La preda perfetta

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Melanie Milburne

La preda perfetta


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: The Venadicci Marriage Vengeance His Poor Little Rich Girl Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2009 Melanie Milburne © 2011 Melanie Milburne Traduzioni di Paola Mion e Sonia Indinimeo Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Collezione Harmony maggio 2011 - aprile 2012 Questa edizione myLit marzo 2017 Questo volume è stato stampato nel febbraio 2017 da CPI, Moravia MYLIT ISSN 2282 - 3549 Periodico mensile n. 43 dello 02/03/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 162 del 31/05/2013 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Audace vendetta



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«Il signor Venadicci ha accettato in via del tutto eccezionale di inserirla tra i suoi appuntamenti» la informò la receptionist con fredda cortesia. «Ma ha solo dieci minuti a disposizione per lei.» Gabby mantenne i lineamenti impassibili, anche se dentro si sentiva ribollire, come era accaduto nell'ultima ora, mentre Vinn Venadicci si prendeva tutto il tempo per decidere se rispondere alla sua richiesta urgente di vederlo. «Grazie» rispose. «Cercherò di non rubargli troppo tempo.» Incurante di quanto irritante potesse essere rivedere Vinn, era determinata a restare calma e controllata in qualunque circostanza. C'era troppo in gioco per mandare tutto all'aria, mostrando la sua ira o lasciandosi andare agli insulti, come avrebbe di sicuro fatto sette anni prima. Da allora ne era passata di acqua sotto i ponti, ma lei non aveva intenzione di rivelargli quanto torbida fosse stata in parte. Sarebbe equivalso ad ammettere la sconfitta e, a dispetto di tutto ciò che era accaduto, non era ancora pronta a mettere da parte l'orgoglio quando c'era di mezzo Vinn Venadicci. Gli ampi e lussuosi uffici nel cuore finanziario di Sydney erano lo specchio della sua strabiliante ascesa nel mondo dell'investimento immobiliare. Nonostante 7


i precedenti da ragazzaccio e le umili origini – era figlio illegittimo di Rose, la governante italiana della famiglia St. Clair – Vinn aveva sorpreso tutti. Eccetto il padre di Gabby, che aveva sempre compreso il suo potenziale e aveva fatto tutto quanto in suo potere per dargli il sostegno di cui aveva bisogno. Pensare a suo padre era proprio la spinta di cui Gabby aveva bisogno adesso. Henry St. Clair era stato molto male dopo un serio attacco di cuore, quindi molte responsabilità di lavoro erano ricadute su di lei, in attesa che il padre affrontasse il delicato intervento chirurgico per l'applicazione di tre bypass, con la moglie stoicamente al suo fianco. Il problema sorto negli affari della famiglia era sopravvenuto di punto in bianco proprio allora, e se il capofamiglia ne avesse avuto sentore, avrebbe rischiato un altro attacco di cuore. Gabby avrebbe preferito camminare sui carboni ardenti piuttosto che incontrarsi faccia a faccia con Vinn Venadicci, ma non aveva altre opzioni. Si fermò davanti alla porta su cui era scritto il nome di Vinn e bussò piano, lo stomaco che si torceva per la sensazione pungente che sempre avvertiva quando era vicino a lui. «Avanti.» Raddrizzò le spalle e spinse la porta, il mento alto, mentre affrontava la distanza ridicolmente lunga che la separava dalla scrivania. Che lui non si alzasse, se l'era aspettato: era il suo modo velato di insultarla. Vinn aveva sempre avuto l'aria insolente, anche quando viveva con la madre nella dépendance per il personale di servizio di Villa St. Clair a Point Piper. Nei pochi secondi prima che lui cominciasse a parlare, Gabby assaporò la sua immagine, il cuore in subbuglio nonostante tutti gli sforzi per controllarsi. An8


