la porta di Cowgate per venderlo al mercato. Un mese prima, David si sarebbe divertito nel ritrovarsi a entrare nella città di Edimburgo tra due mucche. Ma era stato privato del senso dell'umorismo. Mentre percorreva il West Bow verso il centro della città, la collera che ormai lo accompagnava sempre crebbe dentro di lui fino a fargli sentire troppo stretta la pelle. Si soffermò prima di imboccare High Street e raschiò via lo sterco dagli stivali mentre esaminava la strada animata, in cerca di chiunque potesse tentare di ostacolarlo. Poi, tenendo d'occhio gli uomini armati tra i mercanti, le dame eleganti, i mendicanti e i ladri, iniziò a scendere dalla collina verso Holyrood Palace. Gettò uno sguardo al castello di Edimburgo alle proprie spalle, la massiccia fortezza situata in cima alla roccia nera. Se fosse stato catturato, sarebbe probabilmente invecchiato nelle sue tetre segrete. Avrebbe preferito una morte rapida. David aveva percorso quella stessa strada con suo padre e suo zio. A ogni passo, cercava di immaginare se sarebbe potuta finire in modo diverso quel giorno. Avrebbe potuto impedirlo? Forse, o forse no. Malgrado tutto, avrebbe dovuto provarci. Dal momento in cui erano entrati a Holyrood Palace, aveva percepito il pericolo. Un formicolio alla nuca che gli aveva fatto prudere le mani dal bisogno di sfoderare 10


il pugnale. Ai capiclan degli Hume era stato garantito il salvacondotto. Facendo affidamento sull'impegno solenne proclamato in nome del re, David non aveva seguito il proprio istinto, non aveva gridato ai loro uomini di combattere. Invece, era rimasto a osservare suo padre e suo zio che abbandonavano le armi alle porte del palazzo, e aveva fatto lo stesso. Mai più. Quando scorse le arcate di pietra di St. Giles aggettanti su High Street, il cuore iniziò a battergli tanto forte da far male. La chiesa era adiacente alla prigione di Tolbooth, dove le guardie reali avevano condotto suo padre e suo zio dopo averli trascinati fuori dal palazzo. A David risuonavano ancora nelle orecchie le grida e le parole di scherno della folla che quel giorno erano echeggiate dall'edificio. Mentre attraversava la piazza, non si permise di guardare le prigioni per paura che la collera traboccasse e lo tradisse. Svoltò in uno degli stretti passaggi che tagliavano gli alti edifici ai lati di High Street e trovò un buio accesso con una visuale diretta sulla prigione. Solo allora sollevò lo sguardo. Anche se sapeva cosa aspettarsi, lo stomaco gli si rovesciò con violenza alla vista delle due teste raccapriccianti sulle picche. Il suo corpo fu scosso da un miscuglio velenoso di rabbia e dolore mentre fissava ciò che rimaneva di suo padre. Avevano esposto al pubblico ludibrio l'uomo che lui aveva ammirato per tutta la vita. I bei lineamenti marcati del padre erano distorti in una smorfia orrenda, i capelli biondi dorati erano smorti e le mosche gli mangiavano gli occhi sporgenti. A David si strinse il petto finché il respiro non gli uscì affannato. Voleva introdursi nel palazzo combattendo, brandendo la spada e l'ascia finché non avesse ucciso ogni uomo. Ma il Reggente Albany, l'uomo che aveva ordinato l'esecuzione, non era più lì, e nemmeno in Scozia. In ogni caso, David aveva troppe responsabilità per abbandonarsi a gesti avventati che si sarebbero senz'altro conclusi con la sua morte. Era il nuovo Laird di Wedderburn e la protezione dell'intero clan Hume spettava a lui. Pensò ai 11