che se Vinn era seduto, la sua altezza era intimidatoria, e la luce proveniente dalla finestra donava ai suoi capelli neri come l'ala di un corvo una brillantezza che le faceva venir voglia di allungare una mano per accarezzarli. Il suo naso portava i segni delle numerose risse in cui era stato coinvolto in gioventù e, a differenza di altri imprenditori che sarebbero ricorsi all'opera di un chirurgo plastico, lui portava le sue ferite di guerra come fossero una medaglia al valore. Proprio come la cicatrice sul sopracciglio sinistro, che gli conferiva un'aria pericolosa e, allo stesso tempo, oltremodo attraente. «Allora, come sta la vedova allegra?» chiese lui, con un beffardo luccichio negli occhi che la percorrevano pigri. «È da parecchio che non ci si vede. Sarà... quanto, un anno? O forse due? Sembra che il dolore ti doni, Gabriella. Non ti ho mai visto così bella.» A quella provocazione sardonica, Gabby si irrigidì. Tristan Glendenning era morto da più di due anni ormai, eppure Vinn non mancava di fare riferimento a lui in quel modo graffiante tutte le volte che le loro strade si incrociavano. Per lei ogni riferimento al marito era come uno schiaffo in pieno viso, ma non lo avrebbe mai ammesso. Si controllò. «Posso accomodarmi?» «Prego, appoggia pure il tuo grazioso fondoschiena su quella sedia» le fece cenno con una mano. «Ma solo per pochi minuti, ho una giornata piena di incontri oggi.» Gabby si sedette sul bordo della sedia, odiando il calore che le era salito alle guance. Vinn aveva la fastidiosa abitudine di fare commenti personali, che la rendevano consapevole del suo corpo come nessun altro sapeva fare. «Allora» proseguì lui appoggiandosi 9


allo schienale di pelle della poltrona, «che cosa posso fare per te, Gabriella?» Gabby digrignò i denti. Solo lui la chiamava con il suo nome completo, e lo faceva deliberatamente. Lo aveva fatto fin da quando lei aveva quattordici anni, dal momento in cui la madre di Vinn era stata assunta come governante e aveva portato con sé il figlio diciottenne. Doveva ammettere, però, che pronunciava il suo nome come nessun altro. Solo Vinn, che era nato in Australia ma parlava italiano fin dalla più tenera età, riusciva a dargli un suono vagamente esotico. Le quattro sillabe distinte che fuoriuscivano da quella bocca sensuale le facevano sempre venire la pelle d'oca. «Sono venuta per discutere di un problema d'affari» esordì, sperando che lui non vedesse le sue mani che si attorcigliavano nervose in grembo. «Visto lo stato in cui si trova mio padre, gradirei chiederti un consiglio su come gestire la situazione.» Lui restò a guardarla con quel suo fare pensieroso, mentre faceva scattare la penna d'oro con un ritmico clic che sembrava il suono lento e costante del suo cuore. «Come sta tuo padre questa mattina?» le chiese poi. «L'ho visto ieri sera in Terapia Intensiva. Sembrava un po' affaticato, ma è normale, suppongo.» Gabby era consapevole delle visite regolari di Vinn al capezzale del padre, e aveva deliberatamente evitato di essere presente nello stesso momento. «Sta abbastanza bene» rispose. «L'intervento chirurgico dovrebbe essere in programma per la prossima settimana... Credo stiano aspettando che si stabilizzi.» «Sì, certo» convenne lui, mettendo da parte la penna. «Ma i medici sono fiduciosi riguardo al completo recupero, vero?» 10


Gabby cercò di non guardare le sue mani, ma per qualche motivo i suoi occhi andarono proprio a posarsi sui palmi di Vinn distesi sulla scrivania. Aveva mani ampie, squadrate, con le dita lunghe e una lieve peluria che bastava a ricordarle la sua virilità di trentaduenne focoso. Non era più il ragazzo del passato. Ora la pelle del suo viso era liscia e rasata di fresco, e in tutto il suo metro e ottantacinque non aveva un filo di grasso in eccesso; ogni muscolo tonico e teso testimoniava la sua costante attività fisica, rendendo piuttosto patetici i tentativi di Gabby di fare ginnastica a casa con dei DVD. «Gabriella?» Gabby si riscosse e lo guardò. Aveva occhi così sorprendenti, di una particolare sfumatura di grigio che i capelli neri come l'inchiostro e la pelle olivastra rendevano ancora più insolito. Vinn non le aveva mai raccontato di suo padre, e lei non gli aveva mai chiesto niente, anche se aveva sempre supposto che non fosse italiano come la madre. Aveva sentito delle chiacchiere da ragazzina e aveva intuito che l'argomento fosse doloroso per la signora Venadicci. «Ehm... non ne sono così sicura» rispose infine Gabby alla domanda sul completo recupero del padre. «Non ho parlato direttamente con i medici.» Appena pronunciate quelle parole, si rese conto della loro assurdità: davano l'impressione che la salute di suo padre non fosse una priorità per lei. Ma non si sarebbe trovata lì in quel momento se non fosse stato per l'amore e la preoccupazione che nutriva verso i genitori. Non si sarebbe mai sognata di chiedere aiuto a Vinn, e solo la disperazione l'aveva spinta a varcare la sua porta. «Immagino che la tua insolita visita nella mia tana riguardi l'offerta pubblica di acquisto per il St. Clair 11


Island Resort, o sbaglio?» domandò lui alla fine, rompendo il silenzio che era calato tra loro. «Ehm... sì» mormorò Gabby senza riuscire a nascondere il proprio stupore. Come aveva fatto a scoprirlo, se lei stessa ne era appena venuta a conoscenza? «Come probabilmente sai, circa un anno e mezzo fa mio padre ha chiesto un prestito consistente per la ristrutturazione del resort. Ma ieri, nel tardo pomeriggio, ho saputo che c'è stato un richiamo. Se non ripaghiamo il prestito, verrà lanciata l'asta. Non posso permettere che accada!» «Hai parlato con i tuoi commercialisti?» domandò Vinn accigliato. In quel momento Gabby sentì un altro strato della sua armatura professionale dissolversi senza lasciare traccia. «Hanno detto che non c'è modo di reperire una tale somma di denaro in ventiquattr'ore» rispose lentamente, abbassando lo sguardo per una frazione di secondo. Vinn aveva ricominciato a far scattare la penna, adesso più velocemente, come se stesse decidendo quale strategia adottare. «Immagino tu non l'abbia detto a tuo padre» commentò, con un tono più d'affermazione che di domanda. «No» ammise lei, ancora incapace di sostenere il suo sguardo. «Non ho voluto stressarlo. Temo che una notizia simile possa provocargli un altro attacco di cuore.» «E i dirigenti del resort? Non sanno nulla di tutto quello che sta succedendo?» insistette lui. Lei si morse un labbro e lo guardò. «Ho parlato con Judy e Garry Foster ieri sera. Sono preoccupati per il loro lavoro, ovviamente, e ho provato a rassicurarli dicendo che avrei cercato di risolvere le cose.» 12


«Hai portato con te tutta la documentazione?» le chiese dopo una breve pausa di riflessione. «Ehm... no. Ho pensato che prima avrei dovuto parlartene.» Sapeva che era la risposta sbagliata. Riusciva a vedere i penetranti occhi grigioazzurri di Vinn che la giudicavano. Si sentiva incompetente, come un bambino alle prese con i giochi dei grandi. Si era assunta responsabilità troppo onerose. Lo aveva sempre saputo, ma non aveva avuto il coraggio di dirlo ai suoi genitori, che avevano riposto in lei grandi speranze dopo la tragica morte di Blair, suo fratello maggiore. La sua scomparsa aveva creato un vuoto enorme, che lei era determinata a riempire in un modo o nell'altro. Ma si sentiva ancora inadeguata, anche se aveva stretto i denti per sette anni e mezzo. Vinn si appoggiò allo schienale della poltrona, gli occhi ancora concentrati su di lei. «Quindi ci sono meno di ventiquattr'ore di tempo prima che venga dato il via all'OPA» riassunse. Gabby si passò la punta della lingua sulle labbra aride. «Sì» confermò, facendo di tutto per sedare la paura che una tale prospettiva le suscitava. «Se questo accadesse, alla mia famiglia rimarrebbe soltanto il trentacinque per cento delle azioni del resort. Non so cosa tu possa fare per aiutarmi, ma conosco mio padre e so che, se non stesse così male, sarebbe di sicuro ricorso a te per vedere come evitare di perdere la quota di maggioranza.» Gli occhi di Vinn erano ancora fissi su di lei, quasi senza batter ciglio, e la turbavano più di quanto le piacesse. «Sai chi c'è dietro il tentativo di acquisizione?» le domandò. Scosse la testa e si lasciò sfuggire un sospiro. «Ho chiesto in giro, ma pare che nessuno lo sappia.» 13


«Qual è l'importo del richiamo?» domandò lui. Il respiro di Gabby si fece affannoso, nello stomaco la sensazione di avere un nido di formiche indaffarate. «Due milioni e quattrocentomila dollari.» Le sopracciglia scure di Vinn si inarcarono leggermente. «Non proprio spiccioli» commentò. «E non una somma che si possa racimolare dai conti dei St. Clair» disse lei, inumidendosi di nuovo le labbra con la lingua, come per spazzare via i residui di panico. «Sono sicura che mio padre non ha mai previsto che potesse accadere una cosa simile, o almeno non prima che avessimo il tempo di recuperare l'investimento. Da mesi il mercato è instabile. Non siamo i soli ad aver scelto il momento sbagliato per la ristrutturazione.» «Vero.» Gabby si spostò sulla poltrona. «Allora... mi chiedevo... cosa suggerisci di fare?» Fece un respiro profondo, il cuore che le rimbombava nelle orecchie. «So che... sto approfittando delle tue conoscenze, ma mio padre rispetta la tua opinione. Questa è la ragione per cui sono qui.» Vinn scoppiò in una sonora risata. «Sì, be', immaginavo che non avessi chiesto di vedermi con urgenza per discutere del tempo. Comunque» aggiunse con un ghigno beffardo, «ti restano ancora cinque minuti.» Gabby serrò la mascella nel tentativo di controllarsi. «Penso che tu sappia quello che ti sto chiedendo di fare» disse brevemente. «Non farmelo dire solo per alimentare il tuo già monumentale ego.» Sembrava che una fiamma ardesse al centro dei suoi occhi, quando Vinn si sporse in avanti sulla scrivania. «Vorresti che io ripagassi il debito, non è così?» domandò, incenerendola con lo sguardo. 14