fratelli minori e a quanto bisogno avessero di lui, quindi allentò infine la presa sul pugnale, che aveva stretto così forte da irrigidire la mano. L'esecuzione dei due capiclan e l'umiliante esposizione delle loro teste facevano apparire deboli e vulnerabili gli Hume. Tale percezione metteva il clan in un pericolo maggiore, così David doveva cambiare la situazione. Il primo passo verso quello scopo richiedeva furtività, non la spada. Avrebbe ottenuto la sua vendetta, ma non quel giorno. Mentre aspettava che calasse il buio, rifletté su come il Duca d'Albany fosse riuscito a prevalere su uomini che erano migliori di lui in ogni campo degno di nota. La prima volta che aveva catturato suo padre e suo zio, loro avevano persuaso il carceriere, un Hamilton, a liberarli e a unirsi alla fazione della regina. Albany, furioso, aveva reagito facendo prendere in ostaggio le loro mogli. David si domandò se il Reggente avesse capito all'epoca quanto fosse stata intelligente quella mossa o se avesse preso le donne soltanto per ripicca. In ogni caso, la trappola era pronta. Allora, il Reggente stava progettando di tornare in Francia, che per lui era una casa più della Scozia. Lo zio di David era stato propenso ad aspettare e a cercare di far liberare le donne dal sostituto di Albany. Ma l'amore tra il padre di David e la sua matrigna era straordinario e l'uomo era tormentato dall'idea che la moglie soffrisse durante la prigionia. A causa della sua debolezza per lei, aveva persuaso il fratello ad accettare l'invito del Reggente e la garanzia della loro sicurezza. «Libera mia moglie! Vendicaci!» aveva gridato il padre a David mentre le guardie lo trascinavano via. Le ultime parole del genitore gli bruciavano nell'animo. Mentre vegliava nel passaggio, continuavano a vorticargli nella testa. Voleva picchiare il pugno contro il muro al pensiero della sua matrigna, che aveva appreso della morte del marito mentre si trovava tra sconosciuti. Niente avrebbe potuto salvare l'uomo che la teneva in ostaggio adesso. La vendetta era un debito d'onore che David doveva a suo pa12


dre e che era necessario per ristabilire il rispetto verso il clan. Quando finalmente l'oscurità calò sulla città, diede delle monete alle prostitute radunate nelle vicinanze e chiese loro di creare un po' di agitazione. Si dimostrarono migliori del Reggente nel mantenere fede alla parola data. Mentre le donne creavano un notevole trambusto, urlando di essere state derubate, lui scalò il muro della prigione. Serrando i denti, strappò la testa del padre dalla picca e la sistemò con cura nella sacca di tela che portava a tracolla. Deglutì il fiotto di bile che gli risalì in gola e si costrinse a muoversi in fretta. Non appena ebbe recuperato la testa di suo zio, si lasciò cadere a terra e si allontanò dalla piazza a passo svelto. Quando si trovò a metà strada verso la porta della città, poteva ancora sentire le prostitute gridare. Poco tempo dopo, raggiunse la taverna fuori dalle mura cittadine, dove i suoi uomini lo aspettavano. I suoi fratellastri dovevano aver tenuto d'occhio la porta, perché gli corsero incontro non appena l'aprì. Will lo abbracciò, mentre Robbie, che era di quattro anni più grande, rimase a guardarlo imbarazzato, ma sollevato. David avrebbe dovuto rimproverare Will per quella dimostrazione d'affetto davanti ai guerrieri, ma non ne ebbe il cuore. Il ragazzo, che aveva solo dieci anni, aveva perso il padre e sentiva molto la mancanza della madre. «Vi avevo detto che sarei tornato sano e salvo» dichiarò. «Non permetterò che vi venga fatto alcun male e porterò a casa vostra madre.» La donna era trattenuta a Dunbar, un castello inespugnabile protetto da una guarnigione reale. Sebbene David non sapesse quando o come sarebbe riuscito a ottenere il suo rilascio, era certo che ce l'avrebbe fatta. Pianificò le mosse successive durante la lunga cavalcata di ritorno nel territorio degli Hume. Nella violenta e instabile regione di confine, o si era temuti o si era sfruttati. David intendeva assicurarsi di essere così temuto che nessuno avrebbe mai più osato nuocere alla sua famiglia. Avrebbe preso il controllo dei castelli e delle terre degli 13


Hume che erano stati confiscati dalla Corona ed erano rimasti improduttivi. E poi si sarebbe vendicato dei Blackadder, quegli astuti bugiardi. Mentre si fingevano alleati, avevano prestato aiuto in segreto alla cattura della sua matrigna e poi avevano esortato Albany a giustiziare suo padre e suo zio. Era una vera vergogna che il laird del castello dei Blackadder fosse fuori dalla portata di David, in una tomba; ma le sue ricche terre e la sua vedova erano mature per essere colte. E la vedova era una Douglas, sorella del Conte di Angus stesso. Ciò la rendeva un bottino ancora piÚ grande per un uomo che intendeva crearsi una reputazione temibile.

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