«Mio padre ha fatto molto per te.» Gabby si lanciò nel discorso che aveva preparato durante la notte. «Ha pagato la cauzione per quell'auto rubata quando avevi diciotto anni, poco dopo che ti trasferisti da noi. E ti diede il primo prestito per andare all'università. Non saresti dove sei adesso se non fosse stato per la sua fiducia in te e per il suo sostegno.» Vinn si appoggiò di nuovo allo schienale della poltrona e riprese la penna, facendola girare tra due delle sue lunghe dita. «Due milioni e quattrocentomila dollari sono un sacco di soldi, Gabriella» affermò. «Se dovessi impegnare una tale somma, pretenderei qualcosa in cambio. Qualcosa su cui possa contare per coprire eventuali perdite in caso di una crisi improvvisa.» Gabriella si sentì attraversare da un brivido. «Parli di una garanzia? Possiamo stendere un accordo davanti agli avvocati. Un piano di rimborso in... diciamo cinque anni con un tasso di interesse fisso. Che te ne pare?» Vinn sorrise, ma i suoi occhi non fecero altrettanto. «Sembra rischioso» disse. «Vorrei una garanzia migliore di un pezzo di carta.» Gabby era confusa. «Non credo di capire... Vuoi un'ulteriore garanzia? C'è la casa, ma mamma e papà hanno bisogno di un luogo dove...» «Non voglio la loro casa» rispose secco, gli occhi grigioazzurri che ancora la bruciavano come fuoco. Di nuovo Gabby sentì il bisogno di inumidire le labbra, di nuovo lo stomaco le si strinse in una morsa nervosa. «Che cosa vuoi, allora?» disse tutto d'un fiato, infastidita per il suono spaventato della sua voce. Il silenzio era carico di qualcosa che lei non riusciva a identificare. L'aria era pesante, così pesante che non 15


riusciva a respirare senza sentirsi oppressa. L'apprensione strisciava lenta e furtiva lungo la sua spina dorsale, in punta di piedi, con gelidi passi fino alla sommità del collo, all'attaccatura dei capelli. Gli occhi di Vinn erano come due torbide e insondabili pozze scure. «Perché non fai tu da garanzia?» Gabby si accigliò. «Non possiedo nulla di questo valore» rispose, il cuore che galoppava. «Ho una piccola entrata per le mie necessità quotidiane, ma niente che potrebbe coprire una simile somma in tempi brevi.» Lui inarcò ironico un sopracciglio scuro. «Devo quindi dedurre che tuo marito non ti ha lasciata nella situazione dorata a cui sei stata abituata per tutta la vita?» domandò. Gabby abbassò lo sguardo sulle proprie mani per non vedere il tacito te l'avevo detto che di sicuro gli occhi di Vinn trasmettevano. «Le finanze di Tristan erano un po'... confuse, quando lui è morto all'improvviso. C'erano dei debiti e così tante cose da vedere...» E così tanti segreti da nascondere, pensò cupa. Una pausa, tre battiti del cuore. «Ti darò il denaro» disse Vinn alla fine. «Posso far accreditare la somma sul conto di tuo padre con un clic sul mio computer. Il tuo problema sarà risolto prima che tu arrivi al piano terra in ascensore.» Gabby sapeva che stava per arrivare un ma e restò in attesa con il fiato sospeso. Lo conosceva troppo bene per aspettarsi che le consegnasse una tale somma senza chiedere nulla in cambio. Certo, lui ammirava e rispettava suo padre, e tollerava addirittura la madre, ma aveva tutte le ragioni per odiare lei, e Gabby non poteva immaginare un'occasione migliore perché le 16


dimostrasse quanto era profondo il suo disprezzo. «Ma naturalmente ci sono delle condizioni.» Gabby sentì il cuore fermarsi un istante quando vide il luccichio nel suo sguardo. «Che tipo di condizioni?» «Sono sorpreso che tu non l'abbia già indovinato.» La osservò con un sorriso imperscrutabile sulla bocca e un lampo spietato negli occhi. Gabby avvertì un altro brivido lungo la schiena. «Non ho idea di che cosa tu stia dicendo» affermò, le unghie conficcate nei palmi mentre stringeva nervosamente i pugni in grembo. «Ricordi la sera prima del tuo matrimonio?» Si forzò di sostenere il suo sguardo, anche se poteva sentire il fiotto di calore colpevole salirle alle guance. Dio solo sapeva quante volte, nel corso del suo disastroso matrimonio, aveva rivissuto quel breve e incandescente scambio di parole con Vinn, chiedendosi come sarebbe stata diversa la sua vita se avesse dato ascolto al suo avvertimento. Stavano facendo le prove del matrimonio – nonostante Tristan avesse telefonato all'ultimo minuto per avvertire che era stato trattenuto da una riunione e che, comunque, non c'era bisogno di prove – quando Vinn era arrivato in chiesa con lo sguardo annebbiato e la barba incolta dopo il volo intercontinentale dall'Italia, dove aveva passato sei mesi accanto alla madre, che aveva chiesto di trascorrere là i suoi ultimi mesi di vita. Si era appoggiato indolente a una delle colonne sul fondo della cattedrale, le forti braccia incrociate, le caviglie accavallate e gli occhi – quegli occhi incredibilmente penetranti – puntati su di lei, come Gabby aveva notato ogni volta che aveva alzato lo sguardo. Terminate le prove della cerimonia, la madre della sposa aveva invitato tutti i presenti a recarsi a casa per una cena leggera. Gabby aveva sperato 17


in cuor suo che Vinn declinasse l'invito, ma quando mezz'ora più tardi era uscita dal bagno al piano superiore, si era trovata Vinn davanti a bloccarle il passaggio. «Vorrei scambiare due parole con te, Gabriella» le aveva detto. «In privato.» «Non riesco a immaginare cosa tu abbia da dirmi» aveva risposto lei fredda, provando ad aggirarlo. Lui, però, le aveva afferrato un polso e quel contatto le aveva spedito una scossa elettrica su per il braccio. «Lasciami andare, Vinn» gli aveva intimato, provando a divincolarsi. Lui l'aveva stretta ancor di più, fino a farle male. «Non farlo, Gabriella» le aveva detto con uno strano tono che lei non gli aveva mai sentito prima. «Glendenning non è l'uomo giusto per te.» L'orgoglio le aveva fatto trovare nuova forza. «Lasciami andare» aveva ripetuto e, con la mano libera, gli aveva graffiato il dorso della mano nel tentativo di sciogliersi dalla stretta. Lui allora le aveva afferrato anche l'altro polso e l'aveva tratta a sé, più vicino di quanto non fossero mai stati. Scoprire quanto solido fosse il suo torace era stato uno shock per Gabby, e la potenza di quel corpo premuto contro il proprio, tremante, l'aveva quasi fatta sciogliere tutt'a un tratto. Gli occhi ardenti di Vinn avevano sfidato quelli di Gabby. «Non sposarlo. I tuoi genitori capiranno. Non è troppo tardi.» Lei gli aveva lanciato uno sguardo gelido. «Se non mi lasci andare in questo istante, dirò a tutti che hai tentato di aggredirmi. Ti manderò in prigione, il padre di Tristan ti citerà in tribunale. Non avrai modo di vincere.» Con la mascella serrata e una grossa vena sul collo, lui aveva sentenziato: «Ti sposa solo per i soldi». 18


Gabby era diventata furiosa, anche se un'ombra di dubbio era già penetrata attraverso il fitto velo di rifiuto che aveva innalzato nelle ultime settimane del fidanzamento. «Tu non sai di cosa stai parlando» aveva ribattuto. «Tristan mi ama. Lo so.» Le mani di Vinn erano come delle manette ai polsi. «Se è il matrimonio che vuoi, puoi sposare me. Almeno saprai quello che otterrai.» Gabby gli aveva riso in faccia. «Sposare te?!» aveva chiesto con tutto il disprezzo che era riuscita a trovare. «E passare il resto della mia vita come ha fatto tua madre, a pulire le case degli altri? No, grazie.» «Non ti lascerò portare a termine questa pazzia, Gabriella» l'aveva avvertita lui, cupo. «Se questa sera non annullerai il matrimonio, domani dirò a tutti durante la cerimonia perché questo matrimonio non si deve celebrare.» «Non oserai!» I suoi occhi le avevano lanciato una sfida. «Sta' a vedere, bionda» aveva replicato. «Vuoi che tutta Sydney sappia che razza di uomo stai per sposare?» Con uno sguardo al vetriolo, Gabby gli aveva risposto: «Mi accerterò che tu non possa partecipare al matrimonio. Parlerò con il servizio di sicurezza che papà ha organizzato e darò ordine che non ti facciano entrare. Non importa quello che dici, io sposerò Tristan domani. Lo amo». «Tu non hai idea di chi o che cosa sia giusto per te adesso» aveva insistito lui, con un guizzo a un angolo della bocca. «Dannazione, Gabriella, hai solo ventuno anni! Il suicidio di tuo fratello ti ha sconvolto. Ha sconvolto tutti noi. Il tuo fidanzamento è stato solo una reazione impulsiva. Per l'amor di Dio, anche un cieco lo capirebbe!» aveva insistito, accorato. 19


Aver chiamato in causa il fratello e la sua tragica morte aveva fatto crescere in Gabby tutta la rabbia che lei non era stata mai capace di esprimere per rispetto nei confronti dei genitori affranti. Solo allora era esplosa come un'eruzione di lava e, con una forza che lei non credeva di possedere, l'aveva spinta a liberarsi della stretta di Vinn e ad assestargli un ceffone sulla guancia ispida. Doveva avergli fatto male, visto che la sua stessa mano aveva cominciato a pulsare insopportabilmente, come se un mattone le avesse stritolato le fragili ossa. Il tempo si era fermato per alcuni secondi mozzafiato. Qualcosa di pericoloso era comparso negli occhi di Vinn che, con una velocità tale da lasciarla senza fiato, l'aveva tratta a sé, la bocca calda e arrabbiata che scendeva su di lei... A Gabby occorsero alcuni secondi per tornare al presente. Odiava ripensare a quel bacio, odiava ricordare quanto spudorata fosse stata la sua risposta. E odiava rammentare il braccialetto di lividi che aveva al polso il giorno del matrimonio, come se Vinn Venadicci fosse indirettamente riuscito a penetrare la sicurezza per farsi beffe del suo matrimonio con Tristan Glendenning. «Dimmi quello che vuoi e facciamola finita» gli intimò in quel momento con un lampo di irritazione, continuando a fronteggiarlo combattiva attraverso il ripiano lucido della scrivania. «Voglio che tu sia mia moglie.» Gabby non era sicura di cosa la scioccasse di più: se il modo schietto in cui Vinn aveva pronunciato quelle parole o la terrificante consapevolezza di non avere alcuna possibilità di rifiutare. «Mi sembra piuttosto insolita come richiesta, in considerazione del fatto che noi due ci odiamo, come abbiamo sempre fatto» riuscì 20


a dire, sperando di non tradire il battito del suo cuore. «Tu non mi odi, Gabriella» affermò lui con un sorriso sardonico. «Tu odi il modo in cui ti faccio sentire. È sempre stato così tra di noi, no? Il frutto proibito dell'attrazione: la ricca ereditiera con il ragazzaccio figlio della serva. Un mix potente, non trovi?» Lei gli lanciò uno sguardo fulminante. «Tu stai delirando, Vinn» dichiarò. «Non ti ho mai dato ragione di pensare a nient'altro, se non a quanto ti detesto.» Vinn si alzò, guardando il suo prestigioso orologio. «Tempo scaduto, bionda.» Lei serrò la mascella. «Ho bisogno di più tempo per considerare la tua offerta». «L'offerta si chiude tra trenta secondi» replicò lui. «Prendere o lasciare.» La frustrazione la fece scattare in piedi come una molla. «È del lavoro di tutta la vita di mio padre che stiamo parlando» protestò, la voce quasi stridula. «Ha ricostruito il St. Clair Island Resort da zero dopo che il ciclone degli anni Settanta l'aveva raso al suolo. Come puoi voltargli le spalle, dopo tutto quello che ha fatto per te? Dannazione, Vinn! Saresti ancora in una cella della prigione di Pentridge se non fosse per quello che la mia famiglia ha fatto per te.» Gli occhi erano duri come diamanti, la bocca rigida come granito. «Questo è il mio prezzo, Gabriella. Matrimonio o niente.» Serrò le mani a pugno, il corpo che tremava di rabbia. «Sai che non posso dire di no. Lo sai e vuoi approfittarne. Lo fai solo perché ho respinto la tua stupida proposta sette anni fa.» Vinn si allungò verso il telefono e premette un tasto. «Rachel? Il mio prossimo cliente è arrivato? La signora Glendenning è in procinto di andarsene.» 21


Gabby sentiva che stava per perdere il controllo su tutto ciò per cui il padre aveva lavorato sodo. Avrebbero dovuto vendere la casa di famiglia, che era stata dei nonni e dei bisnonni. Riusciva a immaginare la delusione sul viso del padre quando gli avrebbe comunicato che aveva fallito, che non era stata capace di trovare una soluzione come avrebbe fatto il suo brillante fratello. Se Blair fosse stato ancora vivo, avrebbe avuto i contatti giusti per trovare qualcuno che lo aiutasse a uscire da quel frangente. Avrebbe risolto la situazione con una telefonata a uno dei suoi potenti amici. Era cosÏ che lavorava lui. Aveva sempre vissuto di corsa, mentre lei... Be', era questo il problema: non era adatta. A lei piaceva programmare, avere tutto sotto controllo. Detestava l'incalzare degli eventi, le riunioni interminabili che non portavano da nessuna parte e i tediosi collegamenti delle funzioni aziendali. Per non parlare delle pile di documenti e, peggio ancora, delle interminabili colonne di numeri che le sembravano confusi e sfocati. A lei piaceva... Non aveva senso pensarci ora, dal momento che non sarebbe stato possibile. Aveva dovuto accantonare i suoi sogni, che sarebbero rimasti da parte fino a quando suo padre non avesse ripreso in mano le redini. Se le avesse riprese..., si disse con un fremito di panico. Gabby era stata l'ultima persona a parlare con il fratello, l'ultima a vederlo prima che mettesse fine alla sua vita con un'overdose. In conseguenza di quel gesto, lei aveva dovuto assumersi delle responsabilità . E lo avrebbe fatto anche in futuro, per quanto disgustata da certe scelte. Come essere obbligata a sposare Vinn Venadicci. Era la cosa piÚ ripugnante che potesse immaginare. Be', forse ripugnante non era proprio la parola giusta, ammise a malincuore. Nessuna donna avrebbe mai descritto 22


Vinn come fisicamente sgradevole. Era addirittura superbo, per dire la verità. Quella figura alta, snella e muscolosa, quei lucidi capelli neri, quelle sensuali labbra scolpite e quegli occhi magnetici erano in grado di far palpitare il cuore di chiunque, e Gabby ammetteva che al pensiero di essere formalmente legata a lui, il suo cuore stava facendo molto più che palpitare. Sposarsi con Vinn voleva dire andare in cerca di guai, ma che altro poteva fare? Chi altro avrebbe potuto darle una tale somma in meno di ventiquattr'ore? Deglutì mentre lo guardava di nuovo. Poteva farlo davvero? Poteva accettare di sposarlo, anche se era una pazzia? Vinn era pericoloso. Sì, quella era la parola giusta: pericoloso. Era arrogante, era un inguaribile playboy e, cosa ancora più preoccupante, nutriva un forte risentimento nei suoi confronti. Ma lei non aveva alternative; non così immediate, almeno. La possibilità di salvare l'azienda di famiglia dipendeva da lei, anche se questo voleva dire accettare le sue assurde condizioni. «Va bene, lo farò» disse infine, rassegnata. «Bene» commentò lui, con un tono che tradiva la sua certezza di una risposta positiva da parte di Gabby e che, in qualche modo, rendeva il tutto ancora più irritante. «I soldi saranno depositati in pochi minuti. Ti verrò a prendere questa sera per cena, così potremo parlare dell'organizzazione del matrimonio.» Gabby si sentiva tremare. «Non potremmo aspettare un paio di giorni, in modo da avere il tempo di...?» La sua risata cinica la interruppe. «In modo da avere il tempo di pensare a una via d'uscita, Gabriella? Non credo, cara. Ora che se mia, non ti lascerò fuggire.» «Che cosa dovrei dire ai miei genitori?» domandò lei, guardandolo storto, mentre il suo stomaco si contraeva per il terrore. 23


Lui sorrise. «Perché non dir loro che alla fine sei rinsavita e hai accettato di sposarmi?» Per tutta risposta, lei gli lanciò un'occhiata che avrebbe potuto scrostare tre decenni di vernice dalle pareti. «Penseranno che ho perduto il senno, non che sono rinsavita.» «O penseranno che ti sei perdutamente innamorata» replicò lui. «Ed è proprio questo che preferirei pensassero, a questo punto. La salute di tuo padre è instabile e lo sarà per alcune settimane dopo l'operazione, immagino. Non vorrei che avesse una ricaduta a causa della preoccupazione per te o per il lavoro.» Gabby non poteva contraddirlo, ma lo odiava per aver fatto leva sulla debolezza del padre per piegarla ai suoi piani. «Penso che andrò in ospedale questa sera. Ti incontrerò là o a casa?» «Ho un paio di riunioni che potrebbero prolungarsi, quindi se non riuscirò a venire in ospedale ci incontreremo a casa verso le otto e mezza» rispose lui. «E sappi che vorrei parlare con tuo padre a proposito delle mie intenzioni.» Gabby non poté fare a meno di arricciare il naso. «Non mi sembri affatto il tipo tradizionalista che chiede la mano al padre della sposa. Per la verità, non pensavo proprio che fossi il tipo da matrimonio. Da quello che ho letto sui giornali, sembri uno che passa da una donna all'altra nel giro di poche settimane.» Lui fece un sorriso enigmatico. «La varietà, come si dice, è il sale della vita» rispose in tono leggero. «Ma anche l'uomo più inquieto alla fine sente la necessità di mettere radici.» Lei lo guardò con circospezione. «Questo matrimonio tra noi... è... a lungo termine?» domandò cauta. «Solo per il tempo necessario a raggiungere lo sco24


po» affermò lui, e Gabby capì che non aveva risposto alla sua domanda. Vinn le aprì la porta. «Ci vediamo questa sera. Ti chiamerò, se dovessi essere in ritardo.» Lei gli passò davanti e lo sfiorò, il mento alzato in un gesto orgoglioso. La scia sottile del profumo di Gabriella gli danzò intorno. Fiori d'arancio. O era caprifoglio? Forse entrambi. Lei era proprio così: una combinazione di così tante cose, e ognuna era sufficiente da sola a mandargli in orbita i sensi. Ma tutte insieme? Be', quella era una parte del suo problema. La porta si chiuse alle spalle di Gabby e Vinn lasciò andare il respiro che aveva inconsapevolmente trattenuto. «Dannazione» imprecò, passandosi le mani tra i capelli. «Per tutti i diavoli dell'inferno!» «Signor Venadicci?» domandò la fredda voce metallica della receptionist dall'interfono. «Il signor Winchester è qui. Posso farlo accomodare?» Il respiro di Vinn era irregolare. «D'accordo» rispose. «Ma avvisalo che ho soltanto cinque minuti.»

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Questo mese Melanie Milburne riesce a trasformare in un sottile gioco di seduzione il diabolico piano di due uomini desiderosi di vendetta. Penny Jordan tratteggia splendidamente l'atmosfera di lusso, potere e fascino che circonda i due milionari russi Kiryl e Vasilii.

La prossima uscita il 18 maggio L'infuocato tramonto tra le dune del deserto è lo scenario perfetto per le storie d'amore da mille e una notte raccontate da Susan Mallery. In privato fanno strage di cuori, in pubblico salvano vite umane. Sono i tre dottori del pronto soccorso, protagonisti dei romanzi di Alison Roberts.


Inghilterra, 1829. Sensualità e misteri, un artista alla ricerca della propria Musa… e una ragazza scomparsa da ritrovare. “Con ogni suo romanzo, Sabrina Jeffries è in grado di ricreare storie indimenticabili e personaggi coinvolgenti.” RT Book Reviews

Inghilterra, 1818. Tre anni di lontananza, una passione mai sopita... L’ultimo affascinante romanzo della serie Honeycote. “Un romanzo da leggere milioni di volte… adoro quest’autrice!” Goodreads Reviews

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Regno di Murimon, 1815 - Quanto possono essere forti la tentazione, gli sconvolgenti piaceri dei sensi e… l’amore? Il secondo volume della miniserie Hot Arabian Nights.

Inghilterra, 1853 - Miss Lucy Westmore è una ribelle, vuole solo essere libera. Solo Lord Thomas Branston potrà farle cambiare idea. Il secondo volume della serie Seduction Diaries.

Scozia, XIV sec. - E se Iain Dubh non fosse chi credono che sia? Il terzo volume della miniserie A Highland Feuding.

Inghilterra, 1884 - L’amore è più forte delle leggi insondabili della vita e della morte… e Lady Lily Langdon lo sa bene. Il quarto volume della serie American Heiresses.

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Bentornati nell’epoca più affascinante della Storia.

Cuore e ragione, sentimento e reputazione… le emozioni sono più forti di qualsiasi convenzione sociale.

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